Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

La caccia, Scontro tra utenti

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Emelianenko
view post Posted on 20/11/2013, 22:03




Sfidanti: Rick Gultermann vs Sergey Magomedov
Energia: Gialla vs Verde
Pericolosità: F vs E
Tempi di risposta: //
Durata: Un post di presentazione più cinque post di combattimento
Posta in palio: 200G
Pk: Off
Primo post: Rick Gultermann

 
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Lill'
view post Posted on 12/12/2013, 22:10






Cavalli, corpi e lance rotte
si tingono di rosso
lamenti di persone che muoiono da sole
qqa7

Il sole continuava a battere feroce.
Più del martello di un fabbro, più dei pavimenti in un bordello al culmine della serata. Il maledetto cielo pesava su una terra sterile, il bianco e l’argilla riarsa che si incontravano fino alla fine dell’orizzonte.

senza un dio che sia là

Fino alla fine.
Ah, ma non ce n’era una.

Sputacchiando un liquore amaro – finito più tra i baffi che in canna – Rick tirava avanti in quel lerciume; trottava tracotante sulla terra spaccata, e non si imbrogliava mica: fine a quelle rotture non ce ne poteva essere, in ogni caso. Il farsi strada tra l’erba rinsecchita, più peli ingialliti di una prostituta sudicia, le carogne abbandonate qua là a spezzare quel piattume opprimente simili a rovi, il puzzo e le bandiere – no davvero.
Si finiva nella tomba, al massimo – ad andare bene.
Riponendo la fiaschetta nella bisaccia, poi questa sul grosso animale al suo fianco, ne ebbe l’ennesima, inutile conferma: i corpi sparsi ovunque, le insegne maciullate. Avanzava ormai dal mattino presto, ora consigliata per il caldo, e tutto ciò che aveva trovato si atteneva alle informazioni, fin troppo bene. Bestiame e carri a marcire al sole, donne, mocciosi e valorosi idioti: tutti a spolparsi nella calura, adesso, palle e braghe di ferro lucente o meno. Anzi, quelli arrostivano solo meglio.
Gli spazzini e i poveri diavoli ne godevano, masticando e rantolando tutt’attorno; lo sguardo di Rick ogni tanto beccava un qualche innocente, carcame o moribondo che fosse. Un ragazzetto sotto un cavallo, un vecchio appeso a un asta: li guardava per qualche istante, spento, per poi tirare dritto. L’avevano avvisato alla città di confine, lì dove aveva fatto un’ultima tappa, e davvero non se ne vedeva fine: sciacalli e rapaci, tutte formiche brulicanti, le uniche a non seguire una strada dritta per la fossa – non dovevano nemmeno preoccuparsi di scavare lì, dunque in nessun senso.
Al contrario di quei poveri fessi.
Il cammello brontolava ancora infastidito, nonostante la buona guardia del nano; avevano provato un paio di volte ad attaccarli, randagi e falchi bluastri, e il vagabondo li aveva accolti a suon di mazza. D’altronde per il peso non poteva lamentarsi, il gobbo. Avanzando direttamente a piedi, meglio per scacciare quei pestiferi, Rick non aveva gravato neppure tanto sull’animale. Razioni per tre giorni, pure se avrebbe dovuto spicciare la cosa in giornata, fiaschi e due barilotti di liquore: gli poteva andare decisamente peggio.

Continuando la marcia verso Ig-kra-ahn, ennesima città baciata dalle baldanze dell’Estvan, Rick non aveva un granché per passare il tempo – martellate agli avvoltoi a parte – né si aspettava un lieto fine. Pur più che con occhi aperti quindi, le due fessure brulle, si ritrovava a divagare: il paesaggio era solo il solito, nella sua testa.
Tempi in cui portare il calderone d’olio per l’intera banda sulla groppa, cincischiare ore a spogliare i defunti – come si coglie un frutto – per poi sborsare tutto al capitano; tempi di un’infanzia mica male, a che ne sapeva, perché da adulto al mercenario non andava molto meglio. No, non Tempi: concetti e baggianate senza senso.
Istanti slabbrati a tutta una vita, un ora sempre lì di rogne da confrontare.
Già, al gobbo al suo fianco non andava troppo male.
Anche ora, piantando gli occhiacci in ciò che per lui era un deserto sopra al deserto, il vagabondo non riusciva a venirne a capo; non che si aspettasse di arrivare davvero in mattinata come avevano detto, per carità, o di cascarci dentro: solo, a quest’ora voleva farsi un pisolino.
La gemma nella terra poteva essere fresca al punto giusto.
Fra le tante città dell’Estvan, Ig-kracom’era era stata per lungo tempo una tra le più floride: minerali e ciarpami d’artigianato finissimo, cibo esotico e fanciulle bollenti. Al sentire di queste Rick aveva quasi ascoltato a dovere, sentito tutte le solite manfrine dai pezzi grossi del Sorya; solo, questa volta pareva davvero un affare di qualche valore: il capro dell’oasi di Ig-kra-ahn era giunto pure agli orecchi dell’Eden.
Bazzicando tra pile di soldati arrostiti e stemmi sbatacchiati, il vagabondo non sapeva se essere soddisfatto. Insomma, da una parte gli era arrivato che anche i pezzi grossi erano dietro a roba simile, gingilli e artefatti contro i mostri: persino la famosa Regina aveva disposto per trovare una certa pietra, uno spergiuro contro le ombre. Che gli toccasse andare dall’altra parte del continente, però, e per un’oggetto certo meno decantato che la fottuta pietra, non lo faceva troppo contento: avrebbe preferito variare un po’ dai cadaveri impolverati, maledizione.

Certo, finché non toccava a lui...

Scalzò col martello l’ennesimo cagnaccio in mezzo alla strada, il vecchio solido bacio della pietra. Quello della guerra che aveva toccato quei posti poteva essere più eclatante, lo slinguazzare putrido; ma facendo una stima a naso circa la sua carriera, la mazza del nano non doveva essere decisamente da meno: di sciacalli e bestioni ne aveva spolpati con quell’arma, e per molto meno – o per molto più. In fondo la fame era un motivo principe. E i randagi non erano gli unici sbecca-cadaveri in cerca di qualcosa, in quel mortorio.

Daah…non ci sono giganti come l’altra volta, almeno.
Tracannò degli ennesimi sorsi dalla borraccia, per poi rimetterla nelle grosse sacche del suo compagno da soma; in fondo, se comparata alla sua ultima missione a Siassi – la prima da quando uscito dal Midgard, l’inferno vero – non era poi tanto male. Quel pattume argilloso era spaccato dall’assenza di un goccio d’acqua, vero, e i suoi stivali sbriciolavano ogni istante polveri e ossume, su nel riverbero del cielo. Oh, non finirla già di mugugnare, gobbo: non ancora. Ma, monotonia a parte, non poteva frignare più di tanto: l’inaspettato ti fregava sempre dietro l’angolo, a che lui sapeva. Ne convenne con l’animale, offrendogli un po’ dalla borraccia, reso più alticcio dall’afa; le rotture c’erano comunque, e dove non sapevi quel che calpestavi ti andava solo peggio, in genere.

“HMMH!” Protestò ancora la bestia, il becco della boraccia davanti al muso; non sapeva proprio divertirsi, il gobbo: e dire che Rick, tanto turpe quando si trattava di affari, era una maestro nello sbracarsi in osteria. Quel grullo invece non pareva volerla finire. Fu per quello che, pur con un gogliardo ritardo alcolico, infine decise che magari non era solo per la ritrosia al liquore che sbraitava, la mammoletta. Spalancò la bocca in uno sbadiglio, e guardò meglio.

Dai, non te ne do, gobbo. Tranquillo che la tengo per me, questa brodaglia.
E se è per gli uccelli smettila, mi hai già visto che…

La fottuta polvere lo accecava per bene, l’altezza non aiutava, e in generale i profughi e le guardie disseminati ovunque che avevano tentato la fuga da Ig-kra-ahn, fu gemma nella terra, gli coprivano la vista. Pile ammassate di poveracci per uno sbadiglio dell’Akerat, erano, cincischiagle e sassolini caduti a due signori di città-stato nel baloccarsi in un altro giro di guerre. Tipo uno di boccali, una serata in osteria.
Ma nelle loro zuffe anonime e massacri di rito – il normale sale del mondo, per lui – si erano persi qualcosa. Lasciati il manicaretto più importante da saccheggiare, e lì sotto gli occhi: forse non tutti erano dotti di leggende come al Sorya, ecco. Ma la città, quel manicaretto era lì.
E lui andava a prenderlo.

Oh. Il buco nella terra si stendeva davanti ai suoi occhiacci lucidi, il telone grigiastro a coprirla fumante e dilaniato in più punti. Borbottando, lasciò il liquore su un mucchio di teste accatastate all’entrata. E scese.
Puoi piantarla, però: ora l’ho visto



76ts




eu07

AAH! Che diavolo vai ragliando ancora? Vediamo..non è che sei una fottuta femmina in calore?
Ho mangiato cose simili per molto meno!

Minacciò verso la pancia dell’animale, lo sguardo ancor più vitreo dall’alcol; nonostante la borraccia l’avesse lasciata sopra, non parevano esserci grossi miglioramenti. Il fatto che parlava – o meglio, non era muto come al solito – non lo era di certo, specie per il suo compagno. Violento anche con la bocca, ciò che era uscito al vagabondo durante tutta la discesa erano improperi e bestemmie, circondato da ruderi e fantasmi. Certo, la pochi giorni prima magnifica spirale che si avvinghiava nel profondo della terra, orgoglio degli architetti dell’Akerat, ora non era troppo comoda. Non era proprio agibile a dire il vero, calcinacci e lotte che avevano fracassato l’enorme rampa scavata nell’argilla.
In ogni caso zaffava, quel buco.
Circondato dalle magnificenze cadute di Ig-kra-ahn, ma anche da cumuli di carne morta assembrati qua e là, Rick cercava. Passo baldante e oscillando, il nano non riusciva a farsi capace di un simile sfacelo: dalla fontana al palazzo principale, dai mucchi di ciarpame alle armi abbandonate, lì c’era una fortuna. Una fortuna nei suoi termini, ecco, di quelli che una scorza di cacio è un bene e la sfiga è il regolare sgrovigliarsi del campare. Ma pure, alticcio e sudato, non si dava pace: cianfrusaglie e armi di bel ferro buttate lì ai topi, e lui doveva raccattare una statua da ciurmatore?
“HMMH!”
Si spaparanzò sul bordo di pietra della fontana, tutto quel lavoro di piedistallo e non una decorazione in cima. Era buono che ci fosse l’acqua, almeno, per quanto imbrattata da sangue e putridume di qualche poveraccio buttato lì, a fondo. La base del benessere – a che serviva poi, visto come girava la faccenda – della cittadina era proprio un’oasi, aveva sentito; acqua in abbondanza da secoli. Si sciacquò il viso, pescando il liquido con le palme zozze –quasi- indifferente ai corpi là dentro; ce n'erano una dozzina, e di tutti i tipi: soldati e non, uomini e donne, vecchi e - .
Per un attimo prese un cipiglio fosco, scrutando nell'acqua scura.
Il silenzio di un rudere nella terra lo attorniava, fitto e squallido.
Quando fece per guardarlo un attimo, quel giovanotto che poteva avere una ventina d’anni umani, ci rimase di sasso: un luccichio dorato animava il liquido da sotto il corpo.

Pupille enormi volte al sole
la polvere e la sete


Cacciar fuori il caprone dorato fu pensiero e azione insieme.
“HMMMMMH!!!” Sbraitò ancora il cammello così imbaldanzito, i rigagnoli di sudore giù nell’acqua già lurida; malgrado le sue brame, il gingillo s’era rivelato più pesante del previsto. Ancora?! BEH. Io te l’avevo detto, CARNE DA SPIE-

-AH!


Fu allora che, puzzolente e furioso, finalmente se ne accorse: lasciò perdere la statua e cacciò il martello, liberandolo dalla sua cinghia di cuoio. Più in là, dopo il piazzale costellato da mucchi di corpi, su per le spirali di edifici e pietra, oltre il telone c'era qualcosa. Solo la luce, forse, che tagliava in stilettate dorate quello spazio vuoto e squallido; soltanto i giri dell'alcol dentro la sua testa.
O magari aveva capito perchè l’animale non si decideva a piantarla.
Si prese una pausa: dopo, in ogni caso, avrebbe finito di cavar fuori quell'affare dalla fontana.

l’affanno della morte lo senti sempre addosso
anche se non sai ti curi del perché







Rick Gultermann
Basso 5%, Medio 10%, Alto 20%, Critico 40%

CS: 1 Resistenza
ENERGIE: 100%
Status Fisico:
Status Mentale:
EQUIPAGGIAMENTO: Scudo tondo (avambraccio destro), Mazza (mano sinistra), Armatura di cuoio (tutto il corpo eccetto testa e mani)


PASSIVE

~Abilità razziale. Il tozzo ancora in piedi.
[Controllo Energetico, Umano]

~Abilità personale. Sopporta!
[Possibilità di resistere a 2 Mortali nel Fisico]

~Abilità da dominio. Io speriamo che me la cavo.
[Possibilità di difesa istantanea – passiva dominio Guardiano liv. I]


ATTIVE



Note & Azioni: Alla buon ora :v: ! Il finale del post ho provato a lasciarlo generico, così da non forzare in nessun modo il tuo ingresso in scena: potrebbe essere sì uno spunto, ma comunque, visto che Rick è alticcio, lascia la cosa abbastanza aperta.


Edited by Lill' - 12/12/2013, 22:41
 
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Emelianenko
view post Posted on 16/1/2014, 10:51




La città era in macerie.
Rovine fatiscenti di quella che un tempo sarebbe potuta essere una ridente cittadina, si estendevano smisurate fin quando la vista permetteva di percepire.
Il sole batteva forte su di essa donandogli forse quel lustro che pareva aver perduto; ma in effetti più che un dono era una falsa illusione: avvicinandosi si poteva notare che il luccichio di armi ed oggetti abbandonati in terra non erano indizio di un tesoro nascosto, non un invito a far avvicinare il prode avventuriero che altro non aspettava, ma un semplice presagio di morte. Morte già avvenuta, morte che si sarebbe presentata di lì a poco.
Ed infondo in quelle terre in cui nessuna divinità poteva vantare la presenza, questa era la normalità. E cos'altro aspettarsi da un luogo ove a governare era la guerra? Una landa desolata, in cui era più facile trovare un cadavere che un fiore, era forse la più probabile delle alternative.
Anche Sergey era lì, probabilmente per lo stesso motivo che aveva dato adito a tante battaglie causando l'effettivo degrado di quei luoghi: la ricerca di un tesoro; un tesoro che non avrebbe portato ricchezza né gloria, ma solo conoscenza. Quantomeno era la conoscenza che Sergey bramava.
Sì, perché il "caprone dorato", stando alle leggende, era dotato di particolari poteri in grado di tenere lontano demoni e malvagità: quale migliore maniera per comprendere la propria natura se non trovarlo?
Forse, conoscendo già il modo in cui l'avrebbe utilizzato qualora l'avesse trovato – ammesso che esso esista, aveva già la risposta a questo dilemma.

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Probabilmente sarebbe meglio che a trovare questo tesoro sia qualcuno con ben più nobili intenti.
Il pensiero gli albergava già da un po', ma sapeva di non poter abbandonare i suoi intenti, non dopo aver fatto tutta quella strada.
Ed ecco che camminava lentamente lungo i residui della città; la giacca penzolava sbilenca al ritmo delle lievi folate di vento che alitavano di tanto in tanto. Eppure era il sole a dominare: il caldo era opprimente e l'ambiente pareva perdersi in un'illusione, come se persino l'aria stesse bruciando al cospetto di quell'immenso ardore. Fors'anche estendere lo sguardo oltre i più vicini isolati era faticoso, quasi ostacolato da quell'avara luce che pareva voler a tutti i costi attirare a sé l'attenzione, deviandola da qualsiasi altro luogo; ed il tenue rossore del sigaro appena acceso impallidiva di fronte al maestoso fulgore che lo irradiava.
Corpi senza vita di anonimi uomini contornavano i passi di Sergey; un' inquietante cornice che forse meglio di tutte gli si addiceva; ripensò per un attimo a tutte le sue vittime. Uomini e anziani inermi che non avevano soldi per pagare l'amore che compravano. Rabbrividì per un istante, mentre cercava di scacciare quei pensieri: se si trovava in quel luogo non era per rammentare la sua vita, non per chiedere perdono alle sue vittime, né per illudersi di un cambiamento. Voleva solo una risposta, un modo per etichettare se stesso; e magari conoscere qualcosa su suo padre.
Ripercorse con la mano destra l'illogica trama del suo braccio sinistro; v'era realmente qualcosa di demoniaco in lui? In fondo camminava già da un po' tra mucchi di cadaveri e la cosa non lo turbava affatto.
Avvicinò il sigaro alla bocca ed ispirò voracemente. Assaporò il tabacco trattenendo il fumo per più di qualche secondo prima di espirare. Non aveva senso stare a lambiccarsi il cervello prima di trovare ciò che stava cercando.
Fece vagare lo sguardo tra i mucchi di cadaveri e le macerie fatiscenti, fino a quando la sua attenzione fu attratta da qualcosa; una sorta di voragine, un mal celato ingresso di un luogo che probabilmente eclissava qualcosa di prezioso.
Si diresse in quella direzione, notando il costante aumento dei corpi che giacevano inermi lungo la semidistrutta scalinata scavata nella terra.
Passo dopo passo, gradino dopo gradino, cominciò a rendersi conto di dove si trovava. Un ampia piazza, centro probabilmente di una città sotterranea che non vedeva vita ormai da più di qualche tempo.
Quando terminò la discesa, fece un altro tiro dal sigaro, trattenendo – questa volta – il fiato per qualche istante in più. Non gli piaceva quel luogo: le case fatiscenti ed i cadaveri ormai marci gli facevano provare delle strane sensazioni penose. Ripudiava quelle emozioni angoscianti, ma non sapeva come spiegarsi la loro presenza: a cosa era dovuta la sua ansia?
In realtà la risposta a questa domanda era ben scolpita nella sua mente, ma non voleva ammetterla. Edifici degradati e corpi senza vita non c'entravano nulla. Proprio nel momento in cui era così vicino a ciò che cercava, temeva ciò che avrebbe potuto scoprire: in realtà era un ipocrita, non diverso da tutti gli altri uomini. E questo lo turbava più di tutto, forse persino più della risposta che cercava: probabilmente temeva più la mediocrità che la malvagità.
La presenza di un altro individuo interruppe il filo dei suoi pensieri.
Era un nano dal corpo particolarmente possente; spalle larghe, barba non curata e capelli lerci che gli arrivavano fino alla mascella.
Sergey non riuscì a celare una smorfia di disgusto.

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"Uno sporco nano sciacallo..."

Asserì con voce alta e vagamente ironica, mentre lasciò cadere il sigaro a terra.

"Faresti bene ad andartene da questo luogo: la tua presenza mi provoca soltanto disgusto."

Terminò con queste parole, perché la verità era che voleva provocarlo, voleva combattere, voleva che il nano si frapponesse tra lui e quello che cercava.
E quando lo realizzò, non poté più nascondere a se stesso una domanda che già da prima si era viscidamente insinuata nella sua mente: era realmente pronto a conoscere la sua natura?

Energia:
100%

Status fisico/Psicologico:
Illeso/Illeso
16/16 / 16/16

Cs:
2 Destrezza

Armi:
L'arto sinistro di Sergey pare appartenere più ad un demone che ad un umano. È composto da una sorta di corazza di colore nero, salvo alcune venature grigiastre che compongono un'illogica trama. L'uomo è solito coprire il braccio con delle bende. [Arma naturale]
L'arto destro è invece più simile a quello di un umano: l'unica anomalia consiste nello spessore esagerato delle vene, e nelle unghie estremamente affilate; esse sono infatti lunghe circa il doppio del normale ed in grado di tener testa persino alla lama più tagliente. Molto spesso indossa un guanto che ne cela malamente le anormalità. [Arma naturale]
L'intero corpo, in realtà, è estremamente resistente, al pari delle armature più leggere. Nonostante ciò, non presenta particolari anomalie. [Arma naturale]
Le uniche armi che in effetti possiede, sono una pistola antica dalla lunghezza di 37 cm e l'altezza di 11 cm [Pistola – 5 colpi disponibili a giocata], ed un archibugio della lunghezza di 70 cm, l'altezza di 15 cm ed il peso di 3,5 kg [Fucile – 3 colpi disponibili a giocata].

Consumi:
B:5 M:10 A:20 C:40

Abilità passive:
Ian Tao: Sergey ha sviluppato la capacità di muoversi senza far alcun rumore ed al contempo riesce a non emettere alcun odore, impedendo a chiunque di percepire la propria presenza attraverso l'udito o l'olfatto. Inoltre il suo passaggio non crea alcuna vibrazione, e non lascia traccia alcuna sul terreno.[I e II Effetto passivo del dominio Assassino]
Indifferenza: Fin da quando era piccolo, Sergey è sempre stato poco influenzabile dagli eventi esterni, forse per la sua natura, forse per il modo in cui è cresciuto. In termini tecnici, possiede una difesa psionica passiva. [Abilità razziale Autosufficienza]

Note:
Penso sia abbastanza chiaro: mi allaccio al post di lill', arrivando dopo di lui.

 
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Lill'
view post Posted on 13/2/2014, 19:41






L’uomo col sigaro avanzava verso di lui.
Per un momento quella fossa di ruderi scavata nella terra fu scura, ancor di più. Nel vasto piazzale i passi risuonavano vuoti, e però pesanti. Scarpe ben diverse dai suoi stivalacci da fiera dell’anno nuovo, vestiti a cui non aveva neanche mai pensato su di sé: non scorse il resto attorno a lui, più uno scenario – e non lo era?
Tra gli occasionali spaventapasseri di carne buttati qua e là, quei poveracci, solo un’ombra risaltava, più dei vecchi palazzi del centro città, più dei coppi slavati.
Ma fu solo per un attimo.

“Uno sporco nano sciacallo”

Il tizio parlò, la sua diavoleria fumante ancora tra i denti. Aveva un’idea vaga su quella roba: droghe viste da bambino, o forse da mercenario – fasi sovrapposte della sua esistenza, occasionalmente; girando da soldato o da straccione per quel pugno di città tra l’Eden e il mondo Umano s’era pure fatto un’idea dei soldi che potevi farci, dietro quegli affari – per quel che contava. Si avvicinò a passi lenti, le armi in braccio.
Il tizio gli intimava di andarsene, offese e fanfaronate del genere.
Niente di nuovo.
Sputò a terra, il rigurgito del liquore che gli risaliva. Già, che fosse quello l’unico spaventapasseri su due piedi, lì sotto, non era una vera differenza: poteva essersi ingannato un istante, preso dai tremolii dell’alcol e vittima di fesserie della testa. Concentrazione, fifa – pff. Dopo tutto quello che gl’era toccato, tra inverni infiniti e rogne da soldato, non era proprio più il caso; il caso di staccare un tizio dal grumo di polvere e carcame fetido che era sempre di sfondo – il mondo – di dargli più importanza del dovuto.
Mh accennò asciutto il vagabondo, lo sguardo di granito sotto le ispide sopracciglia.
I suoi occhi saettarono tra lo sconosciuto e la fontana.
Non s’imbrogliava: quello era lì per dargli rogne, in buona probabilità – magari cercando le sue stesse, di rogne. Ma mercenario piazzato o demone dell’Eden o gigante, mica era mai girata diversamente, la faccenda.

Va bene, ma questa la prendo io! Indicò scanzonato la grossa statua dorata. Quel caprone scolorito nell’acqua torbida, e con un pezzo di viscera appeso ad un corno.
Il suo lavoro, e diamine se pesava.
Il tizio ci rimase un po’ contrito: seguì l’accenno del nano, l’occhio vigile. Attese un po’.
Ma non ci mise troppo a rispondere – e mica s’illudeva.

“Voi nani proprio non comprendete”
Scosse la testa, abbozzando un mezzo sorriso – non che una faccia facesse davvero differenza, gentile o meno che fosse. Poi continuò, con un sospiro “Faresti bene ad andartene ora, senza toccare la statuina”
Heh, dopo tutta quella fatica.
“A meno che, s’intenda, tu non brami la morte.”

Concluse con un piglio più forte nelle parole, qualcosa che Rick non aveva notato. Di roba da notare, lì, c’erano occhi vuoti e armi imbraccio – l’asta ruvida del martello in pugno; il resto era polvere: e ne avevano alzata fin troppa, fin’ora. Lo squadrò un istante, duro.
Avanzò verso l’uomo dai capelli neri, pochi passi ormai a dividerli.
Per un nano, qualcuno in più.
Di rotture se ne sarebbe proprio evitato, già – elemosina per un cencio di pane da bambino, consegne di dubbie erbe e armi arrugginite e campi di battaglia insulsi -, di altri passaggi obbligati. Tra colline riarse e sterpaglie ingiallite, però, quel sentiero striminzito su cui buttava i piedi pareva portare sempre lì.
Ossa rotte
Oro – ciò che ti serve.

Alzò in aria il martello, indicandolo di sottecchi. Un fumaccio nero e crudele prese ad avvolgere l’arma, quasi fossero le stesse ombre aggettate dai ruderi della città – lasciti brulli e spezzati oltre le pile di cadaveri. Il vagabondo inspirò più frenetico, su e giù delle narici tra quegli odori malandati e polveri di cose maciullate.
Poi rilassò le spalle, ma non lo sguardo torvo.
Una sfera nera s’era addensata attorno all’arma.

Hah!
Abbassò la testa.
Non hai niente da provare, bamboccio novellino pezzente.
Noi-tu- c’è tutto il tempo.


La luce che spezzava i contorni incerti della piazza c’era, i cunicoli e i minareti assopiti nella calura; nel tempo – per tutto, il tempo. Vedeva chiaramente gli altri disgraziati buttati come cenci qua e là, e la fontana in rovina.
Non c’era niente di speciale, in quell’incontro,
Rubarsi uova sguerce da bambino e monetine pescate in fondo a un pozzo – o una fontana,
Poi rubare padri e figli, nemici, e tempo.

Niente all’infuori del consueto sgarbugliarsi di viscere e fosse che ti toccava tutti gli altri giorni; c’erano già dentro, a una fossa, tra l’altro. Neanche da lavorarci dopo – non che per lui avessero mai avuto senso, quelle manfrine da sacerdoti castrati.

La prendo io.
Lo fissò sputando quelle ultime parole. L’occhio stretto guizzò un istante tra l’uomo corvino e la punta dell’arma, la sua sfera nera e poi i cenci che lui aveva addosso; il muso del nano era una maschera di rughe, adesso, e neanche in quelle sue iridi brulle ci si poteva indovinare qualcosa.
Ciò che lo toccava non erano più pensieri e paure dimenticati, no, una città nera o una giovinezza tra soldataglia; ciò che lo toccava era solo la poltiglia in cui era immerso, i suoi stracci e l’armatura logora e i cadaveri sbarellati per la piazza. Lo toccavano gli stivali macerati dall’acqua lurida della fontana e l’asta ruvida della mazza – nient’altro.
Rimase così, sguardo fisso e in attesa.
Magari avrebbe rimediato un paio di stivali nuovi oggi, però.







Rick Gultermann
Basso 5%, Medio 10%, Alto 20%, Critico 40%

CS: 1 Resistenza - 1 = 0
ENERGIE: 100 - 0 - 5 = 95%
Status Fisico: Danno Basso autoinflitto. [1/32]
Status Mentale: Danno Basso autoinflitto. [1/16]
EQUIPAGGIAMENTO: Scudo tondo (avambraccio destro), Mazza (mano sinistra), Armatura di cuoio (tutto il corpo eccetto testa e mani)


PASSIVE

~Abilità razziale. Il tozzo ancora in piedi.
[Controllo Energetico, Umano]

~Abilità personale. Sopporta!
[Possibilità di resistere a 2 Mortali nel Fisico]

~Abilità da dominio. Io speriamo che me la cavo.
[Possibilità di difesa istantanea – passiva dominio Guardiano liv. I]


ATTIVE


~Batosta VII. La rabbia di chi ha fame
I. Quando si ha lo stomaco vuoto è dura non essere nervosi - è dura pensare, muoversi piano. Si sarà incazzati, come Rick, con tutti ma invero con nessuno. Si ricorrerà a quanto si ha, tutto. E il nano ha dalla sua delle potenze carnali e antiche, vortici scuri e lampi scarlatti: li userà per rendere i suoi prodigi più forti quand'è disperato, più insidiosi. D'altra parte egli ricorre a forze oscure, risvegliate da chi brama anche sole briciole: e dunque pagherà lo scotto di tale potere, indebolendosi nel fisico.
Come un affamato - come chiunque prima o poi.
Tramite un consumo Nullo, Rick è in grado di rendere per 1 turno (quello in cui casta la tecnica) le proprie tecniche magiche di un grado di potenza superiore rispetto alla norma. Come contreffetto, però, egli sarà più vulnerabile a quelle fisiche, da cui dovrà difendersi come se avessero un grado di potenza superiore rispetto al normale: a prescindere dal momento di cast, infatti, nel turno in cui la tecnica viene impiegata le difese da colpi fisici del nano si vedranno indebolite.
I. [Personale; Consumo Nullo, potenziamento/depotenziamento Magiche/Fisiche, 1 turno][Natura Magica]


~Batosta III. Questa sedia è la mia sedia!
O questo sasso è il mio sasso!, o questa brocca di birra è la mia brocca!ce ne sono tanti come lui ma questo è il mio!
II. E d'altra parte non si ferma a quello che tocca, la cocciutaggine del nano - non sparisce nel tempo.
Persevera, anzi, riverberandosi nel futuro con tutte le sue sozzate, il cenciume di voglia bastarda che ha: colpisce anche dopo. Il vagabondo sarà infatti in grado, tramite un consumo Basso, la rinuncia ad 1 CS e un danno Basso sia al Fisico che alla Mente, di attaccare con la sua energia oscura senza che gli effetti siano immediatamente visibili: una sfera nerastra si creerà allora, pronta a colpire a suo comando. L'energia, continuando a roteare attorno alla sua panza, si staccherà in un turno successivo a quello in cui la tecnica è stata attivata, a scelta di Rick, colpendo il bersaglio con una potenza Alta.
Senza poter dire che il nano fa cilecca, quindi.
II.[Personale; Consumo Basso, riduzione di 1 CS, Danno Basso a Mente e Fisico, Attacco Alto ritardato][Natura Magica]


Note & Azioni:
- Rick utilizza "La rabbia di chi ha fame", all'incirca quando dice "Hah!"
- In seguito si avvicina (non ho specificato, lasciando "a pochi passi") e, indicando con la testa del martello Sergey, attiva "Questa sedia è la mia sedia! II", che dovrebbe beneficiare della precedente Nulla di potenziamento. Non utilizza per ora tale tecnica, però: rimane in attesa, minacciandoti con essa.
A te :sisi:

Ah: specifico che i dialoghi e le azioni sono concordati con Emelianenko
 
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Emelianenko
view post Posted on 15/3/2014, 17:07




Sergey osservò il nano dritto negli occhi; aveva il capo chinato verso il basso mentre sul suo volto prese forma un'espressione disgustata.
La sua mano strofinava nervosamente la pelliccia della giacca: il movimento era lento, ma meccanico, innaturale.
Non si sentiva a disagio, piuttosto provava una strana ira: una rabbia rivolta non solo verso il suo avversario, ma anche a se stesso. Odiava la sua debolezza, non poteva accettare il fatto che avesse bisogno che qualcuno gli impedisse di prendere in mano la situazione – ed ottenere così l'agognata risposta.
Non gli piaceva, inoltre, colui che fronteggiava. In effetti non gli era mai piaciuto alcun nano. La loro mentalità così pragmatica e scevra da impegni filosofici o meramente astratti era per lui segnale d'una banalità che non meritava d'esistere. Una banalità che era forse insita anche nell'animo degli umani, rendendoli insulsi ed insignificanti non meno del suo avversario.
E quell'individuo che si trovava di fronte, sembrava essere in grado solo di proferir parola: Sergey si aspettava un attacco, una risposta qualsiasi alle sue provocazioni, ma non successe nulla; il nano si limitò a far mostra del suo potere e a destreggiarsi con parole tanto semplici quanto sterili.
Era superficiale, dozzinale proprio come tutti gli altri.

yt97



Ma Sergey era diverso.
Nonostante la calma ed il portamento, dentro di lui – in quel momento – albergava il caos. In un mare di indecisione, l'unica certezza era che voleva combattere. Colpire il nemico fino a stenderlo a terra, fino a veder il suo corpo grondante di sangue e le sue carni dilaniate da chissà quali affondi.
Non voleva ucciderlo, però. Infondo, ridurlo in fin di vita avrebbe dimostrato a se stesso ed all'altro la sua superiorità: andare oltre non avrebbe avuto senso.
Stette fermo per qualche istante; il suo volto tornò inespressivo e le labbra cominciarono a muoversi leggermente. Dapprima si sentì un lieve schiocco, poi leggere parole – quasi sussurrate – divennero appena udibili.

"Qual è il tuo nome, nano?"

Un alito di vento proveniente dall'entrata soffiò leggiadro, agitando delicatamente la giacca di Sergey e carezzandone le spalle. La macabra miscela di acqua e sangue di chissà quanti individui – presente nella fontana – si agitò al ritmo della folata, arrivando persino a traboccare ed imbrattare il già torbo terreno.
Un sorriso si dipinse sul volto di Sergey, tradendo l'euforia che cominciava a penetrare il suo animo. Sì, perché egli poteva sentire la libidine scorrergli dentro, un immorale desiderio abietto che viscidamente si insinuava nella sua mente, privo del suo contenuto razionale.
E così, alzò la gamba destra e fece un lieve movimento rotatorio per poi sferrare un calcio all'aria: dalla punta del piede prese forma una lama di vento falciforme che si diresse verso il quadricipite destro del suo avversario.
Il solco sul viso era ancora visibile, forse persino più vivo di prima.
Mentre combatteva, tutti i pensieri, le contraddizioni, i sensi di colpa ed i rimorsi, non avevano la forza di emergere. Durante lo scontro, era solo, libero, lieto.
Azzardò una corsa verso il nano. Passo dopo passo, sentiva la lussuria crescere in lui ed alimentare la voglia di combattere: non si sarebbe trattenuto.
Prima ancora di attingere ciò che cercava, Sergey, aveva ottenuto la risposta alla sua domanda.
Era forse il più malvagio di tutti i demoni, ma anche il più ignaro.
Sì, perché non fu in grado di percepire ed intendere tale confutazione.
E così continuava inconsapevole: in pochi attimi sarebbe arrivato alla sinistra del nano, dove avrebbe tentato di affondare gli artigli della mano destra tra le costole dell'avversario; subito dopo, avrebbe indirizzato un gancio sinistro alla sua nuca.
Tutto sarebbe dovuto avvenire in pochi secondi, ma in quegli istanti la dimensione del tempo non esisteva per Sergey. Lui era lì, felice, per un attimo che durava un infinità, in una delirante danza, un'insensata lode alla sua brama di sangue.
Lui era lì, in balia della sua stessa follia.

Energia:
100 - 20 - 10 = 70%

Status fisico/Psicologico:
Illeso/Illeso
16/16 / 16/16

Cs:
2 Destrezza

Armi:
L'arto sinistro di Sergey pare appartenere più ad un demone che ad un umano. È composto da una sorta di corazza di colore nero, salvo alcune venature grigiastre che compongono un'illogica trama. L'uomo è solito coprire il braccio con delle bende. [Arma naturale]
L'arto destro è invece più simile a quello di un umano: l'unica anomalia consiste nello spessore esagerato delle vene, e nelle unghie estremamente affilate; esse sono infatti lunghe circa il doppio del normale ed in grado di tener testa persino alla lama più tagliente. Molto spesso indossa un guanto che ne cela malamente le anormalità. [Arma naturale]
L'intero corpo, in realtà, è estremamente resistente, al pari delle armature più leggere. Nonostante ciò, non presenta particolari anomalie. [Arma naturale]
Le uniche armi che in effetti possiede, sono una pistola antica dalla lunghezza di 37 cm e l'altezza di 11 cm [Pistola – 5 colpi disponibili a giocata], ed un archibugio della lunghezza di 70 cm, l'altezza di 15 cm ed il peso di 3,5 kg [Fucile – 3 colpi disponibili a giocata].

Consumi:
B:5 M:10 A:20 C:40

Abilità passive:
Ian Tao: Sergey ha sviluppato la capacità di muoversi senza far alcun rumore ed al contempo riesce a non emettere alcun odore, impedendo a chiunque di percepire la propria presenza attraverso l'udito o l'olfatto. Inoltre il suo passaggio non crea alcuna vibrazione, e non lascia traccia alcuna sul terreno.[I e II Effetto passivo del dominio Assassino]
Indifferenza: Fin da quando era piccolo, Sergey è sempre stato poco influenzabile dagli eventi esterni, forse per la sua natura, forse per il modo in cui è cresciuto. In termini tecnici, possiede una difesa psionica passiva. [Abilità razziale Autosufficienza]

Abilità attive:
Al'fa: Anni di allenamento hanno permesso a Sergey di sperimentare persino una tecnica a distanza che sfrutti le sue abilità fisiche. Semplicemente colpendo e tranciando l'aria, quest'ultimo sarà in grado di creare una "lama" di vento che si scaraventerà sul nemico. Il colpo potrà avere una forma falciforme oppure lineare (come una sorta di raggio). Si tratta di una tecnica fisica di potenza (variabile alto) pari al consumo, di un livello inferiore se usata a 360°. [Abilità personale II]
Kwang Chak Narai: Sergey è in grado colpire il nemico alle spalle o di lato con un unico, rapido, movimento, senza che questi riesca a vederlo. In termini tecnici, si tratta di un'abilità a potenza e consumo medio che può colpire l'avversario solo lateralmente o alle spalle: mai frontalmente. [I: Pergamena Vigliaccheria]

Riassunto:
Sergey attacca prima il tuo quadricipite destro con Al'fa a consumo alto, poi corre alla tua sinistra ed usa Kwang Chak Narai, subito dopo sferra un gancio sinistro (arma naturale) alla tua nuca.

Note:
Probabilmente è inutile, ma faccio notare che la pergamena Furia, anche se presente in scheda, non sarà utilizzata nel duello perché acquistata successivamente al suo inizio.
 
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Lill'
view post Posted on 15/4/2014, 10:46







La situazione si faceva bollente.
In tutti i sensi.
Quasi del tutto immobile, la piazza non era scossa che da leggeri sospiri d’aria. Gli edifici, i corpi, la luce del sole stessa – tutto pareva sospeso, filtrato dal telone logoro in cima a quella fossa. In silenzio –
un silenzio crudo, proprio di quella carne sbatacchiata lì in giro – le due figure si fronteggiarono per pochi, lunghi istanti.
Ribollivano in quel calore, in parte esterno; in parte no.
Poi qualcuno parlò

“..il tuo nome”
il tuo nome
Mmh?

Il tizio corvino dischiuse le labbra, in un soffio. Heh! berciò in risposta Rick mentre scopriva un po’ le gengiva, in un gesto vuoto; come a voler boriarsi di un’indifferenza eccessiva, al punto da divenire stizza. Lo vedeva, lo vedeva bene con quegli accrocchi di metallo su per la mano e il muso freddo, inflessibile: non aveva bisogno di altro, per sapere chi era. Perché avevano mandato proprio lui, lì. Con un cenno del capo il vagabondo non rispose, si preparò al colpo.
Quello giunse rapido.
non aveva dubbi.
Sventolando la gamba tipo un’odalisca in un bordello, l’uomo in nero portò il suo attacco: un altro spostarsi d’aria e polvere, sibilante – solo più pericoloso. Rick provò ad arretrare, neanche un granché sorpreso: almeno avrebbe portato un po’ di vento in quella caldara, ecco; si sarebbero detti, anzi no fatti le cose in faccia. Già, almeno.
Ma d’improvviso
dall’ugola impastata di alcol e polvere del nano risalì un grido secco, e sofferente: l’aveva colpito.
In un raspare dei denti gli uni sugli altri, Rick si piegò in avanti. La gamba gli doleva con un bruciore penetrante, che l’artigliava fino allo stomaco; la poggiava male, maledizione, e lo sapeva il diavolo se gli serviva per uscire da quello sfacelo di deserto, ecco, per poi arrancare in qualche osteria durante il ritorno. Bestemmiò mentalmente. Stava già per metter mano al martello, quando fu interrotto a metà: fece appena in tempo a scorgere l’assassino –mercenario, sgozzapapere, ciò che doveva essere– che questi gli fu addosso. Non fece in tempo, invece, ad alzare il braccio.
Non fece in tempo a torcere il tronco, ed evitare il secondo affondo del tipo.

Con un nuovo raspare secco, ma abbastanza rapido –carne contro ferro, poca la resistenza malgrado la sua pellaccia di mulo– le lame gli penetrarono nel fianco. Neanche molto in profondità, a dire il vero: avvertì l’urtare di osso e metallo, ma solo per un istante – la corazza di cuoio bollito l'aveva protetto. Facendo un passo avanti, il vagabondo crollò col suo peso sulla gamba sana; il peso di un’ennesima ammazzata per niente, dei muscoli gridanti e delle ossa stanche.
Lasciò quasi andare il martello, avvertendo un fitta urlargli tra le costole,
ma non abbastanza, no.
Non abbastanza da mollare; non abbastanza come mai lo era stato in tanti campi di battaglia e missioncine di dubbio valore, razziare una cittadina mezza-diroccata o acciuffare un qualche poveraccio in fuga. Non abbastanza da dirgli che, ecco, andassero tutti al diavolo, le compagnie in cui aveva militato e il clan, i loro due soldi buoni appena per buscarsi un bicchieruccio quando viaggiava, e manco pieno.
L’alternativa è averlo vuoto, però: e tu lo sai.
Si scosse.
L’ultimo colpo dell’uomo in nero non andò a segno.
Si infranse contro una patina scura invece, un sozzume che percorreva tutta la figura di Rick e trasudava odio, forza. Ma anche mollezza, indifferenza: tutto ciò sentì balbettare il nano, anche solo di sguincio, nella sua capoccia rognosa, tra le trame cremisi dell’istinto; di tutto ciò fece partecipe il suo corpo, quei due mucchi di ossa che ancora tricchettavano ostinate qua e là, tra le tante nel piazzale.
Prese un unico respiro...

senkkkzanome
... poi Rispose, fosco. Come solo sapeva fare.

I denti ancora stretti sotto la barba nera di ciuco, le labbra due cicatrici contratte, vomitò fuori un grido. AAAH! richiamò per il dolore, certo, ma anche per l’ira della battaglia che lo consumava dentro
Da sempre
– tzè, mica come quell’altra schermaglia da due soldi che gl’era toccata.
Che poi neanche li avrebbe visti, due soldi, per spaccare la testa a quel tipo.


Concentrò le energie sulla gamba buona, e trasse indietro il braccio. Torse il busto, sfilando al fianco dell’assassino corvino dove questi era più esposto; quello opposto all’ultimo colpo che aveva scagliato, probabilmente, ma lui non c’aveva mica badato troppo: seguiva un altra strada Rick, col suo sguardo spento. La stessa strada dei vecchi allampanati tra la polvere e carcame, e dei marmocchi non in età a cui era toccato sbattere a destra e a sinistra una lama per difendersi, maldestramente. Inutilmente.
Tipo quello che aveva fatto lui per giungere lì
o ovunque andrai, Rick.
Lanciò il colpo, stringendo con forza lo scudo.
E spingendo tra terra e ferro, il vagabondo non si lambiccava mica più di tanto: sprofondava nel pozzo nero che aveva in testa, quello che gli biascicava di vizi e carognate da quand'era un moccioso. O prima ancora, o magari dopo nel Midgard - grumi di ricordi sbrindellati di sangue riaffioravano da quella polla, e tutto seguiva un senso distorto, eppure così autentico. Era più rapida quella logica, e vera. Arrivando dal lato, avrebbe fracassato l’attrezzo contro la gamba del tipo: resogli il favore, cazzo, e colpito dove la sua altezza –o bassezza– permetteva. Avvertì il manico gemere nel pugno, il profilo tondeggiante dello scudo che tagliava l’aria; le dita mordevano il legno alacremente, tra il sudore, rigurgitando tutti gli umori sporchi e fetidi –gli acciacchi, le rogne– contro quel bersaglio. L’aria continuava ad appestarli immobile nella piazza, mentre il vagabondo e l’altro uomo lottavano.

Il tuo nome - che conta?
perché non glielo dici, è quello che stringi in pugno.

Perché questa era la sua risposta, fosca. Come solo sapeva fare.







SPOILER (click to view)

Rick Gultermann
Basso 5%, Medio 10%, Alto 20%, Critico 40%

CS: 0 Resistenza
ENERGIE: 95 - 10 - 10 = 75%
Status Fisico: Danno Basso autoinflitto, Danno Alto alla Gamba destra, Danno Medio al Busto, Danno Medio al Braccio destro [9/32]
Status Mentale: Danno Basso autoinflitto. [1/16]
EQUIPAGGIAMENTO: Scudo tondo (avambraccio destro), Mazza (mano sinistra), Armatura di cuoio (tutto il corpo eccetto testa e mani)


PASSIVE

~Abilità razziale. Il tozzo ancora in piedi.
[Controllo Energetico, Umano]

~Abilità personale. Sopporta!
[Possibilità di resistere a 2 Mortali nel Fisico]

~Abilità da dominio. Io speriamo che me la cavo.
[Possibilità di difesa istantanea – passiva dominio Guardiano liv. I]


ATTIVE


~Batosta II. Lui se ne fotte!
III. Infine, ricorrendo ai fumi oscuri, il vagabondo potrà schermarsi con un Consumo Medio; un'Immunità da Attacchi Fisici per la durata di 2 turni dall'attivazione. Le energie della Conservazione si riverseranno allora sul suo tozzo corpo, grette e ruvide, formando una patina nera dai contorni color sangue: i colpi più banali si infrangeranno contro questa cinica difesa, come la volontà di un pover'uomo davanti alle porte di un signore.
Il tutto senza che lui si accorga di niente il più delle volte - concentrato com'è sul presente.
III. [Pergamena Scudo D'aria, Druido, Iniziale + Perg. Vuota; Immunità attacchi fisici, 2 turni][Natura Magica]

~Batosta VI. La rabbia d chi ha fame
II. O c'è un'altra via, per riversare la propria rabbia: sempre una via di sangue e pugni, comunque. Tramite un consumo Alto, Rick caricherà un colpo fisico dalla particolare pericolosità. Esso causerà se colpisce un Danno Critico, ma potrà essere contrastato come una tecnica di Potenza Media.
Ciò è dovuto alla particolare enfasi posta nel colpo, che risulterà più impreciso del solito.
II. [Personale, Consumo Medio e Auto-danno Fisico Medio, Potenza Alta e Danno Critico, difendibile con Medie][Natura Fisica]


Note & Azioni:
- Rick subisce sia l'attacco alla gamba destra (Danno Alto) sia quello al busto (Danno Medio)
- Si difende dall'attacco fisico con l'abilità "Batosta II. Lui se ne fotte!" (pergamena scudo d'aria del druido), e in virtù della passiva di talento liv. I
- Contrattacca, pur se rallentato dai colpi per una manciata di secondi, cercando di colpire con il taglio dello scudo una gamba di Sergey (Abilità "La rabbia di chi ha fame"), presumibilmente quella lasciata più esposta dalla precedente azione dell'uomo.

Per il resto che dire, di nuovo scusa per i tempi. E' che ho avuto da fare e mi andava di postare qualcosa che fosse grossomodo decente :v:

QUOTE
EDIT: Due defezioni grammaticali.


Edited by Lill' - 15/4/2014, 12:54
 
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5 replies since 20/11/2013, 22:03   270 views
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