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| Ingoiava polvere. Il terriccio, mischiato a bava e sudore, arrivava alla bocca come un'unica poltiglia densa. Andava già come un grumo nauseabondo, mattone di inedia che si spingeva sin nello stomaco e pesava al pari di un peccato. Ovunque sentiva la terra stridere contro le sue vesti, scomporsi ed incastrarsi dentro le scarpe, sotto la tunica, sotto le unghie e lungo tutto il corpo. Invero, non aveva quasi fatto in tempo a rendersene conto. Ignaro di quanto e come l'uomo che stava affrontando potesse essersi destreggiato di un potere tanto grande, la terra aveva cominciato a mancargli ancor prima che il Priore potesse avvedersene. Vide la linea d'orizzonte scomparire dentro un grumo di terra, ed i piedi venir divorati in un gorgo stretto, pressante, che lo risucchiava letteralmente, quasi fosse pronto ad ingoiarlo. Prese tempo, arginando con le mani la viscosità della sabbia sulla sua pelle; tentò di trascinare il piede sinistro lontano dalla fossa nella quale era caduto, mentre col destro faceva pressione sulla terra, come a voler scavalcare un ipotetico gradino. Nel mentre, afferrò la terra ancora solida che si poneva ormai alle sue spalle. Tentò di aggrapparsi ad un ramo, o una qualunque cosa che avrebbe impedito quella grottesca scomparsa di scena. Il cuore gli salì in gola: al passo della sabbia che lo divorava, infatti, galoppava - crescente - il suo sconforto, la pena per quell'invereconda amenità e la frustrazione per la sua accortezza poco razionale. E si trascinava oltre l'orgoglio, affannandosi di non venir deglutito da una potenza che aveva voluto controllare, ma che adesso gli si ritorceva contro. Che veniva su come aveva fatto sin dall'inizio: a bocca aperta. Tentando di divorare lui stesso, però, questa volta.
Si era distratto, troppo. Aveva lasciato al suo avversario modo e luogo di ignorare ogni profonda afflizione con cui lui aveva tentato di vessarlo; forse, troppo impacciato in quel confronto faccia a faccia, aveva tentato di parlare con un uomo abituato a lasciare troppo spesso alla spada ogni onore e ragione. Aveva peccato d'ingenuità, variopinta di eccessiva sfrontatezza, nel suo voler interdire all'avversario ogni tentativo di mettergli i bastoni tra le ruote. Invero, avrebbe dovuto agire subito: colpirlo, annientarlo fintanto che non si fosse avveduto della sua presenza. Tradirlo ed umiliarlo nel mentre che non gli fosse stato possibile ignorare l'afflizione delle proprie azioni. Era stato debole, invece. Aveva voluto ottenere un suo ravvedimento diretto; leale, contro barbari rudi che di ragione e pensiero non conoscono nemmeno il significato. Ora, infatti, pagava lo scotto. Ed ogni centimetro di sabbia che lo inghiottiva, bruciava forte l'arsura del calore del deserto. Ancor più forte, però, bruciava la vergogna per uno scherno quasi infantile, un becero trucco circense che aveva dissolto ogni autorità delle sue minacce. Severe, ferme: ma pur sempre minacce. L'altro, invece, si riempiva la bocca di tenue frasette da scolaretto, inadatte ad avvedere finanche un poco acculturato paesanotto; d'altro canto, però, vessava l'aria di una potenza impensabile, giungendo finanche a controllare i margini del gorgo. E scaraventandolo all'interno: annientarlo nell'orgoglio, trascinandolo verso di lui.
Invero, il corpo del Priore era stato divorato da Kanesh troppo in fretta. Lo sentiva scivolare, ammendarsi della propria fragilità e subire la pressante potenza della terra. Quella terra che lui procedeva a scavare e sfruttare, infatti, gli richiamava all'attenzione il vero significato del suo gesto. Furia e malignità, come solo la natura sa dimostrare. A prescindere dalle bandiere, a prescindere alle ragioni: chiunque cada nel gorgo, nobile o plebeo che sia, ne sarebbe stato consumato come un tenue spuntino da locanda. Mangiato, digerito e ruttato quanto più in fretta possibile. Così dunque sprofondava Caino: con la sabbia che riempiva ogni sua amenità, che si incastrava tra le vesti, negli occhi e gli riempiva la bocca di marciume impastato. Con le ragioni che si strozzavano in gola come meri colpi di tosse che si perdevano nel fiato del vento. Rimetteva poco, vomitando la fanghiglia pastosa e chiudendo gli occhi a fessure sottili, indirizzato all'uomo pavido di morte che svolazzava a mezza altezza sul livello del gorgo. Quasi volesse irriderlo.
« C A N E » Divenne grezzo, villano. Inveì con un'offesa barbara alla volta del suo avversario, che attentava alla sua lealtà con troppa sfrontatezza. Aveva voluto umiliarlo, trascinarlo ed inginocchiarlo dinanzi a se, invece di inginocchiarsi e trascinarsi a sua volta oltre la grandezza di un progetto che era troppo stupido per non comprendere. L'ingiustizia di tale eventualità montava in Caino una rabbia ancor maggiore ed a stento riusciva a trattenerla: si divincolava come una serpe presa per il collo, stringendo le unghie sulla sabbia e ricavandone nient'altro che pugni stretti di sabbia bagnata. Bagnata con la sua saliva; macchiata coi residui del suo corpo che si lacerava piano e si sfaldava per via dell'enorme pressione della terra. Sentì il petto stringersi ed il cuore che aumentava i battiti ritmicamente, con sempre maggior vigore. Quando poté incrociarne lo sguardo, però, non si risparmiò ulteriori invettive. « Ti ergi a giudice di ciò che non conosci » disse, alternando le parole con colpi sonori di tosse « ostacolando un progetto che non capisci » « Non saremo noi a giudicarti, ma sei tu che ti annienterai, svilendo la grandezza che si erge nelle profondità di questo gorgo. » I suoi occhi divennero giallo intenso, ricolmi di rabbia: « ma risparmieremo ogni ulteriore sforzo del tuo misero cervello. » « Ti ucciderò » disse, infine.
Levandosi poco, tentò di porsi in posizione eretta. Troppo poco in equilibrio, però, il braccio sinistro sprofondò nella sabbia sul fianco e lui ricadde immediatamente dopo. Emise un fiato: un sonoro sbuffo di frustrazione, accompagnato da qualche bestemmia sussurrata a denti stretti, di modo che nessuno - nemmeno lui - potesse udirla. Inarcando lo sguardo verso il cielo, si sforzò di trovar vigore e volontà in qualche punto del creato che gli risultasse familiare o utile allo scopo. Invero, si portò oltre la rupe dal quale parlava fino a qualche momento prima, trovandovi - nello stesso punto - qualcuno che lo scrutava. Era il demone dal corpo scuro e gli occhi vuoti lo fissava, con un ghigno accennato sul muso che disegnava i contorni di un lieve sorriso. Si divertiva.
Ascoltava con le proprie virtù più basse il rumore soave di due uomini che si davano battaglia. Per quanto potessero essere alleati, compagni e fedeli servitori in guerra, per lui il Priore non era nient'altro che uno strumento: un mezzo. Un uomo, fedele alla propria razza e col sangue ricolmo di quel sapore di ingenuità che solo gli uomini - esseri inferiori - potevano avere ai suoi occhi. E Caino lo comprese, subendo quel sorriso a mezza bocca come una pugnalata nelle proprie più recondite certezze. I suoi alleati erano bestie fameliche, nient'altro che esseri senz'anima che divoravano i propri nemici a qualunque prezzo, contro qualunque ostacolo. Si pervase di una sensazione di amarezza, trascendente nello sconforto. Sdoganò la propria tristezza, commutandola dalla rabbia profonda di poco prima: si sentì, per un attimo, perso e diviso tra la propria frustrazione, ed una sensazione di solitudine che prendeva le forme di quel gorgo senza scampo. Avrebbe rinunciato anche a lui, se necessario. E non avrebbe fatto nulla per salvarlo.
« Aiutami » sussurrò Caino, sicuro che lo avrebbe compreso « dammi una mano, invece di ridere - maledizione. » Si aspettò una reazione, ma il demone prese a fissarlo intensamente, indeciso se reagire o aspettare di vederlo implorar pietà ancora un poco. « Sai bene che ti conviene. » affermò, virando su un tono più freddo ed un impulso più pratico delle sue parole « altrimenti manderà a monte ogni nostro piano! » Se non lo avrebbe fatto per lui, infatti, l'avrebbe fatto per l'unica ragione valida: i loro comuni scopi. « Se lascerai che mi uccida, sarà la fine per tutti voi »
A quelle parole, il demone scompose il proprio ghigno. Lo rimarcò in un tono più amaro, fino a tramutarlo in una smorfia di circostanza. Sofferta e compassata; quasi avesse grossa difficoltà a sopportare la giustezza quelle ragioni. « Spendi bene le tue ultime parole, uomo » gli sussurrò di risposta, parlando direttamente alle sue orecchie « ma sappi che, per me, sarebbe molto più utile lasciare che vi uccidiate a vicenda » Parlò amaro, ma - quantomeno - chiaro. « Se morirete entrambi sarà solo meglio »
Lo so. Pensò Caino, senza rispondere. Il demone fece un cenno di assenso: evidentemente, tanto gli bastava per lavarsi quel poco di coscienza che possedeva. Levò dunque una mano al cielo e, freddo, diede l'ordine - perentorio. « الإخوة » Fermatelo | | « قتله الآن » Uccidetelo |
Dal gorgo emersero quattro figure scure. Erano ombre nascoste sotto la coltre di sabbia, che più volte erano emerse per riprender fiato e potenza, al fine di proseguire lo scavo. Ora, però, voltavano i loro piccoli occhi rossi verso l'alto: dalla corazza scura, spessa, si levava un sottile fumo, come se la furia e l'arsura del deserto avesse reso le loro scaglie incandescenti. Erano simili a scorpioni, con un corpo ricoperto di corazza, grosse chele artigliate ed una lunga coda robusta, che terminava con un grosso pungiglione. Non sapeva quale fosse il loro nome, né quali fossero le loro capacità. Non aveva avuto modo, voglia o tempo di definire razze e connotati di tutte le bestie di cui si era circondato, né - tantomeno - aveva voluto capire se vi fosse modo di classificarli. Li aveva semplicemente visti rispondere ai richiami del demone dal volto caprino, che li aveva comandati come schiavi. E che ora comandava loro qualcos'altro. Qualunque cosa che contribuisse alla morte del guerriero.
Si aspettò di vederli saltare, spalancare le fauci o aprirsi come boccioli in fiore, per scaraventar contro il nemico qualunque amena capacità la natura avesse fatto loro dono. Invece, fecero altro. All'unisono, tirarono indietro le code, quasi a prendere spazio per un lancio. Poi, uno dei quattro emise un rumore rapido, acuto. Quasi uno schiocco, prodotto dal toccarsi delle chele: un ruggito tenue, stilizzato nelle forme di un rigurgito di rabbia che avrebbero compreso loro. E solo loro. Ma che a tanto bastò. Le quattro code a punta, infatti, si librarono nel cielo come braccia scure: gli aculei furono lanciati lontano e, dietro di essi, le code si rivelarono quattro grossi tentacoli artigliati. Questi si diressero verso le braccia e le gambe dell'uomo, volte nel tentativo di afferrarlo. E, una volta afferrato, di tirarlo giù: condurlo nel gorgo, insieme a lui. Questo era quello che avrebbero fatto per lui. Non l'avrebbero aiutato, né salvato: gli avrebbero assicurato un compagno di morte.
Caino sorrise amaro. Se lo aspettava, ma - allo stesso tempo, non lo accettava del tutto. Si disilluse di vederli profondersi in un aiuto più diretto: invece regalavano un'altra morte. Insieme alla sua. Ingoiò un grumo di saliva e decise di tentare il tutto e per tutto. Rovistò rapidamente nella tunica ed afferrò uno dei bastoni d'incenso che si era portato dietro dalla cattedrale. Variopinti esempi di sacralità e canonicità del dogma, che - però - lui e solo lui sapeva assumessero un significato ben diverso. Gli diede uno sguardo e lo vide rosso: rosso come la sua ira, rosso come la sua volontà di riscatto. Rosso come la potenza che cercava e voleva, per quell'ultimo assalto che l'avrebbe scaraventato nel baratro. Ma che avrebbe fatto altrettanto col suo nemico. Dunque, lo sfregò sul palmo della mano ed il bastone prese fuoco, diffondendo un fumo dal sapore acido. Pervadeva i polmoni ed irrobustì le sue membra immediatamente dopo; Caino accolse quel potere con un sbuffo, un sospiro iroso, che rivolse in direzione dell'uomo.
Poi prese l'ultima parola, prima di lanciarsi. « Dimmi il tuo nome guerriero » aggrottò le ciglia, digrignando i denti « dimmi il nome che dovremo scrivere sulla tua lapide. » Subito dopo, rese i suoi occhi giallo intenso. Un giallo brillante, più brillante che mai - molto più brillante dell'arsura del deserto. Li pose sugli occhi dell'altro e prese a fissarlo come per nutrirsi della sua essenza; quasi per assaggiarne la forza in una sola soluzione, ingoiandone la potenza prima che Kanesh potesse fare altrettanto col suo corpo. Infine, si lanciò contro di lui: fece perno sulle gambe e tentò di fare un salto. Breve, ma efficace: necessario soltanto a raggiungere il guerriero. Poi, tese gli artigli e con due colpi secchi tentò di aggrapparsi al suo corpo, rivolgendoli in direzione del suo torace - mirando a punto ove non fosse coperto o difeso dall'armatura. Vibrò le lame con estrema rapidità, inducendo forza e velocità al colpo, di modo da aumentarne l'efficacia. Insieme ai demoni, l'avrebbe trascinato giù col proprio peso. E col peso del suo stesso sangue. Sarebbero stati divorati da Kanesh. Entrambi.
CITAZIONE Stato Fisico: Escoriazioni lungo tutto il corpo (danno Medio) Stato Mentale: Confuso (danno Alto) Energia Residua: 64% - 8% - 16% = 48% CS attuali: 7 + 2 (Passiva del dominio fattucchiere) + 4 (Rubino) = 13 CS Distribuzione CS: 4 Velocità; 4 Potenza fisica; 2 Forza (Passiva talento) 3 Intelligenza [in verde eventuali "power-ups"]
Passive Lo Strumento, il Corpo di Caino; Caino non sviene sotto il 10% di energie [passiva razziale umana]; Caino non ha bisogno di mangiare o bere [passiva personale 4/10]; Caino è immortale e può morire solo ove gli vengano strappati gli occhi [Pergamena Immortalità, Ultima da Negromante]; Caino può vedere al buio o in condizioni non magiche di oscurità [Passiva personale 10/10]; Caino può percepire le presenze fisiche intorno a se [Amuleto dell'Auspex] Lo Scopo, l'Anima di Caino; chiunque sia vicino a Caino inizia a sentirsi stanco gradualmente, stanchezza che aumenta più perdura la vicinanza [passiva personale 1/10]; chiunque tocchi o venga toccato da Caino subisce un malus di 1 CS fino a fine turno [passiva personale 2/10]; quando Caino usa un'abilità del talento Fattucchiere l'avversario subisce una malia psionica sotto forma di sottomissione [passiva del talento fattucchiere di I livello]; tutte le abilità del talento Fattucchiere sottraggono 1 CS in più [passiva talento Fattucchiere II livello]; quando Caino usa un'abilità del talento guadagna 2 CS alla forza [passiva talento Fattucchiere di III livello]. La Conoscenza; Caino possiede una grande cultura in tema di Storia, Scienze e Letteratura. [personale passiva 5/10] La Tempra; Caino rimpiazza le mutilazioni e le ferite col suo sangue, ripristinandone l'utilità, benché patisca comunque il dolore. [Pergamena Sostentamento Arcano, Ultima da Mago]. La Cura; Caino conosce i punti deboli di tutte le creature, potendo uccidere anche gli immortali [Pergamena "Conoscenza Anatomica", Ultima da Cacciatore]. La Voce del Sovrano (artefatto); quando indossa la maschera Caino risulta un semplice Corvo a chi gli parli; Caino riconosce le bugie quando indossa la maschera.
Attive
Tentacoli dei Noum-mah. Scorpioni del deserto; demoni prestati ad una vita soggiogata dal comando altrui. Schiavi di una condizione di inferiorità che per loro essenza non è pretesa o offesa altrui, ma semplice legge. La legge dei demoni li rende creature inferiori, poste a scavare nella sabbia a lavorare come operaie di una struttura che non li pone al comando, ma alla base più profonda. Eppure, non mancano di indubbi pregi: hanno una corazza scura e spessa che li protegge dal calore e dalle intemperie del deserto; spesse chele che consentono loro di scavare rapidamente ed occhi rossi che scrutano nel buio ed in tutta la zona circostante, senza difficoltà. Sopratutto, hanno una lunga coda artigliata che, all'occorrenza, può allungarsi in un grosso tentacolo scuro. Il tentacolo ha la densità di una struttura molliccia, come fosse il lembo di una propaggine cartilaginosa, ma che può estendersi - come fosse fatta di gomma - coprendo lunghe distanze. Al termine della coda, poi, c'è un artiglio a punta che si apre in tre lame distinte, utile per afferrare qualcosa o qualcuno. Di per se il tentacolo non causa molto danno, ma i Noum-mah sono soliti usarlo in branco: quattro tentacoli lanciati contro un singolo soggetto, per trascinarlo nella sabbia e soffocarlo. Quattro lame che stritolano gli arti in una morsa dolorosa, portandolo con se entro un gorgo di morte. [Tecnica "Bonus" garantita dal regolamento del torneo; consumo Nullo e potenza Media, consiste in quattro tentacoli artigliati che afferrano il corpo del nemico e lo trascinano, causando danni Medi da stritolamento.]
Lo Scopo. Fissando lo sguardo su chiunque, infatti, il Priore aveva la capacità di sottrarre gran parte dell'anima della vittima, in modo non più sommesso e "leggero". Gli bastava scegliere una vittima predestinata, infatti, per far scorrere un flusso invisibile che dagli occhi di questa si trascinava nei suoi, così come un corso d'acqua che scorre sul suo letto fino alla foce predestinata. Ed in questo modo egli poteva sottrarre energie fisiche o mentali pari a 1, 2 o 4 CS (2, 3 o 5 con la passiva), [Attiva del talento "Fattucchiere" di terzo livello, natura psionica, consumo Alto - causa un malus di 5 CS per tutto il duello]
Oggetti utilizzati.
Incenso Rosso - L'Incenso Rosso, quando acceso emette un colore rossastro ed un odore acre, molto forte, quasi come se nell'area fossero stati accesi più bastoncini d'incenso concentrati tutti insieme. Emette poco fumo e si limita a espandersi nell'area nelle immediate vicinanze, rimanendo - quindi - generalmente circostanziato al solo Priore. L'effetto, però, è molto particolare, giacché potenzia i riflessi, la rapidità e la potenza fisica del Priore, o di chi si trovi ad inalarlo, anche se per pochi istanti. L'effetto è visibile in quanto l'Incenso Rosso irrita alquanto gli occhi e, pur non arrecando alcun danno materiale, questi assumono un colore rosso accesso. In termini di gioco, l'Incenso Rosso fornisce 2 CS aggiuntivi a Velocità e Potenza fisica, per un turno. [Rubino, Pietra Preziosa dall'Erboristeria]
Riassunto e note
Azioni:
• subisco la tecnica "bonus" e vengo trascinato nel gorgo, dirigendomi verso l'avversario (Caino interpreta la cosa come una lesione alla sua onorabilità di "Priore invincibile"); • utilizzo a mia volta la tecnica "bonus" chiedendo l'aiuto del demone dal volto caprino, il quale comanda agli scorpioni Noum-mah di trascinare il mio avversario nel gorgo; • uso il Rubino per potenziarmi i CS come indicato; • uso la tecnica di terzo livello del Fattucchiere; • attacco con due attacchi fisici in rapida successione, mirando al torace e cercando di trascinare il mio avversario, a mia volta, nel gorgo.
Preliminarmente ringrazio il mio avversario per aver chiesto di non conteggiare eventuali miei ritardi. Come sai, per discussioni private, sarò via dal 2 al 10 maggio e la cosa avrebbe potuto crearmi problemi per il prossimo turno. Previo accordo privato, però, abbiamo concordato di richiedere di non conteggiare eventuali penalità al ritardo e - in virtù di questo - chiedo a mia volta che al mio avversario non siano conteggiate penalità per i suoi eventuali ritardi. Eppure, prefiggendoci l'obbiettivo di non ritardare affatto e di concludere il duello completamente, abbiamo concordato che questo mio post arrivasse all'esito dei miei 5 giorni di tempo, di modo che tra i 5 giorni del mio avversario per il prossimo turno ed i miei 5 giorni successivi per il mio, io possa coprire la settimana di assenza. In virtù di tutto ciò, naturalmente ti ringrazio moltissimo per la disponibilità che mi hai dato. Detto questo, ho particolarmente apprezzato il fatto che tu ti sia fatto "trascinare" verso il gorgo e do seguito a questa disponibilità, facendomi trascinare e cercando di portarti con me nel gorgo di Kanesh. A questo scopo ho sfruttato molte risorse, tra le quali la tecnica bonus, il rubino e l'attiva di terzo livello del talento. Spero il post sia di gradimento, giacché incentrato molto sulla psicologia (o sul contraccolpo psicologico) che la vicenda sta avendo su Caino. Per informazioni o quant'altro, sai dove trovarmi: nonostante l'assenza mi collegherò saltuariamente, quindi dovrei riuscire a darti brevi risposte - nel caso. Al solito, eventuali offese sono puramente ai fini del GdR. In ultimo, ti preciso che il danno della tecnica bonus è solamente derivato dallo "stritolamento" che i tentacoli ti cagionano, non da eventuali danneggiamenti dovuti al gorgo o altro. Ah, ovviamente il fatto che Caino parli in prima persona di tanto in tanto non è un errore: semplicemente quando è in evidente agitazione, il Priore perde l'etichetta di cui solitamente si fregia. E' voluto, diciamo. Detto questo, a te la penna, caro!
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