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Chapter-1
Anche se era frustrante ammetterlo l'uomo aveva ragione, come poteva fidarsi delle sue parole se nemmeno possedeva una prova concreta delle sue effettive capacità? A quanto pare non sarebbe bastato il suo aspetto cupo e intraprendente ad appagare totalmente il chierico nella sua decisione di aprire le porte della città a Gilford, no, lui aveva bisogno di una dimostrazione sul campo per convincersi del contrario, una prudenza più che ovvia. L'ex mercenario scacciò subito l'impazienza da dentro si se e decise di accettare la prima proposta, sarebbe entrato dentro questa locanda e avrebbe fatto giustizia, peró prima di attaccare avrebbe studiato gli uomini in questione per essere consapevole della loro presunta crudeltà, e anche se così fosse chi diceva che fossero presenti proprio in quel momento dentro la locanda, magari erano in giro a compiere malefatte, non era detto infatti che li dentro vi trovasse solo criminali , avrebbe potuto anche identificarvi gente onesta che per mangiare era disposta persino a frequentare quei luoghi immondi, inoltre aveva bisogno anche di un motivo per scontrarsi contro questi uomini, non poteva di certo prendersela con qualcuno solo per l'aspetto, doveva constatare che compiessero veramente atti crudeli. Una volta capito quello che doveva fare sollevó la testa per sembrare più sicuro e lanciò al prete una sguardo poco rassicurante da cui si poteva percepire un lieve disprezzo ,non sopportava quando la gente lo definiva incapace di portare a termine i suoi compiti:
" voi vi beffate di me? è così? Pensate forse che io non sia capace di fare una cosa del genere? Ovvero di salvaguardare gli innocenti da queste carogne?"
Lentamente, mentre parlava, si avvió verso il vicolo buio che l'uomo dai capelli mori aveva indicato di seguire.
"Bè vi sbagliate sul mio conto....non sono un principino altezzoso di nobile stirpe nato nel privilegio......che si diverte a giocare all'eroe.....ma bensì un umile uomo nato nella povertà...cresciuto nella barbarie e nella sofferenza più atroce....ho avuto a che fare con questo genere di uomini per tutta la mia travagliata adolescenza......so di cosa sono capaci e so come affrontarli....."
Una volta conclusa il suo breve chiarimento rivolse la testa davanti a se e riprese a camminare in maniera regolare. Un uomo pronto a tutto sembrava, una creatura forgiata nel dolore e nelle tenebre che non temeva i luoghi bui in cui si stava per immergere. Con decisione si fece strada in quelle strade sporche e sudicie, guardandosi intorno per avvistare l'ipotetica locanda; di nuovo stava percorrendo quel labirinto di case appiccicate senza fine che rischiava di inghiottirlo nuovamente, non c'era nessun segno di vita in quei posti, le uniche cose che gli facevano compagnia erano soltanto antichi utensili abbandonati da chissà quanto tempo assieme a qualche carcassa talmente decomposta da avere oramai scisso qualsiasi legame con un corpo umano. Stava per perdere le speranze quando improvvisamente, come per incanto, si stagliò all'orizzonte ció che aveva tutta l'aria di essere un centro abitato. Le luci brillavano come piccoli fari nell'oscurità e pian piano che si avvicinava ad esse poteva scorgere anche piccoli contingenti di persone. Alcuni erano poveracci, sdraiati per terra con un vassoio delle offerte accostato vicino, mentre altri sembravano umili lavoratori. Nulla di anomalo apparentemente pensó l'ex mercenario, ma dopo un attimo si dovette ricredere poichè sul suo campo visivo entrarono 5 uomini tutt'altro che amichevoli concentrati su attività infami come rubare le offerte o disturbare gli uomini a lavoro. Un sentimento devastante lo travolse in quel momento, aveva voglia di irrompere in quel piccolo gruppetto e massacrarne ogni singolo elemento e ridurlo in fin di vita, peró, si ricordó della promessa fattasi molto tempo fa prima di intraprendere il compito di difensore dei deboli, non doveva assolutamente causare morti, uccidere non lo rendeva migliore ma bensì uguale a quei parassiti. Si strinse i pugni cercando di sfogare la frustrazione, non era completamente sicuro di quella presa di posizione, quei tizi sembravano molto pericolosi, forse non era saggio limitarsi del tutto, avrebbe "provato" diciamo a non ucciderli, si sarebbe impegnato nel provocare svenimenti invece che attacchi letali, al massimo quello poteva fare. Sbuffó con rabbia prima di sollevare il suo cappuccio fin sopra la testa. Continuó a pedinare quegli individui che intanto ne combinavano di tutti colori durante il tragitto. Ad un certo punto girarono a sinistra in un viottolo buio, dirigendosi così all'interno di una costruzione così lugubre da essere al pari di un letamaio. Gilford osservó con circospezione l'entrata nascosto dalle tenebre offerte da una viuzza nei dintorni, dove riuscì a scorgere gli uomini scherzare allegramente con un altra banda di 5 individui capitanata da un uomo calvo, possente e muscoloso, che stringeva le dita della mano destra sul manico ingioiellato di un arma , il quale era assicurato alla vita mediante una cinghia di cuoio.
"Deduco che sia questa la locanda di cui parlava il prete"
Disse Gilford mentre osservava l'omone fare il prepotente con qualche donna del luogo, incoraggiato ed esaltato dalle risate dei suoi leccaculo, oramai aveva sotto i suoi occhi tutto il gruppo e poteva finalmente intervenire. Sorrise Compiaciuto al pensiero di rovinare la festa a quella combriccola. Uscì dall'oscurità facendosi rapidamente strada tra la gente e si diresse verso di loro a passi spediti, senza mostrare alcuna paura o esitazione, come un letale assassino che sopraggiungeva inesorabile verso la sua vittima; qualcuno della banda incuriosito dai suoi movimenti decisi lo fissó e avvertì di conseguenza i suoi compagni, chi con una pacca o chi con un cenno per indicarlo, alla fine tutti si accorsero della sua presenza. Persino l'ipotetico capo , dapprima impegnato a molestare le donne davanti lui si voltó, attirato dal trambusto causato dai suoi uomini. Lo guardó in cagnesco, studiandolo un attimo ,poi, una volta constatato che non aveva intenzione di fermarsi sputó a terra e si avvicinó a sua volta.
"Gira a largo se non vuoi rogna, coglione!"
Urló minacciosamente l'omone seguito subito dopo da qualche risata dei suoi uomini. Sulle sue labbra si dipinse un sorriso ironico che sparì con la stessa velocità con cui era arrivato lasciando il posto ad una smorfia di disappunto, Gilford non dava cenni di arretramento e stava persino estraendo la spada del fodero, un comportamento che non mancó di far indemoniare il bestione, portandolo anch'egli a sguainare la sua arma. Una sorta di scimitarra con il quale tentó di menare poi un colpo dall'alto verso il basso peró per sua sfortuna Gilford si era già messo in posizione difensiva sollevando la sua arma verso l'alto con la punta rivolta diagonalmente a destra, arrivando ad impattare contro la lama avversaria, un confronto di acciaio che produsse vistose scintille , le quali brillarono per un lungo istante , prima di cadere verso terra e scomparire. L'uomo cercó di forzare la guardia di Gilford spingendo con tutta la forza che aveva, ma l'ex mercenario ancora una volta gli diede un assaggio delle sue abilità, nettamente superiori alle sue. Piuttosto che insistere sulla difesa, Gilford lasció che l'arma del bandito scorresse sulla sua, fino a farla schiantare al suolo accompagnata dal suo possessore ,sorpreso e scioccato ,che a sua volta si inginocchiò per non perdere l'equilibrio. Stava per contrattaccare, ma il pomolo della Zwienwander di Gilford ló anticipo in velocità, andandolo a colpire una volta dietro la nuca, strappandogli così un urlo di dolore che terminó con un altro colpo inferto sullo stesso punto. L'uomo cadde a terra svenuto sollevando un piccolo polverone. La sua banda per un attimo sembró come paralizzata, sconvolta e indecisa se attaccare o meno, evidentemente avevano capito che quello non era un avversario comune e che non andava preso alla leggera , l'ex mercenario li distanziava di 17 metri all'incirca e non muoveva un solo muscolo, la sua spada era poggiata sulla sua spalla, teneva le gambe divaricate in modo che fosse pronto ad ogni evenienza. Li scrutó con sguardo attento e indagatore, poteva leggere la paura nei loro occhi, avevano perso il loro unico punto di riferimento e non sapevano che fare, le possibilità erano 2, o decidevano di darsela a gambe, oppure lanciarsi in un ultimo disperato attacco tutti insieme, da soli contro di lui non avevano molte possibilità. Passó qualche minuto interminabile e alla fine uno del gruppo urló.
" che cazzo state facendo tutti quanti? Cosa aspettiamo a saltargli addosso?non vedete quanti siamo? Lo spazzeremo via!"
Incitato dalle sue parole, parte del gruppo, non tutto, si lanció in una folle corsa, dirigendosi verso Gilford, mentre gli individui che non avevano seguito l'esempio rimasero li dov'erano.
"Una reazione più che prevedibile..."
Disse l'ex mercenario mentre osservava quel piccolo contingente correre frenetico verso di lui sotto lo sguardo terrorizzato e sconvolto della gente, molti lo intimarono di scappare e di mettersi in salvo, ma lui non diede loro retta e si limitó a piegare la spada all'indietro, portandola dietro la sua schiena. Era consapevole del fatto che sarebbe dovuto essere più brutale del solito, perchè altrimenti non sarebbe sopravvissuto a quella carica furiosa, quegli uomini lo avrebbero comunque speronato con le loro armi nonostante la resistentissima corazza d'acciaio che indossava. Quei volti beffardi e divertiti lo facevano imbestialire, erano sicuri della loro vittoria, non pensavano minimamente di perdere quella battaglia. Digrignó i denti, voleva fargliela pagare per tutto il male che avevano causato, per tutto il dolore che infliggevano quotidianamente a quel povero popolo ogni giorno. Strinse l'elsa con rabbia, come poteva contenersi con gente del genere? A cosa serviva tenerli in vita? A niente! Pensó.
"Solo uno.....soltanto uno......"
Farneticava sconnessamente, voleva sfogare il rancore che provava, l'odio smisurato che non ha mai avuto l'occasione di mostrare quando ha visto i suoi genitori impiccati, non l'ha mai dimenticato, è sempre rimasto dentro il suo cuore , una profonda cicatrice che ogni volta si riapriva inaspettatamente. Un dolore tale da riempire la sua testa di pensieri pazzi e assassini. No! No! Pensava.
Oramai un bandito si trovava a pochi metri da lui, doveva decidere, o la rabbia o la ragione, non potevano coesistere tutte e due in una sola mente, sempre una e soltanto una emozione doveva esserci....
"Non posso..."
la lama del primo uomo stava per sopraggiungere, un colpo dall'alto verso il basso diretto alla sua nuca, ma prima che riuscisse nel suo intento, il giovane uomo alzó istintivamente la sua zweihander inclinandola a sinistra, facendo in modo che Le due lame cozzassero violentemente dando vita a una consistente spruzzata di scintille. Poi, sollevó il viso e guardó il suo aggressore emettendo un rantolo rabbioso per la frustrazione prima di spingere la spada nemica verso destra, avvantaggiandosi del peso consistente della sua arma unita alla forza dei suoi muscoli, in questo modo lasció l'avversario basito davanti a lui. Aveva preso una decisione, non poteva combattere la malavita se non dava il meglio di se in qualunque situazione, non aveva senso limitare la perizia con la spada per non ferire queste bestie, non aveva senso mostrare riguardi a persone senza pudore e vergogna. Doveva combattere con tutti i mezzi a sua disposizione, con ogni briciola di forza che il corpo umano aveva da offrire. Strinse le dita della mano sinistra e tiró al naso del bandito un fortissimo pugno che lo scaraventò a terra con il setto nasale rotto e grondante di sangue. Stava per sollevare di nuovo la Zweihander quando improvvisamente ,davanti a lui , un altro del gruppo protese la spada in direzione della pancia, cercando di trafiggerlo. Fece giusto in tempo a spostarsi lateralmente a destra per far passare la lama avversaria sotto la sua ascella, evitando per un soffio il colpo, poi arrotolò il suo braccio sul bicipite del delinquente, bloccandolo in una morsa che lo tenne fermo fino all'istante in cui Gilford decise di colpirlo ferocemente alla nuca, utilizzando il pesante pomolo. Non sentendolo più muoversi lo lasció cadere al suolo. Alzó la testa e vide con orrore che un uomo era vicinissimo a lui, intento a cercare di colpirlo con un pugnale. La spada era eretta, ma non davanti a lui, bensì a destra, non poteva difendersi questa volta, il tempo non era a sua favore così come l'arma del bandito, troppo piccola e rapida per essere intercettata dalla sua spada. Con riluttanza permise a quel parassita di infilare il gelido metallo da lui impugnato all'interno del suo fianco sinistro, proprio nel punto in cui risultava protetto soltanto dalle cinghie di cuoio e dalla maglia. Poteva sentirla, la lama penetrare il tessuto e la cotta , fino ad arrivare a un centimetro e mezzo sotto la carne. Gilford imprecò per il dolore, maledicendo quel lurido bastardo, desiderava che sprofondasse all'inferno per quello che aveva fatto, lo prese saldamente per i capelli con la mano sinistra, facendolo gridare a sua volta, e imprimendo forza verso il basso lo scaraventó a terra con un tonfo sordo, poi sollevó il piede sinistro e gli molló una pestata sulla testa, per assicurarsi che non si alzasse più.
"Maledetto....."
Si tiró fuori il coltello con uno scatto, stringendo i denti e inasprendo i lineamenti del suo volto per la sensazione dolorosa dovuta al passaggio del metallo tagliente sulla sua carne, poi lo gettó a terra. Guardó davanti a sè, chiedendosi come mai non gli fosse arrivato addosso tutto il gruppo ma una alla volta. Fu felice di constatare che alcuni banditi non lo avevano ancora raggiunto perchè perdevano tempo nell'evitare bancarelle, persone e casse cariche di materie prime , sparse un pó dappertutto. Posizionó l'arma di fronte a sè e divaricó le gambe. C'era qualcosa di strano nella banda, come mai erano così pochi? Su quella strada c'erano solo 3 banditi che ancora tentavano di proseguire , dove erano andati tutti quanti? Pensó con un misto di irritazione e timore, ma Improvvisamente sentì delle urla farsi sempre più vicine, provenienti sia destra che sinistra. Stupefatto, Gilford lanció un occhiata in ambedue le direzioni, e notó delle viuzze che si affacciavano proprio nel punto in cui sostava.
"O merda!"
Imprecó digrignando a denti stretti
Arretró cercando di guadagnare più terreno possibile tra lui e loro, la ferita pulsava certe volte quando cercava di spostarsi lateralmente, come se dei piccoli aghi appuntiti si divertissero a pizzicarlo e a tormentarlo. Riuscì a muoversi solo di 2 metri prima che i criminali spuntassero fuori dai vicoli, emettendo urla cariche di collera e puntandogli le armi in faccia. Immediatamente uno di loro colmó la distanza che lo separava dal suo bersaglio, era l'infido bastardo che aveva incitato tutti ad attaccarlo. Sulle sue labbra si dipingeva un sorriso colmo di sadismo e odio oltre ogni limite, cercó di colpire l'ex mercenario con una frusta, ma lui la intercettò sollevando la zwehander, facendo si che si arrotolasse su di essa .Sentii tirare con foga la corda, evidentemente voleva sottrargli l'arma, pessima idea, pensó divertito ,anche se per poco, infatti capii troppo tardi che il suo piano non era esattamente rubargli l'arma, ma tenerlo fermo affinché 2 dei suoi compagni ,armati di picche, lo raggiungessero per dargli il colpo di grazia.
"Pensi forse di riuscire a tenermi immobile?! "
Gridó Gilford con disprezzo mentre stringeva risoluto il manico, avrebbe fatto quello che lui non si aspettava minimamente, non avrebbe strattonato la corda per cercare di svincolarsi da essa, ma bensì posizionare la lama orizzontalmente davanti lui, a soli tre centimetri dalla faccia ,e andargli incontro con un affondo diretto verso il suo stomaco. L'uomo per la paura lasciò andare la presa, cercando di mettersi in salvo, ma fu tutto inutile. La Zweihander si fece rapidamente largo nella carne del malcapitato ,sbucando dall'altra parte con la punta e una buona piatto insanguinati. Il bandito scrutó Gilford per qualche interminabile istante ,prima di sputare un pó di sangue dalla bocca e afflosciarsi verso il suolo senza vita, lasciando cadere la frusta dalle mani. Cercó di rimuovere l'arma dal corpo per tornare a combattere, ma si ritrovó spiazzato dall'improvvisa offensiva dei picchieri, posti dietro il caduto. Uno di loro si concentró sulla spalla sinistra di Gilford, protendendo l'asta in avanti per centrare il suo spallaccio, mentre l'altro cercó di colpire e penetrare la sua spalla sinistra. Avendolo visto in tempo, il primo colpo fu neutralizzato dalla tempestiva stretta che andó a frenare il moto del bastone, ma il secondo colpo, non avendo modo per contrastarlo visto che aveva le mani impegnate, fu costretto a prenderselo in pieno. La picca appuntita perforó con violenza lo spallaccio d'acciaio provocando in esso un piccolo buco, andandosi a conficcare nella carne e avvicinandosi alle ossa. Il dolore era allucinante. Per un attimo credette di soccombere, di morire prematuramente in quel posto, ma tutto a un tratto, si sentii come rinvigorito da quella sensazione di morte, e allo stesso tempo disgustato per quello che aveva osato pensare, cercó di alzarsi nonostante il pezzo d'acciaio che gli premeva sulla spalla destra, come poteva aver pensato di fallire nel suo intento? Ci aveva riflettuto così tanto, non aveva senso mollare tutto per la difficoltà dei primi ostacoli, di certo ne avrebbe incontrati altri, molto più consistenti e tenaci di questi , aveva ancora molto da dare per quel popolo, non poteva abbattersi proprio adesso. Sbattè i denti fragorosamente, come per incirtarsi a non mollare. Lentamente si mosse in avanti , spingendo in tutte e due le direzioni, a sinistra con la mano e a destra con la spalla per non farsi sottomettere. Assaporò con gaudio il dolore scaturito da ogni ferita corporea benedicendo gli effetti fortificanti che la sua psiche ne traeva. Spinse, spinse, e alla fine riuscì ad avere la meglio sui due banditi. Scacciò il primo picchiere esercitando una forza tale da scaraventarlo via assieme alla sua arma, poi, avendo nuovamente la mano libera decise di sostenere l'altro palmo occupato a stringere l'elsa. Con uno strattone deciso tiró fuori l'arma dal cadavere, indietreggiando e portandosi dietro l'altro uomo che intanto continuava ad infierire su di lui accompagnandolo nei suoi sobbalzi. Sentii pesare ancora di più la picca, la quale sembrava schiacciare e penetrare sempre più il suo spallaccio, non aveva idea di quanto potesse resistere prima di cedere alla punta d'acciaio. Gilford gemette dal dolore, percepiva inesorabile la carne aprirsi ad ogni bracciata, se non la avesse ostacolata in tempo, la picca avrebbe continuato il suo percorso di inserimento nella spalla fino ad arrivare alle ossa, doveva impedirglielo in tutti i modi possibili. Lasció il compito di reggere l'arma alla mano destra, afferrando La lunga asta con la mano sinistra, quasi in prossimità della punta d'acciaio, così da ostacolarne parzialmente l'avanzata. Così facendo aveva il tempo sufficiente per innalzare verso l'alto la Zweihander, posizionandola leggermente a destra, e di calarla con immane potenza sul legno, che seppur robusto, non aveva speranze di sopportare una tale pressione. Il bastone si spezzó in due, lasciando i due contendenti tremolanti per la separazione immediata e precipitosa. A quel punto Gilford, approfittando del vuoto difensivo del picchiere e del fatto che lui avesse maggiore stabilità corporea dopo la spazzata vista la mole della Zweihander ,mise in avanti la gamba destra per avvicinarsi al suo nemico, sollevando un pó di terra, e con un energetica spinta orizzontale della gigantesca spada lo trafisse senza troppi problemi, superando corazza e carne, arrivando fin dentro le ossa. Il criminale abbandonó l'arma ormai distrutta, facendola cadere al suolo con un rumore assordante. Rimase fermo e agonizzante per quasi un secondo, contorcendo e aprendo la bocca sporca di sangue per il dolore, prima di spegnersi con un rantolo strozzato. Subito dopo Gilford lo staccò dalla lama facendo pressione sul suo corpo con il piede sinistro, giusto in tempo per assistere al disperato tentativo del suo compagno di salvare la situazione estendendo la picca verso la sua guancia. Non fece in tempo a spostare il viso e quindi dovette purtroppo subire un taglio alla pelle più o meno vistoso. L'ex mercenario era stanco , stufo e depresso per quella cazzo di giornata andata storta fin dall'inizio , lo osservó con aria scocciata e rancorosa, dove era finita tutta la sua spavalderia? Pensó ironico. Osservò superficialmente Il quarto elemento che gli aveva accompagnati , non aveva fatto nulla per tutta la durata del confronto , vedendo quello che stava succedendo ha pensato bene di starsene in disparte a osservare le cruditá che avvenivano davanti a lui senza battere ciglio, ma quanto poteva essere infida e traditrice la gente? Probabilmente una volta concluso il confronto con questo picchiere preferirà darsela a gambe piuttosto che combattere, magari accompagnato anche dagli altri 3 che sicuramente sosteranno un pó più avanti terrorizzati anch'essi dall'accaduto, è così ovvio, queste persone senza il gruppo non sono in grado di combinare nulla di sensato essendo paragonabili soltanto a parassiti insignificanti senza spina dorsale. I movimenti del suddetto aggressore erano incerti, privi della forza d'animo che prima dimostravano. Gilford si avvicinó sempre di più a lui, mentre tirava fuori dal suo spallaccio,stringendovi attorno il palmo sinistro, il pezzo di picca ancora conficcato al suo interno. Il suo viso si contorse in una espressione addolorata e sofferente, ma nonostante questo continuó a camminare verso il suo obiettivo. Attese pazientemente l'attacco e quando si verificó, lasció andare la Zweihander, la quale toccó il terreno con un intenso rumore metallico, così da acquisire la velocità di spostamento necessaria per superare le difese avversarie. Il bandito tentó un offensiva diretta al suo petto, ma lui limitandosi ad assumere una posizione parallela all'arma la evitó facendola scivolare con un luccichio sul pettorale della corazza. Si destreggiò in un rapido movimento, lanciandosi violentemente sul collo dell'aggressore, premendo la picca dentro la gola e trapassandogli la trachea. Dalla bocca partì uno schizzo di sangue che gli andó a finire addosso, macchiandolo e sporcandolo sia sul viso che sul petto. Il picchiere si contorse avanti e indietro, cercando di contenere l'emorraggia con le mani, abbandonando l'arma a terra per avere tutte e due le mani libere, ma alla fine, non potendo far fronte all'inesorabile si lasciò cadere all'indietro, spandendo le braccia qua là ed emettendo un suono metallico e scrosciante con l'armatura ,una volta entrato in contatto con il nudo selciato della strada. Gli uomini fermi su quel viottolo assistettero a quell'ennesima morte terrorizzati, i loro occhi sembravano come pietrificati mentre osservavano increduli la strage commessa da quell'uomo incappucciato e lordo di sangue. Iniziarono a indietreggiare, prima con passi moderati, e poi più velocemente, fino a che non diedero improvvisamente le spalle a Gilford per darsela definitivamente a gambe ,colmando in pochi attimi una distanza esorbitante e spingendo la gente intorno a loro per non essere ostacolati. Scomparvero presto nel buio maledetto di quel posto, abbandonando il conforto dato dalle luci. La gente lanció urla di gioia dedicate al loro salvatore, alcuni addirittura corsero verso di lui per ringraziarlo di persona. Gilford accettava tutti i ringraziamenti, elogi verbali, strette di mano, abbracci affettuosi, ma dentro di sè non riusciva a immagazzinare nulla di quelle emozioni felici che la gente cercava di trasmetterli. Pensava a quel massacro, alla promessa di non uccidere più fatta ai suoi genitori ,infranta in mille pezzi. Era disgustato, ma allo stesso tempo sollevato, alla fine era riuscito a liberarsi di quell'angoscia che lo tormentava, era riuscito a comprendere che certe prese di posizione a volte erano necessarie. Non poteva non uccidere, purtroppo era costretto a farlo se desiderava davvero portare a termine le sue ambizioni e costituire così un futuro radioso dove la gente umile ,felice e gioiosa di fronte a lui ,poteva prosperare e vivere con serenità senza preoccuparsi di questi assassini spietati. Era il suo destino. Doveva farsi carico, con coraggio, di tutto il dolore che gravava come una gigantesca ghigliottina su questo popolo e morire , scomparendo assieme a tale fardello. Sorrise, cercando di rassicurarsi ,pensando ai suoi genitori che lo attendevano dopo la morte, prima debolmente, e poi in modo più accentuato, dimenticandosi piano piano della tristezza. Stava per togliersi il cappuccio, voleva mostrare alle persone l'uomo che aveva deciso di proteggerli, ma prima che lo faciesse venne attirato dallo strusciare imperterrito di qualcosa, costituito probabilmente d'acciaio visto il rumore . Si voltó e vide l'ultimo membro della banda ,rimasto ancora sul piede di guerra, concentrarsi sul tentativo sollevare la Zweihander ,senza successo, infatti non faceva altro che spostarla goffamente sul selciato, da sinistra verso destra. La gente intorno a lui si allontanò di qualche passo, temendo la sua reazione, ma Gilford li confortò
"State dietro di me, non vi accadrà nulla....."
Si avvicinó al tizio e con forza posó il piede sopra il piatto della spada, impedendogli di perseguire il suo ideale di battaglia. Spaventato a quel punto per la vicinanza eccessiva di Gilford, abbandonó l'elsa e sobbalzando mostró il suo volto celato dai folti capelli, non era nient'altro che un ragazzo, forse addirittura più giovane dell'ex mercenario, il quale si ritrasse come se avesse di fronte una bestia irragionevole assetata di sangue ,andando a nascondersi nella parte oscura di un muro.
"N..n..non mi uccidere....t..t..ti prego"
Disse il giovane, che seppur celato dall'oscurità non poteva lo stesso nascondere la sua paura. Gilford sentii come sciogliersi il cuore a quella visione , quel ragazzo così terrorizzato gli faceva una gran tenerezza. Osservandolo, gli sembrava quasi quasi di vedere lui, rannicchiato in un angolo che implorava di non essere molestato o torturato. Non lo considerò un nemico, era comprensibile che cercasse di difendersi dal lui in quel momento, proprio quando non c'era più nessuno a proteggerlo. Non poteva essere una persona cattiva, infatti nonostante le possibilità che aveva avuto a disposizione per attaccarlo, lui non ha mai pensato di usarle a suo vantaggio, come avrebbe fatto invece un altro membro dello squadrone.
"Non lo faró....tranquillo"
Disse con occhi e voce apprensivi, camminando per poi fermarsi a qualche metro da lui e inginocchiarsi
"Ah si?"
Esclamó con affanno
"...io sono un t.t..tuo nemico.....c..cosa ti imp..pedirebbe di farmi del male?"
"Il fatto che tu non sei come quelli lì....."
Disse Gilford indicando la carcassa del picchiere.
"perchè seguivi quegli uomini?"
"Perchè non avevo scelta....era l'unico modo che avevo per racimolare un pasto..."
il ragazzo stavolta sembrava non patire alcuna preoccupazione nelle sue affermazioni , forse acquisiva sempre più fiducia nei confronti dell'uomo spettrale.
"E ora che non ci sono più cosa intendi fare?
"Non lo so..."
"Te lo dico io....cerca ospitalità in queste povere famiglie....lavora diligentemente... dai il tuo contributo a questa società ormai in delirio.....non sprecare il tuo sudore e il tuo sangue per quella gente infima....credimi..non ne vale la pena..."
Dapprima il ragazzo rimase fermo e impassibile, ragionando su ció che gli era stato proposto, e dopo qualche secondo interminabile si alzó da terra, dirigendosi verso la luce scaturita dalla torce. L'ex mercenario si sollevò da terra e quando il giovane gli passò accanto sentii su di lui uno sguardo d'intesa accompagnato da un ringraziamento a bassa voce , prima che si allontanasse avviandosi verso il mucchio di gente a testa bassa. Il guerriero segui i suoi spostamenti, avrà fatto bene a lasciarlo a piede libero? lo ha forse ingannato fingendosi spaventato o ha detto la verità? era davvero perplesso sul da farsi o dentro di se sapeva già che sarebbe tornato ai suoi atti criminali una volta sfuggito al pericolo?.Chi puó dirlo con esattezza. Ritenendo inutile il pensiero dopo qualche secondo lo accantonò in un angolo della sua mente, preferendo soffermarsi più che altro sulla sua Zweihander. La sollevó da terra con aria affranta e notando la lama sporca di sangue tiró fuori dalla sua sacca uno straccio strapazzato che fece poi aderire sul piatto. La strofinó con cura e dedizione, in quella spada ogni volta leggeva la sua Intera esistenza passata nei campi di battaglia. I riflessi che spesso balenavano su di essa sembravano trasmettergli con violenza tutto l'odio e la paura delle anime che aveva falcidiato con la sua furia. Scostó lo sguardo dal metallo. Quanti nemici avrebbe dovuto uccidere ancora? Si chiese a se stesso senza conoscere la risposta.
Nome:Gilford Cognome:- Razza:umano Età:25 Gold:- Classe:Mercenario Energia:bianca Dominio:Duellante Capacità:1CS in Maestria Pericolosità:G Allineamento:CB
Energia
100%-40%= 60%
Mente
100%
Corpo
100%-25%= 75%
capacità utilizzate
Energia Bianca »Effetto sulle capacità: i portatori di questo dominio godranno di una tecnica di combattimento straordinaria. Questa capacità ha il valore di un singolo CS alla Maestria non cumulativo con gli altri livelli del Dominio. »Effetto passivo:: il possessore del dominio ha sviluppato una capacità innata di sfruttare ogni oggetto riesca ad impugnare come una letale arma. Non solo, quindi, l'arma cui è legato e con la quale ha vissuto gran parte della propria vita, o della propria esperienza. Qualunque mezzo, per strano, informe o artificioso che sia, potrà asservire allo scopo designato di ledere il proprio nemico, sempre che la logica e la razionalità lo consentano. Pertanto, potrà sfruttare bottiglie, funi, cinte, sedie, falli, semplici assi di legno o pezzi di metallo, come armi letali che, nelle proprie mani, taglieranno il nemico al pari di una lama affilata o di una poderosa ascia. »Effetto attivo:spendendo un consumo pari a Basso, il personaggio è in grado di sfruttare la propria tecnica per difendersi da un'offensiva dell'avversario. Il possessore del dominio, infatti, sarà in grado di cogliere - istintivamente o meno - lo scorrere della battaglia e di immergersi in esso con peculiare perizia. Così, potrà efficacemente deviare un attacco rivolto alla sua persona, semplicemente lasciandolo scivolare contro la propria arma, cambiandone la traiettoria. La particolarità di questa difesa di potenza bassa è indubbiamente quella di poter agire anche contro tecniche magiche scagliate dall'avversario, non solamente fisiche: eventualmente, il guerriero potrà decidere di deviare il corso di una scarica elettrica, o anche di una palla di fuoco. Per poi controbattere al proprio avversario per l'onta subita. E' una tecnica di natura fisica.
Testardaggine:La vita da cani è molto dura, e il nostro mercenario lo sa meglio di chiunque altro; nonostante la logorante sofferenza a cui veniva sottoposto ogni giorno, nonostante sembrasse impensabile e sciocco portare avanti un esistenza del genere, Gilgord ha continuato il suo percorso senza mai interrompersi, sviluppando col tempo una tenacia incrollabile. Raggiunto il 10% delle sue energie infatti, Gilford non perderà i sensi, come invece potrebbe succedere a chiunque. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%. [abilità razziale]
Furore:Gilford è in grado, riportando a galla ricordi dolorosi e amari o semplicemente covando rancore per il suo avversario, di entrare in uno stato di furia omicida definito "Berserk". Quando l'uomo è avvinto dalla rabbia diventa fisicamente più forte, nonchè più veloce nel muoversi, infatti, suoi spostamenti saranno talmente furiosi e isterici da essere paragonabili a quella di una feroce fiera. Una tecnica indubbiamente potente che lo porta a perdere completamente la ragione, arrivando al punto di non riconoscere più neppure gli amici. Una capacità pericolosa che Gilford ha perfezionato e migliorato durante la sua permanenza come soldato, portandola al culmine della sua efficienza una volta aggiunta a questa folle trance l'odio ottenuto dopo aver assistito, a suo malgrado, alle figure contorte e putrefatte dei suoi genitori. Spendendo un certo quantitativo di energia, il mercenario otterrà un bonus in CS [Scarso 2 CS,Medio 4 CS; Alto 8 CS; Critico 16CS] che distribuirà in "forza fisica" e "velocità". [Abilità personale~Consumo energia:Variabile]
Affondo:durante i suoi scontri il mercenario puó ricorrere ad un colpo mirato rivolto verso una specifica parte del corpo , di cui fa uso per infliggere danni considerevoli o per concludere una lunga battaglia. L'attacco in questione è come una normale azione offensiva, solo che per attuarla Gilford imprimerà più forza del dovuto.[Pergamena "Colpo duro"~Consumo energia: Medio]
Vendetta: più volte a Gilford è capitato che determinati avversari, forti di un esperienza superiore alla sua riuscissero a metterlo in seria difficoltà, facendolo sentire un inetto di fronte alla loro perizia. Una freccia che lo sfiora, un arma che lo colpisce superando le sue difese ,oppure un insulto volto a deriderlo, sono tutte "provocazioni"che possono scatenare in lui un desiderio di rivalsa talmente potente da innalzare ulteriormente le sue capacità di combattente. Questo "impeto" gli conferisce 4 CS in abilità armi, ma soltanto per il turno in cui la suddetta tecnica viene castata. [Pergamena "Accumulo di energie"~Consumo energia: Medio]
Schernire:Si dice spesso che gli occhi siano lo specchio dell'anima, capaci di infondere o trasmettere a qualunque essere vivente tutte le sensazioni e le emozioni proprie della creatura che lancia lo sguardo. Oltretutto, se tale potere è accompagnato da una lingua tagliente come una spada, non esiste nessuno che puó sopportare tutti questi sentimenti e restare indenne a ciò. Gilford durante la sua esistenza, ha imparato a fare del suo volto una delle armi più pericolose in suo possesso. Dove non arrivavano le armi ci pensava l'impressione che dava la sua figura a toccare la parte più profonda dell'essere. Uno sguardo gelido, seguito da un acida battuta, è stata spesso la chiave del successo in molte battaglie che Gilford ha sostenuto, poichè portava i suoi avversari ad abbassare la guardia ,scoprendoli cosi anche al più semplice degli attacchi. Grazie a questa abilità di distrazione, Gilford è in grado di turbare mentalmente il suo avversario, infliggendo così un danno equivalente a "basso"alla sua psiche. [Pergamena "Intimorire"~Consumo energia: Basso]
Gli strumenti del cane
Zweihänder:Una spada di enormi dimensioni, avente una lama lunga 1 m e 40 cm circa. Il manico è avvolto da un ricasso costituito da solido cuoio, che avvolge anche parte della guardia , arrivando fino al pomolo dell'arma. Sul piatto, quasi in prossimità della guardia,invece, si ergono dei denti di arresto, utili ,in certi casi, per frenare l'ascesa di una spada sul metallo della Zweihänder. Puó sembrare goffa, ma in realtà è molto rapida, infatti grazie al manico più grande e massiccio si puó imprimere una maggiora pressione con la mano quando si sferra un colpo, aumentando in questo modo la forza cinetica. Un suo fendente è talmente potente da penetrare senza problemi la carne e le ossa, tranciando letteralmente l'avversario in due.
Ammazzadraghi:Spada di cui Gilford chiese personalmente la costruzione; si basa sul modello di una Zweihänder, peró rispetto a quest'ultima il suo piatto è molto più esteso e massiccio, raggiunge all'incirca 1 m e 78 cm, un altezza pari quasi a quella del suo possessore. Il perimetro dell'arma in questione è costituito da ferro, mentre il centro è composto da metallo grezzo. Pesante, robusta e difficile da maneggiare, è in grado di tagliare la testa a un drago. Appunto per questo viene chiamata "Ammazzadraghi".
Corazza del mercenario:Una armatura molto resistente che presenta varie placche metalliche su cui si ergono piccoli spuntoni, i fiancali sono costituiti da una base in acciaio leggero, nei quali sono incastonati piccoli rettangoli di legno, più sopra vi sono 2 stemmi di acciaio, uno che rinforza la sezione addominale e uno che ricopre il petto . Sotto le placche di armatura si può intravedere una robusta cotta di maglia che ricopre interamente il suo corpo. I gomiti e le ginocchia sono protetti da piastre in metallo, che vanno a rinforzare i rivestimenti in acciaio che ricoprono le braccia e le gambe. Il braccio sinistro si differenzia dal braccio destro per via della spalliera, più grande e possente ,dalla forma mostruosa, caratterizzata da corna incurvate che emergono da essa. Dalle spalle scende un vistoso mantello rovinato Riassunto
Sorvolando la fase di avvicinamento al luogo prescritto da Roberto, il primo approccio che Gilford ha con la banda si apre con l'utilizzo della abilità attiva del talento [consumo basso= -5% energia] , che gli permette di svincolarsi dall'offensiva dell'ipotetico capo , permettendo così lo scorrimento della sciabola sul metallo della Zweihander, e la conseguente perdita di equilibrio dell'aggressore , dato che stava esercitando una notevole forza nel colpo. Una volta sbilanciato dalla sua posizione, Gilford decide di colpirlo 2 volte alla nuca con il pomolo dell'arma, provocando così lo svenimento di quest'ultimo. I banditi poi, per vendicarsi dell'affronto subito ,si lanciano all'attacco. alcuni restano indietro indecisi sul da farsi. I primi tre individui che si scontrano con l'ex mercenario non arrivano tutti insieme perché vengono rallentati dagli ostacoli incontrati durante la maratona (XD), quindi Gilford li affronta più o meno una alla volta. Il primo arrivato riesce a intercettarlo , nonostante i pensieri in cui era invischiato, basandosi sul suo istinto da soldato , dato dall'esperienza , che lo salva appena in tempo grazie al suggerimento automatico di una provvidenziale parata. A quel punto Gilford con un rantolo rabbioso terrorizza il suo avversario [schernire ~consumo basso= -5% energia] rendendolo così incapace di opporsi al successivo attacco diretto alla sua persona, ovvero un fortissimo cazzotto diretto sul naso [affondo~consumo medio= -10% energia], che lo spedirà poi al suolo con il naso rotto grondante di sangue. Il secondo uomo Gilford non avrà tempo di attaccarlo con la spada e quindi , spostando il bacino , si limiterà ad effettuare una schivata a sinistra per evitare di essere trafitto dalla sua spada. Trovandosi il suo braccio sotto l'ascella deciderà di cingerlo saldamente a sé con una stretta [furore~consumo basso= -5%energia] prima di colpirlo alla nuca con il pomolo, facendolo in questo modo svenire. Il terzo uomo non riesce purtroppo a intravederlo in tempo ed è costretto a subire una pugnalata sul fianco sinistro e nonostante sia protetto, da delle cinghie di cuoio assieme ad una cotta di maglia , non riesce ad evitare del tutto l'attacco. [penetrazione del fianco per mano di un pugnale~ la profondità della ferita è uguale a 1 cm e mezzo~danno medio= -10% al corpo p.s non sono tanto sicuro dell'entità del danno, se noti qualche incoerenza avvertimi] Gilford reagisce prendendolo per i capelli prima di sbatterlo a terra e di finirlo con una pestata sul cranio.[furore~consumo basso= -5%] dopo questo c'è una scena di intermezzo prima dello scontro con il prossimo gruppo, non la descrivo per non perdere tempo. Una volta avvicinatosi a Gilford l'uomo tenta di colpirlo con una frusta ma quest'ultimo intercetta l'aggressione sollevando la spada. [vendetta~consumo medio= -10% energia] Alla fine ,con un rapido movimento in avanti, Gilford elude il tentativo di borseggio dell'arma ordito nei suoi confronti e uccide l'uomo trapassandogli lo stomaco. Successivamente non riesce a staccare la spada in tempo dal cadavere e viene sorpreso dall'attacco dei due picchieri, uno fallisce nel tentativo di colpirlo allo spallaccio sinistro visto che Gilford afferra prontamente l'asta , mentre l'altro riesce a centrare lo spallaccio destro dato che l'ex mercenario ha tutte e due le mani impegnate.[perforazione dello spallaccio e quindi della spalla destra~Danno medio= -10% corpo]. Senza perdersi d'animo peró , Gilford riesce a respingere i due picchieri, uno dei due lo allontana con una spinta mentre l'altro, dopo avergli spezzato l'asta e dopo aver staccato la spada dall'uomo precedentemente ucciso, viene infilzato a morte. L'ex mercenario ,poi, riesce a rimuovere l'arma dal corpo appena in tempo per assistere al tentativo disperato dell'ultimo picchiere rimasto che protendendo la picca in avanti lo flagella con un bel taglio sulla guancia. [taglio più o meno vistoso sulla guancia~danno scarso= -5% corpo] cerca di attaccarlo di nuovo, ma stavolta Gilford si prepara staccandolo anche il pezzo di picca rimasto attaccato alla sua spalla con sofferenza. Quando l'offensiva avversaria giunge a lui, Gilford la evita assumendo una posizione parallela rispetto ad essa facendo si che scivolasse sul pettorale della sua corazza producendo un luccichio. [furore~consumo scarso= -5% energia] il bandito infine viene ucciso per mezzo di una forte schiacciata sulla trachea eseguita con il pezzo di picca che l'ex mercenario sorreggeva con la mano sinistra. Gli ultimi 2 membri , potenzialmente pericolosi ,della banda constatando le sue potenzialità decidono di darsela a gambe. Questo è tutto, so di essere stato particolarmente superficiale con questa ruolata e mi scuso in anticipo per gli errori( forse grossolani) che troverai, buona valutazione. Edited by Mastersword97 - 28/9/2013, 01:32
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