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Contrapunctus; Crescendo tra i rovi

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Foxy's dream
view post Posted on 6/9/2013, 22:14




C O N T R A P U N C T U S
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Crescendo fra i rovi


Come il levarsi del sole dopo una notte troppo lunga e nera, cupa, costellata di paure e rinunce, chiaroscure sensazioni di inquietudini miste a puro terrore. Ad oggi se ne perdono le tracce, ma un tempo popolavano le terre conosciute col nome di Edhel, il primo nome assegnato alle fredde regioni del settentrione, indefinita linea di confine tra civiltà e primigenio istinto naturale. Eitinel, fu lei a schiacciarli col suo potere, fu lei a sopprimere i suoi stessi fratelli e sorelle, i medesimi con i quali aveva condiviso gioie e tormenti, angosce e lacrime di gioia. Ma il potere si fece largo in lei senza che ostacolo potesse frenarne lo scorrere venoso, una marea nera, un veleno la cui tossicità attingeva da una fonte soprannaturale, informe e instabile come argilla fra le mani. La chiamano Velta, arco di giunzione fra sogno e realtà, a cavallo fra mondi dove la volontà domina il potere se la prima è forte abbastanza, ma il potere nutre il vizio di rendere ciechi alla realtà, e ci si scopre a far qualcosa perché semplicemente in grado di farlo, nessun'altra reale motivazione. La Dama Bianca battagliò coi suoi simili in una lotta senza sangue, dove la mente sgominava la ragione, e la follia avanzava al pari della piaga peggiore. Poco più che la truce storia, l'ennesima, della scomparsa di un popolo.

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Quarto giorno dal risveglio


Tento di ricostruire le memorie, tassello dopo tassello in un mosaico sempre più fitto e incolore, grigio tra memorie sempre più remote, comincio a temere di non poter giungere al principio di quel che fu. Cosa saremo se non ricordiamo le perdute radici? Può un albero sopravvivere eradicato delle sue basi? Il tempo e l'istinto ci guideranno, devo aver fede.

Ceann Lom-oìr
Settimo giorno dal risveglio


I miei timori erano infondati, ho rivisto ogni cosa, vissuto una seconda volta le vicissitudini di un'apocalisse esplosa per mero capriccio. Noi Arsaidhi lottammo in un gioco tanto sottile quanto crudele, ma Eitinal la Traditrice scovò Velta fra i meandri dell'arcano. Eravamo stanchi di battagliare fra mondi sempre nuovi, malgrado ciò Velta non conosce né sonno e né spossatezza, un grumo di forza nella quale immergere le mani, e come davanti ad una pozza dopo giorni di infaticabile cammino, trangugiarvi avidamente; giunti allo stremo delle forze, non trovammo altra soluzione che ripiegare nella stessa natura che ci aveva generati, nutriti e accolti in un rassicurante ventre materno. Chiudemmo gli occhi, rallentammo il respiro fino a non averne più necessità, ridotti ad anime vaghe dalle tetre luminescenze, piccoli e incorporei tanto da sfuggire all'indomabile brama della sorella traditrice. Da quel giorno infame di sconfitta mista ad amara speranza, si narrò di anime e lumi nell'Erynbaran, di nenie cantilenanti nel cuore delle fredde notti. Le nevi argentate si sciolgono al tepore di un sole più caldo per defluire in rigagnoli deformi fino ad intessere le proprie trame in un unico ordito, e infine inoltrarsi per foreste sempre più folte. La nostra casa, la nostra terra violata dagli abomini definiti come Aneliti.

Ceann Lom-oìr 'primo dei Redivivi'
Decimo giorno dal risveglio



Scintille di vita persa nel tempo, ecco cosa siamo. Quando il dominio della Dama cessò, persasi nelle ombre da ella stessa partorite, cosa accadde noi? Un lento risveglio spinto da un istinto proteso alla costruzione di una identità quanto più simile a ciò che fu in origine. E le domande sorgono spontanee. Può la prigionia, la solitudine, un lungo sonno affranto dal rancore non lasciare traccia nelle menti e nei cuori di chi costretto all'incorporeità per tener salva la vita? Nessun odio è generato per mera natura, bensì una chimera costruita sulle basi del tradimento e i parapetti della vendetta. Allora cosa resta di un odio maturo ma impossibile da esprimere? Eitinel è morta, i suoi figli non percorrono più il sentiero dell'arcano e del divino. La corruzione di Velta è un ricordo respinto e assopito nelle nubi delle memorie malgrado talvolta riemerga nel suo tetro splendore, faro di morte e disperazione, alfiere di caos e sangue acre. Siamo i figli dei nostri padri, antichi redivivi, fossili di un'era passata su cui il destino ha passato appena un panno umido per spolverarli del vecchiume sedimentato. Come sempre, il tempo e l'istinto ci guideranno verso un nuovo tempo. Un insipido, banale, profondo atto di fede.

 
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