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Il Ciclo della Riunificazione - Atto primo. (III)
Parlato Pensato
La maggior parte dell'umanità indulge alla Follia e quindi le cose peggiori incontrano sempre il massimo successo.
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Disgustata, inorridita. Chi avevo di fronte? Un pirata? Un pazzo? O forse una caricatura mal riuscita di un demone? Aveva riso di fronte al mio attacco, ma perché allora non si era difeso? Lo scudo aveva rimbombato colpendo il suo petto, la lama incrociato la sua difesa, ma ogni letale piuma era calata senza mancare il proprio bersaglio, come se a lui non importasse, come se gli andasse bene di essere macellato. L’avevo creduto un avversario temibile, ma di quella convinzione l’unica cosa che rimaneva era il concederli di essere più robusto della media, perché, invero, solo un folle accetterebbe a braccia aperte la carica di un mezz’orco. Ma questi lo era senz’altro.
Lurido verme! Esso era davvero la peggior feccia che questo mondo potesse offrire: Non un oscuro signore, non un subdolo pianificatore, ma un folle, votato alla violenza e al sangue. Cosa si poteva contro? Possedeva forse un qualche obbiettivo o scorazzava libero seminando il caos? No, egli era un male vagante, senza principio e senza scopo. Era quel male infido perché imprevedibile e immotivato, cieco al punto a volte da ferirsi da solo, una singola forza senza ragione di essere. Era Caos.
Il disordine e il crimine erano state a lungo mie nemiche, ma mai avrei creduto che esistesse un uomo abbastanza forte, nonostante la sua pazzia, per incarnare così pienamente il mio primo grande nemico. Perché in molti mi chiamano paladino, ma pochi ricordano; paladino di cosa? Perché no, non ero il genere che va a salvare donzelle in percolo, ne fanciulli. No, non ero baluardo dei principi morali, ne scudo dei poveri. No, non ero il maglio degli oppressori. Ero Paladina dell’ordine, baluardo al caos, scudo contro la follia e carnefice al occorrenza.
Ed ora di fronte a me si rivelava ciò che fino ad ora sembrava essere la mia antitesi più chiara e viva. Il folle, amante della libertà forse, ma non di certo delle regole, paladino della sua sola libertà, quando egli stesso non era capace di essere libero nemmeno da se stesso. Nani, pirati, rivoluzioni, rivolte; cosa contavano ora? Davanti a me vi era ciò contro cui avevo combattuto per una intera vita. Era ora che ponessi una buona battaglia vinta nella mia crociata.
Infido, come banalmente prevedibile, tentò di colpirmi di sorpresa, di ferirmi all’altezza delle ginocchia. Davvero credeva che un simile espediente potesse funzionare su di me? Il suo piede cozzò sul mio ginocchio senza ottenere il minimo effetto, parte un debole tintinnio acuto. No davvero non mi toccherai, stavo pensando in me, e quel pensiero, che lo volessi o meno ora era realtà, una sottilissima barriera traslucida, fragile all’aspetto, ma impenetrabile nei fatti.
Lo vidi rialzarsi, mentre il suo braccio buono riprendeva vigore a vista d’occhio, come se mie lame non lo avessero trafitto. Pazienza; voleva dire che lo avrei ridotto in pezzi abbastanza piccoli per impedirgli di rigenerarsi. Ecco; ora sì che il mio cuore si era acceso, divampando di una cupa fiamma. Non ancora l’ira di un guerriero o un barbaro, ma un suono più cupo, come quello di un grosso tamburo, battendo con lento ritmo costante, ma di intensità crescente. Quella era rabbia, era odio. Non volevo la sua sofferenza, non lo volevo vedere implorare, non lo volevo vedere sconfitto: lo volevo morto, bandito eternamente dal mondo dei mortali.
Vidi i suoi muscoli tendersi, gonfiarsi prima di scagliarsi di me. Ma no: Non era ancora pronto ad affrontarmi, non senza aver esaurito prima la sua dose di vigliaccheria. Estrasse una delle sue pistole e fece fuoco; sparò sperando di ferirmi, ma invece il colpo rintonò di un'altra nota acuta, colpendo in basso il mio ampio scudo. Non lo aveva penetrato, come avevo previsto.
Ed eccolo caricarmi infine, impugnando una spada troppo grossa e troppo lenta: peggio per lui, si sarebbe pentito della sua scelta. Avanzo mulinando la spada come ben si addice ad un pazzo, ma cosa potevano quegli attacchi? Brutali sì, potenti forse, ma privi di vera forza, privi della capacità di sfiorarmi. Perché in guerra la forza ha grande valore, ma senza la volontà è energia gettata nel vento; ed io ero animata da sole incrollabili volontà, ma si poteva dire la stessa cosa di un folle?
Il primo attacco scivolò su di me come un filo di seta; rapido, vicino e inconsistente. Il secondo doveva essere il vero attacco, ma non pareva a me diverso da primo, calato come se invece della spada stesse impugnando un martello. Alzai un poco lo scudo, giusto per dare la parvenza che avessi bisogno davvero di difendermi, un ulteriore rintocco si sparse nell’aria, mentre la lama cozzava nuovamente contro quella sottile difesa che copriva lo scudo. Dov’era dunque la sua forza? Era tutto lì ciò di cui quell’essere era capace? Brutalità pura e semplice? Non sarebbe stato meglio di molti orchi che avevo conosciuto, che avevo abbattuto.
Ma no, nessuna di queste considerazioni aveva acquetato la fiamma nera di odio che stavo covando in quel momento, profonda, nei recessi del cuore ora fluiva nelle vene, calda e rovente come lava nera. Mi scagliai nuovamente su di lui con brutalità, facendo cozzare lo scudo come in precedenza, e poi la spada, e poi nuovamente la lama, mentre un debole ringhio fuoriusciva dai denti serrati. Il fuoco divampava ancora dentro di me; così attaccai ancora, con più forza, brutalmente, con un fare che ben più proprio della mia discendenza più selvaggia che degli umani.
Ferma! Il soldato in me parlò, o forse solo la mia coscienza. Cosa stavo facendo? Ero un difensore, non un barbaro. Perche mi stavo comportando come una bestia,come un orco? Quella non ero io. Quello non era il modo in cui combattevo, sprecando inutili energie in attacchi furiosi. No, dovevo tornare calma, dovevo tornare in me stessa. Riposizionai lo scudo dinnanzi a me, lasciando che un passo di distanza ci separasse, chiusa in una fortezza inespugnabile fatta di piastre e fasce di legno e metallo. Il respiro era pesante, ma non per la fatica, ma per il ribollire furioso della mia rabbia. Un fitta di dolore mi avvertì che avevo esagerato, di nuovo. Poco prima era stata la foga ad indurmi in errore, e poteva essere accettabile, ma in quel momento era stata la furia a spingermi oltre i limiti. Questo non doveva più succedere. La rabbia si spense, l’odio mutò in ghiaccio, gelato nel cuore, il furore in determinazione. Il respiro tornò di colpo regolare, e nel viso e negli occhi ricomparve quel espressione vuota, priva di sentimento. Ma le emozioni non erano sparite, era solo nascoste, là, sotto quella montagna di ferro carne e sangue, battevano violente nel mio cuore, una semplice e cupa marcia marziale, un rullo di tamburi furioso che si sarebbe spento solo con l’esecuzione della condanna.
Specchietto Riassuntivo
Stato Fisico: Contusioni ad ambedue le spalle (14/16) Stato Mentale: Illeso (16/16) Stato Armi: Integre Energia Residua: 65 % Energia usata: 10% Slot tecniche usati: 2/2
Passive in uso:Tenaciapassiva razziale mezzorchi ProntezzaPrimo potere Passivo del talento Tecniche usate:FortezzaDifesa magica a 360°, variabile. Abilità personale. Consumo bassoCITAZIONE [...]La pelle non cambia ne forma ne consistenza, ma un sottile stato di energia traslucida si manifesta intorno alla persona protetta ricoprendolo integralmente ,compreso l’equipaggiamento , pulsando di tenue energia per alcuni momenti prima di svanire. Questa indistruttibile seconda pelle sembra voler aderire al corpo che protegge, assecondandone ogni movimento, quasi non ci fosse, ma dall’esterno risulterà rigida e inflessibile.[...] MartirioPergamena Martirio. (Campione) Consumo: Basso
Riassunto: Essendo i tuoi attacchi fisici, alzo una barriera bassa che perdura fino alla fine del turno, ed essendo una tecnica superiore a semplici attacchi fisici, impedisce a i tuoi attacchi di infliggermi danno. La tecnica a differenza di molte difese perdura fino alla fine del turno o finche non scaricata (cosa che non succede dato che non riceve nessun attacco con potenza pari a tecnica). Dopodichè, o meglio per tutta la durata del post vengo lentamente sopraffatto dalla rabbia che si conclude in un attacco brutale composto da una scudata, due generici colpi di spada (che non sono stato a localizzare, dato la differenza di CS) ed un ultimo attacco di spada su cui è appilcato martirio. Anche questo non è localizzato, specie perche a differenza di prima lo considero molto più uno sfogo di rabbia non ragionato che un offensiva "mirata", per cui mi sembra giusto lasciarti la libertà di indicare dove è mirato l'attacco.
Note:Sì, uso di nuovo martirio, e sì lascio intenzionalmente un vuoto narrativo, e nonostante siano ambedue cose tendenzialmente sconsigliate, considerato come volevo strutturare il post, e la reazione del mio personaggio, le ho ritenute ambedue decisioni abbastanza importanti per l'interpretazione. Verimilion mi spiace tenermi ancora con post di qualità piuttosto bassa, ma sono in un periodo un poco buio per gli impegni, spero in futuro di poter dedicare più tempo alla cura dei post. |
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