Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Azure's whisper ~ Il bisbiglio della tempesta, Preludio

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view post Posted on 15/9/2013, 11:54

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In un futuro non precisato

Il vento soffiò tra le mura della città, come un bisbiglio leggero, un eco leggiadro spirava tra i mattoni delle case, tra i tetti e le persone, ondeggiando fausto come uno spirito libero. Era un giorno perfetto li nell’Orbrun, come raramente se ne vedevano da diverso tempo, lontane erano le preoccupazioni della guerra, lontani erano i lamenti dei dannati e dei Kaeldran. Il sole picchiava in alto nel cielo, una cometa sospesa nell’azzurro che diramava i suoi raggi in strali di luce che donavano la vita a ogni essere vivente. Morpheus era disteso su un comodo baldacchino, la luce penetrava attraverso la finestra, lasciando tuttavia in larga parte la stanza nella penombra. Distesa accanto a lui c’era lei, Azure, un tocco di puro colore in un’esistenza di atono e pallido grigio. Dai capelli biondi e dalle curve sinuose, da quegli occhi simili al ghiaccio, freddi ma al contempo caldi e ricolmi di passione, una passione sincera, una gioia sprizzante. Azure era la vita che si animava dentro una persona sola, perfetta donna angelo, mai dannata e in verità persino candida e pura nella sua innocenza. Incorruttibile nell’animo e nella mente, una semplice umana che seppe districarsi tra i muri di pietra che circondavano il granitico cuore del drago. Il cuore di lui sussultò per un attimo, accelerando quel tempo che per i draghi è sempre uguale e immutabile, fin troppo lento nello scorrere. Carezzò lievemente i suoi capelli color oro, la guardò dall’alto mentre si andava a risvegliarsi, gli occhi socchiusi e il sorriso che già dipingeva il suo volto roseo. Sti stiracchiò dolcemente, non sembrando nient’altro che una creatura inerme, e infondo lo era, debole come solo un umana lo può essere, quasi fragile nelle sue mani. Con delicatezza le mani di lei cinsero il volto di Morpheus, gli toccò i lineamenti spigolosi, il viso leggermente sporcato dalla peluria, poi un sorriso, il più magnifico che lo stesso Morpheus avesse visto, bianco e puro come il latte. Morpheus si avvicinò lentamente e altrettanto delicatamente poggiò le labbra contro le sue. Si scostò, piano, perdendosi per un attimo in quella landa ghiacciata, consapevole del fatto che in quei occhi si sarebbe potuto immergere per ore.

« Ti amo Morpheus. »

Un sussulto, un sospiro vicino all’orecchio.
Un semplice bisbiglio. Tanto bastò per sperare che l’eternità non giungesse MAI.

[…]

« Dov’è lei? »

Morpheus stringeva tra le mani il volto di un Korps, solamente un verme che si era votato al male, lo guardava con disprezzo, non provando odio, ma semplicemente un sentimento di puro spregio. Una creatura del genere non era nemmeno lontanamente paragonabile a un essere umano e, come tale, non meritava nemmeno di essere in vita. Lo vide contrarsi dalla paura, rifuggire alla sua presa. Scalciare a mezz’aria con la schiena attaccata al muro. Lesse il marciume nei suoi occhi e la corruttibilità del suo animo. Mentre il volto di Morpheus non era altro che una maschera di fredda rabbia, di determinazione ultima. Era sulle loro tracce ormai da diversi giorni.

« Rinuncia a lei, ormai sarà già una dei Korps. »

La voce di quel verme rimbombò fiera, come uno slancio d’orgoglio, come a volersi insinuare nel momento di indecisione del drago. Eppure nel drago non c’erano crepe, non v’erano spiragli in cui le subdole tattiche di quei mostri non più umani si potessero incuneare. Non v’era altresì né rabbia né odio, il suo animo era piatto e calmo come un mare in una giornata di perfetto sole. Tuttavia qualcosa, nel profondo, ribolliva come una marasma di tuoni e fulmini, di tempesta che si agitava nel suo cuore. Qualcosa che andava al di là di ogni sentimento.

« Dov’è lei? »

Lo disse con la massima tranquillità, senza che il suo tono mutasse o si facesse più greve. Strinse solamente la presa intorno alla testa, quasi a volergli schiacciare il cranio come un’insulsa noce. Poi partirono le prime visioni, di morte e di dolore, di torture infinite e senza tempo, la carne che si disfaceva lembo dopo lembo, filamento dopo filamento, il Korps iniziò a vedere il suo destino, a scrutare ciò che lo attendeva, non una morte epica, né tanto meno indolore, sarebbe vissuto abbastanza per chiedere pietà, per impazzire dalla sofferenza e perdere il senno.

« Smettila, smettila ti prego. »

Le urla sarebbero dovute giungere come una soave nenia alle orecchie del drago, ma non provò nessun piacere in quel suono, non si crogiolava nel dolore degli altri. Non era quello il suo obiettivo, né quel piccolo Korps poteva placare ciò che nel suo profondo stava via via crescendo.

« La stanno portando nel Midgard, RottheNaz è lì al momento. »

Per fare strage di villaggi, ma quello non lo disse il vile, non dinanzi a Morpheus per lo meno.
« Falli smettere ora, ti prego. » Morpheus sciolse le illusioni, la mente dell’essere tornò finalmente libera, sciolse la presa al capo e i piedi dell’uomo toccarono nuovamente terra.

« Grazie »

esalò nell’indifferenza più assoluta. Poi volse il suo corpo verso l’orizzonte, verso il Midgard.

« Hai pestato i piedi alle persone sbagliate, Morpheus. »
Disse sprezzante, sfrontato. Con rinnovato coraggio « credi che i Reiter Major staranno a guardare mentre gli dai la caccia? »

Morpheus si voltò, qualcosa nei suoi occhi era diverso, vi era una scintilla fino a quel momento sconosciuta. Forse sopita, forse dimenticata. Al contrario gli occhi del Korps divennero neri come la pece, come se immersi in un oblio oscuro senza fine, cominciò a vivere la tortura, a immergersi nel dolore, non era morte, ma qualcosa di ben peggiore: una sofferenza che sarebbe perdurata per l'eternità nella sua mente, in un oblio senza fine.

« No, ma li ucciderò tutti, »
sorrise estasiato
« uno a uno. »



CODICE
<b> <font color=2c748c>Azure's whisper ~</b></font color> Il bisbiglio della tempesta

Se qualcuno può mettere questo titolo alla discussione mi fa un favore.


Edited by Lud† - 17/3/2014, 12:17
 
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