Il Cimitero dei Mondi - Lama del Tempo
Per quanto i miei due compagni di avventura differissero per comportamento e modo di fare, tralasciando la totale mancanza di profondità del biondo coi capelli a spazzola, l'atmosfera era piuttosto rilassata e serena. Cosa assai rara temevo, per quella gente, ma non mi ero minimamente preoccupata di qualcosa, essendo completamente estranea sia a quella vita che al Midgard che stavamo attraversando. Accettai di buon grado un bicchiere di sidro al posto di quella birra odorosa e poco salubre che veniva versata a fiumi nei boccali dei soldati, chiaramente rifiutai persino la carne, essendo totalmente inutile per me mangiarla. Sorrisi cordialmente al ragazzino che mi portò da bere, pareva un pochino messo in soggezione da me e non riuscivo a capire in toto il motivo ma, iniziando a conoscere vagamente gli esseri umani, immaginavo che fosse colpa del mio essere femmina. Ridacchiai mentalmente, divertita dall'idea che qualcuno potesse trovare attrazione fisica per me, non conoscendo la mia vera natura e, di conseguenza, la grossa delusione che avrebbe avuto nello scoprirla. «
Rilassati Frink, questa sembra una notte tranquilla... » le mie ultime parole famose.
Pochi istanti dopo Hank indicò qualcosa che proveniva dall'oscurità tutta intorno: era uno gigantesco sciame di lucciole, il più grande che avessi mai visto in vita mia, nemmeno negli acquitrini e nei laghi dove viveva la mia gente c'erano così tanti insetti! In mezzo ad un luogo semi desertico la loro presenza era assolutamente impossibile, a meno che non ci fosse un'oasi gigantesca nascosta alla nostra vista. Alzai una mano lentamente, raccogliendone una nel palmo, e subito una forte sensazione negativa mi attraversò la schiena come una una carezza fredda sulla pelle umida. Vraal, da dentro la sacca, aveva messo la testa fuori turbata quanto me da quella bruttissima sensazione di innaturale, sporco. Guardai Frink con espressione preoccupata e scattai verso Hank per riferire a lui e agli altri quanto avevo percepito. « Non sono lucciole normali, sono entrate in contatto con una forte energia negativa. Se posso suggerire qualcosa direi di far fumo con i nostri fuochi, dovrebbe confonderle e spingerle lontano. » Giustamente Shimmen obiettò che non v'erano molte cose per poter fare fumo e, proprio mentre stavo per suggerire di usare qualche coperta o telone per creare un minimo di fuliggine, Mickey decise di porre fine ad una di quelle piccole creature schiacciandola col piede e non prestando attenzione né alle mie parole né a quelle dello spadaccino. Trattenni il fiato per qualche secondo, sicura che sarebbe successo qualcosa di brutto, ma nulla poteva prepararmi a ciò che quelle creature erano in grado di fare. Nulla.
Si scatenò il finimondo: le lucciole presero a scoppiare una dopo l'altra addosso a persone e cose, un folto gruppo di animali andò a impattare in massa sul carro principale causandone il ribaltamento ed appiccandovi quasi subito fuoco. Abbandonai il boccale di sidro lasciandolo cadere per terra, mentre gli uomini urlavano e cercavano di menare fendenti allo sciame con le spade, sortendo il medesimo effetto di punire il mare lanciandovi dei sassi all'interno. Avevo persino perso di vista Frink e la mia attenzione si era focalizzata sul carro col mercante e sua figlia intrappolati all'interno. Gli uomini non sarebbero riusciti a spegnere le fiamme in tempo utile ad evitare terribili ustioni, o la morte, di entrambi gli occupanti, era chiaro. Iniziai a correre verso il carro, ordinando a Vraal di saltare e nascondersi sotto il carro che portava l'acqua. La panterina saltò fuori schizzando come un fulmine a nascondersi, impaurita come non mai. Un paio di quelle creature esplosero a pochi centimetri dalle mie gambe rischiando di farmi inciampare per lo spavento ed alla fine, arrivata vicino alla carrozza ribaltata, mi resi conto che da sola sarebbe stato impossibile tirarla su... ed essendo in fiamme nemmeno i soldati ci sarebbero riusciti senza prima domare il fuoco. Poggiai una mano per terra, conficcando le dita nel suolo arido e sterile. Il treant uscì dal terreno sollevandosi e liberando le sue membra rapidamente dei residui polverosi rimasti incastrati. Anche nella notte, con le fiamme, la sua presenza possente mi rasserenava l'animo, ero sicura che lui sarebbe riuscito dove altri avrebbero miseramente fallito. Inizia a gridare, indicando il carro con la mano destra, in direzione dell'albero vivente.
« Tyrn ut'pel! TYRN UT'PEL! * »
Il grosso albero si gettò tra le fiamme senza paura, afferrando il carro ed iniziando a rimetterlo in posizione. Ogni movimento potevo sentire il suono quasi doloroso del legno che cedeva sempre di più dilaniato dalle fiamme, il treant non sentiva ancora dolore ma il fuoco si stava rapidamente diffondendo anche alla sua viva corteccia, iniziando a minarne la potenza e la vitalità. Stoicamente, senza nemmeno gemere per il dolore di quegli insetti che esplodevano sulla sua chioma, ribaltò lentamente la carrozza in modo che gli occupanti all'interno non venissero sbalzati violentemente. La porta era avvolta dal fuoco, non potevo entrare e l'albero rischiava di uccidere gli occupanti sfondando la porta con un pugno: dovevo pensarci io. Mi avvicinai velocemente, mentre la mia evocazione mi faceva scudo col suo corpo per evitare di essere distratta dallo scoppio degli insetti. Mi concentrai pochi istanti, convogliando le mie energie nel palmo della mancina, fino a formare cinque piccole sfere d'acqua vorticanti. Senza indugio le lanciai contro la porta, sui cardini e sulla serratura, riuscendo ad abbatterla in maniera relativamente sicura. Quando la porta venne meno il pianto della ragazzina all'interno mi fece gelare il sangue. Erano probabilmente rimasti bloccati a causa del ribaltamento, speravo non gravemente feriti, ed ora il fumo aveva invaso completamente la carrozza impedendomi persino di vedere dove fossero ubicati all'interno della stessa. Senza esitare saltai all'interno cercando di evitare le fiamme. Il calore era elevatissimo, numerose suppellettili avevano preso fuoco minando definitivamente il legname della struttura, oro e gioielli erano riversi a terra e il pianto della piccola era l'unica cosa a farmi da guida in quell'inferno. Mi mancava l'aria, sentivo gli occhi bruciare colpiti dalla pesante fuliggine e, pur usando una manica per proteggere le vie respiratorie dal fumo, nel giro di pochi istanti la gola mi si era trasformata in un'arsura unica e dolente. « Sto arrivando piccola! Continua a piangere, non ti fermare, sono qui! » Qualche passo dopo, in mezzo al disastro, riuscii a vedere il corpo privo di conoscenza di Ghessler e la piccola, al fianco, con in braccio un orsacchiotto di pezza che urlava disperata. Mi inginocchiai subito accanto a lei, accertandomi che non avesse ferite gravi od ossa fratturate e, per sua fortuna, sembrava non avere problemi così gravi. Al contrario, il padre, era incosciente e temevo avesse battuto la testa durante l'esplosione. Stringeva a se uno scrigno di mogano quasi come se fosse più importante della sua stessa vita e, visto che potevo facilmente metterlo nella tracolla, lo raccolsi per evitare che le fiamme distruggessero tutti gli averi di quel disgraziato. Ora dovevo portare fuori la piccola e Ghessler, il tempo stringeva e sentivo il legno sfrigolare così intensamente da dare l'impressione di scoppiare in mille pezzi da un momento all'altro. Pur ignorando il rischio per me, ancora troppo sciocca per rendermi conto della fragilità del corpo rispetto a quella dell'anima, ero terrorizzata dall'idea di perdere la piccola in mezzo alle fiamme. Sentivo il cuore dilaniato da mille pensieri orribili su quello che sarebbe potuto succedere e solo con un gigantesco sforzo mentale riuscii a cacciare via l'orrore e prendere il controllo delle mie azioni. Potevo, dovevo, farcela. Tornai sulla piccola cercando di rassicurarla con un sorriso, anche se oramai il mio volto era sporco di fuliggine ed arrossato dal calore. « Usa questo piccola... » gli afferrai un lembo del vestito, portandoglielo sul naso e sulla bocca. « ...tienilo qui e respiraci attraverso, va bene? Ora andiamo via da qui non ti preoccupare. » La presi in braccio dalla parte sinistra, facendo in modo che tenesse la testa più bassa possibile e si aggrappasse al mio collo con una mano. In questa maniera se fosse caduto qualcosa avrebbe impattato su di me e non direttamente sulla piccola. Per il padre la questione fu diversa, non potendolo prendere come la figlia dovetti passagli il braccio sotto le ascelle, girarlo e fare in modo di sollevarlo da terra facendo forza sulla spalla destra. Sentivo i muscoli tendersi all'inverosimile sotto lo sforzo, non tanto quello di sostenere i due, quanto quello di resistere al calore che iniziava a tormentare la pelle sotto le vesti ed a surriscaldare la cotta di maglia. In quelle condizioni non potevo nemmeno proteggermi il viso, avendo le mani occupate, e lacrimavo copiosamente tanto che, in pochi istanti, persi quasi del tutto la capacità di orientarmi visivamente. Iniziai ad urlare all'albero di infilare una mano dentro il carro in modo che potessi vedere dove andare.
« SERMO, A'TIKSE! ** »
L'albero, oramai in fin di vita per le fiamme, iniziò ad agitare uno dei suoi rami all'interno della porta e subito mi resi conto di quale direzione prendere. Nell'uscire, tuttavia, il carro iniziò a cedere del tutto, una trave cadde colpendomi sopra la spalla con cui reggevo la piccola causandomi una brutta escoriazione ed un forte dolore. sentivo il braccio tremare ed il volto, sferzato da frammenti di legno incandescenti, si era riempito di piccoli tagli e bruciature. Alla fine riuscii a trovare la mano dell'albero e a trascinare fuori dal carro me stessa ed i due passeggeri. Mentre mi allontanavo di qualche metro dal rogo persi forza nelle gambe ma venni sostenuta da uno dei rami dell'evocazione. Ad una decina di metri dal carro appoggiai a terra Ghessler, badando bene che respirasse, e poi la piccola. L'albero si chinò sopra di noi per proteggerci con il suo ultimo barlume di energia. «
Non ti preoccupare il tuo papà starà bene, tu sei... » non riuscivo a parlare, mi mancava il respiro e sentivo la lingua impastata da una coltre di cenere e fumo denso. «
... respira, piano, non piangere... ora sei... al sicu... ro. » mi veniva persino da vomitare, mi ero ustionata in vari punti del corpo, la spalla doleva notevolmente così come il viso ed il petto. L'aria fredda all'esterno stava lentamente alleviando il dolore, ma le lacrime dagli occhi non volevano saperne di smettere. Sentivo ancora tutti i suoni e le urla dei soldati, lo scoppio degli insetti, ogni cosa. Caddi bocconi sputando grumi di cenere e saliva, tornando a poter respirare solo qualche secondo dopo. Era una sensazione orribile, come se qualcuno mi avesse presa per la gola stringendo all'impazzata per non far entrare nemmeno un briciolo d'aria, e quella sezione mi aveva attraversata svariate volte lasciandomi ad ogni passaggio più impaurita ed indebolita. Era una cosa nuova, strana, una paura irrazionale che fino ad allora non avevo mai provato così tanto da vicino. Forse avevo conosciuto la paura del dolore e della morte. E mi avevano quasi ghermita.
Tornai in me, non avevo tempo di perdermi in pensieri nichilistici, non sarei morta in mezzo al nulla e, anzi, avrei cercato di aiutare tutti, a partire dalla piccola: dovevo subito darle da bere dell'acqua e dovevo farlo anche io per evitare danni a lungo termine, ma muoversi in quel caos era pressoché impossibile. Strizzando le palpebre provai a cercare con lo sguardo gli altri del mio gruppo e, poco a poco, la vista iniziò a tornare.
• Capacità Straordinarie:
» 2 Robustezza 2 Tenacia / 2 Agilità 2 Prontezza (Avatar)
• Status
Stato Fisico: Medio (Ustione/Contusione diffusa)
Stato Energetico: 100% - 10% (medio) - 10% (medio) = 80%
Stato Psicologico: Illesa
Stato Emotivo: Molto preoccupata, impaurita.
• Equipaggiamento:
» Lancia Elfica: Lancia corta da combattimento (Riposta)
» Unghie Affilate (Nekote): Guanti con piccole e taglienti unghie di metallo (Indossati)
» Corazza di Anelli: Corazza di anelli molto leggera indossata sotto alle vesti normali (Indossata)
• Abilità Passive:
» Driade: Passiva di timore reverenziale dovuta alla razza Avatar. Le persone provano generalmente una certa reverenza o un istinto particolare, di solito in positivo, nei confronti di Fanie.
• Abilità Attive:
» Orecchino di Amon Annon: Evoca un treant, un albero vivente, delle dimensioni di un uomo molto robusto di circa 2 metri con grossi tronchi al posto delle braccia. La creatura avrà 2 CS in Costituzione e perdurerà sul campo per due turni, con potenza Bassa. [Medio] (Oggetto "Sfera dell'Evocazione")
» Rito degli Elementi - Belah: Attiva a consumo medio che permette di lanciare un proiettile di elemento acqua in grado di causare danni interni senza lasciare traccia all'esterno. [Medio] (Proiettile Acquatico)
• Note:
» Come da confronto! Il fuoco nuoce gravemente alle piante, Driadi incluse. I treant rispondo quasi solo esclusivamente a comandi in elfico per questo ci sono le traduzioni qui sotto ^^" Spero che non crei problemi.
* Gira il carro! (Elfico)
** Amico, fammi un segno! (Elfico)