Il Cimitero dei Mondi - Lama del Tempo
Gli elfi sono lenti a farsi degli amici e dei nemici...
...e sono ancora più lenti a dimenticarsi di loro.
Mickey non era abbastanza forte. Nessuno di noi era abbastanza forte da poter sopportare tutto quel dolore. Gli arti deformi dell'elfa si erano avventati come cani rabbiosi contro il giovane mercenario, riducendolo ad un burattino disarticolato e mutilato, prima di lanciarlo dentro uno dei profondi crepacci, probabilmente privo di vita. Non potevo fare niente, mi sentivo così impotente e debole che solamente alzare lo sguardo dal moncherino sanguinante rimasto per terra mi costava un tremendo sforzo. Nel mio cuore percepivo la fine vicina, sapevo che la prossima nella lista nera di quell'abominio ero io e non mi tirai indietro.
Mi saltò letteralmente addosso cercando di bloccarmi e, nonostante mi stessi dimenando come un animale ferito, la sua mole mi schiacciò al suolo, pronta a ghermire la mia anima.
Socchiusi gli occhi, certa che la fine sarebbe giunta rapida e veloce, che il dolore non sarebbe stato poi lungo e, alla fine, quelle emozioni che mi assediavano il cuore sarebbero sparite, lasciando il posto alla pace. Ma non fu così. Inaspettatamente, forse frutto di una interdizione divina o forse solo della disperazione di una donna, qualcosa colpì Eru tanto forte da farla urlare di dolore e rantolare al suolo come in preda alla più atroce delle sofferenze.
Nel mio volto si dipinse un'espressione di pura meraviglia e stupore quando vidi una donna anziana, con splendidi e profondi occhi uguali a quelli di Cashka, ergersi davanti a me. Quei gesti, quelle movenze, persino le vesti mi ricordavano in tutto e per tutto la piccola bambina che avevo tenuto stretta al mio petto nel disperato tentativo di proteggerla dai Korps e da chiunque altro le stesse dando la caccia. Era quello il suo segreto? Una mera illusione, un cambio di età, una magia che trascendeva la mia competenza e la mia comprensione? Io non l'avrei biasimata per ciò che aveva fatto, era stata forse poco sincera e ci aveva spinto a seguire una strada pericolosa... erano morte delle persone per difendere lei e suo padre... eppure, in cuor mio, sentivo che la ragione di tutto quel segreto era molto più grande di ogni cosa potessi riuscire ad immaginare. «
Chi... » continuai a fissarla per qualche istante, incredula. «
Cashka?... »
Il mio sguardo si spostò su Eru che, ferita quasi mortalmente dalla lama, si era lentamente trasformata in una creatura di immensa bellezza, una creatura così simile a me che l'avrei potuta chiamare sorella senza alcun problema. Mi gettai al suo fianco, prendendole delicatamente la testa tra le mani per poterla guardare negli occhi. Un sussulto scosse il mio cuore, il dolore delle ferite sembrava così distante mentre, per quei brevi attimi, mi specchiavo negli occhi puri ed innocenti di quell'elfa. C'era una speranza per lei? Potevo ancora salvarle la vita, farla tornare a casa con me, tornare a parlare con qualcuno che comprendesse il mondo come me, attraverso i miei stessi occhi? Un singhiozzo soffocato mi morì dentro le labbra mentre, sottovoce, le parlavo nella nostra lingua natia.
« Seler, nat'il ech?... amin val'il kraiten!* »
Le parole mi uscivano a stento dalle labbra, in una sorta di incomprensibile miscuglio di paura e felicità. Se solo fossi stata più forte, se il mio potere fosse stato sufficiente a salvarla... ma non era così. Sentivo la sua vita scivolare via tra le mie dita, come una perdita impossibile da bloccare, ed il desiderio di scoppiare in lacrime tornò a bussare con forza alle porte della mia anima. Non mi ero mai sentita in quel modo, perduta e felice al medesimo tempo, consapevole della fine quasi inevitabile della mia ritrovata sorella ed allo stesso tempo lieta che finisse i suoi giorni nel corpo che le aveva donato la natura.
Mi guardò con gli occhi stremati di qualcuno che, finalmente, si appresta a trovare la pace, sussurrandomi faticosamente parole che mi sfiorarono il cuore rimanendovi impresse per sempre. Mi carezzò il viso, sporco di polvere, con un tocco così delicato che quasi pareva essere inconsistente... e quella parte di anima che ci eravamo scambiate, d'improvvisò, sussultò. Iniziai a piangere involontariamente, una piccola lacrima dopo l'altra, mentre ascoltavo le ultime frasi di un'anima in procinto di lasciare per sempre questo mondo.
Non mi dette nemmeno il tempo di risponderle, nemmeno un istante per concederle il beneficio di un'ultima carezza sul viso pallido. Shimmen decretò la morte di quella giovane creatura come se niente fosse, con una leggerezza tale che il mio intero essere sprofondò nell'oblio alla sola visione del sangue caldo che schizzava ovunque dalla gola senza vita di Eru. Mi macchiò il volto, gli occhi, le labbra... l'odore ferroso e pungente mi arrivò sin dentro le narici, soffocando ogni mio altro senso. Riuscivo a provare nient'altro che dolore, paura, sofferenza... nemmeno rabbia per quella situazione, ma solo profonda incredulità. Non avevo, forse, ancora imparato tutto sul mondo degli uomini se mi meravigliavo e stupivo della loro crudeltà e della loro poca lungimiranza? Mai avrei creduto, in verità, di ritrovarmi a passare le palme delle mani sugli occhi per liberarli dal sangue di un'altra elfa... eppure era così, tremando e singhiozzando, con lo sguardo sbarrato a fissare gli ultimi fiotti scarlatti che le uscivano dalla ferita mortale.
Mi gettai sul corpo oramai privo di vita, stringendolo forte al mio, noncurante dal sangue. Le poggiai la testa sulla spalla piangendo e singhiozzando così forte che non riuscivo nemmeno a respirare. Perché il mondo doveva essere così crudele? Cosa aveva fatto di tanto brutto quell'essere meraviglioso per meritare una fine tanto misera, nel bel mezzo del nulla tra le braccia tremanti e deboli di una sua consanguinea? Le domande si susseguivano come un fiume in piena nella mia mente, mentre io incapace di contenere le mie emozioni continuavo a piangere e singhiozzare quasi avessi perso una parte importante di me. E, forse, era proprio così.
Mi rivolsi allo spadaccino senza muovermi da quella posizione, riuscendo appena a biascicare le parole oltre il sangue e le lacrime. « Perché l'hai fatto!? » Un piccolo germoglio di rabbia tentò di fiorire in me. « Stupido, sei solo uno stupido. »
Ma lo soffocai. Non era quello il giorno in cui mi sarei lasciata guidare dalle emozioni. Il dolore straziante che mi dilaniava dovevo riuscire a sopportarlo, solamente così avrei permesso alla parte migliore di Eru di continuare a vivere, immacolata, in me. In quei brevi istanti, seppure in maniera forzata, una parte di me era entrata in contatto diretto con lei, ricevendo un'immagine indelebile che avrei tenuto per sempre.
Lei poteva continuare a vivere, nel mio cuore, in eterno.
« La tua idiozia mi ha privato di una sorella... potrei vendicarmi e sventrarti qui, seduta stante, ma non sarebbe quello che LEI vuole. » Shimmen era un ragazzino al mio cospetto, non v'era dubbio, e quando le sue ossa altro non sarebbero state che mera polvere, io avrei dovuto soffrire ancora per quella perdita. Non mi piaceva augurare la sofferenza a nessuno, eppure lui meritava di provare le emozioni che stavo provando io, meritava di capire sino a che punto due elfi possono essere legati anche senza mai essersi conosciuti. Emozioni che andavano ben oltre le possibilità di un piccolo, impaurito ed aggressivo, spadaccino d'oriente. « Tu conviverai per ancora pochi anni con il ricordo di ciò che hai fatto, io in eterno, spero che il male che hai causato oggi ti tormenti come tormenterà me. »
E tornai a singhiozzare, incontrollabile, sul corpo esanime.
[ ... ]
La voce della oramai non più piccola Cashka mi riportò alla realtà. Col viso ancora sporco di sangue adagiai lentamente la testa di Eru a terra, dirigendomi verso l'anziana con uno sguardo che lasciava intendere tutt'altro che buone intenzioni. Shimmen ci aveva avvertite dell'arrivo di altri Korps e, se erano forti anche un decimo di quello che avevamo visto in Eru, la situazione non si sarebbe risolta in positivo. « Andiamo... » le lacrime si mescolavano al sangue dando la brutta impressione che stessi piangendo scarlatto. « Non so cosa ti sia successo... in questo momento non capisco sin troppe cose. Puoi tornare bambina? Possiamo proteggerti meglio e muoverci più velocemente. »
Io non riuscivo a capire il perché Cashka volesse morire, volesse farsi corrompere in quella maniera ed avere l'anima dannata per il resto dell'eternità. Il Beccaio avrebbe pagato cara ogni vita presa da lui o dai suoi scagnozzi, un giorno, ed al suo giudizio ci sarei stata anche io.
Non potevo accettare di perdere, in un solo giorno, venti uomini, un compagno, una sorella e una ragazzina o meglio una donna... Cashka. Semplicemente la mia mente non riusciva a interiorizzare tanta morte e tanta distruzione gratuita in così poco tempo, i miei sentimenti erano stati presi letteralmente a calci e mi sentivo come un sacco svuotato e abbandonato sul ciglio di una strada. Mi sentivo perduta ed avevo il terrore che quel vuoto potesse essere colmato dalla rabbia e dal desiderio di vendetta: non potevo permettermelo, avrei infangato e rovinato per sempre ogni anima caduta quel giorno.
« Ho già visto troppi morti in una sola giornata. Tu non morirai oggi, non puoi essere così arrogante. » sbottai, continuando a parlare subito dopo col medesimo tono quasi alterato. « Qualsiasi cosa tu abbia fatto NON e' morendo che ne pagherai il prezzo. E' una via d'uscita troppo facile dalle proprie colpe. Sono morte quasi due dozzine di persone per proteggerti... non essere sciocca. »
concentrai tutte le mie energie per tentare, a dir poco inutilmente, di guarire le profonde ferite necrotiche sulle gambe della donna. la verità, dura e cruda, era che per quanto potessi ripristinare la carne il dolore sarebbe rimasto e non solo, avevamo solamente un cavallo per fuggire da quella landa brulla e desertica, che chiaramente non poteva portare tutti e tre. Strinsi i denti sforzandomi di non cedere alla disperazione, concentrandomi solamente sul futuro e sul come arrivare viva a portare giustizia sui responsabili di quel massacro. Era l'unica cosa in grado di tenermi lucida il pensiero, un giorno, di avere giustizia.
Guardai Shimmen con gli occhi ancora gonfi e arrossati, lorda di sangue e con le guance rigate dalle lacrime scarlatte. « Non posso più fare niente per lei Shimmen... è una sua scelta. Il cavallo non può portarci tutti e tre... » nel dire quelle parole sentii come una mano lunga e fredda che mi cingeva la gola occludendomi ogni modo per respirare; una sensazione orribile che a stento non mi fece davvero smettere di parlare.
« Spero che tu sappia ciò che fai, Cashka. »
Ero devastata. Non esistevano più termini per descrivere la pessima situazione in cui ero e non esistevano nemmeno modi per dire a parole quello che mi aleggiava dentro. Era un qualcosa di indistinto, non dissimile dalla paura, ma che non riguardava me in prima persona ma tutti coloro che, in qualche modo, sentivo di aver deluso. Il termine più vicino a ciò che sentivo era vergogna; non vergogna nel vero senso della parola, ma una vergogna dovuta alla mia incapacità di fare di più, al mio non essere adeguata a ciò che avevo dovuto affrontare, al non essere stata... abbastanza. In tutti i sensi.
Mi sentivo in parte responsabile, ma non colpevole, di quanto era successo pur essendo conscia che mai e poi mai avrei potuto prevedere quel disastro. Mi posizionai a lato del cavallo pronta a salire in groppa, volevo che fosse Shimmen a guidare la bestia, desiderosa solo di tornare a casa ed avere un'altra possibilità per fare ciò che non ero riuscita a compiere quel giorno.
Se esiste un paradiso, sorella mia
esso è quello dove alberga la tua anima e da dove essa è nata.
Non esistono peccati troppo grandi per creature nate dalla luce,
esiste solo una grande redenzione ed un radioso paradiso....
Eruvanyë elvanui
Elleth alfirin edhelhael
O hon ring finnil fuinui
A renc gelebrin thiliol. **
• Capacità Straordinarie:
» 2 Robustezza 2 Tenacia / 2 Agilità 2 Prontezza (Avatar)
• Status
Stato Fisico: Medio (Ustione/Contusione diffusa) Medio (Ustione alla schiena) Basso (Da Necrosi, Busto e Gamba Dx)
Stato Energetico: 55% - 20% (Alto) = 35%
Stato Psicologico: Medio (Confusione)
Stato Emotivo: Emotivamente distrutta.
• Equipaggiamento:
» Lancia Elfica: Lancia corta da combattimento (Impugnata)
» Unghie Affilate (Nekote): Guanti con piccole e taglienti unghie di metallo (Indossati)
» Corazza di Anelli: Corazza di anelli molto leggera indossata sotto alle vesti normali (Indossata)
• Abilità Passive:
» Driade: Passiva di timore reverenziale dovuta alla razza Avatar. Le persone provano generalmente una certa reverenza o un istinto particolare, di solito in positivo, nei confronti di Fanie.
» Riti Perenni - Kuile Voorum: Le magie di cura guariscono quanto il costo necessario al loro lancio, inoltre può scegliere se curare danni fisico/magici o psionici al momento del cast. Talento liv. I&II Guaritore.
» Immortalità: Fanie è legata spiritualmente a Vraal e godrà dell'immortalità fintanto che il cucciolo resterà in vita. Talento liv. III Guaritore
• Abilità Attive:
» Tra molteplici riti quelli più potenti e complessi sono sicuramente riservati alla guarigione. Essi richiedono una preparazione eccelsa e solo quando si ottiene il loro totale controllo risultano efficaci e utili. Fanie ha appreso da tempo la capacità di rigenerare le proprie ferite mediante l'uso di questi poteri sciamanici, ma durante i suoi lunghi studi ha potuto scoprire a sue spese come vi sia sempre qualcosa di inarrivabile o di incurabile. Nel tentativo, piuttosto estremo, di alleviare il proprio dolore interiore, si è spinta laddove le normali guarigioni non riescono ad arrivare, ottenendo il privilegio di risanare anche i danni causati da disastrose malie e illusionisti. Le sue cure sono frutto unico e solo della natura, quando vengono usate sono inconfondibili e non è raro che si sviluppino piccole piante o rampicanti che scompaiono dopo aver richiuso le lacerazioni. Abusare di tale potere, però, può essere estremamente pericoloso giacché il costo in termini di concentrazione e fatica è tanto maggiore quanto più grave è il danno da rimediare, sia esso al corpo o alla mente, e Fanie conosce bene quali siano i rischi di superare le proprie possibilità durante la battaglia. [Cura del talento di guarigione, fisica e psion, usabile a Basso, Medio o Alto]
• Note:
» Non credo ci sia molto da dire, Fanie è distrutta da quello che è successo e prova ad aiutare Cashka consapevole che, però, non la potrà realmente salvare non essendo abbastanza forte. Tuttavia prova a curarle le gambe se non altro per indole di guaritrice, ma quando si rende conto che non potranno scappare tutti mangia già il boccone più amaro della sua vita sino ad ora e si prepara a fuggire.
» Riportato come al solito il confronto, evitando il quote di tutto i messaggi per evitare un wallpost infinito!
[Elfico] * Sorella(sorellina), cosa ti hanno fatto?... io posso aiutarti!
[Elfico] ** Riadattamento di un canto in lingua Sidnarin che suona così:
Eruvanyë la bella elfa
Immortale fanciulla di elfica saggezza
Per lei [la morte] prese i suoi capelli neri come la notte
E le braccia come argento scintillante..
» La canzone è Bloody Tears... l'ho trovata azzeccata.