Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

La via per Atlantide - Passaggio di Potere, [Contest Mensile Agosto 2013 - Degrado]

« Older   Newer »
  Share  
The Grim
view post Posted on 31/8/2013, 13:15







Guardò la figura distesa sul grande letto di mogano, al centro del fastoso stanzone degno di un principe o di un imperatore. Dell Arcistregone Ortis ormai rimaneva ben poco. L'aura severa di chi comandava l'ordine da più di trentanni sembrava essersi dissolta, trasformato nel tanfo di un corpo morente, lo sguardo rapace capace di carpire ogni segreto di una persona alla prima occhiata, sostituito da occhi che ormai coglievano solo un mondo di ombre sfocate. I suoi tratti somatici, lineamenti asciutti ed aquilini di un uomo che aveva fatto del rigore la propria firma, erano deformati dalla stanchezza e dalla malattia, cadenti come un edificio prossimo all'abbattimento. La lucidità di un tempo per sempre svanita. Cancro sorrideva davanti a quello spettacolo decadente, come ogni volta che entrava in quella stanza.

un8c

Era compiaciuto dalla propria opera, ma se prima ne era stato inebriato ed entusiasta, rapito da quel lento consumarsi, ora si stava stancando.Era stato bravo, forse fin troppo. Il morbo con cui aveva avvelenato colui che era stato il suo maestro agiva come il più impietoso dei nemici dell'uomo: il Tempo. Tutti incolpavano il naturale ciclo della vita per la condizione dell'Arcistregone e nessuno sembrava sospettare il lavoro di Cancro, o se lo faceva preferiva tenerlo per sé. Erano però già passati tre mesi da quando il vecchio era ridotto all'impotenza, con un piede nella fossa – o forse tutte e due le gambe – senza però che la Morte venisse a portarlo a sé. Alcuni sussurravano che lo Stregone fosse divenuto immortale per via di qualche patto demoniaco, o qualche potente incantesimo; anche fosse stato così non gli era stata scampata l'infermità. Non vi era nulla di più terribile che essere bloccato per tutti i secoli a venire in quello stato d'incapacità, a suscitare pietà e orrore in chiunque lo scorgesse. Era nauseante al solo pensarlo. Fortuna voleva che quella fosse la sua ultima visita. Altri pensieri l'avrebbero distratto d'ora in poi.

Nostra eccellenza e mio illustrissimo mentore,
il mio cuore si incupisce nel vedervi in queste condizioni, ed esso è già di per sé cupo oltre ogni maniera poiché sono latore di notizie poco felici per voi. Dopo una lunga riunione, il Concilio del Guanto di Ferro si è visto costretto a prendere la sofferta decisione di scegliere un vostro successore, o meglio ad affidare il vostro Titolo ad un reggente temporaneo che si occuperà di gestire l'Ordine al meglio delle sue capacità per alleggerire il peso che gravava sulle vostre spalle e permettervi di lottare contro la vostra malattia senza altre preoccupazioni, con tutte le vostre forze. Se vi può essere di qualche conforto, la nomina è stata concessa alla mia persona, il nuovo Arcistregone dei Mastigos. Adesso scusatemi, ma altri urgenti affari richiedono la mia persona.

Vi auguro una buona guarigione.


La voce di Cancro era velenosissima mentre sibilava quelle frasi, con un fare ed un viso fin troppo compiaciuto. Gli occhi del vecchio tuonavano rabbiosi nella sua direzione, e l'avrebbero incenerito se solo ne avessero avuto la possibilità. Il suo sguardo lo marchiava con la più infame della parole: traditore. Ortis provò a sollevarsi da quel letto che era come una prigione per lui, ma un'intensa fitta di dolore fulminò il suo tentativo sul nascere. Il suo viso era una maschera di rabbia e dolore, il perfetto ritratto dell'impotenza. Si lasciò cadere mormorando qualcosa con un fievole filo di voce, praticamente inudibile. Cancro si esibì nel più glaciale dei suoi sorrisi, un pizzico divertito da quella scena. Dentro di sé ribolliva di gioia per essere riuscito a turbare il suo vecchio amico. Abbandonò la stanza, baldanzoso e arrogante come mai era stato prima.



ɲ Ɏ ɳ

L'eco dei passi del nuovo Arcistregone rimbalzava lugubre sulle pareti metalliche dei corridoi della torre. Corridoi che un tempo erano stati popolati da una frotta di apprendisti ad ogni ora del giorno: con gli occhi gonfi ed il passo incerto alla mattina, a grandi frotte affamate a mezzodì, a piccoli gruppi chiassosi ed ebbri a notte inoltrata. E poi Stregoni dalle lunghe vesti, impegnati in lunghe discussioni senza fine, e schiere di schiavi che portavano tomi o messaggi da una parte all'altra della torre od impegnate alla sistematica pulizia di ogni ambiente, e mercanti che provenivano con le loro esotiche merci dalle cime più remote dell'Edeno o perfino dalle terre aldilà dell'Oceano di Zar, e poi eruditi o curiosi da dovunque la civiltà avesse attecchito fino a creare vaste metropoli, venuti lì alla ricerca di saperi proibiti o di servizi che pochi oltre i Mastigos offrivano. Si parlava di spionaggio diffuso a livello capillare in ogni angolo del continente, di assassini di ogni tipo dai più spettacolari ed impossibili ai tanto discreti da apparire come morti naturali anche ai più paranoici, passando per finti incidenti e falsi suicidi. Si trattava di contrabbando di ogni tipo di merce, dalla droga più inebriante fino alla tratta di schiavi di ogni etnia, senza riguardo per sesso od età. Quelle mura avevano ascoltato proposte e segreti pronunciate in ogni lingua conosciuta, ed in ogni dialetto ormai perduto. Quelle stanze avevano ospitato tesori nei più preziosi materiali su cui l'uomo avesse posato l'occhio, opere d'arte d'ogni era e genere, e custodito tomi tanto oscuri e proibiti da appartenere più al mito che alla realtà. E di ciò cosa rimaneva?


L'eco di passi solitari che vagavano da corridoi abbandonati per anni. Piani interi ormai da anni non assaporavano lo sguardo ed il tocco amorevole dell'uomo. Stanze su stanze le cui porte non si aprivano più da tempo, bloccate dalle incrostazioni di sporco e da cardini completamente arrugginiti. Ampie sale dove un tempo si riunivano giovani allievi a seguire lezioni di stregoneria che ormai non erano che depositi di muffa e polvere. Alloggi, proprio come quelli che avevano ospitato Cancro da quando aveva dodici anni, ora impegnati ad ospitare soltanto ragni, scarafaggi ed addirittura qualche serpente, entrato chissà come. Camere invase dalle macerie dove il soffitto aveva ceduto o forse era stata una parete a crollare per l'umidità, ferite che non deturpavano solamente la Torre, ma parevano estendersi anche all'arido cuore dello Stregone.


Z18bS



Ed era tutta colpa di un solo uomo e della sua cocciutaggine, del suo sguardo che sdegnava la terra ed i vermi che l'insozzavano per rivolgersi al blu della volta celeste, ed ai misteri che brillavano dietro di essa ben oltre il brillare di quei fuochi distanti e freddi che l'adornavano. Ortis era stato considerato lo Stregone più potente che l'ordine avesse mai visto, il più potente fra i Mastigos non della sua generazione ma dell'intera storia. Si era fatto strada fino ai vertici della gerarchia non col sotterfugio e la politica, ma con il terrore che incuteva nei suoi avversari, e con il sangue che insozzava il suo cammino. Chiunque l'avesse ostacolato era stato ucciso. Essere potenti non assicura però di essere capaci, sopratutto nel gestire un ordine complesso e ramificato come gli Stregoni della frusta. Inizialmente la crisi non si notava: l'ordine era sempre famoso, le sue casse dorate sempre ricche, i clienti sempre numerosi. Piano piano però l'interesse dell'Arcistregone prese a perdersi, a dimenticare sempre più spesso gli affari mondani per uno scrupoloso studio delle speculazioni filosofiche. Lasciò che fossero i suoi sottoposti ad occuparsi degli affari mentre lui discuteva di dottrina con i suoi pupilli, fino ad estendere il proprio codice di comportamento all'intera torre. Iniziò vietando l'uso e l'acquisto di schiavi: la forza dell'ordine doveva provenire da quella dei suoi membri, qualsiasi cosa facilitasse il loro vivere era considerata una debolezza. Vietò agli Stregoni di risolvere le loro dispute col sangue, perché veniva considerato come uno spreco di energie sottratte al perfezionamento degli allievi. Lasciò agli insoddisfatti la possibilità di lasciare quella che era la loro casa e prigione, la Torre del Guanto di Ferro, il luogo a cui dovevano le loro capacità, traditori sotto ogni punto di vista, senza che venisse torto loro un capello. Agli allievi veniva detto il contrario, ma ogni missione contro quei traditori era stata tassativamente vietata. Quell'uomo aveva sostituito al guanto di ferro quello di seta, il cui tocco morbido suscitava un ribrezzo insostenibile per Cancro. Ed in verità la colpa di tutto ciò era stata sua. Del coraggio che gli era difettato, del tempo che aveva concesso a quel mostro di rovinare quel luogo tanto bello. Non aveva trovato la forza per assassinare colui che era stato il primo ad accoglierlo nella torre, il suo mentore ed anche padre putativo, colui che poi era diventato il suo amante per tanti lunghi anni. Ma così come il suo interesse per le cose mondane, anche la premura verso colui che amava era venuta a mancare. L'ora di Atlantide giungeva prossima e loro dovevano essere pronti per reclamare il suo trono, e Ortis non era degno di questo. Nei primi dieci anni del suo regno l'ordine non era più cresciuto, nel secondo decennio il declino aveva fatto sentire i suoi primi vagiti, nel terzo decennio ormai cadeva a pezzi rovinosamente. I Mastigos non sarebbero sopravvissuti altri dieci anni, di loro e la loro tradizione centenaria sarebbe rimasto solo un nome in qualche polveroso tomo di storia, conosciuto solo a pochi eruditi. Era giunta l'ora di rimediare.


Da quella sera aveva inizio il regno di Cancro, ed ogni mollezza sarebbe stata fustigata, ogni pietà debellata, la pigrizia sradicata. L'ordine sarebbe stato ripristinato con crudele severità.

Perché i Mastigos dovevano essere temuti più del loro simbolo, la Manticora.
Perché i Mastigos dovevano tornare degni del loro antico soprannome, i Diavoli.
Perché la loro frusta tornasse a schioccare sulle schiene di chi gli era inferiore, degno soltanto di essere loro schiavo, o attorno alla gola di chiunque li avesse insultati o traditi.
Già un nome era scritto in quella lista nera, un individuo su cui il nuovo Arcistregone aveva investito molto ed ora doveva pagarne gli interessi. Qualcuno che fungesse da esempio per tutti.
Il più promettente dei suoi allievi: Jace Beleren.




Preciso che l'edit è soltanto per aggiungere l'immagine :D
Spero che il testo piaccia, ho provato a declinare il tema, Degrado, in ogni senso possibile, ed al contempo inserire una scena che fungerà da prologo per un progetto personale, centrale nello sviluppo del mio personaggio. Come si evince dal testo Cancro è il mago che ha fatto da maestro a Jace prima della sua avventura nel Goryo.


Edited by The Grim - 31/8/2013, 21:50
 
Top
0 replies since 31/8/2013, 13:15   113 views
  Share