Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Contrapunctus - Boato

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view post Posted on 7/2/2014, 14:52
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Quasi riusciva a vederla, la cima della Torre.
Stavano cavalcando da ormai un giorno e le terre dell'Inquisitrice erano prossime ad essere attraversate. Lady Alexandra aveva desiderato una pausa più lunga del solito ed Anglide sembrava essere ben più tesa del solito, segno che qualcosa stava accadendo alla donna; da quando avevano lasciato l'illusione dello Shaogal Crann, Alexandra - agli occhi di Donovan - sembrava ben diversa dal solito. Nei suoi occhi era scomparsa la fierezza e la sicurezza che la contraddistinguevano, inoltre le sue prestazioni fisiche risultavano ben inferiori alla sua media fatta di guerre continue, cariche frontali e combattimenti all'ultimo sangue.
Il Von Bozeck accarezzò gentilmente il manto del suo Romuald, compagno di mille e più avventure.
Con lui, egli era riuscito ad assistere all'intera storia del clan Sorya. Lo aveva visto nascere, cadere e nascere nuovamente sotto il nome di Alexandra; come una fenice, il Sorya sembrava risorgere sempre dalle proprie ceneri, più forte che mai. Questa volta, però, il guerriero aveva i suoi dubbi. Le terre erano troppo contaminate e l'aria troppo gelida per permettere alle popolazioni di quelle terre di sopravvivere. Dovevano andarsene, se non volevano morire per il freddo o per l'intervento di Velta stessa.
Nella sua esperienza, Donovan non aveva mai visto nulla del genere.
La creazione di Eitinel, la torre che ne ospita il ricordo, tutto sembrava essersi rivoltato contro il nuovo dominio di Alexandra. Una bomba carica, pronta ad esplodere nel momento meno opportuno. Pur di contrastare il lascito della Dama Bianca, Alexandra si era circondata di guerrieri senza pari: oltre a Donovan, infatti, ella poteva contare sull'aiuto di Yu Kermis ed Afrah, che più volte avevano dimostrato l'attaccamento alla causa.
Improvvisamente il gruppo si fermò, Donovan guardò alle sue spalle per identificare la locazione del rumore che aveva interrotto il viaggio del gruppo.

« Andate avanti, mia regina, » sguainò la spada argentea, scese dal cavallo e si incamminò in direzione dell'albero dietro di loro. « qui ci penso io. »



Alexandra si fidava ciecamente di Donovan; prova di ciò, fu il fatto che partirono immediatamente, senza nemmeno identificare l'eventuale minaccia.
Forse si trattava di selvaggina - pensava Donovan - o forse di qualche brigante come quelli incontrati il giorno precedente. Con passi veloci ma silenti, riuscì ad arrivare fino al punto d'origine del suono. Passi. I passi di un ragazzo.
Portò la spada alla sua gola, dunque lo fece voltare.

« Rogozin! »
Il volto di Donovan si dipinse di stupore.
« Perché ci stavi seguendo? »
Il rimprovero di un padre nei confronti del proprio figlio.


Scena privata per Wrigel.
Si prega di non intervenire.
 
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view post Posted on 7/2/2014, 21:32
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Seguirli, forse, non era stata l’idea migliore: chissà dove andavano, chissà quali pericoli e chissà quali orrori e incubi si sarebbero affacciati su quella storia. Si era vero tutto questo, così come i suoi dubbi e le paure, ma non poteva lasciare quello che aveva iniziato a metà! E non per rispetto verso Alexandra, di cui poco o nulla le importava, ma verso sé stesso e verso le sue idee: voleva sapere, conoscere cosa stava davvero accadendo visto cosa avevano risvegliato. Che fosse una sua responsabilità? Non lo credeva; fosse stato per lui si sarebbe tenuto stretto il gioiello o l’avrebbe lanciato nel vulcano più profondo del mondo piuttosto che risvegliare un simile abominio ma ormai era andata così.
Colpa di Alexandra? Anche lei era stata, alla fine, giocata…tutti loro erano stati usati per le macchinazioni di qualcosa che andava, per il momento, oltre la vista e i pensieri di Rogozin. Ma la sentiva una sua responsabilità comunque. Forse non erano affari suoi, forse era meglio dirigersi tra le sue montagne, tra le foreste e dimenticare il Sorya, i suoi incubi e le sue contraddizioni...forse. E poi c’era Donovan…
Passi svelti e rapidi; un gelo che mai aveva avvertito prima d’ora: segno di un qualcosa di nefasto che, finalmente, era all’opera? Velta si stava davvero rivoltando verso i figli di Eitinel? Verso il Sorya? Cosa si stava annidando nella Torre? Mille dubbie mille perché e un’unica volontà: andare fino in fondo a quella storia perché non aveva affrontato tutto questo per poi starsene da parte a mò di cucciolo. Da quel giorno…da quando sentì la prima volta il sussurro di Velta che non volle più essere debole e pavido: la prossima volta che avrebbe sentito quella voce sarebeb stato pronto e i dubbi, forse, spazzati via. Ecco il perché li aveva seguiti; aveva partecipato ad una ricerca che non sentiva sua perché il Sorya non era nel suo cuore ma era conscio di quanto fosse velenoso. E voleva capire…andare fino a fondo. Non avrebbe lasciato quel lavoro a metà…quella storia sarebbe stata chiusa nel bene o nel male! Anche se l’unica cosa che stava per essere tagliata era la sua testa; l’unica cosa che stava per finire era la sua vita!
L’acciaio premette sulla sua gola e, benché gli anni passati tra le selve, le cacce solitarie, i picchi montani e i mille pericoli affrontati Donovan rimaneva al di là delle sue capacità. Alzò le mani e fece per scostare la spada dal suo collo: il contatto tra l’acciaio e la sua pelle non era una bellissima sensazione.

Perché non lascio mai qualcosa a metà! Disse con quegli occhi smeraldini che rifulgevano come stelle nella notte guardando il volto stupito ma severo di Donovan.

Per cui visto che, un po’ mi sento anche io responsabile dell’intera vicenda, vi ho seguito. Non sono un lattante né tanto meno uno che viene usato e gettato quando si vuole! Dammi del pazzo o del suicida ma andrò fino in fondo a questa vicenda…o mi facevi così vigliacco Donovan?!

Un figlio che disubbidiva al padre. Com’era giusto che sia quando si segue sempre il proprio cuore…ma si sa che a volte i figli, così testardi e ribelli, hanno sempre bisogno di un padre…alla fine.

 
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view post Posted on 7/2/2014, 23:11
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« Al contrario, mio giovane Rogozin » sentire le parole del ragazzo rassicurava Donovan, in qualche modo. « al contrario.
Nei tuoi occhi posso vedere il fuoco della passione bruciare, la tempra di uno spirito forgiato dalla voglia di aiutare il prossimo e di migliorarsi. Posso vedere tutte queste qualità solo guardandoti, riconoscendo in te l'animo fedele del guerriero che il Regno di Alexandra necessita, soprattutto in questo momento.
Non devi affliggerti, ciò che è successo non risponde in alcuna maniera alla tua volontà. Forze ben superiori a noi miseri mortali stanno giocando e non fanno altro che utilizzare noi come loro pedine. Possono farci fare tutto quello che vogliono, perché il potere insito in loro è devastante. Ecco perché seguo Alexandra, perché è l'unica donna in grado di eliminare qualsiasi traccia di divinità in queste terre e portare i mortali in una nuova era di dominio.
Ho sbagliato a non volerti includere nelle nostre prossime azioni, Rogozin, in fondo la questione tocca anche te.
Corri, informa i Leoni dell'Eden che presto daremo vita ad una rivoluzione, dì loro che dovranno preparasi per marciare contro il nemico. Velta deve cadere sotto il nostro ruggito.
Tu, io, Alexandra e tutti gli altri Leoni. Dobbiamo conquistare il Sorya una volta per tutte.
»



O almeno spero, pensò Donovan, cercando di apparire il più sicuro possibile.
In fondo, quella che si apprestavano a compiere non era tra le imprese più semplici. Più volte guerrieri del calibro di Alexandra avevano provato ad impadronirsi del Sorya, eppure la maledizione della Dama Bianca aveva sempre impedito che ciò accadesse, demolendo intere legioni di guerrieri, spazzando via eserciti, iniettando il proprio veleno nelle vene dei loro comandanti. Il potere di Eitinel era così forte da poter perdurare all'infinito, ecco ciò che Donovan pensava. Lui, in fondo, aveva visto così tanto da poterne essere abbastanza certo, da poter essere abbastanza certo che il Sorya non sarebbe mai cambiato. Non sarebbe mai esistito davvero, perché troppo grande era il miasma che lo nascondeva.
Chiamò a sé il suo destriero e sospirò.
Stava affidando un compito molto rilevante al giovane Rogozin.

« Presto, Rogozin, non abbiamo tempo!
Raduna tutti i Leoni che trovi, motiva i loro spiriti, tempra le loro convinzioni.

Va', Alfiere dell'Eden.
»



Donovan partì veloce in groppa al suo cavallo, doveva raggiungere in fretta il suo gruppo.
Lanciò un ultimo sguardo a Rogozin prima di sparire all'Orizzonte.
Per un secondo, un solo secondo, riuscì ad avvertire una sensazione che non provava da moltissimo tempo. La paura.
 
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view post Posted on 8/2/2014, 12:45
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Donovan fu schietto e preciso, com’era nella sua natura, spiegando – anche se lasciava ombre volute su quella storia – cosa stavano per affrontare. Lo sapeva che Velta non si poteva conquistare né tantomeno scendere a patti con essa: il Sorya stava marciando contro sé stesso e forze oscure, insite in quella torre, ancora avevano zanne e artigli per poter reclamare il loro.
Poco sapeva del Sorya e della fu Dama Bianca ma sapeva quello che aveva visto all’Extirpanda; da quel giorno, infatti, non si fidò più né del Sorya né di Velta.
Troppa oscurità celava in essa ma chissà cosa avrebbe portato con sé l’alba…un guerra si profilava all’orizzonte: incerta, dubbiosa e con nemici che erano al di là delle loro forze non potè che abbassare lo sguardo e riflettere.
Davanti a sé si profilava una scelta…una prova forse ancora più ardua…e le nocche sbiancarono sotto la stretta del pugno: per quanto volesse la pace la guerra era sempre dietro l’angolo ed ora correva a galoppo verso di lui. Ma non una guerra qualsiasi di lame e sangue: una guerra contro i miasmi velenosi del Sorya intero; del clan che non esiste. Nascosto da miasmi, incubi generati da qualcosa o qualcuno che andava oltre la sua mente e quello che sapeva, da terrore e ghiaccio ferale. L’Eden era davvero un predatore sordido, malevolo e oscuro e la Torre nascondeva segreti che forse, per il bene di tutti, era meglio distruggere per sempre. Il Sorya era qualcosa di oscuro che distruggeva dal profondo l’essenza degli uomini; facendo scomparire proprio quella luce per cui si batteva forsennatamente. Voleva sapere cosa celasse Velta ma ora…ora non era più sicuro di volerlo e alzò gli occhi.

Lo farò Donovan… semplici parole che erano una presa di coscienza della situazione e della sua stupidità: non poteva avere quel potere…nessun uomo lo poteva avere perché troppo era. Distruggeva l’ordine naturale e quel mondo pativa già di per sé il caos: sguinzagliare gli orrori più profondi non era il caso. Seppellirli per sempre si!
La paura formicolò dietro la sua schiena e alzò il braccio salutando, forse, l’unico uomo che poteva definire amico padre.

La Rosa tornò sui suoi passi ed erano passi più responsabili e più attenti; più coscienti della situazione e di quello che i giorni a venire avrebbero portato.
Da bambino ad uomo...da cucciolo a leone...no...non leone. Dentro di sè aveva la sua anima selvaggia che prendeva le fattezze di una pantera...da sempre lo accompagnava quella parte d sè. Si pantera...la pantera dell'Eden!
Posò il suo sguardo verso quell'ombra al galoppo che si perdeva all'orizzonte dove spuntava, come lama di pugnale, la Torre malevola e capì: aveva una missione per la libertà di quella terra. Sarebbe stato una pantera tra i leoni!


 
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