Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Caino Vs. Khæyman Ishtar

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view post Posted on 5/4/2014, 10:07

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Caino Vs. Khæyman Ishtar

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Blu Vs. Rossa
B Vs. A


Primo post: Caino
Player Killing: On
Durata: Un solo post di presentazione e quattro post di combattimento.
Tempi di risposta: A cinque giorni dalla risposta dell'avversario verrà applicata una penalità di 0.25 punti alla sportività del ritardatario per ogni giorno d'attesa.
Arena: Il Vortice di Roccia - Ai confini con la città di Taanach, oltre il fiume e i monti, esiste un luogo che molti chiamano il "Vortice di Roccia". In realtà questo nome è decisamente inappropriato, poiché la terra in questione è prevalentemente composta di sabbia e fango. Un tempo, quando l'Akeran era al suo stato primordiale e la maggior parte dei vulcani si trovava in uno stato di quiete, una città di uomini sorgeva sulla grande distesa desertica raccolta tra le montagne. Poi, con il passare degli anni, le consistente e costante attività tettonica ha fatto sprofondare tutti i palazzi e le case dell'antico centro urbano. Non è ancora chiaro se questo fenomeno sia stato causato dal solo spostamento delle placche continentali o ci sia di mezzo una qualche forza oscura, i nuovi popoli dell'Akeran evitano questa zona scossa da terremoti. In molti paesi ai confini con le catene montuose, il detto "Sei un Vortice" si riferisce ad una persona che beve o mangia senza ritegno, assorbendo tutto ciò che gli capita a tiro. Molti viaggiatori diretti a Taanach hanno riferito che la regione è un colabrodo, piena di sabbie mobili e costoni di roccia in precario equilibrio.
Regole: Il duello non deve interrompersi per alcun chiarimento - usate vie private, nel caso. Non si possono modificare i propri post dopo le risposte dell'avversario. Si seguono le normali regole di un duello ufficiale.
Background: Ultimamente ci sono stati degli strani avvistamenti nel Vortice. Figure scure che si muovono nell'ombra delle strutture sopravvissute al grande risucchio, mostri simili a scorpioni giganti che si aggirano tra le dune, forme demoniache che frugano e rovistano tra le macerie. Le squadre di esplorazioni hanno confermato queste voci e tutte le città confinanti al Vortice si sono mosse per arginare la presenza demoniaca nella zona tra i monti. Nessuno ha ancora carpito abbastanza informazioni per spiegare la presenza dei demoni così lontano dalla terra d'origine, alcuni sussurrano di una ricerca per il ritrovamento di un antico manufatto perduto, altri parlano di nuovi insediamenti per la guerra incombente. Le battaglie e gli scontri sono già cominciati e la fervente attività delle truppe e dei trasporti militari stanno accelerando i processi di sprofondamento. Diversi architetti di Taanach si sono mobilitati per arginare questo problema che potrebbe rivelarsi molto più pericoloso del previsto.
 
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view post Posted on 6/4/2014, 18:34
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Erdkun

erdkun2

Torreggianti trionfi di pietra, rinchiusi in un fascino antico e sporco, decadevano lentamente al suolo.
Scivolavano armoniosamente in un soffio di vita, piangenti - quasi - verso quella terra che pareva averli partoriti e che, adesso, li richiamava a se. Roccia contro roccia, in un flusso vitale che ritornava a se stesso. Il gorgo riempiva lo spazio sullo sfondo, lambendo la terra circostante ed i casolari abbandonati lungo il perimetro, carezzandoli con apparente cura, sgretolandoli ed inghiottendoli pian piano.
Quello spettacolo aveva un fascino surreale, al punto che il Priore nascose un brivido di emozione con malcelata difficoltà. Gli avevano parlato di quei borghi come di antichi centri abitati; un tempo cattedrali informi e fulgide di un deserto senza fine, sosta e ristoro per i viandanti che marciavano lungo l'Akeran, allontanandosi o ritornando verso Taanach.
Tutto questo, però, fino a quando la terra aveva deciso di reclamare il proprio pasto. Così come le civiltà si erano arrogate il diritto di sottrarre spazio alla rozza aridità del panorama circostante, allo stesso modo la terra aveva deciso di riprendersi quello stesso spazio. Anzi, di reclamarlo con ancor più becera arroganza, sfociata in una primordiale forma di violenza.
La violenza, infatti, si manifestava con scosse telluriche impetuose e lunghe, che si scatenavano all'improvviso e risuonavano con l'ampiezza dei vortici, rendendoli più famelici e regalando - a ciascuno di loro - un edificio in più, un pezzo in più di quell'antica civiltà.
Nessuno, invero, abitava più in quelle zone da tanto tempo; rese inospitali e pericolose, ora non erano altro che la manifestazione più evidente della forza del terreno - o della barbarie cui era capace ove le città si fossero spinte troppo oltre le proprie possibilità.
Uno spettacolo impuro e viscido, ma - al tempo stesso - un così chiaro esempio di forza e potenza, che nessuno, nemmeno lui, poteva esimersi dall'ammirare affascinato.
Era come vedere una bestia colossale, allargare le fauci giganti ed inghiottirsi un pezzo di umanità a bocca aperta. Mandando giù un boccone ogni volta, sempre con disarmante voracità.

« انسان » una voce gutturale lo scosse, cogliendolo alle spalle, « ما کسی را پیدا »
Era come un ruggito partorito dal profondo della terra, ma che rimbombava sordo nello spazio attorno a se.
Caino si voltò, fissando la bestia alle sue spalle. Aveva occhi rossi grandi come pugni, senza pupille, circondati da un volto caprino ed un torso umano, alto e robusto.
Non era sicuro che fissasse proprio nella sua direzione, ma il tono con cui gli parlava non gli lasciava dubbi a riguardo. Sospirò sonoramente, sotto la maschera « parlaci nella lingua degli uomini »
rispose, senza scomporsi « so che la conosci, quindi non offenderci rivolgendoti a noi in un modo che non possiamo capire. »
La bestia sbatté le pupille nervosamente, sbuffando a sua volta. Era evidentemente un disagio sforzarsi di comunicare diversamente, e - per sua natura - un disagio equivaleva ad un ulteriore motivo di stizza. Eppure, avevano imparato a comprendersi e tollerarsi a vicenda, se non altro per mera convenienza. E Caino sapeva che, a parte tutto, avrebbe obbedito.
« Sei arrogante, umano » rispose la creatura, con tono freddo ma meno profondo. Caino non si scompose, sapendo perfettamente che un commento nervoso poteva ben essere considerato un elemento di convivialità tra i demoni; un intercalare, quasi. Quindi si sforzò di tollerarlo a sua volta, senza replicare.
« Abbiamo trovato qualcuno non distante da qui » proseguì il demone, trascinando qualcosa al cospetto del Priore « riteniamo che tu dovresti vederlo. »
Il braccio scuro del demone si tese piano, spingendo l'ospite verso di lui. La sua mano, infatti, era aggrappata ad un braccio magro, ricoperto di una stoffa di maglia verdastra.
Il demone trascinava dinanzi a se un ometto basso, magro e mingherlino. Aveva un viso piccolo e scuro, ambrato per il forte sole del Sud. Due baffetti grigiastri incorniciavano una bocca piccola e violacea, con un naso adunco sul quale erano appoggiati due occhialetti di vetro trasparente. Dietro di essi, due occhi marroni, che lo fissavano visibilmente spauriti. Quasi in lacrime.
« E-eccellenza » balbettò l'uomo, appena lo vide « do-dovete scu-scusarmi; i-io non volevo- »
« Messer Pashir » lo interruppe Caino, quasi divertito « chi vi ha autorizzato ad allontanarvi dallo scavo? »

Pashir Amer Ur-Garhet era un mercante piuttosto noto da quelle parti. La sua esperienza, oltre che le sue conoscenze in materia ingegneristica, l'avevano reso quasi un'autorità nella zona dei vortici. Si diceva che la stessa Taanach lo tenesse in considerazione per i suoi piani riguardanti il problema dei terremoti ed i suoi famigerati contatti col governo avvallavano spesso queste voci. Ma, d'altro canto, era arcinota anche la sua autorità nel mercato nero. Finanziava personalmente spedizioni di recupero di gioielli ed altri manufatti inghiottiti dai terremoti, recuperandoli con squadre apposite e mercenari profumatamente pagati. Poi, li rivendeva al mercato nero a prezzi ampiamente ritoccati.
Eppure, l'imminente guerra aveva causato una pericolosa flessione nei suoi affari: anche per questo non aveva potuto ignorare l'importante offerta del Priore.
« Trovare ed organizzare uno scavo nel più grosso Vortice della regione, nel minor tempo possibile » gli aveva detto, chiaramente. E per qualunque prezzo avesse voluto.
« Kanesh » era stata la risposta immediata del mercante « se parli del vortice più grande, allora parli di Kanesh. »
Ed ora Kanesh era proprio dinanzi agli occhi del Priore. Sicuramente il vortice più grosso che Caino avesse mai visto, benché non ne avesse visti molti, in realtà.
Il suo diametro era abbastanza grande da coprire una città intera e ben avrebbe potuto inghiottire Basiledra, il Cuore di Marmo e tutta la Cattedrale in un sol boccone. D'altronde, la potenza di quel vortice affondava le sue radici nel mito: si raccontava che nella prima notte avesse divorato un intero castello, con tutta la corte ed il quartiere circostante. Pian piano, poi, aveva spazzato via l'intera città. E proseguiva ancora la sua attività, incessantemente. Talune tribù circostanti lo idolatravano quasi come una divinità e si narrava che la sua profondità arrivava a raschiare finanche gli abissi più profondi della terra.
In un certo senso, era proprio quello che Caino sperava.

« Vo-voi non mi avevate parlato di questo » seguitava l'uomo, cercando di divincolarsi dalla salda presa del demone « non vengo pagato abbastanza per questo! »
« Se il problema è soltanto questo » rispose Caino, placidamente « ci dica pure il prezzo della vostra coscienza »
Pashir rimase perplesso dalla nuova offerta. Poi, però, sbatté nervosamente gli occhi e si affrettò a rinnegare anche quell'eventualità, più a se stesso che ad altri.
« No-non è questo il punto! » ribatté, ancor più alterato « mi avevate parlato di cercare un manufatto »
« ma quei grossi scorpioni stanno scavando proprio nel centro del vortice » ribatté nervosamente, indicando grosse creature nere che ogni tanto sbucavano dal vortice.
« Allargheranno il gorgo, fino a renderlo incontrollabile » proseguì, sudando copiosamente « presto il vortice potrebbe arrivare a Taanach ed alle città circostanti! »
Caino sogghignò sonoramente, accertandosi che l'uomo avvertisse quel suo sorriso strozzato. In verità, era la seconda volta che qualcuno molto insignificante lo stupiva in quel modo. I suoi piani non erano un mistero; eppure, ancor più misterioso, era come fosse possibili che esseri tanto piccoli potessero sembrare sempre così arguti da comprenderli al volo.
« Molto perspicace, messer Pashir » replicò il Priore, battendo le mani ironicamente « eppure non avete colto un punto importante del nostro piano. »
Pashir rimase impietrito, fissandolo. Ascoltava con attenzione, eppure il suo sguardo schifato lasciava intendere come fosse diviso tra la curiosità di sapere il resto, e la convinzione che non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. « Vi site mai chiesti se esiste qualcosa al di sotto di questo ammasso di terra? »
« In verità, Pashir » pose gli occhi gialli, brillanti, su di lui « vi siete mai chiesti se l'Abisso sia soltanto un mito? »
L'uomo sbiancò visibilmente, circostanza abbastanza evidente sulla sua pelle resa scura dal sole.
« Volete liberarne altri di questi esseri schifosi?! » sbottò, ormai disperato.
« Voi siete pazzo! »

Il Demone che teneva l'uomo ruggì nervosamente, stringendo gli artigli attorno al suo braccio. Il piccolo mercante urlò di paura e la bestia, di tutta risposta, non fece mancare un rimbrotto « l'uomo piccolo parla anche troppo » disse, in direzione di Caino. Il Priore, però, liquidò la scena con una grassa risata, tornando a fissare il vortice.
« Siete vivo soltanto perché noi desideriamo che sia così » disse Caino, dando le spalle ai due « non dimenticatelo messer Pashir. »
Poi, però, la bestia tirò su col naso, alzando il muso in direzione del vento. Fu un momento, che Caino non percepì nemmeno. Poi, gli parlò « c'è un odore strano nell'aria, uomo »
« Forse è il mercante; forse se l'è fatta sotto » sentenziò Caino, rimanendo immobile a fissare l'orizzonte.
« Il tuo sarcasmo è tanto umano quanto incomprensibile alle mie orecchie » ribatté il demone, stizzito « forse c'è qualcun'altro oltre a noi, qui. »
Caino questa volta lo fissò, preoccupato. Che qualcuno potesse volerli disturbare, non era circostanza improbabile - anzi. E, in ogni caso, non poteva correre il rischio. Nessun rischio.
« Ce ne occuperemo noi, allora » disse, rivolto alla bestia « voi proseguite con lo scavo; non interrompete per nessun motivo. »
Dunque si congedò dai due con un leggero inchino e prese il sentiero laterale, discendendo la rupe in direzione del vortice.



CITAZIONE
Stato Fisico: Illeso
Stato Mentale: Illeso
Energia Residua: 100%
CS attuali: 7

Passive
Lo Strumento, il Corpo di Caino; Caino non sviene sotto il 10% di energie [passiva razziale umana]; Caino non ha bisogno di mangiare o bere [passiva personale 4/10]; Caino è immortale e può morire solo ove gli vengano strappati gli occhi [Pergamena Immortalità, Ultima da Negromante]; Caino può vedere al buio o in condizioni non magiche di oscurità [Passiva personale 10/10]; Caino può percepire le presenze fisiche intorno a se [Amuleto dell'Auspex]
Lo Scopo, l'Anima di Caino; chiunque sia vicino a Caino inizia a sentirsi stanco gradualmente, stanchezza che aumenta più perdura la vicinanza [passiva personale 1/10]; chiunque tocchi o venga toccato da Caino subisce un malus di 1 CS fino a fine turno [passiva personale 2/10]; quando Caino usa un'abilità del talento Fattucchiere l'avversario subisce una malia psionica sotto forma di sottomissione [passiva del talento fattucchiere di I livello]; tutte le abilità del talento Fattucchiere sottraggono 1 CS in più [passiva talento Fattucchiere II livello]; quando Caino usa un'abilità del talento guadagna 2 CS alla forza [passiva talento Fattucchiere di III livello].
La Conoscenza; Caino possiede una grande cultura in tema di Storia, Scienze e Letteratura. [personale passiva 5/10]
La Tempra; Caino rimpiazza le mutilazioni e le ferite col suo sangue, ripristinandone l'utilità, benché patisca comunque il dolore. [Pergamena Sostentamento Arcano, Ultima da Mago].
La Cura; Caino conosce i punti deboli di tutte le creature, potendo uccidere anche gli immortali [Pergamena "Conoscenza Anatomica", Ultima da Cacciatore].
La Voce del Sovrano (artefatto); quando indossa la maschera Caino risulta un semplice Corvo a chi gli parli; Caino riconosce le bugie quando indossa la maschera.

Attive

///

Riassunto e note
Semplice post di introduzione. Caino sta indossando la maschera in questo momento, quindi sono attive le passive de "La Voce del Sovrano". Per qualunque chiarimento non hai che da chiedere, lo sai. Buon duello ad entrambi.
 
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view post Posted on 11/4/2014, 21:45
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C a t a r s i

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E r d k u n
« L'Abisso di Kanesh »



il Battesimo del Sangue_____


Mentre il sole, quasi fosse anch’esso in cerca di protezione, sembrava nascondersi dietro alle nuvole un uomo rivolse lo sguardo verso i compagni che lo affiancavano: ciascuno di loro pareva ardere come fuoco mentre lui non sentiva altro che acqua ghiacciata scorrergli nelle vene.

In quel silenzio innaturale che anticipava di poco lo scontro imminente il ragazzo tolse un attimo il pesante elmo metallico osservando in esso il proprio pallido e stanco riflesso. I suoi occhi poco prima così decisi sembravano ora annebbiati, schiariti fino a divenire dello stesso sporco azzurro del cielo uggioso mentre la testa continuava a pulsargli dolorosamente coprendo qualunque altro suono esterno o voce.
L’insicurezza lo aveva stretto a tal punto nelle proprie soffocanti spire da scatenare in lui una tale confusione quale mai aveva provato fino ad allora. Le sue membra erano pesanti, il fiato corto e il cerchio alla testa sembrava affliggerlo ogni istante di più.
La medesima armatura con la quale aveva corso, combattuto e scherzato con i propri fratelli era ora diventata un peso, ingombrante a tal punto che per un attimo accarezzò l’idea di slacciarla e fuggire quindi lontano da quel luogo. La figura che vedeva specchiata sul suo pesante elmo placcata non era certo quella di un anziano guerriero temprato da innumerevoli battaglie ma, al contrario, riusciva solo a scorgervi un ragazzo giovane, malinconico e spaventato.
Non era mai stato forte, sicuro o determinato come i ragazzi che lo avevano accompagnato nell’addestramento e ogni successo che aveva avuto fino a quel momento gli appariva ora fragile e futile, solo un gioco tra ragazzi che impallidiva ora di fronte alla prospettiva dello dello scontro con il mondo reale, la guerra e la morte.

Volse quindi nuovamente lo sguardo verso il proprio riflesso sopra quel metallo muto e loquace allo stesso tempo volando col pensiero alla ragazza che l’aspettava nella città, ai suoi capelli lisci e scuri che colavano come cera bruna lungo un viso dolce e deciso.

Mentre i minuti sembravano susseguirsi rapidamente uno dietro all’altro venne finalmente strappato dal vortice malevolo dei suoi pensieri dal tocco caldo della mano di Rho Šamaš.
Scostando lo sguardo dal proprio pallido riflesso nell’elmo verso quello del Diadoco sentì finalmente le proprie membra recuperare nuovamente quel tepore che prima gli appariva completamente perduto. Al pari del proprio corpo anche il proprio spirito sembrava rinfrancato da quel contatto, il cerchio alla testa che aveva ovattato i suoi sensi sembrava già meno opprimente, solo un flebile fastidio rispetto a pochi istanti prima.
Calandosi nuovamente l’elmo sul capo questo non lo soffocava più come aveva fatto in precedenza, le sue mani incerte gli apparivano ora nuovamente salde mentre stringeva con rinnovato vigore il metallo della propria lancia lunga.

Non temeva più né il fragore continuo della montagna attorno a loro mentre veniva lentamente sbriciolata dalla fame inarrestabile delle sabbie di Kanesh né le creature d’ombra vomitate dall’abisso che, così facilmente, riuscivano a scavare in quel vortice mortale.
L’ansia e le preoccupazioni erano state sostituite ora da una determinazione ferrea: al suo fianco poteva contare su amici ai quali avrebbe affidato la propria vita e tutti loro condividevano il desiderio di difendere la città nella quale erano nati e cresciuti.


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la Voce del Sovrano_____



Mai, realmente, si era voltato indietro nel passato, lasciando quindi che il tempo portasse via ogni ricordo e ogni speranza che avesse mai avuto a cuore assieme alle sofferenze e ai dispiaceri che colpivano indistintamente uomini ed immortali.
Di quanto avesse un tempo creato con le proprie mani o azioni non restava ormai che una debole ed impalpabile traccia, troppo flebile per essere realmente legato a se; ugualmente sottratto alla sua memoria vi erano anche i ricordi di quanto, per sua responsabilità, era stato distrutto, una infinita catena di mancanze per le quali non vi era stato né una possibilità di rimedio né un insegnamento per il futuro.

Nel continuo e caotico vortice che era stata la sua vita aveva infine scelto di aggrapparsi al ricordo della propria umanità invece che abbandonarla per sempre; non era nulla più che un granello sperduto nelle profondità della sua coscienza, soffocata dal peso della eternità, ma attraverso quel ricordo flebile e quasi impalpabile aveva potuto assaporare esperienze e sensazioni completamente nuove. Quanto ancora restava dell’antico ed orgoglioso dio ora bruciava sepolto dentro le mura del proprio cuore costretto a subire le veementi fiamme che così a lungo aveva tentato di soffocare.

Khæyman Ishtar aveva sofferto molteplici prove per riuscire a definire l’uomo che desiderava essere sopportando sia i patimenti dell’animo che i suoi più alti slanci, abbandonando molto di quanto aveva ricercato in passato per imboccare una strada che potesse realmente chiarire quali fossero i suoi intenti. Dove prima aveva percorso il proprio cammino in totale solitudine rifuggendo la compagnia dei propri simili ora aveva accettato i legami di innumerevoli persone, sia amici che completi estranei, dai quali sentiva di non volersi più separare.
In una altra situazione avrebbe potuto comprendere e accettare l’intrinseco desiderio della popolazione nanica, da troppo avvezza a patimenti e soprusi, di riaffermare il proprio naturale diritto alla indipendenza e al dominio su quelle terre che erano state per lunghi secoli l’impero dei propri avi eppure questo così puro sentimento rappresentava una minaccia non solamente per la città in cui aveva così a lungo investito ma anche per la sua popolazione, trascinata in una guerra, già stanca dai precedenti scontri e capovolgimenti politici, che non avevano in alcun modo cercato.

L’insurrezione violenta che era scoppiata nella zona nord dell’Akeran si era diffusa nel resto del territorio, risvegliando le creature dell’abisso e minando ulteriormente i già fragili rapporti che intercorrevano tra le diverse città libere. Avrebbe accolto con estremo piacere una loro risoluzione diplomatica ma non sarei mai stato disposto ad accettare alcuna imposizione o violenza da parte loro in particolar modo quando con le loro azioni fossero andati a danno della città che aveva imparato ad apprezzare sopra ogni altra cosa.
In quei momenti era davvero solamente un uomo, spaventato dalla propria innata fragilità ma allo stesso tempo fiero della propria profondità.

Anelando solamente la più rapida conclusione a quella follia che sembrava aver invaso a tal punto l’Akeran tanto da richiamare perfino le ombre di un passato sepolto negli abissi del sottosuolo quando era stato messo al corrente degli avvenimenti presso il vortice di Kanesh non aveva altra scelta che scendere a sua volta personalmente negli scontri accompagnato solamente dai giovani che aveva lui stesso contribuito ad addestrare. Ancora una volta avrebbe fatto quanto in suo potere per sollevare gli abitanti della città dallo spettro della guerra che fin troppe volte aveva camminato nelle strade e nei cieli di Taanach. Nemmeno lo scoprire il coinvolgimento dei corvi di Basiledra lo aveva convinto a soppesare meglio le proprie azioni: i quattro regni non erano nulla più che una minaccia lontana e divisa, come lui stesso aveva verificato personalmente, da dissidi interni ancora più profondi di quelli che contraddistinguevano le sue terre.
Aveva quindi lasciato a Šamaš il comando dei giovani Yeniçeri affidando loro il compito di assaltare la zona dello scavo così da impedire che un ulteriore allargamento del vortice potesse andare a ripercuotersi sulla città mentre lui avrebbe tenuto impegnato in combattimento il corvo stesso, fermamente intenzionato a sottolineare quanto debole fosse la presa e la forza del loro credo in quelle lande.





Khæyman Ishtar °}

± Capacità Straordinarie » 9
4 CS in Percezione, 2 CS in velocità, 2 CS in Forza e 1 CS in Intelligenza.
± Energia » 100%
± Status Fisico » Ottimale. [Indenne]
± Status Mentale » Ottimale. [Indenne]
± Equipaggiamento »
o Spada del Fulmine
o Ba Xian
o Lancia da combattimento Impugnata nella mano destra.
o Odenis Impugnata nella mano sinistra.
Děngdài_ La Pazienza non è cosa che ogni uomo possiede. Non è cosa che l'animo umano tollera se non si tratta della propria pazienza. Del proprio, costante, sottrarsi agli eventi temporeggiando in una risoluzione futura. Riuscire a non agire quando, diversamente, ogni presupposto parrebbe imporre il contrario, è cosa alquanto più ardua e difficoltosa. Scegliere di Non uccidere quando si avrebbe la possibilità di farlo. Decidere di Risparmiare piuttosto che Punire. Di Assolvere al posto che Condannare. Di, semplicemente, aspettare non in funzione della propria vigliaccheria ma in ordine di una precisa intenzione. Questo vuol dire seguire un proprio percorso. Significa non affidarsi al Fato ma obbedire ad una volontà ben precisa. Tracciare la propria strada.
Egli si circonderà inoltre di un'aura avvertibile solo dal suo diretto oppositore ( chiunque altro ne sarà quindi escluso ) tale da renderlo agli occhi dell'altro sempre meno presente nel proprio campo visivo e, al contempo, sempre meno percepibile come cosa "rilevante". In poche parole, egli compirà su di sé un'opera di esclusione tale da rendere la sua presenza il meno possibile rilevante agli occhi del proprio obiettivo. In termini di gioco, fintantoché Khæyman si asterrà dal combattere, su di lui opererà una sorta di anti-auspex.[ Passiva ]
± Abilità Passive » Heji tal - Nucleo dell'anima
Khæyman, oltre a possedere un corpo estremamente resistente ai danni (armatura naturale e "Sostentamento arcano"), può combattere efficacemente anche senza impugnare alcuna arma (arti superiori, 2 armi naturali), possiede un ottimo controllo delle proprie energie spirituali (Passiva razziale umano) tanto da sfruttare la magia attorno a se per rafforzare il proprio fisico ("Discendenza Arcana") o potenziare le sue capacità visive (Passiva, visione migliorata). Al pari del corpo la sua mente è ugualmente resistente (Passiva, resistenza due Mortali Psionici) e protetta ("Mente Impenetrabile"). Oltre che ad una moderata forma di levitazione ("Sostegno") è in grado di usare le proprie capacità anche tramite le evocazioni ("Controllo Esteso")
Gli è anche possibile percepire sia le tecniche arcane che eventuali presenze esterne a cui può rispondere istantaneamente o sfruttando arti magiche o attaccando dalla distanza con delle saette in grado di creare danni al pari di una lancia (Dominio Arcanista e Bracciali dell'auspex).

Lo studio e il perfezionamento del Dun Möch sono stati solo l’ultimo passo di un cammino che Shivian aveva intrapreso da intere generazioni. Nel corso della sua lunghissima vita ha, infatti, appreso i segreti d’innumerevoli discipline appoggiandosi sia agli spiriti più puri sia a quelli che dimoravano nelle più profonde oscurità. I suoi studi spaziavano in tutti i campi del sapere umano andando poi, inevitabilmente, a sfociare nelle conoscenze metafisiche degli esseri ultraterreni. Khæyman non ha potuto sottrarsi a questa eredità ottenendo con la sua rinascita le stesse capacità del mezzo demone.
Il suo stesso corpo ha dovuto continuamente adattarsi ed irrobustirsi acquisendo numerose capacità straordinarie che andavano ben oltre quando fosse mai stato provato da un essere umano sia in termina di potenzialità fisiche che spirituali. Il suo intenso studio delle capacità arcane gli ha permesso di imparare e percepire sia le singole fonti magiche così da resistere in piedi quando altri sarebbero crollati esausti dalla mancanza di energie sia, allo stesso modo, anche le auree energetiche di qualsiasi tipo di creatura. Le sue innate capacità mentali si sono allo stesso tempo acuite sempre di più permettendogli di canalizzare la propria forza spirituale in maniera quasi istintiva ottenendo, rispetto a molti altri mortali la capacità di eliminare qualsiasi processo che intercorra fra intenzione e azione potendo sprigionare la sua forza rapidamente e senza sforzi di concentrazione. Questa sua innata capacità di controllare le proprie energie interiori gli permette sia di lanciare assalti anche dalla distanza ricreando, tramite le armi o anche nelle proprie mani, potenti saette e archi di fulmini in grado di colpire con estrema precisione e potenza sia di sfruttare le più svariate tecniche attraverso le creature che è in grado di richiamare con la propria magia.
Infuso a tal punto di potere Khæyman ha imparato a rafforzare la mente al pari della propria energia spirituale. Troppi erano i segreti che racchiudeva in se e non poteva permettere che gli fossero estorti con facilità. Attraverso un lungo periodo d’introspezione e potenziamento è riuscito ad erigere delle barriere mentali in grado sia di annullare buona parte dei tentativi di influenza esterna sia soprattutto di fortificarsi a tal punto da rendere la propria mente inespugnabile riuscendo a resistere a molti più danni di quanto comunemente possibile. Raggiunto un tale livello di perfezione spirituale e mentale Shivian concentrò i suoi sforzi anche sul proprio corpo riuscendo a trascendere sia le leggi fisiche che imbrigliavano i mortali al suolo sia i più comuni limiti fisici umani. Nel primo caso egli può facilmente ignorare la gravità camminando in aria come a terra, levitando o appoggiandosi ai muri con qualunque angolo di appoggio con estrema facilità. Nel secondo caso invece ha concentrato ulteriormente le proprie capacità visive a tal punto da non essere più influenzato da luci improvvise, tenebre, nebbie e quant'altro possa infastidirlo. Il suo corpo è talmente pregno del precedente potere di Shivian che in caso di ferite particolarmente gravi la sua natura ultraterrena viene inevitabilmente rivelata: oltre l'involucro esterno di muscoli e sangue il nucleo stesso del suo corpo è costituito da energia purissima, impossibili da danneggiare per mani mortali. Questo nucleo difenderà l'integrità strutturale del corpo permettendogli quindi di muoversi normalmente anche in situazione altrimenti impossibili.
Con l’intento di aumentare esponenzialmente l’efficacia del Dun Möch Khæyman si è interessato anche alla disciplina del Kyusho in modo da sfruttare alla perfezione le energie spese dal proprio avversario canalizzandone l'aura dispersa per rafforzare il proprio corpo. Sfortunatamente la sua capacità di comprendere queste variazioni nell'aura è limitata semplicemente alle tecniche magiche a lui più affini.


± Abilità Attive » Nessuna

± Note » Post di introduzione. Nella prima scena ho presentato il rapporto tra Šamaš e i ragazzi Yeniçeri approfittandone per introdurre maggiormente questo nuovo elemento di Taanach assieme ad uno dei principali Diadochi (maggiori informazioni nel topic della fazione) e sperimentare maggiormente con il punto di vista di un ragazzo non certo abituato alla guerra come ad esempio possa essere Khæyman. Nella seconda parte invece ritorno sullo scontro principale in cui i due personaggi arrivano finalmente ad incontrarsi contando inoltre che viene meno anche la passiva di anti-auspex della spada Odenis.
Per qualunque domanda o chiarimento sono sempre disponibile, direi che sai dove trovarmi. Buon duello anche a te.
 
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view post Posted on 13/4/2014, 14:33
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Sento il loro respiro.
Un sozzume inverecondo che inebria le loro menti.
Ebbri di parole che non conoscono, credono di potersi imporre sugli ordini costituiti.
Li sento spandersi, come vermi nella terra; lascivi di certezze che non posseggono.
Il loro respiro è arrogante; il loro vociare è uno starnazzare assordante.
La pelle grida vendetta e mi implora di lasciare questo sacco di pattume.
Ogni ostacolo, ogni imprevisto, è un attimo di più che devo patire questo lordume.
Nessuno deve fermarmi; nessuno può arrogarsi il diritto di lasciarmi patire ancora questo tormento.
Sono il bastone che spinge il gregge entro i margini del suo recinto.
Sono il cacciatore che porta a casa la sua preda.

Si è mai visto il gregge ribellarsi al pastore?
Si è mai visto il coniglio ribellarsi al suo cacciatore?

Andate via, chiunque voi siate.
Come vi permettete di opporvi a me?
Come vi permettete di ostacolare Caino?


Il fastidio del gorgo gli scivolava nell'animo, allo stesso modo della sabbia che scivolava verso l'abisso.
Sentiva gli stivali riempirsi di granelli fini, la mente assordarsi di rumoreggianti gorgoglii e l'animo saturarsi del puzzo pestilenziale che quelle terre, quelle bestie e quell'aria calda asfissiante gli trasmettevano sulla pelle pallida. Li sentiva appiccicarsi al suo corpo, come sudore nauseante, riempiendo di disgusto qualunque estensione del suo personale ego. Non comprendeva del tutto ove finisse il fastidio del suo orgoglio ed iniziasse quello del suo corpo, ma maturava la certezza che pochi giorni nel profondo meridione gli avessero già fatto esaurire la pazienza di cui comunque s'era fatto carico prima di partire.
Udiva voci strane, lamenti troppo distanti dalle sue consapevolezze e verità troppo infinitesimali perché potesse dar loro una qualche importanza. Voleva schiacciarli, assicurarsi che non avrebbero creato alcun problema e voleva farlo in fretta, perché disgustava - ogni istante di più - nel perdurante tentativo di dar seguito a quelle sue semplici intenzioni.
Si sentiva come un cacciatore di scarafaggi: nauseato e schifato dalla percezione del suo macabro avversario, ma determinato - anzi, costretto - nel volersi liberare di lui.
Per necessità. Per dovere, o per sopravvivenza.
Per questo rifuggiva l'idea che qualcuno potesse interromperlo. Ove mai la bestia avesse udito quell'odore strano, principiava il suo tormento per esso.
Non voleva crederci e, per un attimo, aveva anche paventato l'idea che lo stesso si fosse sbagliato. Eppure, sapeva bene che non poteva essere così e che, prima o poi, qualcuno sarebbe giunto dalla città, a profondere un tentativo di vacua giustizia che prendeva le mosse da qualunque loro diritto di sopravvivenza, autorità o libertà. Tutto finiva con lui, non da lui. Finiva ogni diritto o ragione di aver giogo facile a ridosso dei monti che dividevano la regione col regno; finiva il desiderio candido di libertà, avulso dalle commistioni politiche e sociali che lo stesso concetto sottintendeva e che avrebbe indotto chiunque, con un briciolo di didattica cognizione politica, a convincersi che libertà era solo l'oppio con cui i padroni alimentavano i cambiamenti.
Non esiste alcuna libertà; benché meno poteva esistere in una terra dannata, arida e puzzolente come quel Sud immobile, scatolone ricolmo di sabbia informe.

Ma, come spiegarlo ai demoni? Non era possibile, né necessario.
Per loro era solo una questione di natura e sopravvivenza; indurre il loro io alla battaglia era come istigare un cane a ricercare il proprio osso. Gli veniva naturale e qualunque presupposto logico o filosofico non sarebbe stato compreso. Per cui, tanto valeva spronarli ed utilizzarli per ciò che sapevano far meglio. Ovvero distruggere, divorare ed uccidere, senza spender troppe parole sul motivo o sul razionale scopo che tali azioni avrebbero significato nel lungo periodo.
Allo stesso modo, però, era impossibile spiegarlo alle Città libere o ai nani. Tutti desideravano qualcosa da quella guerra. Un cambiamento, una rivincita o una scommessa di vita cui dare un nome, o un significato, solo dopo che fosse stata raggiunta. Ed a nulla sarebbe valso il tentativo di convincerli che libertà e stato erano concetti troppo distanti dai loro status naturali o sociali; che l'unico risultato che avrebbero raggiunto sarebbe stata una rivoluzione senza scopo, alimentata dal vento delle tensioni e sospirata fin oltre le cime dei monti, magari verso le città del Regno ove avrebbero prodotto lo stesso tragico risultato. Ovvero, una rivolta, una ribellione con morti e feriti. Strozzata nel sangue e ricondotta entro uno scopo discutibile, quale sarebbe stato riaffermare diritti che nessuno avrebbe potuto gestire senza un'autorità abbastanza alta e forte da poterli garantire. Quindi lui stesso, oppure un qualunque regnante con sufficiente polso da governarli. Quindi una rivoluzione che, presto o tardi, avrebbe riportato la condizione sociale a quella preesistente. Quindi, una rivoluzione inutile.
Eppure, come poterlo spiegare a creature non disposte, né capaci, di pensare con così tanta lungimiranza? Non sufficientemente edotte da comprendere quanto la situazione non potesse che essere gestita a modo suo?
Era impossibile, anziché improbabile. E l'unica realtà plausibile era che fosse lui stesso a garantire che alcuna rivoluzione spirasse realmente: con qualunque mezzo. Fossero anche i demoni; fosse anche un gigantesco gorgo capace di inghiottire una città intera e, al tempo stesso, liberare altri demoni.
In fondo era un tentativo chiaro di perseguire un bene superiore che avrebbe condotto solo al sacrificio di poche decine di vittime. Ma ne avrebbe prevenute diverse migliaia.
In fondo, spezzare ogni resistenza al suo piano era l'unico modo vero per garantire il bene intimo che lo stesso presupponeva.

« Organizzate delle ronde; ispezionate tutta l'area » parlò ad un'ombra umanoide, mentre discendeva il sentiero fino al limite del gorgo.
Invero, non conosceva tutte le creature di cui si era circondato. Non le comprendeva, come stentava a capirne una gerarchia o un presupposto sociale, anche primitivo. Comprendeva a stento la loro composizione tribale, facente capo a concetti retrogradi come forza o comando. Per questo si imponeva loro con fermezza, assoggettando con imperiosità sempre maggiore le creature che, ad occhio, sembrassero le più deboli. In quello stentato concetto di gerarchia, infatti, la potenza fisica sembrava indicare con moderata certezza la collocazione sociale dei suoi componenti.
O, quantomeno, così sperava che fosse. E spesso sembrava anche indovinare la circostanza, al ché le creature seguivano l'ordine o si imponevano di assecondarlo. Benché non senza sonori mugugni.
Per questo spronava i demoni inferiori a setacciare il perimetro del gorgo. Chiunque attentasse al loro piano, infatti, non poteva essere stato tanto stolto da giungere da solo; sopratutto alla luce del fatto che le organizzazioni militari della vicina Taanach, per quanto ne sapeva, erano organizzate proprio in squadre militari, scuole di combattimento o idiozie simili.
La creatura, come previsto, sbuffò; ma mosse anche il capo verso il basso, con uno strattone che si sforzava di rassomigliare ad un segno di assenso. Doveva averlo appreso dai suoi "superiori" o semplicemente copiato da qualche creatura incontrata, e uccisa, poco prima. Ad ogni modo, cambiò percorso e si diresse verso il perimetro, come comandato.
Caino, invece, proseguì lungo il sentiero, giungendo fino in prossimità del lato sinistro di Kanesh, lungo la via che conduceva direttamente a Taanach.

Poco distante dal bordo del vortice, i suoi occhi si posarono su di una figura che gli pareva avanzare lenta.
Aveva lunghi capelli neri, un volto magro e spigoloso ed occhi profondi che fissavano l'orizzonte arido. Fissavano con un'aria che gli parve truce, quasi cercasse qualcosa o qualcuno tra i profili smussati dei contorni dello sfondo, adorni di variopinti bagliori di calura che si materializzavano come correnti di fumo sospese nel vuoto. Scrutava con ardimento, tenendo in pugno una lancia ed una spada.
Non gli parve difficile comprendere la sua presenza. Benché sembrasse niente più di un giovane virgulto del luogo, invero, teneva indosso bardature altisonanti, adorne di preziose insegne, che non gli lasciavano dubbi sulla sua provenienza. Aveva studiato bene la storia della città di Taanach, oltre che le sue abitudini e la conformazione sociale che la governava in quel tempo. E, benché non gli fosse possibile individuare con esattezza l'ordine di appartenenza dell'uomo, non gli fu difficile comprendere come la sua missione fosse di assecondare la volontà dei Triarchi, o di qualunque casata l'avesse inviato per controllare la situazione nei dintorni di Kanesh.

Caino si aggiustò la maschera sul volto, prendendosi qualche minuto per scrutarne lo sguardo apparentemente fiero.
Non era sicuro fosse un guerriero, ma le circostanze entro cui si avvicinasse al luogo dello scavo non gli consentivano di incastrarsi troppo sul dubbio circa le sue intenzioni ostili o meno.
Doveva presupporre il peggio, al fine di prevenirlo nel modo migliore.
« Chi siete? » chiese senza mezzi termini, seguitando a fissare nella direzione del suo interlocutore.
Poi sbottò in uno sbuffo divertito, trattenendo a stento una risata nervosa. « Lasciate perdere, non ci interessa affatto »
Domanda sciocca; risposta inutile. Chiedere ad un problema il suo nome non l'avrebbe comunque risolto.
Dunque, camminò lento verso di lui, fino a portarvisi a poca distanza. Faccia a faccia, come cantori ispirati di un duello avverso. Caino, d'altronde, non era un guerriero e - da Corvo semplice quale sembrava - non poteva nemmeno apparire come tale. Era un politico avvezzo alla più becera retorica, quella fatta di parole strozzate e concetti sottintesi.
Pertanto, non avrebbe concesso variegati fronzoli su qualunque arte mistica potesse spaventare l'altro. Aveva solo intenzione di cacciarlo e, per questo, non si sarebbe perso in facezie.
Gli avrebbe fatto capire quel suo intento in modo chiaro e netto. Per uno come lui, invero, sarebbe stato già un gran cambiamento.
« Il Sovrano sovrintende quest'area e non desidera che alcuno lo disturbi » professò quelle parole con fare altisonante.
Poi si concesse una rinnovata confidenza, con un consiglio mascherato da ordine: « quindi fa un favore a te stesso, uomo di Taanach, ed allontanati in fretta da qui. »
Il seguito fu un attimo di rabbiosa connivenza con le sue intenzioni più grezze. Lasciò che le labbra si riempissero di una sottile preghiera, strozzata quasi tra i denti. Aveva il potere di lambire le carni di quell'uomo, fino a privarlo di qualunque forma di orgoglio. E non avrebbe atteso qualunque risposta intrisa di supponente orgoglio, per far capire ciò che poteva fare. Agì immediatamente, privandolo finanche del tempo per mostrarsi arrogante. La sua mano destra si riempì del potere suo proprio, e si abbatté come un'ascia sulla spada che l'uomo teneva nella mano sinistra.
La sentenza sarebbe giunta immediata ed impietosa, come un fulmine sulle certezze di quell'uomo. Prima tra tutte, infatti, v'era la certezza del ferro che stringeva con tanta passione. Quasi un fido scudiero, stretto al fianco: un profuso coraggio che il Priore avrebbe provato a scacciargli con la prima mossa.
Poi, sarebbe stata la volta del suo orgoglio. Prese a fissarlo intensamente negli occhi, mentre le sue pupille giallo oro luccicarono all'arsura del deserto, rassomigliandosi al pari di soli infuocati. Il suo sguardo vorace avrebbe svuotato la potenza fisica del suo avversario, sottraendogli finanche le certezze su cui avrebbe fatto agio per rispondergli a dovere.
La sentenza peggiore, infatti, sarebbe arrivata immediatamente dopo. Caino levò la mano sinistra e la portò a mezza altezza tra se e l'altro, per poi abbatterla con un movimento orizzontale in direzione della sua guancia.
Un unico e sonoro schiaffo, in direzione di quel ragazzino armato solo di buone intenzioni.
Uno schiaffo becero, come la sculacciata di un padre sul sedere del figlio.
Un'onta al suo onore, che avrebbe messo in chiaro le differenze tra i due.
« Va via, verme » concluse poi, severo.



CITAZIONE
Stato Fisico: Illeso
Stato Mentale: Illeso
Energia Residua: 100% - 4% - 8% = 88%
CS attuali: 7 + 2 (passiva talento fattucchiere III livello) = 9

Passive
Lo Strumento, il Corpo di Caino; Caino non sviene sotto il 10% di energie [passiva razziale umana]; Caino non ha bisogno di mangiare o bere [passiva personale 4/10]; Caino è immortale e può morire solo ove gli vengano strappati gli occhi [Pergamena Immortalità, Ultima da Negromante]; Caino può vedere al buio o in condizioni non magiche di oscurità [Passiva personale 10/10]; Caino può percepire le presenze fisiche intorno a se [Amuleto dell'Auspex]
Lo Scopo, l'Anima di Caino; chiunque sia vicino a Caino inizia a sentirsi stanco gradualmente, stanchezza che aumenta più perdura la vicinanza [passiva personale 1/10]; chiunque tocchi o venga toccato da Caino subisce un malus di 1 CS fino a fine turno [passiva personale 2/10]; quando Caino usa un'abilità del talento Fattucchiere l'avversario subisce una malia psionica sotto forma di sottomissione [passiva del talento fattucchiere di I livello]; tutte le abilità del talento Fattucchiere sottraggono 1 CS in più [passiva talento Fattucchiere II livello]; quando Caino usa un'abilità del talento guadagna 2 CS alla forza [passiva talento Fattucchiere di III livello].
La Conoscenza; Caino possiede una grande cultura in tema di Storia, Scienze e Letteratura. [personale passiva 5/10]
La Tempra; Caino rimpiazza le mutilazioni e le ferite col suo sangue, ripristinandone l'utilità, benché patisca comunque il dolore. [Pergamena Sostentamento Arcano, Ultima da Mago].
La Cura; Caino conosce i punti deboli di tutte le creature, potendo uccidere anche gli immortali [Pergamena "Conoscenza Anatomica", Ultima da Cacciatore].
La Voce del Sovrano (artefatto); quando indossa la maschera Caino risulta un semplice Corvo a chi gli parli; Caino riconosce le bugie quando indossa la maschera.

Attive

La Penitenza - Infine, l'ultima certezza di cui il peccatore verrà privato è l'arma stessa con cui egli ha combattuto il dio. Al figlio del Sovrano, infatti, basterà poggiare il palmo della mano su di essa, e spendere un Basso, perché il dio infligga all'oggetto l'ultima penitenza: ovvero la distruzione. L'arma ricadrà al suolo scomposta in piccoli frammenti e rendendosi inutilizzabile per il resto del confronto, se non ricostruita con mezzi adeguati. Il peccatore, quindi, privo di ogni certezza, sarà completamente nudo contro il volere del Sovrano e non potrà che accettarlo, giacché niente ostacolerà più la sua comprensione. [Pergamena Iniziale da Sciamano "Madre Natura", consumo Basso - cagiona un danno da equipaggiamento]

Lo Scopo - Fissando lo sguardo su chiunque, infatti, il Priore aveva la capacità di sottrarre gran parte dell'anima della vittima, in modo non più sommesso e "leggero". Gli bastava scegliere una vittima predestinata, infatti, per far scorrere un flusso invisibile che dagli occhi di questa si trascinava nei suoi, così come un corso d'acqua che scorre sul suo letto fino alla foce predestinata. Ed in questo modo egli poteva sottrarre energie fisiche o mentali pari a 1, 2 o 4 CS (2, 3 o 5 con la passiva), spendendo un consumo Basso, Medio o Alto. [Attiva talento Fattucchiere di II livello, usata a consumo Medio - natura psionica, danno di 3 CS (2 + passiva di II livello del talento)]

Riassunto e note

Azioni: • uso Madre natura con la mano destra, abbattendola sulla spada Odenis che impugni con la sinistra; • uso il II livello del Talento Fattucchiere per sottrarti 3 CS; • ti schiaffeggio (attacco fisico).

Ti ricordo che sono in corso di utilizzo le passive della maschera (che indosso) e le passive personali di Caino (particolarmente rilevanti nella circostanza). I riferimenti ai Triarchi sono giustificati dal fatto che Caino ha una grande cultura personale, quindi - benché non ti conosca direttamente - conosce la situazione politica di Taanach. La schiettezza dell'approccio del Priore è giustificata dal fatto che lui non sia un guerriero, appunto. Non comprende, né vuole l'onore della battaglia. Per lui tu sei solo una scocciatura da scacciare, niente di più. Buon post, per qualunque dubbio non esitare a chiedere. Ti chiedo perdono se ho postato di corsa, ma mi rendo conto di aver tempo per scrivere per bene solo nei fine settimana, quindi ho voluto farlo immediatamente. Tu prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno, ovviamente.
 
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view post Posted on 21/4/2014, 19:30
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C a t a r s i

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E r d k u n
« L'Abisso di Kanesh »



eco di una Voce lontana_____



Il rombo continuo del vortice di sabbia rieccheggiava per tutta la valle, scandendo incessantemente ogni attimo così come ogni loro parola, quasi desiderasse sottolinearne l’urgenza e l’inevitabilità.
Attorno alla valle sopra le loro testa giungevano ora gli echi della battaglia in corso mentre gli uomini di Taanach avevano infine lanciato il loro assalto alle prime postazioni sotto il controllo degli orrori vomitati dagli abissi del vortice: il clangore dell’acciaio si mescolava quindi alle urla di incitamento degli uomini che si opponevano ai gutturali richiami delle orde di demoni.
Una intensa folata di vento spazzò il centro del vortice allontanando quelle immagini di morte al pari di un eco che lentamente si spegneva fino a sparire.

Corvo o uomo che fosse Khæyman Ishtar percepiva chiaramente una opprimente sensazione di minaccia provenire dalla figura dell’uomo di fronte a se. Le sue lunghe vesti scure nascondevano persino al suo sguardo qualunque indizio sulla sua reale natura: nei suoi brevi soggiorni nella capitale dei quattro regni aveva più volte udito diverse voci su questi enigmatici membri del credo del Sovrano, oratori, politici in grado allo stesso tempo di professare i più mistici segreti dell’anima che di complottare i più oscuri colpi di stato. Troppo lontani dalla sua reale sfera d’influenza aveva da tempo accettato l'imperscrutabilità di questo ordine, ammonendosi semplicemente di impedirne quanto più possibile la diffusione all’interno delle città libere temendone l’influsso al pari di un cancro oscuro e terribile.
Il leggero fremito della rossa reliquia che portava alle proprie spalle sembrava suggerirgli come i suoi antichi timori fossero di certo non privi di fondamento.

Mentre cercava di carpire dalla sua figura qualche dettaglio, indizio o spiegazione che potesse chiarire in particolar modo il legame che sembrava accomunare il corvo alle creature che l’accompagnavano Khæyman sembrava anche domandarsi il motivo di quei gesti lenti, quasi ritualistici. Prima di muovere anche solo un passo nella sua direzione l’uomo del Sovrano si prese altro tempo per sistemare la propria maschera quasi essa fosse un simbolo a cui non poteva in alcun modo rinunciare. D’altra parte lui stesso si era ripromesso di non rivolgergli per primo alcuna parola, intenzionato innanzitutto a minacciarlo semplicemente con la propria presenza.

Come si aspettava fu la voce del Corvo la prima a rompere il silenzio eppure questa appariva calma, totalmente priva di alcuna emozione quali paura o timore. Al contrario, ad ogni passo che questi faceva verso di lui, Khæyman avvertiva sempre più il peso delle armi e della armatura che avrebbe dovuto proteggerlo e, per quanto cercasse di mantenere la calma, il suo viso tradiva inevitabilmente una tensione che solitamente non gli apparteneva.
La voce dell’uomo dei Quattro Regni era simile ad un sussurro in quella giorno già gravido di terribili suoni. Sembrava parlare per enigmi. Sembrava alludere senza però rivelare alcunché.
Investendosi quale portavoce diretto della volontà del sovrano cercò, quasi fosse preso più ad impartire una tediosa lezione che a combattere per qualcosa in cui credeva, ad invitarlo ad andarsene sfruttando l’espressione Uomo di Taanach come se questo potesse realmente rappresentare un oltraggio alla sua figura.

Quando un nuovo alito di vento agitò i lunghi capelli corvini Khæyman, rimasto fino a quel momento silente, sembrò destarsi da quella velenosa malia, volgendo nuovamente i propri occhi verso la maschera inespressiva del corvo sostenendone con fierezza lo sguardo mentre sentiva una nuova ira avvampare nel proprio spirito. Sebbene la spada che lo aveva supportato fino a quel momento, concedendogli la possibilità di avvicinarsi senza essere percepito in alcun modo, dovette inevitabilmente arrendersi al tocco di quell’uomo misterioso quando questi cerco di domarne anche l’orgoglio questo reagì a sua volta, ribellandosi violentemente a qualunque tentativo di sottomissione, pronto a trascinare con sé l’avventato Corvo verso abissi dell’animo che mai avrebbe creduto possibile.
Abbandonando la lama resa ormai inutilizzabile Khæyman impugnò ora la lancia con entrambe le mani spostando rapidamente il peso del proprio corpo verso la propria destra andando ad incrociare quello che voleva essere uno schiaffo da parte dell’avversario con il robusto fusto della lancia mentre una leggera smorfia ne increspava il viso, forse rabbia per il comportamento del corvo o solamente lo sforzo di fronte ad una forza inaspettata.

« Siete stato uno stolto, Corvo. Non sapete nulla di queste terre o degli uomini che l’abitano. »



Respinta la prima minaccia Khæyman fece ora pressione verso l’esterno cercando di sbilanciare l’avversario mentre si creava una apertura per la propria controffensiva: quando, pochi istanti prima il Corvo aveva cercato di strappargli, assieme alla spada, anche ogni traccia d’orgoglio aveva inevitabilmente scoperto a sua volta la propria mente tanto che ora, sfruttando l’eco di quel primo, grezzo tentativo, sarebbe stato proprio lui ad essere forzato verso quello spirito che prima, ingenuamente, aveva tentato di sovvertire.

Cercando di sfruttare un eventuale momento di distrazione del proprio avversario con un movimento rapido della mano sinistra sfruttò l’estremità posteriore dell’arma per tentare di colpire il fianco sinistro del corvo in modo da spezzargli il fiato assieme a qualche costola e interrompere infine il suo velenoso fiume di parole.

Costretto a sua volta a discendere gli stessi abissi mentali che avrebbero afflitto l’uomo del Nord cercò di sfruttare uno degli ultimi momenti di lucidità per effettuare un successivo fendente con la lama situata all’apice dell’asta dall’alto verso il basso atto a squarciare le carni nello spazio tra la spalla e il collo. Nei brevi istanti del suo furioso assalto verso quella figura tanto minacciosa quanto sconosciuta l’artefatto cremisi alle sue spalle sembrava ora chiamarlo a gran voce quasi percepisse anch’esso come le barriere che lo separavano dal proprio reale possessore fossero state momentaneamente abbassate.

« Non siete altro che una eco di una voce tanto straniera quanto lontana.
Debole e corrotta al pari del seguito che vi accompagna.
»







Khæyman Ishtar °}

± Capacità Straordinarie » 11
4 CS in Percezione, 2 CS in velocità, 4 CS in Forza e 1 CS in Intelligenza.
± Energia » 91%
± Status Fisico » Ottimale. [Indenne]
± Status Mentale » Scosso. [Danno Alto]
± Equipaggiamento »
o Spada del Fulmine
o Ba Xian
o Lancia da combattimento Impugnata a due mani
o Odenis distrutta

± Abilità Passive » Heji tal - Nucleo dell'anima
Khæyman, oltre a possedere un corpo estremamente resistente ai danni (armatura naturale e "Sostentamento arcano"), può combattere efficacemente anche senza impugnare alcuna arma (arti superiori, 2 armi naturali), possiede un ottimo controllo delle proprie energie spirituali (Passiva razziale umano) tanto da sfruttare la magia attorno a se per rafforzare il proprio fisico ("Discendenza Arcana") o potenziare le sue capacità visive (Passiva, visione migliorata). Al pari del corpo la sua mente è ugualmente resistente (Passiva, resistenza due Mortali Psionici) e protetta ("Mente Impenetrabile"). Oltre che ad una moderata forma di levitazione ("Sostegno") è in grado di usare le proprie capacità anche tramite le evocazioni ("Controllo Esteso")
Gli è anche possibile percepire sia le tecniche arcane che eventuali presenze esterne a cui può rispondere istantaneamente o sfruttando arti magiche o attaccando dalla distanza con delle saette in grado di creare danni al pari di una lancia (Dominio Arcanista e Bracciali dell'auspex).

± Abilità Attive »
Inton Viz - Stile Oscuro (Difensiva. Consumo Medio. Natura Psionica)
La stessa energia che viene utilizzata per proiettare la propria coscienza nella mente di un avversario può anche essere utilizzata per fortificare le proprie difese psichiche riuscendo in questo modo a vanificare qualsiasi illusione, ammaliamento o maledizione in maniera talmente rapida in modo da riuscire a contrastare qualsiasi danno.
Pergamena Autocontrollo - Mentalista


Inton Viz - Stile Oscuro (Offensiva. Autodanno alla mente Alto. Natura Psionica)
Il lato più terribile di questo stile è però la sua capacità di allentare fino al limite le barriere che proteggono la parte più intima della psiche di Khæyman nella quale dimora il nucleo della essenza di Shivian stesso. In questo angolo nascosto l'anima del mezzo demone si è ormai elevata ad uno stadio letteralmente prossimo a quello divino abbracciando completamente l'essenza stessa dell'infinito. Abbassando le proprie difese Khæyman è in grado di catturare completamente anche solo per un istante la mente del proprio avversario trascinandolo assieme a se attraverso queste barriere. Nessuna mente mortale, per quanto allenata o forte possa diventare, sarà però mai realmente in grado di comprendere e accettare la visione stessa dell'infinito; il concetto stesso di assoluto ci è talmente alieno che la sua visione non può che minarne inevitabilmente la mente portandolo rapidamente alla perdita della lucidità. Per quanto tale visione possa durare anche solo pochi istanti questi sono sufficienti per provocare danni anche molto gravi provocando una generale sensazione di inadeguatezza, apatia e totale crollo dei precedenti valori morali. Tale procedimento alienante però non è sicuro nemmeno per Khæyman che, anch'egli privo di alcuna difesa, dovrà scorgere anche lui lo stesso abisso d'infinito con il quale tormenta l'avversario. La continua visione della sua inutile mortalità di fronte alle potenzialità che erano racchiuse in Shivian è ogni volta un duro shock per la sua mente che risentirà di un danno non dissimile da quello che affliggerà il proprio avversario. Questo è anche il motivo per cui una simile spaventosa tecnica viene utilizzata solo raramente in quanto oltre al danno Khæyman sembra soffrire sempre particolarmente nel confronto con l'entità che era un tempo.
Abilità personale



± Note » Purtroppo il periodo di "festa" assieme alla visita dei miei parenti mi ha sottratto molto più tempo di quanto mi aspettassi.
Passando alla parte tecnica del post resisto in parte alla tua prima passiva di indebolimento con una difesa passiva per quanto ne vengo inizialmente influenzato normalmente e riesco a liberarmene solamente dopo qualche secondo.
Allo stesso modo è ormai troppo tardi quando mi accorgo della tecnica di distruzione dell'arma che subisco perdendone gli effetti passivi mentre invece mi difendo normalmente con una pari difesa dalla Media del dominio "Fattucchiere".
Infine, sfruttando le CS aumentate dall'utilizzo della tua tecnica offensiva magica contrappongo la lancia allo schiaffo per poi passare immediatamente alla offensiva. Utilizzo due attacchi fisici intervallati dalla attiva della mia abilità personale (potenza Alta) che, per un istante, dovrebbe catturare la tua coscienza per consentirmi un più facile bersaglio nel secondo assalto.
Considerando che immagino domani riprenderai anche tu la settimana lavorativa sentiti libero ovviamente di prenderti il tempo che ti serve.
Per qualsiasi domanda o spiegazione aggiuntiva sai come contattarmi.
 
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view post Posted on 23/4/2014, 13:27
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Stolto.

La bocca dell'uomo curvò nel momento stesso in cui osò oltraggiarlo.
Nel profondo del meridione, ove il Priore aveva premura di sfuggire, ma dove gli eventi l'avevano costretto a discendere per evitare che il peggio volgesse verso uno scenario ancor più pericoloso. Immedesimarsi nel nulla oscuro, viscoso e denso della cloaca che gli indigeni si ostinavano a chiamare terra, era quanto di più difficile Caino avesse immaginato. Doveva mischiarsi in quel caldo afoso, sentir l'arsura della pelle scivolargli fin dentro le ossa ed ostinarsi a respirare aria afosa, troppo afosa per uno come lui, cresciuto nelle paludi di Acque Perdute.
Ed ora sentiva lo scintillio di un guerriero adorno di coraggio, che gli rimbrottava contro la vivacità delle proprie emozioni. Coraggio, smacchiato e pallido, che si rifrangeva contro la brutalità del suo progetto, dipingendolo come l'invasore.
Eppure, sembrava non voler vedere il suo punto di vista.
Come poteva chiamare invasore, lui che mirava a portare ordine nel caos?
Come poteva definirsi stolto, lui che votava se stesso alla causa e sacrificava i propri agi per portar legge nel magma confuso di idiozia e pretesti che quella terra era diventata?
Avrebbero dovuto ringraziarlo, da par suo. Non certo definirlo in quel modo.

« Siete stato uno stolto, Corvo » disse l'uomo, abbozzando quello che gli parve un sorrisetto di circostanza.
« non sapete nulla di queste terre o degli uomini che l’abitano. »

Non sai niente.

Ribadì l'offesa, invero ancor più sferzante - per uno come lui - di quella precedente.
Caino sapeva eccome. Il suo stesso volgersi in quell'anfratto di mondo dimenticato dal Sovrano era da considerarsi un dono a quella gente. Al pari di un martirio, avrebbero dovuto santificare il sacrificio che faceva del suo corpo, della sua pazienza e della sua tolleranza a quei cumuli di astratta follia. Lo rifuggivano, probabilmente, perché ignari del comando che avrebbe imposto loro; un ordine primordiale fatto di silenzio ed obbedienza, che li avrebbe strappati all'insano proposito di costruire un potere, una civiltà ed uno Stato senza avere le capacità per farlo. Senza alcuna istruzione su come amministrare una popolazione, un credo ed un proposito. Senza alcuna garanzia che l'ordine costituitosi avrebbe potuto contenere entro le proprie mura l'inverecondo pericolo della rivoluzione. Il proposito di rivolta non sarebbe stato assiduamente strozzato, mancando delle capacità opportune che solo un padrone può garantire: tutto sarebbe tracimato, quindi, dalle punte dei monti e dalle rive del mare, giungendo fino ai pinnacoli delle città dei Quattro Regni. E sarebbero morti, sepolti e condannati molto prima di accorgersi che una guerra civile, un'ideale di libertà non si può sedare soltanto con la passione, con belle parole e col coraggio stretto in una lucente armatura.
Ci vuole capacità. Ci vuole scienza e conoscenza per illustrare alle masse i propositi che ritengono giusti e, al tempo stesso, spingerle a comprendere l'esatto contrario di quei propositi, abituando a far accettare loro ciò di cui hanno bisogno, non ciò che vogliono.
Cosa poteva saperne un guerriero dagli occhi luccicanti ed il sorrisetto laconico? Cosa poteva comprendere delle verità che si celano dietro la politica, il bisogno del proprio popolo ed il male che si anela nella necessità insite al potere? Era impossibile, anziché inverosimile, che quell'essere si prendesse il lusso di istruire il Priore sulle necessità di una terra allo sbando, anziché comprendere la benedizione che si celava dietro quella sua discesa.
Avrebbe dovuto ringraziarlo, anziché sputargli contro sentenze imparate sui banchi di scuola.
Avrebbe dovuto portargli rispetto.

« Non siete altro che una eco di una voce tanto straniera quanto lontana. »
« Debole e corrotta al pari del seguito che vi accompagna. »

Parlava, ancora.
E mentre gli rispondeva a tono, bloccava il suo palmo, impedendogli di percuoterlo come avrebbe meritato. Il Priore sgranò gli occhi a quell'ennesima offesa, come se non potesse credere realmente che qualcuno si stesse opponendo a quella giusta punizione. Invero, montava d'ira come un padre a cui il figlio rifugge i ceffoni e replica ai rimbrotti; un educatore violato nel proprio ruolo, cui si pone l'ostacolo di una mente troppo infantile per comprendere quanto quelle azioni costituiscano la giusta replica alla propria animosità. Troppo stupido per arrivare a comprendere di essere nel torto e di impedire all'educatore di fare il proprio dovere.
Invero, non si arrestò alle parole. Dopo averne fermato lo schiaffo, il guerriero volteggiò la lama in sua direzione. Ed era rapido, veloce.
Gli occhi di Caino a stento riuscirono a percepire i colpi muoversi ed adagiarsi al vento. Al pari delle sue parole, infatti, l'uomo smuoveva l'arma con estrema rapidità, dimostrando l'indole barbara e guerriera che lo smuoveva, ottusa e stupida come il sedere di una scimmia, ma veloce e forte come il braccio di un orango.
Questo era l'uomo che aveva dinanzi, dunque? Era l'ultimo baluardo che Taanach aveva mandato a resistergli, onde prevenire quella necessità di ordine e legge che lui costitutiva e della quale era comunque destinato a rappresentare la più verosimile incarnazione? Armato dei propri muscoli, l'essere quantomeno comprese che le sue parole valevano poco meno di niente dinanzi all'intelligenza di Caino e che, quindi, l'unica verità su cui poteva contare era quella imposta con la forza. E non con la ragione.
Eppure, il Priore rimase angosciato dall'azione. Era disarmante vedere qualcuno farsi agio di capacità militare, bensì di votarla ad un ideale totalmente incomprensibile, celato alla ragione ed ottuso come l'ipocrisia delle vecchie che siedono nella Cattedrale di primo mattino. Distolto dall'unica realtà plausibile, soltanto perché lo stendardo portava un nuove diverso ed a quel nome non riusciva a dare un senso distinto da quello che gli avevano insegnato. Un ideale che non può omaggiarsi di senso critico, bensì soltanto affidarsi ad uno indotto da altri.
Amorfo ed assuefatto, come un dogma cui non si ha la forza di ribellarsi.

« Come osi...! »
Caino rimbrottò a mezza bocca, mentre la verga si levava a poca distanza da lui.
Però, lui aveva il senso di giustizia e verità. L'unica verità, ovvero quella dettata dal Sovrano e dai suoi dogmi. Dominare e legiferare, per prevenire che il popolo si faccia del male.
E questo scopo si sarebbe legato a doppio filo con la sua missione, nonché con l'incontro con quel balordo. Per questo non poteva sfiorarlo: non poteva percuotere qualcuno che, come lui, si poteva vantare del senso più alto della ragione. Della verità strozzata nel sangue, ma partorita come unica possibile.
« Non ti permettere » disse, irato « ...non ti permettere, ho detto! » e mentre parlava apriva le mani al cielo, invocando il potere del suo dio. Un potere che soffiava intorno a se, spirando come una girandola di correnti. Un vento ininterrotto che deviava i colpi ed impediva che questi tangessero realmente le sue carni.
Poi, mentre si crucciava della sfrontatezza dell'uomo, questo lo trascinava in una invettiva più malsana. Non contento di averlo oltraggiato, infatti, sentì i suoi occhi posarsi di lui e, in qualche modo, trascinarlo in un viaggio della mente che prese le forme di una spirale di emozioni improvvisa. Come in un tonfo sordo, l'eco della paura gli fece capolino all'improvviso. E fu come in un lampo, come un'idea improvvisa: vide il gorgo dinanzi a loro - Kanesh - assorbirne la coscienza. La verità era, infatti, che il suo corpo si adagiava straniero in un'immensa terra arida, ostile. La verità era che giocava con forze troppo più potenti di lui per conoscerle approfonditamente, e che più di una volta si era trovato a chiedersi chi fosse al servizio di chi. Se i demoni fossero sotto il suo comando o - più propriamente - se fosse lui a rispondere, anzi asservire, il compito dei demoni. E, per quanto ciò non cambiasse l'utilità del suo piano, si palesava come un tuono l'ipotesi che il suo corpo sarebbe stato abbandonato ad un abisso come quello di Kanesh, una volta finito tutto quanto. D'altronde lui non sapeva niente di questa potenza oscura, né conosceva i luoghi da cui le creature giungevano. Ed avrebbe ben potuto venir sacrificato a Kanesh, al gorgo, una volta che tutto fosse giunto al termine; non appena tutto il Sud fosse stato distrutto, la minaccia nanica debellata e le città libere conquistate. Poteva abbandonarsi come una massa comune, come un uomo qualunque tra uomini qualunque.
Adagiato alla massa e conformato ad un mero cadavere nudo, spogliato del proprio onore, lasciato a farsi divorare le carni dalla sabbia ardente della voragine che ancora faceva scavare.
E quell'uomo gli palesava un'altra verità, una premura che non aveva mai considerato. E come poteva sapere che ciò non fosse un'illusione del momento, ma la sua reale coscienza che - per un attimo - sfuggiva le maglie del suo spesso senso critico?

Ed ora che il cuore gli batteva nel petto più velocemente, turbato, lo odiava ancora di più.
Quando avvertì le sue armi posarsi appena, placarsi per un istante, colse l'attimo. Lascio che la maschera gli scivolasse lontano dal viso, di modo da poterlo fissare con i suoi occhi.
Lo fissò, dunque, irato, con occhi gialli astiosi. « Come ti permetti di mettere in dubbio il nostro dogma? »
Allargò le mani, camminando attorno a lui. Lasciò che l'uomo si frapponesse tra se ed il gorgo, assuefacendosi all'idea che Kanesh, alla fine, li avrebbe giudicati.
« Sei tu che non sai niente » ribatté, urlando « non conosci il nome del nostro scopo e non sai il pericolo che questa terra costituisce per il continente intero »
« E quel nome è Caino » disse ancora, fissandolo con odio « Priore di Basiledra, Reggente dei Quattro Regni e giudice di questa vostra immonda ribellione »
« ed il pretesto con cui ci resisti è inficiato dalla becera illusione di essere nel giusto! »

Lasciò che l'ultima parola anticipasse il proprio gesto « pagherai i tuoi errori! »
Il vento spirò copioso, improvviso. Le correnti che lo circondarono, si mossero ancor più velocemente ed una di esse sfuggì al circolo ciclico per lanciarsi in direzione orizzontale. Si aizzò come comandata dal fato, portandosi contro il corpo dell'uomo. Corrente forte e potente, al punto da sospingere qualunque essere come lui e trascinarlo lontano, giù nel gorgo. In quello stesso gorgo che aveva visto assorbirlo, consumarlo e confonderlo con le genti che lui - Caino - voleva giudicare. Quello stesso gorgo divenuto ora paura e simbolo di un disegno che quell'uomo aveva messo in dubbio.
L'avrebbe dunque conosciuto personalmente, il suo destino, abbracciato all'infido essere che osava giudicarlo ed insultarlo.

erdkun3

« Inchinati all'ultimo Signore che vedrai » disse ancora, mentre sperava di fissarlo scivolare lontano, nelle profondità del gorgo.
E dove l'avrebbe seguito, per farsi giudicare ed ergersi a padrone della morte. Oltre la morte.



CITAZIONE
Stato Fisico: Illeso
Stato Mentale: Confuso (danno Alto)
Energia Residua: 88% - 8% - 16% = 64%
CS attuali: 7

Passive
Lo Strumento, il Corpo di Caino; Caino non sviene sotto il 10% di energie [passiva razziale umana]; Caino non ha bisogno di mangiare o bere [passiva personale 4/10]; Caino è immortale e può morire solo ove gli vengano strappati gli occhi [Pergamena Immortalità, Ultima da Negromante]; Caino può vedere al buio o in condizioni non magiche di oscurità [Passiva personale 10/10]; Caino può percepire le presenze fisiche intorno a se [Amuleto dell'Auspex]
Lo Scopo, l'Anima di Caino; chiunque sia vicino a Caino inizia a sentirsi stanco gradualmente, stanchezza che aumenta più perdura la vicinanza [passiva personale 1/10]; chiunque tocchi o venga toccato da Caino subisce un malus di 1 CS fino a fine turno [passiva personale 2/10]; quando Caino usa un'abilità del talento Fattucchiere l'avversario subisce una malia psionica sotto forma di sottomissione [passiva del talento fattucchiere di I livello]; tutte le abilità del talento Fattucchiere sottraggono 1 CS in più [passiva talento Fattucchiere II livello]; quando Caino usa un'abilità del talento guadagna 2 CS alla forza [passiva talento Fattucchiere di III livello].
La Conoscenza; Caino possiede una grande cultura in tema di Storia, Scienze e Letteratura. [personale passiva 5/10]
La Tempra; Caino rimpiazza le mutilazioni e le ferite col suo sangue, ripristinandone l'utilità, benché patisca comunque il dolore. [Pergamena Sostentamento Arcano, Ultima da Mago].
La Cura; Caino conosce i punti deboli di tutte le creature, potendo uccidere anche gli immortali [Pergamena "Conoscenza Anatomica", Ultima da Cacciatore].
La Voce del Sovrano (artefatto); quando indossa la maschera Caino risulta un semplice Corvo a chi gli parli; Caino riconosce le bugie quando indossa la maschera.

Attive

La Volontà - Ma laddove la cecità dell'ignoranza ancora impedisca alla volontà del tuo avversario di stemperarsi ed accettarti, il respiro del Sovrano non ti lascerà solo: invero, qualora il tuo nemico sia abbastanza potente da raggiungerti, un nuovo gesto delle mani ed un rinnovato dispendio di energie di entità Media permetterà al vento di avvolgerti totalmente, creando una corrente circolare intorno alla tua figura. Questa ostacolerà ogni offensiva fisica che non si estrinsechi in abilità particolari, per due turni complessivi. [Pergamena Iniziale da Sciamano "Scudo d'aria", consumo Medio - difesa dagli attacchi fisici per due turni]

Lo Volontà - Qualora, inoltre, la volontà del tuo nemico non si arrenda nemmeno a questa evidente manifestazione di benedizione con la quale il Sovrano ti proteggerà, ti basterà compiere un terzo e più veemente gesto con le mani, oltre che spendere un consumo energetico pari ad Alto, perché all'impunito sia inflitta l'ultima pesante condanna: la corrente crescerà di potenza in un istante, ingenerandosi in un vorticoso sferzare tanto violento da spostare di peso qualunque creatura di stazza umanoide. La vittima verrà sollevata per un breve tratto, giungendo per pochi istanti più vicino al Sovrano e ricadendo, successivamente, di peso verso il terreno, subendo un danno di entità pari al consumo quale pena per la sua collera. [Pergamena Iniziale da Sciamano "Vento violento", consumo Alto - spinta di potenza Alta]

Riassunto e note

Azioni: • mi difendo dai fisici invocando una barriera con la media; • incasso l'alto psionico sotto forma di "turbamento"; • rispondo con vento violento, di potenza alta, cercando di lanciarti nel gorgo "Kanesh".

Mi piace l'idea di spostare l'azione dentro il gorgo, così da dare un pò di colore al combattimento. Ti faccio presente che vento violento è un attacco normale di potenza alta, cagionando danni "alla caduta", tramite impatto al terreno (lo specifico perché non è una tecnica utilizzata molto spesso). Naturalmente gli insulti sono puramente gdr, motivati dalla psicologia di Caino. Detto questo, resto a disposizione per dubbi o domande.
 
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view post Posted on 27/4/2014, 22:35
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C a t a r s i

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E r d k u n
« L'Abisso di Kanesh »



l'abbraccio del Vortice_____



Allontanare nuovamente i fantasmi che abitavano la sua mente fu come destarsi da un incubo. Di quelli orrendi, agghiaccianti. Di quelli che ti si stringevano al collo e che lasciavano la presa solo quando ormai eri sicuro di non farcela. Una sensazione fredda, maligna, a tratti atroce.
Quando Khæyman, di schianto, riaprì nuovamente gli occhi la realtà gli appariva ancora ugualmente opprimente tanto che ora dubitava perfino delle stesse motivazioni che lo avevano spinto a scendere in campo di persona.
Anche solamente muoversi ora gli costava un gravoso premio in fatica ed impegno, al pari di quando un gesto naturale diventa improvvisamente una impresa d’eroiche proporzioni.

Pensieri, tanti e forse anche troppi. Pensieri persi in un miscuglio di situazioni strane, benché frettolose. Pensieri spazzati via dalla vista del vortice che si apriva come una ferita nella terra dell’Akeran minacciando di far sprofondare ogni cosa che aveva amato in un abisso d’eterna oscurità. Aveva avuto una visione dei mondi dell’incubo nelle pianure ove la morte regnava sovrana e allo stesso tempo aveva potuto osservare il lato più luminoso di Theras, viaggiando liberamente per i Quattro Regni e attraverso le selvagge montagne dell’estremo Nord.
Al confronto con simili meraviglie della natura e dell’ingegno dei popoli che l’abitavano le terre che circondavano Taanach non erano altro che distese brulle, un insieme di deserti mortali e lande battute da un sole impietoso; la città stessa si ergeva sulle rovine di un regno antico le cui tracce ancora oggi si potevano facilmente ritrovare in ogni maggiore via commerciale o nei più imponenti palazzi. Per quanto fosse un insieme disarmonico e grezzo vi erano però luci di ogni colore, spettro e intensità che si mischiavano agli odori, ai suoni in un malinconico quanto unico canto capace di rasserenare il cuore e commuoverlo al tempo stesso.


Non ti permettere. Sei tu che non sai nulla. Si erano scontrati entrambi con i dubbi e le paure che albergavano nel proprio animo ma ciascuno aveva accettato diversamente tali rivelazioni in grado di scuotere anche il più convinto degli uomini.
Priore di Basiledra, Reggente dei Quattro Regni. Non erano altro che parole, titoli vuoti privi di alcun valore sia per quelle terre che per gli uomini che le abitavano. Nessun uomo avrebbe mai trovato in simili nomi una definizione del proprio essere o dei propri ideali né sarebbero stati per lui aiuto in quello scontrò imminente.
Caino. Cieco e incapace di accettare i propri timori fino a trarne forza ed esperienza sembrava essersi lasciato pervadere improvvisamente da un sentimento allo stesso tempo oscuro e caotico. Questo loro stato non era semplicemente un fiamma impazzita, non si trattava di una lingua di fuoco che risaliva imprecisa su di una parete arsa: era, al contrario, la fredda consapevolezza di chi si guardava allo specchio e non vi si riconosceva; era la terribile sensazione che anticipava un cambiamento radicale; era la paura di non poter più tornare indietro. Khæyman si era ritrovato a confrontarsi con quel temibile specchio più di una volta imparando a conoscere la sua dedizione nel ridurre in cenere la vita di coloro che vi indugiavano senza reagire. D'altronde, non vi era guerra peggiore di quella che si combatte contro se stessi.

Al contrario di quanto il priore sembrava così desideroso di ricordargli Khæyman non sfuggiva affatto dalle proprie illusioni, catturando i frammenti che riusciva a scorgere nello specchio del proprio animo. Non comprendeva quanto gli sarebbe stato più facile scappare invece che scegliere di combattere, di battersi nel nome di qualcosa in cui credeva.
Dimenticare sarebbe stato più facile, non avrebbe più dovuto inseguire ricordi sparsi alla rinfusa, non avrebbe più dovuto soffrire limitandosi solamente ad abbandonarsi alla corrente, affogando nel non voler ricordare. Andare avanti su quella strada significava proseguire ignorando chi fosse o il motivo per il quale aveva scelto di esistere. Abbandonarsi alle illusioni senza combatterle significava scordare come ogni fibra del suo essere fosse pervasa da una forza ancestrale che tentava disperatamente di riemergere dall’oblio.

Avvolgendosi in quella sua rinnovata consapevolezza Khæyman affrontò contemporaneamente sia la condanna di Caino che le spire mortali da lui evocate: si lasciò avvolgere con la certezza che non potevano più arrecargli danno alcuno.
Per quanto comprendeva che sarebbe stato doloroso non era affatto intenzionato a consentire che il priore arrecasse danno a quanto serbava nel proprio cuore. Sia Taanach che l’Akeran stesso erano una realtà che non avrebbe scordato e per la quale avrebbe accettato di proseguire nel proprio cammino mortale accettandone sia le imperfezioni che le deviazioni come crescita naturale che non necessitava affatto del controllo di alcun giudice supremo.

Statuario in mezzo al centro del vortice simbolo di quella oscurità Khæyman aveva sopportato indenne anche il giudizio della voce del Sovrano assecondandone le correnti senza però lasciarsi in alcun modo da esse travolgere. Sospeso pochi passi sopra le spire mortali del vortice di Kanesh sembrava intenzionato a sfidare con la propria sola presenza ogni singola precedente affermazione del priore. Al contrario di quanto aveva questi affermato lui percepiva come in quel momento non necessitava di alcun artificioso titolo o proclamo.

« Agite come se mi conosceste ma allo stesso tempo rappresento per voi una incognita di cui non potete decifrare la natura. »



Le parole abbandonavano le sue labbra naturalmente come se non rappresentassero altro che l’elaborazione conclusiva di concetti ben più profondi, cariche di un significato ben più profondo di quanto poteva essere comunicato a voce: la sua stessa posa di sfida dopo essersi opposto a quello che voleva essere il suo giudizio finale rappresentava un insulto sufficiente.
Il vortice di Kanesh, emblema, per quanto selvaggio, di quella terra che cercava di difendere sembrava ora assecondare la volontà dell’uomo di Taanach soffocando nelle sue spire non solamente le creature d’ombra ma anche andando a lambire i punti prima considerati sicuri.
In sintonia con quanto aveva accettato di essere Khæyman percepiva, per quanto non ne comprendesse appieno il significato, dentro di sé le vibrazioni del vortice come se lui stesso fosse tamburo e le frasi composte di parole vibranti erano le mani che battevano,le onde sonore che si generavano dal suo animo venivano di volta in volta percepite in un punto diverso del corpo; si propagavano lungo le ossa trasmettendo poi ai muscoli,alla pelle e al corpo invisibile una forza ed una energia primordiale.
Tutto,così come vi era entrato, si espandeva quindi dal proprio corpo verso la sabbia millenaria del vortice. Il gorgo avrebbe prima divorato la terra sulla quale si ergeva per poi attrarre Caino a se, avvolgendolo in quel mortale abbraccio nel quale aveva prima cercato di spingere Khæyman stesso.

« Semplicemente, priore, questo luogo non rappresenta per me ciò che, invece, esso rappresenta per voi. »







Khæyman Ishtar °}

± Capacità Straordinarie » 11
4 CS in Percezione, 2 CS in velocità, 4 CS in Forza e 1 CS in Intelligenza.
± Energia » 73%
± Status Fisico » Ottimale. [Indenne]
± Status Mentale » Scosso. [Danno Alto]
± Equipaggiamento »
o Spada del Fulmine
o Ba Xian
o Lancia da combattimento Impugnata a due mani
o Odenis distrutta

± Abilità Passive » Heji tal - Nucleo dell'anima
Khæyman, oltre a possedere un corpo estremamente resistente ai danni (armatura naturale e "Sostentamento arcano"), può combattere efficacemente anche senza impugnare alcuna arma (arti superiori, 2 armi naturali), possiede un ottimo controllo delle proprie energie spirituali (Passiva razziale umano) tanto da sfruttare la magia attorno a se per rafforzare il proprio fisico ("Discendenza Arcana") o potenziare le sue capacità visive (Passiva, visione migliorata). Al pari del corpo la sua mente è ugualmente resistente (Passiva, resistenza due Mortali Psionici) e protetta ("Mente Impenetrabile"). Oltre che ad una moderata forma di levitazione ("Sostegno") è in grado di usare le proprie capacità anche tramite le evocazioni ("Controllo Esteso")
Gli è anche possibile percepire sia le tecniche arcane che eventuali presenze esterne a cui può rispondere istantaneamente o sfruttando arti magiche o attaccando dalla distanza con delle saette in grado di creare danni al pari di una lancia (Dominio Arcanista e Bracciali dell'auspex).

± Abilità Attive »
Soresu – La Forma della resistenza (Difensiva. Consumo Alto. Natura Psionica)
Coloro che studiano questo stile utilizzano le sue tecniche difensive per logorare gli avversari aggressivi, difendendosi da lunghe offensive con minimi contrattacchi. Essi aspettano finché l'avversario consuma gran parte delle sue forze, quindi impiegano degli attacchi alternativi, più aggressivi. Coloro si specializzano nello studio di questo stile riescono con il movimento della propria spada o anche solo con la loro volontà a manipolare la propria energia spirituale fino a rendere il proprio stesso corpo una barriera inviolabile.
Pergamena Fondersi con le ombre - Ladro


Tecnica bonus Gratuita (Offensiva. Potenza Media. Natura Magica)
Khæyman, situato al centro del vortice, ne prende momentaneamente il controllo rivoltandone il potere contro il priore.
Aumentando l'intensità del gorgo cerca di disgregare rapidamente la terra solida sotto i suoi piedi in modo da catturarlo nel terreno e trascinarlo verso di se.



± Note » Utilizzo una pari tecnica difensiva per contrastare i danni della corrente improvvisa pur accettando di lasciarmi spostare da essa sfruttando comunque la mia passiva di "levitazione" per non precipitare nel gorgo. A questo punto sfrutto il gettone per rivoltare la tua stessa strategia contro di te.
Ho optato per questa soluzione in quanto apprezzavo molto la tua idea di spostare il combattimento all'interno del vortice stesso, confidando inoltre che non avrai problemi a gestire a tua volta questo inusuale terreno di scontro.
Per ultimo volevo aggiungere che, considerando i tuoi impegni imminenti, volevo fare richiesta di non considerare eventuali penalità in sportività in modo da agevolarti il compito.

Come sempre per qualsiasi domanda sai dove trovarmi/contattarmi.
 
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view post Posted on 1/5/2014, 23:14
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Ingoiava polvere.
Il terriccio, mischiato a bava e sudore, arrivava alla bocca come un'unica poltiglia densa. Andava già come un grumo nauseabondo, mattone di inedia che si spingeva sin nello stomaco e pesava al pari di un peccato. Ovunque sentiva la terra stridere contro le sue vesti, scomporsi ed incastrarsi dentro le scarpe, sotto la tunica, sotto le unghie e lungo tutto il corpo.
Invero, non aveva quasi fatto in tempo a rendersene conto. Ignaro di quanto e come l'uomo che stava affrontando potesse essersi destreggiato di un potere tanto grande, la terra aveva cominciato a mancargli ancor prima che il Priore potesse avvedersene. Vide la linea d'orizzonte scomparire dentro un grumo di terra, ed i piedi venir divorati in un gorgo stretto, pressante, che lo risucchiava letteralmente, quasi fosse pronto ad ingoiarlo.
Prese tempo, arginando con le mani la viscosità della sabbia sulla sua pelle; tentò di trascinare il piede sinistro lontano dalla fossa nella quale era caduto, mentre col destro faceva pressione sulla terra, come a voler scavalcare un ipotetico gradino. Nel mentre, afferrò la terra ancora solida che si poneva ormai alle sue spalle. Tentò di aggrapparsi ad un ramo, o una qualunque cosa che avrebbe impedito quella grottesca scomparsa di scena. Il cuore gli salì in gola: al passo della sabbia che lo divorava, infatti, galoppava - crescente - il suo sconforto, la pena per quell'invereconda amenità e la frustrazione per la sua accortezza poco razionale. E si trascinava oltre l'orgoglio, affannandosi di non venir deglutito da una potenza che aveva voluto controllare, ma che adesso gli si ritorceva contro. Che veniva su come aveva fatto sin dall'inizio: a bocca aperta. Tentando di divorare lui stesso, però, questa volta.

Si era distratto, troppo. Aveva lasciato al suo avversario modo e luogo di ignorare ogni profonda afflizione con cui lui aveva tentato di vessarlo; forse, troppo impacciato in quel confronto faccia a faccia, aveva tentato di parlare con un uomo abituato a lasciare troppo spesso alla spada ogni onore e ragione. Aveva peccato d'ingenuità, variopinta di eccessiva sfrontatezza, nel suo voler interdire all'avversario ogni tentativo di mettergli i bastoni tra le ruote.
Invero, avrebbe dovuto agire subito: colpirlo, annientarlo fintanto che non si fosse avveduto della sua presenza. Tradirlo ed umiliarlo nel mentre che non gli fosse stato possibile ignorare l'afflizione delle proprie azioni.
Era stato debole, invece. Aveva voluto ottenere un suo ravvedimento diretto; leale, contro barbari rudi che di ragione e pensiero non conoscono nemmeno il significato.
Ora, infatti, pagava lo scotto. Ed ogni centimetro di sabbia che lo inghiottiva, bruciava forte l'arsura del calore del deserto. Ancor più forte, però, bruciava la vergogna per uno scherno quasi infantile, un becero trucco circense che aveva dissolto ogni autorità delle sue minacce.
Severe, ferme: ma pur sempre minacce. L'altro, invece, si riempiva la bocca di tenue frasette da scolaretto, inadatte ad avvedere finanche un poco acculturato paesanotto; d'altro canto, però, vessava l'aria di una potenza impensabile, giungendo finanche a controllare i margini del gorgo.
E scaraventandolo all'interno: annientarlo nell'orgoglio, trascinandolo verso di lui.

Invero, il corpo del Priore era stato divorato da Kanesh troppo in fretta. Lo sentiva scivolare, ammendarsi della propria fragilità e subire la pressante potenza della terra. Quella terra che lui procedeva a scavare e sfruttare, infatti, gli richiamava all'attenzione il vero significato del suo gesto. Furia e malignità, come solo la natura sa dimostrare. A prescindere dalle bandiere, a prescindere alle ragioni: chiunque cada nel gorgo, nobile o plebeo che sia, ne sarebbe stato consumato come un tenue spuntino da locanda. Mangiato, digerito e ruttato quanto più in fretta possibile.
Così dunque sprofondava Caino: con la sabbia che riempiva ogni sua amenità, che si incastrava tra le vesti, negli occhi e gli riempiva la bocca di marciume impastato. Con le ragioni che si strozzavano in gola come meri colpi di tosse che si perdevano nel fiato del vento. Rimetteva poco, vomitando la fanghiglia pastosa e chiudendo gli occhi a fessure sottili, indirizzato all'uomo pavido di morte che svolazzava a mezza altezza sul livello del gorgo.
Quasi volesse irriderlo.

« C A N E »
Divenne grezzo, villano. Inveì con un'offesa barbara alla volta del suo avversario, che attentava alla sua lealtà con troppa sfrontatezza. Aveva voluto umiliarlo, trascinarlo ed inginocchiarlo dinanzi a se, invece di inginocchiarsi e trascinarsi a sua volta oltre la grandezza di un progetto che era troppo stupido per non comprendere. L'ingiustizia di tale eventualità montava in Caino una rabbia ancor maggiore ed a stento riusciva a trattenerla: si divincolava come una serpe presa per il collo, stringendo le unghie sulla sabbia e ricavandone nient'altro che pugni stretti di sabbia bagnata.
Bagnata con la sua saliva; macchiata coi residui del suo corpo che si lacerava piano e si sfaldava per via dell'enorme pressione della terra. Sentì il petto stringersi ed il cuore che aumentava i battiti ritmicamente, con sempre maggior vigore.
Quando poté incrociarne lo sguardo, però, non si risparmiò ulteriori invettive.
« Ti ergi a giudice di ciò che non conosci » disse, alternando le parole con colpi sonori di tosse « ostacolando un progetto che non capisci »
« Non saremo noi a giudicarti, ma sei tu che ti annienterai, svilendo la grandezza che si erge nelle profondità di questo gorgo. »
I suoi occhi divennero giallo intenso, ricolmi di rabbia: « ma risparmieremo ogni ulteriore sforzo del tuo misero cervello. »
« Ti ucciderò » disse, infine.

Levandosi poco, tentò di porsi in posizione eretta. Troppo poco in equilibrio, però, il braccio sinistro sprofondò nella sabbia sul fianco e lui ricadde immediatamente dopo. Emise un fiato: un sonoro sbuffo di frustrazione, accompagnato da qualche bestemmia sussurrata a denti stretti, di modo che nessuno - nemmeno lui - potesse udirla. Inarcando lo sguardo verso il cielo, si sforzò di trovar vigore e volontà in qualche punto del creato che gli risultasse familiare o utile allo scopo. Invero, si portò oltre la rupe dal quale parlava fino a qualche momento prima, trovandovi - nello stesso punto - qualcuno che lo scrutava. Era il demone dal corpo scuro e gli occhi vuoti lo fissava, con un ghigno accennato sul muso che disegnava i contorni di un lieve sorriso.
Si divertiva.

Ascoltava con le proprie virtù più basse il rumore soave di due uomini che si davano battaglia.
Per quanto potessero essere alleati, compagni e fedeli servitori in guerra, per lui il Priore non era nient'altro che uno strumento: un mezzo. Un uomo, fedele alla propria razza e col sangue ricolmo di quel sapore di ingenuità che solo gli uomini - esseri inferiori - potevano avere ai suoi occhi. E Caino lo comprese, subendo quel sorriso a mezza bocca come una pugnalata nelle proprie più recondite certezze. I suoi alleati erano bestie fameliche, nient'altro che esseri senz'anima che divoravano i propri nemici a qualunque prezzo, contro qualunque ostacolo.
Si pervase di una sensazione di amarezza, trascendente nello sconforto. Sdoganò la propria tristezza, commutandola dalla rabbia profonda di poco prima: si sentì, per un attimo, perso e diviso tra la propria frustrazione, ed una sensazione di solitudine che prendeva le forme di quel gorgo senza scampo.
Avrebbe rinunciato anche a lui, se necessario. E non avrebbe fatto nulla per salvarlo.

« Aiutami » sussurrò Caino, sicuro che lo avrebbe compreso « dammi una mano, invece di ridere - maledizione. »
Si aspettò una reazione, ma il demone prese a fissarlo intensamente, indeciso se reagire o aspettare di vederlo implorar pietà ancora un poco. « Sai bene che ti conviene. »
affermò, virando su un tono più freddo ed un impulso più pratico delle sue parole « altrimenti manderà a monte ogni nostro piano! »
Se non lo avrebbe fatto per lui, infatti, l'avrebbe fatto per l'unica ragione valida: i loro comuni scopi.
« Se lascerai che mi uccida, sarà la fine per tutti voi »

A quelle parole, il demone scompose il proprio ghigno.
Lo rimarcò in un tono più amaro, fino a tramutarlo in una smorfia di circostanza. Sofferta e compassata; quasi avesse grossa difficoltà a sopportare la giustezza quelle ragioni.
« Spendi bene le tue ultime parole, uomo » gli sussurrò di risposta, parlando direttamente alle sue orecchie « ma sappi che, per me, sarebbe molto più utile lasciare che vi uccidiate a vicenda »
Parlò amaro, ma - quantomeno - chiaro. « Se morirete entrambi sarà solo meglio »

Lo so.
Pensò Caino, senza rispondere.
Il demone fece un cenno di assenso: evidentemente, tanto gli bastava per lavarsi quel poco di coscienza che possedeva.
Levò dunque una mano al cielo e, freddo, diede l'ordine - perentorio.

« الإخوة »
Fermatelo
erdkun4« قتله الآن »
Uccidetelo

Dal gorgo emersero quattro figure scure. Erano ombre nascoste sotto la coltre di sabbia, che più volte erano emerse per riprender fiato e potenza, al fine di proseguire lo scavo. Ora, però, voltavano i loro piccoli occhi rossi verso l'alto: dalla corazza scura, spessa, si levava un sottile fumo, come se la furia e l'arsura del deserto avesse reso le loro scaglie incandescenti. Erano simili a scorpioni, con un corpo ricoperto di corazza, grosse chele artigliate ed una lunga coda robusta, che terminava con un grosso pungiglione.
Non sapeva quale fosse il loro nome, né quali fossero le loro capacità. Non aveva avuto modo, voglia o tempo di definire razze e connotati di tutte le bestie di cui si era circondato, né - tantomeno - aveva voluto capire se vi fosse modo di classificarli. Li aveva semplicemente visti rispondere ai richiami del demone dal volto caprino, che li aveva comandati come schiavi.
E che ora comandava loro qualcos'altro. Qualunque cosa che contribuisse alla morte del guerriero.

Si aspettò di vederli saltare, spalancare le fauci o aprirsi come boccioli in fiore, per scaraventar contro il nemico qualunque amena capacità la natura avesse fatto loro dono.
Invece, fecero altro. All'unisono, tirarono indietro le code, quasi a prendere spazio per un lancio. Poi, uno dei quattro emise un rumore rapido, acuto. Quasi uno schiocco, prodotto dal toccarsi delle chele: un ruggito tenue, stilizzato nelle forme di un rigurgito di rabbia che avrebbero compreso loro. E solo loro.
Ma che a tanto bastò. Le quattro code a punta, infatti, si librarono nel cielo come braccia scure: gli aculei furono lanciati lontano e, dietro di essi, le code si rivelarono quattro grossi tentacoli artigliati. Questi si diressero verso le braccia e le gambe dell'uomo, volte nel tentativo di afferrarlo. E, una volta afferrato, di tirarlo giù: condurlo nel gorgo, insieme a lui.
Questo era quello che avrebbero fatto per lui. Non l'avrebbero aiutato, né salvato: gli avrebbero assicurato un compagno di morte.

Caino sorrise amaro. Se lo aspettava, ma - allo stesso tempo, non lo accettava del tutto.
Si disilluse di vederli profondersi in un aiuto più diretto: invece regalavano un'altra morte. Insieme alla sua.
Ingoiò un grumo di saliva e decise di tentare il tutto e per tutto. Rovistò rapidamente nella tunica ed afferrò uno dei bastoni d'incenso che si era portato dietro dalla cattedrale. Variopinti esempi di sacralità e canonicità del dogma, che - però - lui e solo lui sapeva assumessero un significato ben diverso. Gli diede uno sguardo e lo vide rosso: rosso come la sua ira, rosso come la sua volontà di riscatto. Rosso come la potenza che cercava e voleva, per quell'ultimo assalto che l'avrebbe scaraventato nel baratro. Ma che avrebbe fatto altrettanto col suo nemico.
Dunque, lo sfregò sul palmo della mano ed il bastone prese fuoco, diffondendo un fumo dal sapore acido. Pervadeva i polmoni ed irrobustì le sue membra immediatamente dopo; Caino accolse quel potere con un sbuffo, un sospiro iroso, che rivolse in direzione dell'uomo.

Poi prese l'ultima parola, prima di lanciarsi.
« Dimmi il tuo nome guerriero » aggrottò le ciglia, digrignando i denti « dimmi il nome che dovremo scrivere sulla tua lapide. »
Subito dopo, rese i suoi occhi giallo intenso. Un giallo brillante, più brillante che mai - molto più brillante dell'arsura del deserto. Li pose sugli occhi dell'altro e prese a fissarlo come per nutrirsi della sua essenza; quasi per assaggiarne la forza in una sola soluzione, ingoiandone la potenza prima che Kanesh potesse fare altrettanto col suo corpo.
Infine, si lanciò contro di lui: fece perno sulle gambe e tentò di fare un salto. Breve, ma efficace: necessario soltanto a raggiungere il guerriero. Poi, tese gli artigli e con due colpi secchi tentò di aggrapparsi al suo corpo, rivolgendoli in direzione del suo torace - mirando a punto ove non fosse coperto o difeso dall'armatura. Vibrò le lame con estrema rapidità, inducendo forza e velocità al colpo, di modo da aumentarne l'efficacia.
Insieme ai demoni, l'avrebbe trascinato giù col proprio peso. E col peso del suo stesso sangue.
Sarebbero stati divorati da Kanesh. Entrambi.



CITAZIONE
Stato Fisico: Escoriazioni lungo tutto il corpo (danno Medio)
Stato Mentale: Confuso (danno Alto)
Energia Residua: 64% - 8% - 16% = 48%
CS attuali: 7 + 2 (Passiva del dominio fattucchiere) + 4 (Rubino) = 13 CS
Distribuzione CS: 4 Velocità; 4 Potenza fisica; 2 Forza (Passiva talento) 3 Intelligenza [in verde eventuali "power-ups"]

Passive
Lo Strumento, il Corpo di Caino; Caino non sviene sotto il 10% di energie [passiva razziale umana]; Caino non ha bisogno di mangiare o bere [passiva personale 4/10]; Caino è immortale e può morire solo ove gli vengano strappati gli occhi [Pergamena Immortalità, Ultima da Negromante]; Caino può vedere al buio o in condizioni non magiche di oscurità [Passiva personale 10/10]; Caino può percepire le presenze fisiche intorno a se [Amuleto dell'Auspex]
Lo Scopo, l'Anima di Caino; chiunque sia vicino a Caino inizia a sentirsi stanco gradualmente, stanchezza che aumenta più perdura la vicinanza [passiva personale 1/10]; chiunque tocchi o venga toccato da Caino subisce un malus di 1 CS fino a fine turno [passiva personale 2/10]; quando Caino usa un'abilità del talento Fattucchiere l'avversario subisce una malia psionica sotto forma di sottomissione [passiva del talento fattucchiere di I livello]; tutte le abilità del talento Fattucchiere sottraggono 1 CS in più [passiva talento Fattucchiere II livello]; quando Caino usa un'abilità del talento guadagna 2 CS alla forza [passiva talento Fattucchiere di III livello].
La Conoscenza; Caino possiede una grande cultura in tema di Storia, Scienze e Letteratura. [personale passiva 5/10]
La Tempra; Caino rimpiazza le mutilazioni e le ferite col suo sangue, ripristinandone l'utilità, benché patisca comunque il dolore. [Pergamena Sostentamento Arcano, Ultima da Mago].
La Cura; Caino conosce i punti deboli di tutte le creature, potendo uccidere anche gli immortali [Pergamena "Conoscenza Anatomica", Ultima da Cacciatore].
La Voce del Sovrano (artefatto); quando indossa la maschera Caino risulta un semplice Corvo a chi gli parli; Caino riconosce le bugie quando indossa la maschera.

Attive

Tentacoli dei Noum-mah. Scorpioni del deserto; demoni prestati ad una vita soggiogata dal comando altrui. Schiavi di una condizione di inferiorità che per loro essenza non è pretesa o offesa altrui, ma semplice legge. La legge dei demoni li rende creature inferiori, poste a scavare nella sabbia a lavorare come operaie di una struttura che non li pone al comando, ma alla base più profonda. Eppure, non mancano di indubbi pregi: hanno una corazza scura e spessa che li protegge dal calore e dalle intemperie del deserto; spesse chele che consentono loro di scavare rapidamente ed occhi rossi che scrutano nel buio ed in tutta la zona circostante, senza difficoltà. Sopratutto, hanno una lunga coda artigliata che, all'occorrenza, può allungarsi in un grosso tentacolo scuro. Il tentacolo ha la densità di una struttura molliccia, come fosse il lembo di una propaggine cartilaginosa, ma che può estendersi - come fosse fatta di gomma - coprendo lunghe distanze. Al termine della coda, poi, c'è un artiglio a punta che si apre in tre lame distinte, utile per afferrare qualcosa o qualcuno. Di per se il tentacolo non causa molto danno, ma i Noum-mah sono soliti usarlo in branco: quattro tentacoli lanciati contro un singolo soggetto, per trascinarlo nella sabbia e soffocarlo. Quattro lame che stritolano gli arti in una morsa dolorosa, portandolo con se entro un gorgo di morte. [Tecnica "Bonus" garantita dal regolamento del torneo; consumo Nullo e potenza Media, consiste in quattro tentacoli artigliati che afferrano il corpo del nemico e lo trascinano, causando danni Medi da stritolamento.]

Lo Scopo. Fissando lo sguardo su chiunque, infatti, il Priore aveva la capacità di sottrarre gran parte dell'anima della vittima, in modo non più sommesso e "leggero". Gli bastava scegliere una vittima predestinata, infatti, per far scorrere un flusso invisibile che dagli occhi di questa si trascinava nei suoi, così come un corso d'acqua che scorre sul suo letto fino alla foce predestinata. Ed in questo modo egli poteva sottrarre energie fisiche o mentali pari a 1, 2 o 4 CS (2, 3 o 5 con la passiva), [Attiva del talento "Fattucchiere" di terzo livello, natura psionica, consumo Alto - causa un malus di 5 CS per tutto il duello]

Oggetti utilizzati.

Incenso Rosso - L'Incenso Rosso, quando acceso emette un colore rossastro ed un odore acre, molto forte, quasi come se nell'area fossero stati accesi più bastoncini d'incenso concentrati tutti insieme. Emette poco fumo e si limita a espandersi nell'area nelle immediate vicinanze, rimanendo - quindi - generalmente circostanziato al solo Priore. L'effetto, però, è molto particolare, giacché potenzia i riflessi, la rapidità e la potenza fisica del Priore, o di chi si trovi ad inalarlo, anche se per pochi istanti. L'effetto è visibile in quanto l'Incenso Rosso irrita alquanto gli occhi e, pur non arrecando alcun danno materiale, questi assumono un colore rosso accesso. In termini di gioco, l'Incenso Rosso fornisce 2 CS aggiuntivi a Velocità e Potenza fisica, per un turno. [Rubino, Pietra Preziosa dall'Erboristeria]

Riassunto e note

Azioni:

• subisco la tecnica "bonus" e vengo trascinato nel gorgo, dirigendomi verso l'avversario (Caino interpreta la cosa come una lesione alla sua onorabilità di "Priore invincibile");
• utilizzo a mia volta la tecnica "bonus" chiedendo l'aiuto del demone dal volto caprino, il quale comanda agli scorpioni Noum-mah di trascinare il mio avversario nel gorgo;
• uso il Rubino per potenziarmi i CS come indicato;
• uso la tecnica di terzo livello del Fattucchiere;
• attacco con due attacchi fisici in rapida successione, mirando al torace e cercando di trascinare il mio avversario, a mia volta, nel gorgo.

Preliminarmente ringrazio il mio avversario per aver chiesto di non conteggiare eventuali miei ritardi. Come sai, per discussioni private, sarò via dal 2 al 10 maggio e la cosa avrebbe potuto crearmi problemi per il prossimo turno. Previo accordo privato, però, abbiamo concordato di richiedere di non conteggiare eventuali penalità al ritardo e - in virtù di questo - chiedo a mia volta che al mio avversario non siano conteggiate penalità per i suoi eventuali ritardi. Eppure, prefiggendoci l'obbiettivo di non ritardare affatto e di concludere il duello completamente, abbiamo concordato che questo mio post arrivasse all'esito dei miei 5 giorni di tempo, di modo che tra i 5 giorni del mio avversario per il prossimo turno ed i miei 5 giorni successivi per il mio, io possa coprire la settimana di assenza. In virtù di tutto ciò, naturalmente ti ringrazio moltissimo per la disponibilità che mi hai dato.
Detto questo, ho particolarmente apprezzato il fatto che tu ti sia fatto "trascinare" verso il gorgo e do seguito a questa disponibilità, facendomi trascinare e cercando di portarti con me nel gorgo di Kanesh. A questo scopo ho sfruttato molte risorse, tra le quali la tecnica bonus, il rubino e l'attiva di terzo livello del talento. Spero il post sia di gradimento, giacché incentrato molto sulla psicologia (o sul contraccolpo psicologico) che la vicenda sta avendo su Caino. Per informazioni o quant'altro, sai dove trovarmi: nonostante l'assenza mi collegherò saltuariamente, quindi dovrei riuscire a darti brevi risposte - nel caso. Al solito, eventuali offese sono puramente ai fini del GdR. In ultimo, ti preciso che il danno della tecnica bonus è solamente derivato dallo "stritolamento" che i tentacoli ti cagionano, non da eventuali danneggiamenti dovuti al gorgo o altro. Ah, ovviamente il fatto che Caino parli in prima persona di tanto in tanto non è un errore: semplicemente quando è in evidente agitazione, il Priore perde l'etichetta di cui solitamente si fregia. E' voluto, diciamo. Detto questo, a te la penna, caro!
 
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view post Posted on 9/5/2014, 23:16
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C a t a r s i

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E r d k u n
« L'Abisso di Kanesh »



la Coscienza di un'Anima Irrequieta_____



Frenetico, forte di una umana agitazione il cuore di Khæyman continuava a battere forsennatamente, non pago nemmeno del riuscire a vedere l’uomo che l’aveva minacciato fino a quel momento per la prima volta realmente in svantaggio, disteso a terra e parzialmente soffocato dall’abbraccio senza scampo del vortice di Kanesh. Ciononostante il suo animo restava inquieto, mentre le immagini che lui stesso aveva attirato verso di se continuavano a tormentarlo ancora adesso. Nel profondo della propria coscienza sapeva che per quanto piegato Caino non si sarebbe affatto arreso! Entrambi avevano già affrontato lo spettro della morte uscendone vincitori, egli stesso aveva camminato nelle distese disseminate di cadaveri delle terre che erano suo dominio senza correre alcun pericolo arrivando ad osare perfino di sovvertire l’ordine che vi regnava.

Quando l’oscura creatura demoniaca che aveva inizialmente accompagnato il Priore nel primo tratto della sua discese uscì nuovamente allo scoperto Khæyman comprese immediatamente quale sarebbe stata la sua punizione e la sua più intima sconfitta.
Sciolto, suo malgrado, dal timore della morte non poteva però eludere il ben più triste epilogo delle sue azioni: se la creatura vomitata dall’abisso era riuscito a raggiungere il luogo del loro scontro allora questo poteva significare solo che gli uomini, i ragazzi, che aveva portato con sé da Taanach erano stati sconfitti o peggio. In un certo senso questa volta le parole del Priore fecero breccia nel suo spirito andando a stuzzicare proprio questi suoi dubbi emergenti.
Qualunque fosse il loro scopo ultimo non lo riguardava veramente in quanto già solo quella loro prima fase rappresentava, per la città che si era ripromesso di proteggere, una minaccia che non poteva in alcun modo ignorare ma che però stava richiedendo un tributo estremamente alto.
Per quanto cercasse di ergersi a scudo della città non poteva comunque agire da solo; la sua forza, che allo stesso tempo era un dono e una maledizione, in quel momento non significava nulla se era comunque destinato a vedere cadere ogni persona con la quale aveva stretto un legame. Le sue azioni, sebbene non potessero danneggiarlo fisicamente, potevano rovinare coloro che lo circondavano.
In qualche modo, anche dopo essere resistito incolume agli assalti del priore, si sentiva ora impotente di fronte al peso che gravava sulla sua coscienza.
Le glaciali parole con le quali Caino terminò la sua velenosa sentenza lo scossero scatenando l’ennesimo brivido di terrore e incrinando ulteriormente le sue convinzioni, facendo pericolosamente vacillare la sicurezza con la quale era sempre stato solito scendere in battaglia.


In quei momenti di indecisione lo sguardo di Khæyman saettava continuamente dal volto del Priore a quello mostruoso del gigantesco demone non solamente per cogliere maggiori dettagli sul tipo di rapporto che li legava ma soprattutto sperando di cogliere dalle loro brevi parole nuove informazioni sull’esito degli altri scontri attorno al vortice di Kanesh. Anche quando avessero impiegato molto più tempo a giungere ad una decisione definitiva la sua posizione rimaneva critica, qualunque azione di contropiede avrebbe solamente aggravato la sua condizione e allo stesso tempo anche approfittare del momento per tentare una fuga era impossibile.
In qualunque direzione si voltasse poteva chiaramente percepire la presenza di altre creature oscure e allo stesso tempo il vortice di Kanesh attorno a lui non era certo qualcosa che poteva evitare ancora a lungo.
In quei brevi secondi a sua disposizione cercò di evitare a sua volta il confronto verbale con Caino cercando solamente di espandere le proprie capacità di percezione alla ricerca di una traccia sul destino di Šamaš e degli Yeniçeri che lo accompagnavano.

« الإخوة قتله الآن »




Forse accortosi del suo tentativo o semplicemente lasciatosi convincere dalle parole di Caino l’ordine del demone scosse nuovamente il vortice facendo tremare allo stesso modo sia il cielo sopra le loro teste che il terreno sotto i loro piedi. Nello stesso istante in cui lo sguardo di Khæyman scattò rapidamente di nuovo verso il priore come ad aspettarsi una sua immediata offensiva qualcosa, in lontananza, sfrigolò. Le oscure creature d’ombra così simile a insetti troppo cresciuti emerso indenni dalle sabbie del vortice rivolgendo ora le proprie attenzione non più agli scavi ma allo scontro in corso. Ancora prima di aver la possibilità di comprendere cosa stesse realmente succedendo il loro tenue ruggito pervase l’aria carico di un messaggio che, per quanto non poteva comprendere, capiva essere rivolto contro di lui.
Mentre il numero dei suoi avversari sembrava aumentare ogni istante Khæyman non fece neanche in tempo a comprendere la posizione di tutte le creature che un nuovo quanto inaspettato dolore pervase il suo corpo. Parzialmente immobilizzato non poté fare altro che subire l’offensiva congiunta delle creature, troppo occupato da quali sarebbero contemporaneamente state le azioni del demone maggiore e del Priore per anche solo pensare di organizzare una qualche strategia difensiva. Senza che potesse fare nulla il suoi arti vennero stritolati e strattonati obbligandolo a lasciare la presa sulla propria arma e cadendo a sua volta verso il vortice condividendo infine la stessa fine che aveva inizialmente pensato per il proprio indisponente avversario.

« Dimmi il tuo nome guerriero...dimmi il nome che dovremo scrivere sulla tua lapide. »



Per un breve istante soltanto attorno a Khæyman era tornato a regnare un silenzio desolato. Come una forte eco che si espandeva nella sua mente lo sguardo del priore lo stava incantando, attenuandone i riflessi e la concentrazione. Il suo cuore aveva rallentato, tornando ad un ritmo più regolare, quasi che non vi fosse più nulla di cui agitarsi. Pervaso da una strana leggerezza, da un innaturale senso di calma e tranquillità riusciva ad avvertire l’imminente minaccia ma non aveva alcuna forza per opporsi. Percepiva come il proprio corpo fosse ormai prossimo ad essere completamente svuotato ma allo stesso tempo provava una gran tristezza, talmente enorme e oscura da non poter essere nemmeno appieno definita.
Quasi fosse realmente sul punto di morire assieme al mondo e a tutto il resto.


In quello stesso momento in cui era ormai pronto ad abbandonarsi a quello stato di inerzia riuscì a scorgere un frammento di quello che si nascondeva dietro la nebbia che lo circondava. Lo sguardo magnetico e dorato del Priore gli appariva ora solamente come uno specchio attraverso il quale veniva perpetrata una vendetta molto più antica e potente. Non erano solamente il Priore e le creature degli abissi a circondarlo e minacciarlo ma in loro aiuto sembravano essere discesi anche gli spiriti degli Xian i quali avevano nuovamente pervaso il suo corpo concedendogli nuove forze ma allo stesso tempo indebolendo la sua mente fino al punto in cui sarebbe stato una facile preda degli inganni dell’uomo che aveva di fronte.
Aveva già avuto un assaggio dei loro intenti fin dalle prime battute del loro scontro quando aveva attirato Caino verso gli abissi del proprio spirito: in quel secondo un fremito più intenso del solito gli aveva mostrato come ciò che aveva di fronte non fosse affatto una creatura mortale ma un altro eterno, ben più affine allo spirito di Shivian e degli Xian di quanto sarebbe mai stato lui stesso.

Era la loro influenza che permeava lo sguardo del priore; quei suoi occhi dorati e perfetti non erano altro che il tramite attraverso il quale il suo passato progettava di tornare a tormentarlo. Si trattava di un gioco al quale si era sottratto già una volta e che ora avrebbe affrontato una volta per tutte!

« Sono solamente un pellegrino su questa terra, uno spirito che nega eternamente se stesso. »



Le ultime parole erano quasi smorzare dal dolore dell’abbraccio del Priore, gli artigli che aveva al posto delle mani avevano infine trovato un varco nella sua armatura superando le difese del proprio corpo molto più facilmente di quanto gli era stato possibile fare con quelle della sua mente. Mentre le code degli scorpioni d’ombra sembravano intenzionate a costringere entrambi sempre più in profondità all’interno del vortice Khæyman non sembrava avere altro scopo che infrangere infine lo specchio attraverso il quale gli spettri del suo passato allestivano la loro vendetta. Avviluppato in quella lotta mortale tra loro due e Kanesh stesso spostò la mano destra verso il fodero che custodiva l’arma che era per lui sia tesoro quanto rovina incurante di come questa non si sarebbe mai veramente piegata al suo volere. Non aveva alcun bisogno del suo supporto in quanto avrebbe avuto l’appoggio di quella stessa terra che stava così disperatamente tentando di difendere.

Il rumore del sabbia, il rombo incessante del vortice avrebbe presto coperto ogni cosa impedendo al priore non solo di comunicare più con i propri preziosi alleati ma anche solo di pensare lucidamente per poi esplodere con un clamoroso fragore assieme al quale Khæyman, con le ultime forze rimanenti, avrebbe estratto il pugnale di rubino dalla sabbia.
Un movimento fulmineo e il lampo di luce rossa del sole che filtrava attraverso l’arma sarebbe probabilmente stata l’ultima cosa che Caino avrebbe mai più visto.





Khæyman Ishtar °}

± Capacità Straordinarie » 12
7 CS in Percezione, 2 CS in velocità, 2 CS in Forza e 1 CS in Intelligenza.
± Energia » 19%
± Status Fisico » Danni da stritolamento ai quattro arti (Medio), ferite da minima perforazione ai fianchi e al costato ed escoriazione varie causate dall'attrito col vortice (Medio). [Alto]
± Status Mentale » Scosso. [Danno Alto]
± Equipaggiamento »
o Spada del Fulmine
o Ba Xian estratto, attivazione poteri passivi
o Lancia da combattimento persa
o Odenis distrutta

± Abilità Passive » Heji tal - Nucleo dell'anima
Khæyman, oltre a possedere un corpo estremamente resistente ai danni (armatura naturale e "Sostentamento arcano"), può combattere efficacemente anche senza impugnare alcuna arma (arti superiori, 2 armi naturali), possiede un ottimo controllo delle proprie energie spirituali (Passiva razziale umano) tanto da sfruttare la magia attorno a se per rafforzare il proprio fisico ("Discendenza Arcana") o potenziare le sue capacità visive (Passiva, visione migliorata). Al pari del corpo la sua mente è ugualmente resistente (Passiva, resistenza due Mortali Psionici) e protetta ("Mente Impenetrabile"). Oltre che ad una moderata forma di levitazione ("Sostegno") è in grado di usare le proprie capacità anche tramite le evocazioni ("Controllo Esteso")
Gli è anche possibile percepire sia le tecniche arcane che eventuali presenze esterne a cui può rispondere istantaneamente o sfruttando arti magiche o attaccando dalla distanza con delle saette in grado di creare danni al pari di una lancia (Dominio Arcanista e Bracciali dell'auspex).

Liándāo de shén
Nel momento in cui Shivian estrarrà dal proprio fodero Ba Xian, immediatamente in lui si risveglierà l'essenza divina di tutti gli otto spiriti racchiusi nell'arma. Istantaneamente egli diverrà un Immortale, impossibile cioè da uccidere nonostante si inferiscano su di lui le peggiori mutilazioni e ferite. Pur avvertendo dolore e risentendo normalmente dei colpi subiti, egli non potrà tuttavia venire ucciso in alcun modo. [Passiva, immortalità]
Nello stesso momento le sue capacità di percezione del mondo fenomenico risulteranno estremamente aumentate: egli avrà completamente abbandonato il proprio corpo mortale ottenendo quello di uno degli immortali Xian. Pur non mutando esteriormente d'aspetto, egli verrà subitamente circondato da un'aura completamente differente. Un misto di irresistibile ed insieme di profondamente spaventoso. Una scura fiamma di tenebre che, pur invisibili ad occhio nudo, verranno tutt'intorno avvertite come un improvviso sussulto dell'aere, un gelarsi del tempo stesso. Chiunque si trovi nelle vicinanze, pur non notando alcun cambiamento, avrà come la netta sensazione di trovarsi dinnanzi ad una creatura profondamente simile ed insieme diversa da tutto ciò che mai abbia avuto la possibilità di incontrare. Un demone ed insieme un angelo. Una figura accattivante e tuttavia assurdamente pericolosa. Tale sensazione sarà paragonabile ad un'aura di labile terrore-inquietudine del tutto simile a quella riscontrata negli Avatar.[Passiva, attivando il Ba Xian si guadagnano 4 CS a Percezione. Passiva, terrore psionico.]

± Abilità Attive »
Inton Viz - Stile Oscuro (Difensiva. Consumo Alto. Natura Psionica)
La stessa energia che viene utilizzata per proiettare la propria coscienza nella mente di un avversario può anche essere utilizzata per fortificare le proprie difese psichiche riuscendo in questo modo a vanificare qualsiasi illusione, ammaliamento o maledizione in maniera talmente rapida in modo da riuscire a contrastare qualsiasi danno.
Pergamena Autocontrollo - Mentalista


Yōton - Stile Celeste (Offensiva. Consumo Critico. Natura Psionica)
Oltre a sfruttare la potenza del tuono Khæyman è in grado di impiegare questo stile per manipolare liberamente il suono stesso: questa energia naturale può essere ancora una volta alterata secondo la volontà dell'utilizzatore andando a creare facilmente sia semplici sussurri che espandendo anche il più flebile dei rumori in una cacofonia di suoni in grado di stordire e danneggiare lo sfortunato bersaglio.
Pergamena Boato- Mago



± Note » Ci tenevo a farti i miei complimenti per l'ultimo post in quanto è stata una delle situazioni che mi hanno maggiormente coinvolto sia a livello interpretativo che come sfida personale nel portare avanti la strategia che mi ero inizialmente prefissato.
• subisco l'attacco dei demoni e vengo tirato verso di te all'interno del Vortice
• Khæyman si ritrova ad affrontare il timore di aver perso i suoi compagni (dettaglio lasciato volutamente ancora in sospeso)
• dopo un momento di smarrimento ritrova se stesso e affrontando la tecnica del dominio fattucchiere annullandone gli effetti
• attivo le passive del Ba xian guadagnando 4 CS aggiuntivi. I 2 CS bonus della pergamena "discendenza arcana" non sono in questo turno attivi.
• subisco l'attacco fisico e quindi anche il malus ulteriore di 1 CS (scendendo quindi praticamente subito a 12 CS effettivi). Non subisco danni troppo ingenti da questo assalto considerando che la differenza di CS è piuttosto limitata giustificando il tutto come l'effetto difensivo sia delle due armature (oggetto e naturale) assieme alla passiva della pergamena "sostentamento arcano".
• utilizzo la pergamena "Boato" a consumo Critico con lo scopo ulteriore di scoprire Caino verso un ultimo attacco con il Ba Xian che mira a colpire e danneggiare quanto più irrimediabilmente possibile i suoi occhi.

Considerando che fino a questo momento avevo mantenuto i miei consumi il più ristretti possibili adesso sfrutto veramente tutto quanto in mio possesso.
Per qualsiasi dubbio o domanda possiamo sentirci come sempre dato che nel fine settimana conto di essere più presente su TS quindi se hai problemi non esitare a contattarmi. Allo stesso tempo considerando i tempi piuttosto ristretti sono comunque pronto a fare questo ultimo scatto finale e riuscire ugualmente ad arrivare per entrambi alla conclusione effettiva entro i limiti di tempo imposti dal torneo.


Edited by Shivian - 10/5/2014, 11:17
 
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view post Posted on 10/5/2014, 18:34
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Amenità e sozzume.
Si dilungava nell'invereconda passione in cui il suo avversario lo conduceva, portandosi ad un passo dalla follia indomita che dipinge le fragili virtù umane. Senza rendersene conto, infatti, si era abbassato ad un patetico gioco di differenze, facendo a gara col suo avversario per valutare chi fosse in grado di trascinarlo più a fondo nel gorgo di Kanesh. Una gara patetica, districata nel disastro che condividevano ed insozzata nella caustica infantilità di frasi ad effetto, graffi profondi e rabbiose invettive. Tutto era patetico e quasi comico, se visto da uno spettatore imparziale: due figure dalle ampie spalle ed i numerosi fregi che lottavano nel fango corroso del deserto, al pari di maiali da macello che si contendono il cibo.
Si distinguevano per vezzi, per etichette e propositi, ma diluivano le proprie differenze in un patetico ammorbare di frasi ad effetto, iniziative più o meno strategiche e lucide riflessioni, da riflettere sul calore torbido del deserto e distendere oltre le speranze, nonché le pretese, di chi si opponeva loro.

In fondo, non era che una gara a chi manteneva più salde le proprie ragioni.
O la logica, la virtù delle stesse. Il Priore, invero, tentava di salvare una faccia già ampiamente compromessa nel momento in cui si era lasciato condurre in quel vortice senza fine. Il guerriero, invece, pareva vantare fregi e virtù che disperdeva ad ogni metro in cui si trascinava entro il gorgo. Vantava uno sguardo sicuro, con cui cercava ragione di se stesso, benché oltre se stesso: sembrava dipingerla, infatti, in occhi non suoi. Sembrava calzarla indosso ad insegne a lui fedeli, ad armi e mani a lui amiche che, però, nelle profondità di Kanesh perdevano qualunque ragion d'essere.
Le certezze, invero, si diluivano con l'avanzare della terra. Divenivano piccole, come i granelli di sabbia che si insinuavano nelle vesti, nelle narici e nella gola. Strozzavano le certezze, racchiudendole in un bozzolo di ferma e dura arsura, schiudendone la pavidità dinanzi all'inarrestabile indomabilità del destino.
Allo stesso modo in cui, però, il Priore voleva scrutare quelle debolezze negli occhi del suo nemico, egli pareva dimenticare le sue. Anch'egli, infatti, perdeva certezze e ragion d'essere delle proprie ferme credenze. Il suo dogma, fatto di onore e credo incrollabile, di frantumava a più riprese sotto la pressione crescente della sabbia del deserto.

E non poteva che certificare la caducità del suo intento.
Avrebbe voluto umiliarlo; scacciarlo e deriderlo, come le peggiori infime bestie. Invece, aveva subito l'invettiva del nemico, una improvvisa ed inaspettata potenza che portavano anche lui stesso - il freddo e sicuro Caino - ad un passo dalla convinzione di morte. Ad un passo da quel terrore irrefrenabile, dipinto in occhi sgranati e dita tremule che molti consideravano al pari di un naturale istinto di sopravvivenza. La chiamavano paura di morire e Caino poteva vantare di non averla provata troppe volte. O troppo spesso.
Ora, però, la provava. La sentiva trascinarsi sulla sua pelle. Bruciare come le ferite che si aprivano e colpivano il proprio corpo martoriato; la sentiva pervadergli finanche la mente confusa, distorta nelle percezioni e nelle convinzioni. Frapposta in una gretta e pietosa debolezza che lo portava a distogliere l'attenzione dalla certezza ed a invertire il proprio orientamento a più riprese, fino a dimenticare dove fosse e come potesse fuggire. Fino a farlo sentire perduto, così come qualunque altro uomo comune avrebbe patito al suo posto.
E farlo sentire comune era, invero, la colpa più grande che poteva imputare al suo nemico.

« Sono solamente un pellegrino su questa terra, uno spirito che nega eternamente se stesso. »

Ed il suo avversario gli negava finanche quell'unico piacere.
Sapere chi fosse o cosa volesse davvero. Ironico, da parte sua. Lui che l'aveva schiaffeggiato e tentato di scacciarlo come una mosca dalla luce. Lui che aveva presupposto la propria predominanza a qualunque ragione o logica che iniziasse, o finisse, con un nome o un motivo. Ora, invece, voleva contezza di quanto accaduto. Voleva capire chi o cosa l'avesse trascinato ad un passo dalla pietà. Voleva quasi sperare che un fregio altisonante gli restituisse giustizia ad un orgoglio perduto: gli desse contezza di un'enormità di potenza che aveva a ben ragione messo alla prova quella del Reggente del Trono. E, benché finanche tale volontà fosse da considerarsi una sconfitta per la logica dominatrice del Priore, anch'essa gli veniva negata. In un puerile gioco di testosterone, il suo avversario gli negava questo piacere, preferendo rimanere nient'altro che un ombra della vita del Priore. Nient'altro che una paura da affrontare e ricordare, cui non avrebbe potuto - in futuro - riferirsi ad esso se non chiamando la con vaghe simbologie. Guerriero, destino, fato o ambizione.
Ma nessun nome che presupponesse uno scopo che andasse al di là dell'ovvio.

E quest'ultimo vezzo negato gli tornò indietro come l'ultima onta.
Allo stesso modo, infatti, scrutò nello sguardo del suo avversario un accenno di paura e pensò di averlo sopraffatto. Penso di averlo vinto e digrignò i denti dal piacere, lasciando che un sottile strato di bava gli riempisse le estremità delle labbra, fremendo dalla gaudente soddisfazione di veder quella sua nemesi scomparire nello stesso deserto che l'aveva partorita. Andarsene e non lasciare più traccia: come se non fosse mai esistita. Inverò, però, non fu così. In un ultimo lascito di orgoglio, il guerriero gli negò il suo nome e - insieme ad esso - la soddisfazione della sua morte. Emise un grido insopportabile, un boato che scosse gli angoli del deserto e mise in apprensione finanche i demoni che parevano averlo trascinato con successo nel centro del gorgo. Un boato senza fine, inumano e potenze, cui Caino non poté che rispondere con una difesa sterile e puerile. Si mise le mani alle orecchie, quasi di risposta a quell'improvvisa invettiva: cercò di coprirsi come un bambino che sente i genitori litigare. Resistette all'istinto finanche di chiudersi in posizione fetale e fece agio su tutta la propria forza di volontà per rimanere focalizzato su di un punto.
Cercò di continuare a fissare il suo nemico, la sua volontà e le sue iniziative. Cercò di non farsi ammazzare dal desiderio di chiudere gli occhi e scomparire, dinanzi alla potenza di quell'urlo che avrebbe scosso le certezze finanche di un gigante. In parte, infatti, parve di riuscire a contenerne la potenza distruttiva, venendo costretto alla precaria debolezza soltanto per pochi istanti.
Pochi, infiniti, secondi in cui dovette chiudere gli occhi. Dovette astenersi dal mondo, far finta che questo non esistesse: dovette credere e sperare che il suo avversario, insieme al suo boato, sarebbero divenuti nient'altro che buio insieme alla luce del deserto, che negava alla sua visione in un rapido battito di ciglia.
Chiudette gli occhi un istante e, nell'istante successivo, vide una lama sottile e purpurea lambirgli il volto a poca distanza.

Fu un attimo: un istinto incontrollabile.
Vide l'arma addivenire con godereccia fame in direzione del suo punto più delicato. L'unico che avrebbe potuto dargli la morte, al pari di qualunque comune mortale.
E, ad essa, reagì quasi come preso dal panico. Scaraventò entrambe le mani in direzione di essa, cercando di deviare il colpo o di nascondere il volto a quell'improvvisa dimostrazione di forza. Di risposta, invero, pose la sua pelle dura e spessa come scudo tra i suoi occhi e la lama, riuscendo a stento a deviare il colpo. Questo, invero, lo lambì ad un angolo dell'occhio destro, ferendolo gravemente ma salvandolo da un destino ancor peggiore.

Quando riprese contezza delle proprie percezioni, era ancor più furioso.

« E sia » disse, digrignando i denti.
« Se il tuo nome è nessuno, in tal modo verrai ricordato » parlò in sua direzione, stringendo gli occhi. « Sarai il nulla - sarai il niente, consumato e dominato da Kanesh come una qualunque banalità ». Aggrottò le ciglia e passò le sue mani sul volto, quasi per toccar direttamente il danno subito ed il pericolo scampato. Poté sentire il suo stesso sangue lambirgli l'occhio e riempirgli lo sguardo di un rossore purpureo. Sentì la rabbia montargli al pari del male fisico, e le parole caricarsi di un'ira ancor più funesta. « Non lascerò che nemmeno un nome venga sommerso insieme a te in questo gorgo » aggiunse ancora, con disprezzo « sarai per noi un mero contrattempo consumato dalle pieghe del fato »
« e, come tale, non ci sarà posto per te nella storia; nemmeno tra i caduti »

Attirò l'attenzione del destino nei palmi delle sue mani. Mosse le dita oltre se stesso, rivolgendo simbologie contorte e complesse in direzione del sentiero sul quale il suo avversario camminava. Invero, questo sentiero era consumato dalla sabbia, divorato dal gorgo e nascosto ad un vero e proprio concetto di via, così come era solito intenderlo. In quel contesto, però, la circostanza avrebbe giovato lui ancor di più: il sentiero mascherato dalla sabbia avrebbe fatto agio su tale difficile percezione, rendendo l'invettiva ancor più complessa.
Dalla terra sotto i piedi del guerriero, infatti, sbucarono mani sottili: numerose ed irrefrenabili mani, che si contorcevano nella sabbia, scaturendo e sbucando da esse come fossero figlie dello stesso gorgo. Erano mani che divampavano dalla furia del Sovrano, partorite dal suo dogma e per mezzo della magia di cui il Priore era custode e fautore.

Fissandole, il Priore le vide sbucare numerose dalla sabbia e tentare di avvinghiarsi al corpo del suo nemico.
Avrebbero tentato di bloccarlo al suolo. Quello stesso suolo, però, che si consumava sempre più inesorabilmente nelle profondità dell'abisso e che avrebbe, di conseguenza, soffocato le sue intenzioni direttamente nella gola dell'uomo. Caino, invece, si trascinava lontano. Fuggiva, come meglio poteva. Patetico, forse, ma cosciente della sua condizione di sacerdote di una volontà superiore, che non si sarebbe mai più dovuta spendere allo stesso prezzo di una lama, di una sferzata o di un qualunque sforzo fisico.
E mentre lasciava alle sue spalle che l'uomo morisse con le proprie convinzioni, sperava che Kanesh l'avrebbe divorato ed ingoiato, dimenticando il suo proposito e qualunque virtù si portasse dietro.
Dimenticandosi il suo nome e lasciando che del suo nome non rimanesse mai più nemmeno l'ombra.
Lasciando, al suo posto, nient'altro che il vuoto dell'oblio.



CITAZIONE
Stato Fisico: Escoriazioni lungo tutto il corpo (danno Medio); taglio profondo all'angolo dell'occhio destro (danno Medio) [danno totale Alto];
Stato Mentale: Confuso e scosso (danno Critico)
Energia Residua: 48% - 16% - 16% = 16%
CS attuali: 7
Distribuzione CS: 2 Velocità; 2 Potenza fisica; 3 Intelligenza

Passive
Lo Strumento, il Corpo di Caino; Caino non sviene sotto il 10% di energie [passiva razziale umana]; Caino non ha bisogno di mangiare o bere [passiva personale 4/10]; Caino è immortale e può morire solo ove gli vengano strappati gli occhi [Pergamena Immortalità, Ultima da Negromante]; Caino può vedere al buio o in condizioni non magiche di oscurità [Passiva personale 10/10]; Caino può percepire le presenze fisiche intorno a se [Amuleto dell'Auspex]
Lo Scopo, l'Anima di Caino; chiunque sia vicino a Caino inizia a sentirsi stanco gradualmente, stanchezza che aumenta più perdura la vicinanza [passiva personale 1/10]; chiunque tocchi o venga toccato da Caino subisce un malus di 1 CS fino a fine turno [passiva personale 2/10]; quando Caino usa un'abilità del talento Fattucchiere l'avversario subisce una malia psionica sotto forma di sottomissione [passiva del talento fattucchiere di I livello]; tutte le abilità del talento Fattucchiere sottraggono 1 CS in più [passiva talento Fattucchiere II livello]; quando Caino usa un'abilità del talento guadagna 2 CS alla forza [passiva talento Fattucchiere di III livello].
La Conoscenza; Caino possiede una grande cultura in tema di Storia, Scienze e Letteratura. [personale passiva 5/10]
La Tempra; Caino rimpiazza le mutilazioni e le ferite col suo sangue, ripristinandone l'utilità, benché patisca comunque il dolore. [Pergamena Sostentamento Arcano, Ultima da Mago].
La Cura; Caino conosce i punti deboli di tutte le creature, potendo uccidere anche gli immortali [Pergamena "Conoscenza Anatomica", Ultima da Cacciatore].
La Voce del Sovrano (artefatto); quando indossa la maschera Caino risulta un semplice Corvo a chi gli parli; Caino riconosce le bugie quando indossa la maschera.

Attive

La Tempra. Ed al figlio del dio basterà intonare i dogmi, perché una lenta nenia si rifletta nella sua mente, echeggiando entro il suo animo e facendosi scudo da ogni offensiva psionica, cui potrà difendersi: infatti, il messaggio del Sovrano canterà e risuonerà nella mente del suo figlio come un mantra infinito, una litania misteriosa e sussurrata, fatta di parole strozzate nel vento, dal significato oscuro. Esse però, avranno su di lui un effetto difensivo, proteggendolo da ogni astuta afflizione malevola, ogni voce invalidante ed ogni malattia che possa rischiare di trascinarlo nella follia più acuta. E' il suo messaggio oscuro ed ingannatore che, però, ha il vantaggio di renderlo immune da qualunque trama avversa che influenzi la mente del figlio del Sovrano in modo simile, benché per scopo diverso. Ed al figlio basterà invocare il canto del Sovrano, ripeterlo nella sua mente, perché, spendendo un quantitativo di energia Variabile egli evada influenze psioniche di pari potenza. [Pergamena Ultima da Mentalista, Autocontrollo, difesa psionica a consumo Variabile, usata a consumo Alto]

Il Sentiero. Se il timore del figlio, infatti, è quello di essere rincorso, perseguitato e, in qualunque modo, ostacolato dalla caccia dei peccatori che lo combattono non comprendendo la verità del suo dogma, il sentiero si asservirà ancora una volta alle sue necessità. Nell'area designata, infatti, dalle rune appariranno delle mani scure, dalle dita sottili ed abbastanza lunghe da afferrare le gambe di chi passi sul sentiero, o comunque da bloccarlo al suolo con forza. Con un dispendio Alto di energie, infatti, qualunque peccatore entri nell'area verrà attirato al suolo, imprigionato e costretto a bloccare la propria corsa per due turni totali. I vincoli, le mani, potranno essere spezzate e distrutte comunque infliggendo loro un ammontare di danno pari ad Alto. [Pergamena Comune da Cacciatore, Trappola Imprigionante, offensiva magica a consumo Alto]

Oggetti utilizzati.

///

Riassunto e note

Azioni:

• paro parzialmente il Critico di Boato, usando Autoconcontrollo a consumo Alto;
• subisco l'attacco fisico, che paro parzialmente con le mie CS, ma incassando un Medio all'occhio;
• uso "Trappola Imprigionante" per bloccarti al suolo nel gorgo e cerco di allontanarmi da te il più possibile.

Provo a risponderti a tempo di record, in modo da lasciarti abbastanza tempo per rispondere e concludere il duello. Devo dire che il Critico mi ha messo molto in difficoltà e sono stato indeciso fino all'ultimo se pararlo tutto o meno, compromettendo - però - così un'offensiva abbastanza valida. Ho preferito per questa soluzione "mediana". Circa il post, diciamo che è la naturale conclusione di quello che è il percorso logico di Caino. Il Priore non è un guerriero e, come tale, trova che non ci sia onore nel combattimento. Il suo onore è stato compromesso nel momento in cui è stato costretto a combattere, quindi - a questo punto - trova che l'unico modo valido per concludere il duello è ucciderti a qualunque costo. Detto questo, direi che il duello è stato più che soddisfacente; siamo riusciti anche a "movimentarlo" più del solito, quindi non posso che esserne contento. Scontrarmi con la "corazzata Shivian" era una sfida molto dura, ma quantomeno posso dire di aver limitato i danni :D A presto!
 
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view post Posted on 13/5/2014, 22:52
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C a t a r s i

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E r d k u n
« L'Abisso di Kanesh »



abbandono & risveglio_____



La luce, prima così accecante, sembrava ora raggiungerlo a fatica negli abissi del vortice di Kanesh; infuso del potere di più accecante di Theras ma allo stesso tempo attorniato solamente dalle tenebre.
Ogni cosa appariva ora sempre più strana, confusa: non era stato come ridestarsi da un sogno ma più che altro come dormire, dimenticare completamente quanto aveva immaginato a proposito di se stesso per poi risvegliarsi e comprendere che il mondo era andato avanti ugualmente e di essere stato l’unico ad essere rimasto indietro.
Non si trattava di quella normale sensazione di solitudine che si poteva provare nel sentire la mancanza di una figura cara con la quale riuscire a sentirsi in sintonia, quando più una percezione assoluta quasi avesse, in pochi istanti, perso ogni connessione con il resto del mondo. Mentre ogni cosa attorno a lui sembrava mutare a tal punto che l’aria stessa sfuggiva da suoi polmoni i quali, schiacciati da una pressione sconosciuta, sembravano ora completamente inservibili. Era solo, assolutamente solo.
Khæyman era cosciente eppure, mentre la luce attorno a lui sembrava adesso più flebile, non riusciva a comprendere il motivo di questa sua sensazione o a definire quale fosse la causa di quella sua estrema solitudine.

Era forse questa la sensazione della morte?
Non riusciva a vedersi, ne a sentire il proprio corpo o altro del mondo che lo circondava ma allo stesso tempo era certo di esistere non più solamente su di un piano ultra terreno.

Cosciente di quella iniziale certezza iniziò progressivamente a percepire nuovamente il proprio corpo come se quest’ultimo, appesantito dalle numerose ferite e ben più lento di quanto potesse essere il pensiero, si stesse risvegliando a sua volta solamente in quel momento.
Era immobile ma vivo; non c’era muscolo che non percepisse come stanco e pesante, la schiena gli doleva e il petto bruciava quasi fosse stato trafitto in più punti.
Con un non piccolo sforzo riuscì infine ad alzare la mano destra fino a portarla davanti agli occhi, ispezionandola come se la vedesse realmente per la prima volta in vita sua.

Attorno a lui il mondo sembrava silente, riusciva solamente ad udire il sibilo soffocato del suo respiro e il tambureggiare ritmico del suo cuore. La sua mano, spoglia e ferita, gli sembrava mancasse di un dettaglio fondamentale ma, per quanto si sforzasse di ricordare, non riusciva affatto a metterlo a fuoco.
Era quasi come pensare al sapore di qualcosa: pensava di sapere com’era, ma quando tentava di afferrarlo tutto, allora si rendeva conto che era qualcosa estranea, non sua, nulla più ormai che una sensazione lontana.
Sapeva ma non ricordava.
E il ricordo era lontano.


Per un attimo una forte sensazione d'angoscia tornò ad albergare nel suo animo: i ricordi gli sfilarono davanti come immagini vuote, prive di alcun colore. Avrebbe potuto accettare di perdersi in essi, lasciar cullare il proprio corpo nella indifferenza del passato e lasciare alle spalle ogni cosa oppure poteva scegliere di alzarsi ancora una volta ed accettare le sofferenze di quel corpo imperfetto.

Concesse al proprio sguardo di vagabondare ancora un istante in quel mondo di tenebra, decine di mani di luce, creature composte dai filamenti stessi della magia stringevano il suo corpo in un abbraccio mortale trascinandolo sempre più verso il fondo di quel vortice di sabbia e terra.
Riusciva ora a percepire con maggiore chiarezza la forza della loro costrizione ma allo stesso tempo si sentiva infinitamente più leggero quasi che il peso che lo aveva afflitto fino a quel momento fosse stato appena sollevato dal suo cuore.

Non vi era più nulla ora che potesse trattenerlo oltre. Nonostante fino a pochi attimi prima non avesse desiderato altro che concedersi un meritato riposo ora comprendeva come dovesse continuare ad agire, destandosi dall’oblio in cui lui stesso si era rifugiato.
Khæyman abbandonò il vortice di Kanesh, liberandosi con un sol colpo sia della stretta del priore che dal peso della sabbia che ormai lo circondava muovendosi come spirito verso l’altura che circondava quello che prima era stato il luogo del suo scontro.

Libero, infine, dal peso opprimente che negli ultimi istanti sembrava averlo catturato tornò con lo sguardo verso il vortice sotto di lui pensando infine brevemente all’oggetto che aveva affidato alla sua custodia. Un tempo lo aveva creduto necessario, perfino indispensabile tanto da arrivare a provare profondi desideri di felicità anche solamente immaginando il mondo che esso rappresentava. Con il tempo aveva infine compreso quanto esso fosse una maledizione che lo imprigionava in uno stato d’animo verso il quale non sentiva più nessun senso d’appartenenza.


Al contrario il suo sguardo sembrava indugiare maggiormente sulle scarlatte gocce di sangue che ne imperlavano l’avambraccio destro spingendolo a voltarsi ora verso il Priore di Basiledra a sua volta quasi emerso anch’egli dall'insaziabile vortice di Kanesh. In un certo senso comprendeva come il loro scontro non fosse affatto giunto alla sua naturale conclusione ma allo stesso tempo non sussistevano nemmeno più le ragioni che li avevano inizialmente portati ad iniziare quel duello che aveva inevitabilmente scosso l’intero Akeran.
Con il progetto di Caino spezzato il vortice non avrebbe più potuto minacciare direttamente la città di Taanach e oltretutto ora Khæyman, con un sospiro di sollievo, riusciva nuovamente a percepire le tracce disperse dei giovani Yeniçeri.
Così come era stato per lui riusciva a vedere anche per loro speranza, una flebile possibilità di sfuggire, come aveva fatto lui stesso, alla morte nel vortice di sabbia.

Scegliere di rimanere a combattere con Caino avrebbe infine soddisfatto il suo orgoglio e la sua sete di vittoria ma allo stesso tempo avrebbe condannato ad un destino nefasto le loro giovani vite. Senza più alcuna indecisione, prima di concedere le spalle al vortice e allo scontro che lo aveva visto coinvolto, decise di lasciare un ultimo messaggio per l’uomo che lo aveva spinto verso quella inaspettata evoluzione emotiva. Plasmò tra le sue mani una ultima lancia d’energia, concentrando in essa le poche energie che ancora gli rimanevano, per poi scagliarla nella direzione del Priore. Quello sforzo improvviso assieme al tributo che aveva poco prima richiesto al proprio corpo lo fece barcollare qualche istante per poi dare infine le spalle a Kanesh; intenzionato, mentre richiamava a se la propria lancia da combattimento, a scendere quanto più rapidamente possibile a valle in modo da unirsi a Šamaš e abbandonare quanto prima possibile quel luogo.

Nel suo ultimo atto di quello scontro Khæyman non aveva più intenzione di andare a ferire ancora una volta il corpo del Priore quanto più a minare il suo tracotante ego.
Aveva volutamente scelto di mancarlo andando a colpire il terreno poco innanzi a lui quasi desiderasse arrestarne per un momento la fuga e a rimarcare per una ultima volta la propria esistenza.





Khæyman Ishtar °}

± Capacità Straordinarie » 11
4 CS in Percezione, 2 CS in velocità, 4 CS in Forza e 1 CS in Intelligenza.
± Energia » 10%
± Status Fisico » Danni da stritolamento ai quattro arti (Medio), ferite da minima perforazione ai fianchi e al costato ed escoriazione varie causate dall'attrito col vortice (Medio). Lievi danni (Medio) provocati dalla permanenza nel centro del vortice [Alto+Medio]
± Status Mentale » Scosso. [Danno Alto]
± Equipaggiamento »
o Spada del Fulmine
o Ba Xian abbandonato nel vortice di Kanesh
o Lancia da combattimento recuperata (ultimi istanti del post)
o Odenis distrutta

± Abilità Passive » Heji tal - Nucleo dell'anima
Khæyman, oltre a possedere un corpo estremamente resistente ai danni (armatura naturale e "Sostentamento arcano"), può combattere efficacemente anche senza impugnare alcuna arma (arti superiori, 2 armi naturali), possiede un ottimo controllo delle proprie energie spirituali (Passiva razziale umano) tanto da sfruttare la magia attorno a se per rafforzare il proprio fisico ("Discendenza Arcana") o potenziare le sue capacità visive (Passiva, visione migliorata). Al pari del corpo la sua mente è ugualmente resistente (Passiva, resistenza due Mortali Psionici) e protetta ("Mente Impenetrabile"). Oltre che ad una moderata forma di levitazione ("Sostegno") è in grado di usare le proprie capacità anche tramite le evocazioni ("Controllo Esteso")
Gli è anche possibile percepire sia le tecniche arcane che eventuali presenze esterne a cui può rispondere istantaneamente o sfruttando arti magiche o attaccando dalla distanza con delle saette in grado di creare danni al pari di una lancia (Dominio Arcanista e Bracciali dell'auspex).

± Abilità Attive »
Yoton - Stile Celeste (Difesa Assoluta. Consumo Medio. Natura Magica)
L’ultima proprietà dello stile Yōton consiste nel riuscire a manipolare completamente i canali energetici del proprio corpo permettendone la capacità di scomporlo per ricomporlo quindi anche a grandi distanze. Dopo ogni viaggio il corpo dell’utilizzatore sembra ricomporsi con facilità attraverso frammenti prima invisibili di materia. Solamente quando questa tecnica viene utilizzata per brevi spostamenti all’interno del campo visivo originario l'intero procedimento risulta estremamente rapido tanto da garantire a Khæyman la possibilità di liberarsi facilmente da qualsiasi costrizione o minaccia.
Pergamena Arte della Fuga- Ladro


Yōton - Stile Celeste (Supporto. Consumo Nullo. Natura Magica)
Il procedimento sopra descritto può anche essere applicato ad oggetti personali che siano stati opportunamente trattati per sopportare l’utilizzo delle energie naturali e che quindi possono essere facilmente recuperati anche quando abbandonati a grandi distanze
Abilità personale - Evocazione/Richiamo del proprio equipaggiamento



± Note » Negli ultimi due turni mi sono inevitabilmente trovato a compiere delle scelte importanti per il futuro del mio personaggio: trovatosi nuovamente a confrontarsi con gli spiriti del Ba Xian Khæyman sceglie infine di rinunciare completamente alla loro forza abbandonando quindi l'artefatto nelle profondità del gorgo. Allo stesso modo, sopravvissuto alla magia del priore cerca quindi di minare il suo orgoglio rimarcando ulteriormente come la sua ultima possibilità di ucciderlo gli fosse inevitabilmente stata strappata dalle mani.

Andando però con ordine:
• utilizzo una difesa assoluta di teletrasporto per sfuggire al vortice e alla trappola di Caino abbandonando però il Ba Xian alle sabbie del vortice.
• utilizzo la passiva del dominio arcanista per scagliare una ultima lancia. Conta come un attacco fisico e non andrà a colpire Caino (può capirlo subito o meno a seconda di quello che preferisci)
• Khæyman cerca infine di abbandonare il terreno dello scontro e ricongiungersi agli Yeniçeri rimasti.

La riuscita o meno delle mie ultime azioni è ovviamente dipendente dal post autoconclusivo del vincitore in quanto, oltre ad una possibile reazione di Caino, non ho nemmeno considerato una eventuale reazione da parte delle truppe demoniache o del loro comandante.

Qualunque sia l'esito dello scontro non posso che ritenermi soddisfatto di come sia andato questo duello e onorato di aver avuto la possibilità di confrontarmi con Janz al quale rinnovo i miei più sentiti ringraziamenti per la disponibilità, sportività e gentilezza (quest'ultima attenuata quando cercava di ammazzarmi) dimostrata in tutto il duello.
Alla prossima quindi, sono certo che comunque finisca questo evento abbiamo creato delle interessanti possibilità di sviluppo per entrambi.
 
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view post Posted on 22/5/2014, 22:02

Esperto
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Janz

» Scrittura: Il voto è alto. Volutamente alto. Ormai posso dire di essere uno dei giudici che ti ha seguito di più nel corso della tua carriera, ed è un piacere denotare l'altissimo livello che hai raggiunto in questo campo. Il tuo è uno stile forte e maturo, saldo e comprovato: quasi inaffondabile. Quei testi che una volta erano "troppo lunghi" o "prolissi" hanno lentamente smesso di esserlo, fino a portarti quasi alla vetta delle tue capacità; nel corso della tua scalata hai imparato ad appoggiarti al contesto, ad utilizzare un lessico sempre più appropriato e ad affrontare temi maturi. Tutte tappe fondamentali del tuo percorso, che intendo analizzare una per una.
Il contesto: Caino non è solo al mondo. Caino è un personaggio vivente di Asgradel, che si trova ad affrontare sempre situazioni diverse; a volte esce da queste situazioni come vincitore, altre volte meno. Tuttavia in ogni caso Caino esce da se stesso e interagisce col mondo circostante: questo è fondamentale, poiché è quando Caino si trova a commentare la sabbia del deserto o ad interagire con i demoni che "esiste". È il confronto con l'esterno a renderlo vivo, così come la somma di tutte quelle piccole considerazione che fa tra sé e sé, spesso sottovalutando l'ambiente circostante.
Il lessico: migliorato, potenziato, perfetto. Non mi è sfuggita in più occasioni la scelta di utilizzare un determinato termine piuttosto che un altro, poiché sottintende un certo significato.
I concetti: maturi e oculati, specie nei primi post, dove Caino si trova a vivere una condizione ben diversa dalla propria. Quando si pone giudice della condizione dell'Akeran, delle rivolte nel loro senso più ampio e persino della natura dei demoni, spinge persino il lettore a riflessioni che in qualsiasi altro contesto verrebbero sottovalutate, spostando completamente il peso del testo su tutta un'altra dimensione.
Ai pro aggiungo inoltre un ottimo utilizzo del gettone, narrativamente parlando. Ciò nonostante non posso affermare che la tua prestazione sia stata globalmente perfetta, poiché vi sono naturalmente alcuni elementi che ancora mi hanno fatto storcere il naso. Prima fra tutti la tua solita tendenza ad essere prolisso, qui identificabile solamente a tratti, e per la precisione in merito ai sentimenti di Caino: la sua vergogna, la sua indignazione e il suo disdegno ci vengono propinati in tre salse diverse all'interno di tre differenti post, benché un lettore attento si renda perfettamente conto del fatto che stai esponendo sempre lo stesso concetto. Ciò non è tanto grave in sé, quanto piuttosto in potenziale: il concentrarti troppo su questi concetti ti spinge a sottovalutare o scartare altre tematiche che sarebbero state più interessanti da sviluppare. Ad esempio, quando Khæyman Ishtar afferma che Caino non sa nulla del meridione, avrei preferito una risposta del tipo "forse, ma quello che vedo mi fa schifo" (e le conseguenti considerazioni sull'Akeran da parte di un visitatore esterno), piuttosto che il battibecco sterile che si instaura tra i due personaggi da quel momento in poi.
Citando le tue stesse parole: "Senza rendersene conto, infatti, si era abbassato ad un patetico gioco di differenze, facendo a gara col suo avversario per valutare chi fosse in grado di trascinarlo più a fondo nel gorgo di Kanesh."
Questo, naturalmente, non è positivo poiché finisce col rendere il duello ripetitivo e sterile. Se non ti do un voto più alto, quindi, è semplicemente per "l'occasione sprecata".
» Voto: 9,25

» Strategia: Molto meglio. Ho apprezzato tantissimo l'intenzione di indebolire il tuo nemico, pregevole sia a livello strategico che narrativo, perfettamente in linea con il carattere e i desideri di Caino. Purtroppo non si può dire che tu riesca in questo intento (se non distruggendo l'arma di Khæyman) e per il resto lo scontro si riduce ad un semplice scambio di offensive a tuo vantaggio grazie ad una migliore gestione dei consumi. La verità è che avresti potuto ottenere un voto eccellente in questo campo semplicemente frapponendo una difesa assoluta al Critico lanciato da Khæyman nel terzo post di combattimento; così facendo il divario energetico fra voi due si sarebbe ingigantito e avresti potuto infierire liberamente su di lui. Non prendendo questa decisione hai spostato il combattimento su un livello molto più paritario, che vi vede nell'ultimo post in una condizione pressoché di identità per quanto riguarda i danni subiti. È un peccato, dunque, che nonostante tutte le ottime offensive e gli elaborati piani d'attacco, nessuno dei due riesca effettivamente a prevalere sull'altro. Forse qualche attacco fisico in più o oggetto avrebbero aiutato.
» Voto: 8,00

» Sportività: Innanzitutto, un paio di premesse: la prima riguarda la vostra decisione di non considerare i ritardi nella valutazione. Come sono sicuro capirete, ciò non è possibile: se fosse stato un duello privato forse avrei potuto chiudere un occhio, ma qui le vostre valutazioni verranno messe a confronto con quelle di altri utenti i cui ritardi sono stati contati eccome. Capirete dunque che non posso semplicemente ignorarli. In secondo luogo non ho ben compreso la ragione per cui janz - ossia l'utente con il grado energetico più alto - abbia iniziato per primo, incrementando ancor più il suo vantaggio su Shivian (tuttavia questa è più una falla organizzativa e non ne sarete imputati).
Parlando di problemi più concreti, non posso che apprezzare il comportamento corretto che avete mantenuto per tutto il corso del duello. L'unica vera svista che ho incrociato è stata quella di utilizzare il gettone per riprodurre una tecnica di natura fisica quando, stando al regolamento, gli affiliati alla fazione dei Demoni avrebbero potuto soltanto emanare tecniche di natura psionica. È un errore che non posso ignorare, soprattutto considerando che difficilmente si sarebbe riusciti a replicare l'effetto ottenuto nel duello con una tecnica di natura psionica.
Detto questo, ti comporti bene davanti all'attivazione del Ba Xian di Khæyman, senza ribellarti davanti alla dubbia potenza dell'artefatto, e questo ti aiuta a non aggravare troppo la valutazione.
» Voto: 7,00



Shivian

» Scrittura: Non ricordo quando è stata l'ultima volta che ti ho valutato, ma una cosa è certa: ti ho lasciato acerbo e il tempo ti aiutato a maturare, fino a diventare un narratore gustoso e perfettamente cresciuto. Nei post compi ancora qualche impercettibile errore di grammatica ("se" senza accento, oppure un utilizzo errato delle virgole) che tuttavia sono talmente sporadici da non compromettere il testo.
Fra i tuoi lati positivi va innanzitutto annoverato il perfetto utilizzo del lessico: sai sempre trovare il termine corretto per esprimere ciò che desideri, e ciò aiuta a dare a Khæyman un'aria di intoccabilità e "antichità" che difficilmente avresti saputo donargli in altro modo; lo si nota soprattutto nei testi, dove la quintessenza della sua immortalità tracima potente dalle frasi utilizzate. Ho apprezzato anche l'utilizzo del gettone che, seppur possa sembrare sprecato strategicamente, ha contribuito ad innalzare di parecchie tacche il livello dello scontro.
Per quanto riguarda i lati negativi non posso non segnalarti l'esagerata introspezione di Khæyman, che pare vivere tutto ciò che accade come da dietro un muro, chiuso all'interno del suo cervello. L'effetto è positivo e molto riuscito in alcuni frammenti come il primo paragrafo del post di presentazione, ma nel pieno dell'azione questa scelta di stile si rivela invece strana e stonata, come è strano che nonostante il tuo personaggio rimarchi a Caino che non sa nulla dell'Akeran, egli vada raramente a pensare all'Akeran così come lo conosce. Anzi, in generale Khæyman esce troppo raramente dal suo mondo di riflessioni. Ho letto di peggio, ma ritengo che diminuire un po' l'introspezione renderebbe il tuo stile più leggero e gradevole a molti lettori.
» Voto: 8,25

» Strategia: Come per il tuo avversario, nessuno di voi due sembra realmente prevalere sull'altro. Khæyman si difende sempre efficacemente dagli attacchi del proprio avversario, e l'utilizzo di una difesa assoluta non mi è sembrato così malposto (specie a causa della mancanza di energie) - ciò nonostante essa comporta sempre una leggera penalizzazione in questo campo. Potrei rimarcare anche l'utilizzo non particolarmente "utile" del gettone, ma mi sembrerebbe veramente di stare cercando il pelo nell'uovo: la verità è soltanto che sotto il piano strategico voi due vi siete praticamente eguagliati, senonché l'utilizzo di una difesa assoluta e la peggiore gestione dei consumi (anche dovuta alla divergenza nel gioiello) pone il tuo avversario in leggero vantaggio su di te.

» Voto: 7,50

» Sportività: Il tuo problema in questo campo ti è già noto, quindi non spenderò troppe righe per parlartene. Ritardi: troppi, e troppo lunghi, anche togliendo quelli dovuti alle vacanze pasquali. Come ho detto anche al tuo avversario, nonostante abbiate entrambi molto encomiabilmente deciso di non considerare i ritardi dell'altro, io non posso farlo: questo è un torneo in cui la vostra valutazione influenzerà il risultato della fazione; di conseguenza non c'è ragione per cui i vostri ritardi non debbano essere contati in relazione con quelli degli altri partecipanti.
A parte questo la tua condotta è stata esemplare (soprattutto per quanto riguarda il tuo comportamento con l'avversario) e hai persino soprasseduto all'errore del tuo avversario nell'utilizzo del gettone. L'unico altro dubbio che mi rimane riguarda il Ba Xian: sono andato a controllare i topic di correzione degli artefatti in relazione alla patch, e non ne ho trovato traccia. Il problema è che gestisci una tecnica che ti dona 4CS come una tecnica passiva, quando la tecnica parla chiaramente di "attivazione". Come passiva sarebbe inoltre molto sproporzionata, a meno che non la si consideri un insieme di 5 passive (e a quel punto il valore dell'artefatto schizzerebbe a livelli molto più alti della sua spesa originale, ritengo). L'azione del turno in cui lo utilizzi mi è dunque un po' dubbia, ma siccome non è stata determinante per il duello non ritengo di doverti penalizzare esageratamente - tanto più che il Ba Xian da adesso in poi, per te, non costituirà più nemmeno un problema.

» Voto: 6,00



Media Janz: 8,08
Media Shivian: 7,25

Vincitore: Janz
Janz ottiene 810 gold e un punto promozione per l'energia viola.
Shivian ottiene 360 gold e un punto promozione per l'energia blu.


Il vincitore ha diritto ad un post autoconclusivo sull'avversario.

Giudice: Ray



Edited by Zaide - 23/5/2014, 08:47
 
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view post Posted on 23/5/2014, 11:51
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Arrancano.
Si mescolano nella sabbia come vermi che strisciano fuori dalla tana.
Sopravvivono e si destano da un pavido torpore, boccheggiando all'aria e sorseggiando quel poco di vita che gli resta.
Che senso hanno le loro vite? Che beneficio si ricava dal vederli soffrire ed arrancare, trattenendo a stento le loro patetiche vite?
Non è meglio che muoiano, in verità?


Kanesh si allargava a dismisura e, con esso, anche la paura del Priore di venir sommerso dalla realtà che aveva cercato di controllare.
Stringeva la sabbia nelle mani, spazzandola via con le braccia ed arrancando - con grandi falcate - in modo da guadagnarne l'uscita. Eppure, per ogni passo che compiva distante dal centro del gorgo, altra sabbia lo sommergeva, riportandolo più indietro di quanto non fosse un istante prima. Sembrava inutile: sembrava che quella sofferenza non si sarebbe mai placata. L'ingiusta ed imperiosa marcia della natura sembrava volerlo divorare con l'impietosa arroganza del suo giudizio, divampando sul suo corpo e schernendolo con fragili commistioni di arsura e cicatrici profonde.
La terra gli lacerava il corpo e, nel vento, sussurrava il ghigno silente dei demoni. Li fissavano scivolare via, lontano ed irriderli. Giudicarli inutili, uomini tra gli uomini. Meritevoli di morte e giudicati da quella stessa impietosa natura che loro, in qualche modo, rappresentavano.
Non era loro condizione subire le angherie del creato: in qualche modo, troneggiavano su di una desolazione che li rendeva bestie emergenti, apici di una catena alimentare infausta che, ormai, iniziava con loro. E che con loro, molto presto, sarebbe finita.
In tal senso, la morte di Caino o del nobile uomo di Taanach non rappresentava che una prova della caducità umana. La fragile esistenza mortale che si dissipava nella sabbia, scomparendo e soffocandosi della sua stessa arroganza, arrancando per una vita che non avevano reale merito per mantenere o conservare.
La vita gli scivolava via come conseguenza del loro inutile incedere ed, in tal senso, nemmeno Caino meritava troppo di essere salvato.
Avrebbero dovuto semplicemente accettare la morte come mera conseguenza del loro essere.
Arrancare per salvarsi, in verità, appariva patetico e sconsiderato ai loro occhi.
Quasi disonorevole.

« Salvaci. »
Mentre il Priore stringeva l'ultimo pugno di sabbia, si abbandonava alla corrente. Veniva trascinato lentamente nel gorgo, divorato verso quel centro che aveva contribuito a scavare. Arreso, fissava il demone dalla cima della rupe. Sentiva il suo giudizio, il suo fastidio e - allo stesso tempo - il suo sorriso appena accennato giustificarsi e, anzi, compiacersi di quella morte così rapida e patetica. Quasi non meritasse più di vivere: quasi non meritasse più di sentenziare alcunché ai loro danni.
« Fa qualcosa » ripeté, in un ultimo sforzo di voce « non puoi permettere che finisca così. »
I suoi occhi cambiarono verso. Scrutò l'orizzonte, quasi visionando l'insieme prima di rispondergli a muso duro. Quasi valutasse la reale necessità di salvare qualcuno di cui, ormai, non avessero più realmente bisogno. Poi fissò in direzione dell'uomo: vide il suo incedere arrancare allo stesso modo, soffocarsi nella sabbia e - infine - venir strattonato dalla corrente, giù verso il gorgo. Le forze mancavano anche al nobile di Taanach e, lentamente, anch'egli veniva divorato da Kanesh, fallendo nel suo puerile tentativo di fuga.

« Perché dovrei, uomo? » Il demone si aprì in un'espressione più beffarda, quasi irridendolo.
« Non è forse questo il destino di voi umani... » asserì, sarcastico « ...venir divorati dalle vostre stesse colpe? »
Caino buttò giù un grumo di saliva. In qualche modo, aveva ragione. Si impietosiva innanzi alla sua stessa condizione, dimenticandosi quanto fosse stato suo complice nel crearla. Mancava di ragione e lucidità soltanto perché moriva quasi per sua stessa mano, implorando un aiuto solo perché aveva paura di finire in quel modo. Al di là di quanto fosse giusto o sbagliato, in quel momento era solo conveniente.
« Oggi due grandi città umane perderanno due comandanti » aggiunse il demone, ponendo lo sguardo verso Taanach « ...e questo è solo un vantaggio. »
« Hai bisogno di un alleato come noi » rispose Caino, con tono alterato dalla fatica « non puoi conquistare questa regione senza di noi. »
« Hai ragione, uomo » rispose ancora il demone « ma troveremo altre anime disposte a scendere a patti con noi, stanne certo. »
Poi sorrise, con aria più rassegnata. « Che la morte sia rapida e clemente. »
Concluse, voltandosi verso gli altri demoni e dicendo loro, secco:

« دعونا يتحركوا »
Andiamo via.

Il Priore vedeva la sua infamia scomparire dietro una roccia.
Le sue scelte gli si rivoltavano contro e condannava a morte se stesso, oltre che un innocente uomo di Taanach. Qualcuno che aveva lottato per un ideale e che, a differenza sua, moriva per esso, anziché a causa di esso. In quell'antitesi divampava la disarmante verità di quella guerra: un'aridità di fondo per il quale nessun valore sarebbe stato sacrificato, quanto piuttosto divorato in esso. Mangiato ed ucciso per la conquista di un grumo di sabbia informe, che altro rappresentava se non un concetto vago, spalmato su di un lembo di terra troppo grande e troppo morto perché rappresentasse una reale opportunità per qualcuno.
Dunque, così doveva morire Caino? Sacrificato per una terra inospitale, per un popolo non suo ed in favore di un'alleanza troppo stentata perché potesse realmente portargli vantaggio.
No; non così. Si rispose e si scosse. Afferrò un altro grumo di sabbia, l'ennesimo, e lo tirò giù - oltre di esso. Scivolò con forza oltre un ammasso di sabbia; poi ne superò un altro ed - infine - un altro ancora. Poi, giunse in prossimità dell'altro uomo. Vide le sue vesti ricamate di preziosi rovinarsi allo sfregar con la terra. Vide i suoi occhi chiusi, svenuti e le sue labbra tremule riempirsi di sabbia.
Lo afferrò per un lembo ed in uno sforzo di potere, fissò il ciglio del gorgo oltre la discesa di terra. Fissò il primo punto utile ove sarebbero stati in salvo, e - in un battito di ciglia - scomparve, divenendo quel nulla in cui temeva tanto di soffrire, nelle profondità della terra.

Quando il demone discese dalla rupe, vide il Priore in piedi, dinanzi a lui. Salvo.
Aveva le vesti lacerate dalla sabbia ed il corpo ricolmo di ferite. In volto, però, teneva un'espressione quasi soddisfatta. Un tenue sorriso gli irrideva il volto, mentre i capelli sporchi gli scivolavano smossi dal vento oltre la fronte, rivelando un'aria quasi beata. In pugno, al suo fianco, stringeva il mantello dell'altro uomo, che stava prono al suo fianco. Svenuto, ma vivo.
La sua dignità di uomo irrideva la certezza del demone, rivelandogli tutta la sua potenza. Al di là delle pietose richieste di aiuto, aveva trascinato se stesso oltre la morte, semplicemente rinnegando un destino di morte inutile e pretestuoso. E quello era il modo migliore per rinnovare il suo onore agli occhi del demonio, affermando tutta la sua potenza e tutta la sua volontà di non scomparire come un'epitaffio ovvio in un mare di versi pleonastici.

Il demone allargò gli occhi perplesso. Il suo sguardo passava dal Priore all'altro, rimbalzando a più riprese.
Sul suo volto si dipingevano numerose domande, più delle quali riguardavano l'inaspettata sopravvivenza del Corvo. Una su tutte, però, pareva tediarlo particolarmente.
Al punto che, invero, non seppe trattenerla. Dunque sbottò, indicando l'uomo che il Priore teneva al suo fianco: « Perché l'hai salvato, uomo? »
« Ishtar » disse Caino, sorridendo « è uno dei Triarchi di Taanach. »
« Avevamo letto gli stemmi sul suo petto, ma solo adesso ne abbiamo convenuto l'importanza. »

Il demone rimase ancor più scosso. « Se è un comandante, allora dovrebbe morire. »
« Siete arroganti e scaltri, ma non molto furbi demone » rispose il Priore, sornione. « Probabilmente oltre quelle dune vi aspetta un intero esercito in assetto da battaglia »
aggiunse, indicando l'orizzonte in direzione di Taanach « il gorgo ci metterà tempo prima di raggiungere la città, e per per allora la vostra guerra potrebbe essere già finita. »
Poi, si piegò, ponendo il suo volto in direzione dell'uomo. « Tu, invece, guerriero di Taanach, ci condurrai in sicurezza alle porte della tua città. »
Gli tenne il viso tra le mani e con i pollici gli spalancò gli occhi, rivelando le pupille sotto di esse. I suoi occhi, invero, divennero gialli, brillanti quasi quanto il caldo sole della regione.
Attraverso di essi, il demone vide un flusso d'anima sfilare dall'uomo a Caino e viceversa, in uno scambio di emozioni ed energia che parve rinvigorire il Priore, ma svuotare ancor di più l'altro.
« Ubbidirai al nostro volere, rispondendo all'unico padrone che sentirai di meritare la tua devozione » aggiunse, imperioso « ovvero noi stessi. »
Vide la testa del nobile ricadere su di un fianco, accasciandosi a terra. Poi, Caino si levò, tornando nuovamente a fissare il demone.
« La guerra non si vince soltanto con la forza » disse, laconico « ma anche con l'astuzia e le dovute conoscenze. »
Il demone rimase immobile, silente. Poi scosse il capo, non convinto: « Te lo ripeto, uomo: non sei fondamentale. »
« Ne avremmo trovati altri disposti ad aiutarci » aggiunse, nuovamente « avremmo trovato nuovi alleati. »

Caino sorrise, questa volta di gusto.
« Vero » aggiunse, sospirando a più riprese.
« Ma non avreste trovato nessuno come noi » aggiunse, fissandolo negli occhi.
« Ricordalo bene, demone: nessuno è come noi »
« Nessuno è come Caino »



Le conoscenze di Caino sono sempre dovute alla sua passiva di cultura. Ho ritenuto normale che, alla fine, riconoscesse gli stemmi sulle vesti di Khæyman.
Comunque, in virtù delle possibilità garantite dal post autoconclusivo con pk on, infliggo al mio avversario un danno permanente sotto forma di una malia psionica che ne assoggetta la volontà al Priore. Ritengo che non sia in discussione la libertà di azione del personaggio; semplicemente, avrà un tono di deferenza con Caino - d'ora in avanti. Sono disposto a discutere col mio avversario i dettagli dell'abilità ed anche a concordarne la rimozione, ove possa compromettere le future giocate dello stesso. Invero, lo scopo di tale azione è creare un legame caratterizzante tra i due pg, che sia di ispirazione per future giocate, non certo di ostacolo. Di seguito, l'abilità citata per intero.

CITAZIONE
Lo Scopo. [...] Quando poi le necessità lo richiedevano, Caino poteva decidere di sottrarre anche completamente l'anima dal corpo della sua vittima. Mi scossi, quasi in un residuo di istinto di sopravvivenza, fugace ed immotivato, a quella notizia. Mi feci indietro, quasi risalendo oltre il bordo della sedia. Il Priore, però, mi rassicurò, dicendo che mai si sarebbe permesso di farlo con me e che, comunque, il processo era breve ed indolore. Di fatto si tramutava in un ultima stilla di volontà ancora immersa nel profondo della sua vittima, giacché - solitamente - lui procedeva a prosciugarla pian piano, tanto che - giunto il momento di completare l'opera - la resistenza residua era assai infima. Si trattava di fissarla un'ultima volta, come lui mi mostrò anche in quel momento. Ed in un attimo, un rapido schiocco di dita, anche l'ultima resistenza critica della vittima era stata sottratta, tanto che la stessa sarebbe stata completamente assoggettata a Caino. Al Priore, signore e padrone di noi tutti, regnante di Acque Perdute e nuovo Prescelto dal Sovrano. [Attiva personale nulla 3/10 (Attiva di pk, autoconclusiva, Caino assorbe completamente l'anima di una persona assoggettandolo a se come suo servo)]



Edited by janz - 23/5/2014, 15:49
 
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