| Lill' |
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Un uomo rientrò in una casupola distante dal lago. La penombra affliggeva anche quell’ambiente striminzito, e il silenzio lì era squallido, tranne che per le grida di bambini dal retro. “Allora? Com’è andata?!” Quando la donna l’abbracciò era pensieroso. Lei emerse dall’altra stanza, l’unica a parte quello spazio comune, l’ombra corposa proiettata sul muro dalle candele; l’uomo, che un tempo era stato un valoroso soldato della Guardia, contraccambiò il bacio con fare austero. “Beh, dicono che vogliono effettivamente restare – non sono qui per caso.” “Avranno sentito.” La donna annuì con un sorriso, forse, nella penombra. “Vedi? Possiamo stare tranquilli ora, non torneranno…se la gente fuori si fida!” L’uomo si scostò fosco. Constatò quasi sorpreso lo sfacelo di quella sala-cucina, lui che un tempo fu un valoroso guerriero dei Nani, ora un accattone tra ruderi neri. Aveva le spalle large e, raro nel suo popolo, un viso e un corpo smagriti – mangiati dalle preoccupazioni continue; indugiò nei pressi dell’uscio sul retro, ascoltando. “E vedi, quel furfantello starà solo meglio, anche lui. Gioca con i nuovi bambini e…oggi ha rotto il labbro al figlio dei mercanti!” Era vero. Poteva sentire le urla dal cortile, e quelle del suo marmocchio parevano poco giocherellone e infantili: quasi già sbraiti di lotta, ridicoli. Era il suo sangue, quel botolo. “Mh” le si avvicinò piano. “Avrai ragione”. Forse era così: poteva pensare di tornare a fare due soldi, via da quella storia e dagli incubi e tutto – se n’erano andate. Due soldi, magari anche per lei e il marmocchio. “Sono mesi che non si sente nulla…che si dorme per ore di fila; il mondo è cambiato e…” indugiò, quasi restia a dirlo. Lui la squadrò sotto le spazzole di sopracciglia, un improvviso fremito nelle narici. “La fottuta strega è morta, me l’hanno confermato prima. HAH! All’inferno i suoi mostri e
Eitinel Eitinel
“Mocciosi, VIA!”
Si produsse in un unico sguardo, qualche parola a far cambiare idea alla chioma-di-rosa un po’ troppo baldanzosa: di soldi non ne avrebbe visti, non da lui. Non che le sole parole potessero veramente fare qualcosa, per carità; coinvolgendo l’elfo nella baraonda che aveva nella testa però, quella voce nera e sanguigna, forse lui e Rick arrivavano a capirsi: smise effettivamente di seguirlo, per quanto bastava. Il nano non ci penso due volte e si buttò in un vicolo. Era come se la stessa cantilena, il bercio della sua panza e di Velta, guidasse i suoi stivalacci consunti e gli rintonasse cose antiche nella fronte: via, scambiare la roba in centro, niente perdite di tempo; come se quel bofonchiare maledetto lo spartisse pure con gli altri ora, gli desse un’idea delle iettature e i malanni che aveva dovuto sopportare nel Midgard. I vicoli bui dell’Eden non erano troppo freddi, dopo quello. Si avviò tra le stradine e la mura di pece, broncio e martello sempre indosso – uniche certezze, da che lui sapeva. Che c’era un motivo per non stare tranquilli, se fuori da un’osteria, e che l’arma c’era, non ti tradiva: ecco cosa conosceva il nano. Per l’affare, poi, quello l’avrebbe svolto alla svelta: sapeva dov’era il commerciante con cui parlare e ci si dirigeva spedito. Lo scorrere di passanti dai tratti così fini non pareva interessarlo, non le spezie e gli odori corposi che arrivavano dalle finestre, insieme al fetore delle strade. Tastò che le ceste fossero intatte sopra la sua capoccia, e grugnì contro un marmocchio facciadimorto fattosi un po’ troppo curioso; il piccolo si rintanò in una catapecchia scolorita, scosso dal vago rimbotto di quel bieco avventore. Per come la vedeva Rick, ecco, quelle non erano che dimostrazioni delle due stesse certezze: le parole buone per i giullari, e il fatto che la voglia di campare, l’energia nera, gli raccontasse tutto il necessario. E di cosa aveva bisogno lui, poi? Ira marcita negli anni, istinti e voci nella testa: da lì il suo scatto, ecco perché l’elfo s’era imbambolato – brama di mettere il culo su una panca d’osteria pure domani, che altro? Osterie, già; gliene rinvennero alcune.
Cercando con i suoi occhietti a fessura, però, ritrovò altro.
In principio non ci fece particolare caso, fermandosi ad un ennesimo incrocio; c’erano cataste di roba qua e là, qualche straccio un tempo cangiante steso ad asciugare. Le arcate vecchie e logore segnavano il seguirsi degli edifici, pietre dal taglio fine e dalla spessa copertura di lerciume: il nano si fermò davanti a uno di quei portici. Non più austero, non più logoro di altri, Rick adocchiò l’arcata e i due battenti, un tizio buttato sugli scalini. Qualche mugugno gli uscì dalla bocca, quindi posò le ceste a terra con un cenno esemplare: se proprio doveva fare affari per il Clan, tanto valeva ricorrere a gabole e trucchi. Un mercato nero rientrava tra questi. Sbracciò un altro po’ alla volta delle ceste, ma il tipo in tunica non pareva dargli retta. Chiaro, poteva passare per l’ennesimo beone accartocciato su un uscio, ma in quella città... no, Rick non credeva proprio. Elfi o meno, lì si trattava di un qualche inghippo illegale – così li aveva sentiti chiamare. Per ciò che lo riguardava, il nano ne aveva fatto una discreta esperienza: giri da mercenari, armi e bottini – dove trovare talismani migliori per il Sorya? Come non riconoscere il pugnale nella manica del tizio, mentre si schiariva la voce?
“-ra..ragno delle caverne” “bollito di ragno delle caverne”
Ripescò qualche parola, detta a stento – come se quegli usi gli fossero ormai estranei; con una scintilla negli occhi spenti parve riprendere qualcosa, una faccia e una voce spinte giù in canna da troppe pile di cadaveri e di sterco, gelo e ferro per un tozzo di pane.
"Taverne, non Caverne"
“Ti credevamo morto, sai?” Raccolse le sporte. Scrutò per qualche istante quel rigurgito dei suoi pensieri, carne olivastra e un sorriso sghembo a canzonarlo – un sorriso amaro, indurito da cose e anni. Strinse ancora per qualche istante il manico del martello, mai lasciato dall’incontro con i furfantelli elfi. “Morto...”, disse qualcuno – forse ancora qualche voce dentro la sua testa. “Gli altri?” si fermò sull'uscio, in attesa davanti al portone; mentre spingeva il legno scorticato Rick si guardò le spalle, uno scricchiolio ad accompagnarlo – non solo l’abitudine, forse, ma la voglia di vedere se quel vecchio estraneo venuto dal Sud entrava con lui. "Molte cose sono cambiate. E non tutte in meglio, purtroppo."
Nei fumi del cortile entrò solo. Come luce nella nebbia, il vagabondo passò quelle figure confuse; pelle di carcame ed occhi vuoti, lo stesso genere di piantagrane in cui s'era imbattuto poco prima – solo, ovunque. Non che gli importasse neanche un po'. Camminando tra folla e bancali, il nano non sembrava allarmato, non più del solito. Facciadimorto o umani, la feccia aveva sempre lo stesso colore, le ombre lo stesso tono – nero – e quella baracca di pietre chiamata città faceva sempre schifo. Di che guardarsi, oltre le grane che già c’erano? Scarmigliandosi tra figure tetre e sguardi ostili, Rick badò a quanto gli serviva: ordini del clan, ninnoli per scacciare le ombre. Di quelli aveva bisogno. Scegliendo il venditore meglio fornito non gli venne neanche un dubbio, porgendogli il pezzo di carta datogli nel Ventre non ci pensò due volte. E per cosa, poi? L’immagine del tizio che gli dava l’incarico era un grumo sempre lì nella sua testa, le cose da fare tra ieri e ora un’unica linea: per cosa scorticarsi la fronte? Il suo bisogno era là, i cosiddetti ricordi, come la carne o le cicatrici che lo componevano: a dirla tutta gli andava pure comoda, rispetto al passato. I marchi della vita da mercenario se li portava appresso, la mano segnata mentre ritirava il pacchetto, il facciabianca che faceva ossequi quasi gli desse la zuppa più saporita dell’Eden. Se valeva, tanto meglio: Rick si lascò scivolare le sue parole addosso, girandosi alla volta dell’uscita.
Altri disgraziati Neiru gli si piantarono davanti.
"Facciamo compere, nano?" il piglio di uno, l’acciaio già scoperto; altro metallo parve raschiargli sotto le chiappe. Ah, in realtà il vecchio Gultermann non ce l’aveva mica con gli smilzi: pestando lo stivale a terra, il vortice scuro che inghiottiva l’incanto elfico, Rick non era incazzato con qualcuno nello specifico. Con uno sguardo di pietra colpì quello che aveva parlato, era vero, e gli stessi gridi e consigli che gli fracassavano le tempie – e paravano i fondelli – li buttò nella testa dell’elfo. Non combatterlo, berciavano, come fossero la vera coscienza del Neiru.
Ma in realtà era a posto, il nano, non si trattava di un odio particolare. Lo faceva da sempre.
Beccare una freccia alle spalle all’ultimo, un altro bastardo a mirarlo tra le ombre, incassare un taglio con la sua pelle dura. Lo scudo d’energia sfrigolò dietro di lui, il dardo deviato, con un mugugno strinse i denti per la ferita sulle gambe; mostrandosi – un tentativo – insofferente, l’astio di Rick comprendeva tutti e nessuno: un altro passo in avanti, volto a far vedere di che pasta era fatto alla mammoletta che l’aveva sferzato troppo vicino ai gioielli, parole serrate al suo precedente bersaglio. “Uno di voi vuole proprio crepare, eh?” E si piantò saldo a terra. Già, di guazzabugli ne aveva visti, di massacri stessi e infamate ne era stato partecipe. Gli bastava ricordarsi del recente lavoro a Siassi, per avere un peso della differenza dei due mestieri. No, il mercenario e il galoppino prevedevano rischi assai diversi, tutt’altro genere di grane: “Non so se al vostro dio-lago farebbe piacere.. ...al cieco!”
Il martello venne alzato. E la rabbia di campare di Rick gorgogliò pure, bruta e totale. "Calma, nano" la pressione si allentò un po’. "Non è il caso di scaldarsi tanto. In fondo noi ti stiamo facendo un favore chiedendoti gentilmente di darci quel fagotto. E' stato un Danzatore a portarlo qui, e tutto ciò che riguarda i Danzatori significa guai."
L'intero chiostro sembrò rifiatare, quella tensione assassina allentarsi; per un attimo si poterono scorgere le figure dei Neiru ammantate tra le ombre delle colonne, i mercanti e gli avventori gustarsi una scena insolita. Movenze e sussurri parvero rallentare, il tempo dilatarsi. "Heh!" Ma l’ira marcita da anni nel nano, quell’energia scura, non venne meno. Che quei tizi volessero prendergli qualcosa era un fatto normale, tanto più in quel posto, ci era abituato – le saette si compattarono al suo fianco. L’avvicendarsi di carne e mazzate mostrava solo quello, ognuno voleva tirare avanti come poteva – la legge in una fogna senza leggi. Ma in quel mondo di sgozzamenti e bestemmie quotidiane – la sfera nera sibilò cruenta – ogni tanto c’erano pure stramberie. “Sputate quello che volete da quest'affare...” Bislaccate, cenciumi insoliti. Screzi che non tornavano.
“…e forse ci capiamo” Quegli elfi e il fottuto fagotto parevano uno di quelli. Cioè, non era tanto l’accanimento degli smilzi – il loro uomo duro che finalmente si rivelava, mettendosi tra Rick e la porta; quel non mollare per un gingillo da fattucchiere – la fame era un motivo più che valido, e certo il suo brutto muso un incentivo. "Noi vogliamo quel fagotto. E tu vuoi salva la vita" il capo, nelle mani una lunga sciabola ricurva "Credi che potremmo giungere ad un accordo?" Ma, davvero, il non aver pagato andava contro ogni sua esperienza. Contro ogni maledetto buonsenso, unico requisito per tirare avanti in quel letamaio di mondo.
Da quand’è che si vendeva agratis?
Sopracciglia d’ebano corrucciate, grugno ancor più arido, Rick diede una smossa alla faccenda. Quel mattatoio nella sua testa gridava in ogni tono, e l’istinto gli pompava astio nelle vene – oltre al grasso della colazione. Con un botto la palla d’energia si scagliò contro il capo dei Neiru, e Rick si fiondò verso l’uscita, una sporta lasciata lì in pegno. Si lasciò i colonnati alle spalle, e con essi lo strano piazzale pullulante di ombre pallide. Quella questione pareva più ingarbugliata del previsto, e il talismano richiesto dal clan l’aveva ottenuto – magari anche più potente; in fondo, pensò il vagabondo, l’oggetto doveva portare sofferenze ai mostri: quale modo migliore che confezionarlo con le sofferenze di altri, mostri o meno che fossero? Mercati del genere servivano a quello.
“'stanotte alla taverna!” bofonchiò all’uomo all’entrata, prima di venire inghiottito di nuovi dai vicoli. Magari valeva la pena avere qualcosa in più sul ninnolo, e farsi due o dieci birre con un vecchio amico – o qualcosa del genere; dai facciadimorto non era riuscito a cavare niente tanto, un'altra conferma sull'utilità dello stare a ciarlare - anche se i suoi ragli avevano ben poco di ciarliero. Poco male: ora doveva rispondere in tutto e per tutto alla sua descrizione, quel muso di cadavere là dentro. E lui poteva sempre prendere la chiatta successiva.
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CITAZIONE Rick Gultermann Basso 5%, Medio 10%, Alto 20, Critico 40%
CS: 0 Resistenza ENERGIE: 50% Status Fisico: Danno Basso da taglio alla gamba sinistra, Danno Basso autoinflitto. Status Mentale: Danno Basso autoinflitto. EQUIPAGGIAMENTO: Scudo tondo (avambraccio destro), Mazza (mano sinistra), Armatura di cuoio (tutto il corpo eccetto testa e mani)
PASSIVE
~Abilità razziale. Il tozzo ancora in piedi. [Controllo Energetico, Umano]
~Abilità personale. Sopporta! [Possibilità di resistere a 2 Mortali nel Fisico]
~Abilità da dominio. Io speriamo che me la cavo. [Possibilità di difesa istantanea – passiva dominio Guardiano liv. I]
ATTIVE
~ Batosta VII. La fame che ti tormenta.II. Allo stesso modo, con un consumo Medio, il vagabondo sarà in grado di riversare le leggi della sopravvivenza in un urlo, uno sguardo od una parola: forze che sono un'imposizione. Il bersaglio sarà infatti costretto, qualora subisse la tecnica, a rimanere immobile nella propria posizione per tutta la durata del turno successivo. II.[Pergamena Imposizione, Comune; Consumo Medio, immobilità totale del bersaglio per 1 turno ][Natura Psionica]~ Batosta V. Lo scatto di chi ha fame.No, Rick non è un velocista: non lo è mai stato. Non corre, lui e la sua panza un po' rilassata, non si da' da fare per muoversi più di tanto. A meno che non c'è di mezzo la vita, o una scorza di cacio: allora è capace di prodigi. Tramite un consumo Nullo, Rick è in grado di spostarsi sul campo di battaglia ad una velocità pressochè istantanea. Si tratta di un unico scatto che, se le condizioni dell'ambiente circostante o tecniche già attive non lo impediscono, agisce come un teletrasporto a corto raggio. In accordo al consumo Nullo, comunque, la tecnica non potrà mai essere impiegata a fini difensivi, ma bensì puramente di spostamento. [Personale; Consumo Nullo, teletrasporto a corto raggio][Natura Magica]
~ Batosta II. Lui se ne fotte!II. In maniera simile egli si comporterà con incanti magici, buffonate da saltimbanchi. Tramite un consumo Alto, Rick sarà in grado di dissolvere completamente una tecnica di natura Magica, purchè questa abbia potenza pari od inferiore ad Alta. II. [Personale; Consumo Alto, Dissolvenza Magiche, Potenza Alta][Natura Magica]~ Batosta II. La fame che ti tormenta.Non è semplice gestire uno stomaco vuoto, crampi e urli dentro il tuo vero essere. E per Rick non lo è stato: fremiti, scosse, una tormenta che ti scuote il corpo - e poi si spinge nella testa, entità congiunte. L'energia, l'istinto che guida il nano ne è pregno di tali sensazioni - fame, paura. Appellandosi ad esse, egli saprà palesare queste forze basilari dell'esistenza, e in maniera concreta: fumi neri, famelici. Non tutti resistono di buon grado a questo male insito nel mondo. I. Con un consumo Medio, ad esempio, il vagabondo sarà in grado di replicare urla e suoni nella testa di un bersaglio, i gridi ancestrali a base della vita. Parole che parlano di fame e barbarie, il più delle volte, e possono scioccare chi ne viene colpito con un danno psionico Medio. Ma Rick non è stupido, non totalmente: persino lui, quando messo alle strette, saprà impiegare tale capacità per richiamare altre voci, discorsi più articolati - o non è la forza del campare che lo fa, e lui solo il tramite? I.[Pergamena Istigare, Iniziale; Consumo Medio, Danno Psionico Medio][Natura Psionica]~ Batosta IV. Braccia toste.Il nano è un duro. I suoi avambracci hanno linee d’acciaio che corrono dritte, le sue spalle curve dure e inamovibili. Queste braccia possono prendere senza problemi graffi e botte. Tanto dure che, se portate avanti, le braccia del nanaccio arriveranno a concretizzare l’impossibile: un addensamento di energia nera, fumosa, si concretizzerà davanti a Rick, un grumo scuro percorso da macchie color sangue. Tale sorta di scudo potrà assorbire colpi di potenza bassa e le sue forme e dimensioni varieranno, arrivando al più alla – scarsa – altezza del nano. Il tutto con un consumo Basso. [Dominio Guardiano, Attiva liv. I; Consumo Basso, Difesa Bassa][Natura Magica]~ Batosta III. Questa sedia è la mia sedia!II. E d'altra parte non si ferma a quello che tocca, la cocciutaggine del nano - non sparisce nel tempo. Persevera, anzi, riverberandosi nel futuro con tutte le sue sozzate, il cenciume di voglia bastarda che ha: colpisce anche dopo. Il vagabondo sarà infatti in grado, tramite un consumo Basso, la rinuncia ad 1 CS e un danno Basso sia al Fisico che alla Mente, di attaccare con la sua energia oscura senza che gli effetti siano immediatamente visibili: una sfera nerastra si creerà allora, pronta a colpire a suo comando. L'energia, continuando a roteare attorno alla sua panza, si staccherà in un turno successivo a quello in cui la tecnica è stata attivata, a scelta di Rick, colpendo il bersaglio con una potenza Alta. Senza poter dire che il nano fa cilecca, quindi. II.[Personale; Consumo Basso, riduzione di 1 CS, Danno Basso a Mente e Fisico, Attacco Alto ritardato][Natura Magica]~ Batosta VI. La rabbia di chi ha fame.I. Quando si ha lo stomaco vuoto è dura non essere nervosi - è dura pensare, muoversi piano. Si sarà incazzati, come Rick, con tutti ma invero con nessuno. Si ricorrerà a quanto si ha, tutto. E il nano ha dalla sua delle potenze carnali e antiche, vortici scuri e lampi scarlatti: li userà per rendere i suoi prodigi più forti quand'è disperato, più insidiosi. D'altra parte egli ricorre a forze oscure, risvegliate da chi brama anche sole briciole: e dunque pagherà lo scotto di tale potere, indebolendosi nel fisico. Come un affamato - come chiunque prima o poi. Tramite un consumo Nullo, Rick è in grado di rendere per 1 turno (quello in cui casta la tecnica) le proprie tecniche magiche di un grado di potenza superiore rispetto alla norma. Come contreffetto, però, egli sarà più vulnerabile a quelle fisiche, da cui dovrà difendersi come se avessero un grado di potenza superiore rispetto al normale: a prescindere dal momento di cast, infatti, nel turno in cui la tecnica viene impiegata le difese da colpi fisici del nano si vedranno indebolite. I. [Personale; Consumo Nullo, potenziamento/depotenziamento Magiche/Fisiche, 1 turno][Natura Magica]EDIT 1: errori di battitura [22.59] EDIT 2: inserita la frase "Molte cose sono cambiate. E non tutte in meglio, purtroppo."; potevo farne a meno, magari, ma data la struttura della scena sembrava strano che Rick non avesse risposta. [8.26] Edited by Lill' - 10/12/2013, 08:26
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