Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

L'Ingannevolezza e la Paura, Duello ufficiale

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The Grim
view post Posted on 1/9/2013, 11:14




Afrah El'Asaiyrd vs. Jace Beleren
.Neve vs The Grim


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Verde Vs. Verde
D Vs. C


Primo post: .Neve
Premio in palio: Un pikachu obeso :D
Player Killing: Disattivato
Durata: Uno di presentazione e cinque post di combattimento.
Tempi di risposta: Nessun limite di tempo.
Arena: Mercato del pesce di Jah Keved – Come ogni importante città mercantile del Perwaine, Jah Keved si affaccia sul mare, ed ha un porto molto vitale. A ridosso dei moli e delle banchine giace il più popolare fra i suoi mercati, dove i pescatori si riuniscono per smerciare il pescato mattutino, ed assieme ad essi mercanti provenienti da ogni angolo del mondo. Il forte aroma marino e le grida dei pescivendoli non scoraggiano fabbricanti di gioielli nanici, tessitori di tappeti del Dorham o venditori di spezie e droghe dell'Orbun dal contendersi ogni spanna di spazio possibile per esporre le proprie merci.
Background: Ambientato dopo gli eventi di Cronos ~ Ombre dal passato. L'incontro con Thywil e le sue ombre ha profondamente segnato il Cartomante e la Beduina, che sono scappati dal Gwathlàiss ognuno per la propria strada. Ad un mese di distanza i due si incontrano per un caso fortuito, e tutte le tensioni accumulate si preparano ad esplodere.


Edited by The Grim - 1/9/2013, 12:51
 
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.Neve
view post Posted on 4/9/2013, 18:15





La monetina di rame danza roteando sul piatto di coccio. È un perpetuo mulinare, non si ferma, volteggia in cento e mille piroette. È un secondo, un attimo, un battito d'ali. Una trottola che sembra voler continuare la sua corsa ma, inevitabilmente, cede alla gravità. Si fa più lenta, ondeggia e poi si arresta. Cade sotto lo scrosciare di altre dieci o venti compagne. Un tintinnio piacevole che allieta le orecchie, che si fa rumoroso sotto gli schiamazzi e le mani applaudenti.

Una pioggia di volti,
un mare di suoni.

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Si piegò in un elegante inchino. La lunga abaya scura come poggiata morbidamente sul suo corpo avvolgeva la sua longilinea figura così protesa, seriosa e gentile allo steso tempo. Aveva appena gorgogliato le ultime note della sua canzone e, come spesso accadeva, le anime festanti accoglievano con gaudio il suo canto. Applaudivano estasiate, richiedevano altre storie gettando il denaro sul suo piattino ricolmo. Sorrideva. Perché unica sua gioia era questa. Perché il canto ed il plauso della gente sanavano i dolori della sua vita terrena. Un sorriso tenero, uno dei più sinceri che riusciva a dare. Perle sulle sue labbra, sul suo volto d'avorio. E non era più lo scherzo della natura, la megera urlante, il piccolo sole luminoso così rinchiuso nel suo petto, ma così stanco. Era Afrah la cantante, la donna del sud, un cuore ricolmo. Una voce. La sua, in grado di allietare le grigie giornate e scacciare via con forza i brutti pensieri dalla sua testa. Una voce, avrebbero detto, più melliflua del canto ancestrale degli arcangeli.

Oh, così dolce.
Così leggera.

Si insinuava tra le vie, tra gli edifici e le bancarelle di pesce ed altre primizie. Tra l'aria di fritto ed unto che appestava il pomeriggio. Serpeggiava in mezzo al vento ed allo scalpitio impaziente dei compratori, tra gli urli e gli schiamazzi dei mercanti. Sorvolava la confusione di strade strette come budelli in cui viandanti ammassati si affrettavano per il mercato. Non era che parte dell'intero ammasso di carne ed ossa che abitava quei posti, di quelle strade sporche di fango e pece. Di quel cielo, così pregno dei sogni degli uomini. Ma lei poteva sentirlo, quel vuoto che attanagliava le sue membra e che ne dissipava i desideri. Quel vuoto di vita, così fortemente attaccato a lei, tanto da non farla stare che in perenne allerta. Giacché nel cuore della notte si alzava senza pace, senza ricetto. Quando in ogni uomo di quel creato, in ogni figura alta ed imponente riusciva a scorgere la figura del suo padrone. Hamza era vivo, e lei lo sapeva. Aveva soltanto combattuto la sua Ombra e nient'altro, si era fatta beffe di lei come la più tremenda delle vendette.

Lo hai già ucciso una volta, pensava.
È tornato a tormentarti perché gli hai fatto del male
, diceva la sua testa.

"Vuole te."
Gracchiava la vecchia Husama,
pungolandola nei suoi timori.

E lo vedeva nel volto corrucciato di un vecchio mendicante, nella voce imperiosa di un venditore di spezie, nella camminata lesta di una servitrice. Quando i suoi occhi, gemme rossastre dal vacuo luccichio, si posavano ora su uno ora su un altro, il suo cuore fragile sussultava ad ogni parvenza di Hamza. Ad ogni sua simiglianza. E non aveva sosta o sollievo, poteva soltanto cantare. Affogare i pensieri in quella nenia di pace momentanea. Perché ogni città che visitava ed ogni locanda in cui poteva riposarsi era un luogo dal quale scappare, subito, in fretta. Perché lui l'avrebbe scoperta e l'avrebbe acciuffata come una cagna. Se ne sarebbe saziato, di carne e di spirito, perché in fondo era stata via da tanto, troppo tempo. Il leone aveva perso il suo uccelletto.



E così, quando le vacue pupille di fiamma si posarono sul gelido sguardo del Cartomante, il cuore le balzò in gola. E lei rimase fissa a guardarlo senza muovere un muscolo, lo chador ricamato sul capo, il sudore che colava dalle tempie. I ricami della stoffa serpeggiavano risalendo fino alla sua schiena ed al collo, insinuandosi nelle piccole pieghe del vestito mentre, seduta su uno sgabello di legno, continuava a cantare la sua canzone sotto gli sguardi rapiti di uomini e donne. Doveva terminare il suo racconto, non poteva lasciarlo in sospeso. Perché niente era più importante, in quel momento, di una folla gremita ed ebbra del suo canto. Nemmeno i sicari di Hamza, pronti a riportarla da lui. Capì che aveva mandato il suo sottoposto a cercarla. Colui che accompagnava l'Ombra in quell'antro di morte.

E quando le mani scroscianti applaudirono il suo talento al termine di quella canzone,
pronunciò il suo nome.

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" Djais Beleren..."
Il tono sprezzante, tremulo.
Non riusciva a contenere il suo timore, fino a quel momento sopito.

" سَلام

Salàm. "


Diceva la beduina.
Pace.
Ma niente di vero vi era in quella parola, relegata al semplice saluto di circostanza. Solo il disprezzo per quell'uomo, prima conosciuto in altri frangenti e prima alleato. Ora vedeva in lui un volto ostile, solo un tramite per la sua gabbia dorata. Un altro degli aguzzini del suo padrone. Avrebbe potuto scappare, Afrah dal candido viso. Ma non lo fece, benché i sensi suggerivano di farlo, benché le ginocchia quasi non riuscivano a reggere il suo esile corpo di donna. E non fu Tayf la guerriera a spronarla questa volta, non le frasi pungenti della vecchia. Fu il suo orgoglio a tenerla in piedi, salda.

" È stato lui a chiedervi di trovarmi? "

Tuonò, mentre in petto giaceva il suo animo febbricitante.






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Afrah

Capacità Straordinarie (5)

Prontezza: 2 | Velocità: 2 | Intelligenza: 1


Tayf

Capacità Straordinarie (5)

Forza: 2 | Velocità: 2 | Intelligenza: 1


Consumi: Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%



Energia: 100%

Stato Fisico: Illesa 16/16

Stato Psicologico: Indisposta e paranoica, illesa 16/16

Kukri: riposto nel fodero
Spilli
: riposti in una tasca interna dell'abaya 20/20

PASSIVE:
CITAZIONE
La Banshee:
❖ Afrah e Tayf sono, insieme, un’unica Banshee, ogniqualvolta la Banshee incrocerà lo sguardo con un individuo di potenza pari o inferiore alla sua, esso percepirà un lieve timore che sfocerà in un leggero brivido di paura. [Passiva razziale Avatar]
❖ La Banshee non sviene al 10% di energia. [Abilità personale]

Il Velo:
❖ La banshee è capace di evocare le proprie difese in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. [Passive del Talento Guardiano,I e III livello]
❖ Qualsiasi difesa a trecentosessanta gradi avrà potenza pari al consumo impiegato per generarla. [Passiva del Talento Guardiano II livello]

Né in Paradiso Né all'Inferno: In particolari condizioni di calma e concentrazione la Banshee sarà in grado di levitare, anche se con alcuni limiti: non potrà superare la sua naturale velocità che potrebbe raggiungere camminando o correndo, e nemmeno arrivare ad elevate altitudini. Inoltre, basterebbe un solo calo di concentrazione per far in modo che la malia si interrompa. [Pergamena del Ninja Sostegno]

La ragazza Nessuno: Anti auspex. Chi è nelle vicinanze della Banshee non potrà localizzarla, tanto meno avvertirne la presenza. [Artefatto "Il Pianto delle Parche"]

ATTIVE:

//

RIASSUNTO E NOTE: Dopo essere fuggita dal Gwathlàiss, Afrah ha continuato a spostarsi di città in città tormentata dalla possibilità di incontrare Hamza o di un suo reale ritorno. La beduina ha continuato però la sua attività da artista da strada, esibendosi di tanto in tanto nei posti di maggior affluenza, nelle piazze e nei porti. Arrivata dunque a Jah Kaved e durante una sua performance, scorge tra la folla il volto di Jace che - come ben ricorda - era al servizio dell'Ombra di Hamza durante la campagna di caccia nel Gwathlàiss. Temendo sia tornato per catturarla e dunque portarla da lui, cerca di ingoiare con riluttanza l'amaro boccone e di non fuggire, affrontandolo.

Finalmente si inizia!
Spero sia per entrambi una buona occasione di confronto atta a migliorarci e a far evolvere i nostri personaggi.
Buon game BRO! *_*
 
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The Grim
view post Posted on 16/9/2013, 13:42





Il brigantino scivolava placido sulle acque scure, quasi volasse su quelle distese di cobalto, che celavano chissà quali misteri nelle loro profondità. Allo Stregone non importava scoprirlo: preferiva rimanere al chiuso della sua cabina coi propri tarocchi e le proprie preoccupazioni che confrontarsi con quel gigante azzurro dal grembo gravido di meraviglie mostruose.


Raccontare storie su queste creature che infestavano gli oceani ed i mari pareva essere il passatempo preferito della ciurma del Gabbiano Nero, ed ogni sera nessuno - o quasi - era dispensato dal condividerne una, sia che fosse l'ultimo dei mozzi o l'attempato nostromo, nemmeno il capitano stesso; solo gli ospiti non erano tenuti a questo rituale. Il loro repertorio pareva illimitato ma c'erano alcuni racconti od alcuni mostri che tutti parevano conoscere, o di cui esistevano parecchie versioni: il Kraken, le cui chele mastodontiche potevano spezzare in due una fregata, Cariddi, che attirava le navi con immensi gorghi a cui pochi potevano scampare, o il Behemot, un pesce tanto grande da superare in lunghezza due o più galeoni. E poi le sirene, il cui canto ammaliante guidava gli stolti a scogli sommersi o secche indistricabili, condannati o ad essere divorati o a morire di stenti, e squali capaci di assumere forma umana, che nelle notti più sonnolente divoravano interi equipaggi, e vascelli di spettri che apparivano accompagnati da misteriosi banchi di nebbia per abbordare le navi dei vivi e dannare le loro anime. Racconti stupefacenti, tinti dal rosso del sangue, dal biancore delle ossa e dal tetro nero della morte. Quella sera ascoltarli gelava il sangue nelle vene di Jace e metteva il suo stomaco, già provato dalla lunga traversata oceanica, in subbuglio, pronto a rimettere. Così si era ritirato in cabina, nella speranza di riprendersi.

Eppure fino a pochi anni prima avrebbe riso di questi timori, denigrato tali superstizioni da ignoranti archiviando il tutto come favole, nonostante le meraviglie incontrate in anni di viaggi lontani dalla sua Torre. Fino al mese prima avrebbe avuto quelle reazioni scettiche, ma non poteva più permettersele; non dopo il suo incontro nelle foreste del Gwathlàiss. Non dopo aver incontrato quelle Tenebre, ed il suo principe dalla voracità insaziabile. Schiere di ombre desiderose di assaporare la vita, nel più crudo dei modi.



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Jace si mise a scrutare gli angoli della cabina e le ombre che vi si addensavano cupe,
era solo il rollare della nave o si stavano realmente muovendo?

Si alzò dalla branda per avvicinarsi alla porta: chiusa a doppia mandata, proprio come l'aveva lasciata.
Si chinò allora a guardare sotto il letto alla ricerca di un qualcosa in agguato, ma non v'era nulla pronto a divorarlo. Si sentì sciocco al pari di un bimbo terrorizzato dallo scricchiolare del suo letto che gli pareva l'agitarsi dell'uomo nero o dai tuoni che imperversavano in una tempesta che scambiava per il ruggito di un qualche mostro. Le ferite che Thywil gli aveva inflitto erano ben più profonde di quanto era parso in un primo momento: il suo corpo era guarito, completamente ripreso a più di un mese da quell'incontro nefasto, ma la sua mente ancora tentennava; era bastato un ricordo durato un secondo a turbarlo più di quanto volesse ammettere. Poteva sentire la paura trasudare dalla sua pelle e macchiarla, ingobbirlo sotto il suo ingiusto peso, riversarsi nei suoi pensieri e tingerli di tinte più fosche e cupe, ravvivando quella paranoia che gli era sempre stata naturale. Era letteralmente spaventato dalla propria ombra, che potesse ergersi alle sue spalle e strangolarlo d'improvviso. Perfino il suo sonno era inquinato, ed ora subiva incubi velenosi e crudeli come quelli della sua prima adolescenza. Dormire era tornato a significare un lungo viaggio nelle lande dell'orrore; temeva il calare della notte e quest'usanza necessaria e per lui dolorosa. E non vi era modo di sbarazzarsene o rimediare in qualche modo su quella nave, nessun incantesimo che potesse aiutarlo. Non doveva che aspettare che quella traversata finisse, conscio che l'ondoso cullare del brigantino non gli fosse di alcun sollievo.




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Osservò la folla che gremiva il mercato del pesce di Jah Keved: era tanto grande da scoraggiare chiunque dal raggiungere le bancarelle, eppure sempre più gente affluiva alla piazza. Lì avrebbe trovato le gocce di Lys, che gli avrebbero consentito sonni lunghi e privi di sogni, gliene serviva una scorta abbastanza corposa, bastevole almeno per tutto il tragitto fino a Taanach dove avrebbe potuto rifornirsi nuovamente. Ricordava ancora il loro sapore agro, seppure fossero passati parecchi anni dall'ultima volta che le aveva usate, durante il suo primo anno di apprendistato lontano dalla fattoria dei suoi; poi non ne aveva avuto più necessità. Visto che la carovana non sarebbe partita per un altro giorno, dopo quella commissione avrebbe approfittato per guardarsi un po' intorno, alla ricerca di qualcosa che potesse interessarlo, od almeno distrarlo nell'attesa del viaggio. A Jace era sembrato un modo migliore di passare la sua giornata anziché bivaccare in locanda per tutta la giornata, tra pinte di birra e forse qualcosa di un po' più forte, magari il dolce fumo di un narghilè speziato. A vedere quella moltitudine di persone ringraziava la propria prudenza - o forse la propria paranoia - che l'aveva consigliato di non uscire in camicia, ma preparato il suo intero armamentario, donandogli la sicurezza del peso della sua cappa ricolma di biglia e carte metalliche. Da sotto il cappuccio azzurro rimirò quell'ammasso di corpi: era rassicurante vedere tante persone così diverse, variegate e variopinte, muoversi assieme ma non all'unisono: numeri così grandi garantivano il più assoluto anonimato, una sensazione che trovava parecchio piacevole, la quiete di chi non esisteva più sulla faccia della terra. Qualcosa che da tempo non provava.

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Il verme della paranoia riprese a sibilare al suo orecchio, frasi inquietanti e che l'incupivano. Quello stesso anonimato però avrebbe protetto chiunque volesse danneggiarlo: un'infinità di mani dondolava trascurata, mani che saccheggiavano non viste le borse dei viandanti più sprovveduti, mani senza volto che avrebbero potuto stringere un pugnale od un sottile ago avvelenato; pronte ad un delitto perfetto. Trucchi imparati quella che sembrava un'epoca fa, nella torre in cui gli avevano insegnato il mestiere dell'assassino, un passato che il tempo aveva eroso come le mareggiate facevano con gli scogli; pronto però a ritornare. Ma i Mastigos non parevano essere più interessati a lui, o forse ne avevano perso le tracce nel suo lungo peregrinare, non sembravano più essere una minaccia alla sua vita da tempo. S'immerse così in quell'oceano di folla.


E mentre camminava guardingo qualcosa attirò la sua attenzione: una voce soave, più del canto dell'usignolo, parole calde di una donna che sembrava attraente. Curioso si fece largo fra la folla, un pizzicore d'ansia a sfarfallare nel suo stomaco. Poteva dunque essere lei?
Poteva essere Afrah dalla pelle candida e le labbra di fico e lo sguardo intenso dagli occhi di brace?
L'aveva già sentita cantare e alle sue orecchie pareva proprio lei, in tutto e per tutto, così si mise ad avanzare a spintoni, fregandosi delle bestemmie che gli indirizzava quella moltitudine, che era in parte attratta anch'essa da quella soave melodia. L'aveva persa fra le fronde ombrose del Gwathlàiss, come inghiottita dal cuore corrotto dell'Eden, e ora la ritrovava in questo distante lido meridionale, a più di un continente di distanza. I suoi occhi azzurri sfrecciavano tra le tante teste, alla spasmodica ricerca del viso della cantante e infine la scorsero: era proprio lei.
Avrebbe riconosciuto il volto della beduina fra altri mille volti di donne meridionali tanti erano i pensieri che le aveva indirizzato, a partire dalla sua scomparsa. Non avrebbe potuto sbagliarsi. Quando il suo canto si fermò uno scrosciare d'applausi sbocciò in quel piazzale, più di un campo fiorito in primavera. Lo Stregone si fece largo tra i tanti per accogliere con un sorriso un volto amico dopo così tante oscure riflessioni.

Ma nel volto di lei non vi fu alcuna gioia, nemmeno il sollievo nel vedere un compagno di sventure ritrovato dopo tante peripezie. Era austero e severo, carico di sdegno e forse di rabbia. Nella voce ogni armonia era svanita, persino la struggente melanconia era stata sostituita da aspro disprezzo.





" È stato lui a chiedervi di trovarmi? "

Lui?
Di chi la beduina stesse parlando Jace non ne aveva idea alcuna. Una minaccia per la sua libertà o forse per la propria vita pendeva su di lei, ma perché pensare che lo Stregone fosse suo nemico, non riusciva a figurarselo. Poi all'espressione di sorpresa sul volto di lui si sostituì un lampo di gelida comprensione, tanto terribile da far tremare le sue gambe. Stava parlando del mercante Hamza, alla cui sola vista era stata rapita dall'ira. Quando l'aveva fermata nei suoi occhi rossi brillava solo odio e disprezzo per il Cartomante, una sete di sangue demoniaca. Poi anche lui s'era perso per la selva, gravemente ferito, e Jace l'aveva dimenticato, relegato in fondo a quel baule di comodi e spaventosi ricordi, come le tante ombre e gli altri incubi di quel bosco.

" Non lavoro più per Hamza.
Mi ha quasi condotto alla morte e poi è scomparso senza darmi nemmeno una moneta opaca!

Credi veramente che l'avrei servito di nuovo?
"

Conosceva quegli occhi: la vena di follia oltre il comprensibile, la paura che li faceva scattare da una parte all'altra di ogni via ed ogni stanza, la paranoia. Non le avrebbe mai creduto, lui stesso nella stessa situazione non l'avrebbe fatto. Il suo cuore si fermò, provando a balbettare qualche parola di scusa, che già sapeva inutile.


" Devi credermi.
Ti prego.
"





Z18bS

specchietto
CS: 4 | Intelligenza 2 Prontezza 2
Critico 40 | Alto 20 | Medio 10 | Basso 5

Stato Fisico: Perfetto;
Stato Psicologico: Perfetto;
Energia: 100 %


Mastigos: I Mastigos sono più potenti ingannatori. Essi possono lanciare le sue tecniche di illusione, infatti, anche nel caso in cui fosse completamente immobilizzato ed imbavagliato: non avrà necessità di alcun movimento per ricorrervi né di pronunciare alcuna parola. Sono in grado di modificare a piacimento il tono, il volume e il luogo di provenienza della propria voce. Potrà farla suonare blasfema e cavernosa come quella di un demone; potrà ingigantirla al punto da assordare i propri avversari; potrà farla sembrare un sussurro proveniente da poco distante alle orecchie dei suoi alleati, e molto altro ancora. I più potenti possono inoltre fondersi nelle loro stesse illusioni. Fintanto che sul campo di battaglia sarà presente un'immagine richiamata da lui, infatti, egli potrà modificare a sua volta anche il suo aspetto, assumendo qualsiasi forma e dimensione desideri. Questa mutazione - seppur ingannando tutti i sensi dell'avversario - sarà tuttavia soltanto un'illusione e non donerà al possessore del dominio alcuna capacità aggiuntiva rispetto alle sue. Infine essi non svengono una volta raggiunto il 10 % dell'energia sebbene muoiano una volta esaurita la riserva energetica. Inoltre la sua aura risulta invisibile agli auspex di natura magica.
[ Passive di Talento (I, II, III) e Razziale e Personale ]

Cappa: Il più appariscente degli indumenti del Cartomante, un enorme drappo azzurro ricoperto di simboli argentei che cinge le sue spalle e lo copre fino alle caviglie. Pur essendo fatta di semplice stoffa, per quanto di buona qualità, non è in alcuna maniera capace di proteggere lo Stregone, se non dalle intemperie. Sotto di essa è però celato un robusto corpetto di strisce di cuoio, tinte del medesimo colore. L'armatura lo copre dalle spalle alla vita, lasciando però libere le braccia, garantendo così una completa mobilità ed una moderata protezione al busto. [ Armatura Leggera al busto ]

Sigillo dell'acchiappasonni: Un ninnolo di capelli intrecciati delle tribù dello Xuraya che racchiude all'interno uno spirito maligno dei sogni. L'essere intrappolato al suo interno non solo è innocuo per il suo portatore, ma anzi lo fortifica. La potenza magica sovrannaturale della creatura gli permette di essere pari ai più grandi Illusionisti, aumentando i poteri del suo Dominio di un livello. L'essere inoltre conferisce la capacità di vedere l'invisibile, sotto forma di auspex di potenza passiva. Inoltre forte delle memorie e delle capacità dello spirito Jace è inoltre capace di utilizzare le pergamene della Classe Ladro. [ Cristallo della Conoscenza e Tomo Furtivo e Bracciali dell'Auspex - Cucito sulla cappa ]

Frusta: Dalla rigida maniglia color terra bruciata nasce il corpo vero e proprio dell'arma fatto in un cuoio molto più chiaro intrecciato per due metri e mezzo alla cui estremità termina con una piccola lama curva, come un minuscolo kama, in ferro brunito, quasi nero; questa testa può essere rimossa. [ Arma da corpo a corpo - Legata al ventre ]

Le petites Thriompes: Il secondo mazzo dei Tarocchi è composto da Cinquantadue carte divise in quattro semi, come molti mazzi da gioco, che forse hanno ispirato o da cui han tratto ispirazione. Esse sono di qualità altissima e nascondono un segreto: Venti di esse nascondono sotto una leggera sfoglia cartacea un'anima metallica e sono appositamente bilanciate per essere scagliate. Inoltre esse possiedono alcuni poteri magici.
[ Arma da lancio, Artefatto epico d'ambientazione - Tasche interne della cappa - 20/20 ]

Lacrime di Strega: Pozione che una volta ingerita cambierà i lineamenti di Jace a suo piacimento, modificando il proprio aspetto nei limiti delle specie umanoidi. L'effetto durerà due turni ma lo Stregone potrà tornare al suo aspetto originale anche prima del termine del suo effetto, semplicemente desiderandolo.
[ Pozione di camuffamento ]

Alito di Nebbia: Questa piccola biglia metallica contiene un particolare Gas compresso fino ad occupare tutto il volume della sfera. Una volta rotto il contenitore la sostanza si spande nell'ambiente velocemente, generando in pochi attimi una densa coltre di fumo grigio. I fumi che si sprigionano non sono venefici in alcuna maniera né dannosi ma per la loro natura sono capaci di oscurare la vista per qualche secondo, dopo il quale si diraderanno, con la stessa rapidità con la quale erano comparsi.
[ Fumogeno ]

Bacio del Bufo: Questa piccola biglia marrone contiene un liquido poco denso, verdognolo, che presenta dei riflessi giallastri sotto la luce del sole. Qualora il contenitore si rompesse, liberebbe un Gas che una volta inalato causa nel malcapitato delle Allucinazioni, che si manifestano nella forma di piccole creature dalle fattezze orrende, asimmetriche pronte a tormentare la vittima; causando un danno di entità Basso alla psiche della vittima.
[ Veleno Psionico ]

Polvere di Lucciola: Una sfera che può generare un immenso flash in grado di accecare chiunque l'osservi. Il flash svanirà nell'arco di un secondo, ma sarà abbastanza potente da riportare i demoni in forma umana.
[ Bomba Accecante ]

Soffio di Puck: Una biglia metallica che dopo un urto deciso rilascia una densa nube violacea, che persiste per qualche secondo e poi si dissolve nell'aria. Chiunque respiri questa nebbia proverà un lieve senso di stordimento, e i suoi sensi risulteranno leggermente offuscati per i prossimi due post di combattimento.

[ Stordente ]


Note: Ho citato qui passive e tutto l'equipaggiamento per comodità!
Buon duello e che vinca il migliore! :D
(ovvero tu, come è ovvio ;_;)




Edited by The Grim - 17/9/2013, 15:14
 
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.Neve
view post Posted on 24/9/2013, 12:19






Sai quanto si sente perduta nella pioggia una persona sola?
Senza fine, come sangue versato, come gente affamata, come l'amore,
Come i bambini, come i morti, senza fine la pioggia.

( La canzone della pioggia - Badr Shakir Al-Sayyab)



Lo guardò.
Luna piena sul viso disteso, come una tela bianca su un piedistallo. Non pareva affranta né imbronciata. Nessuna brutta ruga di irritazione deturpava il suo viso, nessun segno di sconforto, nessuna collera. Era Afrah dai sogni sopiti, Afrah l'ingenua fanciulla. Era Afrah nei giorni di ricchezza e nei pensieri di fiducia.

Era lei o qualcos'altro?

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Sorrideva gentile. La piccola mano destra sospesa nell'aere, come se volesse avvicinarsi a lui. Lenti i suoi passi, dolce il suo sguardo. L'abaya scura si mosse accompagnando la sua figura esile e morbida allo stesso tempo. Ferma ed impaziente, lesta e posata. Non era quella che si poteva definire una bella donna, Afrah. I suoi lineamenti erano sottili si, eleganti, ma privi di qualsivoglia dolcezza o struggente sensualità poiché incupiti ed austeri, alteri. Volutamente seriosi, perché nessun uomo avrebbe dovuto sfiorarla, mai più. E Jace non poté far altro che accettarla, quella mano, stordito com'era da quel comportamento affabile ed inusuale. Gli carezzò la guancia, il mento. Certo che ti credo, sembrava voler dire.

Perché mai dovresti mentirmi?

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" Sei solo un bugiardo."

La mano destra poggiata sulla guancia del Cartomante partì come una saetta,
protendendosi in un sonoro schiaffo.
Un fulmine a ciel sereno.

Non riuscì a proferir parola, Jace. Non riuscì ad emettere alcun suono tanto fu inaspettato il gesto. Lentamente lo sguardo della giovane beduina si era fatto severo ed irato. Le calde pozze degli occhi fiammeggiarono di stizza, e labbra serrate e contratte avevano preso il posto delle sue baluginanti perle di gioia. Non vi era più conforto in quel viso inclemente, non una punta di comprensione. L'aveva illusa, l'aveva ingannata. Nervosa, si allontanò da lui rapidamente, mantenendo una certa distanza, tra i commenti e le chiacchiere dei paesani che avevano trovato in quel piccolo siparietto una fonte di intrattenimento.
"Bugiardo."
Continuava a mormorare tra sé e sé.
"Solo un bugiardo."
Un arido vento si alzò dal terreno scompigliandole le vesti e lo chador sul capo che faceva intravedere piccole ciocche di capelli corvini. La sua figura, così eterna ed immutabile in un primo momento, crollò in tutta la sua interezza rivelando l'amara fragilità della giovane Afrah. E tutto ciò che aveva costruito intorno al suo personaggio in quel giorno di canti e storie si sgretolò miseramente come un castello di sabbia. Era solo una donna in fondo, una debole e triste donna incapace di tenere per sé le sue emozioni.

" Traditore!

Ciarlatano!
Mi hai ingannata e stavi per farlo di nuovo!


8gpd

Pensavi di potermi circuire ancora?
Dannato sciacallo!"


Sfociò senza ritegno in un oceano di frasi moleste, epiteti iracondi. Un torrente di infinita grandezza e potenza. Sempre più gente si avvicinava curiosa a Jace ed Afrah, occhi languidi e maliziosi, bocche sguaiate. Ma lei non li vide nemmeno, era furiosa, colma di disappunto e delusione per colui che riteneva un alleato, un sodale.
Un amico?

"Mi avevi convinta, sai Djais?"
Il reverenziale Voi era già sparito da tempo nel suo impeto di collera contro il Cartomante. Lì nel momento stesso in cui aveva saggiato il suo inganno. E lui adesso era solo un nemico, un avversario disonorevole ai suoi occhi. Talmente disonorevole da non meritarsi nemmeno l'appellativo di cortesia. O forse così caro da eludere ogni sintomo di formalità?
Il suo volto si fece supplice.
"Io... Io mi fidavo di te."
Balbettò tremolante.

Ma poco durò quell'attimo di esitazione che già la collera la invase nuovamente,
come un'onda che ritorna e che bagna le sponde spigolose degli scogli protesi.

"Hai approfittato della mia stoltezza.
Ora niente sei più ai miei occhi, Cartomante.
Ora torna a servire Iblis come meglio sai fare!"


Si lasciò andare ad un canto cupo, Afrah dal candido viso. Una canzone dolce e triste allo stesso tempo, una nenia che presagiva tutto e nulla. La storia di Lucifero l'angelo caduto prese ad inondare di suoni l'aria di quel posto che odorava di lezzo e carne umana. Suoni grattati, gutturali, lettere stridenti che come farfalle silenziose e leggere arrivarono ora all'orecchio di uno, ora all'orecchio di tutti. Il cielo si oscurò. La sagoma della Stella del mattino, nera ed imperante prese a capeggiare sopra le loro teste e tutti i presenti che avevano inizialmente assistito alla scena con gaudio e scherzosità presero a ritirarsi nelle loro case, nelle loro botteghe, a fuggire a destra e a manca a fonte di questo terribile presagio. E le nubi, incupite da questo nuovo annuncio, scrosciarono di pioggia e lacrime amare che lentamente inondarono d'acqua le vesti ed i volti giovani. E lei non emise più alcun fiato, solo nella mente il suo canto sarebbe continuato. A lungo, incessantemente. Se solo Jace non si fosse protetto, avrebbe potuto sentire la voce di Afrah ed il suo eterno canto inondargli la testa ed i sensi.

Rapida poi la mano della beduina estrasse un piccolo spillo da una delle tante tasche dell'abaya e lo lanciò lì,
in direzione del cuore pulsante del Cartomante.

~

Sai quanto si sente perduta nella pioggia una persona sola, Jace?




albero4

Afrah

Capacità Straordinarie (5)

Prontezza: 2 | Velocità: 2 | Intelligenza: 1


Tayf

Capacità Straordinarie (5)

Forza: 2 | Velocità: 2 | Intelligenza: 1


Consumi: Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%



Energia: 100% - Medio 10% - Basso 5% = 85%

Stato Fisico: Illesa 16/16

Stato Psicologico: Indisposta e paranoica, illesa 16/16

Kukri: riposto
Spilli: uno utilizzato 19/20

PASSIVE:
CITAZIONE
La Banshee:
❖ Afrah e Tayf sono, insieme, un’unica Banshee, ogniqualvolta la Banshee incrocerà lo sguardo con un individuo di potenza pari o inferiore alla sua, esso percepirà un lieve timore che sfocerà in un leggero brivido di paura. [Passiva razziale Avatar]
❖ La Banshee non sviene al 10% di energia. [Abilità personale]

Il Velo:
❖ La banshee è capace di evocare le proprie difese in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. [Passive del Talento Guardiano,I e III livello]
❖ Qualsiasi difesa a trecentosessanta gradi avrà potenza pari al consumo impiegato per generarla. [Passiva del Talento Guardiano II livello]

Né in Paradiso Né all'Inferno: In particolari condizioni di calma e concentrazione la Banshee sarà in grado di levitare, anche se con alcuni limiti: non potrà superare la sua naturale velocità che potrebbe raggiungere camminando o correndo, e nemmeno arrivare ad elevate altitudini. Inoltre, basterebbe un solo calo di concentrazione per far in modo che la malia si interrompa. [Pergamena del Ladro Sostegno]

La ragazza Nessuno: Anti auspex. Chi è nelle vicinanze della Banshee non potrà localizzarla, tanto meno avvertirne la presenza. [Artefatto "Il Pianto delle Parche"]

ATTIVE:

CITAZIONE
# CANTO ♦ Lucifero ~ Stella del mattino
Era il prediletto di Dio, era bello, raggiante e luminoso Lucifero. Portatore di luce, araldo dell'Unico. La sua presenza inondava i cuori di gioia, il suo canto era fonte di vita. Ma la sua superbia ed il suo egoismo lo resero troppo ambizioso, così tanto da sfidare lo stesso suo Padre. Per questo venne punito, le sue ali spezzate, spinto giù sulla Terra come il più blasfemo dei reietti. E questo canto rende giustizia alla sua figura di angelo caduto. Con un consumo di energia medio la banshee intonerà una melodia che rievochi la caduta di Lucifero, una sagoma nera di natura magica e di elemento sacrilego si staglierà infatti nel cielo per poi ricadere sui nemici il turno successivo o al termine del turno stesso, a sua discrezione. La tecnica provocherà danni di media entità sotto forma di ustione; contro gli angeli il danno varierà a Alto, mentre contro i demoni diminuirà a basso. [Pergamena del Negromante "Costellazione"]

# CANTO ♦ Nenia della mente ~
Sottile e leggera è la melodia che non si vede, non si percepisce, non se ne realizza la provenienza. Eppure, benché Afrah non muova le labbra, questo dolce canto può essere udito tramite la mente, il proprio inconscio. Spendendo un consumo pari a basso quindi, la banshee sarà in grado di riprodurre un canto incessante di natura psionica nella mente della vittima, la sua voce sarà così struggente e melodiosa che inevitabilmente porterà il suo avversario a distrarsi procurandogli un danno da confusione basso ed istantaneo alla mente. La sua voce rimarrà tuttavia nella testa della vittima per due turni. [Pergamena del Mentalista "Eco"]

RIASSUNTO E NOTE:
Specifico fin da subito che la parte dello schiaffo è stata completamente concordata con il mio avversario ed è stata ideata per un puro effetto scenico. Inoltre, tengo a precisare che quest'ultimo NON verrà ovviamente aggiunto ai danni al fisico di Jace.

Afrah esternamente pare aver perdonato il Cartomante, poiché si prodiga in un sorriso e in una carezza nei suoi confronti. Ma questo è una sorta di sfottò, poiché subitamente stizzita gli da uno schiaffo (come nelle peggiori soap sudamericane :v:) e si allontana da lui. Da qui parte il vero e proprio duello. Dopo una serie di epiteti ingiuriosi nei confronti di Jace, la beduina canta "Lucifero ~ Stella del Mattino" (Pergamena del Negromante "Costellazione") per ricreare in cielo la sagoma di Lucifero l'angelo caduto, che resta lì, in attesa di un suo comando. La melodia cambia, si fa più dolce, ma lei non apre la bocca, è la "Nenia della mente" (Pergamena del Mentalista "Eco") che cerca di farla rimbombare in testa al suo avversario. Dopodiché, sperando lui sia distratto, sfila uno spillo da una tasca e lo lancia contro Jace, in direzione del suo cuore. BADABUM!

Edit: aggiustato un errore nello specchietto


Edited by .Neve - 24/9/2013, 23:53
 
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The Grim
view post Posted on 5/10/2013, 12:32





Era stato un fulmine a piombare su di lui? O forse era stata la furia di una divinità?

No: era la semplice mano di una ragazza, non ancora donna fatta. Eppure quel gesto lo atterrì più di tutte le ferite, mortali e non, che aveva subito, lo scosse più di un terremoto. Lo schiaffo non l'aveva danneggiato: la sua guancia si colorò del rosso dello schianto e dell'imbarazzo ma niente di più; era dentro di sé che sentiva come fiorire mille crepe, quasi fosse fatto di vetro. Le parole di Afrah, la candida, rimbombavano nella sua testa come martelli ma non era il loro suono a distruggerlo, era il loro significato a infrangerlo, la sua ira a polverizzarlo. Quel suo sguardo di brace a ridurlo all'impotenza. Perché pur non conoscendo il motivo di tanta rabbia nei propri confronti, sapeva quanto le sue parole fossero vere, oltre che sincere. Sapeva di essere un traditore, un bugiardo,
un ciarlatano.

E la beduina prese a cantare, non una dolce melodia che rallegrava i cuori e sollevava gli animi, nemmeno era una canzone struggente e malinconica che invitava alla tristezza. Un'ode che sapeva di blasfemo, un'invocazione potente e gloriosa ma malvagia. Nulla che facesse presagire qualcosa di buono, sopratutto per il Cartomante. Ed il cielo si fece cupo, appesantito da nubi nere che s'addossavano l'una sull'altra, fino a formare una figura per metà uomo e per metà tenebra. Jace tremò a quella vista: quell'entità gli ricordava troppo l'ombra del Gwathlàiss, il temuto principe delle tenebre dei suoi incubi. Era come se il suo cuore avesse smesso di battere, come se il tempo non solo si fosse fermato ma avesse preso a scorrere al contrario, cancellando l'ultimo mese fino al ritorno in quella selva. Come se non fosse mai riuscito a fuggire da quel bosco ed avesse sognato gli avvenimenti successivi. Sapeva quanto ciò fosse impossibile, era solo una sua paranoia, eppure tutta la scena sfuggiva alla logica per Jace. Poteva la beduina essere sotto un loro incantesimo, un segugio mandato sulle sue traccie? Era soltanto un'altra di quelle creature sotto mentite spoglie o una malia l'aveva fatta impazzire? L'Afrah che conosceva era ancora viva?
Questi interrogativi vorticavano nella mente dell'uomo mentre le ingiurie della donna rimbombavano nelle sue orecchie, offuscando la sua lucidità. Ed una sopratutto gli pareva inquietante, la più velenosa di tutte.

Era per la sorte della Banshee che provava tutta quella angoscia o per la salvezza della propria pelle?


Traditore. Bugiardo. Ciarlatano.
Mi hai ingannata! Mentito!
Mi fidavo di te!


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Una scintilla rossa di dolore, l'acuta sensazione della propria carne penetrata, fermò il flusso dei suoi pensieri. Guardò il proprio petto: un lungo ago si ergeva solitario al centro di esso, su per giù all'altezza del cuore. Un rigolo di sangue prese a sgorgare dalla ferita, sporcando il corpetto conciato che aveva appena salvato la sua vita, subito lavato dalla pioggia battente. Quel gesto riassumeva con semplicità la situazione a discapito delle intricate ipotesi dello Stregone: la beduina voleva ucciderlo. Non importava quale fossero le sue motivazioni, quello era il risultato contro il quale doveva confrontarsi. Ma come farlo?

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La destra dello Stregone si chiuse attorno allo spillo e lo strappò dal corpetto di cuoio, lasciandolo cadere ai suoi piedi. Incrociò il suo sguardo con quello di lei, e non vi trovò solo odio: accanto all'ira coesisteva una punta di sofferenza che ne attenuava la rabbia, come una ferita che la stesse straziando dall'interno; o così gli pareva di scorgere. Jace voleva apparire risoluto di fronte a lei, granitico e temibile, ma ogni sua movenza tradiva questa impressione. Sentiva i propri occhi scattare nervosamente, le viscere torcersi, le dita ticchettare l'aria, il suo stomaco in subbuglio e il cuore pronto ad esplodere per la tensione. Non sarebbe riuscito a levare un'arma su di lei, ne era certo, ma allo stesso doveva lottare o ne sarebbe rimasto ucciso. Gli sfuggiva quale fosse la cosa giusta da fare. Non gli rimaneva che temporeggiare, resistere alla tempesta finché una soluzione non gli fosse balzata in mente. Indebolire la Banshee e fiaccare la sua volontà quanto più gli era possibile.


Le labbra tremanti si torsero a pronunciare poche parole in un flebile sussurro che sarebbe però risultato chiaro e forte alle sue orecchie, come sussurrato direttamente ad un soffio dalla sua pelle.

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" Non costringermi a qualcosa che non voglio,
ti prego.
"

Una vena dorata contaminò il gelido azzurro delle sue iridi mentre la magia attraversava il suo corpo. La vista si fece appannata, come dietro ad una lente sudicia, le gambe presero ad oscillare ed il terreno gli parve scivolare sempre più lontano da lui, e mancargli da sotto i piedi. Conoscere il prezzo per la propria stregoneria non rendeva più facile da gestirla, forse anzi ne amplificava le conseguenze. Evocare l'Appeso significava sentirsi a testa in giù, l'intero equilibrio venire meno, un prezzo altissimo per alcuni, accettabile per il Cartomante che ne conosceva l'esito: le forze della beduina sarebbero scemate, come risucchiate via. Sarebbe stata più lenta o più goffa o meno lucida, certamente più fiacca. E lui se ne sarebbe approfittato per scivolare lontano. Le sue mani scattarono rapide all'interno della cappa, catturando la mancina una piccola fialetta, le lacrime della Strega, e la dritta una piccola biglia metallica, l'alito di nebbia. Lanciò la seconda verso la donna, e poi bevve tutto d'un fiato la prima. Una densa cortina avrebbe oscurato la vista della beduina all'impatto della sfera col terreno, niente più che un banale fumogeno. La pozione invece rappresentava una mossa imprevedibile: l'aspetto dell'uomo sarebbe mutato in pochi attimi, e non sarebbe più apparso come il Cartomante agli occhi di tutti, ma il suo corpo si sarebbe contratto fino a quello di una piccola ragazzetta cenciosa. Non un'illusione od un inganno simile, ma una vera propria trasformazione, fortunatamente reversibile e temporanea. Jace si mosse tra le bancarelle del mercato, vacillando ad ogni passo, appoggiandosi dove poteva, cercando di mantenere l'equilibrio; stordito com'era non aveva potuto fare troppa strada prima che la cortina si dissolvesse. E nascosto dietro una piccola botte colma di teste di pesce, di poco più grande a quel corpo di ragazzina, avrebbe indagato nella mente di Afrah. Uno degli incantesimi più semplici dei Mastigos, spesso sottovalutato in combattimento, una semplice coercizione che avrebbe aperto la mente della donna al volere dell'uomo. In quei ricordi avrebbe cercato la causa di tanta furia, o la prova delle manipolazioni delle ombre del Gwathlàiss. Ed avrebbe saputo se combattere o disperarsi.


Z18bS

specchietto
CS: 4 | Intelligenza 2 Prontezza 2
Critico 40 | Alto 20 | Medio 10 | Basso 5



Stato Fisico: Quasi perfetto, ferita Bassa al torace;
Stato Psicologico: Frastornato, Voce di Afrah nella testa (danno basso), Vertigine e scarso d'equilibrio (danno Medio) ;
Energia: 100 - 0 - 5 = 95 %
Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° Auspex passivo delle auree,
° Le tecniche illusorie non bisogno di gesti per essere castate,
° Jace può alterare la sua voce ed è un ventriloquo,
° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un illusione è attiva,
° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici;


Riassunto Post: Jace, colpito dello schiaffo, rimane per qualche secondo intontito, non per la forza del colpo ma per il gesto in sé. Non capisce il motivo della rabbia di Afrah, e si scuote solo dopo che lo spillo lo colpisce, incapace di difendersi da quello o dalla tecnica psionica della Beduina, che gli infligge un danno basso alla psiche. Ho deciso di ricevere un danno basso non per l'esigua differenza di CS, ma perché un attacco rivolto ad una zona non immediatamente letale (il centro del petto) e sopratutto ben protetta dal corpetto di cuoio. Il Cartomante, confuso, cerca di reagire goffamente, anche perché non vuole ferire la donna di cui ormai - penso sia palese- è innamorato. Per non ferirla usa L'appeso, che l'indebolirà a scapito di un danno alla propria psiche, per poi temporeggiare. Lancia infatti un fumogeno ai piedi della donna per nascondere la sua mossa successiva, e quindi " trasformarsi " in una ragazzina bevendo la Pozione di Camuffamento. Si nasconde così dietro un barile e sferra la seconda tecnica: Il Papa, con l'intento di avere un quadro più chiaro delle motivazioni della sua amata. (Jace sospetta che sia in qualche modo influenzata da Thywil, dopo il loro recente incontro con il mostro nei boschi, durante questa giocata).

Attive & Oggetti usati:

CITAZIONE
L'Appeso: Jace può scagliare una potente maledizione nella mente dell'avversario, che lo prosciugherà delle sue forze, rendendolo inerme. Egli subirà un danno Medio alle proprie capacità, ovvero un danno di 2 CS. Per poter fare ciò anche lo Stregone deve perdere qualcosa: parte della sua lucidità, autoinfliggendosi un danno Medio alla proprio mente sotto forma di confusione. Per castarla è necessario percepire l'avversario, anche solo visivamente. La tecnica ha potenza Media e natura psionica ma non provoca altri danni alla mente od al fisico della vittima Consumo energetico: Nullo

Il papa: Con un consumo Basso di energie egli verrà immediatamente a conoscenza di parte della storia del suo bersaglio, di qualche suo segreto, o delle sue paure e passioni. La tecnica in caso di successo provoca danni Bassi alla mente della vittima, e può essere contrastata da un'opportuna difesa psionica. Consumo energetico: Basso

Alito di nebbia: Fumogeno
Lacrime di Strega: Pozione di Camuffamento

Note: Avendo citato equipaggiamento e oggetti d'erboristeria al turno precedente ho trovato superfluo ripetere i loro effetti in questo post, per ogni dubbio c'è un'esaustiva descrizione nello scorso specchietto. Per parlare ad Afrah, Jace si avvale della seconda passiva di talento, quella che da completo dominio sulla propria voce e di ventriloquia. Inoltre avrei dovuto segnare il danno dello schiaffo come: " Ferita Mortale al cuore di Jace, che ora è in tanti pezzettini " ma ci siamo accordati per ignorare questa ferita devastante!
A te la tastiera, sò!

 
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.Neve
view post Posted on 30/10/2013, 14:26






Ghiaccio erano i suoi occhi, così freddi e tanto grami. Intorbiditi da cupe pozze di amarezza. Nessuna gioia a colorare quel viso giovane, nessuna pace in quel volto sgomento. Jace era fermo, immobile. Le labbra tremanti di un bambino impaurito. Quand'egli scorge per la prima volta la verità, quando sa che sogni e balocchi danzano solo nella sua fantasia. E rimangono lì per anni, forse per sempre. Ed allora Afrah la vide. Fu un attimo, un lampo. La sua fermezza volar via come scossa da un gelido vento, mentre il sottile ferro si innalzava potente e solo al centro del suo petto. Era una torre, un baluardo. Una alif sola e prepotente. Squarciava il suo corpetto rivelando la morbida carne imbrattata di sangue.

Era il punto di rottura in due anime opposte.
« Oh com'era caldo il suo cuore, bambina. »
Era un muro, una barriera.
« Oh com'era fragile. »
Una distanza.

La sua.

La vedeva lì, una divisione infrangibile ed inscalfibile. Sottile materia che era in realtà protezione e difesa contro le sue stesse emozioni. Qualcosa che riusciva a portarla via, distrarla da ciò che in realtà il suo animo chiamava da tempo ma che lei non si sforzava di ascoltare. Ed ascoltava solo il vento che arido volteggiava in quelle strade affollate, in quei chioschi ricolmi di merci e spezie di ogni dove. Nel viso rugoso di un vecchio pescatore, così arso e consunto dal sale e così pieno di vita e passione. Ogni suo solco era un segno della memoria come le dune di un deserto nascosto. Ogni sua macchia era un continente, un'isola, ed i suoi occhi pozze sull'oceano. Ora gli occhi di Jace erano flebili stelle perdute, non più cielo ricolmo di gioia, non più la sua sorgente della speranza. Ora i suoi occhi freddi richiamavano quelli sperduti di un piccolo aiutante del mercato, quello stesso bambino inebetito dal suo dolce canto e poi terrorizzato dal medesimo richiamo di morte. E mentre il cielo si oscurava ancora presagendo innaturali disastri, il Cartomante fissò la beduina nei suoi occhi purpurei e sibilò parole supplici,
come se in quegli stessi vi fosse sangue, terra e oscurità.

"Non costringermi a qualcosa che non voglio, ti prego."

Una voce sperduta, una frase. La sentiva chiara nella sua testa benché fossero distanti.
Non riuscì a capire in che modo Jace potesse averla fatta arrivare a lei.

Era solo la sua voce o la sua immaginazione?

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Era polvere e pioggia.
Era aria che volteggiava per le strade ricolme d'acqua e fanghiglia. Era vento e terra. Era una sferzata nel profondo, una spada sulle sue debolezze. Il velo grigio della vecchia Husama non riuscì invero a proteggerla adeguatamente da quella voce imperante, fastidiosa. Si sentì più fiacca, Afrah. Il suo intero corpo divenne improvvisamente poco più goffo e lento. Non capì, non comprese. Forse era stata vittima di una malia sconosciuta, forse era stata raggirata ancora una volta dal Cartomante dagli occhi di ghiaccio e dal lungo mantello. O forse quelle parole, pronunciate con così tanta naturalezza ed affanno l'avevano lesa nel profondo più di quanto non immaginasse.

Lo aveva ferito, attaccato, distrutto più nell'anima che nel corpo. Eppure tremava a quelle semplici parole.
Eppure il suo cuore fremeva e l'aria le mancava.
Non costringermi. Non voglio.
Neppure lei lo voleva.

Allora perché lo stava facendo?
Allora perché la sua ira tracimava con così tanta passione?

« Stai solo mentendo a te stessa. »
Tayf l'ammonì, come sempre. Come ogni volta che Afrah commetteva uno sbaglio. Come quando fuggiva dai problemi rifugiandosi nel caldo limbo della menzogna e della viltà. E lo stava facendo, stava ancora scappando. Ma quando una coltre nebbiosa si levò da terra ormai era troppo tardi. Vide il fumo denso della piccola biglia di metallo espandersi per tutto l'aere occludendole la vista.


Ed il cielo si fece scuro quando gli occhi si strinsero.

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Fosca è la sua mente e le tempeste che ivi si formano in un perpetuo fragore. Vi sono tuoni, lampi, scossoni. E le paure tracimano copiose. Non vi è luce in quell'antro di timori, solo una foresta. Non vi è ricetto, solo foglie e piante ed alberi incupiti dal manto notturno. È una selva, la riconosci Jace. Hai perso lì il tuo coraggio, se mai ne avessi avuto alcuno. Lì dove le ombre hanno danzato divorando ogni cosa, perfino il tuo animo. Ma non il suo. La vedi, trema di fronte al suo padrone. Trema simulando una foglia innanzi ad un mostro tanto grande da poterla coprire, tanto grande da farla sparire come se non fosse mai esistita. Come se l'avessi solo immaginata. Perché tu l'hai già pensato una volta, Jace. E allora scorgi la sua mano bianca affondare il pugnale ricurvo sulla pancia del mostro. E lui non è più Hamza, non è più il suo padrone. È un'altra cosa. È il male, uno specchio, un guscio vuoto che si infrange. È solo l'ombra di quello che era Hamza. Di quello che è. Perché lui è ancora vivo da qualche parte e lei lo sa, lo teme.

E quando la chimera si sgretola sotto ai suoi occhi lei è ancora sola.
Dorme, e dormi anche tu.

La vista si schiarisce, il cielo roboante si spegne. È l'alba di un nuovo giorno ed un sole luminoso sorge all'orizzonte. E quel sole sei tu, Jace. Sei tu quella luce che squarcia il nero di quell'animo. Lei ti viene incontro, ti guarda. Ha gli occhi colmi di speranza, non l'hai mai vista in questo modo. Eppure le vostre labbra si sfiorano per un istante, le sue mani tremano sul tuo viso imberbe.

« La mia luce si è spenta. »
Soffia ad un passo dalle tue labbra.
Il suo volto è ora due. Due donne, sia Tayf che Afrah. Entrambe insieme, entrambe unite.
Ed è come se ora fossero una sola cosa, un solo corpo.

« Eri tu il mio sole.»
« Eri tu il mio sole.»

Dice, dicono.

« Perché hai aiutato Hamza?»
« Perché hai aiutato Hamza?»

Si susseguono innanzi a te le immagini dei vostri incontri. Un ventaglio di carte fruscianti si dispiega sulle tue mani e vedi lei sorridere la prima volta alla locanda di Gerico, allietata dal tuo gioco di prestigio. La vedi posare lo chador sul tavolo, di proposito. Senti il suo timore quando ti raccoglie sanguinante in un vicolo malfamato di quella stessa città. Senti ancora le braccia forti di Tayf sorreggerti e vedi il volto attento di Afrah durante la tua divinazione dei tarocchi.

E allora non è rabbia quella che senti sgorgare dal suo corpo freddo. Non è frustrazione, vendetta.
È un'amara tristezza quella che l'invade. La sensazione di aver perso l'unica cosa buona che aveva trovato dopo il suo spezzarsi.

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Tutto si riebbe.

La nebbia si diradò oltre gli occhi fiammeggianti della beduina e lui già non c'era più. Non riusciva a scorgerlo da nessuna parte. Si voltò istintivamente cercando di ritrovarlo tra la folla, tra i volti timorosi e sgomenti dei paesani. Ma nemmeno la sua sterile parvenza riuscì a vedere. Nemmeno i suoi occhi, nemmeno il suo odore. Avrebbe riconosciuto il suo volto tra quello di cento e mille uomini, ma non quella volta. Ed allora si mise affannosamente a cercarlo. Scostò genti, tavoli e bancarelle. Guardò in basso, in alto, nei vicoli più puzzolenti. Ma lui non c'era. Era come se fosse scomparso in quella stessa nuvola di fumo artificiale che aveva prodotto poc'anzi. L'ansia allora la colse. Aveva paura. Paura di lui, di Hamza, paura per la sua vita. O forse paura di aver perso qualcosa di importante, subitamente cacciata via dalla sua ira e dal suo orgoglio. Era sola ma aveva paura, era sola e temeva che da un momento all'altro lui sarebbe venuto ad ucciderla. Ma l'avrebbe realmente fatto?

Non l'aveva mai creduto possibile fino a quel giorno. Non avrebbe potuto figurarselo. Eppure non voleva che lui la vedesse, non voleva che lui la guardasse in quello stato. Eppure si sentiva ancora tradita, eppure dalle sue labbra cominciò a sgorgare un flebile canto. Era una di quelle canzoni narrate di generazione in generazione ai propri cari, ai propri figli. Una nenia per evitare gli orrori della guerra, una nenia per non pensare a nulla, per non guardare. Non voleva che lui lo facesse eppure lo chiamò, eppure i suoi occhi purpurei guizzavano da una parte all'altra del borgo. Quella canzone gli avrebbe potuto occludere la vista, avrebbe visto non altro che nere tenebre dentro la sua mente e ne sarebbe stato disorientato. E mentre la melodia inondava tutte le strade di suoni acuti e gutturali, la stella del mattino cominciò a cadere dal suo azzurro cielo.

"Dove sei, Djais?"
Chiamò distante

Lucifero stava per giungere in Terra dai sette veli di etere.




albero4

Afrah

Capacità Straordinarie (5 4)

Prontezza: 2 | Velocità: 2 1 | Intelligenza: 1


Tayf

Capacità Straordinarie (5 4)

Forza: 2 | Velocità: 2 1 | Intelligenza: 1


Consumi: Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%



Energia: 85% - Basso 5% - Medio 10% = 70%

Stato Fisico: Illesa 16/16

Stato Psicologico: Basso da destabilizzazione emotiva 15/16

Kukri: riposto nel fodero
Spilli: uno utilizzato 19/20

PASSIVE:
CITAZIONE
La Banshee:
❖ Afrah e Tayf sono, insieme, un’unica Banshee, ogniqualvolta la Banshee incrocerà lo sguardo con un individuo di potenza pari o inferiore alla sua, esso percepirà un lieve timore che sfocerà in un leggero brivido di paura. [Passiva razziale Avatar]
❖ La Banshee non sviene al 10% di energia. [Abilità personale]

Il Velo:
❖ La banshee è capace di evocare le proprie difese in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. [Passive del Talento Guardiano,I e III livello]
❖ Qualsiasi difesa a trecentosessanta gradi avrà potenza pari al consumo impiegato per generarla. [Passiva del Talento Guardiano II livello]

Né in Paradiso Né all'Inferno: In particolari condizioni di calma e concentrazione la Banshee sarà in grado di levitare, anche se con alcuni limiti: non potrà superare la sua naturale velocità che potrebbe raggiungere camminando o correndo, e nemmeno arrivare ad elevate altitudini. Inoltre, basterebbe un solo calo di concentrazione per far in modo che la malia si interrompa. [Pergamena del Ladro Sostegno]

La ragazza Nessuno: Anti auspex. Chi è nelle vicinanze della Banshee non potrà localizzarla, tanto meno avvertirne la presenza. [Artefatto "Il Pianto delle Parche"]

ATTIVE:
CITAZIONE
Lucifero ~ Stella del Mattino (Costellazione) 2/2

Nenia della Mente (Eco) 2/2

Il Velo ~ Al Hijhab ﺃُﺣْﺠِﺒﺔ
Leggero si poggia sul suo capo, flebile, morbido, piacevole al contatto, ma duro e forte, cupeggia pesante come la notte, è la protezione della Banshee, il suo marchio è eterna forza e rapida dissolvenza, è buio e piacevolezza al tempo stesso. È il dono di Tayf, una protezione totale dalle minacce esterne. {NERO} Apparentemente sembrerebbe un normale velo di raso nero semitrasparente, lungo e delicato, ricopre tutto il corpo e la avvolge, ma ella vi può guardare attraverso in modo naturale. La banshee è capace di evocarlo in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. Sarà quindi sempre in grado di difendersi in ogni circostanza, anche se colpita alle spalle o di sorpresa ed esso si concretizzerà dinnanzi a lei, bloccando qualsiasi offensiva magica o fisica. Il consumo sarà quindi basso, medio o alto con potenza pari al consumo stesso. Per lei poi, qualsiasi difesa a trecentosessanta gradi avrà potenza pari al consumo impiegato per generarla. [ Effetti passivi ed attivi del I, II e III livello del talento "Guardiano"]{GRIGIO}In talune circostanze, il velo assume connotazione interna alla banshee. Essa ha capito a sue spese quanto possono essere terribili le malie della psiche, imparando difatti ad evocarlo anche per difendersi dalle subdole illusioni dell'inconscio. La beduina sarà quindi anche in grado di proteggersi da qualsiasi offensiva di natura psionica, spendendo un consumo energetico pari al consumo impiegato dall'avversario per evocare la tecnica, e quindi variabile.[Pergamena del Mentalista "Autocontrollo"] USATO A BASSO

# CANTO ♦ Non guardare ~
"Non guardare piccola mia, mantieni puri i tuoi occhi.
Perché il tempo è una condanna e la vita sfugge tra le mani dei nostri soldati."

Si narra che in tempi di guerra le donne del Sud erano solite addormentare i loro bambini con questa dolce nenia per non far vedere loro gli orrori e le stragi. Essa è infatti una particolare canzone che Afrah imparò tramandatale da sua nonna. Da piccola, la beduina non sapeva cosa in realtà celasse il melanconico motivo, ma in tempi più recenti ella ha scoperto il suo reale scopo. Con un consumo di energie medio, la banshee cantando potrà ricreare un'onda psionica che generi una luce accecante o tenebre nere nella mente dei nemici a seconda della situazione. Questa malia priverà gli avversari per brevi istanti della vista, e infliggerà un danno basso ad area da confusione. [Pergamena del Mentalista "Allucinogeno"]

RIASSUNTO E NOTE:
Afrah accusa in parte la malia psionica, difendendosi parzialmente con il Velo Grigio a Basso (Pergamena del Mentalista Autocontrollo), riceve dunque un danno basso alle Cs perdendone di fatto una in velocità. In quel momento si chiede, anche spronata da Tayf, se sta effettivamente facendo la cosa giusta attaccando il Cartomante o se sta semplicemente nascondendo le proprie emozioni. Il fumogeno fa effetto ed Afrah non riesce a vedere nulla. La parte centrale dopo la musica, volutamente cangiante in seconda persona ed al presente, è quindi dedicata a ciò che Jace vede e riesce a sentire all'interno della mente di Afrah attraverso la pergamena Spia che le provoca di fatto un danno basso alla mente, interpretato come una sorta di destabilizzazione emotiva. Il Cartomante riesce a vedere la beduina sconfiggere l'ombra di Hamza e sentire dunque i suoi timori allo scoprire che in realtà il vero Hamza è ancora vivo. Afrah - o meglio, il suo subconscio - bacia la figura di Jace e gli comunica che in realtà è triste perché lui stesso ha aiutato il suo padrone. Alla fine di spia ed al diradarsi del fumogeno, Afrah non riesce a trovare Jace nella sua nuova forma ed incomincia a cercarlo. Canta "Non guardare" (Pergamena del Mentalista Allucinogeno) per cercare di confonderlo e non fargli vedere nulla, ovunque lui sia. Nel frattempo "Lucivero"/Costellazione del Negromante cade giù al suo secondo Turno.

Finalmente ho postato e scusami per l'immenso ritardo! ç_ç
 
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The Grim
view post Posted on 20/11/2013, 11:14





Foglie di hashish, gambi essiccati di cappuccio del boia, pistilli di papavero purpureo, polvere di semi di segale cornuta, foglie di coca, corteccia del salice della vita. Jace nella sua seppur breve vita aveva provato tutte queste droghe, e molte altre ancora. Aveva perfino lasciato che una tessitrice di paradisi midgardiana manipolasse i suoi sogni in un idillio di piaceri per un'intera settimana a Dorham. Ma mai si era sentito così: scombussolato in una maniera che esulava dalla sua esperienza, agitato da una tempesta di passioni contrastanti, incapace perfino di descrivere il suo stesso stato d'animo. Terrorizzato e senza alcun timore, sicuro ma pieno di dubbi e domande. La beduina provava sentimenti forti per lui, ma in realtà l'amava o l'odiava? Lui era l'uomo della sua vita, ma colui che avrebbe riacceso in lei la speranza o forse colui che la seppelliva per sempre? E anche lui provava qualcosa di mai sperimentato prima, ma era furente gelosia per colei che l'aveva rifiutato una volta per tutte o invece triste orgoglio di aver conquistato sinceramente e nel profondo il suo cuore?

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Quello era il tuo vero cruccio, Jace. Potevi sopportare che la tua brama non fosse corrisposta, da bravo eroe tragico: un amore non corrisposto, un'incomprensione, tanta violenza e tanto dolore. Una cosa che avevi visto tante volte, qualcosa che potevi accettare facilmente. La dolcezza invece non sapevi proprio come affrontarla. Eri il suo eroe, la sua più grande speranza, il suo sole. Colui che le avrebbe preso la mano e aiutata a rialzarsi, l'avrebbe protetta per sempre. Un compito troppo gravoso per chiunque, figurasi per un codardo come te: un ciarlatano berciante, tronfio dei suoi giochi di prestigio, amante di quello svolazzare di carte e lampeggiare d'incantesimi fasulli. E questo ti mandava su tutte le furie: perché per via della tua cappa ti aveva scambiato per il principe azzurro. Mentre tu eri il perfetto opposto: per nulla nobile, in senso di natali e di morale, e rosso. Rosso di rabbia che colorava il tuo viso di un vivido paonazzo, rosso del sangue che ti iniettava gli occhi e t'annebbiava la vista. Rosso del fuoco che ti bruciava nel cuore. Afrah ti aveva scelto come suo nemico? Avrebbe pagato presto un conto salatissimo.

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L'angelo nero volteggiava sul suo capo, lento nella discesa, inesorabile. L'oscurità di cui s'ammantava era fin troppo simile a quella del Gwathlàiss perché lo sguardo di Jace potesse soffermarsi su di lui senza un brivido, senza che il terrore s'agitasse nel suo cuore. Lo stregone non capiva se lo stesse cercando o se l'avesse trovato, se brancolasse nel buio o avesse capito che sotto le mentite spoglie di bambina ci fosse lui: il suo obbiettivo. Una mente razionale l'avrebbe forse lasciato fare, cercando di nascondersi, ma non era la ragione a suggerire allo stregone cosa fare. La sua testa anzi era affollata di voci: dieci, cento, mille beduine lo insultavano, lo sbeffeggiavano, deridevano il suo coraggio e la sua virilità. Sentiva quelle voci reali benché Afrah non fiatasse, ma anche lui era capace di quel trucchetto, divertente ma efficace. E sotto quella pioggia di ingiurie, ben più problematica di quella che cadeva dal cielo plumbeo, fece un piccolo gesto con la destra, come a scacciar via una mosca o qualche altro insetto fastidioso. Un movimento lieve ma denso di significato: un controincantesimo che scacciò via l'angelo della realtà, disfacendo la trama del sortilegio. Addio Lucifero, angelo di tenebra, astuto cacciatore. Sorrise Jace, convinto di esser in salvo. Poi sentì un canto, ed un velo nero scese sui suoi occhi, una notte buia e senza stelle, calma e innaturale come forse solo la morte.

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L'attese, la morte. L'attese col cuore che pompava a mille, battendo più forte della pioggia incalzante, tuonando come tamburi di guerra nei suoi timpani, mettendo anche a tacere la voce ronzante della beduina; la quale doveva essere la parca pronta a tagliare il filo della sua vita. Privato di luci e colori, i piedi tradirono lo Stregone ed il suo già precario equilibrio, lasciando che scivolasse sul selciato e che rovesciasse una cesta di pesce forse già marcescente. Poco poteva essere più ridicolo e meno dignitoso: una marmocchia cenciosa che provava a rialzarsi goffamente tra anguille schive e triglie dallo sguardo ebete. Dubitava che una scenetta tanto ridicola avrebbe impietosito il Fato e la sua mietitrice, e questo fece avvampar ancora di più l'ira che bruciava nelle sue vene. Non poteva avere nemmeno la dignità di una morte decente, ma doveva trapassare come il più buffo dei servi.

Aprì gli occhi e nessuno spettro lamentoso galleggiava dinnanzi a sé, solo la pioggia scura che continuava a bagnare tutto, incurante di ciò che accadeva sotto al suo tocco, menefreghista più di quel Fato tragico che s'aspettava di incontrare. Era così scampato alla morte? Afrah forse non riusciva a trovarlo?

Si focalizzo verso la sua figura, slanciata, che nella pioggia pareva ancor più altera e fiera. La donna non stava nemmeno guardando nella sua direzione, ma scrutava alla sua sinistra anziché la destra dove stava invece il cartomante, sotto le mentite spoglie. Ma ancora poco e l'avrebbe scorto, di questo lo stregone era certo, così come il fatto che l'effetto della pozione stesse svanendo; insomma se non era stato scoperto, stava per succedergli. Agire di fretta era l'imperativo. La sua mano sfiorò la frusta, ma si bloccò. Non era ancora giunto il momento di avvicinarsi alla Banshee, prima l'avrebbe indebolita, e dopo che fosse stata fiaccata e turbata le avrebbe fatto rimpiangere questo suo atteggiarsi da principessina.



" Prima mi scacci e poi mi cerchi,
Afrah dal candido viso?
Non ti sembra forse ipocrita?
"



Avrebbe fatto breccia nel suo cuore, le avrebbe mostrato quello che più temeva, colui che usurpava il posto del Cartomante. Avrebbe visto Hamza, la figura grande quanto un palazzo, spuntare dal nulla di fronte a lei e calare la sua scimitarra sghignazzando, chiamandola puttana, lanciandogli occhiate cariche di brama e lussuria. Un miserabile trucco, ma il più efficace che conosceva. E mentre la beduina fosse stata impegnata con gli spettri del suo passato, qualcos'altro l'avrebbe colpita. Per la precisione per prima una biglia di veleno del bufo, i cui fumi verdognoli avrebbero invaso la sua mente di allucinazioni perverse, e poi un piccolo trionfo. La sua mano però non fu decisa nel lanciare, ma anzi tremò per lunghi istanti prima di riuscire a prendere la mira; i canti della beduina stavano sortendo i loro effetti. La biglia fu lanciata a campana, una traiettoria lenta ma più sicura, all'Arcano minore fu affidato un compito più ragionato. La carta d'acciaio fu lanciata verso l'avambraccio destro, nella speranza di ferire l'arto principale della guerriera. Con un po' di fortuna si sarebbe conficcata nel braccio, lasciando ad Afrah il compito di scoprire il piccolo presente di disperazione contenuto nella carta qualora fosse estratta dalla carne.



" I nostri sguardi s'incontreranno presto,
ed allora vedrai come sono gli occhi di chi viene tradito.
"



specchietto

CS: 4 | Intelligenza 2 Prontezza 2
Critico 40 | Alto 20 | Medio 10 | Basso 5



Stato Fisico: Quasi perfetto, ferita Bassa al torace;
Stato Psicologico: Frastornato, Confusione a causa della voce di Afrah nella testa (danno basso), Vertigine e scarso d'equilibrio (danno Medio), confusione per la perdita della vista (danno Basso);
Energia: 95 - 10 - 10 = 75 %
Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° Auspex passivo delle auree,
° Le tecniche illusorie non bisogno di gesti per essere castate,
° Jace può alterare la sua voce ed è un ventriloquo,
° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un illusione è attiva,
° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici;


Riassunto Post: Jace, a causa della visione del ricordo e del bacio, viene impossessato da un'ira gelosa.
Non si è mai sentito un salvatore, e odia che Afrah lo veda così. O forse è furente per altri motivi, che verranno svelati nel corso del duello, chissà!

In ogni caso decide di lottare anziché limitare a difendersi, e per prima cosa dissolve Costellazione usando Temperanza a Medio. Anche se forse ruolisticamente, per via della Pozione di camuffamento, l'attacco avrebbe potuto non arrivare a Jace, di cui il tuo pg non conosceva la posizione. Ho preferito tagliare la testa al toro ed eliminare ogni eventuale problema legato alla sportività in tal senso, senza però che Jace si rivelasse " difendendosi" dall'attacco.
Il tuo attacco ad area, invece, investe in pieno Jace, accecandolo e facendolo cadere a terra. Rialzatosi ancora illeso fisicamente, decide di attaccare la beduina prima usando La Morte a consumo Medio e poi le lancia contro il Bacio del Bufo e un Arcana minore, rivolto all'avambraccio destro della beduina.

La prima frase di Jace, sempre sfruttando l'apposita passiva, risuona direttamente nelle orecchie di Afrah, quasi bisbigliato a lei, con un tono di voce amareggiato.
L'ultima frase invece è sussurrata a voce molte bassa, come se la stesse ripetendo a sé stesso. L'effetto della pozione di camuffamento termina in questo istante.

Attive & Oggetti usati:

CITAZIONE
Temperanza: Appellandosi a questo principio Jace è capace di - in una qualche maniera - portare l'equilibrio nel mondo. Più precisamente egli è capace di eliminare un turbamento che modifica e disturba la realtà, riportando il tutto alla normalità. Può infatti, con un semplice gesto della mano od anche un impercettibile cenno col capo, annichilire uno o più fenomeni di origine magica che lo circondano, consumando un ammontare di energie Variabile pari od inferiore alla potenza della manifestazione, nel secondo caso sarà capace soltanto di indebolirla ma non eliminarla. Non importa la natura della perturbazione, che sia un'illusione, un proiettile magico, od una barriera il Mastigos sarà in grado di dissolverle nel nulla Consumo energetico: Variabile Medio

La Morte: Il principale incantesimo offensivo dei Mastigos. Jace, spendendo un consumo Variabile di energia, può instillare in uno o più persone accanto a lui un sentimento di paura che può andare da una bassa inquietudine, fino ad un terrore mortale capace di far impazzire i più tenaci. Questa visione terrorizzante cagionerà una danno alla mente delle vittime di valore pari al consumo impiegato, o di un livello inferiore di un livello in caso di uso a 360°. Per contrastarla è necessaria un'apposita difesa psionica. Consumo energetico: Variabile Medio

Spade: Il possessore di questo mazzo, il cartomante, ben conosce le proprie compagne. Egli sa scagliarle come proiettili, precise come frecce verso l’avversario. Qualora questi venisse colpito, la carta gli si conficcherebbe nella carne. Ma non può bastare il dolore: un segreto ben più meschino si nasconde dietro ogni margine, ogni disegno. Al momento di estrarre una qualsiasi carta dal corpo, infatti, egli subirà l’influenza psionica passiva nascosta nel mazzo: da quel momento egli sarà invaso da una sensazione di disfatta e di inevitabile sconfitta, che potrebbe minare le sue abilità di combattimento. Passiva d'influenza psionica


Bacio del Bufo: Veleno Psionico, cagiona un danno basso alla psiche della vittima sotto forma di allucinazioni

Note: Specifico che ho chiesto il consenso a .Neve per descrivere che Afrah non vedesse Jace, e che fosse voltata prima dell'offensiva. Aggiungo che continuiamo questo duello con le vecchie regole dell'erboristeria, ma non credo che questo sia un cambiamento eccessivo per nessuno dei due.

 
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.Neve
view post Posted on 6/12/2013, 19:00






L'aspra pioggia ricadeva scrosciante sui tetti del paesucolo e non accennava a smettere. Gocce grosse come chicchi d'uva piombavano al suolo, sulle bancarelle e sui ponti spandendosi e scoppiettando quasi fossero palloncini d'acqua. L'intero mercato era fermo, immobilizzato non solo dall'acqua dirompente, ma anche dalla furia del Cartomante e della Banshee. Due anime inquiete che avevano scelto quel luogo di gioia e quotidianità come mezzo per i loro sfoghi e le loro reciproche incomprensioni. Porte sbarrate dietro bianchi edifici, tapparelle chiuse ed attività in stallo. Occhi tremanti scrutavano attraverso persiane di legno. L'odio generava paure. L'odio creava timori ed annichiliva i paesi ed i sovrani. La pioggia ricadeva su quella terra contaminata dalla mano dell'odio, si mesceva al fango ed alla polvere, risaliva su per i sentieri scoscesi, per le zone periferiche in cui ville e magioni si posavano immote come giganti dormienti. E lei fremeva. Il corpo tremante e bagnato, le vesti appesantite dall'acqua come un grondate giunco che si piegava alla creazione. Non c'era più speranza per il suo animo inquieto, non c'era più ricetto. E le mani si portavano incerte al suo cuore. Gli occhi rubescenti guizzavano a destra e a manca alla ricerca dello Stregone mentre il corpo tutto sussultava ad ogni rumore molesto.

Oh dolore e paura, oh incertezze.
Oh disperazione, amore e desiderio.
Rovina delle genti.


Rovina di fragili uomini.

Lo vide in mezzo alla pioggia. Il manto ceruleo sul capo e sulle spalle, foglia bagnata sotto un cielo burrascoso. L'incedere lento e deciso, come se si fosse ormai rassegnato al suo destino, come se avesse capito a cosa ormai andava incontro. Il volto spezzato ed incerto era forse l'emblema del tradimento. E così, allorché i suoi occhi gelidi si posarono ancora una volta sulle fiamme calde di Afrah, lei ebbe un fremito. Come la prima volta in quella taverna di Gerico, quando il suo sorriso imbarazzato ed i suoi giochi di prestigio la tranquillizzarono dai rumori e dallo sparo che squarciò le sue orecchie, rannicchiandola sotto un tavolo di legno. Ora le sue labbra erano contratte senza alcuno spiraglio ed i suoi occhi erano freddi. Ora le sue carte erano armi volte a ledere il suo animo.

"Prima mi scacci e poi mi cerchi,
Afrah dal candido viso?
Non ti sembra forse ipocrita?"


Rispondeva immoto il Cartomante. Aride le sue parole, fermo il suo volto. Ed in quel viso vi scorse amarezza e paura, una fragilità tutta insita in quei lineamenti duri e spezzati. Tanto diverso dal volto inebetito di appena un anno prima. E allora la morte la colse tanto prima di quanto non immaginasse. Si ergeva alto ed imponente il suo Leone, tanto grande da far tremare muri e palazzi. Hamza sorgeva come un'ombra gigantesca sulle rovine del suo cuore. La bocca slargata e sghignazzante, i capelli corvini e l'ebano manto che ricopriva la sua pelle. Era un mostro che divorava l'aria attorno a sé ed annichiliva il sole. Tanto immenso da distruggere la maschera di fermezza e falsità che Afrah si parava innanzi al mondo. E lei cedette. Cadde in un baratro di terrore e mestizia. Le gambe quasi non la ressero, tremanti e prive di ogni sostegno, come fossero state private della loro forza. Canuta la sua pelle, resa ancora più pallida dal volto scuro del suo padrone.

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« Ci avevi provato a fuggirmi,
lurida cagna!
Non sai che senza di me vali meno
di un soldo bucato? »


Inveiva adesso il gigante, sbeffeggiandola e ridendole sguaiatamente in faccia. La beduina non si mosse, non fiatò, rimase piantata a terra. Rannicchiata con le mani tremanti posate sulle sottili tempie. Non seppe far nulla se non piangere e tremare come una foglia. Come se in quello stesso momento fosse tornata bambina, atterrita dall'ira del suo Leone. Jace stava davvero alleandosi con il mostro che più temeva, o le sue paure continuavano a sopraffarla? Non seppe, Afrah dal candido viso. Non riuscì a capire. E quando Hamza fece calare la sua scimitarra su di lei si sentì morire ed insieme resuscitare, come se cento e mille spade ricurve avessero perforato la sua testa. Il gigante scomparve, sfumandosi in una nube di sfilacciati ricordi. Quando Afrah alzò la testa di lui rimaneva solo il suo odore pungente di kahab per tutto il perimetro della piazza, o forse lo stava solo immaginando. Una nube densa invero si espanse, come fosse residuo della precedente visione. E le mani di Jace si mossero rapide, un frusciare di carte e magia che non presagiva nulla di buono. Ma i riflessi della giovane banshee questa volta non la tradirono. Il velo bianco della guerriera si erse in sua difesa, enorme e resistente. Così avvolgente che la coprì in tutte le direzioni. Il fumo non riuscì ad arrivare alle sue narici, e la carta cozzò contro la difesa d'ossidiana. Rinacque allora crisalide dal suo bozzolo cereo.

"Perché ti cerco, Djais?"
La sua voce proruppe calda ma severa. Non poteva togliersi quell'immagine dalla mente, non poteva dimenticare. E quell'illusione dinnanzi ai suoi occhi increduli non seppe che confermare ciò che sospettava da molto. Hamza e Jace erano ancora in stretti rapporti e lei non poteva che affrontare il suo fato, annientando alla radice il problema. Anche a costo di farsi male, anche a costo di perdere la sua luce.

"Perché voglio finire ciò che ho appena iniziato."
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Una lacrima solitaria la tradì in pieno volto.
E la guerriera bianca entro la sua testa strepitò di disappunto e furore.

« Bugiarda. »
Asserì indomita.

« Come...? »
« Sei falsa ed ipocrita, Afrah dal candido viso.
Non sei poi così distante da colui che reputi un tuo nemico.
Non è questo quello che vuoi.»

« Invece si.»
« Invece no, e lo sai bene.»
« Stai zitta! »
Muta la sua figura. Muti i suoi gesti ora più misurati. Melodica la sua voce che adesso intonava una canzone serafica, così ancestrale da far gioire i cuori, ma tanto dolente da ferire gli animi. Sibilanti e gutturali uscirono dalle sue labbra di fico espandendosi per l'aria, guidate da un dolce e frenetico kamshin - il vento delle sabbie -. E così, nella sua mente, Jace avrebbe potuto vedere tutte le sue carte - dagli arcana minori fino ai tarocchi - vorticargli intorno, come se queste fossero stanche dell'egemonia del loro padrone e volessero ricacciarlo lì tra i suoi problemi, da solo e senza più il loro ausilio. Avrebbe potuto vedere le sue carte dalle punte più levigate ferirlo in più punti del suo corpo, ed infine volare via come stormi impazziti.
« Tu lo ami, bambina mia.
Noi lo amiamo.»

« Io amo Shauqi.»
« Shauqi è morto! È morto da quattro anni ormai!!
E tu da tanto tempo lo hai dimenticato.»

« Zitta! »

« No, questa volta non starò a guardare inerme.
Spegni tu la tua voce, oh banshee. »


Il suo corpo ebbe un fremito, un sussulto. E la sua bianca pelle si venò di spire oscure, ricoprendosi di un nero notturno. Crebbe la sua figura, crebbero i suoi arti e la sua forza. Bianche linee di luce inondarono i suoi prima corvini capelli che aumentarono di smisurata natura. Alta, possente, fiera. Tayf sorgeva sul mondo di ombre divorando il male attorno a sé. Il suo fisico nerboruto pareva adesso quello di una antica regnante guerriera, indomita e forte. Così diversa dalla tanto fragile Afrah, così vera. Avanzò veloce in direzione del Cartomante accorciando la distanza che li separava, ed i suoi piedi adesso non toccavano la sporca terra. Quasi non volesse contaminarsi di impurità. Le mani dai neri e lunghi artigli baluginavano adesso di un chiarore sinistro. La mano destra si portò in direzione della mancina di Jace, per tentare di ferirlo con un movimento diagonale da destra verso sinistra. La mano sinistra invece puntò alla mano destra dello Stregone, con lo stesso movimento ma inverso. Il suo scopo era quello di debilitare il suo avversario all'uso di ogni tipo di arma e dunque farlo desistere dal continuare il combattimento.

Il suo viso allungato era ora serio e composto.

" Fermati qui, Cartomante.
Arrenditi e non ci faremo più male."





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Afrah

Capacità Straordinarie (5 4)

Prontezza: 2 | Velocità: 2 1 | Intelligenza: 1


Tayf

Capacità Straordinarie (5 4)

Forza: 2 | Velocità: 2 1 | Intelligenza: 1


Consumi: Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%



Energia: 70% - Basso 5% - Alto 20% = 45%

Stato Fisico: Illesa 16/16

Stato Psicologico: Basso da destabilizzazione emotiva + Medio da terrore per Hamza 13/16

Kukri: saldo nella mano destra
Spilli: uno utilizzato 19/20

PASSIVE:
CITAZIONE
La Banshee:
❖ Afrah e Tayf sono, insieme, un’unica Banshee, ogniqualvolta la Banshee incrocerà lo sguardo con un individuo di potenza pari o inferiore alla sua, esso percepirà un lieve timore che sfocerà in un leggero brivido di paura. [Passiva razziale Avatar]
❖ La Banshee non sviene al 10% di energia. [Abilità personale]

Il Velo:
❖ La banshee è capace di evocare le proprie difese in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. [Passive del Talento Guardiano,I e III livello]
❖ Qualsiasi difesa a trecentosessanta gradi avrà potenza pari al consumo impiegato per generarla. [Passiva del Talento Guardiano II livello]

Né in Paradiso Né all'Inferno: In particolari condizioni di calma e concentrazione la Banshee sarà in grado di levitare, anche se con alcuni limiti: non potrà superare la sua naturale velocità che potrebbe raggiungere camminando o correndo, e nemmeno arrivare ad elevate altitudini. Inoltre, basterebbe un solo calo di concentrazione per far in modo che la malia si interrompa. [Pergamena del Ladro Sostegno]

La ragazza Nessuno: Anti auspex. Chi è nelle vicinanze della Banshee non potrà localizzarla, tanto meno avvertirne la presenza. [Artefatto "Il Pianto delle Parche"]

ATTIVE:
CITAZIONE
Lucifero ~ Stella del Mattino (Costellazione) 2/2

Nenia della Mente (Eco) 2/2

Il Velo ~ Al Hijhab ﺃُﺣْﺠِﺒﺔ
Leggero si poggia sul suo capo, flebile, morbido, piacevole al contatto, ma duro e forte, cupeggia pesante come la notte, è la protezione della Banshee, il suo marchio è eterna forza e rapida dissolvenza, è buio e piacevolezza al tempo stesso. È il dono di Tayf, una protezione totale dalle minacce esterne. {NERO} Apparentemente sembrerebbe un normale velo di raso nero semitrasparente, lungo e delicato, ricopre tutto il corpo e la avvolge, ma ella vi può guardare attraverso in modo naturale. La banshee è capace di evocarlo in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. Sarà quindi sempre in grado di difendersi in ogni circostanza, anche se colpita alle spalle o di sorpresa ed esso si concretizzerà dinnanzi a lei, bloccando qualsiasi offensiva magica o fisica. Il consumo sarà quindi basso, medio o alto con potenza pari al consumo stesso. Per lei poi, qualsiasi difesa a trecentosessanta gradi avrà potenza pari al consumo impiegato per generarla. [ Effetti passivi ed attivi del I, II e III livello del talento "Guardiano"]{GRIGIO}In talune circostanze, il velo assume connotazione interna alla banshee. Essa ha capito a sue spese quanto possono essere terribili le malie della psiche, imparando difatti ad evocarlo anche per difendersi dalle subdole illusioni dell'inconscio. La beduina sarà quindi anche in grado di proteggersi da qualsiasi offensiva di natura psionica, spendendo un consumo energetico pari al consumo impiegato dall'avversario per evocare la tecnica, e quindi variabile.[Pergamena del Mentalista "Autocontrollo"]{BIANCO} Ma ecco che in alcune particolari occasioni il materiale stesso del velo può espandersi, farsi di bianco, come l'animo della Banshee guerriera. Potrà infatti richiamare la sua protezione riuscendo a schermare se stessa e ciò che la circonda da attacchi di potenza variabile con un dispendio energetico pari al consumo speso, creando armature, formando barriere, scudi, cupole, difese dirette o a trecentosessanta gradi. Le dimensioni coperte dal velo potranno essere particolarmente grandi, riuscendo a generare una difesa potente e di grande portata.[ Pergamena del Negromante "Dominio delle Ossa"] USATO A BASSO E A 360°

CANTO ♦ Paura ~ Rahba ﺭَﻫْﺒَﺔ
Questa canzone triste e cantilenante è la seconda in ordine di successione tra i pezzi forti della cantante. Afrah la imparò di nascosto quando aveva quattordici anni. È un canto proibito che genera forti disagi e visioni violente a chi la ascolta, esso mette a nudo le più grandi paure e angosce, le rivolta come un guanto, mostra la morte e genera un immenso sconforto. Le visioni possono essere di diverso tipo: torture raccapriccianti, incubi ricorrenti, fiamme divoratrici e così via. Afrah avrà quindi bisogno di un consumo alto di energie, ma la potenza sulla mente e sul corpo della vittima sarà di entità media. [Pergamena del Mentalista "Torturare la mente"]

RIASSUNTO E NOTE:
Cambio di Layout, perché voglio dare una ventata di freschezza e perché ben si attestava al contesto "giganterrimo".

Afrah subisce in pieno la malia psionica della visione di Hamza e quasi annichilisce in terra per la paura (danno medio alla mente). In questo frangente viene ancor di più avvalorata la tesi che Jace stia complottando con Hamza ai suoi danni e dunque, certa di ciò, lascia da parte ogni tipo compassione. Allorché il cartomante lancia prima la biglia psionica e poi la carta, la beduina riesce a difendersi da entrambe evocando il velo bianco a basso e a 360° (Pergamena del Negromante "Dominio delle ossa"). Specifico sin da subito che la protezione così creata è sempre una difesa bassa poiché la seconda passiva del talento Guardiano permette alle difese evocate su tutti i lati di avere potenza equiparata al consumo. Afrah contrattacca. La prima mossa è quella di cantare "paura" (Pergamena del Mentalista "Torturare la mente") per cercare di ricreare nella mente del Cartomante l'immagine delle sue stesse carte che, stufe dell'egemonia di Jace, si rivoltano contro il loro padrone in un vortice tagliente. A questo punto Tayf, stanca delle menzogne di Afrah, esce allo scoperto e cerca di placare gli animi. Sfodera le unghia e tenta di ferire il Cartomante prima alla mano sinistra e poi, in un secondo attacco fisico alla mano destra, per cercare di debilitarlo nell'uso delle armi. Tayf, a differenza di Afrah non vuole combattere e gli propone la resa.
 
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The Grim
view post Posted on 26/12/2013, 18:12





" Perché ti cerco, Djais?
Perché voglio finire ciò che ho appena iniziato
."


Rovi dalle lunghe spine si attorcigliavano attorno al suo cuore, pungendolo e pizzicandolo. Non era un dolore che però lacerava e strappava, uno di quelli che soffocava la coscienza con le sue scariche elettrizzanti, non un malessere che stringeva l'animo e l'incupiva, trascinandole nelle buie spire della depressione. Era il serpente che mordeva il toro e lo rendeva matto, capace di vedere solo il rosso e nient'altro. Un drago che veniva risvegliato nel bel mezzo del suo riposo e adesso non pensava più ai tesori sognati, ma alla carne da incenerire di chi aveva osato disturbarlo. Quelle parole avevano lo stesso effetto su Jace, non di tranquillizzarlo ma di farlo incendiare ancora più. Se lei cercava la fine, lui pensava di essere soltanto all'inizio. Lei cantò e lui avrebbe danzato.

Vide le sue carte, dozzine e dozzine, sollevarsi da terra come sotto l'influsso di una tromba d'aria e muoversi attorno lui. Venirgli strappate di mano e di tasca per rivoltarsi contro il loro stesso padrone. Il Matto tendeva il primo passo verso lidi lontani, Forza estraeva la sua lucente spada dal fodero pronta a decapitare lo Stregone, la Morte che già indicava la fossa a cui spettava la sua salma. Le figure straripavano dalle carte, che roteavano sempre più frenetiche e vicine a lui, come persone che s'affacciavano da una finestra.

Pensavi di essere il nostro padrone?
Pensavi forse di poterci comandare per merito della tua volontà?

Non sei mai stato altro che la nostra pedina,
un buffo giullare che danzava al suono dei nostri capricci.
Ed ora non ti manca che l'ultimo lento.


La Morte lasciò cadere la falce e tese le sue mani scheletriche verso di lui. Lo Stregone le prese, notando quanto fossero fredde al tatto, e la seguì in un ballo romantico come quelli che si tenevano ai matrimoni dei principi o in simili occasioni. Ad ogni cambio di tempo il suo viso si trasfigurava in un quello di una persona a lui cara, o che in qualche modo aveva conosciuto. Fu sua madre, con le pesanti borse sotto gli occhi e le rughe coriacee che le donavano un'aria saggia e imperturbabile. E fu Afrah stessa, dal volto candido e puro, e gli occhi rubescenti carichi di malizia. Si perse in quello sguardo, e il ballo continuò furioso, aumentando di velocità e intensità fino a divenire un frenetico volteggiare impossibile da terminare. I due si fecero sempre più vicini, l'uno sempre a contatto dell'altro, con le punte dei nasi che quasi si sfioravano. Gli occhi di lei si chiusero delicatamente, e lei s'avvicinò ancora di più, le labbra a suggellare un tenero bacio. Jace si accigliò inquieto, domandandosi cosa stesse succedendo, ma incapace di muoversi; esitò. Il lento protendersi mutò d'improvviso, si fece scatto veloce e dalle labbra sbucarono denti bianchi e seghettati, simili a quelli di certi animali. La beduina si avventò sulla sua gola, mordendo la carne e lasciando che il sangue vermiglio colasse caldo su di lei, macchiandone il volto. Lo Stregone prese a urlare cercando di spingerla lontano da sé, ma lei era più forte e lo teneva fermo, continuando a scavare nella sua carne con voracità, strappando e lacerando ciò che poteva. Tutto ciò non era reale, non poteva esserlo, continuava a ripetersi il cartomante mentre sentiva la vita fluire via da lui, lasciando il posto a un gelo mortale. Chiuse gli occhi e cercò di scacciare via quell'incubo, liberando la mente da ogni pensiero.

Tutto si fece nero.

Z18bS

.


Quando riaprì gli occhi, erano passati appena una manciata di secondi, per quanto allo stregone sembrarono ore. Jace non si trovò però di fronte la beduina, come doveva essere, ma il suo doppio: Tayf, la banshee. Era disorientato da quella vista, straniato da quel cambiamento, stordito dall'accumularsi di immagini, sensazioni e pensieri. Vacillava, incapace quasi di reggersi dritto. Lei fluttuava decisa verso di lui, con compostezza marziale e priva di incertezze. Il suo sguardo di ferro ardeva come fosse di brace, ma non della cieca rabbia che aveva corrotto Afrah; era un fermo coraggio quello che vedeva in lei. La fissava rimbambito, sbattendo più volte le palpebre, incapace di capire se fosse una minaccia o forse una salvatrice. Quando il cartomante notò l'artiglio pronto a scattare verso di lui, era troppo tardi. L'unghia scavò nella carne come fosse burro, fendendolo meglio di una lama. Col sangue ancora che schizzava dappertutto, lo Stregone si buttò a terra, digrignando i denti e urlando per il dolore. Il destro della banshee artigliò l'aria, passando a pochi centimetri da lui, che sorpreso rotolò su un fianco, portandosi un po' più distante da lei.



" Fermati qui, Cartomante.
Arrenditi e non ci faremo più male."



Si rimise in piedi. La promessa di resa era allettante, quasi si convinse a deporre le armi e lasciar perdere tutto. Finire quella storia sarebbe stato un vero sollievo. Non era nemmeno nelle condizioni per combattere: le gambe tremavano, incapaci di reggere il suo peso, cercando di trascinarlo verso il suolo. Il braccio sinistro pulsava mentre il sangue insozzava la cappa azzurra, e le sue tempie martellavano potenti. I dileggi della beduina non risuonavano più nella sua testa, ma questa continuavano a dolergli come in preda ad una potente emicrania. Perfino i suoi occhi lo tradivano: le palpebre tendevano a ricadere pesanti come un sipario su quel teatrino.

Ma il fuoco dentro di lui ardeva di un'intensità tale che le parole della guardiana non riuscirvano a spegnerlo, anzi lo ravvivarono. Perché non aveva dato inizio lui a questa lotta, e non riusciva a fidarsi di quei discorsi. Perché era un codardo, e non voleva farsi altro male.

" E che garanzie ho? La tua parola?
Non atteggiarti a paladina degli innocenti, le tue mani sono sporche di sangue proprio come le mie.
L'ho visto.
"

Era feroce, eccessivamente crudele. Aveva scrutato nel loro animo: Tayf mostruosa a vedersi ma di cuore gentile, saggia e benevola, colei che l'aveva salvato e difeso. Afrah invece era candida d'aspetto quanto oscura d'animo, proprio come una bellissima daga. Erano un ossimoro.
La benevola notte, e il crudele giorno.

" Sai benissimo che è lei quella che voleva questo massacro, perciò smettila di proteggerla.
Ora sparisci e portala da me.
"


La sua voce si era fatta ancora più aspra, ma anche autoritaria. Non stava chiedendo, ma ordinando perché la lotta non era tra loro due, ma fra Jace e Afrah. Desiderava ardentemente trovarsela davanti, urlarle contro. Ferirla, proprio come lei aveva immaginato succedesse. Così fece scivolare la destra in una tasca della cappa, schivando biglia dopo biglia fino a trovale la Polvere di lucciola. Un cuore sferico nero, intrappolato in una gabbia dorata e cilindrica, dalle forme curvilinee vagamente artistiche. La strinse, schiacciando il guscio duro fino a incrinarlo; avrebbe avuto poco tempo prima che l'esplosione luminosa l'accecasse. La scagliò verso Tayf, poi si voltò coprendo i propri occhi con il cappuccio azzurro. Una stella di magia tremula si formò al centro della sua mano destra, galleggiando incerta sul suo palmo. Era fatta di spire energetiche di un azzurro brillante, era densa ma instabile, pericolosa. Intendeva scagliarla verso la figura non appena il lampo fosse sparito, evitando che quella forte luce influenzasse i suoi sensi già precari. Voleva colpirla al centro del suo petto, proprio dove giaceva il suo cuore sofferente, distrutto da quel tradimento che esisteva solo nella di lei fantasia. L'arma, benedetta dal favore della Stella, sarebbe ritornata a lui, fedele più di qualsiasi altro umano avesse incontrato. Non aveva forze per fare altro.



specchietto

CS: 4 | Intelligenza 2 Prontezza 2
Critico 40 | Alto 20 | Medio 10 | Basso 5



Stato Fisico: In buona salute, ferita Media al braccio sinistro, ferita Bassa al torace e ferita Bassa alla gola;
Stato Psicologico: Spezzato, emicrania a causa delle varie malie psioniche (danno Medio), Vertigine e scarso d'equilibrio (danno Medio), residuo di confusione per la perdita della vista (danno Basso);
Energia: 75 - 10 - 20 = 45%
Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° Auspex passivo delle auree,
° Le tecniche illusorie non bisogno di gesti per essere castate,
° Jace può alterare la sua voce ed è un ventriloquo,
° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un illusione è attiva,
° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici;


Riassunto Post: Jace subisce la tecnica di Afrah, ma si difende parzialmente alla fine dell'illusione, con La Papessa a Medio, dimezzando il danno. Subisce in pieno il primo affondo di Tayf, ma riesce a buttarsi a terra ed evitare il secondo, sopratutto grazie alla parità di CS con la Banshee. Rialzatosi, dopo un breve scambio di battute con Tayf, le lancia contro la Polvere di Lucciola, poi si volta per non rimanere accecato. Dopo il lampo di luce Jace evoca tramite La Stella un dardo di magia e lo scaglia verso il petto della donna.

Attive & Oggetti usati:

CITAZIONE
La Papessa: Lo Stregone è capace di schermarsi dagli influssi capaci di alterare o danneggiare la sua psiche. È dunque capace, con un consumo Variabile di energia di dissolvere qualsiasi ammaliamento, possessione, o di smorzarne gli effetti tramite gli effetti benefici di questo potere. [Pergamena Autocontrollo] Consumo energetico: Variabile Medio

Polvere di Lucciola: Una sfera che può generare un immenso flash in grado di accecare chiunque l'osservi. Il flash svanirà nell'arco di un secondo, ma sarà abbastanza potente da riportare i demoni in forma umana. [ Bomba Accecante ]

La Stella:Pagando un consumo Alto di energia, Jace potrà richiamare il dono delle Stelle che scenderà per due turni su una sua arma, oppure potrà materializzare un dardo a forma di stella di un blu crepuscolare. L'arma incantata si coprirà di un'aura magica bluastra e ogni turno lo stregone potrà effettuare un attacco con lei che verrà considerato al pari di una tecnica magica Media. L'attacco può essere portato con una qualsiasi arma o con una combinazione di attacchi ma il bersaglio sarà sempre uno e la potenza e danno sempre Medi. Qualora l'arma incantata fosse una da lancio tornerà nelle sue mani quando scagliata. [Pergamena Assalto Mirato] Consumo energetico: Alto

Note: È stato come un parto, ma ce l'ho fatta alla fine. Avrei voluto essere più celere nel risponderti, ma a causa di impegni pressanti che già conosci, ho impiegato più tempo del previsto nell'elaborazione e nella stesura del post.

 
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.Neve
view post Posted on 16/1/2014, 17:05






"Non atteggiarti a paladina degli innocenti,
le tue mani sono sporche di sangue proprio come le mie.
L'ho visto."


Le parole dello Stregone furono per Tayf una feroce sferzata, un coltello piantato sul suo cuore puro. Era forte Tayf, così fiera e severa con se stessa. Così retta e giusta, ma colpevole anch'ella di cedere alle proprie passioni ed ai propri istinti. Si guardò le mani artigliate abbassando la testa, non emettendo alcuna parola. Lasciando che Jace si sfogasse, lasciando che i suoi sentimenti la travolgessero come un fiume in piena su fragili dighe. Sangue scuro e ancora caldo imbrattava quelle unghie d'ossidiana. Non era forse lei la guardiana di quel corpo di mera debolezza? Non era forse lei la guida, la luce, la salvezza di Afrah? Eppure era stata la banshee guerriera a ferire codardamente il suo padrone, eppure Tayf aveva molto spesso agito egoisticamente, colpendo uomini per salvaguardare l'incolumità dell'unica sua figlia. Perché alla fine dei conti era Afrah che comandava, era Afrah che muoveva i giochi, volente o nolente. La beduina era il suo tesoro più grande, il suo centro. Poteva solo sperare di prendere le redini di quel carro disastrato, cercare di portarlo sulla strada giusta. Ma ancora una volta non c'era riuscita, non era capace di condurre e mettere insieme come pezzi di un grande mosaico i vari e contrastanti sentimenti di Afrah. Sperava di farlo, invero. Sperava di poter raggiungere il cuore del Cartomante sfoltendo strati di tenebra e paure. Ma le sue forze erano state vane, i suoi intenti - seppur giusti - si erano rivelati inutili. Ed ora, sola e decadente come un cavaliere sconfitto, accettava con dignità le accuse che le erano state rivolte. E le comprendeva, le capiva. Tayf non sarebbe mai stata amata come forse lo era Afrah. Tayf non poteva aspirare ad un posto privilegiato nel cuore di Jace. Tayf
era solo una guardiana, un doppio. Una voce.

"Sai benissimo che è lei quella che voleva questo massacro."
E sperava di finirla.
"Perciò smettila di proteggerla."
Non lo avrebbe mai fatto, Tayf.
Lo sapeva e forse lo sapeva anche lui.

"Ora sparisci e portala da me."
Diceva.
Portarla da lui.
Perché Afrah era la sola che lui volesse.

Il lampo di luce la travolse, inondando il suo corpo d'ebano di una luminosità che però non trasmetteva calore, non la riscaldava. Era fredda e sprezzante come quegli occhi di ghiaccio accusatori. Si copri il viso con le mani, istintivamente. E la pelle cominciò a scolorire, il volto iniziò a deformarsi. Non la sopportava quella luce prepotente, non riusciva a resisterle. Digrignò i denti aguzzi in una smorfia, mentre vene pulsanti si disegnavano sulle sue tempie scoperte. Urlò non per il dolore, poiché non ne provava alcuno, piuttosto per la volontà ferma di non lasciare quel piano materiale, di aggrapparsi a quella terra, a quella vita, a Jace stesso. Un urlo bestiale, un volto che di umano aveva ben poco. Un corpo nerboruto, occhi stretti in una morsa, bocca che ringhiava all'aria ed al vento. Questa era la guardiana di Afrah, la protettrice. Questa. Un demone, uno spirito indomito e tenace fino alla fine, una belva così terrificante ma così gentile. Questa e nient'altro. E le gambe tremarono quando il suo corpo cominciò a mutare, di nuovo. Poggiò i piedi sulla nuda terra e si fece più bassa, più piccola ed esile. I lunghi capelli biancastri si tinsero di nere pennellate d'inchiostro, coperti ancora sotto uno chador di liscia stoffa. La lunga abaya scura coprì il suo corpo di donna e le sue forme. Era adesso umana, misera, piccola ed insignificante. Non possente e guerriera, non coraggiosa. Solo l'ombra di ciò che era stata pochi istanti prima. Afrah aprì gli occhi di fiamma, incapace di credere che perfino sua madre - Tayf - aveva fallito, si era tirata indietro. Senza dir nulla, senza proferire una parola. Solo il suo sussurro rassegnato le parve di udire nei meandri della sua mente. Solo la sua voce spezzata.

« Io... »

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« Io non posso raggiungerlo. »

Tayf si spense per quel momento, per quell'attimo. Al suo posto Afrah era solo una ragazzina impaurita, supportata ormai dal vuoto e da vane speranze. Non si accorse infatti del dardo magico che attraversò il fascio di luce. Non si accorse di nulla. Solo il suo velo nero, duro e solido come diamante oscuro si materializzò innanzi a lei, proteggendola. Evitandole un doloroso patimento. Era in fondo più mossa dall'istinto che dalle capacità razionali. I suoi sensi, ormai abituati a qualsiasi tipo di minaccia, si erano rafforzati per lei, garantendole una prontezza fuori dal comune. Per tanto tempo aveva fronteggiato stupratori, era sfuggita a banditi e criminali di ogni genere, aveva militato tra le file della Regina senza Regno e conosciuto creature inverosimili, stretto alleanze prima di allora dubbie. Aveva imparato a cavarsela anche nelle situazioni più critiche. Quello che adesso cercava di abbattere invece era il nemico più arduo. Un solo uomo, poche armi dalla sua parte, ma così forte da scombussolarle l'animo. Voleva mostrarsi imperturbabile, severa, schietta. Ma in realtà dentro di sé ribolliva di paure e sentimenti contrastanti.

" Che cosa vorresti concludere in questo modo, Djais?
Cosa cerchi di fare?"

E la mano si portò sulla fronte,
asciugandone il caldo sudore.
"Avresti dovuto dar retta a Tayf.
Lei è più clemente, lei è più buona."

Pronunciò le ultime due parole con un tono sprezzante, duro.
" Invece hai scelto me.
Eccomi allora, come preferisci."

E lo chador sul suo capo cominciò a svolazzare, piantandosi con forza sopra i capelli della giovane beduina. Un urlo di dolore, una tristezza acuta che le ricordò i suoi patimenti come schiava di Hamza. Portò le mani innanzi a sé, distante da lui ma come se avesse voluto soffocarlo da quel punto lontano. Se il Cartomante non fosse stato accorto nel proteggersi, avrebbe sentito la trachea occludersi per pochi secondi impedendogli il respiro, sarebbe stato lacerato più nella mente che nel corpo da questo stato di soffocamento.

"Io non sono come lei!"

La mano destra cacciò fuori un altro spillo da una tasca e lo tirò in direzione della gola di Jace.
Nessun canto, nessuna voce.
Solo il suo respiro affannoso.





albero4

Afrah

Capacità Straordinarie (5 4)

Prontezza: 2 | Velocità: 2 1 | Intelligenza: 1


Tayf

Capacità Straordinarie (5 4)

Forza: 2 | Velocità: 2 1 | Intelligenza: 1


Consumi: Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%



Energia: 45% - Medio 10% - Medio 10% = 25%

Stato Fisico: Illesa 16/16

Stato Psicologico: Basso da destabilizzazione emotiva + Medio da terrore per Hamza + Medio di tristezza cagionato dal velo 12/16

Kukri: saldo nella mano destra
Spilli: due utilizzati 18/20

PASSIVE:
CITAZIONE
La Banshee:
❖ Afrah e Tayf sono, insieme, un’unica Banshee, ogniqualvolta la Banshee incrocerà lo sguardo con un individuo di potenza pari o inferiore alla sua, esso percepirà un lieve timore che sfocerà in un leggero brivido di paura. [Passiva razziale Avatar]
❖ La Banshee non sviene al 10% di energia. [Abilità personale]

Il Velo:
❖ La banshee è capace di evocare le proprie difese in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. [Passive del Talento Guardiano,I e III livello]
❖ Qualsiasi difesa a trecentosessanta gradi avrà potenza pari al consumo impiegato per generarla. [Passiva del Talento Guardiano II livello]

Né in Paradiso Né all'Inferno: In particolari condizioni di calma e concentrazione la Banshee sarà in grado di levitare, anche se con alcuni limiti: non potrà superare la sua naturale velocità che potrebbe raggiungere camminando o correndo, e nemmeno arrivare ad elevate altitudini. Inoltre, basterebbe un solo calo di concentrazione per far in modo che la malia si interrompa. [Pergamena del Ladro Sostegno]

La ragazza Nessuno: Anti auspex. Chi è nelle vicinanze della Banshee non potrà localizzarla, tanto meno avvertirne la presenza. [Artefatto "Il Pianto delle Parche"]

ATTIVE:
CITAZIONE
Il Velo ~ Al Hijhab ﺃُﺣْﺠِﺒﺔ
Leggero si poggia sul suo capo, flebile, morbido, piacevole al contatto, ma duro e forte, cupeggia pesante come la notte, è la protezione della Banshee, il suo marchio è eterna forza e rapida dissolvenza, è buio e piacevolezza al tempo stesso. È il dono di Tayf, una protezione totale dalle minacce esterne. {NERO} Apparentemente sembrerebbe un normale velo di raso nero semitrasparente, lungo e delicato, ricopre tutto il corpo e la avvolge, ma ella vi può guardare attraverso in modo naturale. La banshee è capace di evocarlo in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. Sarà quindi sempre in grado di difendersi in ogni circostanza, anche se colpita alle spalle o di sorpresa ed esso si concretizzerà dinnanzi a lei, bloccando qualsiasi offensiva magica o fisica. Il consumo sarà quindi basso, medio o alto con potenza pari al consumo stesso. Per lei poi, qualsiasi difesa a trecentosessanta gradi avrà potenza pari al consumo impiegato per generarla. [ Effetti passivi ed attivi del I, II e III livello del talento "Guardiano" USATO A MEDIO

Soffocò l'uomo con un cuscino
Medio; natura psionica. Il possessore dell'artefatto potrà, infliggendosi un danno psionico Medio, lanciare un danno Alto psionico all'avversario, portandolo a vivere una situazione di soffocamento. Egli non riuscirà infatti a respirare, si sentirà come morire. [Artefatto "Il Pianto delle Parche"]

RIASSUNTO E NOTE:
Nello scorso specchietto riassuntivo mi ero dimenticata di togliere la dicitura di Eco e Costellazione.
La demenza senile gioca brutti scherzi.

Tayf è ferita dalle parole di Jace, comprende il suo stato d'animo e si rassegna con onore allorché lui rivuole indietro Afrah. La banshee guerriera nutre infatti un profondo amore per il Cartomante che però rinuncia ad esprimere perché capisce che non sarà mai amata da Jace quanto lo è Afrah. Scompare infatti dopo il lampo di luce, lasciando il posto alla beduina la quale si difende dal dardo di magia con il Velo nero a Medio (Attiva del secondo livello del Talento "Guardiano"), anche se non se ne rende conto, dato il lampo di luce accecante. In questo post ho sfruttato infatti la prima e la terza passiva del Talento Guardiano che permette alla banshee di difendersi in qualsiasi situazione, anche se distratta o in condizioni precarie. Dopo due brevi battute a Jace, Afrah casta - autoinfliggendosi un danno medio alla psiche - l'abilità media dello Chador "Il Pianto delle Parche" per riuscire a cagionare su Jace un danno Alto alla psiche da soffocamento. Rimarca poi la cosa lanciando uno spillo in direzione della gola di Jace.

Continuiamo, e scusa per il ritardo.
Edit: fixato un errore di codice con il consenso del mio avversario.


Edited by .Neve - 24/1/2014, 15:20
 
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The Grim
view post Posted on 25/1/2014, 21:13





Ad ascoltare quelle nere parole Jace si sentì male, ma non perché si aspettasse una riappacificazione o qualche trattamento simile. Per loro non ci sarebbero stati abbracci o lacrime, nessun rimpianto del vincitore sul vinto, tra i due esisteva ormai solo la voglia d'ammazzarsi l'un l'altro, di azzannarsi alla gola come lupi. E invece lui sentì il fiato mancargli quasi come una corda o qualcosa di simile gli si legasse attorno al collo e provasse a strangolarlo. Si sentì impiccato proprio come la carta dell'Appeso: i polmoni bruciare per la mancanza d'aria e le orbite degli occhi gonfiarsi al di sopra; scommise che se avesse potuto vedersi avrebbe trovato il suo viso violaceo. Spalancava la bocca e respirava ampie boccate ma l'aria sembrava rifiutarsi di entrare. Sarebbe morto come il cane che era, solo e disprezzato, senza nemmeno una qualche ragione specifica. Si portò le mani al collo un po' per caso e un po' per istinto, una protezione inutile verso un nemico invisibile; e ciò lo salvò. Il lungo spillone si conficcò al centro mano sinistra, bucandolo da parte a parte; Jace avrebbe urlato di dolore, ma la mancanza d'aria glielo impediva. Quella scarica elettrica lo riportò in battaglia, ricordandogli qual'era il suo posto e chi avesse di fronte, suggerendogli che forse non era altro che l'ennesimo incanto della beduina, le cui risorse parevano illimitate. Lo stregone si concentrò, spezzando così l'incantesimo e permettendogli nuovamente di respirare. Un gesto così importante e naturale, così quotidiano che spesso si ce ne dimenticava, il corpo lo faceva così bene che spesso si sottovalutava la sua importanza. Ma il respiro era la vita, e quindi era tutto quanto ci fosse d'importanza. Il cartomante ringhio in direzione di Afrah, i suoi occhi brillavano del rosso della rabbia e dei capillari scoppiati, e lacrime rigavano il suo viso confondendosi con lo sporco e la pioggia.



E tu che volevi abbracciarla, baciarla e poi portarla a letto!
Visto invece che intenzioni aveva? Ben peggiori delle tue!

E tu l'avevi trattata coi guanti di velluto, con tutte le premure di un innamorato, mentre lei si abbandonava alla furia cercando di ammazzarti fin dal primo minuto.
Che cretino sei stato Jace! Un idiota senza possibilità di salvezza.
Il tuo corpo è a pezzi, la tua mente vacilla, e tutti i tuoi assi nella manica stanno per finire.
Smettila di scherzare e fai quel che devi, srotola la tua frusta, fai due incantesimi e fagli vedere come un uomo dovrebbe trattare una donna.
Battila finché non cade a terra, sfregiala così che nessuno possa averla, mutila così che non possa mai più provare gioia. E poi stuprala e uccidila perché non deve avere più occasione di farti del male.
Al corpo o al cuore.

Z18bS



Mille frammenti di luce azzurra raggiunsero la mano sinistra del cartomante, che benché sanguinante era ancora in forze. Al centro di essa le schegge ricomposero la stella cristallina che aveva già prima lanciato; un cane che fedele tornava al padrone. La beduina era riuscita a proteggersi da essa, ma allora era soltanto una, perciò lo stregone si chiese: come avrebbe respinto centinaia di esse?
Scagliò l'astro blu con tutte le sue forze, un gesto inutile quanto disperato; sarebbe stata la magia a guidarla non certo i muscoli delle sue braccia. Una traiettoria lineare, leggermente parabolica, che si sollevava per poi colpire Afrah al centro del petto. Nel frattempo però lei avrebbe visto un attacco molto diverso, un trucco bastardo proprio come s'addiceva ad un ciarlato come lui. Lei ne avrebbe visto decine e decine di quelle stelle pioverle addosso, da ogni direzione: dal basso, dall'alto, dirette alle sue gambe, ai suoi occhi e alle braccia. Una fitta pioggia di comete, il riflesso di uno specchio distorto, nient'altro che un miraggio azzurro in quella piazza deserta; ormai nemmeno i più temerari stavano a guardare quel confronto. Quando le autorità fossero arrivate, avrebbero trovato soltanto le rovine di una piazza ed il cadavere di uno dei due tragici sfidanti. Jace sfilò la frusta che teneva allacciata al fianco, un'arma scomoda spesso, difficile da maneggiare con cura, che richiedeva abilità e maestria; un orpello più che uno strumento. Per uccidere bastava un coltello o un grosso randello, ciò che lui teneva ben stretto nella destra era un simbolo. Corse gridando di rabbia verso lei, come un toro infuriato o un demone dell'oltretomba, come un amante tradito. Ogni suo passo però era malfermo, e più che correre barcollava come un ubriaco. Anche il più semplice dei gesti gli sembrava affannoso, sbagliato, incerto; solo la ripetizione eccessiva di quelle mosse gli permise di non cascare. Sentiva la gola ancora raschiare e le tempie pulsare; la sua vista era tremula e la figura della banshee gli appariva sfocata. Ringhiò ancora più arrabbiato per la sua debolezza, per l'incapacità di fare ciò che voleva e questa bruciante energia gli permise di andare fino in fondo in quella follia. Piegò il braccio, facendo schioccare la corda nell'aria per poi conferirle un movimento circolare ruotando il polso. La lama posta alla sua estremità si sarebbe sollevate per poi cadere in diagonale verso il collo della donna. Un taglio netto e preciso: da destra verso sinistra; uno squarcio che non voleva lasciarne scampo.

specchietto

CS: 4 | Intelligenza 2 Prontezza 2
Critico 40 | Alto 20 | Medio 10 | Basso 5



Stato Fisico: In buona salute, ferita Media al braccio sinistro, ferita Bassa al torace e ferita Bassa alla gola, ferita Bassa alla mano sinistra;
Stato Psicologico: Spezzato, emicrania a causa delle varie malie psioniche (danno Medio), Vertigine e scarso d'equilibrio (danno Medio), residuo di confusione per la perdita della vista (danno Basso), senso di soffocamento (danno Medio);
Energia: 45 - 10 - 5 = 30 %
Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° Auspex passivo delle auree,
° Le tecniche illusorie non bisogno di gesti per essere castate,
° Jace può alterare la sua voce ed è un ventriloquo,
° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un illusione è attiva,
° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici;


Riassunto Post: Jace blocca inconsciamente lo spillone con la sinistra, subendo un danno Basso. A quel punto riesce a spezzare la malia psionica usando ancora una volta la Papessa. Si decide quindi a sfogare la sua rabbia su Afhrah, lanciando nuovamente la Stella - ultimo utilizzo rimastogli - e poi coprendo l'attacco per merito della tecnica Yeh Quan. Infine srotola la frusta e carica la beduina, provando un fendente alla gola.

Attive & Oggetti usati:

CITAZIONE
La Papessa: Lo Stregone è capace di schermarsi dagli influssi capaci di alterare o danneggiare la sua psiche. È dunque capace, con un consumo Variabile di energia di dissolvere qualsiasi ammaliamento, possessione, o di smorzarne gli effetti tramite gli effetti benefici di questo potere. [Pergamena Autocontrollo] Consumo energetico: Variabile Medio

La Stella:Pagando un consumo Alto di energia, Jace potrà richiamare il dono delle Stelle che scenderà per due turni su una sua arma, oppure potrà materializzare un dardo a forma di stella di un blu crepuscolare. L'arma incantata si coprirà di un'aura magica bluastra e ogni turno lo stregone potrà effettuare un attacco con lei che verrà considerato al pari di una tecnica magica Media. L'attacco può essere portato con una qualsiasi arma o con una combinazione di attacchi ma il bersaglio sarà sempre uno e la potenza e danno sempre Medi. Qualora l'arma incantata fosse una da lancio tornerà nelle sue mani quando scagliata. [Pergamena Assalto Mirato] Consumo energetico: Alto Turno 2 di 2

Yeh Quan - la spada che si riflette su mille specchi
Con un consumo Basso di energie lo Stregone è infatti capace di scagliare una fitta salva di armi da lancio verso il suo avversario, come mille pugnali volanti. Queste però non saranno reali, ma esisteranno soltanto nella mente del suo avversario. Pur non essendo reali saranno però capace di ferire il corpo di chi subisce l'offensiva, cagionandogli un danno Basso al fisico. [Pergamena Arma illusoria] Consumo energetico: Basso

Note: Un post forse sottotono, ma dovremmo aver quasi finito. :D

 
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.Neve
view post Posted on 27/1/2014, 01:36






Occhi rossi, fiamme eterne. Sfrigolavano illuminando l'aria umida. Scoppiavano quasi fuori dalle orbite, fuori da quel corpo martoriato e rotto. Jace gemeva come un cane affamato, resisteva alla pioggia ed al vento, alle intemperie dell'animo spezzato di Afrah. Resisteva e non si tirava indietro, ma anzi la sfidava. Riversava su di lei adesso il dolore prima celato, il tradimento di cui si era riscosso. La travolgeva con la sua tenacia, si avvinghiava alla vita affondando le sue unghia, non lasciando la presa. Era così, la sua luce. Incapace di abbandonarsi alla morte. Incapace di abbandonarla. Di abbandonare lei. Lo avrebbe voluto, Afrah. Avrebbe voluto scacciarlo via, ucciderlo. Portarlo lontano da lei, dal suo cuore. Perché non avrebbe retto abbastanza. Non avrebbe resistito a quell'ondata di amore. Il suo corpo non lo avrebbe sopportato, i suoi sensi erano disabituati da tanto, troppo tempo. Non aveva più permesso a nessun uomo di sfiorarla, accarezzarle il viso, renderla felice. Aveva tenuto tutti a distanza, lo aveva sempre fatto dopo essere sfuggita al suo padrone. Era fuggita da un passato di violenze e reclusioni, rinunce. Eppure ancora adesso rinunciava ad accogliere qualcun'altro nel suo cuore. Rinunciava ad essere felice. Perché aveva paura di soffrire ancora, perché aveva paura di lui, del suo corpo, delle sue mani. Tayf l'aveva capito. Tayf sola sapeva che quelle erano bugie, che Afrah mentiva a lui ed a se stessa. Che la beduina voleva ardentemente riscattarsi, che poteva esser pronta, doveva. Si fermò un istante quando vide lo Stregone riscuotersi da quella infida malia, sfidarla ancora e poi colpire. Vide la salva di stelle muoversi nel cielo, parabolica. Dieci, cento, mille dardi di luce. Veloci, troppo veloci. Non riuscì ad evitarli, Afrah dal candido viso. Non riuscì nemmeno ad evocare il suo velo. Uno di essi la colpì in pieno petto, squarciando le sue vesti, buttandola quasi giù tanto fu forte l'impatto. E gli altri arrivarono, rapidi, taglienti. Si coprì il volto con le braccia, incapace di fare altro. Sfiorarono la sua pelle, lacerarono carni. Fastidiosi, dolorosi. Digrignò i denti per il dolore, si piegò in due. Quasi non riuscendo a respirare. Le ferite sul suo intero corpo pizzicavano, bruciavano. La ferita sul petto pulsava come fosse viva, come fosse ormai parte di lei.



E vide la frusta, solenne, esecutoria, calare in direzione del sul collo. Chiuse gli occhi, concentrò i sensi. Il velo nero si frappose tra lei ed il ferro sull'estremità dell'arma, a pochi centimetri dal suo volto. La frusta vi saettò su, impattandovi contro, non riuscendo in nessun modo a sfregiarla. Tremò, perché pochi passi l'avevano separata dalla morte. Tremò perché non voleva tutto questo, non voleva che lui si opponesse. Voleva solo farla finita, e basta.

"P-perché ti ostini ancora?"
Balbettò lieve.
I pugni stretti, il volto corrucciato.
La sensazione vivida e forte di star facendo qualcosa di incredibilmente sbagliato.

Esplose.

"Non... non puoi farmi questo.
Non puoi."

E le mani tremarono.

"Perché resisti?
Perché lo fai?
Basta!"


Un urlo tonante, forte. Una voce che di candido non aveva più nulla. Il suono di quel bercio inondò l'aria, proruppe prepotente come uno scoppio di cannone. Vibrava. Gigante, maestoso, una forza innaturale. Un sentimento che avrebbe potuto lederlo dentro. Nel cuore, nello stomaco. Afrah non si mosse da lì. Si guardò il petto martoriato, i tagli che costellavano le sue membra, sentiva la testa pulsare, il fiato cedere, le gambe vacillare appena. Un fiore reciso grondante di rosso. E poi guardò lui. Un arazzo di sangue, un cuore ferito, occhi accesi di rabbia per lei. Lei sola aveva dato il via a tutto questo. Lei sola aveva scelto di allontanarlo, non perché realmente avesse paura di Hamza. Non perché credesse che fosse il suo sicario. No. L'aveva ferito, l'aveva turbato, l'aveva cacciato. Aveva cercato di ucciderlo perché si era avvicinato troppo, perché le aveva scrutato dentro, l'aveva riempita di luce. L'aveva amata. Realizzò tutto questo, comprese. Non era stato Hamza a far di lei una peccatrice. Era stata lei sola a rendersi cieca, corrotta. A scacciar via dalla sua vita qualsiasi presenza che potesse confortarla, che la circondasse di affetto. Era fuggita dall'Ifrit perché non voleva guardare in faccia la realtà. Aveva ferito Priscilla, la bambina dal dolce profumo di morte, perché non poteva essere madre ma solo ingrata figlia. Ed ora, stolta, rigettava finanche lui. Rigettava via il suo calore, la sua fiducia. Ma adesso non aveva più senso tornare indietro. Non aveva più senso opporsi a ciò che aveva fatto. Sarebbe stata una fallita, una codarda. E lui l'avrebbe capito, se ne sarebbe approfittato. Perché ormai non vi era più nulla da fare per quel cuore infranto. Pensava a questo mentre la mano destra stringeva forte il pugnale ricurvo. Pensava a questo, mentre le guance candide grondavano di lacrime amare.

"Mi chiedi come mai ti cerco, se poi non riesco a vederti animoso al mio fianco."
Riformulò la risposta.
"La verità è che velo la mia esistenza con le menzogne.
Copro il mio animo con le incertezze."

Cercò di avvicinarsi, esitante.
Il pugnale baluginava sinistramente.

"La verità è che ho sempre voluto averti accanto."
2ahxfk
"Ma ora è tardi."

Il pugnale si portò in alto.
La punta saettò in direzione del petto di Jace.

"Scusami."
Lievi le sue labbra.
Una carezza al vento.




albero4

Afrah

Capacità Straordinarie (5 4)

Prontezza: 2 | Velocità: 2 1 | Intelligenza: 1


Tayf

Capacità Straordinarie (5 4)

Forza: 2 | Velocità: 2 1 | Intelligenza: 1


Consumi: Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%



Energia: 25% - Basso 5% - Medio 10% = 10%

Stato Fisico: squarcio Medio al petto + danno Basso da tagli diffuso su tutto il corpo 14/16

Stato Psicologico: Basso da destabilizzazione emotiva + Medio da terrore per Hamza + Medio di tristezza cagionato dal velo 13/16

Kukri: saldo nella mano destra
Spilli: due utilizzati 18/20

PASSIVE:
CITAZIONE
La Banshee:
❖ Afrah e Tayf sono, insieme, un’unica Banshee, ogniqualvolta la Banshee incrocerà lo sguardo con un individuo di potenza pari o inferiore alla sua, esso percepirà un lieve timore che sfocerà in un leggero brivido di paura. [Passiva razziale Avatar]
❖ La Banshee non sviene al 10% di energia. [Abilità personale]

Il Velo:
❖ La banshee è capace di evocare le proprie difese in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. [Passive del Talento Guardiano,I e III livello]
❖ Qualsiasi difesa a trecentosessanta gradi avrà potenza pari al consumo impiegato per generarla. [Passiva del Talento Guardiano II livello]

Né in Paradiso Né all'Inferno: In particolari condizioni di calma e concentrazione la Banshee sarà in grado di levitare, anche se con alcuni limiti: non potrà superare la sua naturale velocità che potrebbe raggiungere camminando o correndo, e nemmeno arrivare ad elevate altitudini. Inoltre, basterebbe un solo calo di concentrazione per far in modo che la malia si interrompa. [Pergamena del Ladro Sostegno]

La ragazza Nessuno: Anti auspex. Chi è nelle vicinanze della Banshee non potrà localizzarla, tanto meno avvertirne la presenza. [Artefatto "Il Pianto delle Parche"]

ATTIVE:
CITAZIONE
Il Velo ~ Al Hijhab ﺃُﺣْﺠِﺒﺔ
Leggero si poggia sul suo capo, flebile, morbido, piacevole al contatto, ma duro e forte, cupeggia pesante come la notte, è la protezione della Banshee, il suo marchio è eterna forza e rapida dissolvenza, è buio e piacevolezza al tempo stesso. È il dono di Tayf, una protezione totale dalle minacce esterne. {<del>NERO} Apparentemente sembrerebbe un normale velo di raso nero semitrasparente, lungo e delicato, ricopre tutto il corpo e la avvolge, ma ella vi può guardare attraverso in modo naturale. La banshee è capace di evocarlo in maniera istantanea ed inconscia, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. Sarà quindi sempre in grado di difendersi in ogni circostanza, anche se colpita alle spalle o di sorpresa ed esso si concretizzerà dinnanzi a lei, bloccando qualsiasi offensiva magica o fisica. Il consumo sarà quindi basso, medio o alto con potenza pari al consumo stesso. Per lei poi, qualsiasi difesa a trecentosessanta gradi avrà potenza pari al consumo impiegato per generarla. [ Effetti passivi ed attivi del I, II e III livello del talento "Guardiano" USATO A BASSO

L’Urlo ~ Al Surakh ﺻُﺮَﺍﺥ
Quando il coraggio e la forza di una donna temprata da una vita difficile lasciano il posto alla disperazione e al pianto, quando la Alif crolla sotto i colpi incessanti di un’anima più grande e più saggia, allora la Banshee urla, piange, si strappa i capelli, ma l’urlo di Afrah è acuto e altisonante, capace di riecheggiare per diversi secondi più del normale, è un grido disperato, un dolore lancinante che squarcia l'aria, chi lo sente non può che imprimerselo, più che nel cuore, dal profondo delle viscere. Perché è facile sentirlo ma è ancora più facile esserne feriti. Con un consumo di energie variabile infatti, la Banshee sarà in grado di emettere una violenta onda sonora di natura psionica capace di provocare forti lesioni interne di entità relativa al consumo se al singolo bersaglio, oppure di livello inferiore al consumo se ad area, il danno sarà quindi fisico.[Abilità Personale natura psionica danno fisico] USATO A MEDIO

RIASSUNTO E NOTE:
Afrah accusa entrambe le tecniche, non riuscendo effettivamente a capire da quale stella difendersi per prima. Riceve dunque un danno medio al petto cagionato dalla seconda attiva di Assalto mirato, ed un basso distribuito in tutto il corpo per i tagli di Arma illusoria. Si difende invece dalla frusta evocando il Velo nero a basso (Prima attiva del Talento Guardiano). Poi urla a medio (abilità personale), realizzando definitivamente di amare Jace e - non potendo far nulla per tornare indietro - dopo un breve dialogo, cerca di colpirlo nel petto utilizzando il kukri (pugnale) con un movimento dall'alto verso il basso.

Ed eccoci qui, alla fine del nostro duello.
Comunque vada mi sono divertita ed è stato un momento di crescita per entrambi, tra alti e bassi. Anche se purtroppo e soprattutto per colpa mia è andato tutto troppo per le lunghe.
Ci tenevo a specificare inoltre che inizialmente ero pericolosità D, ma in seguito agli acquisti effettuati nel corso del tempo la mia pericolosità è salita a C. NON ho utilizzato infatti le tecniche e gli oggetti acquistati in seguito, quali: le due erbe ricostituenti, il tomo magico, l'abilità personale "Requiem", la pergamena "Prigione Mentale, la pergamena "Dominio delle esplosioni", l'abilità personale "Miraggio" e l'artefatto "Le Vene di Granito".
 
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The Grim
view post Posted on 30/1/2014, 00:04





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La frusta era immacolata, niente di rosso ne sporcava la lucida lama; solo il grave peso del fallimento. Ancora una volta il velo della beduina l'aveva fasciata in tempo, impedendo a qualcuno di lambirla, di sfiorare la sua pelle canuta. Eppure quel gelosissimo padrino aveva fallito nel mantenerla illibata, e il corpo di lei era costellato da tagli e lacerazioni. Era impossibile rimanere puri, lo si poteva fare solo escludendo il mondo tutt'intorno, perciò il ciarlatano preferiva lasciarsi corrompere, e così mischiarsi a tutte le cose che a loro volta cambiavano per via della sua presenza. Mutarsi per mutare il resto. Afrah non pareva aver appreso quell'importante lezione, e la vita dunque la bacchettava puntigliosamente, più e più volte. L'urlo che proruppe dalla sua bocca, potente e fiero, non terrorizzò lo Stregone, che però sentì le sue budella torcersi e il suo corpo sfarsi. Si piegò un attimo in ginocchio ma non perché sopraffatto dal tutto quel dolore e da quell'ira, il suo animo era disteso di fronte a quella scena; era solo il suo corpo ad avere difficoltà. Si rialzò subito, fissando l'altra con occhi teneri poiché le sua grida non erano che una disperata richiesta d'aiuto. Si trovò folle, perché presto l'avrebbe esaudita.



"Mi chiedi come mai ti cerco, se poi non riesco a vederti animoso al mio fianco.
La verità è che velo la mia esistenza con le menzogne.
Copro il mio animo con le incertezze."


Guardo quella figura esile, le lacrime a rigarne il volto, ferite e dolore a piegarla.
Avanza folle verso di me brandendo una lama ricurva, bramando la mia morte. Ed io, nonostante ne conosca la bravura con quel coltello, non ho paura. Dovrei, perché lei è troppo vicina e io troppo acciaccato, e invece sono rilassato. So che le basta un solo affondo per finirmi, e invece attendo immobile a guardarla mentre ferocia e dolore la trasfigurano.

Dov'è finita la mia ira?
Ne ero pieno fino ad un attimo fa, tanto livido di rabbia da sragionare, assetato del suo sangue.
Invece mi metto a fissare la curva del suo naso, così particolare come mai ne avevo visti, o il movimento delle sue ciocche nere, che paiono danzare ad un ritmo tutto loro. Quel fuoco si è estinto dentro di me, tanto improvvisamente da scuotermi. Son state le sue lacrime a spegnerlo?

" La verità è che ho sempre voluto averti accanto. "

Sorrido.
Perché mi accorgo che da quel giorno nella locanda a Gerico ho cercato lei in ogni altra donna che io abbia mai incontrato. Di essere giunto in quella selva oscura nel Gwathlàiss per lei, e di esservi rimasto solo per lei. Anche io volevo voluta averla sempre accanto, è stato il suo rifiuto a ferirmi. Mi comporto come un adolescente di fronte alla mia cotta.

" Ma ora è tardi.
Scusami. "



Non la scuso.
Le perdono la sua tenera ingenuità, la sua spaventata voglia di purezza.
Lei è vicina, così vicina che riesco a sentire il dolce profumo di pesca e spezie orientali. E così mi abbandono, mi lascio trasportare dal vento e da quel sentimento che batte forte dentro di me. Il mio corpo si fa lieve, quasi senza peso, e così con un passo a destra sono oltre il suo kukri. Ma quando il mio piede tocca il suolo, sento la terra scivolare sotto le scarpe, il ginocchio traballare, e inciampo goffo come un ragazzino che spia la compagnetta di cui è innamorato. Sto per cadere e sento di non potermelo permettere. Faccio leva sul tallone e con le spalle ruoto a sinistra, verso di lei. Non riuscirò a rimanere eretto, ma non mi importa di cadere se sarò insieme ad Afrah.
Le dimostrerò che non è ancora troppo tardi. Ci confonderemo l'uno con l'altra in un abbraccio,
le donerò il sogno che merita di vivere.


Z18bS



Ti alzi di soprassalto, la testa che ti duole pesantemente. Non hai dormito benissimo, anzi hai avuto una nottata piena di incubi; come se avessi vissuto lunghi anni di tristezza e disperazione. La luce non è quella fioca dell'alba, un tenue bagliore giallino che fa capolino dalla finestra, ma è molto più intensa. Hai poltrito fino a tardi, perciò butti a terra le coperte e scatti in avanti, scendendo le scale a gran velocità senza nemmeno le pantofole ai piedi. La tua fretta ti sta quasi per costare caro: all'ultimo gradino ti capita quasi di inciampare su quella grossa palla di pelo, il tuo cucciolo. Non ha più nulla di cucciolo da anni, ma tu lo continuerai a chiamare così dentro di te fino alla fine, lo sai bene. Il felino miagola qualcosa e la sua espressione buffa ti strappa un sorriso, gli dai una rapida carezza che fa arricciare la sua lunga coda. L'odore del caffè e del pane tostato su una padella ti investe, e così il tuo stomaco borbotta ricordandoti che devi fare colazione; lasci stare l'animale e entri in cucina con gli occhi che brillano e un sorriso d'oro. Senti le risate cristalline dei due bambini: quella sguaiata e grossa di Faiza e quella sottile e breve di Orf. Il tuo sole e la tua luna: lei dalla pelle d'ambra e i capelli bruni, così forte e robusta, sempre pronta a fare a botte e a correre dietro gli altri monelli del quartiere. E lui invece dalla pelle candida e grandi occhi azzurri, che ama ascoltare le storie di suo padre o arrampicarsi sugli alberi più alti per scoprire nuove cose; solo che poi quanto frigna quando si fa un graffio!

Lui è lì, bello proprio come il giorno in cui l'hai incontrato. Certo qualche ruga in più attorno agli occhi, qualche capello in meno, di cui molti che stanno virando al bianco e quella pancetta lì che ti piace tanto battere quando vuoi prenderti gioco di lui. Son passati dieci anni ma ogni giorno è migliore del precedente. Lui ti fissa come se ti stesse vedendo per la prima volta, si avvicina pulendo la bocca dalla marmellata di fichi che la imbratta. Le sue mani sottili si avvolgono sui tuoi fianchi, le sue labbra si chiudono sulle tue. Il primo bacio della giornata è sempre il più bello, cancella ansie e preoccupazioni, ti ricorda cosa vuol dire vivere. Sei felice, come potresti non esserlo?

Senti i bambini sghignazzare e prendervi in giro. Un altro istante e li rimetterai in riga, per adesso invece ti limiti a godere quel flebile piacere, che però riassaporerai ancora domani, e anche il giorno dopo e quello seguente. Fino alla fine dei tuoi giorni.

specchietto

CS: 4 | Intelligenza 2 Prontezza 2
Critico 40 | Alto 20 | Medio 10 | Basso 5



Stato Fisico: Malconcio, ferita Media al braccio sinistro, ferita Bassa al torace e ferita Bassa alla gola, ferita Bassa alla mano sinistra, ferite Medie agli organi interni;
Stato Psicologico: Innamorato, emicrania a causa delle varie malie psioniche (danno Medio), Vertigine e scarso d'equilibrio (danno Medio), residuo di confusione per la perdita della vista (danno Basso), senso di soffocamento (danno Medio);
Energia: 30 - 5 - 20 = 5%
Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° Auspex passivo delle auree,
° Le tecniche illusorie non bisogno di gesti per essere castate,
° Jace può alterare la sua voce ed è un ventriloquo,
° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un illusione è attiva,
° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici;


Riassunto Post: Jace subisce l'urlo e riesce a evitare l'affondo in extremis, usando l'abilità . Barcollante sta per cadere a terra ma riesce invece a gettarsi addosso ad Afrah. Prima però di caderle di sopra usa " Gli Amanti " - aspettavo dal primo turno di usare questa tecnica - come fosse la promessa della vita che Jace vorrebbe avere assieme ad Afrah.

Attive & Oggetti usati:

CITAZIONE
Xuan Yeé - la nera danza del cobra di fumo
A Jace è stato insegnato a a muoversi come se il suo corpo fosse fatto di fumo, ed apparendo proprio come fatto di una nube nera al suo avversario. Pagando un consumo d'energie Variabile, potrà così annullare o smorzare un'offensiva di potenza pari alla spesa, o di un livello inferiore se usata per difendersi a 360 gradi. [Pergamena Fondersi con le ombre] Consumo energetico:Variabile Basso

Gli amanti: Con un consumo Alto di energie, il Cartomante è infatti capace di generare una potente immagine nella mente di una o più persone in sua presenza. Questi rivivrà in un momento l'attimo più felice della sua vita o, eventualmente, una visione paradisiaca generata dalla mente dello Stregone o da quella della vittima, che riceverà danno Medio alla sua psiche. [Pergamena Visione estatica] Consumo energetico: Alto

Note: Purtroppo è finita. Avrei voluto duellare in maniera diversa con te, ma siamo stati assorbiti dalla storia dei personaggi e mi è sembrato più importante dare risalto a questo. È stato il miglior duello a cui ho partecipato, forse sarà anche la giocata più intensa in cui mi sia cimentato. I tuoi post sono stati magnifici e anche se le attese da entrambe le parti sono state lunghe, ne è sempre valsa la pena, anche in questo turno in cui hai risposto immediatamente. Ti copio e anche io vorrei puntualizzare al correttore due cose. La prima è il Bacio del bufo, ora biglia tossica, al suo utilizzo era un veleno psionico, con gli effetti che ho descritto nel post in cui la uso ma che è stata modificata con il cambio di regolamento all'erboristeria. Inoltre anche io segnalo i seguenti acquisti fatti dopo l'inizio del duello e quindi non utilizzati e non utilizzabili in questo combattimento: l'oggetto Miscela logorante, le pergamene Dominio del sacro, Prigione Mentale, Trappola Temporale e Fusione elementale, e infine l'abilità personale, il Tarocco " La Torre ". Infine segnalo per pura scrupolosità che la pergamena Terrorizzare, all'epoca segnata come " La morte " nello specchietto riassuntivo, è adesso presente nella mia scheda sotto il nome de " il Diavolo ".

 
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view post Posted on 14/2/2014, 19:11
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CITAZIONE


Afrah El'Asaiyrd vs Jace Beleren
.Neve vs The Grim

Correzione duello ufficiale



Afrah El'Asaiyrd

» Scrittura: Uno stile impeccabile, denota una grande capacità dell’autore di esplorare le vivacità – e le amenità – dell’animo del proprio personaggio, peraltro virtuosisticamente diviso tra amore ed odio, demone ed umano. Invero, apprezzo il binomio che dai al tuo personaggio ed anche la teatrale assuefazione che fai di questa divisione, scavando in un’introspezione apparentemente unica, ma che si fonda su sentimenti contrastanti e che fa di un “rimbalzo” (ipotetico) tra dette avverse passioni, la propria principale ragion d’essere. Lo scritto nello specifico è contornato da un’analisi profonda posta in tal senso, che parte dal rancore verso il personaggio di Jace, affonda le proprie radici in quest’odio (arrivando allo scontro) e viene ironicamente riportato alla ragione dal suo doppio “demoniaco” che, in realtà, è mosso proprio dall’amore per Jace. Quindi l’amore è l’inizio ed il ritorno di una lucidità che trionfa, alla fine, insieme ad una constatazione di se che riscopre proprio tale rancore, inizialmente così ardente, come ingiustificato ed ingiustificabile. Ho apprezzato molto il tono che hai dato, soprattutto all’inizio, agli ambienti dello scontro: un turbine di colori ed odori che mi è parso di avvertire direttamente, a tratti. Tale descrizione dello scenario, però, mi è parso andasse scemando col proseguire dello scontro, per un’analisi introspettiva che prendeva sempre più il sopravvento ed appariva – a tratti – quasi eccessiva. In taluni punti, infatti, ti lasci andare ad analisi tanto fitte e combattute tra pulsioni uguali ed opposte, che il lettore potrebbe rimanere spaesato (ed, infatti, tu stessa senti spesso il bisogno di spiegare in confronto cosa il lettore abbia letto). Attenta a questi piccoli dettagli; attenta, inoltre, a piccole – molto piccole – sbavature lessicali che talvolta possono capitare, benché si stia verosimilmente raschiando il fondo del barile. Il percorso che fai col tuo scritto è per lo più in grande sviluppo, comportando da parte mia nient’altro che il consiglio di ramificare la tua introspezione con connotati più afferenti alla realtà ed allo sfondo di gioco, in modo da dare al lettore più punti di vista sui quali orientarsi. Mantieni complessità e debolezza dell’animo umano, giacché questo è quanto di più realistico tu possa fare, soprattutto per non scadere in pallidi cliché. Questo, però, è solo un consiglio afferente pressappoco al gusto personale, giacché, per quanto concerne un’oggettiva analisi della correttezza del linguaggio narrativo, non posso davvero muovere alcuna obiezione.
» Voto: 8.25

» Strategia: Il punto principale sul quale dovresti lavorare è la strategia del tuo personaggio, soprattutto in fase difensiva. Lo scontro, infatti, si incentra su un contrasto continuo e molto pressante di psioniche attive e malie generiche, contornato qualche volta – ma soltanto in via del tutto secondaria – da attacchi fisici. Nel valutare e soppesare le tue priorità, però, spesso sembri ricadere sugli stessi errori in cui vorresti indurre il tuo avversario, e valuti con poca attenzione il bilanciamento tra danno subito e spesa effettuata per difenderti. Andando con ordine, molto buono l’attacco iniziale, benché non comprenda la necessità di rallentare la caduta di “costellazione”. E’ sicuramente vero che la tensione del momento potrebbe giustificarla interpretativamente; ma è altrettanto vero che non avresti avuto difficoltà a giustificarne un lancio immediato. E, a conti fatti (con quanto accade dopo) la seconda scelta sarebbe stata preferibile. Rallentando il colpo, infatti, rendi la vita più facile al tuo avversario nel suo primo turno attivo: questo, quindi, ti scaraventa contro un’offensiva completa, fatta di riduzione di CS, attacco e mascheramento della sua posizione. E qui cadi in un paio di errori di troppo: usi la variabile per parare metà colpo (perché non pararlo tutto, alla fine?); usi un’abilità ad area contro un bersaglio singolo (appunto perché non sai come individuarlo altrimenti, quindi sei costretta a questa – chiamiamola così – defezione strategia); fai cadere costellazione (che è un attacco a bersaglio singolo) senza che realmente tu sappia dove sia Jace (quindi colpendo un po’ “a caso”). Nemmeno la difesa del terzo turno mi ha convinto. Infatti, usi un basso ad area per parare veleno ed attacco fisico, incassando un medio psionico. Avresti potuto usare lo slot per parare il medio psionico, e le CS per difenderti da entrambi (o uno solo, avresti incassato solo un basso) degli attacchi fisici (il veleno è considerato alla stregua di un attacco fisico non tecnica). Ti rifai, in compenso, nel quarto turno, con un ottimo sfruttamento delle passive del dominio per abbozzare una difesa immediata e riferita ad un pericolo di cui non hai percezione. Buono anche il contrattacco in questa fase, ove cerchi di fiaccare le ultime risorse del tuo avversario. Altra piccola sbavatura sul finale: usi un basso per parare un attacco fisico, quando avresti potuto prevenire la tecnica bassa del tuo avversario ed l’attacco fisico con le CS (al netto del medio che, comunque, sei costretta ad incassare). Buona la strategia d’attacco in generale, benché tu ti ostini a premere troppo (come il tuo avversario, d’altronde) sulle tecniche psioniche ed un nemico con opportune difese in tal senso avrebbe potuto metterti molto più in difficoltà. Strategia nel complesso nella media, che ti fa incassare molti più danni di quelli che avresti potuto incassare, prendendo un voto più alto sul punto.
» Voto: 7.00

» Sportività: Duello improntato su una sostanziale sportività da entrambe le parti, ma – soprattutto – su un atteggiamento complessivo di grande lealtà che ho molto apprezzato. Ho apprezzato quando mi hai segnalato un errore nello specchietto in un certo punto del duello, benché ti abbia comunque penalizzato per quell’errore. Inoltre, ti ho penalizzato nel secondo turno attivo, quando sfrutti di fatto tre tecniche (si aggiunge “costellazione”, di cui scateni l’effetto), potendo usare quindi una difesa e costringendo il tuo avversario a difendersi da due tecniche offensive. In compenso, più avanti nel duello subisci la stessa antisportività, quindi la circostanza si “bilancia” da sola. Ho apprezzato molto le note a margine riservate al correttore, che ho premiato con una manciata di voti in più.
» Voto: 7.15



Jace Beleren

» Scrittura: Una scrittura molto buona, che definisce una psiche piuttosto ben curata del personaggio e delle emozioni che vive. Lo scontro è, invero, un confronto attento tra le due passioni contrapposte (che alla fine si scoprono piuttosto affini) dei personaggi in gioco e tu non fai che lasciarti coinvolgere dagli eventi, con realismo ed attenta percezione. Jace è evidentemente allineato sulla psiche della donna, dal quale emergono chiaramente i trascorsi e gli strascichi di background che entrambi sviluppate. Lui, sopratutto, è coinvolto in qualità di amante, amore - apparentemente suo proprio - che diviene giustificazione vita di uno scontro acceso, tediandosi tra le contrapposizioni, spesso apparentemente contraddittorie della donna. In questo turbine di passione/avversione, è evidente il coinvolgimento proprio che ha pervaso anche lo scrittore, lasciandosi andare ad una introspezione altrettanto fitta (quanto quella del suo avversario) della propria intima psiche, che ne ha definito tratti e connotati del suo comportamento nel duello. Il coinvolgimento non è mai ovvio e strutturato spesso su una base di razionalità che non fa mai perdere il filo, ancorché ancorato su percezioni reali che tengono ben stretto il lettore lungo i binari del discorso che si vuole compiere. Questa "schematizzazione" (in senso lato), non fa mai perdere di vista il principio ed è abbastanza facile comprendere, nei tuoi post, cosa tu voglia dire, perché tu lo dica e come faccia a dirlo. Ho denotato, però, ad un certo punto del duello, quasi una forzatura nella tua volontà di sviluppare un'ira per il personaggio che avevi contro, quasi tu ti fossi preoccupato (o meglio, te ne sia preoccupato "troppo") di dare un senso logico al duello inteso in senso concettuale, piuttosto che di allineare la psiche del tuo personaggio entro un binario che sembrasse del tutto avulso da costrizioni, bensì naturale e vivo nel suo sviluppo. Ove Jace, infatti, legge entro la psiche di Afrah, assumi di montare un'ira complessa ed ardente, che svilupperai in tutto il duello e sulla quale strutturerai tutto lo scontro. Invero, trovo logico e razionale lo sviluppo e la sorgente di tale animosità, bensì non posso non rilevare come la stessa appia forzata, costretta dagli eventi, come se tu pensassi "se non faccio così, non posso fare altro". Jace, infatti, passa in un lampo dalla perplessità per lo schiaffo subito dalla donna, alla volontà di non affrontarla (fino a nascondersi, piuttosto che farle del male), per giungere - infine - ad un aperto scontro. E questo scontro ne deriva dopo aver visto il pensiero di Afrah ed averne letto una visione di se stesso che Jace non riesce a condividere (benché tale visione denoti comunque una considerazione dell'uomo migliore di quanto non se ne avvedrebbe dal post precedente, in cui ella stessa lo ricopriva di insulti!). E la giustificazione che tu dai di questo "rigurgito" (e che ti affretti a dare proprio perché, forse, tu stesso non te ne sei convinto fino in fondo) appare ancor più forzata di quanto il post non lasci intendere in se. Invero, lo scontro e la psicologia dello stesso non ne viene inficiata assolutamente, giacché parliamo di dettagli di plausibilità assolutamente sommessi ad una ricerca di perfezione di massima; ma - per il livello nel quale lo scontro stesso si attesta - non posso non evidenziarlo. A ciò si aggiungono alcune ripetizioni ed errori stilistici di troppo (qualche virgola in meno di quanto necessario) che ho rilevato, sopratutto nei primi post. Nel complesso, però, una prova molto buona - quasi magistrale - che tiene il passo di uno scontro scritto egregiamente da entrambi e che si riduce alla fine ad un mero confronto di stili (entrambi molto buoni) dei quali ho dovuto, per forza di cose, sottolineare differenze e pregiudizi, afferenti ad una valutazione basata su un mero gusto personale. Sviluppa il tuo personaggio e le emozioni dello stesso seguendo questa linea di pensiero, nonché sforzati di avvalorare il rapporto simbolico e - spesso - metafisico che sta dietro la "cartomanzia" ed i "tarocchi", giacché sono il tuo più grande pregio.
» Voto: 7.60

» Strategia: Strategia molto buona, benché contraddistinta da un uso (o abuso) di tecniche psioniche, cui si è accompagnata spesso una totale avversione verso la difesa in generale. Non è difficile denotare, infatti, quale primo elemento del giudizio sul punto, come il tuo personaggio abbia concluso il duello quasi con un danno Mortale totale (diviso tra fisico e mente), incassando una media di un danno medio a post. Parti molto bene (e molto meglio del tuo avversario), in quanto prediligi - mosso anche da una necessità interpretativa - un approccio meno belligerante al duello, preferendo analizzare le emozioni del pg che hai di fronte e, contemporaneamente, sfruttando illusioni e camuffamenti per celarti alla sua vista. L'offensiva ha sicuramente efficacia e, nella circostanza, costringi anche il tuo avversario ad attuare una tecnica del "ndo cojo, cojo" che va ad assoluto tuo vantaggio. Il tuo avversario, infatti, finisce per scatenare un'offensiva ad area e ad utilizzare l'effetto rallentato di "costellazione" sul quale tu stesso arrivi a sollevare qualche obiezione (sportivamente, si intende). Prosegui altrettanto bene parando costellazione (ma incassando l'offensiva ad area) e contrattacchi molto bene con tecnica, più due offensive fisiche (veleno e attacco fisico). Non ho approvato la scelta di incassare un danno medio per castare la tecnica a consumo nullo, sopratutto alla luce del fatto che, nei turni successivi, hai continuato ad incassare offensive psioniche con una certa continuità, finendo con praticamente un Critico alla mente. Nel terzo e quarto turno successivo, infatti, sei costretto ad usare per due volte concecutivamente la tecnica autocontrollo, per pararti dalle psioniche, decidendo in entrambi i casi di smezzare l'attacco subito (anziché pararlo totalmente) quasi per risparmiare energie. La scelta non è del tutto condivisibile, sopratutto alla luce del fatto che al quarto turno attivo hai ancora il 30% delle energie e ti saresti potuto permettere uno sforzo in più in tal senso. All'ultimo turno, poi, decidi di usare un basso per parare l'attacco fisico, incassando un medio - questo per permetterti di lanciare un alto alla fine del duello e non finire con 0% di energie. Comprensibile la necessità interpretativa di usare "Gli amanti" sul finire del duello, ma strategicamente non è condivisibile: avresti potuto parare l'attacco fisico con le CS ed il medio con lo slot, per poi contrattaccare con una tecnica media, anziché alta. Questo, poi, alla luce del fatto che avevi efficacemente ridotto il divario di CS tra te e l'avversario, salvo poi decidere di non sfruttarlo quando - forse - questo avrebbe potuto fare più differenza di quanto non ne abbia comunque fatta. Strategicamente, avresti potuto anticipare l'alto degli "amanti" molto prima, al posto della pergamena "Assalto mirato", ripensando la strategia, ma anche l'interpretazione di un duello in una maniera più proficua. Ovviamente non si limano che i dettagli, ma l'enorme quantità di danni che hai subito comunque ti penalizza un pò una strategia assolutamente efficace e che, senza i suddetti danni, ti avrebbe permesso di sovrastare maggiormente il tuo avversario in questo campo.
» Voto: 7.50

» Sportività: Come per il tuo avversario, non ho grandi obiezioni sulla sportività. Il duello è improntato su una grande lealtà ed ho molto apprezzato le note a margine che hai riservato al correttore. Generalmente incassi quello che devi e ti poni sportivamente verso il tuo avversario. Reagisci bene al suo uso delle tre tecniche, salvo poi fare tu lo stesso errore in coda al duello, quando sfrutti la seconda parte di stella in combinazione con una tecnica di attacco ed una di difesa. Per il resto, niente da segnalare.
» Voto: 7.15



Media Afrah El'Asaiyrd: 7.466
Media Jace Beleren: 7.416

Vincitore: Afrah El'Asaiyrd
.Neve ottiene 746 Gold; The Grim ottiene 370 Gold
janz ottiene, per la correzione, 350 gold.

Il vincitore ha diritto ad un post autoconclusivo, senza possibilità di uccidere l'avversario.

 
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13 replies since 1/9/2013, 11:14   613 views
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