₪ La Lezione del Fuoco "Fratello Fuoco, perché ardi le messi che con tanta fatica abbiamo coltivato? Fratello Fuoco, perché bruci innocenti considerati ingiuriosi dagli uomini? Fratello Fuoco, perché non prendi anche me nelle tue fiamme per sanare la mia pena?"
Aveva imparato. Era strano come in un luogo del genere si potesse apprendere qualcosa, un luogo dove il declino e la violenza erano l’unica legge. Dove l’unica lezione impartibile era quella della sconfitta o della vittoria. Eppure il suo corpo, la sua mente, la sua anima –se mai una ne esistesse- avevano imparato a non temere più quel fuoco che mieteva i suoi ricordi. Aveva imparato a contrastarlo. La nebbia non occludeva la sua vista, poteva sentirne la presenza e a suo volere anche vederla ma il suo occhio vigile osservava tutto ciò che al suo interno succedeva. Il prete con un virtuosismo magico e un solo movimento del braccio squarciò lo spazio attorno a se in solo taglio, una tasca in quella realtà in cui prontamente s’infilò lasciando che sia i pugnali che la copia di Joshua scivolassero colpendo il vuoto. Quasi goffamente, l’offensiva del reale Rosso andò a colpire la copia in pieno volto, la quale non accusò alcun danno e semplicemente scomparve riunendosi alla nebbia circostante. Lo spettacolo lo lasciò basito, era tanto grande il potere della magia da permettere ciò? Oppure era soltanto uno scherzo della mente architettato da Roberto per affossarlo ancor di più? La risposta si formulò nelle azioni successive del Prete. Ricomparso da quella fenditura nello spazio, risultava ancora spaesato dalla nebbia circostante, tanto potente era la sua magia eppure in quella coltre nulla poteva se non andare per tentativi. Che fosse per isteria o per una strategia definita, l’avversario imbastì un’offesa ad ampio raggio. Attorno a lui le fiamme roteavano sempre più veloci formando un anello igneo. Né gioiello né vezzo il suo, ma un nuovo attacco “purificatore” si sarebbe abbattuto sulla zona. Probabilmente l’intento era trovarlo, o quando meno colpirlo. Le fiamme che ora danzavano nella nebbia, spiriti d’oltremondo in cerca di carne da incenerire, creavano un gioco di luci sinistro, il vermiglio andava a specchiarsi nel bianco della coltre quasi riflettendosi in essa e lanciando raggi luminosi che annunciavano l’arrivo della fiammata. In ordine, come un esercito, gli spiriti avanzavano velocemente caricando il nulla e attendendo d’incontrare un qualsiasi bersaglio da ardere. Come si poteva definire sacro questo spettacolo? Come la violenza era diventata la parola degli dei? Quell’uomo era sul bordo di un profondo baratro fiammeggiante e il suo volto sembrava soddisfatto della sua decadenza. Forse per questo Cāra lo aveva inviato li. Voleva mostrargli come la natura umana che aveva ridotto Minrot in cenere ancor prima di bruciare, non era altro che un morbo, un parassita che lo stesso uomo accoglieva dentro di se e alimentava. Un ospite silenzioso, ben voluto e che una volta insediato non avrebbe mai più lasciato il suo posto.
Ira, violenza, rabbia, ingordigia, vanagloria. Molti erano i nomi del Vizio. Troppi forse, in ogni suo più variegata sfaccettatura. E allora perché condurlo dove sta il ventre di questo male? Perché mandarlo alla ricerca di un uomo che di questo ha fatto la sua condanna? Dubbi che attanagliavano la mente del giovane sin dalla sua partenza, dubbi che ancora non trovavano risposte nemmeno davanti a quello spettacolo. E in quella miscela una sola certezza: proseguire per avere le risposte.
La temperatura aumentava più l’esercito fiammeggiante avanzava, visioni distorte e corpi incandescenti e in perenne mutazione lo formavano, spiriti immortali dediti alla guerra. La pelle di Joshua già conosceva quel dolore, ancora lo pativa, e più il tempo passava e più si univa alla stanchezza, nonostante si sentisse ancora abbastanza in forze per proseguire. Il suo occhio spaziava sulla zona, negli angoli più estremi la nebbia cominciava a diradarsi tornando alla densità normale, doveva incalzare perché la sua copertura sarebbe durata ancora poco. Mise mano dalla daga estraendola e impugnandola con la destra, la punta era rivolta al terreno. Portò entrambe le mani verso l’avanti, aprendo il palmo della sinistra e direzionandola verso le fiamme che avanzavano, l’altra restava dietro reggendo saldamente l’arma. Dalla sinistra cominciò a formarsi un globo cremisi, il fuoco era la materia di cui era formato, questo accumulo di distese rapidamente su di una superficie immaginaria che formò una sorta di porzione di sfera, meno della metà. Questa si frappose tra il Giovane i l’offesa del Prete che semplicemente si unirono estinguendosi al contempo e generando un varco all’interno di quella carica. Nuovamente si meravigliò di tale sua capacità, ma non ebbe il tempo di formulare pensieri. Infatti appena si venne a creare l’apertura sgattaiolò dentro. I suoi passi erano veloci e il dolore provato gli impediva un incedere silenzioso. Il frastuono generato dalla massa di fuoco che lo aveva attaccato però avrebbe coperto gran parte del suo rumore, era ironico come questa continuasse la sua carica cercando ancora vittime da ardere, mentre l’unico bersaglio di Roberto era già oltre. In parte rappresentavano il loro evocatore, niente più che una bestia in continua cerca di carne, incapace di vedere oltre il suo l’ingordo desiderio di sadismo. Senza alcuna esitazione proseguì la sua carica lanciandosi verso Roberto. La nebbia avrebbe coperto i suoi movimenti e il fuoco –in parte- i suoi rumori. Lasciò andare la destra lungo il fianco, con un elegante gioco di polso impugnò l’arma nel verso corretto, ora il suo apice puntava direttamente il prete.
Non fu ben chiaro ciò che successe in quell’istante. Joshua preso nel suo avanzare bellicoso e con la mente centrata sul bersaglio nemmeno se ne accorse tanta era la foga. Attorno alla sua lama la nebbia cominciò a divenire di un colore diverso, ancor più bianco e luminoso rispetto a ciò ammorbava la zona. Quando fu a meno di un metro di distanza, allungò la gamba destra e portò un affondo direzionato al ventre del prete. La lama sfrigolò leggermente in quella sua nuova luce, il suo candore tracciò il suo percorso senza però passare la nebbia che coprì le sue movenze sino al consentito della vista avversaria. Era tremolante il gesto, infondo risentiva delle bruciature che ad ogni suo movimento richiedevano un pegno per la loro presenza. Di nulla si accorse il Giovane, il quale continuava la sua azione non curante delle mutazioni della sua arma. Compiuto l’attacco, l’innaturale candore sarebbe svanito generando però uno strano fenomeno, infatti quando tale aura si sarebbe dissolta, anche la piccola porzione di nebbia che la contornata si sarebbe dissolta a sua volta, soltanto quella nelle immediate vicinanze dell’arma.
Indipendentemente dall’esito dell’assalto, l’azione del Rosso non si sarebbe interrotta. Infatti ritraendo l’arma –a meno di impedimenti- avrebbe proseguito il suo attacco. Lungo nella posizione dell’affondo, avrebbe portato la gamba sinistra di lato, posizionandola dove stavano i piedi dell’avversario avversario sul fianco destro. Tenendo l’arma bassa sotto la cintura e leggermente indietro rispetto al corpo pronta a menare un nuovo colpo. La sua gamba destra avrebbe tentato una lieve spazzata diretta alla parte interna del ginocchio destro avversario, il suo intento era sbilanciarlo e prenderlo di sorpresa. Un istante dopo che il calcio partì, sfruttando la rotazione dovuta al colpo al ginocchio ed aiutandosi con il busto, avrebbe tentato uno ridoppio dritto, con obbiettivo il fianco sinistro avversario cercando di concludersi sulla spalla opposta, il colpo seppur deciso non contava tanto sulla precisione ma più sulla forza, difficile era ragionare i movimenti e la stanchezza cominciava ad avanzare. L’idea di Joshua era interrompere Il movimento rotatorio, o con l’impatto con Roberto oppure, nel caso in cui il colpo fosse andato a vuoto, poggiando nuovamente la destra a terra e permettendo a Joshua di poter avere davanti agli occhi l’avversario evitando di trovarselo alle spalle. Era li ormai, a contatto con chi aveva etichettato come vizio e vizioso. Poteva sentirne il respiro, poteva vederne il ghigno, poteva quasi percepire le intenzioni malvagie. Era dunque questa la strada per la conoscenza? Nessun libro, nessuna lezione, soltanto dolore e sangue, soltanto a questo si riduceva ciò che andava cercando?
No. La risposta era ben delineata nella mente del Rosso ora. Vi era dell’altro, altro che poteva essere più spaventoso che il semplice squarciare carni. Qualcosa che infettava quell’uomo sino all’anima stessa. Ebbene si, questa esisteva, ed era volubile e corruttibile. Questa era la lezione di Tanaach, questa era la lezione del Fuoco.
- Trama -
Basso 5 | Medio 10 | Alto 20 | Critico 40 |
Mezzodemone | Ninja | Bianca | ? | NutraleBuono Status Fisico: Scottature e piaghe su buona parte del corpo, affaticato (Danni: Alto) Status Mentale: Determinato pur accusando dolore e stanchezza (Danno Medio) Energie:40 % (60 -10-10) Abilità Passive:
CITAZIONE Cantore del Mondo: Influenza psionica passiva di fiducia + Resistenza alle influenze psioniche passive.
Abilità Attive:
CITAZIONE Favore della Nebbia: Il ninja infrange un fumogeno che si disperde in una vasta area, impedendo al nemico di orientarsi o di determinare la sua posizione. [Medio | Pergamena "Favore della Nebbia" | Turno 2/2]
Janma ~ Il Fuoco della Vita Primo dei petali manifestati sul corpo di Joshua, esso si allunga sul pettorale destro. Comparve ancora quando si trovava a Minrot poco dopo che il vecchio maestro lo tatuasse. La forma di questo petalo è particolare, infatti i suoi contorni sono sinuosi, simili ad una fiamma ardente che sta a simboleggiare l'ardore della vita e in particola modo l'atto della nascita stessa -o rinascita per essere precisi-. Questo era il primo compito di Samtae, far si che vi fosse l'esatto svolgimento del passaggio dalla vita precedente a quella successiva. Tale forma rappresenta anche il potere stesso che viene conferito a Joshua ovvero quello di poter controllare le fiamme a suo piacimento e assecondando il più possibile le situazioni che affronta. Tale controllo del fuoco verrà utilizzato esclusivamente per ergere difese di tipo fisico e magico tramite la creazione di scudi, muri, cupole e ogni manifestazione difensiva dell'elemento. La potenza della difesa verrà decisa dal caster in base alle sue volontà, se questa sarà una difesa a 360° il suo potere diminuirà di un livello rispetto al consumo, in caso contrario resterà uguale al consumo. Ciò che verrà plasmato con le fiamme potrò essere generato da Joshua o nelle sue immediate vicinanze. [Variabile Media magica difensiva - Abilità personale]
Affondo: Il ninja affonda la propria arma nel corpo del nemico, causandogli una ferita perfettamente circolare e molto profonda, seppur di diametro ristretto. La tecnica ha natura fisica. Il caster compie un unico, rapido movimento per affondare la propria mano, un proprio dito o una propria arma da mischia nel corpo del nemico, nel tentativo di provocargli una ferita molto profonda, ma estremamente localizzata alla zona colpita - a seconda della personalizzazione è possibile utilizzare qualsiasi parte del corpo e qualsiasi arma, purché queste ultime siano da mischia. La tecnica ha potenza Media e provoca un danno Medio; la sua efficacia si basa sulla rapidità con la quale viene eseguita il gesto, tramite la quale è possibile penetrare più o meno in profondità. [Medio | Pergamena "Affondo"]
Note: Alcuni chiarimenti. L’alone o energia bianca che viene a formarsi attorno all’arma durante il primo affondo sta ad indicare l’utilizzo della tecnica e anche quando si parla di “[…] non curante delle mutazioni della sua arma.[…]” è sempre riferito alla tecnica e non ad una vera e propria mutazione (considerando che di artefatti non ne ho nemmeno mezzo). Mentre la “dissolvenza” della nebbia finita la tecnica è puro effetto scenografico. Altro punto è l’ultima combo fisica. Inizia con una tecnica (Affondo), proseguendo con uno spostamento sulla sinistra (destra avversaria), un calcio diretto al ginocchio (il termine spazzata non è corretto ma è voluto per far comprendere l’intento dell’azione, ovvero quello di sbilanciare) e infine conclusa con un ridoppio dritto (colpo portato dal fianco sinistro avversario alla spalla destra). Le ultime due azioni sono successive di pochi istanti, ancor prima che il calcio colpisca il colpo di spada parte, sfruttando la rotazione iniziata e implementata con quella del busto. Penso che anche nel post sia chiaro, o almeno spero, ho voluto fare delle precisazioni onde evitare disguidi riguardo alle tempistiche
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