Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

The reckless predators., combattimento vs mostri

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view post Posted on 19/9/2013, 19:01

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The reckless predators
Sepsaris, pericolosità E - VS - Recuperatore, pericolosità E.



Il novezampe annusò cauto l'aria intorno a sé. Qualcosa era vagamente fuori posto, nella sua reggia di tela, a partire dall'odore.

L'odore, il dolce odore della carne fresca, che dava una nota invitante alle correnti d'aria provenienti dall'ala est. La fame nel suo stomaco gorgogliò, e gli fece sbavare qualche goccia di acido sulla roccia consunta, una ventina di metri più in basso. Era una promessa allettante, qualcosa su cui i suoi minori fratelli si sarebbero gettati, calpestandosi l'un l'altro, pur di accaparrarsi un boccone di cibo. In quello scenario, avrebbe potuto lentamente calarsi dal soffitto, reclamare la preda, e mangiare anche qualche scarto troppo stupido per allontanarsi dal suo cospetto. Ma era errato, errato per vari motivi. Prima di tutto, la carne fresca non si muoveva da sola: era in grado di distinguere la differenza tra una preda viva e una morta, e quell'odore apparteneva sicuramente alla seconda specie. Ma come aveva fatto una carcassa ad arrivare nella sua zona da sola? Che il cibo avesse forse iniziato a presentarsi di fronte a lui, disponendosi ordinatamente in fila indiana? Il pensiero lo intrigava.
Nonsenso. Il novezampe espulse un po' di materiale setoso dalle sue filiere sull'addome, e cominciò istintivamente a lavorarlo mentre, come un attento equilibrista, usciva dal bozzolo di tela e iniziava a camminare sul soffitto.

Quando aveva stabilito quella tana, c'era ancora una grande varietà di cibo nelle foreste circostanti. Cibo e tesori da portare alla corte del Kishin; ma quelli erano tempi vecchi. Nel giro di quattro, cinque ragnatele complete, le prede avevano iniziato a scarseggiare progressivamente, così come i suoi periodi di digiuno si erano allungati. Alla sesta ragnatela era diventato leggero, tanto che i fili del bozzolo principale - spessi e duri, per mantenere il peso di un Recuperatore nel pieno delle forze - rimanevano esattamente immobili al suo passaggio. Quello era nonbene. Un giorno un altro fratello sarebbe potuto arrivare, e l'avrebbe potuto facilmente spodestare dalla sua reggia di tela. Alzò le mandibole ed emise un sibilo irritato al solo pensiero. Non avrebbe fatto da cibo ai fratelli. Quel motivo era sufficente a muoversi dalla sua inedia e controllare la fonte dell'odore.

Svoltò rapidamente nell'intreccio delicato che le sue fauci avevano costruito nel castello abbandonato. Mentre proseguiva, l'odore di sangue e carne si faceva più intenso, prelibato, ma allo stesso modo si rafforzavano i suoi sospetti. C'era una nota d'allarme nei suoi terminali olfattivi, qualcosa che parlava di ferro bruciato e cenere. Era una fragranza molto forte, che risvegliava i suoi istinti di sopravvivenza. Quando uscì all'aperto, una brezza fresca cancellò per un attimo la sua traccia, interrompendolo mentre cercava di identificare la cosa. Non aveva importanza. Nascosto, smorzato, aveva riconosciuto il puzzo delle armi di ferro dei bipedi, per quanto non riuscisse a identificare a quale razza corrispondesse l'odore sottostante.

L'enorme ragnò si mosse in avanti con rinnovata solerzia, spronato non solo dalla fame, ma dalla curiosità verso quella strana situazione. Qualcuno doveva aver creduto di potergli dare la caccia, sembrava. Quel qualcuno non sapeva che era un gioco a cui lui eccelleva. Agitò gli artigli ricurvi pieno di anticipazione per gli eventi a venire. Si immobilizzò un attimo, nella luce lunare che faceva splendere d'argento la corte esterna del suo castello di ragno. Quando l'astro tornò ad essere coperto dal buio di una nuvola, il novezampe si mosse di nuovo, verso il luogo in cui il suo nemico attendeva.



Sepsaris si svegliò di botto, con alcune grosse, grosse domande a ronzarle nella testa.
Prima di tutto, non aveva la minima idea di dove fosse. Attorno a lei la foresta, lussurreggiante e oscura come quella che aveva attraversato per giungere a Velta, si scontrava e si fondeva con fitte reti di una sostanza nera e molliccia, nell'oscurità quasi completa. Il fogliame e gli alberi sopra di lei erano fitti e legati tra loro da brandelli di buio solido, e creavano una cappa opprimente sopra la sua testa. Se non avesse intravisto uno sfondo di blu-nero lontano - sperava fosse il cielo notturno - avrebbe quasi creduto di essere in trappola, in un luogo chiuso.
Qualcosa le gocciolava tra le mani, impiastricciando le piastre dei guanti dell'armatura. Un liquido troppo concreto e abbondante per essere solamente effetto dell'umidità nell'aria. E un odore metallico.

Sangue.


Preoccupata, si guardò i palmi. Iniziò a tastarsi, per capire se per caso era ferita, ma il suo corpo non le segnalava niente di sbagliato. Doveva non essere suo: il che lasciava aperta un'ulteriore domanda.

Andando avanti nel buio, trovò un passaggio tra l'intrico di rami. Aldilà, in una specie di radura, l'odore che le permeava le mani - metallico, e selvatico - era ancora più forte. Una catasta nera campeggiava nello spiazzo. In quello che effettivamente era il cielo, una nuvola si spostò, liberando finalmente la luce della luna.



In pochi attimi l'ambiente attorno a lei si trasfigurò: la matassa nera indistinta cambiò colore, diventando ora bianca, ora lucente come un filo d'argento. Era dappertutto, in bozzoli, corde, ponti, architetture complesse ... ragnatele.
L'oggetto nel mezzo della radura invece rimase scuro, ma alla luce della luna Sepsaris riuscì a capire di cosa si trattasse. La carcassa del cervo la guardò di rimando, l'occhio nero vitreo che fissava inespressivo mentre la lingua, fuori dalla bocca semiaperta dall'animale, era martoriata dalle mosche. L'animale doveva essere stato abbastanza imponente in vita, ma la sua pelliccia era lorda di sangue e uno dei suoi corni era stato spezzato. Nel ventre, una ferita ampia, ma precisa, laddove doveva esserci il cuore, aveva lasciato fuoriuscire grosse quantità di sangue scuro. La Castanics guardò a lungo lo squarcio nella pelle della bestia, poi con uno scatto prese la lancia e controllò la punta.

Di nuovo, sangue.

« ...quindi sei tu. »

La voce proveniva dal centro del nulla.

« Chi sei? »

Il suono raschiante e profondo non rispose. Invece, una nuvola coprì di nuovo la luna.
E le cadde addosso, atterrandola.



L'impatto al suolo la stordì per qualche attimo, mentre la lancia le sfuggiva di mano; sentì il suono della lama che sferragliava contro qualche altra superfice. L'istinto le intimò di rialzarsi, ma la massa scura era ancora saldamente sopra di lei ed era troppo pesante. Una sensazione di caldo si formò nel centro del suo petto, sotto ai seni. Gettò due mani guantate contro la massa, e subito le ritrasse schifata. Qualcosa si stava muovendo. Se avesse sentito qualche odore, forse avrebbe capito prima con che razza di animale stava combattendo, ma a parte quello umido e vagamente marcio della giungla attorno a lei non avvertiva nulla. La cosa la spinse ancora più in basso. Sepsaris decise che era abbastanza.
Con una mano libera frugò nel sottobosco alla ricerca dell'Hasta Imperii, poi riuscì a frapporla tra sé e la massa e usarla come leva. Incredibilmente, funzionò meglio del previsto - l'assalitore sconosciuto si distaccò da lei, con un plop inquetante, e il suo peso sembrò svanire del nulla dopo essere stato in contatto col metallo della lancia; la Castanics si rialzò di botto, riuscendo solo a vedere l'enorme sagoma scura che si sollevava nel cielo. Non c'era da stupirsi se l'aveva scambiata per una nuvola, nella semioscurità.

Un bagliore di luna illumino la cosa per un nanosecondo, facendola rabbrividire.
Nove zampe. La sensazione di caldo dal suo petto le stava colando lungo tutta l'addome, tra le piastre dell'armatura. La guerriera si mise in guardia.
« Bada, ragno » Gridò alla notte. La creatura era già sparita in una tela argentata. Aveva un familiare sapore metallico in bocca. « hai scelto la preda sbagliata. » L'altro non rispose. Forse non era solo uno. Aveva sentito che erano una piaga comune nell'Eden; la sua gente - i sopravvissuti della Colonia - li aveva battezzati Araneae, ma gli abitanti del luogo avevano un altro nome per loro.

I molti.

Gli avevano spiegato la questione al Sorya, ma non aveva capito. C'erano diverse varietà di ragni giganti, si, ma le avevano detto che con "molti" ci si poteva riferire anche a mostri umanoidi, e creature in generale molto diverse fra loro. Quale razza di assurda biologia poteva mettere in relazione ragni e semiumani come parte di una stessa famiglia? Non che fosse quello, al momento, il suo problema.

Quasi distrattamente portò una mano sotto lo sterno, dove c'era quel piccolo centro caldo. Le dita della sinistra si posizionarono esattamente sulla posizione, e invece di trovare un lembo di pelle, affondarono in un liquido denso. Con orrore Sepsaris abbassò lo sguardo. Immediatamente fuori dalla cassa toracica, in un punto dove l'armatura non offriva protezione, il suo corpo non c'era più. C'era solo un cratere di cinque centimetri di diametro scavato dentro la sua carne, un'enorme ferita che sputava sangue sotto di sé. Ritrasse la mano - stavolta, macchiata del rosso del SUO corpo.

« Allora? »

La voce la fece sobbalzare, e tornò a impugnare la lancia con entrambe le mani.

« Che cosa c'é, cacciatore? Perso coraggio? »

Seguì un suono di zampettare veloce, che poteva essere la creatura in movimento - ma somigliava maledettamente a una risata. Sepsaris si sarebbe potuta anche chiedere perchè la cosa l'aveva chiamata cacciatore (e non cacciatrice, inoltre) se non fosse stata impegnata ad essere terrorizzata per la totale assenza di dolore dal buco nel suo petto. La ferita doveva esserle stata inflitta quando il ragno l'aveva scaraventata al suolo; doveva averla trafitta con una qualche appendice, un pungiglione. Il che avrebbe spiegato anche lo strano suono di riempimento che aveva fatto quando era riuscita a toglierselo di dosso. Si morse il labbro. Veleno. La creatura doveva possederne uno così potente che non aveva sentito mentre veniva trafitta .... no.

Con più rabbia, aprì la bocca e si morse di nuovo il labbro. Non sentì nulla.

« Stanco di aspettare, cacciatore. Ora, muori. »

Un luccichio lunare tradì del movimento alla sua sinistra. Era pronta. Roteò la lancia e deviò l'offensiva dell'aracnide, girandosi verso di lui. Se possibile lesse un certo stupore negli occhi bulbosi rossi. Ma non c'era tempo; l'essere le lanciò contro un'altra offensiva, con quelle protuberanze tipo falci che gli uscivano da sotto la testa pelosa. L'attacco però era di una semplicità allarmante; la guerriera lo intercettò con il guanto d'arme, bloccando il movimento prima che fosse pericoloso. Per un nanosecondo, lei e il Recuperatore Kishin ebbero di tempo di guardarsi reciprocamente, visto che la Castanics teneva sotto controllo entrambe le chele mandibolari della creatura. Più che essere simile a un ragno, era simile al disegno distorto di un ragno: pieno di bubboni e con una zampa aggiuntiva sulla schiena. Senza riflettere oltre Sepsaris gli piantò un calcio negli occhi liquidi, con lo stivale ricoperto di metallo. Il movimento alto normalmente le avrebbe fatto urlare i muscoli della gamba, ma in quel caso non avvertì nulla. L'essere, invece, emise un urlo lancinante mentre indietreggiava di colpo, le zampe anteriori che si impennavano e trafiggevano il terreno come impazzite; la guerriera fece appena in tempo a deviarne una, evitando di essere infilzata. Riguadagnò l'equilibrio grazie a un mezzo miracolo, e prese a due mani la lancia. Stava appunto per piantarla nella testa dell'abominio, che era tornato a fissarla, gli occhi rossi superstiti che brillavano di luce propria. A malapena era riuscita a scalfire la corazza chitinosa dell'avversario, quando una sfera di luce rossa si staccò da quelli, e interruppe l'affondo, colpendola in pieno stomaco e sbalzandola indietro.

Atterrò su un mucchio di foglie, l'odore di carne bruciata che si sollevava dal suo corpo come una promessa di morte. In volo, aveva superato la carcassa del cervo, che ora stava tra lei e il Recuperatore. Il suo nemico la guardò ancora, poi con un sibilo si avvicinò alla ragnatela più vicina e la scalò come se il suo peso su quelle corde non avesse significato. Sepsaris cercò di alzarsi e fermarlo, o almeno seguire le sue mosse con lo sguardo, ma l'aracnide era incredibilmente veloce e ben presto sparì tra gli intrichi di fogliame, il buio e le ragnatele. Una sorda emicrania iniziò a pulsare nelle tempie della lanciera. Per quanto fosse di vitale importanza essere concentrata su quell'assalto improvviso, non poteva fare a meno di farsi domande: troppe cose non avevano senso in quel combattimento. Tra le altre, la sua insensibilità al dolore la preoccupava. Nemmeno quando il ragno l'aveva colpita a sorpresa con quello strano bulbo energetico aveva avvertito qualcosa, se non la sensazione di essere sbalzata via nell'aria. Guardò di nuovo verso il corpo del cervo: ora il sangue a terra era in gran parte il suo. La ferita sotto lo sterno le stava causando un'emorragia seria, e a malapena riusciva a rendersene conto. A pensarci, dal suo duello con Maelstrom - o meglio, da quando la piccola umana dai capelli bianchi, Alyssa, le aveva curato il braccio, non aveva sentito più il dolore. Allora non ci aveva fatto caso, principalmente perché non le era capitato di essere trafitta da un pungiglione di ragno gigante.

Cacciatore, aveva detto la creatura, Stanco di aspettare, cacciatore. Come se l'aracnide si aspettasse qualcosa da lei. Si girò di scatto: il nemico, però, non era alle sue spalle. La stava studiando. Come dopo il primo assalto, stava guardando le sue reazioni. Cacciatori e prede. Prede. Il cervo.
Era possibile che il recuperatore fosse arrivato da lei, attratto dall'odore del sangue? Così come lei aveva sentito la puzza del cadavere della radura?

Esatto,
sembrava dire lo spostamento d'aria dietro di lei.



Per la seconda volta Sepsaris finì a terra, di faccia, però. Qualcosa di veloce e sottile l'aveva colpito alla schiena. Si rialzò, solo per vedere il novezampe risalire il filo con cui si era calato dall'alto. Ancora nessun dolore, ma dalla sensazione di caldo umido che aveva incominciato a colarle lungo la spina dorsale, capì che doveva esserci sangue. A fiotti.

Doveva fare qualcosa. O quell'essere l'avrebbe ammazzata senza che lei nemmeno fosse in grado di accorgersene. Sollevò la lancia sopra la testa, iniziando a farla ruotare come un'elica di morte, interrompendo il movimento solo per lanciare terrificanti fendenti contro l'ambiente intorno a sé. Destra. Sinistra. Centro. Destra, sinistra, centro. Destrasinistracentrodietro. Foglie e rami iniziarono a cadere come mosche, fili di ragnatela schioccavano e rimanevano appiccicati alla superfice della lancia. Ancora e ancora. Alcune delle reti argentee più grandi iniziarono a tremare. Tra le sue dita si accumulò una sostanza nera, il ferro vivo, il metallo malleabile che i Castanics riuscivano a modellare e muovere come acqua in pieno combattimento.

DestradietrosinistracentrosinistraALTO.

Il ferro vivo si alzò in una falce scura, assorbendo la luce della pallida luna. L'artiglio si assottigliò nella sua corsa, ma rimase abbastanza forte e affilato da recidere quello che rimaneva dell'intrico di tela nel cielo.

Con gli strali delle sue reti rotti, il novezampe fu costretto a tornare a terra, e ancora una volta lui e la lanciera si squadrarono. Iniziarono a muoversi in cerchio, l'animale morto come centro di quella danza pericolosa; Sepsaris guardinga con la lancia nelle mani, il Recuperatore che si muoveva sbilenco sulle otto lunghe gambe e sulla nona aggiuntiva.

« Muori, cacciatore. »

Il suo tono non aveva perso l'aggressività, ma suonava decisamente meno minaccioso. Poteva essere solo una sua impressione.

« Vuoi mangiare, » disse lei, per cui era sempre una specie di impresa ricordarsi che gli altri esseri viventi, a differenza dei Castanics, avevano bisogno di nutrirsi per vivere. « prendi il cervo. E vattene. »

Il Recuperatore sembrò considerare l'idea, mentre entrambi cercavano di accerchiare l'altro per colpire al fianco.
« Nonsenso, »
la risposta dell'essere non si poteva definire un ruggito, quanto un gorgoglio, ma l'efficacia era la stessa.
« Tu hai portato la carne. Non cado in trappole, cacciatore. »

« Non sono un cacciatore, e sono una femmina. »


Il novezampe non gradì la risposta. Probabilmente era irrilevante per lui. I lunghi arti del ragno si incrociavano, camminando lateralmente. Lei incrociava le gambe, la lancia dritta come un fuso affiancata al corpo. Iniziò ad allungare leggermente i passi. Il ragno aveva detto che era stata lei a portare la carcassa. Che era una trappola. Brandelli di ragnatela fluttuavano nell'aria, come una nevicata argentata. Il mal di testa tra le sue tempie prese una forma più sottile, più definita, più agguerrita.

Sepsaris ricordò. La lunga attesa lungo la pista di tracce di cervi. L'odore della selvaggina nelle narici.
Il Recuperatore allungò il passo a sua volta.
La sua lancia che trapassava il povero animale e colpiva in maniera precisa, dandogli una morte veloce. Lei che se lo caricava in spalla come se il suo peso fosse niente.
Il novezampe cominciò a sbavare, una sostanza biancastra che raccolse con le sue mandibole inferiori.
Il lungo viaggio nel Samarbethe. La scelta del luogo. Lei che aspettava, di nuovo.
Una goccia di sostanza verde acceso comparve tra le fauci del ragno.
Ma non proprio lei. La pelle più grigia, i denti più acuminati. La postura e lo sguardo...più ferini.

E la coda.

E la coda.



Il ragno sputò in cielo, e il bolo bianco si mischio all'acido diventando una miscela bruciante che disegnò a mezz'aria un arco verde. La sostanza colpì la guerriera sulla spalla, spandendosi lungo la scapola e iniziando a corrodere la carne sottostante. Ma a Sepsaris non importava più. Le sue ossa scricchiolarono, cambiando la loro conformazione, lasciandole sul viso una smorfia di quello che, in tutto il combattimento, più somigliava al dolore; il metallo dell'armatura iniziò a fondersi con la pelle e rendendo tutto di un uniforme grigio cenere; la spina dorsale si allungò, generando la coda con l'estremità finale a forma di freccia. La postura eretta cominciò a esserle estremamente scomoda; istintivamente, si abbassò, artigliando con la mano libera il terreno e sostenendosi su tre arti ... tre zampe.

La creatura spalancò le fauci e ruggì,
ma non si trattava del recuperatore.







Nonbene.

Non capiva.

Non credeva di essere il più forte. Sapeva benissimo che c'erano creature più potenti di lui. I grandi, ad esempio. I suoi fratelli progenitori Bebilith. Il Kishin. Quello era ovvio. Solo, non riusciva a comprendere come avesse potuto sbagliare così tanto a valutare le capacità della sua preda.
Era stato persino più prudente del solito, messo allerta da quell'odore forte che il cacciatore emanava tutto intorno a sé. Per questo, invece di aggredirla subito, prima aveva tastato un po' il terreno. Persino quando l'aveva trafitta poi si era ritratto, per aspettare che l'emoraggia facesse effetto. Ma quel bipede sembrava ignorare i colpi, come se non lo riguardassero. Non si era nemmeno curato dell suo acido intestinale, che bruciava la carne senza dare tregua. Si trascinò dentro le macerie del castello. Tre delle sue zampe strisciavano scoordinate sul terreno. Gli occhi perdevano sangue. Dietro di lui il mostro urlò di nuovo, facendo tremare l'aria. Il novezampe si affrettò, nonostante la ferita che gli spaccava il fianco.

L'odore del cacciatore era diventato ancora più forte, da quando gli era spuntata la coda. Tutte le promesse di morte che prima erano solo un retrogusto olfattivo si erano ora completamente avverate. Un odore pericoloso, un odore maschile. Doveva raggiungere uno dei bozzoli principali. Lì avrebbe celato la sua presenza, e il cacciatore si sarebbe stancato di cercarlo. Non poteva seguirlo per cinque ragnatele. Dalla radura, provenne un altro ruggito. Aveva preparato in fretta una tela digestiva, di quelle che faceva per mantenere le prede conservate quando doveva portarle al Kishin. Prede morte. La rete non avrebbe retto a lungo, però, malfatta com'era. Ma era servita a rallentare il cacciatore. Doveva entrare in un bozzolo. Col tempo il suo fianco sarebbe stato meglio. Allora sarebbe potuto tornare a cacciare. Nonostante la debolezza, la fame e la scarsità di prede.

Anche in quel momento, col suo cervello impazzito dal trovarsi in una situazione così prossima alla morte, il novezampe intuiva che quella prospettiva assomigliava più a una vuota speranza che alla realtà. Lontano, la notte era silenziosa. Non c'erano più i suoni di lotta tra il cacciatore e la tela adesiva. Il tempo a lui concesso per nascondersi era finito. L'invasore entrò nella sua reggia di ragno, e dall'espressione che aveva sulle fauci capì che l'avrebbe distrutta pezzo per pezzo, se necessario, per trovarlo. Ma non l'aveva visto: dopotutto, era nel suo territorio, e lui conosceva tutti i nascondigli. Chi, meglio di un ragno, sapeva nascondersi e aspettare?

Doveva concentrare tutto in un ultimo attacco. Forse, mangiando la carne di un individuo così forte ...



« Dove cazzo ti nascondi! »


Urlò Sepsaris, il tono interrogativo che avrebbe dovuto avere la domanda spianato dalla furia nella sua voce. Non aveva gradito quando il ragno, sputandole addosso, l'aveva rallentata con quella bava resinosa bianca. Aveva rischiato di farle perdere la carica, l'adrenalina, la voglia di chiudere il combattimento in quel momento. Se l'era ricordato, si, si era ricordata tutto. Aveva avuto bisogno di un avversario. Non era mai stata ferita dal combattimento con Maelstrom, non era mai stata così viva. Tutto il sangue che aveva perso le dava soltanto un lieve giramento di testa, che insieme all'eccitazione, le faceva sembrare tutto un grosso, grosso parcogiochi. Il mondo era un campo da caccia, e lei era il cacciatore. La creatura aveva visto giusto. Era stata lei ad aspettare che calasse la notte; era stata lei a cacciare il cervo e posizionarlo, insieme a un'altra mezza dozzina di carcasse, intorno a punti strategici di quella zona del Samarbethe. Era difficile mantenere il contatto, i ricordi tra le sue due forme - la guerriera e la macchina da guerra. La prima non faceva che negare gli istinti della seconda.

Ma lei aveva bisogno di tutto quello. Aveva bisogno di sentirsi sanguinare. Aveva bisogno dell'euforia che si provava a incrociare le armi con un nemico più grosso e più forte. Amava quel caotico turbine di sensazioni che le nasceva nel petto quando l'avversario faceva qualcosa di inaspettato. Adorava essere preda ... e cacciatore. Non c'era modo di negarlo. La coda schioccò nell'aria. Voleva strappare gli occhietti rossi del suo nemico e tenerli nei palmi delle mani aperte. Voleva portarne uno ad Alyssa come fosse una specie di frutto esotico. Voleva ballare nuda nella carcassa spaccata dell'enorme recuperatore e riempirsi le narici dell'odore del suo immenso cadavere.

Per questo, non le piaceva che l'altro si fosse sottratto allo scontro. Voleva riprendere la battaglia, e presto.

« Veni, Araneus. »

disse, la voce improvvisamente suadente come un brivido lungo la schiena. Dietro di lei, ci fu un piccolo crollo nella costruzione, e il rumore di alcune pietre che rotolavano giù. Si girò, esultante. Ma non c'era nulla.

Una delle mandibole arcuate del ragno le trapassò lo stomaco, spuntandole dalla pancia in uno squarcio rosso.



Sepsaris abbassò lo sguardo, mentre un fiotto di sangue le colava tra le zanne sorridenti. Con la forza che gli rimaneva il novezampe cercò di tirarla su, scavando la ferita nel suo corpo. La guerriera rimase in punta di piedi sollevata dal terreno. Provò a girare il busto, ma alcuni muscoli non le risposero. Allora alla cieca tastò dietro di se, fino a trovare il punto in cui la falce chitinosa le era entrata nella schiena. Trovò. Strinse. Uno schiocco secco risuonò nel castello abbandonato, e lei tornò con i piedi per terra.
Riuscì a girarsi. Le gambe non la reggevano più molto bene, ma non come quelle del suo nemico, mezzo appeso al suo filo, liquido interno che gli colava dal carapace. Impugnò meglio la lancia. Il Recuperatore cercò di frapporre la mascella supersite, ma l'Hasta Imperi si fece strada tra quella e nella corazza della bestia, trapassandola come fosse burro.

La Castanics fece un passo indietro, ammirando il corpo del suo avversario che cadeva a terra mentre gorgogliava qualcosa nel dolore. Estrasse la falce dal suo corpo, ancora senza sentire alcun male. Un nuovo fiotto di sangue sgorgò dalle sue ferite, mischiandosi con quello della progenie del kishin. Si passò la lingua sulle labbra. Il ragno stava sbavando acido, forse nel tentativo di sferrare un ultimo colpo. La sua coda demoniaca spazzò l'aria, riempiendosi di una luminescenza nera.


E colpì.
E colpì.
E colpì.
E colpì.






L'alba la trovò coperta di sangue, ma pallida. La forma demoniaca era retocessa in qualche angolo oscuro della sua cassa toracica. Aveva bendato le ferite con degli stracci e cercato di minimizzare i danni, ma non serviva un chirurgo per capire che lei non avrebbe dovuto essere ancora viva e che, in quelle condizioni, probabilmente non lo sarebbe stata per molto.
Se camminava ancora non lo doveva certo a bendaggi di fortuna ... ma a pensarci bene, a cosa lo doveva?

Il dolore non era tornato, in compenso, l'adrenalina stava fluendo via da quel poco di sangue che le rimaneva. Doveva tornare al Sorya, dall'unico essere umano amichevole che aveva trovato sotto l'ombra minacciosa di Velta. Forse Alyssa, la bambina erborista con i capelli di neve, avrebbe saputo il perché della sua insensbilità; forse c'entrava con i medicamenti che le aveva dato la volta scorsa, quando lei aveva comprato il suo aiuto con tre pezzi di pane. Più probabilmente, non avrebbe saputo dirle nulla, ma l'avrebbe curata di nuovo. In cambio di cibo. E protezione. Ammesso che fosse in grado di fornire la seconda. E forse ... anche in cambio di un po' di compagnia, una cosa di cui avevano bisogno entrambe.

Chissà che faccia avrebbe fatto: aveva sempre un atteggiamento clinico, estremamente adulto, quando si trattava delle sue mansioni di guaritrice. Si sarebbe chiesta come diavolo aveva fatto a ridursi in quel modo, ma Sepsaris dubitava che un resoconto completo l'avrebbe rassicurata.
Sapeva già cosa le avrebbe detto, quando l'avrebbe vista.

« Alyssa .... Ricucimi. »





Sepsaris

Il Novezampe

2 CS alla Maestria con le armi.

    Equip usato:
Armatura Castanics - Armatura;
Hasta Imperi - Lancia;
Sagitta - Coda - arma naturale, utilizzabile in forma demoniaca e nella trasformazione "Fierae fremitus";
    Passive:
Duellante, I - Sepsaris può usare qualunque cosa come arma.
Duellante, II - Sepsaris può estrarre istantaneamente le armi.
Hybris Castanicis - Passiva razziale di timore.
Vitam Superare - Insensibilità al dolore.
Sepsaris Sanguis - Danni fisici sopportabili aumentati a Doppo Mortale.
    Attive - cronologia:
Duellante, II, consumo medio: - Difende dagli attacchi fisici per due turni;
Martirio, consumo basso - Danno medio, autodanno basso;
Decretum tertium diei, consumo basso - Personale offensiva, "ferro vivo";
Fierae Fremitus, consumo alto - +4CS alla velocità per due turni (diadema mutazione);
Trasformazione demoniaca, costo nullo - I CS della maestria passano alla forza; +arma naturale;
Arma Sacra, consumo alto - un'arma a scelta infligge danni almeno Medi per due turni a ogni attacco.

Danni subiti: Alto+basso(Martirio)+basso+medio+medio+alto+critico.
    per un totale di: Mortale + Alto + Medio
Energia spesa: medio+basso+basso+Alto+Alto = 60%
Energia rimanente: 40%

2 CS alla Destrezza.


    Equip usato:
Pungiglione - Arma naturale;
Chele mandibolari - Armi naturali;
    Passive:
Assassino, I - Il Novezampe non genera suoni e odori.
Assassino, II - Il Novezampe non lascia tracce muovendosi.
Controllo Energetico - Passiva razziale; non sviene se raggiunge il 10%.
Sanguinaire - Passiva; le ferite inflitte causano maggiore sanguinamento.
Muoversi al buio - Il Novezampe può muoversi senza l'ausilio della vista [Perg. Gialle, cacciatore]
    Attive - cronologia:
Abbattere, consumo alto - getta in terra il nemico e gli causa danni medi;
Variabile offensiva personale, consumo basso - i recuperatori lanciano sfere d'energia dagli occhi;
Assassino, II, consumo medio - per due turni il Recuperatore si muove alla perfezione nell'ambiente circostante;
Dardo Energetico, consumo medio - proiettile acido;
Trappola Adesiva, consumo medio - una ragnatela che rallenta il nemico per due turni;
Assassino, I, consumo basso - il novezampe muove le tele, creando un rumore distraente.


Danni subiti: Medio+basso+Critico+basso+Critico(somma di vari danni).
    per un totale di: Mortale
Energia spesa: Alto+basso+medio+medio+medio+basso: 60%
Energia rimanente: 40%


    Riassunto del combat
Il ragno inizia il combat balzando addosso a Sepsaris, con la tecnica abbattere (cacciatore, gialla) insieme al pungiglione, causandogli danni (medi per la pergamena, più medi per l'utilizzo dell'arma naturale, per un totale di un Alto); lei lo rimuove usando la maestria con le armi per far leva. Il novezampe si ritrae per osservare, particolarmente cauto per via della passiva di timore degli avatar. Riattacca al lato, ma sepsaris se ne accorge e usa l'attiva del secondo livello del dominio (medio) per difendersi dai fisici prima di lanciare un calcio potenziato (martirio, autodanno basso, consumo basso) in faccia al recuperatore. Il recuperatore è parzialmente accecato dopo il colpo. Sferra alcuni attacchi casuali, che Sepsaris devia sempre grazie all'attiva di dominio ancora in effetto. Per allontanarla il novezampe genera un bulbo energetico dagli occhi (basso), che esplode sullo stomaco dell'altra e la sbalza via, ma non prima che lei abbia modo di infliggergli una ferita bassa con la lancia.
Il ragno scappa sulle ragnatele per nascondersi, usa la seconda attiva (media) di dominio per muoversi agilmente, in combinazione coi CS alla destrezza del suo dominio; poi si cala alle spalle e colpisce con un fisico prima di risalire. Sepsaris incassa un altro Medio alla schiena; a quel punto decide di appianare i vantaggi del ragno, e inizia a distruggere le ragnatele con la maestria nella lancia e con un consumo basso della variabile offensiva.

Dopo la pausa di dialogo, il ragno getta un dardo energetico su Sepsaris (medio) che non para ma si trasforma in demone e usa il power up del diadema della mutazione (alto) per due turni.

Sepsaris fa uso dei cs aggiuntivi per saltare sopra al ragno e infliggergli con la lancia una ferita grave al fianco(critico), non descritta nel combattimento, ma collocabile in mezzo allo scambio di PoV. Il ragno cerca di fuggire e la rallenta con un medio (Trappola adesiva, cacciatore, gialla) prima di rintanarsi nella fortezza diroccata. Nel tempo che è immobilizzata, la guerriera perde il pw up, e il ragno scappa, nascondendosi grazie alle sue passive. Quando Sep lo raggiunge, iniziano a farsi sentire gli effetti del sanguinamento,
e le sue ferite si alzano di un Alto.
Nel castello diroccato il ragno usa un rumore dalla attiva del primo livello del dominio e distrae Sepsaris, per poi colpirla alla schiena con la mandibola e infliggerle un Critico in pieno stomaco.
La guerriera subisce, ma non avvertendo il dolore, contrattacca spaccando la mandibola del ragno (basso), lo trafigge, forte dei CS passati alla forza, e infine usa arma sacra sulla sua coda colpendolo ripetutamente fino a ucciderlo.

    Note
Ecco il primo combattimento di Sepsaris. Ci tengo a specificare qui un paio di cose che potrebbero risultare poco chiare, dalla lettura - my bad.

  • Sepsaris si rende qui conto per la prima volta di aver acquisito un'insensibilità quasi completa al dolore, oltre a una resistenza sovrumana (frutto delle due passive acquistate dopo l'arrivo);

  • Ho deciso di ruolare l'acquisto sopracitato come una specie di "evoluzione" della forma demoniaca di Sepsaris, che le risulta sempre meno "estranea". L'insensibilità come la possibilità di sopravvivere a un mortale di danni sono quindi conseguenze dell'aver usato molte volte la trasformazione, che incomincia a cambiare il corpo di Sepsaris anche in forma "umana";

  • A tale proposito, la forma demoniaca influenza la guerriera anche nel subconscio. Infatti è prorpio lei a cacciare e sistemare un'esca - la carcassa di cervo - per poter scontrarsi con un ragno (un avversario qualunque sarebbe andato bene) per soddisfare la sua sete di sangue;

  • Il ragno si riferisce a lei come "cacciatore" proprio perché capisce la trappola, ma le si avvicina per il bisogno di nutrirsi. L'uso del genere maschile è frutto da un errore del novezampe, visto che il corpo di Sepsaris emette feromoni sia femminili che maschili. L'odore diventa più forte perché in forma demoniaca, Sepsaris è ermafrodita.

  • Il personaggio del Sorya a cui si riferisce la guerriera oltre a Maelstrom è in realtà Lys, anche se lei la conosce sotto nome falso dalla giocata Water;

  • Il combattimento sfrutta enormemente, dal punto di vista strategico e introspettivo, le passive di Sepsaris. Il ragno perde proprio perché Sepsaris è incosciente delle ferite subite, e ne può subire molte più del normale. Non avendo più nemmeno la sensazione di dolore, oltretutto, la guerriera perde anche lo stimolo a difendersi - senza contare il fatto che molte volte non può, visto che il recuperatore agisce nel buio.





Edited by †Blame! - 19/9/2013, 21:29
 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 22/9/2013, 11:31




CITAZIONE

Giudizio



Interpretazione e ragionamento
Ho letto svariate volte l'intero combattimento, e la prima cosa che mi è balzata alla mente è la tua capacità di rendere il normale sciorinarsi degli eventi - nonostante ci siano alcuni balzi indietro - un flusso continuo e scorrevole. La preda di Sepsaris ha una personalità molto forte, e tu ne tratteggi anche il carattere aggressivo e predatorio (nonostante non ci si aspetti una personalità umana da un ragno abnorme) con grande abilità. Anche la Castanics è ben caratterizzata, nonostante la sua iniziale amnesia sugli eventi precedenti alla caccia siano tenuti nascosti fino a metà del combattimento. Tuttavia personalmente ho trovato il tuo avversario molto più interessante del tuo personaggio, ed in certi frangenti mi sembrava quasi di vedere un combattimento autoconclusivo "al contrario", in cui il tuo pg ragno veniva attaccato e sconfitto da una cacciatrice atipica. È un'ottima cosa caratterizzare a puntino il proprio avversario, ma il proprio personaggio deve rimanere sempre il protagonista o il co-protagonista della scena, senza passare in secondo piano. Forse a questa sensazione ha contribuito anche la tua scelta di non farle subire completamente il dolore, ma di questo ne parleremo meglio nel terzo punto. Ti assicuro che se avessi reso Sepsaris vivo come il Recuperatore non avrei esitato a darti un voto più alto in questo campo.

Voto: 7.25

Movenze e descrizioni
Lo scontro scorre via molto rapidamente, subendo una perdita di velocità solo nelle fasi di combattimento, dove rallenta per cercare di descrivere meglio la dinamica dei colpi scambiati. Le descrizioni sono ben inserite e distinte tra i Pov dei due personaggi: mentre Sepsaris vede la normalità come la foresta e il bosco e l'anormalità nelle ragnatele per il Recuperatore è un pò il contrario. Hai l'ottima capacità di elaborare un testo ricco di dettagli ma anche scorrevole, usando termini leggeri ma che nell'insieme sono molto più che sufficienti per descrivere ciò che serve. Solo un termine tra quelli che hai usato mi ha fatto storcere il naso: "nanosecondo" mi è sembrato troppo complesso e poco adatto al contesto, nonostante tu l'abbia usato solo due volte. Avresti potuto trovare termini più adatti per lo stesso concetto, come "attimo" o "secondo", ma non voglio fartene una grossa colpa visto che il resto è di gran lunga sopra la media.

Voto: 7.75

Lealtà e abilità
Questo a mio parere è il campo dove pecchi di più. Iniziamo dagli aspetti positivi che ho riscontrato nel testo: la difficoltà dello scontro è molto ben equilibrata sulle capacità del tuo personaggio, e visto che i due sfidanti hanno la stessa pericolosità non mi aspettavo niente di diverso, inoltre l'aspetto tecnico del Recuperatore è completo e ben curato. Passiamo ora alle cose negative: nel parametro "Lealtà e abilità" è compresa la "Sportività" normalmente valutata nei duelli ufficiali, quindi non posso evitare di farti notare alcuni errori che a mio parere pregiudicano la tua prestazione. Il primo è la quantità di danni che subisci, nonostante la tua passiva che ti permette di subire due danni Mortali tu ne subisci in quantità veramente eccessiva; capisco che vista la tua passiva di insensibilità al dolore si potrebbe anche sorvolare sulla cosa, ma subire praticamente un Mortale e mezzo senza nemmeno avere acciacchi evidenti mi è sembrata una forzatura eccessiva e anti sportiva. L'unica nota positiva è che in gdr la cosa è pienamente giustificata, cosa che ti ha permesso di avere un piccolo bonus all'introspezione. Altra cosa che mi ha fatto storcere il naso è la mancata descrizione del tuo attacco in forma demoniaca al Recuperatore, che gli ha causato - come leggo dal tuo specchietto - un danno Critico al fianco: un attacco che ha compromesso in tale maniera il tuo avversario dovrebbe essere ben evidente e chiara come il sole, senza essere "nascosta" da compromessi come il cambio di Pov. Capisco che potresti averlo fatto per un mero fattore stilistico della narrazione, ma al livello sportivo l'ho trovato come una carenza non da poco.

Voto: 6.0

Media finale: 7.0



Nel complesso un buon combattimento, piacevole da leggere e importante per il bg del tuo personaggio. Attento comunque alle cose che ti ho fatto notare, soprattutto in sportività, che potrebbero risultare come un comportamento ancora più scorretto nel caso in cui ti dovessi trovare ad affrontare personaggi governati da altri giocatori. Infine la ricompensa aggiornata all'ultima modifica: tu guadagni 350 Gold, a me invece ne spettano 125 per la correzione. Sono ovviamente disponibile via MP per qualunque critica o commento. ^^

 
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1 replies since 19/9/2013, 19:01   140 views
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