Il brigantino scivolava placido sulle acque scure, quasi volasse su quelle distese di cobalto, che celavano chissà quali misteri nelle loro profondità. Allo Stregone non importava scoprirlo: preferiva rimanere al chiuso della sua cabina coi propri tarocchi e le proprie preoccupazioni che confrontarsi con quel gigante azzurro dal grembo gravido di meraviglie mostruose.
Raccontare storie su queste creature che infestavano gli oceani ed i mari pareva essere il passatempo preferito della ciurma del Gabbiano Nero, ed ogni sera nessuno - o quasi - era dispensato dal condividerne una, sia che fosse l'ultimo dei mozzi o l'attempato nostromo, nemmeno il capitano stesso; solo gli ospiti non erano tenuti a questo rituale. Il loro repertorio pareva illimitato ma c'erano alcuni racconti od alcuni mostri che tutti parevano conoscere, o di cui esistevano parecchie versioni: il Kraken, le cui chele mastodontiche potevano spezzare in due una fregata, Cariddi, che attirava le navi con immensi gorghi a cui pochi potevano scampare, o il Behemot, un pesce tanto grande da superare in lunghezza due o più galeoni. E poi le sirene, il cui canto ammaliante guidava gli stolti a scogli sommersi o secche indistricabili, condannati o ad essere divorati o a morire di stenti, e squali capaci di assumere forma umana, che nelle notti più sonnolente divoravano interi equipaggi, e vascelli di spettri che apparivano accompagnati da misteriosi banchi di nebbia per abbordare le navi dei vivi e dannare le loro anime. Racconti stupefacenti, tinti dal rosso del sangue, dal biancore delle ossa e dal tetro nero della morte. Quella sera ascoltarli gelava il sangue nelle vene di Jace e metteva il suo stomaco, già provato dalla lunga traversata oceanica, in subbuglio, pronto a rimettere. Così si era ritirato in cabina, nella speranza di riprendersi.
Eppure fino a pochi anni prima avrebbe riso di questi timori, denigrato tali superstizioni da ignoranti archiviando il tutto come favole, nonostante le meraviglie incontrate in anni di viaggi lontani dalla sua Torre. Fino al mese prima avrebbe avuto quelle reazioni scettiche, ma non poteva più permettersele; non dopo il suo incontro nelle foreste del Gwathlàiss. Non dopo aver incontrato quelle Tenebre, ed il suo principe dalla voracità insaziabile. Schiere di ombre desiderose di assaporare la vita, nel più crudo dei modi.
Jace si mise a scrutare gli angoli della cabina e le ombre che vi si addensavano cupe, era solo il rollare della nave o si stavano realmente muovendo?
Si alzò dalla branda per avvicinarsi alla porta: chiusa a doppia mandata, proprio come l'aveva lasciata. Si chinò allora a guardare sotto il letto alla ricerca di un qualcosa in agguato, ma non v'era nulla pronto a divorarlo. Si sentì sciocco al pari di un bimbo terrorizzato dallo scricchiolare del suo letto che gli pareva l'agitarsi dell'uomo nero o dai tuoni che imperversavano in una tempesta che scambiava per il ruggito di un qualche mostro. Le ferite che Thywil gli aveva inflitto erano ben più profonde di quanto era parso in un primo momento: il suo corpo era guarito, completamente ripreso a più di un mese da quell'incontro nefasto, ma la sua mente ancora tentennava; era bastato un ricordo durato un secondo a turbarlo più di quanto volesse ammettere. Poteva sentire la paura trasudare dalla sua pelle e macchiarla, ingobbirlo sotto il suo ingiusto peso, riversarsi nei suoi pensieri e tingerli di tinte più fosche e cupe, ravvivando quella paranoia che gli era sempre stata naturale. Era letteralmente spaventato dalla propria ombra, che potesse ergersi alle sue spalle e strangolarlo d'improvviso. Perfino il suo sonno era inquinato, ed ora subiva incubi velenosi e crudeli come quelli della sua prima adolescenza. Dormire era tornato a significare un lungo viaggio nelle lande dell'orrore; temeva il calare della notte e quest'usanza necessaria e per lui dolorosa. E non vi era modo di sbarazzarsene o rimediare in qualche modo su quella nave, nessun incantesimo che potesse aiutarlo. Non doveva che aspettare che quella traversata finisse, conscio che l'ondoso cullare del brigantino non gli fosse di alcun sollievo.
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Osservò la folla che gremiva il mercato del pesce di Jah Keved: era tanto grande da scoraggiare chiunque dal raggiungere le bancarelle, eppure sempre più gente affluiva alla piazza. Lì avrebbe trovato le gocce di Lys, che gli avrebbero consentito sonni lunghi e privi di sogni, gliene serviva una scorta abbastanza corposa, bastevole almeno per tutto il tragitto fino a Taanach dove avrebbe potuto rifornirsi nuovamente. Ricordava ancora il loro sapore agro, seppure fossero passati parecchi anni dall'ultima volta che le aveva usate, durante il suo primo anno di apprendistato lontano dalla fattoria dei suoi; poi non ne aveva avuto più necessità. Visto che la carovana non sarebbe partita per un altro giorno, dopo quella commissione avrebbe approfittato per guardarsi un po' intorno, alla ricerca di qualcosa che potesse interessarlo, od almeno distrarlo nell'attesa del viaggio. A Jace era sembrato un modo migliore di passare la sua giornata anziché bivaccare in locanda per tutta la giornata, tra pinte di birra e forse qualcosa di un po' più forte, magari il dolce fumo di un narghilè speziato. A vedere quella moltitudine di persone ringraziava la propria prudenza - o forse la propria paranoia - che l'aveva consigliato di non uscire in camicia, ma preparato il suo intero armamentario, donandogli la sicurezza del peso della sua cappa ricolma di biglia e carte metalliche. Da sotto il cappuccio azzurro rimirò quell'ammasso di corpi: era rassicurante vedere tante persone così diverse, variegate e variopinte, muoversi assieme ma non all'unisono: numeri così grandi garantivano il più assoluto anonimato, una sensazione che trovava parecchio piacevole, la quiete di chi non esisteva più sulla faccia della terra. Qualcosa che da tempo non provava.
Il verme della paranoia riprese a sibilare al suo orecchio, frasi inquietanti e che l'incupivano. Quello stesso anonimato però avrebbe protetto chiunque volesse danneggiarlo: un'infinità di mani dondolava trascurata, mani che saccheggiavano non viste le borse dei viandanti più sprovveduti, mani senza volto che avrebbero potuto stringere un pugnale od un sottile ago avvelenato; pronte ad un delitto perfetto. Trucchi imparati quella che sembrava un'epoca fa, nella torre in cui gli avevano insegnato il mestiere dell'assassino, un passato che il tempo aveva eroso come le mareggiate facevano con gli scogli; pronto però a ritornare. Ma i Mastigos non parevano essere più interessati a lui, o forse ne avevano perso le tracce nel suo lungo peregrinare, non sembravano più essere una minaccia alla sua vita da tempo. S'immerse così in quell'oceano di folla.
E mentre camminava guardingo qualcosa attirò la sua attenzione: una voce soave, più del canto dell'usignolo, parole calde di una donna che sembrava attraente. Curioso si fece largo fra la folla, un pizzicore d'ansia a sfarfallare nel suo stomaco. Poteva dunque essere lei? Poteva essere Afrah dalla pelle candida e le labbra di fico e lo sguardo intenso dagli occhi di brace? L'aveva già sentita cantare e alle sue orecchie pareva proprio lei, in tutto e per tutto, così si mise ad avanzare a spintoni, fregandosi delle bestemmie che gli indirizzava quella moltitudine, che era in parte attratta anch'essa da quella soave melodia. L'aveva persa fra le fronde ombrose del Gwathlàiss, come inghiottita dal cuore corrotto dell'Eden, e ora la ritrovava in questo distante lido meridionale, a più di un continente di distanza. I suoi occhi azzurri sfrecciavano tra le tante teste, alla spasmodica ricerca del viso della cantante e infine la scorsero: era proprio lei. Avrebbe riconosciuto il volto della beduina fra altri mille volti di donne meridionali tanti erano i pensieri che le aveva indirizzato, a partire dalla sua scomparsa. Non avrebbe potuto sbagliarsi. Quando il suo canto si fermò uno scrosciare d'applausi sbocciò in quel piazzale, più di un campo fiorito in primavera. Lo Stregone si fece largo tra i tanti per accogliere con un sorriso un volto amico dopo così tante oscure riflessioni.
Ma nel volto di lei non vi fu alcuna gioia, nemmeno il sollievo nel vedere un compagno di sventure ritrovato dopo tante peripezie. Era austero e severo, carico di sdegno e forse di rabbia. Nella voce ogni armonia era svanita, persino la struggente melanconia era stata sostituita da aspro disprezzo.
" È stato lui a chiedervi di trovarmi? "
Lui? Di chi la beduina stesse parlando Jace non ne aveva idea alcuna. Una minaccia per la sua libertà o forse per la propria vita pendeva su di lei, ma perché pensare che lo Stregone fosse suo nemico, non riusciva a figurarselo. Poi all'espressione di sorpresa sul volto di lui si sostituì un lampo di gelida comprensione, tanto terribile da far tremare le sue gambe. Stava parlando del mercante Hamza, alla cui sola vista era stata rapita dall'ira. Quando l'aveva fermata nei suoi occhi rossi brillava solo odio e disprezzo per il Cartomante, una sete di sangue demoniaca. Poi anche lui s'era perso per la selva, gravemente ferito, e Jace l'aveva dimenticato, relegato in fondo a quel baule di comodi e spaventosi ricordi, come le tante ombre e gli altri incubi di quel bosco.
" Non lavoro più per Hamza. Mi ha quasi condotto alla morte e poi è scomparso senza darmi nemmeno una moneta opaca!
Credi veramente che l'avrei servito di nuovo? "
Conosceva quegli occhi: la vena di follia oltre il comprensibile, la paura che li faceva scattare da una parte all'altra di ogni via ed ogni stanza, la paranoia. Non le avrebbe mai creduto, lui stesso nella stessa situazione non l'avrebbe fatto. Il suo cuore si fermò, provando a balbettare qualche parola di scusa, che già sapeva inutile.
" Devi credermi. Ti prego. "
CS: 4 | Intelligenza 2 Prontezza 2 Critico 40 | Alto 20 | Medio 10 | Basso 5
Stato Fisico: Perfetto; Stato Psicologico: Perfetto; Energia: 100 %
Mastigos: I Mastigos sono più potenti ingannatori. Essi possono lanciare le sue tecniche di illusione, infatti, anche nel caso in cui fosse completamente immobilizzato ed imbavagliato: non avrà necessità di alcun movimento per ricorrervi né di pronunciare alcuna parola. Sono in grado di modificare a piacimento il tono, il volume e il luogo di provenienza della propria voce. Potrà farla suonare blasfema e cavernosa come quella di un demone; potrà ingigantirla al punto da assordare i propri avversari; potrà farla sembrare un sussurro proveniente da poco distante alle orecchie dei suoi alleati, e molto altro ancora. I più potenti possono inoltre fondersi nelle loro stesse illusioni. Fintanto che sul campo di battaglia sarà presente un'immagine richiamata da lui, infatti, egli potrà modificare a sua volta anche il suo aspetto, assumendo qualsiasi forma e dimensione desideri. Questa mutazione - seppur ingannando tutti i sensi dell'avversario - sarà tuttavia soltanto un'illusione e non donerà al possessore del dominio alcuna capacità aggiuntiva rispetto alle sue. Infine essi non svengono una volta raggiunto il 10 % dell'energia sebbene muoiano una volta esaurita la riserva energetica. Inoltre la sua aura risulta invisibile agli auspex di natura magica. [ Passive di Talento (I, II, III) e Razziale e Personale ]
Cappa: Il più appariscente degli indumenti del Cartomante, un enorme drappo azzurro ricoperto di simboli argentei che cinge le sue spalle e lo copre fino alle caviglie. Pur essendo fatta di semplice stoffa, per quanto di buona qualità, non è in alcuna maniera capace di proteggere lo Stregone, se non dalle intemperie. Sotto di essa è però celato un robusto corpetto di strisce di cuoio, tinte del medesimo colore. L'armatura lo copre dalle spalle alla vita, lasciando però libere le braccia, garantendo così una completa mobilità ed una moderata protezione al busto. [ Armatura Leggera al busto ]
Sigillo dell'acchiappasonni: Un ninnolo di capelli intrecciati delle tribù dello Xuraya che racchiude all'interno uno spirito maligno dei sogni. L'essere intrappolato al suo interno non solo è innocuo per il suo portatore, ma anzi lo fortifica. La potenza magica sovrannaturale della creatura gli permette di essere pari ai più grandi Illusionisti, aumentando i poteri del suo Dominio di un livello. L'essere inoltre conferisce la capacità di vedere l'invisibile, sotto forma di auspex di potenza passiva. Inoltre forte delle memorie e delle capacità dello spirito Jace è inoltre capace di utilizzare le pergamene della Classe Ladro. [ Cristallo della Conoscenza e Tomo Furtivo e Bracciali dell'Auspex - Cucito sulla cappa ]
Frusta: Dalla rigida maniglia color terra bruciata nasce il corpo vero e proprio dell'arma fatto in un cuoio molto più chiaro intrecciato per due metri e mezzo alla cui estremità termina con una piccola lama curva, come un minuscolo kama, in ferro brunito, quasi nero; questa testa può essere rimossa. [ Arma da corpo a corpo - Legata al ventre ]
Le petites Thriompes: Il secondo mazzo dei Tarocchi è composto da Cinquantadue carte divise in quattro semi, come molti mazzi da gioco, che forse hanno ispirato o da cui han tratto ispirazione. Esse sono di qualità altissima e nascondono un segreto: Venti di esse nascondono sotto una leggera sfoglia cartacea un'anima metallica e sono appositamente bilanciate per essere scagliate. Inoltre esse possiedono alcuni poteri magici. [ Arma da lancio, Artefatto epico d'ambientazione - Tasche interne della cappa - 20/20 ]
Lacrime di Strega: Pozione che una volta ingerita cambierà i lineamenti di Jace a suo piacimento, modificando il proprio aspetto nei limiti delle specie umanoidi. L'effetto durerà due turni ma lo Stregone potrà tornare al suo aspetto originale anche prima del termine del suo effetto, semplicemente desiderandolo. [ Pozione di camuffamento ]
Alito di Nebbia: Questa piccola biglia metallica contiene un particolare Gas compresso fino ad occupare tutto il volume della sfera. Una volta rotto il contenitore la sostanza si spande nell'ambiente velocemente, generando in pochi attimi una densa coltre di fumo grigio. I fumi che si sprigionano non sono venefici in alcuna maniera né dannosi ma per la loro natura sono capaci di oscurare la vista per qualche secondo, dopo il quale si diraderanno, con la stessa rapidità con la quale erano comparsi. [ Fumogeno ]
Bacio del Bufo: Questa piccola biglia marrone contiene un liquido poco denso, verdognolo, che presenta dei riflessi giallastri sotto la luce del sole. Qualora il contenitore si rompesse, liberebbe un Gas che una volta inalato causa nel malcapitato delle Allucinazioni, che si manifestano nella forma di piccole creature dalle fattezze orrende, asimmetriche pronte a tormentare la vittima; causando un danno di entità Basso alla psiche della vittima. [ Veleno Psionico ]
Polvere di Lucciola: Una sfera che può generare un immenso flash in grado di accecare chiunque l'osservi. Il flash svanirà nell'arco di un secondo, ma sarà abbastanza potente da riportare i demoni in forma umana. [ Bomba Accecante ]
Soffio di Puck: Una biglia metallica che dopo un urto deciso rilascia una densa nube violacea, che persiste per qualche secondo e poi si dissolve nell'aria. Chiunque respiri questa nebbia proverà un lieve senso di stordimento, e i suoi sensi risulteranno leggermente offuscati per i prossimi due post di combattimento. [ Stordente ]
Note: Ho citato qui passive e tutto l'equipaggiamento per comodità! Buon duello e che vinca il migliore! (ovvero tu, come è ovvio ;_;)
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