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I primi problemi.

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Ydins
view post Posted on 26/1/2014, 03:46




I primi problemi - Una fenda da studiare.



Località: Dorham, distretto ovest.
Orario: 10:22
Stagione: Estate.
Status progetto: Prima fase - Esplorazione.



L'estate stava iniziando. Per Ydins non c'era periodo peggiore. Si sudava molto, gli insetti non facilitavano la vita, si dormiva male e per peggiorare le cose il puzzo di Dorham aumentava di intensità. Il calore accelerava le reazioni di decomposizione e in quella città discarica quello che si incontrava con più facilità erano residui organici.

Yolk sembrava essere ancora assonnato, il ragazzino liberato trenta giorni prima conservava ancora la vecchia abitudine di restare sveglio di notte e dormire di giorno, qualcosa con cui il nano aveva molto da fare.

Dai ragazzino, cerca di mettere il cervello in funzione! Ieri mi hai fatto sborsare un capitale promettendomi in cambio di insegnarmi tutto ciò che nasconde questo nucleo urbano.



Il giovane umano stropicciò gli occhi, si ricordava perfettamente di aver fatto quella promessa. L'urbanista aveva bisogno di una guida per andarsene in giro senza avere troppi problemi e trovare esattamente ciò che cercava, ovvero ogni tipo di problema che poteva presentarsi in una città. L'infante invece voleva i soldi per potersene andare da quel posto. Così gli aveva proposto un mese di intense visite lungo i punti critici di quel letamaio in cambio di qualche moneta e un passaggio per Estvan, dove avrebbe potuto imparare l'arte bellica e farsi un nome sui campi di battaglia.

Si, si, ho capito. Non mi scordo le promesse. Non ti ho forse ripagato il valore che hai sborsato per comprarmi quella spada?



Lo sciamano sbuffò. Quel giorno si era svegliato a causa del terribile puzzo della zuppa di cipolle del Boga, cosa che lo aveva già messo di pessimo umore, poi aveva perso un'ora per tirar giù dal letto la sua guida, facendogli perdere così tempo prezioso.

Si, e ti ho già detto che rubare nelle case è sbagliato. Se continui così non farai altro che metterti in altri guai. E poi quei soldi non li ho tenuti. Lo sai benissimo che li ho usati per acquistare quello schiavo. Mi stava simpatico e le sue doti sicuramente torneranno utili in futuro.



Il ragazzino non si fece attendere.

Come li hai spesi non mi interessa. Sei il primo ed unico scemo che vedo acquistare gli schiavi per poi liberarli. Non fraintendermi, ti ringrazio per avermi tolto dalle grinfie di quel bastardo di Gok. Mi usava per i borseggi per pagare i suoi debiti al bordello e mi dava del cibo a giorni alternati. Quel miserabile di mezz'orco mi aveva promesso di insegnarmi a combattere, ma pare essere solo bravo a montare prostitute.



Rou cambiò immediatamente argomento, da quando aveva liberato gli schiavi a Portalorica ed essere stato attivamente complice nell'uccisione del conte, aveva smesso di difendere ardentemente i principi di onestà e pietà, ma non riusciva ad accettare che quella vita agli inizi si desse ad un'attività tanto pericolosa, quanto degradante. La conversazione continuò fino a quando i due non raggiunsero “il solco”. Si trattava di una lunga spaccatura nel terreno da cui uscivano gas particolarmente maleodoranti, ma non sembravano essere infiammabili. Almeno, molta gente ci fumava vicino e nessuno pareva essere incappato in una scomoda esplosione. Un sorriso pragmatico si stampò sul volto di Ydins, sfregava le mani con eccitazione e sembrava un bambino di dieci anni di fronte ad un giocattolo. Yolk si mise comodo, era sicuro che il suo “amico” ci avrebbe messo tutto il giorno per studiare quel fenomeno e capire come si è originato.

CITAZIONE
Note: Chiedo perdono per il ritardo. L'urbanista sembra essere particolarmente concentrato nel studiare il fenomeno, Yolk invece rimane a fissare la sua spada nuova di zecca compratagli dal nano. A te la tastiera Orto.
 
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view post Posted on 9/2/2014, 05:01
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Առաջին ~ I primi problemi ~ Խնդիրներ

e00i


(Vahram [pensato, lingua aramana], Omar)


Due occhi vispi e cerulei sbirciavano curiosi fuori dal biroccio. «Dei beati... Non avrei mai pensato che esistesse un posto del genere.» Mormorò Omar, osservando dalla tenda l’immensa distesa di baraccopoli che si perdeva a vista d’occhio.

Lo squallore e la miseria erano radicati in ogni aspetto di quel posto come una piaga. Da tempo immemore quel luogo dimenticato dagli dei era stato eletto rifugio da reietti, fuggitivi, pendagli da forca e un’infinità di altre schiatte di canaglie ripudiate dalla civiltà; laggiù questo nuovo e improvvisato popolo si plasmò una propria civiltà.

«Invece purtroppo esiste.» Commentò Vahram in cassetta, particolarmente nervoso. Si era vestito in tenuta completa da combattimento: un piccolo accorgimento per scoraggiare eventuali assalti. Abbigliato in quel modo appariva decisamente più minaccioso, sempre meglio che girare vestito da mercante.

«Benvenuto a Dorham, yeritas.»

Montagne su montagne di baracche, selve di torri di legno svettanti su un mare d’immondizia, tenute in piedi con sistemi architettonici tra i più improbabili. Sebbene si scorgesse qualche nota di decoro nei quartieri più ricchi – o meglio dire meno disagiati –, a sovrastare ogni senso di apprezzamento ci pensava il perenne tanfo insopportabile che appestava l’aria, come un conglomerato dei peggiori odori che gli abitanti di una metropoli potessero produrre accumulando rifiuti per secoli e secoli, tanto penetrante da sembrare quasi palpabile. La puzza di lerciume si attaccava ai vestiti, dava giramenti di testa; la prima volta che si entra in quella regione – soprattutto se non si è familiari con gli ambienti dei bassifondi – è sempre un trauma, per non parlare della sua popolazione.

Le facce dure, sospette e sporche che incrociavano rispecchiavano perfettamente il paesaggio. Gente avvezza a vivere alla giornata, a sopravvivere alla giornata.
Laggiù la legge del più forte era l’unica norma a tenere in piedi quella pericolante città.

Il paradiso della criminalità, l’inferno dell’essere umano.

Raffi sbuffava e si scrollava stizzito in continuazione: quel miasma pestilenziale e il cocente caldo estivo dell’Akerat tormentavano non poco anche lui.

«Mi chiedo cosa ci trovi Ydins in un letamaio come questo. Non vorrà usarlo come esempio per costruire la città di cui mi aveva parlato, spero...» Sbottò Vahram, per poi riabbassare gli occhi sulla cartina di quel maledetto labirinto. «Dovremmo essere arrivati al posto giusto. Cominciamo a chiedere informazioni, il nostro amico non dovrebbe essere lontano. Meglio non staccare mai gli occhi dal carro, in una città come questa potrebbe accadere di tutto...»

nyrh


Il biroccio avanzava ondeggiando e cigolando stancamente sulla strada sterrata fiancheggiata da cadenti catapecchie. Il tanfo si era fatto più forte, più anomalo e peculiare. Svoltò un angolo e finalmente giunse in vista del luogo che gli avevano indicato: lo chiamavano “il solco”. Una grande spaccatura nel terreno da cui, a quanto sembrava, fuoriusciva lo strano miasma che impregnava l’aria di quella zona.

Lungo il ciglio di quella forra passeggiava una figura bassa e tozza, intenta a studiare il fondo del burrone. Un sorriso si aprì sul volto di Vahram: riconobbe immediatamente il suo amico.

«Ciao, mastro Ydins!» Gridò Omar, aprendo la tenda tenendosi in piedi attaccato alla traversa del carro e agitando gioioso la mano verso il nano che sei mesi prima lo aveva salvato.

Il medico fermò subito Raffi e balzò giù dalla cassetta, andando a braccia aperte verso l’Urbanista.

«Barev strukbayr! Quanto tempo! Cosa mi racconti?» Lo salutò allegro, felicissimo di rincontrare il suo caro compagno. «Non sapevo ti fossi dato alla geologia.» Disse scherzosamente, indicando la spaccatura.

«Hai visto chi ti ho portato?» Fece segno a Omar di scendere dal carro. Il ragazzo saltò giù sorridente e li raggiunse di corsa.

Solo in quel momento notò il giovane di fianco a Ydins. «Chi è il tuo amico?»

Ecco finalmente il mio post. In riassunto, Vahram arriva al posto dove sei tu col carro. E' in compagnia di Omar: lo sguattero che abbiamo salvato alla casa del conte. Nel frattempo il ragazzo è diventato il suo apprendista.
Appena ti vedono, scendono dal carro e vengono a salutarti.



 
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