Pioveva.Il rumore dell'acqua era costante e quasi monotono: ad una ad una le gocce s'infrangevano sulla terra, sulla strada, sulle cose, sulla gente. Ma per chi si trovava al riparo, coperto da qualche mura ed un soffitto, ciò che giungeva era solo una lenta risonanza più simile ad un lamento che ad un baccano. E l'odore della pioggia che, inconfondibile, da sempre aveva ispirato gli animi dei più – ed al quale lo stesso Sergey non era indifferente – penetrava inesorabilmente dalle finestre appena accostate di questo edificio che altro non era che una locanda semideserta, distorto dal più forte odore di fumo e di alcol della peggiore qualità.
Sergey era presente. Vagava ormai da giorni in quelle terre ed aveva deciso di soggiornare nella locanda di Aberan.
Era stanco e tormentato mentre mille pensieri s'alternavano senza tregua. Era reduce da una missione in cui aveva rischiato oltre alla vita anche di perdere la memoria. E forse sarebbe stato meglio così. Starebbe, in effetti, meglio se non ricordasse il suo passato, se i demoni che albergavano in esso non continuassero a torturarlo ed a fargli provare penosi sensi di colpa ogni volta che pensava di poter ricominciare, di esser finalmente pronto a rifarsi una vita.
La pioggia divenne più intensa e di pari passo il baccano della feccia che popolava la locanda diveniva più forte. Vari uomini parlavano di un imminente reclutamento di genti da parte dei nani, per non si sa quale motivo.
Li ignorò.
In quel momento voleva solo riposare, mettere a freno i suoi pensieri anche solo per una notte: l'indomani avrebbe rivolto la sua attenzione altrove.
"Portami un rum"Disse all'ancella, senza neanche guardarla. Non lo fece per arroganza, anzi: non aveva voglia di parlare e non si sentiva in grado persino di sostenere lo sguardo della più semplice delle persone.
La donna poggiò il bicchiere stracolmo di un liquido maleodorante, senza preoccuparsi delle maniere del suo cliente: probabilmente era abituata a quei modi.
Sergey si irritò. Immaginò che doveva averlo inquadrato come il più bigotto dei furfanti che popolavano quei luoghi; non poteva sopportare quell'immagine e per più di qualche istante fu tentato di alzarsi, di afferrare l'ancella e farle capire chi in realtà lui fosse.
Non fece niente di tutto ciò.
In fondo voleva solo dormire e da un po' di tempo ciò era diventato impossibile senza l'aiuto dell'alcol.
Qualche giorno dopo.
La piazza era ghermita di genti di qualsivoglia razza – anche se per lo più erano nani.
Su un palchetto di legno situato lì in mezzo, un nano dall'aria segnata e quasi sconfitta iniziò finalmente a proferir l'agognato discorso. Sì, perché era da più di qualche giorno che si udivan voci riguardo la missione di soccorso organizzata da questi nani. Sergey era lì, in prima fila, più per curiosità che per esigenza, anche se in effetti l'idea di prender parte al gruppo gli era bazzicata in testa più di una volta.
« Compagni nani... o qualunque sia la vostra razza, vi dirò la verità: è un'impresa pericolosa, quella che ci apprestiamo a compiere, forse mortale. Qualche settimana fa un nemico bestiale, che pensavamo scomparso, ha fatto la sua ricomparsa, devastando Aberan, uccidendo e rapendo i nostri amici. Io stesso sono stato condotto prigioniero in un'antica fortezza fra le montagne a nord delle mura, che in un'epoca remota apparteneva a noi. Sono riuscito a scappare, ma non i miei compagni: ecco perché ho organizzato questa spedizione, per liberare i prigionieri, riconquistare la roccaforte e distruggere i demoni.
Allora...
CHI E' CON NOI? » Urla d'approvazione e parole di sostegno sopraggiunsero non appena il nano terminò di parlare.
Sergey non riuscì a celare un sorriso provocatorio sul suo volto mentre accendeva una sigaretta con un fiammifero. Un odore di zolfo si sprigionò nell'aria appena lo strofinio del cerino ne provocò l'accensione. Lo ignorò, mentre si pronunciò in un controllato applauso.
"Di certo non si può dir che siate prolisso!"Asserì con un po' di ironia, mentre alzava la mano sinistra a far intendere la propria collaborazione.
"Ebbene sarò dei vostri, in fondo una guerra è per noi uomini ciò che l'acqua dormiente è per i cigni"Aggiunse qualche attimo dopo, quasi ad assicurarsi che i suoi modi beffardi non tradissero le sue seriose intenzioni. Non sapeva perché avesse pronunciato quelle parole: forse quel breve discorso era stato più persuasivo di quanto volesse ammettere, o semplicemente non aveva di meglio da fare; probabilmente, voleva solo un pretesto per essere impegnato e non pensare.
« Perdere tempo è un lusso che non ci è concesso. Ogni minuto che passa, un nostro amico potrebbe morire. Sei anche tu il benvenuto. Mi auguro tu sappia combattere bene quanto sai parlare... Come hai detto di chiamarti? » Le parole erano decise, pronunciate nella maniera dura di chi ben riesce ad intendere chi si trova avanti.
"Oh, lo spero anche io! Anche se in effetti preferisco esser ritenuto un abile oratore più che un guerriero eccelso"Rispose prontamente - senza abbandonare il suo tono beffardo, per poi porre la sigaretta tra le labbra ed aspirare profondamente. Assaporò per qualche istante il sapore del tabacco, mentre fissava negli occhi il suo interlocutore.
"In ogni caso, Sergey Magomedov è il mio nome. Con chi ho il piacere di parlare?"Espirò il fumo velocemente, poi aggiunse con tono serio:
"E soprattutto, chi è questo nemico che tanto temete e perché vi avversa tanto?"La vicenda iniziava ad incuriosirlo: il fatto che il nano non desse troppe informazioni gli fece venir voglia di metterlo alle strette. Non ricevette tuttavia risposta; non quella che si aspettava, quantomeno. Fu di fatti un altro nano ad intervenire.
« Il mio nome è Jahrir. Siamo in conflitto con i demoni della fortezza, creature prive di pietà. Tengono prigionieri dei nostri compagni e noi intendiamo liberarli. » Parole già sentite...Leggermente turbato dall'intromissione del nuovo interlocutore, Sergey lo squadrò dall'alto verso il basso per qualche istante. Sul suo volto una malcelata espressione di stupore prese forma, mentre non riuscì a trattenere queste parole:
"Tutto qui?"Seguì qualche istante di silenzio, poi aggiunse con un finto rammarico:
"Oh, no, non fraintendermi, non cerco di minimizzare i vostri intenti. È solo che, ecco, mi hai detto ben poche cose rispetto al tuo compagno."Tirò un altro tiro di sigaretta, poi continuò, rivolgendo lo sguardo ad entrambi i nani.
"Il linguaggio chiaro ed eloquente non è certo una virtù che v'appartiene!"Questa frase fu particolarmente ironica, ma non dovette passare più di un attimo prima che continuasse.
"Tuttavia siamo pochi e - perdonami - ben poco motivati;"Poi guardò di nuovo il nano che per primo aveva parlato, e continuò.
"qualche spiegazione su chi stiamo affrontando ce la devi"« Il mio nome è Enkidu Eresh’kigal, e sono il capo di questa compagnia. Non possiamo dirvi molto di più sui nostri nemici, semplicemente perché non ne sappiamo molto. Sono creature abiette, esseri d'ombra e paura provenienti da un passato remoto. Ma una cosa è certa: se non le fermiamo adesso, non saranno solo i nostri amici a pagarne le conseguenze. I demoni si stanno espandendo, e presto tutti i territori umani saranno minacciati da essi. Vuoi lasciare che queste terre vengano devastate e gli abitanti uccisi? Se questa non è una motivazione sufficiente, sono sicuro che chi regna su Aberan sarà generoso nel ricompensarti per aver salvato la città. » Altri individui s'avvicinarono per confermare la loro presenza. Erano esseri peculiari, Sergey avrebbe speso volentieri un po' di tempo per dialogare con loro, ma preferì non farlo: era troppo irritato dalle parole del nano. Si sentì denigrato, messo a paragone con la feccia che opera solo per il denaro.
"Non per denaro, non per la pace, né per morale. Se verrò con voi sarà solo per un mio capriccio, tenetelo bene a mente"Disse con tono secco, e quasi distaccato, come se avesse perso ogni interesse nella discussione. Ed in effetti era così: era ormai concentrato solo sulla rabbia che quelle parole gli procurarono. Fu persino tentato di tirarsi indietro – e se non avesse espresso a voce alta la sua presenza probabilmente l'avrebbe fatto. Ma le carte, ormai, erano in gioco.
Gettò in terra con un gesto deciso ciò che restava della sigaretta, ed aggiunse rivolgendo lo sguardo ai presenti
"E dunque, cosa aspettiamo?"« Non mi interessano le vostre ragioni, ma soltanto la vostra determinazione in questa impresa. È l'alba: inizia il nostro viaggio. IN MARCIA! » Endiku confermò le sue parole ed i suoi propositi.
A testa bassa e passo lento, Sergey fece per incamminarsi e potersi porre in prima fila. Una nuova missione stava per cominciare e forse avrebbe rischiato anche la sua vita. Almeno lo sperava. Perdere la vita in quel viaggio era una fine ben più onorevole di quanto meritasse.