Un tempo gli stranieri non erano benvenuti a Tannenwald. A dirla tutta non lo sono nemmeno ora, ma chi -in fondo- può adesso negar loro il soggiorno? La popolazione precedente era scomparsa senza preavviso, lasciando al suo seguito nulla se non quello che poteva venir considerato a tutti gli effetti un quadro quotidiano lasciato a metà. Un quadro tetro, corniciato da una cintura di alti abeti che la foresta aveva disposto attorno al villaggio - separato solamente da un'alta palizzata. Tutto in una notte, e al sorgere del sole le strade erano deserte. Le case, tetti in legno e muri bianchi qui e lì segnati da incomprensibili marchi di bruciatura, intonse come se nulla fosse mai accaduto. Eccetto che per quel silenzio assurdo. Gli dei solo sapevano cosa fosse accaduto, fatto sta che da ora Tannenwald è noto come un luogo maledetto. Maledetto ma non abbandonato: le minacce nell'Eden non sono poche, e di villaggi distrutti dalle mani della natura si è difficilmente scarsi. Essere schizzinosi nel cercare rifugio alla propria gente significa essere morti. E ora, con così poca gente per colonizzare che ancora tante case sono rimaste vuote, gli stranieri non potranno essere scacciati con la scusa che mancano i letti. Tutto ciò che si chiede, è un piccolo prezzo per sostenere Nuova Tannenwald - in moneta o in favori. Pochi riescono però a dimenticare del tutto che un villaggio maledetto rimane maledetto, e questo non potrà cambiarlo né uno di loro né nessun altro.
La piazza è relativamente vasta e sormontata da una struttura parecchia alta, il duomo dedicato alla divinità sconosciuta Weh, tanto alto che quasi sembrava imitare le cime delle conifere circostanti. Anche nelle ore più affollate, però, pochissime persone decidono di affacciarsi fuori casa - quasi nel timore che se Weh li avesse scorti sotto il sole li avrebbe fulminati per aver derubato le case dei suoi fu-seguaci. Soprattutto gli ignari viandanti avevano il coraggio di camminare apertamente nella piazza, misurandone ad ampi passi le pietre che componevano il lastricato e lanciando occhiate disinteressate a ciò che una volta era il mercato cittadino; ora di esso rimangono solo una serie di bancherelle spoglie e rese marce dalla pioggia caduta dal fatidico giorno. Perché quella notte nessuno ritirò le merci dal banco, nessuno portò allegro il ricavato a casa. Nessuno rivide mai più gli avventurieri che avevano riportaro loro gli adorati figli. L'oscurità prese tutto e tutti, senza distinzione.
Il pomeriggio di un rosa spettrale e cupo in cui i due spadaccini si incontrano, la quiete già fragile trova ora modo di affossarsi ancor più.
Primo post: Vulcano1. Player Killing: Off. Durata: Un post di presentazione e quattro post di combattimento. Tempi di risposta: Illimitati. Arena: Descritta sopra. Regole: Si seguono le normali regole di un duello ufficiale.
Camminare per la piazza di Tannenwald faceva presagire una sensazione di freddo nelle ossa, un rifiuto quasi malevolo insito in quel luogo tetro, dominato da alte ombre di abeti e dallo scheletrico aggrapparsi al cielo del campanile d’un tempio certamente vissuto in tempi migliori. Le case, tetti in legno e bianca muratura di gesso, davano una sensazione di vuoto, d’inquietante mistero irrisolto ed anche gli sguardi diffidenti delle poche persone incontrate per strada non facevano che accrescere questa prima impressione: vuote le case, vuoti gli uomini che furtivi si muovevano nei vicoli, cauti e timorosi di disturbare l’immobile silenzio che gravava sull’intero villaggio. Alzando lo sguardo verso il sole che tramontava Shimmen vedeva tingersi la volta celeste di un colore rosa spettrale e, dalla parte opposta, oltre le mura s’intuiva già la perenne umidità dei boschi avanzare alla conquista delle strade come un esercito di fantasmi silenziosi. Rabbrividì, avvolgendosi strettamente nel pesante mantello di lana marrone scuro che l’aveva tenuto al caldo nei rigori del Nord. Prima avrebbe trovato il suo uomo prima se ne sarebbe andato da quell’orribile posto. Girò attorno ad una delle bancarelle rese marce dall’esposizione alla pioggia e ripensò ai marchi di bruciatura che aveva notato in giro, ombre nere sul bianco degli edifici. I tacchi degli stivali ticchettavano sonoramente sul selciato e muovevano qua e la pietruzze e foglie secche, segnando il tempo con puntuale regolarità … un ritmo di marcia vagamente familiare per un soldato abituato a sentirlo. Fece una smorfia strana da sotto il cappuccio, sbuffando fuori l’aria in un respiro secco e guardandola condensarsi in una fugace nuvola di vapore che in breve si disperse nell’aria: più di qualcuno gli aveva già indirizzato sguardi furtivi che oscillavano tra l’offeso ed il curioso. Cos’era successo a questo posto? Perché tante abitazioni erano vuote e strinate dal fuoco? Non lo sapeva, non credeva gli importasse tanto, e tuttavia si diceva che il villaggio fosse maledetto. Pensandoci provò senza volerlo un incontrollabile brivido lungo la spina dorsale, anche se si vantava di non essere superstizioso non gli piacevano le occhiate che aveva ricevuto, l’atmosfera, ed ancor meno gli piaceva il fatto che questo ricercato, Jevanni Glacendrangh, si fosse nascosto in quel luogo dimenticato, tra quella gente così poco ospitale e scontrosa. Poteva essere un problema rintracciarlo. Eppure non fu così, fu lui stesso a mostrarsi senza doverlo cercare. All’inizio parve una semplice coincidenza, un vago e bianco ondeggiare colto con la coda dell’occhio dietro il legno e la stoffa lacera di un banco di frutta rancida; uno scherzo degli occhi stanchi e del freddo e della sua crescente impazienza di andarsene. Poi fu davvero li, presente e reale come se lo era immaginato: un uomo sui trent’anni, alto e pallido anche per le chiare carnagioni del nord. I capelli candidi e sottili si muovevano appena sotto la spinta dei passi mentre si aggirava ozioso nel labirinto di relitti. Shimmen si fermò per un istante a guardarlo riconoscendone subito l’andatura allenata anche se sciatta, indice di una persona abituata a combattere, e prendendo rapidamente nota di quanto portava addosso per confrontarlo alla descrizione che ne aveva avuto. Annusò persino l’odore di fatica che si portava dietro, nascosto sotto il netto odore di neve e legno umido. Si, non vi erano dubbi: il corno, la spada, l’armatura … tutto corrispondeva. Annuì lentamente tra se, alzando il profondo cappuccio per mostrare il proprio volto ed i capelli color del fuoco bruciante che avevano fatto nascere nei boschi d’oriente la leggenda di Aki no Kenshi, lo Spadaccino Rosso dalla prodigiosa velocità ineguagliabile. Solo gli occhi erano diversi da come se li era immaginati – pensò avvicinandosi di qualche passo - d’un celeste tendente al grigio ma come ricolmi di una stanchezza infinita, un tipo di languore che a lui pareva di conoscere bene per averlo provato nei primi suoi mesi al servizio del Toryu: il languore di chi ne ha abbastanza della fuga e dei fantasmi del passato. Provò quasi pena per lui ma questo non gli avrebbe impedito di scontrarsi con lui per misurarsi una volta tanto con un degno avversario: non erano molti a potersi fregiare del titolo di Guerriero ed una simile rarità non doveva essere sprecata. Jevanni … Glacendrangh? Domandò con una certa esitazione quando gli fu appresso. Poteva essere che non fosse lui, che esistesse lassù qualcuno di simile o che avesse nel frattempo cambiato nome ma dal modo in cui l’altro girò la testa, rivolgendo lo sguardo all’interlocutore, capì subito di trovarsi alla presenza di colui che stava cercando. Ciò rafforzò la sua sicurezza e rese più decisa la presentazione, ripetuta fino ad impararla a memoria e a farla diventare un’espressione quasi formale. Sono lo Scudiero del Nord Shimmen Kasumaki, figlio di Yama Kasumaki ed associato al casato Asakura tramite adozione dal secondo anno del regno del fu Re Sennar del Toryu. Gli porse la mano. Piacere di fare la vostra conoscenza. In quello, almeno, era completamente sincero: non così sulle proprie motivazioni che espresse alla richiesta dell’altro. Sfidare con un duello non letale qualcuno era una prassi comune nella sua terra, per regolare questioni d’onore, per dirimere le inevitabili controversie tra i vari stili e le molte scuole di spada … eppure quella volta sentiva che c’era qualcosa di più nella richiesta che stava facendo al guerriero del nord. Aveva fatto tanta strada, calcato molti passi sulle impervie vie delle montagne che aveva imparato ad amare al seguito del Fantasma. Eppure sentiva che in qualche modo quella necessità veniva da un luogo profondo del proprio essere, un luogo che non era sicuro trasudasse di quelle virtù che voleva convincersi di avere ma che piuttosto gli dava la sensazione di un percorso autodistruttivo nella sua mancanza di intenti specifici. In nome di un qualsiasi ideale, mero pretesto, esso infatti propugnava la lotta ed il mutamento continuo, l’avversione alla stabilità sotto qualsivoglia forma come sinonimo di stasi, inerzia ed infine paralisi distruttiva. A cosa era servito quel viaggio se non a spezzare quella che iniziava a sentire come la routine dell’ultimo anno? A cosa poteva servire a lui in ultimo quello scontro, degli altri non gl’importava granché, qualsiasi fosse stato l’esito? -A tutto come a niente – si rispose. Gli pareva di avere scelto un sentiero a caso, convincendosi che fosse quello, una volta iniziato, la strada da percorrere fino in fondo e si era messo a seguirlo ciecamente in preda ad un istinto che era noioso dominare. - Perché l’aveva fatto? – si chiese ancora. - Chissà. - Curiosità, noia, desiderio di mettersi in mostra; tutte alternative possibili e tutte che fino a poco prima erano state quasi sopraffatte dalla stessa lunghezza e fatica della ricerca che si era autoimposto e che avevano cominciato ad erodere i bordi del sentiero, a porgli altri bivi interessanti sulla strada. Tutto sommato in quel momento voleva convincersi che non gli importava, la strada da scegliere purché ci fosse sempre una strada.
Dovette far appello a tutte le proprie forze per non sollevare gli occhi al cielo. Quella sera non aveva voglia di discutere particolarmente, si rese conto. Gli dei sapevano quanto aveva cavalcato, quanto lontana nel tempo e nello spazio era l'ultima cittadina che l'aveva accolto. Jevanni non si diede la pena di rispondere alla domanda "Sei qui per creare problemi?": si limitò a chiudere gli occhi e poi riaprirne solo una fessura. In una qualche maniera, l'espressione trasmise esattamente quello che sperava; l'uomo si torse i peli della barba folta, lanciandogli un'ultima occhiata appena più comprensiva prima di aprire i cancelli della palizzata. Lo spadaccino mormorò un debole grazie nel passargli accanto, una mano sulle redini e l'altra che ancora reggeva una fiaschetta. Il cordiale era quasi finito, gli era servito per scaldarsi durante il viaggio. Entro poco, la resina dell'albero custode -nome bizzarro, ma almeno il contenuto era dolce- non gli avrebbe più fatto compagnia. Anche se a quel punto non gli sarebbe dispiaciuto particolarmente nemmeno mettere qualcosa sotto i denti, iniziava a sentir fame, anche se qualcosa nel silenzio del villaggio troppo buio gli disse che non ci avrebbe dovuto contare troppo.
« Da dove vieni? » Il rumore dei cancelli chiusi alle sue spalle lo spinse a voltarsi, incontrando lo sguardo della guardia. In realtà non era una guardia, questo dovevano saperlo entrambi: l'uomo avrà avuto una quarantina d'anni, quasi completamente calvo e di statura elevata - ma il suo viso era sciupato, e la lancia che stringeva in una mano era semplicemente una lama poco affilata legata ad un'asta che una volta doveva esser stata un bastone per reggersi.
« Dalle terre umane. » rispose laconico, un po' più bruscamente di quanto avrebbe voluto. Cercò di sorridergli come per scusarsi, anche se l'espressione venuta fuori fu tutto fuorché solare. « Viaggio lungo, e nemmeno terminato. Il Matkara mi aspetta. » L'altro fischiò. « Alla ricerca di avventura? Perché di tesori sepolti non ne troverai a nord di qui, avventuriero. Come ti chiami? » Non era un interrogatorio, il tono era di sincera curiosità, e come poteva lui biasimarlo considerato quanto segregato era quel villaggio? Sulla mappa non era che un puntino privo di nome, come inserito per scrupolo più che per altro. Fece ondeggiare la fiaschetta reggendola fra indice e pollice. In fondo era lontano da Borgoverde, possibile che fosse arrivata una taglia anche lì?
Eppure non rispose subito. Attese qualche secondo, il tempo che diede alla propria testa per lanciare un'obiezione valida, infine gli concesse l'onestà. « Jevanni Glacendrangh. »
Lo spettacolo offerto dalle bancarelle era a dir poco triste. La piazza non aveva nulla a che vedere con quelle dei villaggi nei cui era passato: piccola, sormontata dal duomo slanciato ormai abbandonato dalla cittadina. Una costruzione mirabile, forse troppo per gente di quel calibro, ma era evidente che a suo tempo non provocava tanta angoscia quanto in quel momento. Rampicanti coprivano a malapena le mura annerite, mentre le porte spalancate sembravano invitare la gente ad entrare. Lì per lì era stato tentato dal varcarne le porte, incuriosito dall'idolo adorato - ma adesso che il sole aveva iniziato a calare su Tannenbaum, tutta l'attrattiva era svanita. Una volta le storie di fantasmi si limitavano a fargli scuotere il capo spazientito, ma ora i fantasmi lo seguivano: uomini, donne e bambini senza volto che ardevano nell'erba, parlavano e sussurravano, urlavano - ma il loro era un suono attutito, appena udibile, e il Glacendrangh intuì perché. I fantasmi erano sempre radi, laddove albergava la morte. E che Tannenbaum fosse maledetto ci aveva tenuto Wilfred, la guardia, a farglielo notare. Una parola tirò l'altra, e la breve storia dei nuovi abitanti del villaggio trovato deserto divenne la storia di fantasmi per la quale il Guerriero avrebbe passato una notte insonne.
Fissava le bancarelle, ignorando le figure spettrali che contornavano la piazza qui, sostenuto da bastone sottile che aveva rimediato da una delle cataste che non erano mai state messe al riparo dalle piogge - umide e inutilizzabili per i camini. Gli aveva dato qualcosa da fare nel mattino, fin troppo lungo e noioso. Gli piacque pensare comunque che la sosta per due notti fosse stata una buona idea. L'indomani sarebbe partito perfettamente riposato, e le chiacchiere di quel luogo infestato sarebbero scivolate nel dimenticatoio. Da un lato compativa gli abitanti, costretti a trovar rifugio in ciò che una volta era Tannenbaum, dall'altro però non poteva non risentire dell'ostilità mostratagli non appena aveva menzionato la Regina. Regina di cosa, dicevano, se nemmeno interveniva per soccorrere i suoi sudditi?
La realtà era che non era Regina di niente, e poco ci mancò che lo dicesse ad alta voce. Perché nessuno può dominare l'Eden, e quello era un fatto imprescindibile. E se c'erano momenti in cui il Glacendrangh si costringeva a pensare altrimenti, la precedente serata di discussioni con Wilfred e famiglia non l'aveva visto difendere a spada tratta la Lady. Semplicemente era rimasto in silenzio. E in silenzio sarebbe rimasto per il resto della giornata, non fosse arrivata una voce a richiamarlo. Nel non riconoscerla si accese un campanello d'allarme - ma si costrinse a rimanere impassibile. Si voltò lentamente, mettendo a fuoco il proprietario di quel richiamo e la sua chioma scarlatta. Era armato, e di questo prese nota, ma ancora non diede cenno di esserne preoccupato.
« Sono lo Scudiero del Nord Shimmen Kasumaki, figlio di Yama Kasumaki ed associato al casato Asakura tramite adozione dal secondo anno del regno del fu Re Sennar del Toryu. Piacere di fare la vostra conoscenza. »
Le parole entrarono ed uscirono dalle orecchie, troppo astrusi perché lui riuscisse ad afferrare anche uno dei nomi detti - eccezion fatta per gli ultimi. Fu Re Sennar? Quella era decisamente una sorpresa. Forse in un momento diverso sarebbe stato persino incline a chiedere chi fosse il nuovo Re, e soprattutto cosa fosse successo a quello vecchio, ma in quel momento la sua attenzione fu distolta sia da quella curiosità che dal stringergli la mano. Lo fissò a lungo, la mano destra a reggere il bastone puntellato a terra. Quando finalmente disse la ragione per cui era giunto fin lì omise come avesse fatto a conoscerlo a rintracciarlo, anche se a dirla tutta non c'era molto da chiederselo. Il mondo era piccolo, quando l'emissario del Re si inoltrava nei territori di una Regina. Che poi la già menzionata Regina non dominasse davvero quei territori, era un discorso a parte, che forse avrebbe discusso -ben poco volentieri- in un altro momento. Attese che il Kasumaki terminasse, infine si concesse ancora qualche attimo di silenzio prima di aprire bocca.
« Tradizione bizzarra. » Cercò di non sbilanciarsi, anche se non gli piaceva affatto la pomposità in tutto ciò. I duelli di cui parlava gli sembrarono giochi: che le scuole di spada bruciassero, se tutto ciò che sapevano fare era battibeccare su quale fosse la migliore. Sospirò. « Ma non estraggo se non per uccidere. » L'onore non poteva essere redento tramite l'acciaio, e questo aveva dovuto impararlo. Aveva dovuto imparare tante cose, ma la cosa più interessante era una che non gli era mai stata davvero insegnata: più una spada rimane nel fodero, meno sangue viene sparso. Perfino un bambino avrebbe saputo dirlo, e un adulto non sarebbe stato capace di comprenderlo: la vita era piena di tristi paradossi.
« Non è incrociando le spade con me che capirai quanto vali. » Fece per voltarsi. « Adesso vai. »
Poi si fermò all'ultimo, ricordandosi nuovamente il particolare più importante della faccenda. Immaginò, ma doveva assicurarsene. E soprattutto doveva assicurarsi che nessuno riuscisse più a trovarlo così facilmente. Anche quella volta non volle tradire ostilità, ma il gelo che scaturì dal tono non lasciò dubbi.
Incrociare quello sguardo glaciale ferì il suo fuoco, contorcendogli per qualche attimo lo stomaco in una morsa di dubbi e sottili paure. Si chiese se aveva fatto bene a venire fin li, a proporre quello scontro, e se magari non stesse mettendo a repentaglio la sua vita in modo insensato. Quella freddezza, quella fissità implacabile dimostravano senza ombra di dubbio che il Guerriero sarebbe stato realmente in grado di compiere il gesto irreversibile che minacciava e farlo senza alcun rimorso o esitazione. Per lui – aveva detto – estrarre la spada non era un gioco. Forse aveva commesso un errore – pensò Shimmen , i pensieri orientati in una specie di fatalismo che ultimamente ritornava sempre più spesso nelle sue azioni – a riporre troppa fiducia nel rispetto delle tradizioni della sua terra ma - rammentò a se stesso … ormai era tardi per ritornare sulle proprie decisioni quali che fossero: doveva mostrarsi sicuro e giocare le carte che aveva preparato, accettando anche la morte o la sconfitta se così avesse dovuto essere. Rabbrividì di nuovo distogliendo per un attimo lo sguardo dall’uomo che aveva di fronte e trasse un profondo respiro calmante prima di dedicare nuovamente la sua attenzione all’esterno. A te la scelta Jevanni: puoi incrociare la tua spada con la mia e concedermi il duello che chiedo, andandotene poi libero per la tua strada come io andrò per la mia … Qui tornò a fissarlo e la voce si alzò leggermente, a evidenziare quanto sarebbe stato facile per lui sbandierare la taglia che pendeva sulla testa del guerriero dai capelli bianchi, una minaccia implicita che l’altro avrebbe colto come avrebbe colto l’innalzarsi di un sopracciglio o la fluidità del lungo acciaio estratto dal fodero. Oppure puoi gettare le armi e tornare prigioniero nei territori orientali dove una taglia pende sulla tua testa e dove ho scoperto la tua esistenza. Non costringermi a questo, per favore; tra le due opzioni preferisco decisamente la prima. Il contatto con le familiari impugnature dissipò intanto gli ultimi dubbi riguardo a quel combattimento, nonostante un vago sentimento di timore perdurasse nel profondo del cuore e gli occhi di ghiaccio del Guerriero lo stessero ancora fissando con quella feroce intensità che gli era peculiare. Quale sarebbe stata la risposta nel concreto sapeva ora che aveva poca importanza: in un modo a nell’altro avrebbe ottenuto ciò che aveva deciso sia che si trattasse di una collaborazione volontaria sia che si trattasse di combattere per la sua libertà. L’aveva imparato dai Sussurri questo modo di fare, questo porre scelte che non erano tali, e l’aveva trovato adatto alla società nella quale viveva, applicandolo ogniqualvolta pensava di averne necessità per rapportarsi ad un individuo dotato di forti convinzioni che non potevano essere piegate con belle parole o favori. Era però un gioco rischioso e da qui veniva il suo timore: un avversario messo alle strette riduceva sempre il campo delle scelte ad azioni disperate o estremamente dirette, azioni quindi che non si facevano ingannare dai fili vaganti della ragnatela ma che puntavano direttamente a squarciarla per colpire il ragno in agguato. Gli sovvennero le parole di Kuro il Sanguinario, capo dei Sussurri. In questo gioco è il ragno che deve fare la prima mossa, se vuole mantenere il vantaggio. L’acciaio balenò quindi a destra e a sinistra, squarciando la tela ammuffita che ancora proteggeva la bancarella dal sole e scagliandola verso il volto del Glacendrangh con un rapido movimento di piatto volto a mascherare la lama poi diretta di taglio alla gola. Chissà se avrebbe bevuto il sangue del suo avversario già al primo colpo – pensò Shimmen con un brivido di aspettativa mentre vibrava il colpo – l’avrebbe assai deluso in tal caso ma onestamente era una possibilità davvero remota quella che un trucco così banale funzionasse davvero. Portò comunque avanti il colpo alla gola, non c’era ragione di non tentare, effettuando nel contempo un mezzo passo in avanti e a destra, assicurandosi una posizione più stabile … girando il fianco sinistro al di fuori del raggio visivo dell’alto aveva infatti intenzione di mantenere la pressione sulla lama dell’avversario, in caso di parata, costringendolo così a tenere impegnata la spada. Con l’estrazione fulminea della lama corta poi, avrebbe mirato a colpire le dita della mano esposta di Jevanni, probabilmente tagliandogliele: costretto a combattere con la mano sinistra sarebbe stato certamente più facile da affrontare. Solo un leggero clik segnalò che la wakisashi era tornata nel fodero appeso al fianco sinistro, quello nascosto dietro il corpo di Shimmen, e il Kasumaki sorrise: avrebbe dovuto essere ben bravo il guerriero dai capelli bianchi per accorgersi che aveva subito il colpo senza vedere la spada tornare … sapeva per esperienza diretta che da fuori sarebbe parso che nessun’altra lama fosse stata estratta oltre alla prima tanta era la velocità con la quale sapeva eseguire quella tecnica. Era tutto così lo stile di combattimento che aveva sviluppato in quei quattro anni di peregrinazioni nelle terre dei Quattro Regni: una somma insidiosa di mosse dentro altre mosse, colpi dentro altri colpi che aveva lo scopo di rendere difficile all’avversario capire cosa effettivamente aveva intenzione di fare e cosa invece era soltanto una finta. Scrollò mentalmente le spalle alle vestigia del suo passato di samurai che sussurravano di come simili trucchi fossero al limite dei combattimenti onorevoli, aveva imparato fin troppo bene che l’onore stava da altre parti ma non nella battaglia. E allora perché parli di onore? Si chiese domandando per l’ennesima volta a se stesso chi o che cosa stava diventando. Da quando Shakan era “morto” infatti gli sembrava che la rigida linea di separazione che una volta divideva il codice dei samurai, fatto di onore, disciplina e controllo, dal modo di combattere che impiegava attualmente non fosse più così netta. Non avevano forse impiegato tutti, Fantasma e Corvi, ogni arma a loro disposizione pur di giungere al fine desiderato? Probabilmente, ed era questa la conclusione alla quale era giunto, esistevano fini onorevoli e fini che non lo erano ma riguardo ai mezzi attraverso i quali ottenere risultati erano soltanto le indicazioni della propria coscienza a poter dare una risposta precisa. Ognuno faceva del suo meglio con gli strumenti di cui disponeva o si sentiva di disporre.
<span align="center" style="display:block">CS: 1 Velocità e 1 Maestria Danni fisici subiti: 0/16 Danni mentali subiti 0/16 Energia: 75%
Abilità passive Danzerò in battaglia Con una quantità Variabile di energia può spostarsi in maniera tanto veloce da risultare invisibile agli occhi durante lo spostamento e può farlo con una prontezza di riflessi tale da rasentare le più banali capacità di precognizione, come se fosse impossibile coglierlo di sorpresa. (Personale 3°, difesa variabile + passiva dominio absolute difence) Resisterò alle ferite .... Inoltre un guerriero non cederà alle ferite, imparando a sopportare il dolore ed a spingere il suo corpo ad azioni che ad altri in quelle condizioni sarebbero impossibili. Potrà infatti combattere efficacemente anche se il suo corpo fosse danneggiato in maniara notevole, purchè non gli venga tagliato un arto, trafitto il cuore o qualcosa del genere anche se ovviamente questo non farà altro che aggravare ancora di più la ferita ... un prezzo equo comunque se l'alternativa è la morte. Infine grazie alla sua deternimazione è riuscito ad apprendere tecniche ben al di sopra del proprio livello, potendo godere dell'accesso a pergamene di un livello superore a quello normalmente consentito per la sua energia. (passiva personale 5° + passiva raziale orco + Cristallo del Potere) Agirò senza limiti ... Grazie al suo addestramentio Shimmen ha cominciato a trascendere i limiti umani per quanto riguarda le possibilità di disporre a piacimento del proprio corpo in fatto di movimento. Infine il corpo di Shimmen non sarà più soggetto alle normali leggi della fisica, potendo compiere prodezze di forza, equilibrio, coordinazione o agilità impossibili per un normale essere umano e potrà farlo con facilità, spingendo le limitazioni fisiche ben più lontano di quanto sia immaginabile. Questi effetti però varranno unicamente su di lui: ad esempio potrà effettuare un salto di una decina di metri ma non potrà mai riusicre a spingere via un avversario di altrettanto anche se apparentemente la forza richiesta è la stessa. (personale passiva di acrobazie impossibili). Vigilanza Gli occhi di un Frémalis non sono quelli nel cranio, ma quelli nel petto - lì dove dovrebbe trovarsi il cuore. Vigilanza è un termine che definisce perfettamente la primissima virtù che una sentinella deve possedere per poter diventare ciò che il suo popolo richiede. Questo è perché l'anziana Nazelèn non ha mai ceduto il posto ad altri, né altri hanno sentito il bisogno di rimpiazzarla: la ferita di Kvahn l'ha privata della vista, ma non dell'elasticità nei movimenti o tanto meno dell'istinto animale di chi sa combattere sia in duello che in battaglia. Shimmen potrà come fece a suo tempo la Foresta, percepire l'ostilità insita in chi lo circonda, stimando in pochi istanti se qualcuno rapprensenti un pericolo per la sua persona e nel caso quanto questo pericolo sia incombente. Potrà farlo anche se gli elementi ostili non sono entro il suo raggio visivo, individuandoli immediatamente. [Personale passiva data dalla quest Somnus Nemoris: Auspex basato sull'istinto e sulle intenzioni di chi lo circonda, potendo percepire quindi se è ostile o meno pur senza bisogno di contatto visivo - come un sesto senso + pergamena Sensi Sviluppati]
Abilità Attive - Sfrutterò la tua distrazione: la tecnica ha natura fisica e costo Basso e consisterà nel mettere in pratica un qualunque espediente che possa temporaneamente accecare l'avversario, dal lanciargli una manciata di polvere in faccia al coprirlo con il mantello al semplice posargli una mano suglio occhi. La tecnica, comunque, non arrecherà mai altri danni che non siano l'accecamento e durerà soltanto per il singolo attacco o al massimo per qualche secondo dopo di esso, il tempo necessario per liberarsi dall'impedimento in questione. A seconda delle circostanze però e dell'espediente impiegato può lasciare l'avversario alquanto confuso, facendogli perdere attimi preziosi e distraendolo in un momento cruciale dello scontro. (perga "Cieco" cacciatore) Consumo di energia: Basso - Inguainerò la mia spada ... In assoluto questa è la tecnica di spada più veloce che Shimmen riesce ad eseguire, quella con cui si è guadagnato la fama di essere la lama più rapida delle terre orientali del clan Toryu anche se di fatto non è più veloce di un semplice colpo di spada. Si tratta di un singolo fendente dal potenizale offensivo Alto di cui l'avversario non vedrà che il ritornare, o il rinfoderarsi, della spada. Perchè venga registrato il colpo infatti, bisognerà attendere un intero turno, essendo stato fatto traslare avanti nel tempo. Questa particolarità rende la tecnica estremamente insidiosa in quanto all'avversario sembrerà che nessuna offensiva sia stata portata e solo dopo un intero turno di gioco, alla fine delle azioni avversarie, la ferita si paleserà in tutta la sua gravità. Occorrerà quindi un intuito notevole ed una rapidità eccezionale per reagire a quel punto. (Personale Alta che danneggia alla fine del turno avversario pur essendo stata sferrata come di norma durante le proprie azioni)
Note Post che non mi convince particolarmente, temo di non aver scavato abbastanza nella psicologia di Shimmen e soprattutto di non riuscire per ora a dare un filo conduttore, un ordine, a quello che voglio costruire di nuovo in ciò che pensa e prova. Però abbiamo concordato tempi abbastanza rapidi e ti ho già fatto aspettare troppo. Comunque per quanto riguarda la strategia avvengono le seguenti azioni: - Tecnica Bassa per impedirti la visuale usando un lembo della stoffa che riparava la bancarella, ora ammuffita. - Immediatemente dopo segue un colpo fisico alla gola con la katana sperando di coglierti di sorpresa. - Mantengo la pressione sull'arma in modo da tenere impegnata l'eventuale arma usata per una parata. - Tecnica Alta sulle dita della tua mano destra usando la wakisashi, danneggia alla fine delle tue azioni ma occorre contrastarla quando viene sferrata. Considerando che Shimmen si è girato in modo da nascondere il fianco sinistro dovrebbe essere difficile per Jevanni accorgersi del fatto che la spada corta è rientrata nel fodero, unico momento visibile dell'azione data la velocità della tecnica.
In ultimo ti dedico questo proverbio zen che ho trovato giusto ieri sera Mi pareva particolarmente adatto ...
Evita piuttosto che deviare, devia piuttosto che bloccare, blocca piuttosto che ferire, ferisci piuttosto che storpiare, storpia piuttosto che uccidere, perché ogni vita è preziosa, ed una vita perduta è persa per sempre.
« A te la scelta Jevanni: puoi incrociare la tua spada con la mia e concedermi il duello che chiedo, andandotene poi libero per la tua strada come io andrò per la mia...Oppure puoi gettare le armi e tornare prigioniero nei territori orientali dove una taglia pende sulla tua testa e dove ho scoperto la tua esistenza. Non costringermi a questo, per favore; tra le due opzioni preferisco decisamente la prima. »
Le parole lo lasciarono di pietra. Già inizialmente aveva presunto quale sarebbe stata la sua risposta, eppure fu il modo in cui lui la proferì a scuoterlo maggiormente. Lì per lì la mente si bloccò, si portò a chiedersi se qualcuno l'avesse udito e già messo in pericolo, e quello lo portò a distogliere per un momento l'attenzione dal presunto sfidante alla ricerca di qualcuno che potesse esser stato a portata d'orecchio.
Era una lunga storia, quella che lo avrebbe dovuto veder sbattuto nelle segrete di Borgoverde. Coinvolgeva una donna uccisa e il suo uomo cieco alla reale natura della consorte. Una gola tagliata, e dal mercenario incaricato a porre fine ad un assassino di servitù divenne infine lui l'assassino. Non ricordava nemmeno più i dettagli: erano blandi nella memoria, come fossero un'altra parte della sua storia.
Ci sono cose che si vogliono dimenticare. E poi ci sono cose che non ti vogliono dimenticare.
La breve perlustrazione gli costò più del dovuto: l'altro lo colse di sorpresa gettandogli addosso un panno sul volto - pesante quanto bastava per non poterselo sfilare immediatamente, di quelli perfetti per sopportare almeno per un po' le intemperie della pioggia. Forse un tempo era stato colorato, tessuto per attirare la gente perché comprasse le merci, ma adesso era praticamente grigio, ruvido, e tanto consunto da essere quasi trasparente. Quasi. Sorpresa, polvere e le trame sfilacciate lo resero cieco ancor prima che avesse modo di aprire bocca; ciononostante, all'avvertire la sua presenza metterglisi alla propria destra, lui prontamente scartò di lato sentir spostarsi anche lui lo assecondò scartando lontano di lui per quanto possibile sventolando davanti a sé il bastone.
La previdenza -e forse la provvidenza- lo salvò, deviando un colpo altrimenti letale alla gola, passando invece a graffiargli il lato del collo prima di scivolare via. A giudicare dal rumore secco di legno raschiato mentre spiccava un ulteriore balzo indietro, l'arma impropria doveva esser stata assottigliata dal taglio. Un secondo movimento d'aria gli raggiunse il petto, ancor prima di aver poggiato nuovamente al suolo i piedi, e sebbene ebbe la distinta sensazione di non esser riuscito a far in tempo a schivarlo del tutto...non avvertì il gelo della lama, e poi il bruciore della ferita. Poteva esserselo inventato?
No, forse non lo avrebbe sentito comunque: adesso che il suo volto era distorto dall'affronto per l'aggressione del Kasumaki, ad ardere era l'intero corpo. Forse si era sentito preso in giro, forse quel parlare di onore e duello per provare la validità di scuole era stata solo una sciocchezza per trarlo in inganno. Forse aveva sperato che a lui importasse qualcosa dell'onore, dopo quello per cui era diventato noto.
Dovette però ammettere che aveva della fantasia, per essere un cacciatore di taglie. Una vera sfortuna, che il cacciatore non fosse riuscito a toglierlo di mezzo con la spazzata alla gola. Gli avrebbe risparmiato la rogna di doversela vedere con un Guerriero che si appresta a reagire.
« Ora...troppo » ringhiò in un tono appena udibile, due parole rese sconnesse dal flusso di collera che faceva balenare migliaia di parole nella testa, tanto veloci che non riuscirono a liberarsi tutte dalla gola. Ora hai osato troppo. Ricordargli un torto subito e non arrecato, estorto e infine minacciato: un intruglio digeribile solo con una buona dose di acciaio.
La sinistra stava quasi per agguantare Orizzonte e farla subito finita, ma esitò un breve istante; non ancora, si disse.
Se aveva fatto tutta quella strada solo per incontrarlo, gli doveva dar credito sulla tenacia. Almeno quella. In circostanze diverse si sarebbe sentito onorato. In quel momento si limitò a lenire impercettibilmente l'animo omicida. Voleva il duello? Non vide perché non accontentarlo. Prima della fine, avrebbe dato prova del suo valore con la spada... ...e solo all'ultimo avrebbe pagato il prezzo dell'aver osato forzargli la mano.
Si strappò di dosso il panno con la mano libera, gli occhi ancora irritati dalla polvere per poterli già riaprire, ma ebbe comunque una mezza idea di dove fosse. E rivolse quelle palpebre calate proprio dove si trovava, una nuova atmosfera cupa a riverberare sia sull'armatura che nell'aria circostante. Un monito chiaro: non aveva tempo per giocare a mosca cieca, o la pazienza per assecondarlo. Frustò la polvere nel gettargli addosso il panno che gli era stato usato contro, a mo' di rete di pescatore, con l'intenzione di impacciargli la caviglie prima che avesse maniera di reagire, seguito da un affondo fulmineo; una stilettata diretta agli occhi, portata col bastone precedentemente scheggiato dall'assalto. Si suol dire occhio per occhio.
Quell'ultimo movimento gli provocò un dolore improvviso all'altezza dello stomaco, e fu solo per l'essersi già slanciato con tutto il corpo che non si arrestò per la confusione. Anzi, la vista del sangue fuoriuscito quasi ravvivò ancor più l'intento assassino in quella che in mani normali sarebbe stata legna da ardere.
Tre soli battiti di cuore segnarono il tempo del contrattacco del guerriero dai capelli di neve, tre mosse in una che lo lasciarono dapprima sorpreso e stordito e poi a terra sulle fredde lastre di pietra, il sangue che stillava da un profondo graffio sul volto. Per puro istinto sferzò l’aria alla cieca con la spada, quel senso di soffocamento che l’aveva paralizzato cominciava ad alleviarsi, in direzione del bastone ancora piantato accanto alla sua guancia e coi piedi si divincolò frenetico dal pezzo di stoffa. Una volta libere le gambe si inarcarono sotto la spinta dei muscoli allenati, scattando verso l’alto e proiettandolo in un salto mortale completo … fu fantastico provare ancora una volta l’ebbrezza del volo, seppure solo per pochi istanti ma registrò questa sensazione solo con una frazione di attenzione, i suoi pensieri ancora persi nel cercare di capire cosa fosse successo. Atterrò leggero sui piedi, a circa cinque passi da Jevanni, riprendendo infine il controllo delle proprie azioni e fissando con nuovo rispetto l’uomo che aveva dinnanzi: non solo era di saldi principi morali, esotici secondo il suo modo di vedere ma comunque degni di rispetto … era proprio il tipo di avversario che stava cercando, dannatamente abile e pieno di assi nella manica. Non era sicuro di riuscire a vincerlo infatti ma tutto era ancora possibile. Gli rivolse col capo un cenno affermativo, quasi a complimentarsi con lui per la sua bravura e ne notò la ferita al petto, non profonda ma probabilmente dolorosa; anche gli occhi erano diversi ed il viso, scomparsa quella stanchezza rassegnata brillavano adesso di rabbia allo stato puro, un’ingiustizia che premeva verso l’esterno per uscire e sfogarsi quasi seta tesa dal vento fino allo spasmo. Come mai ti fa tanto arrabbiare questa storia della taglia? Domandò, curioso di sapere quale fosse il punto di rottura del controllo che Jevanni stava dimostrando nel tenere a freno l’emozione violenta che imperversava dentro di lui, intrigato dalla possibilità di scoprire qualcosa di più del passato dell’alto. Dopo due battiti martellanti in attesa della risposta il Kasumaki avanzò di nuovo, tenendo alta sopra la testa la katana e roteando invece bassa la spada corta onde evitare che l’altro ripetesse il trucco di farlo inciampare. Improvvisamente ricordò con dolorosa nostalgia il giorno lontano in cui era solo un ragazzo, selvaggio sotto la coltre di educazione, e gli sembrava di non avere responsabilità per le proprie azioni come suo padre gli rimproverava invece continuamente. Quanto era diverso da ciò che stava facendo ora invece, e quanto simile allo stesso tempo per l’eccitazione e la sconsideratezza che vi erano legate; quelli erano i tempi in cui Elebeth, il suo amore segreto e proibito, era ancora viva e condivideva con lui preziosi momenti di gioia quando riuscivano a fuggire dalla sorveglianza dei rispettivi genitori nelle immense foreste di quello che ora era il Regno dell’Ovest ma che a quel tempo era ancora unito sotto il Re che non perde mai. Sorrise amaro, lasciando fosse Jevanni a chiedersi il motivo di quel sorriso, e ricacciò con forza i ricordi in fondo al cuore mentre scattava in avanti, prima lento e dopo sempre più veloce mano a mano che l’energia rifluiva da lui, vibrando prima un colpo contro il legno già debole del bastone e poi un altro di taglio contro la stoffa per squarciarla. Ci sarebbe stato tempo per quei ricordi, si disse tra se, per capire in cosa era diverso il gioco che stava giocando rispetto al passato. Ancora più rapido si spostò a sinistra e si avvicinò, aggirando l’avversario sul lato della frusta in modo da impedirgli di usarla e colpì nuovamente verso la mano usando la spada corta mentre la katana cercava ancora la gola. Più veloce, più veloce. Altri due passi di corsa in meno di un battito ed altri due colpi alla schiena. Altri ricordi che scorrevano contro la sua volontà: lui e suo padre impegnati in un duello, le spade danzanti al vento e le lunghe vesti fluttuanti torte in insidiose spirali. Infine una lama che diventò traslucida quando fu impregnata della magia delle anime e fu diretta verso il cuore del guerriero di brina passando per la schiena, ghiaccio nel ghiaccio come doveva essere.
<span align="center" style="display:block">CS: 1 Velocità e 1 Maestria Danni fisici subiti: 1/20 (bassi) Danni mentali subiti 1/20 (bassi) Energia: 75%
Abilità passive Danzerò in battaglia Con una quantità Variabile di energia può spostarsi in maniera tanto veloce da risultare invisibile agli occhi durante lo spostamento e può farlo con una prontezza di riflessi tale da rasentare le più banali capacità di precognizione, come se fosse impossibile coglierlo di sorpresa. (Personale 3°, difesa variabile + passiva dominio absolute difence) Resisterò alle ferite .... Inoltre un guerriero non cederà alle ferite, imparando a sopportare il dolore ed a spingere il suo corpo ad azioni che ad altri in quelle condizioni sarebbero impossibili. Potrà infatti combattere efficacemente anche se il suo corpo fosse danneggiato in maniara notevole, purchè non gli venga tagliato un arto, trafitto il cuore o qualcosa del genere anche se ovviamente questo non farà altro che aggravare ancora di più la ferita ... un prezzo equo comunque se l'alternativa è la morte. Infine grazie alla sua deternimazione è riuscito ad apprendere tecniche ben al di sopra del proprio livello, potendo godere dell'accesso a pergamene di un livello superore a quello normalmente consentito per la sua energia. (passiva personale 5° + passiva raziale orco + Cristallo del Potere) Agirò senza limiti ... Grazie al suo addestramentio Shimmen ha cominciato a trascendere i limiti umani per quanto riguarda le possibilità di disporre a piacimento del proprio corpo in fatto di movimento. Infine il corpo di Shimmen non sarà più soggetto alle normali leggi della fisica, potendo compiere prodezze di forza, equilibrio, coordinazione o agilità impossibili per un normale essere umano e potrà farlo con facilità, spingendo le limitazioni fisiche ben più lontano di quanto sia immaginabile. Questi effetti però varranno unicamente su di lui: ad esempio potrà effettuare un salto di una decina di metri ma non potrà mai riusicre a spingere via un avversario di altrettanto anche se apparentemente la forza richiesta è la stessa. (personale passiva di acrobazie impossibili). Vigilanza Gli occhi di un Frémalis non sono quelli nel cranio, ma quelli nel petto - lì dove dovrebbe trovarsi il cuore. Vigilanza è un termine che definisce perfettamente la primissima virtù che una sentinella deve possedere per poter diventare ciò che il suo popolo richiede. Questo è perché l'anziana Nazelèn non ha mai ceduto il posto ad altri, né altri hanno sentito il bisogno di rimpiazzarla: la ferita di Kvahn l'ha privata della vista, ma non dell'elasticità nei movimenti o tanto meno dell'istinto animale di chi sa combattere sia in duello che in battaglia. Shimmen potrà come fece a suo tempo la Foresta, percepire l'ostilità insita in chi lo circonda, stimando in pochi istanti se qualcuno rapprensenti un pericolo per la sua persona e nel caso quanto questo pericolo sia incombente. Potrà farlo anche se gli elementi ostili non sono entro il suo raggio visivo, individuandoli immediatamente. [Personale passiva data dalla quest Somnus Nemoris: Auspex basato sull'istinto e sulle intenzioni di chi lo circonda, potendo percepire quindi se è ostile o meno pur senza bisogno di contatto visivo - come un sesto senso + pergamena Sensi Sviluppati]
Abilità Attive: - Colpirò come il lampo ... Shimmen si basa sulla velocità sia in difesa che in attacco ed è capace di sferrare un numero impressionante di attacchi in un tempo brevissimo, colpi non certamente potenti e definitivi ma molto difficili da evitare sopratutto quando vengono sferrati da tutte le direzioni. La tecnica infatti aumenta la rapidità di movimento, consentendogli quindi di sfruttare al meglio la sua agilià per muoversi intorno all'avversario e colpirlo da tutte le angolazioni possibili, ed ha un costo Variabile infliggendo danni pari al consumo. (personale Varibile offensiva). - Toccherò la tua anima ... Il controllo delle anime sul corpo dei Kasumaki permette a Shimmen di rivolgere i propri attacchi indipendentemente all'una o all'altra fonte di energia. Evocando un cosumo Medio di energie infatti Shimmen sarà in grado di far traslare la sua arma dal mondo materiale a quello spirituale, rendendosi così in grado di colpire il centro energetico dell'avversario e sottrargli il 10% del suo potenziale. Nel mentre di questo attacco l'arma apparirà come una versione spettrale di se stessa, non infliggendo alcun danno al fisico e potendo passare senza danno attraverso ogni oggetto del mondo materiale, e sarà contrastabile con un'opportuna tecnica di difesa psionica (personale, attacco psionico medio che toglie il 10% delle energie)
Note Azioni: - Data la differenza di CS subisco i tuoi attacchi fisici cadendo a terra e non riuscendo ad evitare del tutto la punta di bastone che per fortuna non mi trapassa un occhio ma mi causa un bel graffio sulla guancia. Considerando che non riesci a "vedere" esattamente dove sono i miei occhi e che me lo sferri durante la caduta ho reindirizzato li il danno. - Mi rialzo con un salto mortale arrivando in piedi a circa cinque passi da te e ti parlo. - Dopo circa due battiti del cuore avanzo di nuovo tenendo la katana pronta come se volessi colpirti dall'alto e la spada corta che mi protegge le gambe, sferro un colpo al bastone ed uno alla stoffa (attacchi fisici) per cercare di distruggerteli. - Uso in successione la Variabile a costo Alto per attaccarti da tutte le direzioni, cercando di costringerti a sprecare energia, per poi concludere con l'attacco psionico medio della mia personale "Toccherò la tua anima" per intaccare ancora di più le tue energie di un buon 10%, se colpisco.
Lo avvertì allontanarsi e ne approfittò per strofinarsi rabbiosamente con la manica gli occhi, liberandosi della polvere e riuscendo finalmente a riaprirli. L'altro recava solo un segno sanguinante sulla guancia: aveva colpito con troppa foga e poca precisione. Sarebbe stato per la prossima volta. « Come mai ti fa tanto arrabbiare questa storia della taglia? » Alle parole dell'altro non fu sicuro di come rispondergli, lì per lì. Erano domande che non avevano risposta. Perché ad un uomo che stava per essere impiccato venivano gli occhi lucidi dinanzi al patibolo?
Forse era una provocazione. Ma per una qualche ragione non gli sembrò ragionevole da parte sua. Il Kasumaki ne approfittò per lanciarglisi contro di nuovo, quella volta con una lama per mano, avventandosi però non contro lui ma le sue nuove armi di fortuna - la spada lunga fendette prima il bastone, cercando di renderlo inutilizzabile, ma il Guerriero aveva altri piani per la testa. Per la seconda volta inclinò il legno, anziché opporlo per frenare l'acciaio, e quando la lama affilata si abbatté riuscì certamente ad accorciarlo seppur di poco. Ma soprattutto, a renderlo ancora più appuntito. In quel momento, l'albino si sentì proprio come quel bastone: le sue parole e le sue domande altro non facevano che fargli perdere la calma. Forse, più di quanto avrebbe voluto, pure la concentrazione.
La sferzate seguenti lo colsero di sorpresa, lacerando parte del tessuto della tenda già lercia prima che riuscisse a sottrarla del tutto dalla furia dell'acciaio danzante. Altre due lo intercettarono ancora sulla mano e sulla gola, la seconda congelando sul nascere l'imprecazione per la prima. E persino nel voltarsi, lo spadaccino fece appena in tempo a sollevare il braccio per impedire che le altre lo sfregiassero - soffrendo con una smorfia le botte sulla spalla e sul gomito coperti dall'armatura. Quando però il Kasumaki ritrasse la spada per sferrare l'ultimo affondo, la vittima lo stava già fronteggiando; sangue che iniziava a scorrere in rivoli dal nuovo taglietto sul pomolo d'Adamo e pelle che si scuriva sotto gli abiti per i lividi: inarrestabile.
Egli era veloce, e quello doveva ammetterlo, ma da solo non sarebbe bastato. Non con lui. La spada illuminata da uno strano alone lo attraversò all'altezza del petto, ignorando il guanto d'arme sollevato ad intercettare l'arma, ma una seconda volta non percepì la minima traccia di dolore. Avvertì però un fastidio dentro di sé, qualcosa che prescindeva qualcosa che una lama normale avrebbe dovuto provocargli. Scacciò con veemenza la debolezza che tentò di farsi strada. Con il guanto colpì il piatto della katana per allontanarla da sé. « Tu che dici? »
Il tono uscì poco meno calmo di quanto avrebbe desiderato, non simile ad un ringhio ma gli si avvicinò pericolosamente. Gli parve una domanda assurda. E la cosa più sorprendente era che non aveva ancora trovato una risposta soddisfacente. Di nuovo il suo sguardo penetrò quello dell'altro, minando ancora la sua convinzione dinanzi a lui: sembrò dire ultima occasione per implorare pietà.
Ruotò il bastone sì da impugnarlo ora a mo' di coltello, punta rivolta verso il basso, e chinandosi lo affondò senza troppi complimenti in maniera che inchiodasse la pianta del piede destro dell'altro al suolo. Il momento dopo si rialzò, ed Orizzonte era già nella sinistra adesso libera, sollevata sopra le teste. Aveva luccicato solo un breve attimo alla luce del sole, nel librarsi dal fodero verso la mascella nell'intento di sfondarla piuttosto che tagliarla macabramente in due in un movimento balenante ma preciso dal basso verso l'alto.
Il braccio già in condizioni non ottimali ruggì di dolore in segno di protesta per lo sforzo, ma Jevanni si morse il labbro e si costrinse a calare l'arma nuovamente senza pietà. Al seguito della lama volta a dividere nettamente il cranio in due, come se impigliata nell'acciaio bluastro, l'aria riverberò di una luminescenza malata a forma di mezzaluna.
In quel momento, e solo allora, comprese perché non era riuscito a trovare una risposta.
Shimmen scosse la testa per liberarsi dalla confusione e dal senso di soffocamento che ancora una volta l’aveva distratto, impedendogli di agire tempestivamente per evitare che il legno ora appuntito si conficcasse con forza nello spesso cuoio degli stivali, un foro sanguinante e fitte di sofferenza allo stato puro. Fu proprio quella sofferenza, e l’istinto, a suggerirgli come difendersi da un attacco che altrimenti non avrebbe saputo evitare. Riportando la spada davanti a sé, entrambe le spade davanti a sé, sferrò un colpo alla cieca. Non calibrato con la solita accuratezza ma semplicemente volto ad allontanare Jevanni da lui, a respingere qualsiasi cosa mentre barcollava all’indietro a causa del piede ferito. Socchiuse gli occhi, una smorfia sul volto quando qualcosa urtò la sua lama, costringendolo ad appoggiarsi più pesantemente per contrastare la violenza del colpo arrivato comunque alla mascella. L’attacco del guerriero del ghiaccio era dunque così veloce, anche così veloce? La schiena urtò il legno di una bancarella che sapeva essere stata alcuni passi distante da dove si trovava prima. Così potente da costringerlo ad indietreggiare? Si raddrizzò lentamente, appoggiandosi al bancale per non cadere, e fece vagare lo sguardo verso gli occhi del Guerriero dell’Inverno prima di lasciar ricadere il capo sul petto. Un sordo ringhio di dinego cominciò a salirgli dalle profondità della gola. Dico che ti fa arrabbiare perché sai che anche tu fossi innocente a quelli come me non importerebbe nulla. Mentre a te si che importa, il giusto o l’ingiusto … non è forse vero? A me fai arrabbiare tu invece! Come fai ad essere così forte. IO dovrei essere così forte! Si portò una mano alla guancia avvertendo il sapore metallico del sangue sul palato, mischiato a quello acre del vomito ed all’odore pulito della brina, e ne osservò trasognato le rosse macchie dispiegate come piccole vele sulle punte della dita. La testa gli ronzava e sembrava come cinta da una corona non della sua taglia, più stretta e leggermente cacciata dentro a forza che lo stringeva più di quanto avesse voluto; ondeggiava lievemente facendo strusciare il mento sull’incavo della gola. Che misero spettacolo doveva essere in confronto a quando si era presentato con tanta sicurezza. Lo faceva impazzire di rabbia essere stato umiliato ancora una volta, come quando da bambino suo padre cercava di insegnargli la Via del Bushdo, e la rabbia ora era aumentata dalla paura. Si … adesso aveva paura. Paura perché cominciava a dubitare di poterlo sconfiggere, perché temeva che se ciò che aveva detto a proposito di non estrarre la spada se non per uccidere fosse stato vero non ci sarebbe stata pietà per lui e Shimmen Kasumaki non voleva morire. Non voleva morire eppure sfidava la sorte con leggerezza, la vita come gioco e sapeva di non poterne fare a meno. Attese la sua risposta prima di attaccare di nuovo, posando la mano per sostenersi su quello che una volta era il fondo della bancarella, sulla scheggia di legno volata fin li dal bastone che Jevanni teneva ancora tra le mani. Gli dava tempo per prendere fiato, dava tempo alle fiamme di attecchire alle spalle del suo nemico perché poi la furia e la sua paura sarebbero esplose con la violenza di maelstrom, incendiando quella bancarella e coprendo quella parte di piazza di rutilanti lingue di fuoco. " Sei più sveglio di quanto non ti avessi giudicato." Disse l’uomo di fronte a lui. Ora impugnava quella magnifica spada dalla lama azzurra, fredda sotto il cielo grigio oscurato dai primi momenti del tramonto. E tu più abile di quanto avessi desiderato. Rispose arretrando quanto più furtivamente poteva nelle fiamme per sottrarsi a quello sguardo gelido che aveva il potere di distruggerlo, costringendolo a guardare parti di se che non avrebbe desiderato vedere. La creatura egoista e patetica nel suo orgoglio che era diventato. Il fallimento di tutto ciò che suo padre aveva cercato di instillare nel suo animo. Era un vigliacco a non affrontare quelle verità, per quanto coraggioso volesse apparire, e sapeva di esserlo anche se lo negava a se stesso. Ecco perché fuggiva.
<span align="center" style="display:block">CS: 1 Velocità e 1 Maestria Danni fisici subiti: 6/20 (bassi) Danni mentali subiti 3/20 (bassi) Energia: 45%
Abilità passive Danzerò in battaglia Con una quantità Variabile di energia può spostarsi in maniera tanto veloce da risultare invisibile agli occhi durante lo spostamento e può farlo con una prontezza di riflessi tale da rasentare le più banali capacità di precognizione, come se fosse impossibile coglierlo di sorpresa. (Personale 3°, difesa variabile + passiva dominio absolute difence) Resisterò alle ferite .... Inoltre un guerriero non cederà alle ferite, imparando a sopportare il dolore ed a spingere il suo corpo ad azioni che ad altri in quelle condizioni sarebbero impossibili. Potrà infatti combattere efficacemente anche se il suo corpo fosse danneggiato in maniara notevole, purchè non gli venga tagliato un arto, trafitto il cuore o qualcosa del genere anche se ovviamente questo non farà altro che aggravare ancora di più la ferita ... un prezzo equo comunque se l'alternativa è la morte. Infine grazie alla sua deternimazione è riuscito ad apprendere tecniche ben al di sopra del proprio livello, potendo godere dell'accesso a pergamene di un livello superore a quello normalmente consentito per la sua energia. (passiva personale 5° + passiva raziale orco + Cristallo del Potere) Agirò senza limiti ... Grazie al suo addestramentio Shimmen ha cominciato a trascendere i limiti umani per quanto riguarda le possibilità di disporre a piacimento del proprio corpo in fatto di movimento. Infine il corpo di Shimmen non sarà più soggetto alle normali leggi della fisica, potendo compiere prodezze di forza, equilibrio, coordinazione o agilità impossibili per un normale essere umano e potrà farlo con facilità, spingendo le limitazioni fisiche ben più lontano di quanto sia immaginabile. Questi effetti però varranno unicamente su di lui: ad esempio potrà effettuare un salto di una decina di metri ma non potrà mai riusicre a spingere via un avversario di altrettanto anche se apparentemente la forza richiesta è la stessa. (personale passiva di acrobazie impossibili). Vigilanza Gli occhi di un Frémalis non sono quelli nel cranio, ma quelli nel petto - lì dove dovrebbe trovarsi il cuore. Vigilanza è un termine che definisce perfettamente la primissima virtù che una sentinella deve possedere per poter diventare ciò che il suo popolo richiede. Questo è perché l'anziana Nazelèn non ha mai ceduto il posto ad altri, né altri hanno sentito il bisogno di rimpiazzarla: la ferita di Kvahn l'ha privata della vista, ma non dell'elasticità nei movimenti o tanto meno dell'istinto animale di chi sa combattere sia in duello che in battaglia. Shimmen potrà come fece a suo tempo la Foresta, percepire l'ostilità insita in chi lo circonda, stimando in pochi istanti se qualcuno rapprensenti un pericolo per la sua persona e nel caso quanto questo pericolo sia incombente. Potrà farlo anche se gli elementi ostili non sono entro il suo raggio visivo, individuandoli immediatamente. [Personale passiva data dalla quest Somnus Nemoris: Auspex basato sull'istinto e sulle intenzioni di chi lo circonda, potendo percepire quindi se è ostile o meno pur senza bisogno di contatto visivo - come un sesto senso + pergamena Sensi Sviluppati]
Abilità Attive: - Varibile offensiva: Shimmen si basa sulla velocità sia in difesa che in attacco ed è capace di sferrare un numero impressionante di attacchi in un tempo brevissimo, colpi non certamente potenti e definitivi ma molto difficili da evitare sopratutto quando vengono sferrati da tutte le direzioni. La tecnica infatti aumenta la rapidità di movimento, consentendogli quindi di sfruttare al meglio la sua agilià per muoversi intorno all'avversario e colpirlo da tutte le angolazioni possibili, ed ha un costo Variabile infliggendo danni pari al consumo. (personale Varibile offensiva). - Risveglierò il drago dormente ... Con un solo gesto Shimmen crea una sagoma di luce di dimensioni anche molto estese in qualsiasi punto del campo di battaglia, causando ustioni di livello Medio ad un singolo bersaglio che permanga all'interno della stessa che non sia lui stesso. Per due turni infatti, svanendo nel secondo al termine delle azioni avversarie, l'animo infuocato del Kasumaki produrrà una colonna di fiamme che saliranno in aria, appiccando fuoco qualsiasi cosa di combustibile sia presente nell'area di effetto del suo potere in un inferno di calore che ha ben poco da invidiare al fiato ardente di un drago rosso. Consumo di energia: Alto. (pergamena Trappola Incandescente)
Note - Come d'accordo con Coldest fino alla fine di quetso duello la scheda rimane come era al suo inizo, quindi mantenendo la variabile Offensiva poi eliminata a causa della correzione della scheda. Queste pergamene/abilità non sono quindi da considerare: "Amarezza Impossibile". Occhio del mago tolto dal regolamento, Bracciali della Spada, Mimetizzazione e Dardo Energetico. Azioni: - La spada viene allontanata e dato che subisco il danno Basso alla mente da Gorgo subisco anche il colpo di bastone. Esso mi causa un danno Medio suddiviso tra Basso di contusione e Basso da ferita dato che shimmen indossa robusti stivali di cuoio. - Rispondo alla tua tecnica con un Medio della mia variabile, subendo quindi un Medio suddiviso tra danno fisico e mentale. Il colpo che ricevo, sommato al piede ferito, è sufficente a farmi arretrare di alcuni passi fino ad andare a urtare una delle bancarelle. - Subisco i tuoi colpi dall'alto (un Basso ciascuno, Medio in totale) ma considerando il fatto che mi hai respinto all'indietro li ho subiti di striscio alla guancia. - Uso a costo Alto Risveglierò il Drago dormiente per incendiare la bancarella dietro a Jevanni (la stessa da cui prima ho tagliato il pezzo di stoffa). Mi sono preso la libertà di descrivere la tecnica come un'esplosione di fuoco, una specie di vortice incendiario che rimarrà in campo fino a che non finisce di bruciare il legno della bancarella e che imperversarà per tutto quell'angolo della piazza (2 turni, danno Medio ciascuno). - Poi mi "nascondo" tra le fiamme per sfuggire al tuo sguardo accusatore e perchè ormai Shimmen ha paura di te.
Lo spadaccino orientale si risollevò a fatica dalla botta subita, mentre Jevanni già gli ripuntava contro l'arma.
« Dico che ti fa arrabbiare perché sai che anche tu fossi innocente a quelli come me non importerebbe nulla. Mentre a te si che importa, il giusto o l’ingiusto … non è forse vero? »
Le parole ch'egli pronunciò gli sembrarono vuote, forse per il tono affaticato dell'altro o forse perché era la propria testa ad essersi svuotata in quell'attimo di foga che aveva preceduto il colpo vibrato. Gli si era schiarito qualcosa, come in una visione che aveva spazzato le nuvole e al contempo lo aveva reso sordo e cieco al resto.
Lui credeva di essere colpevole.
Avrebbe voluto dire che non si era nemmeno accorto di quando aveva cominciato a riconoscerlo, o addirittura che fosse stata la taglia ad averlo convinto progressivamente, ma non era passato istante, da quella notte a Borgoverde, in cui lui non si fosse chiesto se non avesse tradito quel suo modus operandi di cui tanto andava fiero. "Non estraggo se non per uccidere", sintesi spiccia e imprecisa del suo caparbio trattenere la spada nel fodero finché non veniva davvero aggredito. E quella volta a Borgoverde aveva ucciso una donna, oppure un mostro, in quel letto? « Sei più sveglio di quanto non ti avessi giudicato. »
Gli importava, eccome. Lo testimoniava il macigno nel petto, nel respirare l'aria fresca di quel villaggio sperduto che iniziava a destarsi - non per il sorgere del sole, ma all'inasprirsi di quello scontro. Ormai era tardi per sperare che non si fossero accorti del caos - in entrambi i casi, vittoria o sconfitta, la fine sarebbe coincisa con una partenza immediata. L'ultima cosa che voleva era creare ulteriore subbuglio...
...ragion per cui l'avvampare delle fiamme attorno a lui lo fece sobbalzare. Il calore lo investì prima che riuscisse a capacitarsi della situazione sfuggitagli brutalmente di mano distraendolo per qualche istante - istante prezioso in cui perse di vista il Kasumaki. Si portò la mano alla bocca e tossì violentemente più volte, lacrime a velargli gli occhi irritati. Doveva fuggire da quelle fiamme. Il petto martellava, ancora pesante sotto la consapevolezza raggiunta qualche istante prima, dolorante assieme al resto del corpo. Il combattimento si stava protraendo troppo a lungo, ma soprattutto stava mettendo a repentaglio più del dovuto: la vista offuscata gli mostrò un mercato, già da prima in rovina, divorato dai fuochi di uno scontro futile. Dal suo scontro. " Cosa credi di fare, folle!? " tentò di urlare, ma dalle labbra fuoriuscì solo un fiotto di saliva e una scarica di colpi di tosse che lo piegarono in due. Per poco non cadde in ginocchio, ma si costrinse a conficcare in terra Orizzonte e a reggersi su di essa prima che le gambe gli cedessero. Si concesse un attimo, ma persino quello fu troppo: le vampe lo raggiunsero, macerando i pensieri con una grandinata di dolore soffocante. L'unica parola delineatasi nella mente fu un imperativo: via. Estrasse con un gesto secco la bastarda dalla zolla di erba già incenerita, le gambe scattarono fra le fiamme che illuminavano il villaggio, infine la sagoma del Guerriero infranse con un urlo liberatorio il muro infuocato che lo separava.
L'aria pungente e pulita lo avvolse mentre atterrava al di fuori, rotolandosi per la terra umida e godendo -fra uno spasmo e l'altro- di quella tregua momentanea. Si rialzò non appena le gambe glielo permisero, sfidando le nuove ustioni che lo ricoprivano e le ciocche di capelli bruciate.
Si accorse di avere ancora in mano il fu-bastone; una fiamma ancora continuava ad albergare all'interno del legno, ardendone l'interno non inumidito dall'erba in una danza crepitante vicina alla morte.
Aguzzò lo sguardo nell'inferno che gli si estendeva di fronte, ma come prima non sperò di riuscire a scorgere alcunché. Non servì tuttavia lo sguardo a fargli percepire la presenza di colui che aveva osato sfidarlo. Era dentro le fiamme, ma se fosse morto lo avrebbe, in una qualche maniera, sentito. Avrebbe certamente udito un qualche verso colmo di dolore, come lui che si era lasciato andare mentre si liberava della prigione incendiaria, ma nulla: il rombare delle vampate seguite dallo scoppiettare sinistro non avevano accompagnato nessun suono. Dominò il brivido che tentò di farsi strada lungo la spina dorsale, e chiuse gli occhi per qualche istante. Si lasciò guidare dai capricci della propria immaginazione, fra i meandri di quell'istinto animale che gli aveva salvato più volte la vita, e vide Shimmen Kasumaki. Vide il suo volto privo di lineamenti su un corpo stilizzato, separò la testa dal corpo, e riaprì gli occhi.
Il fu-bastone venne lanciato ai piedi dell'inferno, la fiamma agonizzante che tentava di spirare...e poi questa tremolò. E si sollevò, e si curvò, protesse le sue fiamme sempre più sottili in alto verso il cielo prima di spegnersi del tutto. Il carbone si sollevò in turbini che seguivano i bordi del circolo infuocato, inglobandolo e fagocitandolo in una morsa d'aria che si librava ancor più possente. Il vento fischiò e ululò, i capelli furono mossi all'indietro e gli abiti sbatterono contro le gambe lorde di terra con schiocchi di frusta. Il calore insopportabile lasciò spazio ad un gelo brusco che ricoprì poco a poco l'aria, satura di cristalli a mezz'aria riverberanti della luce pallida e timida della luna sorgente.
Lo sguardo di Jevanni era fisso nello stesso punto di prima, lo stesso in cui aveva protesola mano sinistra, le sue labbra leggermente schiuse a lasciar trapelare un sospiro. Prima si sarebbe conclusa quella farsa, meglio sarebbe stato.
Ritirò il braccio e la spalla, afferrò anche con l'altra mano Orizzonte. « Sparisci. » L'affondo vibrato nell'aria lasciò scaturire una lancia impalpabile, che attraversò i turbini roboanti senza fermarsi: l'obiettivo era il cuore del Kasumaki, e nient'altro che quello.
Shimmen Kasumaki (vulcano1) vs Jevanni Glacendrangh (~Coldest.Heaven) Giudizio duello ufficiale
vulcano1
Scrittura 6,25 / 10
Un testo tutto sommato sufficiente nell'esposizione, benché macchiato di qualche trascurabile errore lessicale e stilistico. Più propriamente, mostri una discreta padronanza concettuale per ciò che meglio sembri definire il suo personaggio, riuscendo - il più delle volte - ad esporre con compostezza e competenza le descrizioni e le introspezioni dello stesso. La parte descrittiva è particolarmente curata, più di quanto io ricordi in tuoi passati scritti - almeno, sopratutto all'inizio, laddove traspare una chiarezza espositiva convincente ed efficace. Anche l'introspezione è curata, benché spesso tu finisca per indugiare sui medesimi temi, circostanza che finiscono inevitabilmente per sottolineare una sensazione di deja-vu, riducendo quello che è inizialmente un accenno efficace sulla psicologia del personaggio, un ciclico ritorno a medesimi concetti già usati (ed abusati), che - alla fine - irrimediabilmente sembrano far scadere tale psiche stessa nell'archetipo classico dello spadaccino invincibile che cerca se stesso. A ciò, inoltre, fa da contraltare una chiara discrepanza di pensiero, che si mostra con l'evoluzione dello scritto: se da un lato parli della potenza del personaggio, della sua velocità e della sua fama, dall'altro finisci per indugiare sulla paura che ti fa l'avversario, su quanto ti sia superiore, arrivando anche a tentare la fuga nell'ultimo post. Non è un vero errore, in realtà, quanto piuttosto la necessità di una coerenza psicologica che non scada in queste discrepanze a tratti involontariamente comiche. Parti negative sono errori di stile e di linguistica vari: usi termini spesso poco adatti al contesto, o metti insieme parole che fanno storcere il naso non poco (ti cito, tra tutte, "lo sguardo glaciale ferì il suo fuoco" - il suo fuoco suona male - "quella fissità implacabile" - fissità ignoro se esista onestamente" - "essere ben bravo"). Quanto allo stile, spesso spazi da periodi in cui inserisci tanta, troppa punteggiatura (all'inizio del secondo post c'è un punto con un'esagerazione di trattini, puntini e virgole), a periodi in cui non ne metti affatto, circostanza che svilisce uno stile di per se affatto brutto, e che spesso riesce anche a pregiare di buone ed efficaci esposizioni. Infine, ti soffermi troppo spesso - in fase descrittiva degli attacchi - su taluni elementi della strategia, quanto indugi sul rinfodero della lama nel primo turno attivo, quando descrivi i salti e quant'altro, in un vortice di descrizioni che spesso spaventa e/o confonde il lettore, necessitando di più perizia. Il punto è che, stilisticamente, laddove tu riuscissi a curare queste lacune, saresti in grado di presentare uno scritto di assoluto rispetto (più di quello attuale, quantomeno). Unica nota: tra tanta introspezione non mi è chiara, alla fine, la ragione per cui il tuo pg attacchi l'avversario. Incassare la taglia? Superare i suoi limiti? Noia? Particolari fondamentali ma che, tra una frase e romanzata e l'altra, non emergono chiaramente. Attenzione.
Strategia 6,50 / 10
Il vero problema della tua strategia, almeno in questo duello, è la confusione. Per inciso: non si può dire che tu metta in atto una strategia brutta, tutt'altro. Il vero punto della questione è che le azioni di Shimmen, spaziando tra una spadata e l'altra, tra un colpo rapido ed un acrobazia mortale, appaiono spesso un vortice poco comprensibile di circostanze susseguenti e contingenti. Il tuo personaggio si vanta di una grande rapidità di esecuzione e, quantomeno da quanto si legge, tu ti fregi di un'abilità nella spada che dovrebbe contraddistinguerlo. Proprio per questo è necessario, per non dire obbligatorio, che tale precisione e rapidità emerga chiaramente dallo scritto, ove non far desistere chi - come me - dovrebbe leggere per solo diletto personale, e non anche per dovere di giudizio. In tal senso è molto buona la strategia iniziale del panno sul viso (benché sul punto ti faccio una nota, anzi due, in sportività), nonché l'esecuzione dell'offensiva; il vero problema di questo scambio è la già citata confusione nel descrivere il passaggio. Al secondo turno attivo praticamente rinunci a qualunque difesa, in quanto abbozzi esclusivamente una pavida (ma poco efficace) resistenza agli attacchi fisici del tuo avversario, finendo per puntare ancora una volta tutto sull'attacco e mettendo in combinazione una nuova, efficace, combinazione offensiva, benché mediocre nel complesso laddove si pensi che, alla fine, non decidi di variare troppo sul registro. Infine, terzo (ed ultimo) turno attivo, abbozzi una nuova ed approssimativa difesa in ragione, questa volta, di un'offensiva "colorata" da qualche variabile. La tua strategia, però, finisce per appiattirsi troppo su una ripetizione dello spartito che induce all'approssimazione ed allo sfiancamento più dei tuoi lettori, che del tuo avversario. Erigi una difesa spesso inefficace ed approssimativa (che ti porta ad incassare notevoli danni), per uno schema di attacco che il più delle volte è sempre colpo di spada - finta/salto - colpo di spada e ripetizione. Impara a variare il tuo personaggio anche da questo punto di vista, per un esito ancor più avvincente.
Sportività 4,75 / 10
Il vero problema del tuo approccio al duello (e, a questo punto, credo al gdr in generale) è una tua approssimazione sulla valutazione di taluni elementi del regolamento. Mi rendo conto che la circostanza non è dovuta ad una malafede di qualunque tipo, ma ad una ingenuità che - però - non posso imputare all'inesperienza, ormai. Semplicemente, a parer mio, non ti sei mai focalizzato realmente sul voler rimediare a tali mancanze, per pigrizia forse, o ansia di riprendere il gioco quanto prima, senza capire quale sia il "modo corretto" per riprenderlo. Peccato davvero perché, con un'attenzione maggiore su questi elementi, oggi staremmo parlando di tutt'altro personaggio (e giocatore). Andando con ordine. Passo oltre l'autoconclusività del turno di presentazione, in cui il tuo personaggio vede Jevanni e lo muove, perché mi sembra di capire vi siate accordati sul punto. Interpreti male la tua stessa tecnica, ovvero l'alta usata al primo turno attivo, in cui dici che il danno viene traslato nel tempo dalla stessa. Per ciò che leggo io (che l'ho anche approvata) la tecnica è un semplice colpo di spada che viene reso "invisibile" dalla rapidità di esecuzione: la cosa del rinfodero è solo un espediente per giustificare il colpo di spada già avvenuto, che un avversario si avvede con premura, giacché ha subito un danno da un'esecuzione molto rapida. Questo non è un vero errore, ma una circostanza su cui devi stare attento giacché potrebbe essere fuorviante per un avversario inesperto (cosa che in tal caso non è avvenuta perché affrontavi un giocatore esperto). Poi, interpreti male anche la pergamena "Cieco" del cacciatore e qui, però, ti prendi la penalità. La pergamena prevede che venga "personalizzata" prima che venga inserita in scheda, con un effetto specifico. Il testo della pergamena fa anche esempi in tal senso (vernice, buio, freccia sugli occhi, ecc) ma proprio perché intende dire che la tecnica deve avere un effetto UNIVOCO, già definito quando viene usata in duello. Tu invece la trasformi stabilendo che possa variare effetto ad ogni uso ed usandola in maniera contestualizzata al duello. Per carità, apprezzo la trovata, ma la pergamena non funziona così, semplicemente. Poi, fai continui errori (almeno in tre occasioni) del calcolo di danni derivante dal confronto tra le tue CS (2) e quelle del tuo avversario (8, più 2 per tutto il duello): su tre (credo di aver contato bene) confronti in tutto il duello tu ne ricavi un medio + un basso. Eppure la differenza di CS, ovvero 8, ti avrebbe dovuto causare grosso modo un Alto per ogni attacco. Errore evidente, purtroppo, che ti causa la penalità più grossa sul punto. Poi non ho apprezzato la confusione nello specchietto riassuntivo. Da un lato, infatti, mi citi a ripetizione le passive in un wall-text inutile che avresti potuto sintetizzare dal secondo turno in poi, inoltre c'è una logica che non comprendo nel calcolo dei danni. Su di una base di 0/16 per i danni a fisico e mente (dove immagino che i "sedicesimi" siano calcolati su di una base di bassi - onde 16 bassi sono notoriamente un mortale), non capisco perché da un certo momento in poi questa frazione si trasformi in una base di 0/20 per corpo e mente. Che significa "0/20"? Immagino sia un errore e come tale lo prendo, però occhio. Anche perché questo induce poi una confusione ulteriore sui danni che prendi, laddove incassi 3 bassi alla mente anziché 4 e 6 bassi al corpo, anziché 5 (per come ho calcolato io). Che magari è giusta sull'ipotetica base di 0/20 che tu hai calcolato; eppure, non spiegandomela, io non posso comprenderla a mia volta. Infine, non ho compreso quell'anticipazione verbale, in cui nel tuo ultimo post c'è una frase che il tuo avversario dice solo dopo. Immagino ci sia qualche accordo in tal senso, ma non l'hai esplicitato, né lo comprendo visto che il tuo pg finisce per far riferimento ad una frase che - nel continuum temporale logico del duello - ancora debba essere pronunciata. In limine ti penalizzo anche per l'abbandono del duello.
Voto finale 5,833 / 10
~Coldest.Heaven
Scrittura 6,75 / 10
Scritto nel complesso molto buono, ma alquanto sottotono in merito ad altre prove che ho potuto leggere di te. Nel complesso, infatti, emerge chiaramente il peso gravoso che il suo personaggio custodisce nel cuore e che, grossomodo, contraddistingue questo stile, così come lo contraddistingue il gelo dei suoi pensieri, della sua anima e della sua emozione in generale. Il guerriero, infatti, emerge chiaramente nella sua ritrosia alla battaglia, frapposto - più che altro - tra la necessità di difendersi da un attacco apparentemente incomprensibile mosso ai suoi danni, e la volontà di comprendere il perché di quell'azione, senza essere costretto a versare troppo sangue. Eppure, lo scritto appare comunque sottotono in pressoché tutti i suoi elementi. Una parte descrittiva molto fiacca lascia poco spazio all'ambientazione ed alla definizione dello sfondo che contorna e crea il contesto dello scontro, punto sul quale il tuo avversario si dilunga di più ed a tratti fa anche meglio. Emerge, invece, molto chiaramente in te - più che in lui - l'introspezione del personaggio ed una sua spiritualità affatto dispersa tra tante ovvietà e banalità che possano leggersi di uno spadaccino solitario e vagabondo, benché anche in tal senso spesso indugi su elementi che finiscono per svilire il testo e sembrano posti esclusivamente per riempire il post (parlo, ad esempio, ai continui riferimenti sulla Regina che ci sono nel primo post, sovrabbondanti a parer mio, o sull'eccessiva introspezione che ci metti in alcuni punti). A ciò si aggiunga dei post non lunghi, anzi abbastanza brevi e, in ragione di ciò, ancor più evidenti in tali mancanze. Per il resto, lo stile è assolutamente scorrevole e proprio di una proprietà di linguaggio che, proprio per questo, sarebbe stato meglio poter ammirare in uno sforzo più orientato verso una descrizione più approfondita del contesto e dell'azione generale. Prova comunque assolutamente degna di nota.
Strategia 7,25 / 10
Strategia nel complesso molto buona, ma poco incisiva a tratti. Ti contraddistingui sopratutto per uno sfruttamento perfetto ed assai efficace delle tue passive, sul quale è evidente che punti - in generale - tutto il peso della tua offensiva. Al primo post attivo decidi di parere con un medio un attacco alto, che avresti potuto parare efficacemente con una spesa di energia di pari consumo; nello stesso, però, poni in essere un'efficace risposta offensiva, con un ammontare di CS che danneggiano efficacemente (alla fine nemmeno tanto quanto avrebbero dovuto) il tuo avversario. Con un pizzico di incisività in più, un pò di "cattiveria" in più, avresti potuto ottenere effetti anche migliori. Mi rendo conto che sia una scelta interpretativa, ma vantaggiosa strategicamente non tanto quanto lo sarebbe stato una strategia di attacco più "arrogante". Il duello alla fine prosegue con un botta e risposta che, anche dal tuo punto di vista, vede una penuria di tecniche e strategie difensive che porta anche il tuo personaggio a concludere il duello con quasi tre alti addosso, scelta strategica comprensibile alla luce della tua resistenza, ma poco edificante in generale. Il fatto, poi, che termini il tuello con quasi il 40% delle energie ancora a disposizione la dice lunga su quanto avresti potuto spendere ancora per meglio ottimizzare le tue strategie, sopratutto difensive. Molto buono comunque, nel complesso.
Sportività 7,50 / 10
Poco da dire sul punto. Incassi i danni che devi e non compi nessun errore in tal senso. Anzi, reagisci piuttosto sportivamente a talune imprecisioni del tuo avversario, mantenendo un comportamento corretto nel raffronto (errato) delle CS ed interpretando comunque bene alcune tecniche usate con eccessiva complessità e male interpretate. Non mi sento comunque di darti un voto superiore, anche in raffronto del fatto che hai compiuto notevoli ritardi: è vero che non erano previsti tempi di risposta, ma un giocatore esperto come te non dovrebbe mai lasciar passare un mese per un post, a parer mio.
Voto finale 7,166 / 10
Vincitore del duello: ~Coldest.Heaven
Duello abbastanza interessante da leggere, ma purtroppo inficiato da una fine prematura, che impedisce di comprenderne lo svolgimento nel suo complesso e lascia l'amaro in bocca, oltre che di una scelta strategica puntata sulla "staticità" delle offensive (e, contraltare, una carenza delle difese), a tratti assai poco gradevole. Potete entrambi dare il massimo, ma mi rendo conto che - complice i tempi dilungati - potreste non aver trovato, verso la fine, l'ispirazione sperata all'inizio. Ricordate soltanto che i duelli sono fatti di 5 post attivi, non 4. In ultimo, una nota personale: mi spiace molto per l'abbandono di vulcano decisa a seguito di questo duello (ma non ad esso legato, si badi bene), circostanza che mi ha spinto a fare personalmente questo giudizio (oltre che a mandargli un mp). Se noi giudici, e lo Staff in generale, ci prodighiamo in consigli, ma anche in note spesso apparentemente severe, non è mai per piacere personale o necessità di far valere un potere assolutamente evanescente, che prende le mosse unicamente dall'utenza che gioca con noi sulla piattaforma ogni giorno. Il nostro tentativo è solo quello di migliorare stile, capacità e tecniche di ciascuno degli utenti che correggiamo, per migliorare il gioco nostro e di tutti coloro che leggono e scrivono su questo forum. Non pensiate mai che quanto scriviamo (o quantomeno quanto scrivo io) possa mai vertere su elementi personali o di rancore specifico verso qualcuno: è solo il nostro tentativo di instillare determinati concetti in coloro che leggiamo, ma nulla più di questo. Detto questo, rinnovo il mio dispiacere per la decisione. Il vincitore ha diritto ad un post autoconclusivo, senza possibilità di uccidere o derubare l'avversario.Mi assegno una ricompensa di 350g per la correzione.