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Erdkun ≈ La morte e l'Abisso

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Caccia92
view post Posted on 22/3/2014, 14:38




ErdkunLa Morte e l'Abisso

...l'anima oscurata, la luce ormai svanita,
il buio che l'avvolge, in tenebre si evolve,
nessuno che l'aiuta, il demone s'avvicina,
ormai rassegnata, al demone s'inchina...


jpg

الروح مظلمة، اختفى الضوء،
هذا الظلام الذي يحيط به، تتطور في الظلام،
أي شخص يساعد، تقترب من شيطان،
استقال الآن، والركوع للشيطان


Sono sopravvissuti, rintanati nella dimora sotto la terra, sono resistiti agli anni e alle leggende. Nascosti alla vista di tutti, considerati estinti, hanno progettato una rinascita. Hanno atteso l'apertura del sigillo, consapevoli dell'uomo e della sua bramosia di conoscenza. Hanno atteso l'apertura della gabbia, consapevoli dell'uomo e della sua debolezza. Ma il tempo ha portato loro un'altra creatura, più infida e sicura, più propensa a guidare l'attacco che a godere della sapienza magica. Così si sono piegati, assecondando il destino della razza, soggiogati all'unica bestia che può comandarli. Ed è stato proprio questo dettaglio, questo minuscolo cambiamento, a trasformare gli Abissi in Eserciti.


pentagram



Taanach, Biblioteca della Chimera
Reparto riservato a "Demonologia", ore cinque, notte

Era da ore che cercava. Pile di libri antichi, pergamene ingiallite e papiri stropicciati giacevano sul pavimento di pietra, ammucchiate malamente. La polvere regnava sovrana nel reparto, si depositava continuamente in ogni angolo e velava la luce guizzante delle torce. Le zone in ombra ospitavano un gran numero di scaffali di legno tarmato, dipinti di scuro e appositamente progettati per accogliere alcune centinaia di manoscritti. La maggior parte degli scompartimenti era vuota, privata del suo contenuto da una mano lesta e pallida. La stanza che raccoglieva tutto il sapere della vecchissima magia demoniaca non pareva poi così grande, tuttavia possedeva quel fascino sinistro che solo il proibito sapeva suscitare. Sull'unico sgabello, all'unico tavolo, un'unica figura ammantata di nero sfogliava con impazienza le infinite pagine di tomi dimenticati. Le dita scorrevano veloci, quasi strappando la carta, spinte da un moto di rabbia e impazienza. Quello che l'individuo sperava di trovare era un racconto svanito nel tempo, una leggenda che poteva anche essere priva di fondamento. Eppure gli avvenimenti degli ultimi giorni confermavano la teoria che il Buco del Diavolo era stato nuovamente aperto, che il sigillo si stava lentamente spezzando e disgregando. Il momento di avviare il rigurgito degli orrori si avvicinava. Era corretto, poteva sentirlo nell'aria fresca della notte, poteva intuirlo nel sussulto della gente per le strade deserte. La tensione era palpabile, persino negli sguardi smarriti dei vagabondi. Ma dove diavolo era la storia del Marchio?
Il guizzo dell'occhio rosso sulla riga successiva. Un sorriso dipinto nel buio.


Settimo giorno del settimo mese. Ci stiamo preparando ad eseguire il rituale. Maestro Bosh è andato a raccogliere l'erba di palude necessaria a stabilizzare i nostri spiriti, Maestro Gremon sta disponendo i testi sacri sui leggii. Sette si sono mossi dai monasteri, i più importanti studiosi magici della nostra era. Il processo richiederà un dispendio di energie incredibile e una formula mai pronunciata da bocca umana. Abbiamo chiamato anche Jorkamenan, il negromante delle terre maledette. Ci è necessario poiché sette sono gli dei che hanno generato le creature di questo mondo e sette devono essere i rappresentati delle divinità, incluso il Male. Io rappresenterò il glorioso Dorat-Mor-Kha, il signore della giustizia e del fuoco. Ci riuniamo nella notte più buia, attendendo la processione dei prigionieri. Alle catene stanno creature aberranti, bocche ringhianti, artigli lucenti. La classificazione è delle più varie, ma noi li chiamiamo comunemente "Demoni dell'Abisso". In testa al corteo sta colui che ha reso necessaria la costruzione di una prigione così resistente: Dagon, il Flagello delle genti. Troppa morte ha sperperato nelle città, troppa paura ha instillato nei cuori dei popoli. Il Marchio lo rinchiuderà per sempre nella sua tomba. Così, scortati e spintonati dai sacri cavalieri, i demoni penetrano nella cava che abbiamo ordinato di costruire al limitare dell'Akeran. Nessuno vuole dargli un nome, anche se alcuni mormoravano qualcosa riferito al Diavolo. Non mi sorprende, la gola conterrà davvero un Signore dell'Inferno. Ci disponiamo a cerchio, osservando occhi di brace iniettati di furore. Cominciamo il rituale. Qui termino lo scritto, non voglio rivelare modalità e procedure dell'incantesimo per evitare che un folle tenti di liberare Dagon.

Dorat-Mor-Kha, proteggi il mio passo.



Rohin, Gran Maestro del Monastero sui Colli Bruni


La figura ammantata di scuro prese il libro che stava leggendo e lo scaraventò contro la parete umida della stanza. Fuoco nero proruppe dalle mani bianche e luccicanti, le braccia cominciarono a muoversi convulsamente, getti di fiamme avvolsero tavolo e scaffali. La rabbia dell'individuo era accompagnata da un urlo brutale, tanto forte da richiamare il custode notturno della biblioteca. Dalla scala che conduceva al reparto di Demonologia, comparve un uomo sulla cinquantina, cappotto in spalla e una candela su supporto metallico.
« Cosa sta succedendo qui? » chiese il custode, visibilmente scosso alla vista dell'incendio.
L'individuo scuro non diede nessuna risposta, scaricò altre fiamme direttamente sul corpo del nuovo arrivato. Quest'ultimo, in preda all'agonia, ebbe solo il tempo di percepire il calore infernale e la puzza di carne bruciata. Non si accorse minimamente che il suo assassino, un istante dopo aver elargito la sentenza, si era completamente immobilizzato. L'occhio rosso era posato sul manoscritto che aveva scagliato contro la parete, parzialmente e involontariamente salvato dal fuoco. Il libro giaceva ancora aperto sull'ultima pagina visionata. Alla luce vivace dell'incendio, la pagina rivelava una scritta che prima non era visibile.


Sette corpi morti, la settima notte, sette parole: "in catene non più e mai più".


L'incantesimo di liberazione presentava la firma del negromante Jorkamenan.
Reek fissò il custode carbonizzato e iniziò a contare.




Sürgün-Zemat, il Buco del Diavolo
colonne magiche di ingresso, settima notte

La cosa che adorava di Taanach era la straordinaria quantità di senzatetto che girovagava per le vie della città. Il momento migliore per scegliere le vittime era ovviamente la notte, preferibilmente nel distretto del porto dove la sorveglianza era pressoché assente. Marinai e viaggiatori si scolavano tutta la paga nelle bettole e poi tornavano barcollanti alle loro navi o nei buchi che consideravano casa. Sembrava, a volte, fin troppo semplice: nascondersi nell'ombra, attendere un uomo o una donna, uccidere e svanire di nuovo. Un meccanismo estremamente basilare ed efficace. Nessuno sarebbe tornato a cercare gli straccioni e i barboni, non avevano famiglia e quei pochi che conoscevano probabilmente avrebbero pensato ad una morte accidentale. Aveva passato tutto il tempo in questo modo, assassinando persone vicino alle banchine. Ora si trovava con sette corpi ammassati davanti alla sua figura, quattro uomini, due donne e un bambino. Portò una mano sul terreno sabbioso e rilasciò il flusso di energia negromantica. Gli scheletri spuntarono dal sottosuolo con fatica, scrollandosi di dosso la polvere e il muschio accumulati durante gli anni, fissando con orbite vuote il loro padrone. I non morti erano esattamente sette e sette paia di braccia si mossero all'ordine imperioso di trasportare i cadaveri.
Il viaggio era stato lungo e pieno di insidie. La cavità su cui era posto il sigillo si trovava in una landa desolata ai confini dell'Akeran, un territorio isolato dalle catene di vulcani che si aggrappavano al Midgard. Le uniche strade percorribili erano di terra battuta, dritte come fusti e cosparse di ciottoli e pietre sconnesse. La via per accedere alla valle desolata passava attraverso grotte gelide e valichi privi di vegetazione. Il rombo di una tempesta perenne gravava sul paesaggio come un sudario di tuoni e lampi. Giunse in prossimità del "Buco del Diavolo" a notte fonda, seguito dai suoi servitori. Le condizioni erano perfette: non c'erano stelle, il vento gelido teneva lontano i forestieri, il buio avvolgeva ogni cosa. Due guardie armate sostavano vicino alle colonnine che delimitavano la zona dell'Abisso. Probabilmente nessuno si aspettava di vedere così tanto fermento ai limiti dell'Inferno, le sentinelle sembravano poco attente e assonnate. Alcune torce appostate in prossimità della coppia tenevano lontano le tenebre, ma impedivano anche una visuale ottimale dell'orizzonte. Aggirò il fulcro di luce, colpendoli alle spalle con una coppia di sfere infuocate. Un lampo di fiamme, un boato e poi l'odore di carne bruciata. Fissò per qualche istante i corpi carbonizzati, maledicendosi per non aver pensato a quella eventualità: due vittime aggiuntive. E potevano essere anche di più.
« Disponeteli ad ettagono, poi tornate nella terra. »
Il vantaggio di avere dei non morti come servitori consisteva nella sicurezza di un lavoro perfetto. Gli scheletri si mossero, rapidi e precisi. Disposero i cadaveri per formare un disegno geometrico con sette lati e sette punte, il cranio rivolto verso l'esterno. Reek si posizionò esattamente al centro dell'ettagono, sollevando le braccia alla notte mentre i suoi servi venivano risucchiati nel sottosuolo. Convocò i poteri della negromanzia, lasciandosi corroborare dalle energie delle forze oscure. Gli occhi si illuminarono, le vene si colorarono di viola. Percepì il demone nascosto dentro di lui che premeva per uscire, spingeva oltre le ossa per mostrare artigli, ali e protuberanze. Ricacciò indietro la sua natura celata e pronunciò le parole scritte sul libro.

« ...in catene...non più...e mai più. »

La sua voce rimbombò in tutta la landa, spargendo echi di morte e disperazione. Il terreno cominciò a tremare, un rombo profondo che proveniva dal nucleo del continente. Le colonne d'ingresso si accesero di verde, risplendendo come fari spettrali. Fili invisibili collegarono i cadaveri, espandendosi verso la gola. Comparvero degli scalini che si inoltravano nel buio degli abissi. Discese immediatamente la rampa. Man mano che procedeva, il gelo rosicchiava la pelle e generava pepite di ghiaccio sulle pareti di roccia. Gli smottamenti avevano aperto una grotta gigantesca al termine della scalinata.
Lì, seduto e in attesa, stava un ragazzo giovanissimo, scheletrico e dalla pelle bianca. In qualche modo, sapeva che quell'individuo era appena stato sputato dalle viscere della terra. Primo si molti. Il ragazzo lo guardò e sorrise. Un sorriso da lupo.
« Sapevo che un uomo avrebbe spezzato il sigillo. » sussurrò il demone « Dimmi in che anno siamo. »
Reek sorrise a sua volta, l'espressione concentrata nascosta dalla maschera. Ancora non sapeva come approcciarsi all'orda di mostri che sarebbe sbucata da quella caverna, ma una risposta certa poteva darla.
« Io sono Morte e non prendo ordini da un demone. »






CITAZIONE
Erdkun

Il sigillo è stato spezzato, le catene sono state rimosse. Reek, dopo una lunga ricerca nella Biblioteca della Chimera a Taanach, è riuscito a scoprire il rituale per liberare Dagon e il suo esercito. Si è recato quindi ai confini del Midgard, nel luogo chiamato da molti "Il Buco del Diavolo", per distruggere finalmente il marchio che imprigionava i demoni dell'Abisso. L'orda ha incominciato a riversarsi nella regione, dando il via ad una guerra spaventosa. L'obiettivo primario delle legioni demoniache è la totale distruzione della razza nanica. La grande battaglia del nostro tempo sta per cominciare.
 
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