Il tempo è la sostanza di cui sono fatto. ····· - Group:
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Era riuscito a farlo togliere da sopra di lui, era riuscito a ferirlo e forse a sconfiggerlo definitivamente. Non uno solo dei suoi pugni era stato parato, anche se alcuni non avevano raggiunto il bersaglio sperato. Era ormai un misto di sangue e fango, quasi irriconoscibile, con i capelli neri appiccicati al volto e la tunica lorda e strappata in più punti. La fatica del combattimento cominciava a farsi sentire, il fiato era più corto, e il cuore batteva all'impazzata per far arrivare il sangue in tutto il corpo. Il Drago era passato sopra di loro, allontanandosi, e Montu si era rassegnato all'idea che era definitivamente solo a Moeras. Si ricordò degli spari provenienti da una parte imprecisata in mezzo alla nebbia, il suo nemico non era solo. E lui? Il suo Drago era volato via, forse per superbia o semplice stupidità aveva deciso di entrare nella palude da solo e, anche se sentiva il taccuino premergli contro il fianco, sapeva che non aveva il tempo per poter chiedere l'aiuto dei Sussurri. Se anche fosse riuscito a scrivere qualcosa sulle pagine gialle nessuno l'avrebbe trovato, sperduto in quella landa inesplorata, e, vincitore o sconfitto, avrebbe concluso lo scontro da solo. Poteva contare ancora sulla creatura che era in grado di evocare dai piani dimensionali infernali: il mostro, di poco più grande di un lupo, aveva il corpo di un leone, la morbida criniera incorniciava un muso mostruoso, con le fauci irte di zanne, la coda terminava con il velenoso aculeo degli scorpioni e le poderose ali di pipistrello quasi distraevano dagli affilati artigli. Il Demone vedeva l'immagine dell'animale nitida nella sua mente, quasi poteva toccarlo, ma qualcosa lo distrasse un secondo prima che la Manticora abbandonasse la sola mente di Montu, per essere materialmente evocata.
L'uomo si stava alzando, e l'Eterno cercò di fare lo stesso, ma tutto il corpo gli lanciò fitte di diniego. I muscoli lo imploravano di rimanere lì, sdraiato nell'acqua ristagnante di Moeras, finchè lui stesso non fosse diventato una delle tante vittime mietute dalla palude. Riuscì perfino ad immaginare i numerosi esploratori prima, i nani fuggiti poi, che riposavano senza pace sotto il fango e la sabbia del luogo. Il suo nemico mise ancora la mano sotto la manica, e lanciò in rapida sequenza cinque pugnali, con una precisione già dimostrata in precedenza, e che il Demone poteva solo invidiargli. Il primo pugnale lo colpì sul petto, a sinistra, sfiorando di poco il cuore, e solo la dura pelle era riuscita a frenarlo quel tanto da impedirgli di perforare il polmone. Montu sbarrò gli occhi quando anche la seconda lama colpì il suo petto, poco lontano dalla prima, ancora una volta il polmone era salvo, a discapito di due costole rotte, i cui frammenti stavano per lacerare l'organo. Cadde in ginocchio, un rivolo di sangue gli uscì dalla bocca quando il terzo pugnale lo colpì a destra, appena sotto il pettorale, lacerando i nervi intercostali e penetrando, inevitabilmente, circa due centimetri nel polmone, che soffrì soffiando aria e sangue. Altri due pugnali, sembrava disegnassero la Vecchia Signora nella nebbia mentre raggiungevano il bersaglio, il mantello, la falce, al Demone sembrava di vedere ogni dettaglio della Morte che lo attendeva ormai da tempo, e che ora lo reclamava a braccia aperte. *No.* Sentiva ancora le anime dei caduti sotto la roccia, le sentiva più vicine, si sentiva quasi parte di loro. Riusciva a percepire le loro carni, le loro ossa, il dolore che aveva spezzato le loro vite. Vide quei macabri resti affiorare davanti a lui, ammassarsi senza pietà l'uno sull'altro in un secondo, ergere un muro davanti al negromante. Lo avrebbero servito, nonostante morti, perchè questo era il volere del Demone del Fuoco, questo era il volere di colui che dominava la morte, e la sfruttava. Quando gli ultimi due pugnali si schiantarono sul muro lo ridussero in pezzi, e i corpi decomposti e gli scheletri tornarono nel luogo della loro eterna dimora, attraversando ancora la nuda roccia, o affondando in abissi di fango che avrebbero visto sicuramente altre vittime.
Cadde ancora, su un fianco, mentre il fiato mancava sempre di più, potendo solo un polmone svolgere il proprio compito. Ad ogni respiro affannato l'aria abbandonava il polmone destro con un sibilo di morte, e il foro cacciava un rivolo di sangue. Improvvisamente il fuoco che gli ardeva dentro non riusciva più a scaldarlo, e un freddo innaturale si impossessò delle sue membra. Dov'era la sua spada? Dov'era Shokan? Non voleva morire lontano dalla sua katana, voleva rendere un'ultima volta onore allo Shogun che gliel'aveva donata. La cercava con gli occhi, rantolando, mentre la bocca gli si riempiva di sangue. La vide lontana, sulla roccia, e si maledisse per essersela lasciata cadere. Poi vide lui, il suo avversario, il bastardo che l'aveva praticamente ucciso si stava avvicinando alla SUA spada! Aveva osato anche solo pensare di poterla toccare. Di poterla usare contro il suo unico e legittimo proprietario. Non poteva nemmeno immaginare cosa legava il Demone e quell'acciaio dell'Est. Sputò il sangue che aveva in bocca e questo gli provocò ancora una fitta lancinante, ma la lacrima che scivolò sulla sua guancia per poi perdersi sul terreno umido non era dovuta al dolore. O meglio, non al dolore che provava in quel momento. Quella lama era tutto ciò che gli ricordava i suoi primi anni in cui la sua forma umana era stata accettata, gli ricordava i capelli neri e la pelle pallida di Yuuki, bianca come la neve che circondava il suo corpo quella notte d'inverno. Da allora mai una lacrima aveva rigato ancora il suo volto, ma ora stava per vedere quel legame spezzarsi, e solamente perchè non era stato in grado di tenerla con sè. Avrebbe significato veder morire di nuovo il Giglio Bianco, abbandonarla al margine di quel bosco... Significava gettare nel fango il dono che lo Shogun gli aveva fatto, ringraziandolo, e graziandolo, per aver difeso l'onore della sua famiglia. Un massacro non era cosa che un personaggio pubblico come lui poteva permettersi, ma il Samurai che ancora ardeva nell'anziano petto dell'uomo, non desiderava altro che vendetta. E l'aveva ottenuta da Montu, l'inaspettato, indesiderato, emarginato Demone che viveva nel villaggio.
*No.* Non riusciva a ripetersi altro, e fissò con l'occhio umido il movimento dell'uomo che si avvicinava alla katana. Sembrava non far caso all'enorme corpo adagiato su un fianco, che moriva senza fiato, respirando sangue, con il sapore acre del metallo sulla lingua. Aveva resistito ai pugni, ai proiettili, ad ogni fendente di quella katana che ora voleva afferrare, sembrava immortale. Il Demone pensò, in un breve attimo di lucidità, forse corrotto da un'insensata follia pre morte, che se nulla di -esterno- poteva ferire il suo nemico... Forse l'arma che l'avrebbe distrutto era già dentro di lui. Riusciva ad affrontare ogni colpo, ogni offesa, ma ogni "eroe" nasconde terribili segreti. E sarebbero stati quei segreti a farlo crollare. Montu costrinse la mente del suo avversario a vivere il più grande incubo che la attanagliava.
Sputò sangue per l'ennesima volta, si sdraiò sulla schiena e notò il movimento irregolare del suo petto, la vista gli si annebbiò quasi di colpo, l'aria non soddisfaceva il bisogno di ossigeno che aveva. La figura nera incappucciata si piegò sul guerriero appoggiando un ginocchio nel fango, il volto nascosto dal cappuccio si avvicinò a quello del Demone, fin quasi a sfiorarlo. Montu sentì il suo fiato freddo sulla barba ispida, si sforzò di aprire gli occhi, e vide una veste lacerata, un cappuccio che nascondeva innaturalmente un volto privo di lineamenti, e la falce affilata a pochi centimetri dalla sua gola. -La notte cala su tutti, amico mio. Ti ho aspettato fin troppo a lungo, e il mio campione ti ha consegnato nelle mie mani.- La sua voce sembrava non uscire dalla sua bocca, ma provenire dal cuore stesso della terra. Rimbalzava nella sua mente senza sosta, opprimendogli qualsiasi altro pensiero. Una voce non di uomo, tanto meno di donna. -Il tuo... campione?- L'aria sembrava arrivargli normalmente ai polmoni, e non sentiva nemmeno più dolore. Non riusciva a guardare i pugnali conficcati nel suo petto, ma sentiva il bisogno di continuare a fissare l'oscurità sotto il cappuccio. Galleggiava sulla melma come in un sogno. -Tutti voi siete i miei campioni: le vostre guerre, il vostro odio, non fate altro che soddisfare le mie volontà. Vi guardo mentre vi massacrate a vicenda, mentre iniziate battaglie ben consapevoli di ciò che vi aspetta. Morte e distruzione. Eppure continuate, nascondendovi dietro scuse banali come l'onore, la razza, il potere. Hai messo piede in qualcosa di molto più grande di te! Credi sia solo una questione fra te e quell'uomo? Sei uno stupido se pensi che abbiate una qualche importanza. Siete solo pedine che si muovono all'impazzata sulla mia scacchiera. Comparse, in un disegno ben più grande di quanto voi possiate anche solo immaginare. Vi accorgete dei vostri sbagli solo quando ormai è troppo tardi.- Montu capì che ormai non si stava più parlando di ciò che era successo a Moeras, ma delle guerre che flagellavano continuamente tutto il mondo. Ripensò a Lithien, ai Silenziosi Sussurri, al Leviatano Rosso. Ripercorse la sua vita e si rese conto che quella figura l'aveva sempre accompagnato, così come accompagnava chiunque impugnasse una spada, per riscuotere prima o poi il suo tributo. -La vita obbliga tutti a delle scelte, anche difficili, e una guerra può essere la conseguenza di quelle scelte. Qualcuno deve addossarsi le colpe di molti, e una guerra può salvare, non solo distruggere.- -E questo è il vostro problema: vedete i vostri sbagli, vi date una scusa, e giorno dopo giorno cadete in errori sempre più grandi, dai quali sempre meno persone escono illese, e prima o poi... morirete tutti. Se non verrai con me oggi, sarà solo questione di tempo.- -Non mi avrai così facilmente, avrai bisogno di qualche "campione" in più per convincermi.- -Siete tutti miei campioni...- Il Demone chiuse di nuovo gli occhi, tornarono l'affanno, il dolore e il freddo. Chissà se sarebbe veramente riuscito a cavarsela, o era semplicemente, finalmente, giunta la sua ora. Un'altra lacrima gli rigò la guancia, scavandosi una strada nel fango rimasto sul volto dell'Eterno.
Energia: 40 -10 -5 =25% Status Fisico: Ferite da pugnali sul braccio sx (danno Basso); Pugni subiti (danno Basso); Due costole rotte, pugnale penetrato vicino al polmone sinistro, polmone destro perforato (danno Alto+Medio); Affaticamento per proiettare l'incubo (danno Basso). Tot. danno Critico+BassoStatus Psicologico: Fiato mozzato (danno Medio); Sforzo mentale per proiettare l'incubo (danno Medio). Tot. danno AltoCS Forma Umana: +1 Intelligenza Armi: Shokan: Caduta Pistola: Caduta (Scarica) Oggetti: Biglia Stordente: 1 Biglia Dissonante: 1 Biglia Deflagrante: 1 RubinoGemma della TrasformazioneAbilità attive: Muro d'Ossa. Consumo: Medio (10%) Il negromante richiama davanti a sé una barriera invalicabile composta dalle ossa dei suoi nemici, bloccando gli attacchi che gli sarebbero rivolti contro. La tecnica ha natura magica. Il caster richiamerà un muro di ossa dal terreno per bloccare le offensive rivoltegli contro; a seconda della personalizzazione, la barriera potrà essere composta da ossa, carne, lame o qualsiasi altro materiale solido che possa essere utilizzato per la stessa funzione. La tecnica ha potenziale difensivo pari a Medio e nessun potenziale offensivo. Le dimensioni coperte dal muro potranno essere particolarmente grandi, permettendo di generare una difesa non solo potente, ma anche di grande portata. Personale 1/10: Genera nella testa dell’avversario immagini del più terribile incubo che attanaglia la sua mente. Provoca un danno Psionico Alto (20%). [Abilità Psionica - Consumo Energetico Basso (5%); Auto danno alla mente Medio (10%); Auto danno al fisico Basso (5%)] Personale 2/10: Il corpo del Demone si fonde con l'oscurità, la nebbia o il fumo che lo circondano, divenendo quasi invisibile ai suoi nemici. Consentendogli però di individuarli grazie alla perfetta simbiosi con l'ambiente circostante. [Passiva - Mimetizzazione; Capacità visive in caso di oscurità, nebbia o fumo] Note: Penso di evocare la Manticora ma vedo i tuoi pugnali arrivare e sono costretto a difendermi. Ammortizzo il Critico con Muro d'Ossa ma il totale dei danni subiti nel corso di tutta la giocata ammontano comunque ad un Critico, quindi cado a terra con gravissimi danni ai polmoni, causati dagli ultimi pugnali lanciati. Ti vedo mentre ti avvicini alla mia spada, e ti casto la mia Personale Psionica (potenza Critica, grazie alla -Terza Arte del Cacciatore-) e lì... ho una visione della Morte, che vorrebbe "accogliermi". Il Mortale non è lontano, ma è ancora presto per tirare le cuoia, quindi dopo un breve scambio di battute le dico che può passare tranquillamente un'altra volta L'incubo proiettato nella tua mente può avere durata pressoché illimitata, fuori dalla tua testa passerebbe meno di un secondo in ogni caso. Duellare con te è stato un piacere, alla prossima, e in bocca al lupo per i giudizi
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