Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Sel Vs. Tyrael Blood Wind

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 5/4/2014, 10:27
Avatar

C a t a r s i

·······

Group:
Member
Posts:
6,493

Status:


Sel Vs. Tyrael Blood Wind



Verde Vs. Verde
E Vs. E


Primo post: Sel
Player Killing: Off
Durata: Un solo post di presentazione e quattro post di combattimento.
Tempi di risposta: A cinque giorni dalla risposta dell'avversario verrà applicata una penalità di 0.25 punti alla sportività del ritardatario per ogni giorno d'attesa.
Arena: La baia dei pirati - il fuoco delle candele illumina nella notte il porto di Dorhamat, centinaia di navi ancorate a riva stazionano nella città dei pirati illuminando e ravvivando la baia. S’avvertono canti, si odono melodie e boccali che sbattono l’uno contro l’altro per tutta la notte. Dorhamat è un luogo senza legge, ritrovo di tutta la feccia di mare, luogo di estrema ostentazione del vizio e il porto ne è l’espressione più eccelsa. L’insenatura nell’entroterra a forma di ferro di cavallo, è spesso teatro di scontri tra pirati per lo più ubriachi alla ricerca di storie da raccontare, di donne da possedere. L’aria è pregna perennemente dell’acredine del mare, gli odori cangianti variano da zona a zona ma il puzzo del pesce è il profumo prevalente. L’odore è diverso da tutte le altre città del continente, fresco, pungente salato e inebriante, troppo forte per gli stranieri, odor di casa per i pirati. Una larga strada, composta di tasselli irregolari di pietra bianca, percorre il porto cingendolo in un candido abbraccio bianco. Taverne, spezierie, locande, officine e bordelli circondano la strada, edifici per lo più in legno leggermente corrosi dalla salsedine, abbarbicati l’uno sull’altro e dalle grosse insegne in legname. Per tutta la notte v’è frastuono al porto, per tutta la notte vi sono liti d’onore. Dorhamat è la città dei pirati, la baia della notte.
Regole: Il duello non deve interrompersi per alcun chiarimento - usate vie private, nel caso. Non si possono modificare i propri post dopo le risposte dell'avversario. Si seguono le normali regole di un duello ufficiale.
Background: Ormai da tempo la comunità nanica di Dorhamat, stufa dei soprusi, delle umiliazioni subite dalle orde dei pirati che ogni giorno attraccano al porto, stava programmando una rivolta violenta. Pervasi dal fervore delle gesta dei simili, anche i nani di Dorhamat impugnano le armi e i forconi, le torce accese. In un attimo decine di navi prendono fuoco in quella notte dalla luna piena, le fiamme bruciano il legno, pirati e cittadini si riversano per le strade per osservare quella catastrofe. Il fuoco diventa battaglia, le fiamme guerriglia cittadina, i nani lottano per la libertà, pirati e cittadini per Dorhamat. Così nasce la battaglia per la supremazia della città, per la libertà di Dorhamat.
 
Top
save_xx
view post Posted on 9/4/2014, 11:41





Il Ciclo della Riunificazione - Atto primo.
(I)



Parlato


Un sottile gemito nell’aria, un sussulto vola via leggiadro. Corre perpetuo nel tempo, effimero sfuggevole, molte mani si tendono per afferrarlo, mani scheletriche, coperte di cicatrici, mani intrise di sangue e dolore, mani sudate , mani decorate di molti gioielli; tutte si levano per afferrarlo, ma egli ogni volta scivola via, effimero, fumoso si dissolve e passa oltre. Scompare e poi riappare ed altre mani si levano per afferralo, invano. E dietro si forma una cosi lunga tratta di sangue e di dolore che essa sola tesse la trama della storia, vivida e dolorosa racconta di quanti uomini si protrassero troppo avanti, di quanti tesero troppo la mano per ottenere quella cosi flebile luce. Ma Lei avanza, ignara di tutto, palpita nell’aria spettrale sussurrando una sola parola persa nei secoli:
Libertà.

___________________



Avrei forse desiderato dire che provavo un po’ di pietà per quegli uomini, che in fondo potessi conservare in me quel qualcosa di buono che potevano aver avuto in vita; ma non era così, non vi era compassione in quel che stavo facendo, non vi sarebbe stato rimorso. Non potevo cancellare dalla mia mente quella singola semplice idea: Pirati, feccia dei mondi. Non vi era ribrezzo nell’affondare la spada nel loro petto, ne misericordia nel finire quelli già a terra, era solo lavoro.
Erano spazzatura, figli del caos, disprezzatori di ogni legge dell’uomo e della natura, creature prive di senso e di scopo. Il mio compito come paladino dell’ordine era dunque quanto mai semplice: estirpare.

Non provavo dolore nel fare ciò, ma temevo invece la gioia selvaggia, crudele nell’abbattere ognuno di loro, non importa se disarmato, non importa se arrendevole, non vi erano sconti di pena, non quella notte. Ma quel piacere così viscerale lo tenevo nascosto per me, per il mondo ero eguale ad un costrutto privo di sentimenti, e così doveva rimanere, perché temevo ormai che, sotto quella maschera, la verità fosse ancora più terrificante. D'altronde era affare altrui portare la bontà in quel mondo, io mi limitavo a imporre ordine.

“Accusa: Pirateria. Condanna: Morte.”
Calai la spada per l’ennesima volta in quella notte infuocata. L’uomo emise un gemito strozzato quando il ferro lo piantò sul duro terreno, disteso supino a terra come una farfalla appuntata da un grosso ago nelle teche dei collezionisti. Un pezzo in più in quella collezione di morte che si estendeva per tutto il lungomare, illuminato a giorno dalle navi in fiamme.

Quella era la capitale del peccato, e ivi si trovavano i porti da cui quelli sciagurati salpavano e si rifugiavano dopo le loro scorribande. Mai era stato possibile avvicinarsi tanti ed infliggere una dolorosa ferita a quel branco di malviventi senz’anima, mai prima d’allora, prima che i nani decidessero di sollevare il volto e farsi valere. In quel momento l’autorità dei pirati era debole, e mentre il popolo della terra reclamava la sua rivoluzione, io silente seguivo, dispensando la punizione.

Pirati. Gente temibile? Questo è ciò che amano far credere, ma non sono meglio dei comuni briganti, e ora che li stanavo dai loro rifugi, spalancavo con metodicità ogni porta, ogni nascondiglio, apparivano come ratti, nudi e spaventati. I pochi sufficientemente impavidi da impugnare ancora un arma non erano riusciti a offrirmi neanche la minima soddisfazione marziale; morti dopo il primo scambio, forse il secondo. Ma non importava, non ero lì per la gloria, ne per onore, ma per assolvere al mio compito.

Avanti a me vidi un altro uomo, disteso a terra, ferito. Si trascinava faticosamente verso gli stretti vincoli che si aprivano nella schiera di case, negozi e locali alla mia destra. Estrassi la spada dal petto della mia ultima vittima. Il sangue defluì, raccolto dalle intercapedini tra una pietra e l’altra che componevano il lastricato leggermente inclinato, per poi gocciolare oltre il margine nelle acque della baia, già ben rosse quella notte.

Avanzai con passo deciso, senza correre. Non vi era più nessuno in strada, la battaglia si era spostata più avanti, e tuttavia il rumore ed il frastuono giungeva fino alle mie orecchie. In quell’luogo ogni rumore rimbombava, si propagava, si amplificava come ad assicurarsi che nella città non vi fosse mai quiete. E no, quella notte non vi era pace; la città era stata soddisfatta.
Mi avvicinai all’uomo con uno sguardo spento, questo si girò, mi vide ed ebbe paura. Accelerò per quel che poteva il suo strisciare, lacerandosi palmi e braccia a terra. Sciocco! Dove poteva sperare di arrivare? Per quanto credeva di poter allungare la sua vita? Il battito di un cuore, forse.

L’odore. Pungente e nauseante, nemmeno il sangue ed i cadaveri erano riusciti a coprire quel vizioso sapore di alcolici di bassa lega e fumi e droghe che aleggiavano nell’aria, miste al salmastro e all’amaro delle interiora di pesce, alle spezie esotiche e altri odori indecifrabili o non nominabili. Odore del mare e del peccato, non sarebbe bastato un singolo fuoco ad sradicarlo.

“Accusa: Pirateria. Condanna: Morte.”
Calai nuovamente la lama. Quella si prospettava essere una lunga notte.







HalfOrcThumb
Specchietto Riassuntivo



Stato Fisico: Illeso
Stato Mentale: Illeso
Stato Armi: Integre
Energia Residua: 100 %
Energia usata: 0
Slot tecniche usati: 0/2


Passive in uso:


Tenacia
passiva razziale mezzorchi
CITAZIONE
[...] Grazie a questa "Evoluzione", i mezz'orchi si sono talmente abituati a combattere sempre in prima linea da poter sopportare e "ignorare" il dolore in battaglia. Questo non significa che non lo avvertono, certo, ma saranno talmente in grado di sopportarlo che sarà difficile vedere un mezz'orco soffrire a meno di non tagliargli un braccio, o ricoprirlo di ferite notevolmente profonde.
Questo permette quindi loro di continuare a combattere sempre e comunque, senza fermarsi, fino alla morte, rendendoli estremamente pericolosi in battaglia.

Prontezza
Primo potere Passivo del talento
CITAZIONE
[...]La prima caratteristica dei possessori del talento è la capacità di ricorrere alle proprie difese anche quando ciò sembra implausibile, nel momento stesso in cui l'offensiva nemica pare sul punto di andare a buon fine. Abituati a combattere qualsiasi tipo di nemico, coloro che godono di questa abilità passiva ottengono la capacità di innalzare le loro tecniche difensive istantaneamente, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. Anche nel caso in cui si trovassero contro un attacco incredibilmente rapido o altrettanto inaspettato, sarebbero in grado di reagire comunque con prontezza, innalzando difese al proprio corpo che si formeranno con quanta più rapidità.



Buon Gioco!
 
Top
Vermilion
view post Posted on 13/4/2014, 09:55




ERDKUN
REUNION

« Capitano! Capitano! » urlò un giovane sbarbatello di poco più giovane di me mentre correva sulle nude assi della Revenge. « Per gli dei Billy, che hai da urlare a quel modo! » rispose con voce rauca il capitano Teach uscendo dai suoi alloggi cappello in mano e volto a sfidare l'orizzonte. Il ragazzo frenò di botto solo a vedere la figura del temuto pirata chiamato da molti con il nome di Hellhound. Non potei dar torto a quel pivello, il vecchio Sam si era fatto oramai una fama invidiabile nei mari dell'Akeran e come spesso mi ripeteva: È il nome che conta.
« U..una lettera Capitano. » balbettò il ragazzo porgendo un giallo foglio di pergamena dal sigillo già spezzato. « Era a bordo del mercantile arenato. » aggiunse indicando il relitto che galleggiava appena a fianco della Revenge. Le dita nodose del pirata presero quel piccolo fazzoletto di carta, aprendolo con una cura che non si addiceva affatto ai vestiti che indossava. Sorrisi a vedere quella scena, appoggiato all'impavesata a braccia conserte. Il volto del Mastino si fece più torvo del solito, e il volto del giovane Billy si ricoprì di una maschera di terrore. Mosse qualche passo indietro senza distogliere lo sguardo dal capitano, proprio come si fa con le bestie fameliche. « Bloodwind, vieni qua! » tuonò peggio che una bordata di cannoni, facendo cadere in un tonfo l'ormai dimenticato Billy. Mi misi in piedi, incontrandomi a metà ponte col capitano. Mi allungò la lettera, ma non mi diede il tempo di leggerla. « Sono fuggiti di gran fretta da Dorhamat, voci a proposito di una ribellione di schiavi. » I passi pesanti degli stivali risuonarono nervosi sulle vecchie assi della nave. « Un mercantile che parte senza provviste e a corto di uomini in una notte di tempesta. Non mi piace. » Ripiegai la carta guardando quel che restava della nave. Le assi erano spezzate, gli alberi malconci e le vele tagliate e bruciate in più punti. Camminai verso l'asse, saltando sul ponte inclinato e in balia delle onde nel tentativo di trovare un cadavere. « Jack, una corda! » gridai ad un uomo tatuato dalla testa ai piedi, sotto lo sguardo interrogatorio del capitano affacciato dalla Revenge. Presi un capo della randa, ne feci un cappio e dopo qualche tiro riuscii a recuperare il corpo galleggiante di uno dei membri della sfortunata nave. Sorrisi compiaciuto sebbene avessi uno sguardo torvo in volto di chi preferiva aver torto quella volta. « Colpi inferti con violenza, tagli netti e tutti al di sotto del petto. » Guardai Sam Teach, vedendo i suoi occhi ribollire del furore degli inferi mentre chiudeva il pugno sul fazzoletto di carta ingiallita. Girò i tacchi salendo al timone. « Signor Patterson, issate tutte le vele! Rotta Ovest-Sud-Ovest, si torna a Dorhamat! »

« Dorhamat in vista! È in fiamme! » gridò l'uomo di vedetta facendo affluire tutti i presenti sul lato della nave. Uno spettacolo magnifico, artisticamente parlando: la città immersa nelle fiamme che rischiariva il buio di quella tranquilla notte di luna piena. Teach respirava lento, pensieroso. Mi appoggiai al timone a fianco a lui, mirando con occhi lontani la città in fiamme. « Ormai è persa, lo sai meglio di me. » Annuì. « Tentare di attraccare in porto sarebbe come dare in pasto la Revenge all'inferno stesso, e se le nostre deduzioni sono giuste gli assalitori vengono dall'entroterra, non dal mare. » Riempì i polmoni d'aria che iniziava a sapere di cenere. « Tyrael, dici cose giuste e sensate, ma quelli che bruciano ora sono la cosa che più si avvicina ad una famiglia. Non sarò folle, non entrerò in porto come un forsennato, ma non puoi chiedermi di non combattere. » Sorrisi, ben consapevole che aveva parlato così solo perché eravamo soli ed entrambi conoscevamo la sua storia. « Il nome è quello che conta, e fortuna che tu te ne sei scelto uno che incute timore, perché a conoscerti non faresti paura ad un marmocchio. » Tentò di lanciarmi un occhiata furente, ma dopo qualche istante scoppiamo a ridere di gusto entrambi. « UOMINI! » gridò il Mastino attirando su di se l'attenzione « Attraccheremo la Revenge ai quattro picchi, e poi scenderemo a terra a riprenderci la città! » Uno sciabordio di spade si levò al cielo in un unico grido di metallo. « E ora ai vostri posti! abbiamo una città da conquistare! »

Il suono delle onde si abbatteva ritmico sulla prua della piccola scialuppa, in lontananza le lanterne della Revenge si facevano sempre più piccole e dirette ad un piccolo arcipelago di quelli che erano più scogli che vere e proprie isole. Mi ero staccato dal gruppo, avevo preferito arrivare direttamente dal porto piuttosto che attaccare dal fianco col capitano. « Sempre il solito, eh? » Disse l'ombra in piedi sulla prua mentre ammirava compiaciuta la distruzione che imperversava nella città. « Che ci vuoi fare, mi piacciono le cose complicate. » Ribattei storpiando con la fatica una parola su tre. Arrivai finalmente a terra, legai la barca ad una banchina e presi la pesante Bloodlust in spalla. Subito mi si aprì davanti uno scenario infernale: pirati e cittadini morti e riversi in strada, il mare che alla luce della luna assumeva toni rossastri e le urla che si accavallavano al franare degli edifici in legno mangiati dalle fiamme. Mi affacciai verso la lunga via principale che costeggiava la banchina, deserta, ricolma solo di morte e sangue. Le fiamme uscivano dalle piccole finestre aperte delle case, da alcune si affacciavano pure corpi morti, adagiati come pelli stese al sole. I banchi che normalmente ospitavano frutta e raccolti della terra erano ora spaccati e distrutti, qualche mela ormai immangiabile ancora nascosta negli angoli. Mi guardai rapido attorno, cercando di capire da dove venisse la battaglia. Eravamo arrivati tardi, ma non tutto era ancora perduto. Un'esplosione levò una fiammata all'orizzonte: la città alta, il bordello. Corsi lungo il lastricato di pietre posate alla bene e meglio solo per facilitare la presa dei cavalli, imbattendomi mio malgrado in una figura stagliata sulle fiamme. Mi gettai dietro un carretto senza ruote, sbirciando cautamente. I riflessi della guerra brillavano su di una lama che teneva pigramente in mano, un corpo morente ma ancora vivo strisciava ai suoi piedi. Vidi le labbra muoversi senza capire, ma le azioni parlarono al posto di quelle parole silenziose. L'acciaio trafisse l'uomo con la flemma con la quale si conficca la forchetta in un taglio di carne. Un gesto lento e soddisfatto come a godersi ogni istante di quell'azione. Uscii d'impeto dal mio riparo, la voglia di afferrare una pistola e piantare un colpo tra le scapole di quell'uomo era pressante, ma per sua fortuna ero una persona ben più cedevole alla lussuria del combattimento che alla rabbia. Strinsi i pugni sui guanti metallici, fermandomi ad una ventina di passi dalle sue spalle. « Deve essere un vizio del Sud quello di trafiggere i corpi dei morti* » Dissi a gran voce ridacchiandomela per la battuta che solo io avrei capito. « Pensi di riuscire a cavartela contro uno che si regge ancora in piedi? » Allargai le braccia in segno di sfida, attendendo la risposta del codardo.
RES■■
Tenere il puntatore sulle tecniche per visualizzarle

FISICO
Illeso
MENTE
Illesa

ENERGIA
100%
PASSIVE
You Die, I Live

ATTIVE
-
RIASSUNTO
Dopo una breve parte introduttiva nella quale si possono cogliere citazioni al mondo reale -che ho approfittato del torneo per introdurre e svilupperò successivamente in privato- Tyrael approda tramite una scialuppa sulla banchina della città. Vede Sel di spalle intenta a compiere le ultime azioni descritte (ho detto "uomo" perché vista da dietro in lontananza è parsa un uomo a Tyrael) ed uscendo allo scoperto la sfida platealmente.
NOTE
*Citazione da Ian Moone's Grand Finale
Buon divertimento, per ogni cosa non chiara Skype o PM. ^^
 
Top
save_xx
view post Posted on 16/4/2014, 18:18





Il Ciclo della Riunificazione - Atto primo.
(II)


Parlato



La spada della giustizia non ha fodero.


_____________________



“Deve essere un vizio del Sud quello di trafiggere i corpi dei morti”


Una voce inattesa mi sopraggiunse alle spalle, maschile, bassa. Forse era arrabbiato, no, avrei detto più eccitato che arrabbiato. Vivo comunque, e non un nano. Quando mi voltai le mie ipotesi furono confermate: un altro pirata, un'altra esecuzione in programma. Credere che in quel momento la mia testa avesse elaborato la situazione, che avesse soppesato chi fosse quell’uomo, che ruolo avesse in tutto ciò che stava succedendo, se meritava di morire, se convenisse strategicamente impegnarsi in uno scontro con questo; beh, credere ciò è credere il falso.

Nella mia mente passo un informazione molto più semplice: Pirata, Nemico, Giustiziare. Non vi erano emozioni nel mio ragionamento; era una constatazione di fatto, un freddo programma da rispettare. Tutte le considerazioni sul perche i pirati, specie di quella baia, di quella città maledetta dovessero essere annientati erano state fatte ben prima di scendere in battaglia, ed ero ormai certa di ciò che ero lì a fare. Per quanto riguardava quella comparsa il discorso era semplice: da quel momento era considerato un altro pirata di Dorhamat, destinato alla stessa sorte degli altri. Fine del dilemma morale.

“Non ne ho idea” Risposi con una voce atona da oltretomba, fissandolo negli occhi. Se prima di un duello in genere si viene colti da un turbine di emozioni e sensazioni; rabbia, paura, tensione o eccitazione, nessuna di queste mi tocco in quel momento. Avevo lo stesso entusiasmo di un macellaio che si appresta a sgozzare l’ennesimo suino della giornata. Non che non mi sarebbe dispiaciuta una buona scarica adrenalinica nel sangue; era, in grazia agli dei, un nemico più sostanzioso di quei vermi striscianti di cui mi ero preoccupato fino a quel momento, ma davvero, dopo aver messo allo spiedo più uomini di quanti se ne riesca a tenere a mente, in una sola notte, l’ultima cosa che si possa desiderare è un duello all’ultimo sangue. Ma quanto pareva non v’erano alternative.

“Noi del Nord in genere prima pensiamo a decapitare i vivi” Conclusi con lo stesso tono di voce usato per l’affermazione precedente. Per quanto il mio entusiasmo al momento strisciasse all’altezza dei cadaveri sparsi per la strada, vi era una sezione dentro di me, il “soldato”, che non aveva pero tempo, analizzando chi avevo di fronte e cosa lo stesse circondando. Uomo, soldato, smilzo ma decisamente più coriaceo della media, dall’aspetto un ragazzetto, ma il tono faceva intuire che vi era qualcosa di più. Gli occhi erano gelati, di un azzurro profondo, strano per uno del sud, ma considerato tutto non doveva essere del luogo: la pelle chiara e quell’affermazione di prima ne erano prova. Quello che mi aveva permesso di identificarlo come pirata erano le pistole: mono colpo riccamente decorate; quei proiettili non avrebbero attraversato con facilità lo scudo che impugnavo, sempre che avesse avuto il tempo di estrarre uno di quei marchingegni sputa fuoco. Quello che mi aveva messo in allerta era invece la spada; lunga, dritta e a prima occhiata anche molto pesante: quella non era una spada da pirata, non era adatta ad essere impugnata durante un arrembaggio. E il che faceva di lui o un incosciente o un avversario pericoloso, e considerato che nella città di pirati l’incoscienza è la prima causa di morte decisi che non avrei temporeggiato nel tentativo di comprenderne la forza effettiva.

“Pensi di riuscire a cavartela contro uno che si regge ancora in piedi?”

Chiese infine.

Decisi di ignorare l’ironia di cui era intrisa la frase e di passare direttamente alla risposta; o meglio, a quella che io consideravo l’unica possibile risposta possibile a quel genere di domande.
Scattai senza alcun preavviso, senza un battito di ciglio di avvertimento, e senza emettere una singola sillaba, in una unica breve carica muta. Rispettose del mio silenzio dieci sottili lame luminose di formarono sulla mia scia, dieci vibranti lance di pura luce che parevano dieci sottili fessure dritte verso un universo più luminoso. Danzarono un breve ballo mentre coprivo con pochi rapidi passi la distanza che mi separava da mio nemico. Scattarono poi verso l’alto, sopra di noi quando il mio scudo avanzò con violenza contro il ragazzo. Troppo violentemente forse, perché sentii il braccio lamentarsi per lo sforzo. Calarono infine al segnale della spada. Calarono tutti assieme in una letale carica da cielo, come un plotone di angeli spietati per unirsi al letale fendente della mia spada, a cui era concesso uccidere ma non avere un nome. Calarono per spezzare le braccia di quel bandito alla radice, per lasciarlo inerme nel momento in cui si sarebbe ritrovato ambedue le spalle distrutte.
Perché in fondo, pensai all’ultimo momento, non potevo ucciderlo senza aver prima dichiarato la sentenza.




HalfOrcThumb
Specchietto Riassuntivo



Stato Fisico: Contusione alla spalla (15/16)
Stato Mentale: Illeso
Stato Armi: Integre
Energia Residua: 75 %
Energia usata: 25%
Slot tecniche usati: 2/2


Passive in uso:


*

Tecniche usate:

Martirio
Pergamena Martirio. (Campione) Consumo: Basso
CITAZIONE
La tecnica ha natura fisica. Permette al campione di imprimere una forza maggiore nel colpo successivo pagandone lo scotto sul suo stesso fisico. Il colpo potrà essere eseguito impugnando un’arma o con un arto disarmato, potrà essere coinvolto in un’azione offensiva o difensiva in stretta relazione alle circostanze del caso, e avrà potenza Media infliggendo un danno del medesimo livello. Tuttavia, l'arto del caster col quale avrà portato il colpo, risentirà di un danno pari a Basso, riequilibrando la forza impressa con il quantitativo di energie speso.[...]

Perseveranza
Pergamena Schegge Spirituali. (Campione) Consumo: Alto
CITAZIONE
La tecnica ha natura magica. Il caster ha la facoltà di evocare attorno a sé fino a dieci armi di pura e vitrea energia da poter manipolare telecineticamente e scagliare sull'avversario con gran rapidità; ognuna delle armi potrà seguire una sua personale traiettoria, potendo articolare assalti tanto imprevedibili quanto efficaci.[...] Il danno complessivo inferto dalla tecnica ammonta ad Alto.




Riassunto:
Sel avanza chiudendo la breve distanza tra i due. Evoca le lance tramite perseveranza, colpisce di piatto con lo scudo applicando la pergamena martiro di potenza complessiva media (l'attacco non è localizzato in quanto lo scudo è molto ampio), in quel momento le lance saettano verso l'alto, dopodichè lancio un fendente verticale, le lance calano mirando alle spalle con una potenza complessiva di una tecnica alta, per arrivare con un debole scarto di tempo rispetto alla spadata.

Note:
Nulla da segnalare. L'attacco ha un potenziale complessivo di alto+medio. Spero sia tutto chiaro. La prima frase è una citazione, per chi può interessare. Mi scuso per eventuali errori ma causa impegni devo postare ora e non ho avuto modo di ricontrollare.
 
Top
Vermilion
view post Posted on 19/4/2014, 15:53




ERDKUN
REUNION

Si voltò alle mie parole quel mastodontico armadio che faceva invidia a molti bruti che avevo avuto l' "onore" di conoscere. La luce della luna dava un taglio olivastro alla pelle, un riflesso a livello delle labbra ne sottolineò quella che pareva una zanna. Rimasi sconcertato, basito nel notare solo in fine che mi trovavo al cospetto di una lei. Un'orchessa, certo, che poteva vantare più virilità di molti uomini messi assieme, ma pur sempre una femmina. « Non ne ho idea » rispose secca, atona, quasi annoiata alla mia provocazione. « Noi del Nord in genere prima pensiamo a decapitare i vivi. » Sorrisi compiaciuto, una forestiera anche lei in cerca di gloria a quanto pareva. Non mi ero mai scontrato contro avversari di quella razza, ma si diceva tra i ranghi che fossero delle macchine portatrici di morte, inarrestabili, capaci di portare avanti una battaglia anche con braccia spezzate e arti mancanti con la stessa furia con la quale avevano lanciato la prima carica. Forse era quello che mi faceva sorridere, la prospettiva di un duello uno contro uno. « Non sottovalutare il tuo avversario. Non è un comune soldato che la natura ha premiato con l'altezza. » L'ombra sussurrò seria da sopra la mia spalla destra. Pregustavo la battaglia, sentivo già il sapore ferroso tra le labbra e la gelida sensazione che si prova quando il sangue caldo scorre fuori dalle ferite lasciando spazio solo alla fredda morte. « Pensi di riuscire a cavartela contro uno che si regge ancora in piedi? » La spronai infine: ghigno malefico e braccia aperte ad invitare il primo attacco. Sentii ridere l'ospite, anche lui compiaciuto dalla mia insensata stupidità e voglia di farmi ammazzare.

L'espressione sul volto a trequarti illuminato dalla luna non ebbe il ben che minimo sussulto, non un muscolo si mosse, non un sopracciglio colse la sfida. Rapida, abbassò invece il baricentro e scattò in avanti come unica risposta alle mie parole. Corse, e quello che era un ghigno mutò in una risatina sommessa; lampi di luce esplosero a raggiera alle sue spalle, e la risata si fece più fragorosa; caricò lo scudo davanti a se, e la risata era ormai incontrollata. Fremevo per quel duello, fremevo per bagnarmi del sangue di un nuovo nemico, fremevo per avere ancora a che fare con un degno avversario. Troppe poche sfide, troppi lavori noiosi, troppe stronzate. Il metallo si abbatté in pieno contro il petto, spezzandomi il fiato e mettendo fine alla mia euforia. Mi sollevò da terra, aprendo la guardia e iniziando a caricare la spada mentre ancora ero sospeso a mezz'aria, braccia aperte a cadere verso il pavimento come un martire. Tossii la poca aria che ancora avevo in corpo quando la schiena incontrò il ciottolato sconnesso della banchina di Dorhamat. Guardai con sguardo ancora divertito il volto inespressivo e contratto dell'orchessa, quasi a sentirmi in dovere di provare emozioni anche per lei. Alte nel cielo le luci che erano saettate alle sue spalle presero a dirigersi verso terra in due grandi gruppi, mentre la lama saldamente impugnata nella sua destra si nutriva della luce di fuoco e fiamme. Calarono le lance celesti al calare della sua arma, e come le schiere di angeli scendono dal celo a sferzare la terra, quelle dei demoni salgono dalla terra a graffiare il cielo. Quella che poteva sembrare ingenuo divertimento mutò repentinamente in uno sguardo di depravato piacere. Sollevai le braccia a formare un crogiolo per la spada, le dita come artigli di un rapace a bloccare la propria preda. Anima celeste contro anima infernale: un esplosione si udì lontana quando i due figli dello stesso padre si unirono tuonando l'uno contro l'altro a combattere una causa dimenticata nel tempo. Semplici armi che acquistavano un potere fuori dal comune se brandite dal giusto braccio. Fermai la lama del loro generale, ma le lance infide della cavalleria giunsero impietose dal cielo trafiggendomi spalle e braccia, crocifiggendomi al suolo come punizione.

Tentati di mantenere uno sguardo serio, occhi fessurati e sorriso compiaciuto mentre l'addome si contorceva a spingere verso il basso le grida di dolore. Resistetti qualche istante, poi un tossito mi spezzò il fiato finendo nell'ennesima risata divertita. Schienato a terra con dieci chiodi di pura luce a traforarmi le braccia, salde nella loro presa e sostenute proprio dalla penitenza appena inflitta. Risi compiaciuto, divertito, finalmente soddisfatto di quell'avversario. Chiusi gli occhi e gettai indietro il capo. « Prenditi il tuo dazio, o traghettatore di anime, ti dono l'anima di un guerriero in cambio del tuo servizio. » sussurrai tra me e me l'invocazione al tetro mietitore, all'ombra delle ombre, colui che segue e riscuote ogni vita. L'amuleto che tenevo al collo prese a risplendere di una tetra luce, e l'ametista al suo interno perse rapidamente colore divenendo spento e privo di vita. Respirai forzatamente a pieni polmoni, come se un'anima si fosse infilata forzatamente all'interno della mia bocca per entrare a far parte del mio essere. Ridacchiai a denti stretti. « Non si gioca più ora. È il mio turno. » dissi con voce cupa e cruda. L'ombra sorrise, il riflesso di quel suo taglio scarlatto sul volto nero si rispecchiò sul mio iniziando a fremere del potere che il sangue misto mi donava. I chiodi di luce iniziarono a vibrare, il sangue prese a schizzare dai fori intaccandone la purezza e macchiandoli di un'alone vermiglio. Strinsi i denti e ingoiai il dolore, vene nere si disegnarono sotto i vestiti salendo fino al collo. Non potevo muovere le braccia per afferrare un'arma, ma un guerriero è capace di avvalersi di tutti i suoi arti durante un combattimento, era la prima regola. Sollevai la gamba destra raccogliendo il ginocchio fino al petto, poi, mirando al ginocchio in avanzamento dell'orchessa, sferrai un colpo con tutta la violenza che avevo in corpo contro l'articolazione. Mossi poi il busto in uno scatto secco verso sinistra, spezzando le ormai deboli lance di luce e rotolando lontano dall'avversaria.

Schizzi di sangue tinsero la pietra, rivoli lenti scendevano dai fori sulle braccia aggiungendosi a quelli già versati durante quella notte di rivolta. Mi alzai lentamente in ginocchio con l'ausilio delle sole gambe, la braccia pendevano stanche e prive di energia dal corpo come inutili suppellettili e il sangue versato mi fece girare leggermente la testa costringendomi ad assestarmi più volte. Guardai la mia avversaria compiaciuto, un sorriso luminoso sul volto coperto dalle ombre della notte, spalle al mare e all'inferno di fuoco delle navi. « Non illuderti, non sono che graffietti questi. » La voce scura risuonò sicura e senza esitazione, mentre l'ininterrotto flusso di sangue parve rallentare opponendosi alla forza di gravità stessa. Una goccia staccatasi dal dito rallentò progressivamente, fermandosi del tutto a pochi centimetri dalla pozza nella quale stavo. Come se fosse vivo, il liquido rosso prese a fluire al contrario, la piccola goccia si riattaccò al dito e salì rapida lungo tutto il braccio andando a sistemarsi nel foro che l'aveva liberata. Tutta la pozza prese a bollire, fiotti di sangue denso presero a salire in modo innaturale come cento mani che emergono dal terreno per camminare nuovamente tra i vivi. Presi a ridere divertito mentre le ferite lentamente si rimarginavano e il liquido scarlatto riprendeva a circolare nelle mie vene. Strinsi il pungo destro, assaporando la vita che scorreva nuovamente in me. Avevo prediletto il braccio della spada nella rigenerazione, riacquistandone il pieno controllo. La mancina tremò ad afferrare una pistola, ma il contatto col legno portatore di morte e sventura la rassicurò nella presa come una madre che abbraccia il figlioletto pochi minuti prima lasciarlo andare a giocare nel parco. Levai la bocca da fuoco, e mentre con la destra estraevo la pesante Bloodlust detonai un colpo verso il ginocchio che ancora non avevo preso di mira. Il contraccolpo dell'arma mi fece stringere i denti e chiudere un'occhio dal dolore: la spalla non era assolutamente in grado di contrastare un rinculo in quella situazione, e il petto rivendicò la scudata. La lama si infranse pesante al suolo, sporcandosi del mio stesso sangue e iniziando a fremere al solo odore. Scattai in avanti, era il mio turno di colmare le distanze, e levando in circolo la pesante spada sferrai un primo colpo ascendente a saggiare le distanze, seguito dal vero attacco: un fendente sferzato con tutta la forza che avevo in corpo.
RES■■MASFOR■■■■
Tenere il puntatore sulle tecniche per visualizzarle

FISICO
M.diffuso al petto M.braccio sx
MENTE
Illesa

ENERGIA
80% (100-10-10)
PASSIVE
You Die, I Live

ATTIVE
It's Time to Kill, 10%
You Die, I Live, 10%

RIASSUNTO
Incasso la scudata finendo a terra supino. Essendo in parità di CS blocco il tuo attacco con la spada grazie ai guanti d'arme, finendo però per subire appieno la tecnica Alta. Uso ora l'ametista, guadagnando 1CS in Maestria nell'uso delle Armi, caso il Power-up di 4CS alla Forza e, impossibilitato al movimento con la parte alta del corpo ti sferro un calcio diretto al ginocchio che hai in avanti (supposto il sinistro se hai tirato la scudata) con l'intenzione di spaccartelo (7CS di cui 4in forza). Narrativamente ho interpretato la dissoluzione della tecnica delle armi di luce come una corruzione da parte del mio sangue, e dopo essermi dunque liberato rotolo lontano (verso sinistra). Mi rialzo in piedi e uso una cura a Medio per ristabilirmi metà del danno cagionato dalle armi di luce, precisamente l'uso completo del braccio dx. In fine sparo un colpo, per quanto poco preciso, diretto all'altro ginocchio e carico con la spada facendola ruotare davanti a me in modo elicoidale ascendente. La prima passata è dunque un colpo molto leggero per saggiare la distanza, seguito da un fendente molto più potente, che è il succo del colpo. (Dicesi Fendente un colpo in linea retta dall'alto al basso, giusto per essere chiari)
NOTE
A te la palla, e Buona Pasqua. ^^



 
Top
save_xx
view post Posted on 25/4/2014, 20:58





Il Ciclo della Riunificazione - Atto primo.
(III)


Parlato
Pensato


La maggior parte dell'umanità indulge alla Follia e quindi le cose peggiori incontrano sempre il massimo successo.

_____________________

Disgustata, inorridita.
Chi avevo di fronte? Un pirata? Un pazzo? O forse una caricatura mal riuscita di un demone?
Aveva riso di fronte al mio attacco, ma perché allora non si era difeso? Lo scudo aveva rimbombato colpendo il suo petto, la lama incrociato la sua difesa, ma ogni letale piuma era calata senza mancare il proprio bersaglio, come se a lui non importasse, come se gli andasse bene di essere macellato. L’avevo creduto un avversario temibile, ma di quella convinzione l’unica cosa che rimaneva era il concederli di essere più robusto della media, perché, invero, solo un folle accetterebbe a braccia aperte la carica di un mezz’orco. Ma questi lo era senz’altro.

Lurido verme! Esso era davvero la peggior feccia che questo mondo potesse offrire: Non un oscuro signore, non un subdolo pianificatore, ma un folle, votato alla violenza e al sangue. Cosa si poteva contro? Possedeva forse un qualche obbiettivo o scorazzava libero seminando il caos?
No, egli era un male vagante, senza principio e senza scopo. Era quel male infido perché imprevedibile e immotivato, cieco al punto a volte da ferirsi da solo, una singola forza senza ragione di essere. Era Caos.

Il disordine e il crimine erano state a lungo mie nemiche, ma mai avrei creduto che esistesse un uomo abbastanza forte, nonostante la sua pazzia, per incarnare così pienamente il mio primo grande nemico. Perché in molti mi chiamano paladino, ma pochi ricordano; paladino di cosa?
Perché no, non ero il genere che va a salvare donzelle in percolo, ne fanciulli. No, non ero baluardo dei principi morali, ne scudo dei poveri. No, non ero il maglio degli oppressori. Ero Paladina dell’ordine, baluardo al caos, scudo contro la follia e carnefice al occorrenza.

Ed ora di fronte a me si rivelava ciò che fino ad ora sembrava essere la mia antitesi più chiara e viva. Il folle, amante della libertà forse, ma non di certo delle regole, paladino della sua sola libertà, quando egli stesso non era capace di essere libero nemmeno da se stesso. Nani, pirati, rivoluzioni, rivolte; cosa contavano ora? Davanti a me vi era ciò contro cui avevo combattuto per una intera vita. Era ora che ponessi una buona battaglia vinta nella mia crociata.

Infido, come banalmente prevedibile, tentò di colpirmi di sorpresa, di ferirmi all’altezza delle ginocchia. Davvero credeva che un simile espediente potesse funzionare su di me? Il suo piede cozzò sul mio ginocchio senza ottenere il minimo effetto, parte un debole tintinnio acuto.
No davvero non mi toccherai, stavo pensando in me, e quel pensiero, che lo volessi o meno ora era realtà, una sottilissima barriera traslucida, fragile all’aspetto, ma impenetrabile nei fatti.

Lo vidi rialzarsi, mentre il suo braccio buono riprendeva vigore a vista d’occhio, come se mie lame non lo avessero trafitto. Pazienza; voleva dire che lo avrei ridotto in pezzi abbastanza piccoli per impedirgli di rigenerarsi.
Ecco; ora sì che il mio cuore si era acceso, divampando di una cupa fiamma. Non ancora l’ira di un guerriero o un barbaro, ma un suono più cupo, come quello di un grosso tamburo, battendo con lento ritmo costante, ma di intensità crescente. Quella era rabbia, era odio. Non volevo la sua sofferenza, non lo volevo vedere implorare, non lo volevo vedere sconfitto: lo volevo morto, bandito eternamente dal mondo dei mortali.

Vidi i suoi muscoli tendersi, gonfiarsi prima di scagliarsi di me. Ma no: Non era ancora pronto ad affrontarmi, non senza aver esaurito prima la sua dose di vigliaccheria. Estrasse una delle sue pistole e fece fuoco; sparò sperando di ferirmi, ma invece il colpo rintonò di un'altra nota acuta, colpendo in basso il mio ampio scudo. Non lo aveva penetrato, come avevo previsto.

Ed eccolo caricarmi infine, impugnando una spada troppo grossa e troppo lenta: peggio per lui, si sarebbe pentito della sua scelta. Avanzo mulinando la spada come ben si addice ad un pazzo, ma cosa potevano quegli attacchi? Brutali sì, potenti forse, ma privi di vera forza, privi della capacità di sfiorarmi. Perché in guerra la forza ha grande valore, ma senza la volontà è energia gettata nel vento; ed io ero animata da sole incrollabili volontà, ma si poteva dire la stessa cosa di un folle?

Il primo attacco scivolò su di me come un filo di seta; rapido, vicino e inconsistente. Il secondo doveva essere il vero attacco, ma non pareva a me diverso da primo, calato come se invece della spada stesse impugnando un martello. Alzai un poco lo scudo, giusto per dare la parvenza che avessi bisogno davvero di difendermi, un ulteriore rintocco si sparse nell’aria, mentre la lama cozzava nuovamente contro quella sottile difesa che copriva lo scudo. Dov’era dunque la sua forza? Era tutto lì ciò di cui quell’essere era capace? Brutalità pura e semplice? Non sarebbe stato meglio di molti orchi che avevo conosciuto, che avevo abbattuto.

Ma no, nessuna di queste considerazioni aveva acquetato la fiamma nera di odio che stavo covando in quel momento, profonda, nei recessi del cuore ora fluiva nelle vene, calda e rovente come lava nera. Mi scagliai nuovamente su di lui con brutalità, facendo cozzare lo scudo come in precedenza, e poi la spada, e poi nuovamente la lama, mentre un debole ringhio fuoriusciva dai denti serrati. Il fuoco divampava ancora dentro di me; così attaccai ancora, con più forza, brutalmente, con un fare che ben più proprio della mia discendenza più selvaggia che degli umani.

Ferma!

Il soldato in me parlò, o forse solo la mia coscienza. Cosa stavo facendo? Ero un difensore, non un barbaro. Perche mi stavo comportando come una bestia,come un orco? Quella non ero io. Quello non era il modo in cui combattevo, sprecando inutili energie in attacchi furiosi. No, dovevo tornare calma, dovevo tornare in me stessa. Riposizionai lo scudo dinnanzi a me, lasciando che un passo di distanza ci separasse, chiusa in una fortezza inespugnabile fatta di piastre e fasce di legno e metallo.
Il respiro era pesante, ma non per la fatica, ma per il ribollire furioso della mia rabbia. Un fitta di dolore mi avvertì che avevo esagerato, di nuovo. Poco prima era stata la foga ad indurmi in errore, e poteva essere accettabile, ma in quel momento era stata la furia a spingermi oltre i limiti. Questo non doveva più succedere. La rabbia si spense, l’odio mutò in ghiaccio, gelato nel cuore, il furore in determinazione. Il respiro tornò di colpo regolare, e nel viso e negli occhi ricomparve quel espressione vuota, priva di sentimento. Ma le emozioni non erano sparite, era solo nascoste, là, sotto quella montagna di ferro carne e sangue, battevano violente nel mio cuore, una semplice e cupa marcia marziale, un rullo di tamburi furioso che si sarebbe spento solo con l’esecuzione della condanna.




HalfOrcThumb
Specchietto Riassuntivo



Stato Fisico: Contusioni ad ambedue le spalle (14/16)
Stato Mentale: Illeso (16/16)
Stato Armi: Integre
Energia Residua: 65 %
Energia usata: 10%
Slot tecniche usati: 2/2


Passive in uso:


Tenacia
passiva razziale mezzorchi

Prontezza
Primo potere Passivo del talento

Tecniche usate:

Fortezza
Difesa magica a 360°, variabile. Abilità personale. Consumo basso
CITAZIONE
[...]La pelle non cambia ne forma ne consistenza, ma un sottile stato di energia traslucida si manifesta intorno alla persona protetta ricoprendolo integralmente ,compreso l’equipaggiamento , pulsando di tenue energia per alcuni momenti prima di svanire. Questa indistruttibile seconda pelle sembra voler aderire al corpo che protegge, assecondandone ogni movimento, quasi non ci fosse, ma dall’esterno risulterà rigida e inflessibile.[...]

Martirio
Pergamena Martirio. (Campione) Consumo: Basso




Riassunto:
Essendo i tuoi attacchi fisici, alzo una barriera bassa che perdura fino alla fine del turno, ed essendo una tecnica superiore a semplici attacchi fisici, impedisce a i tuoi attacchi di infliggermi danno. La tecnica a differenza di molte difese perdura fino alla fine del turno o finche non scaricata (cosa che non succede dato che non riceve nessun attacco con potenza pari a tecnica). Dopodichè, o meglio per tutta la durata del post vengo lentamente sopraffatto dalla rabbia che si conclude in un attacco brutale composto da una scudata, due generici colpi di spada (che non sono stato a localizzare, dato la differenza di CS) ed un ultimo attacco di spada su cui è appilcato martirio. Anche questo non è localizzato, specie perche a differenza di prima lo considero molto più uno sfogo di rabbia non ragionato che un offensiva "mirata", per cui mi sembra giusto lasciarti la libertà di indicare dove è mirato l'attacco.

Note:
Sì, uso di nuovo martirio, e sì lascio intenzionalmente un vuoto narrativo, e nonostante siano ambedue cose tendenzialmente sconsigliate, considerato come volevo strutturare il post, e la reazione del mio personaggio, le ho ritenute ambedue decisioni abbastanza importanti per l'interpretazione. Verimilion mi spiace tenermi ancora con post di qualità piuttosto bassa, ma sono in un periodo un poco buio per gli impegni, spero in futuro di poter dedicare più tempo alla cura dei post.
 
Top
Vermilion
view post Posted on 26/4/2014, 13:37




ERDKUN
REUNION

Era come se la volontà ferrea di quell'orchessa si fosse manifestata in sua difesa, la volontà di non cadere, di non farsi scalfire da un impuro e immondo essere di depravazione e follia. Il calcio impattò contro il marmo, un solido e inflessibile appoggio che nemmeno tentennò sotto la violenza del mio colpo. Ero dunque solo vento portatore di morte che tentava di schiantare una montagna? Esplosi il colpo di pistola, ma l'acciaio dello scudo lo respinse arrogantemente. Menai infine l'ultimo colpo, ma come folle che prende a picconate una montagna non una singolo cedimento. Ringhiai il mio disappunto, le nere vene che mi coprivano le braccia presero a ritrarsi quando ancora premevo la lama contro l'oplitico bastione. Non potevo vacillare, non potevo rimanerne sconfitto. La furia dell'ombra mi stava lentamente lasciando, ma come il vento che sferza di continuo la roccia senza mai darsi per vinto rafforzai la spinta con l'altra mano. Un rivolo di sangue prese a colare nuovamente dalle ferite, i muscoli in tensione richiamavano linfa e i fori nella pelle non ne impedivano la fuoriuscita.

« Perché non crepi?! » urlai con tutta la forza che avevo in corpo, ma come risposta non ottenni altro che una stoica levata di scudo. La lama della Bloodlust si levò in cielo come un parassita scrollato dalla pelle del colosso che stava infastidendo, e dietro allo scuro metallo un'espressione furiosa menò due colpi incrociati di spada. Indietreggiai in parte seguendo l'istinto e in parte trascinato dalla mole dell'arma, facendomi solcare il petto dall'acuminata punta di quella strana penna che stava scrivendo la storia di quello scontro. Non mi curai del dolore, erano inezie di poco conto rispetto a quel viso. Risi di rimando alla sua furia, un ghigno soddisfatto che mi fece capire che i miei colpi non si erano fermati all'acciaio del suo scudo, al ferro degli schinieri, ma erano andati oltre.

In una chiazza di sangue mi tornò in mente come pochi istanti prima tutto era cominciato, come quell'orchessa avesse risposto con voce spenta ed insofferente, come avesse trucidato senza la minima voglia l'ennesima vittima. Noia, pensai inizialmente, la noia che assale ogni grande guerriero quando non ha altro che deboli giunchi ad opporsi al filo della sua spada, la noia che spesso assaliva anche il demone che stava seduto sul trono di teschi nei meandri della mia anima. Ecco svelato il motivo della mia gioia, il motivo che avrebbe spinto molti a pensare che fosse solo la follia a guidare le mie azioni in battaglia, quando la mia malsana risata non era altro che il suono della monotonia che va in frantumi. Io ridevo: lei si infuriava. Aveva trovato forse l'elemento che stonava con la sua routine, aveva trovato la persona che non implorava pietà quando minacciato con una spada, aveva trovato la persona che pregava per subire altre ferite, che godeva nel vedere il suo sangue bagnare il terreno. Non lo capiva, non era normale per lei, e questo la faceva infuriare.

Colpi maldestri i primi, ma l'ultimo glielo si poteva leggere negli occhi che era carico d'odio e di tutta quella furia repressa e volontà di cancellare la nota stonata nella melodia della sua esistenza. Caricò l'ultimo colpo, ma questa volta non le avrei lasciato la soddisfazione di trafiggermi, di bagnare la spada nuovamente nel mio sangue, di permetterle di scaricare tutta la collera in quel colpo. Doveva continuare a bruciare dentro, doveva trovarsi faccia a faccia con la vera battaglia, con la furia della guerra, con quel sentimento che ti brucia l'anima e ti costringe a tenere aperti gli occhi mentre abbatti l'arma con compulsiva violenza sul tuo primo nemico. Doveva guardare in faccia ciò che io stesso impersonificavo, la follia della guerra. Lasciai che il demone guidasse il mio braccio sinistro, che la sua ombra scura lo coprisse in un rapido colpo di mano atto a deviare la lama al suolo. Acciaio contro acciaio, nuovamente il metallo dei demoni incontrò la celeste arma fermandola nuovamente nel suo intento.

Rimasi in piedi a guardare il solido bastione che si ricomponeva, il raziocinio che prendeva nuovamente le redini della battaglia. Sorrisi nuovamente, passandomi il dorso del pollice sinistro sul petto a raccogliere il sangue che riempiva i tagli appena subiti. Rimasi a guardarlo qualche istante, a cercare in esso parte della furia che li aveva generati. « È inutile che ti nascondi dietro tutto quel metallo se il tuo vero nemico ti colpisce dall'interno. Un guerriero che reprime la furia della battaglia è un predatore che si ostina a cacciare senza usare gli artigli. » Scrollai la mano macchiando il terreno con quelle poche rosse gocce che mi bagnavano ancora il guanto. « Questo è il risultato del tuo impeto, queste ferite sono degne di essere portate, queste scrivono la storia di un guerriero. La furia di due uomini che si scagliano l'uno sull'altro fino alla morte. » Guardai con occhi penetranti attraverso le fessure del suo acciaio quello sguardo impassibile, la guardai con quel sorriso di chi sa che le proprie parole avranno un effetto nonostante l'espressione non tradisca alcuna emozione. « La carne è debole... » sentenziai secco falciando l'aria con la spada « le ossa si spazzano... » strinsi con la mancina il medaglione del traghettatore, rilasciando il secondo dazio. « ma la follia è inarrestabile! » gridai infine scagliandomi contro quel muro d'acciaio.

Lasciai che la Bloodlust mi seguisse, avanzando gli artigli della mancina a toccarmi la spalla destra. Un colpo forte e deciso atto a cercare il bordo dello scudo per spostarlo con forza e violenza, sradicando quel primo baluardo di difesa come un tifone fa con le insignificanti staccionate di una casa. La lama era assetata, il demone si alzò dal suo scranno e il cielo si fece plumbeo. Una scarica di rossa elettricità intercettò la lama nella sua traiettoria diagonale che mirava alla sinistra del collo. Recuperai successivamente il pugno sinistro, lanciandolo in un colpo diretto alla destra del volto, quasi a voler schiacciare la testa in una morsa creata con la spada. Zampilli di sangue schizzarono in quel contrasto, il dolore era continuo e pressante, ma come era solito ripetermi un vecchio e monco veterano: Il dolore è un soldato che combatte da sempre ogni guerra. Portagli rispetto come porti rispetto ad un antico eroe.
RES■■MASFOR■■
Tenere il puntatore sulle tecniche per visualizzarle

FISICO
M+B diffuso al petto M al braccio
MENTE
Illesa

ENERGIA
60% (80-10-10)
PASSIVE
You Die, I Live

ATTIVE
I wish, I will, 10%
Oppression Deadly Reign, 10%

RIASSUNTO
Schifo parzialmente i tre attacchi fisici, riportando nel complesso un Basso aggiuntivo al petto. Paro invece il Medio di Martirio con una difesa Media Tempra di Ferro, descritta come una deviazione della spada con la mancina. Uso il secondo pegno dell'amuleto, attivando il Corallo (2CS Forza x 2 turni) e carico nuovamente. Il primo colpo punta a scostarti lo scudo, non si tratta infatti di un vero e proprio attacco rivolto a te, ma una semplice "apertura" delle difese. Successivamente calo la spada in uno sgualembro (colpo obliquo dall'alto al basso) che mira a colpirti all'attaccatura tra spalla e collo (la tua sinistra, la mia destra). Tale colpo è potenziato dalla mia variabile offensiva, che lo rende di potenza complessiva Media. Per concludere, tento un gancio sinistro in pieno volto.
NOTE
Fai pure con calma, gli impegni vengono prima di tutto. ^^
Edit: Corretto errore di battitura.





Edited by Vermilion - 28/4/2014, 00:56
 
Top
save_xx
view post Posted on 30/4/2014, 19:02





Il Ciclo della Riunificazione - Atto primo.
(IV)


Parlato
Pensato


Il folle è un morto che cammina e che respira. Se uccide lo fa senza disperazione, forse per stizza, è un cadavere che uccide. La follia ha già superato la disperazione e per questo vive senza vivere, vive da morta e, se uccide, uccide già morta.

_____________________

Sta calma, non reagire.
Il soldato parlava, voce dell’esperienza, voce dell’addestramento. Ero stata presa dall’ira, e agito in preda a quell’ira senza curarmi degli effetti. E difatti il mio impeto di rabbia si era infranto inutilmente quella volta, mentre lui mi guardava negli occhi. In me non vi era che fuoco ma su di lui soltanto un misero graffio in più. E aveva riso di me, di nuovo. Ma questa volta era diverso, perché nella sua follia aveva visto come ferirmi, e lo aveva fatto: non aveva colpito ne la mente ne il corpo, ma l’animo, con un sottile taglio, un graffio che non vi doveva essere.
Odiavo quell’uomo, ma odiavo me stessa e la mia debolezza. Perché mi ero fatta ingannare? Trascinare in quel delirio che lui tanto adorava?

“Un guerriero che reprime la furia della battaglia è un predatore che si ostina a cacciare senza usare gli artigli.”


Un barbaro forse, un demone. Non un difensore, no di certo. La furia per chi indossa i grandi scudi è una subdola nemica, portatrice di erronei consigli. Determinazione, ma non furia, mai. Ma come poteva questo comprenderlo un pazzo? Ma io dovevo comprenderlo, ed ero venuta meno a ciò. Parlò ancora, con voce carica di eccitazione e priva di significato. Non vi era nulla che potesse dirmi di cui potessi fare tesoro, nulla che valeva la pena di essere ricordato. Onore, orgoglio, storia del guerriero? Puttanate, dalla prima all’ultima. La verità e che uno dei due sarebbe tornato con le proprie gambe, l’altro trascinato per esse, fine della favola. Nessuna gloria, nessuna emozione valeva il rischio, ma non combattere per nulla significa non avere nulla. Ci si batte per uno scopo, per un principio, a volte per una morale, si da la vita se necessario, sapendo di aver vissuto per qualcosa che ci sopravvivrà. Ma per collezionare cicatrici? No davvero. Per gustare il piacere del massacro, per soddisfare i bisogni più meschini dell’essere umano? Questa era Pazzia. Nella più terrificante e esaustiva definizione.

“ma la follia è inarrestabile!”


No.
La follia si ferma esattamente dove inizia la mia volontà!
Serrai lo scudo per affrontare il suo attacco. Sarebbe stato forse un altro assalto scoordinato come il precedente? Sarebbe stato solo “furia” senza volontà?
No, mi resi conto un istante dopo, anche la follia non può permettersi di concedersi al caso. Un colpo di potenza inaspettata si abbatté sullo scudo.
Resisti, non cedere. Piantai i piedi nella posizione in cui ero, ma lo scudo venne smosso, rivelando la spada scarlatta e crepitante calarmi contro. L’istinto si mosse prima che la ragione potesse intervenire. Alzai la spada a fare blocco. L’impatto fu terribile e doloroso. I fulmini si riversarono su di me come uno sciame di agi appuntiti che mi attraversavano il braccio, lasciando bruciature e bolle lungo il cammino. Il dolore era simile a quello dell’essere trapassato da una sottile freccia, molte volte. Un pugno segui un momento dopo, e mi resi conto che in quella posizione l’unica cosa che potevo fare era stringere la mascella. Il contraccolpo fu violento, al punto da costringermi a retrocedere di un passo, mentre il sapore ferroso del sangue invase la bocca. Un brevissimo sguardo di stupore attraversò i miei occhi, colpita dalla precisione e rapidità con cui l’attacco era stato eseguito. Poi per un momento altrettanto breve passò la rabbia. Ma questa volta la soppressi all’istante. Mi aveva colpito, era un fatto; non sarebbe successo di nuovo, ma dovevo rimanere fredda.

Cosa ero a fare in quel luogo, perché stavo combattendo contro quel individuo? Le domande misero un freno alle passioni. Agivo sempre secondo un principio, secondo delle ragioni; era uno dei miei principali punti di forza, era ciò che avevo appreso dopo lunghi anni di addestramento.
Quale era la mossa successiva? Cos’era la cosa più saggia da farsi in quel momento?
L’avversario che avevo di fronte non era debole, anzi possedeva molta più brutalità, e forse anche forza di quanta ne avessi io. Un combattimento prolungato era quello che dovevo oltremodo evitare, ora soprattutto che il braccio che impugnava l’arma era stato danneggiato. Potevo ancora combattere certo, anche se si fosse rotto avrei ingoiato il dolore e sarei andato avanti, ma non potevo utilizzare un arto spezzato, ne un corpo troppo affaticato. Avevo imparato e riconfermato più volte che dove vorrebbe arrivare la volontà, spesso il corpo non può giungere.

Volontà. La mia unica vera arma, una cosa che il folle non conosceva. E se egli non ne possedeva davvero una propria, allora non sarebbe stato un problema imporre la mia. Raddrizzai la schiena, ignorando il dolore, e mi imposi in tutta la mia statura, mentre una scintilla gelata attraversava il mio sguardo.

“Io sono paladina dell’ordine, la follia è mia nemica”
Proclamai con aria solenne.
“La carne è debole, le ossa si spezzano, ma la volontà non può essere infranta”.

La mia voce si fece profonda, a tratti inumana. Alzai la spada verticale, alla stessa maniera in cui viene alzata l’ascia del boia.

“ Tu sei un servitore del caos: questa è la tua colpa.”

Calai la lama, rivolgendoli la punta. Quel che provavo in quel momento superava il disprezzo, era una sorta di instancabile senso del dovere, un necessita urgente e irrefrenabile di spazzare via l’impuro. Era una sensazione quasi terrificante: Come se la pazzia che circondava quel’uomo fosse composta da scarafaggi, vermi ed insetti che gli strisciavano contro, dentro la pelle, attraverso gli occhi, nelle viscere per poi fuoriuscirne in gran quantità e spandersi sul terreno circostante. La sensazione si fece rapidamente più vivida, più intensa, più reale. Quando fui sul punto di cedere, quasi sopraffatta da quel orrore, un rapido debole impeto di volontà gli consegnò tutto quello che stavo provando, tutto ciò che in fondo era, ma che non poteva nemmeno lontanamente sognarsi di ammettere. Ed ora sarebbe stato di fronte ai propri occhi, che lui lo volesse o meno.

Barcollai un momento, ritrovandomi spossata per l’immenso sforzo richiesto a imprigionare quella volontà così devastante, una stanchezza non del corpo, ma della mente. Ma non avevo finito: dovevo pronunciare la sentenza, un verdetto che egli stesso avrebbe compiuto, come ben si addice ad un pazzo.

“Condanna: Morte”.




HalfOrcThumb
Specchietto Riassuntivo



Stato Fisico: contusioni alle braccia, bruciature al braccio dx, danno alla testa e mandobola. (10/16)
Stato Mentale: Illeso (16/16)
Stato Armi: Integre
Energia Residua: 25 %
Energia usata: 40%
Slot tecniche usati: 1/2


Passive in uso:


Tenacia
passiva razziale mezzorchi

Prontezza
Primo potere Passivo del talento

Tecniche usate:

Castigo
Pergamena Sentenza. (Campione) Consumo: Critico
CITAZIONE
La tecnica ha natura psionica. Il caster lancia un attacco mentale rivolto ad un singolo bersaglio, il quale sarà inondato da un senso di colpa atroce e impossibile da ignorare - a prescindere dalla personalità o dalla sua moralità. Questa profonda turbolenza emotiva non cagionerà però danno alla mente: invece spingerà la vittima a punirsi per i torti causati nel corso della sua esistenza. Si provocherà ferite sul proprio corpo, conscio o meno di ciò che sta facendo, per un totale pari a Critico. Sarà possibile applicare l'attivazione della tecnica mediante alternative rappresentate da un discorso, una semplice frase o uno stretto comando in relazione alle necessità del caso.




Riassunto:

Il primo colpo smuove lo scudo, intercecco il secondo grazie alla passiva di talento ma la tecnica di fulmini, che ho interpretato come una sorta di attacco "elettrico" si riperquote sul braccio. Il pugno colpisce quasi a pieno costringendomi a retrocedere ed infliggendo, considerato guanto d'arme e differenza di cs, un danno medio. dopodichè scaglio con fare "teatrale" Castigo (pergamena sentenza).

Note:
Ho notato che nello specchietto precedente, nella descrizione di fortezza, manca una frase importante della descrizione che riporto qui:"[...]pulsando di tenue energia per alcuni momenti prima di svanire (alla fine del turno o prima se esaurita)."
Ho scelto, considerato di utilizzare un critico in attacco, che sarebbe stato scorretto aggiungere un ulteriore tecnica offensiva, anche se potevo ancora ricorrere al bonus. Quindi ho preferito lasciare uno slot tecnica libero.
 
Top
Vermilion
view post Posted on 4/5/2014, 16:06




ERDKUN
REUNION

L'implacabile furia dei cieli del regno dalle tinte cremisi si scagliò sul bastione ormai privo di mura, una sottile e silenziosa saetta che squarcia l'aria infinita prima di abbattersi con fragore contro la dura roccia. Potevo sentirle la mano tremare nel vano tentativo di fermare la lama elettrificata della Bloodlust, i muscoli che impazziti guizzavano e la pelle che iniziava a stridere sotto le pesanti maglie di metallo. Nulla potevano le mere protezioni dell'uomo contro la furia di un elemento che nemmeno apparteneva a quel mondo: una mera immagine distorta in uno specchio di quelle che i popoli del continente erano abituati a vedere. Elementi guidati non l'imparziale e selvaggia natura, ma guidati da sentimenti d'odio e rabbia, rancore gli uni verso gli altri e ostinati nell'eterna guerra che mai si sarebbe conclusa. Onde che si abbattono sulla terra con l'unico scopo di distruggere, fuoco che arde e consuma, vento che graffia e strappa la pelle dal volto. Questa era la furia cieca degli elementi del Mondo d'Altrove, della terra maledetta dell'Ombra che mi custodiva. Lasciai lo scudo serrando il pugno, e come se fosse un gesto fluido e naturale colpii col metallo le ossa. Un fremito d'ira le salì per le vene del collo, gonfiatesi di una nera rabbia, ma la mente di quella donna era forte e represse nuovamente i suoi istinti con la solita maschera di ponderata risolutezza.

Le distanze presero nuovamente a far da giudice in quello scontro, il mio assalto era terminato e presimo nuovamente a studiarci come lupi ormai feriti che si contendono il territorio. Strinsi la spada picchiettandone la punta un paio di volte al suolo in uno sfrigolio di scintille, mentre con occhi truci osservavo l'orchessa stagliarsi come insormontabile bastione ai suoi principi.
« Io sono paladina dell’ordine, la follia è mia nemica » proclamò a gran voce come se stesse parlando ad una platea, come se stesse rinnovando il giuramento ai propri voti « La carne è debole, le ossa si spezzano, ma la volontà non può essere infranta » Alzò la lama e abbassò lo sguardo, ora a fissare me in particolar modo. Raddrizzai la schiena anche io, appoggiandomi alla spada quasi a volerla sbeffeggiare in tutta quella sua pomposità. « Tu sei un servitore del caos: questa è la tua colpa. » sentenziò in fine, calando la spada a mietere l'aria in segno esecutivo. Si iniziò a delineare un sorriso sul mio volto, il principio dell'ennesima risata per la scenetta così ben interpretata. Non avevo assolutamente capito cosa stesse per succedere, ma lo sbiancare della carnagione e lo sguardo tremolante della mia avversaria mi spense l'ironia in volto come una secchiata d'acqua sulla brace.

Raccolsi rapido l'arma indietreggiando qualche passo, qualcosa non andava in quella situazione, qualcosa di estremamente sbagliato si stava manifestando alle sue parole. Il cielo si fece buio nonostante le fiamme, il colori presero a perdere tutte le tinte ad eccezione del rosso e i suoni lentamente scomparvero per lasciar spazio solamente al crepitio delle fiamme e a lamenti lontani. Vidi la figura dell'orchessa farsi sempre più grande, la luce proveniente ormai dal basso le gettava ombre terrificanti sul volto e le labbra si mossero un ultima volta con tono d'oltretomba. « Condanna: Morte » Dalle fiamme alle sue spalle, come vomitati dall'inferno stesso, orde di persone mutilate, bruciate e orribilmente ferite iniziarono a strisciare e zoppicare verso di me e continuando chi a lamentare e chi a urlare quelle due ultime parole: Condanna: Morte. Indietreggiai completamente in preda al terrore, sentii una mano afferrarmi alla caviglia ed istintivamente calai senza nemmeno pensare un colpo con la spada ferendomi la gamba. Non feci in tempo a riportare nemmeno lo sguardo davanti a me che già un altro di quel morti viventi mi aveva afferrato alle spalle, e un terzo si era gettato senza rimorso sulla Bloodlust. Il panico prese il sopravvento, la ragione era ormai persa e le braccia si muovevano per il puro istinto si liberarsi da quella presa mortale e insensata. Lasciai la spada richiamando due più pratiche piume insanguinate nel tentativo di colpire e finire più avversari possibile. Non mi importava ormai più del dolore, ad ogni colpo sentivo aprirsi nuove ferite sulla mia pelle, graffi e stilettate provocate dal panico e dall'avventatezza dei miei stessi colpi: non volli ammetterlo ma quei morti non mi stavano uccidendo, io mi stavo uccidendo. Caddi in ginocchio ormai sopraffatto, ogni mano che accoltellavo due spuntavano dagli abissi per afferrarmi e tre nuovi tagli facevano scorrere sangue sulla dura pietra della banchina.

Mi accasciai contro un pilone d'ormeggio ormai stremato. Mi guardai le mani insanguinate lasciando al suolo le due piume dell'angelo che ancora pochi momenti e mi avrebbe fatto suo. Non riuscivo ad elencare una singola parte del corpo che non mi dolesse, che non fosse ferita da quella controproducente difesa che mi aveva ridotto ad uno schifo. Risi, per un ultima volta, tra i rigurgiti di sangue abbandonandomi alla mia fine. « Sei debole, umano. » Disse uscendo da una delle tante ombre l'Estraneo « Ti sei fatto schiacciare dal senso di colpa, dalla memoria di coloro che hai ucciso. » Lo guardai accigliato, sputando un grumo di sangue per liberarmi la bocca. « Che cazzo vai dicendo. Erano morti che camminavano, e quella è una strega! » Sorrise mentre con passo calmo gironzolava attorno all'unica cosa che ancora riusciva a non farmi cadere. « Quello che hai visto, è quello che i tuoi occhi volevano vedere. Non c'era nessun avversario, nessun "morto", solamente un folle che si pugnalava e si feriva da solo al centro di una banchina deserta. » Rimasi zitto, e non per risparmiare fiato ma per l'onta della rivelazione. Quella strega mi aveva dunque illuso, mi aveva costretto a rivivere una battaglia contro i miei stessi peccati, contro tutti gli omicidi che avevo commesso, contro tutti i soldati che avevano conosciuto la mia furia. Strinsi i pugni fino a riempirli di sangue, avrei voluto sbatterli al suolo, alzarmi sulle mie gambe e scaricare tutta l'ira che avevo in corpo su quella maledetta puttana pelleverde. Si, l'avrei voluto fare.

« Voi umani siete deboli -ribadì l'ombra- Non riuscite a vedere i vostri simili come insignificanti ostacoli da schiacciare, come insetti da calpestare senza nemmeno accorgervene. Date troppa importanza alla vita altrui tanto che nella vostra mente si imprimono indelebili i tratti delle vittime e il loro numero. Potete decidere di ignorarli, ma alla domanda "quanti ne hai uccisi" vedrete un numero ben definito comparirvi innanzi. » Si fermò, passando una mano nell'aria come a spostare il velo d'ombra che mi ottenebrava gli occhi e rivelando il molo per quel che era: una tomba solitaria. « Sei fortunato umano, quasi quanto avventato e folle. Non morirai ne oggi ne qui, quindi afferra un'arma e cerca di concludere la giornata con onore. » Un urlo squarciò il silenzio alle mie spalle, catturando per quanto possibile il mio sguardo. « Per gli Dei del mare Sig. Smith, le serve forse una goletta in fiamme per accendere una miccia? SI MUOVA! » La voce del Capitano Teach tuonò peggio che i cannoni di tribordo della sua nave, strappandomi un sorriso divertito e sollevato. « A-Aye Captain » tremò la voce del povero Sig. Smith, e poco dopo il rombo di un cannone vomitò in piombo e fuoco il proprio disappunto contro l'orchessa che aveva osato ridurre un membro ad.honorem della temuta ciurma del Mastino a quel modo. « Giusto in tempo Capitano » dissi svuotando i polmoni che a fatica ero riuscito a riempire, scorgendo con la coda dell'occhio il tricorno nero che svettava da una nave ormai distrutta alla quale avevano chiesto in prestito un cannone, sparando da una falla dello scafo a prua. « Vedo che te la passi bene Moccioso. Noi abbiamo una battaglia da vincere più avanti, pesi di potertela cavare da solo? » Sorrisi alla sfacciataggine del capitano nel rivolgere parole tanto incuranti a quello che pareva messo peggio di un cadavere. Levai il braccio più in alto che potevo, sollevano il pollice a conferma. « Ottimo allora. » decretò secco, tornando poi a rivolgersi alla ciurma. « Ammasso di cani bastardi, non c'è nulla da vedere qua! Il sig.Fresco-come-una-rosa ha tutto sotto controllo! Proseguiamo! » Un Aye! tuonò fragoroso nell'aria, e la ciurma passò oltre. Per quanto mi riguardava, sapevo alla perfezione il motivo per cui mi aveva abbandonato qua: ridotto così sarei stato solo un peso, quindi avevo davanti due sole alternative: morire bene o morire male.

Sfilai con la destra una pistola dalla fondina, a fatica e lentamente tentai di issarla contro il polverone che ancora avvolgeva la paladina. Mai quelle piccole armi erano pesate così tanto, mai mi sarei immaginato a dover piegare un ginocchio per appoggiarvici sopra la canna per mirare. Presi un respiro profondo cercando di accumulare le energie attorno a me. Nonostante le ferite mi sentivo ancora la forza per combattere, la forza per schiacciare quella minaccia, per infliggere un colpo decisivo al nemico. Scintille presero a solcarmi la pelle come piccoli serpenti, tuffandosi e canalizzandosi verso l'arma. In quelle condizioni non potevo sperare di rimettermi in piedi e combattere, avevo troppe ferite su tutto il corpo e le mie qualità rigenerative non si potevano spingere ad un livello tale da rimettermi quanto meno in sesto per sopportare o sferrare nemmeno un attacco. La soluzione era dunque semplice: se non potevo rimettermi sulle mie gambe e andare da lei, non avrei fatto altro che rimanermene li seduto e avrei impedito a lei di venire da me. Chiusi l'occhio sinistro e sorrisi, anche in quel momento dove solo il dolore mi ricordava di essere ancora vivo e mi faceva sperare di essere a breve morto. Il cielo rombò di nuovo, piccole scariche si abbatterono sulla pietra vicino a me, e saettando come rettili salirono lungo gli stracci insanguinati che mi coprivano. Un singolo colpo avrebbe deciso di almeno metà delle energie che mi rimanevano. Tirai il cane, gli occhi intarsiati dell'idra si riempirono di rosso cremisi, e col sorriso di un folle stampato in volto tirai il grilletto.
RES■■MASFOR■■
Tenere il puntatore sulle tecniche per visualizzarle

FISICO
M+M+B al tronco, M+M braccia, A gambe
13/16
MENTE
Illesa

ENERGIA
40% (60-20)
PASSIVE
You Die, I Live

ATTIVE
Gettone
Opporssion Deadly Reign, 20%

RIASSUNTO
Mi becco la psion dritto in bocca non avendo difese adeguate, e la interpreto come un esercito di morti che mi assale (quelli che ho ucciso) riducendomi a ferirmi nella foga di ucciderli. Spiego poi solo in seguito come solo Tyrael abbia avuto tale interpretazione del rimorso, quando in realtà agli occhi di tutti risultava solo pugnalarsi. Mi gioco dunque il gettone, facendo tornare in scena i Pirati che avevo ruolato nell'intro facendoli arrivare e sfruttare un cannone di una barca arenata come supporto. Ho menzionato ad un polverone che ti avvolge, così da rendermi ignoto l'esito del colpo per le azioni successive. In finale, non trovando utile curarsi in quanto sarebbe mettere un cerotto su un moncherino, accumulo le energie e ti scaglio un colpo Alto di elemento elettrico veicolandolo con la pistola. Ti lascio spazio d'interpretazione sul colpo: puoi vederlo come un raggio o come una sfera o come preferisci, ma sempre elettricità rossa è.
NOTE
Bel colpo quello di prima, complimenti. Cerchiamo di finire il duello, che son curioso! ;D



 
Top
save_xx
view post Posted on 7/5/2014, 20:59





Il Ciclo della Riunificazione - Atto primo.
(V)


Parlato
Pensato Tahir


Vi è più differenza tra niente e uno scudo che tra uno scudo e un milione.

_____________________

Tahir si aggirava tra le macerie infuocate brandendo la sua ascia contro chiunque non fosse un nano, spaccando il cranio di banditi che dichiaravano con supponenza essere uomini liberi nella loro terra. Ma quella era la sua notte; basta soprusi, basta schiavitù, lui e il suo popolo avrebbero ottenuto la tanto attesa libertà. Non importava quanti altri pirati sarebbero accorsi, non importava, quante altre navi; le avrebbero affondate tutte, fino all’ultima.
Le grida di battaglia si propagarono tra i densi fumi che avvolgevano la banchina, urla di rabbia terrificanti inni di guerra nanici. Quella era la loro notte, non v’erano dubbi.

“Pirati”

Il grido si levò da un punto indistinto nel denso fumo. Il segnale venne più volte ripetuto, ma non, come d’uso, con terrore, ma con rabbia; una chiara chiamata alle armi. L’orda di nani barbuti si mobilitò con sorprendente velocità, facendosi strada tra i detriti delle navi distrutte ed in fiamme. Una nuova ondata di luridi svuota barili si è presentata all’appello dunque, pensò il nano tra se, più nemici da macellare, meno lavoro posticipato. Tahir si unì in coda alla schiera di nani desiderosa di sangue, tuffandosi nella denso banco di fumi che copriva tutta quell’area.

I rumori di battaglia lo circondavano eppure in quel momento non riusciva a vedere nessuno dei propri compagni, o dei nemici; la coltre di fumo dei cannoni, mista agli incendi che dilagavano ovunque gli impedivano di vedere dove fosse approdata la scialuppa carica di carne da macellare. O meglio, lui non poteva vederla, perche a giudicare dal rinnovato fragore i suoi compagni non avevano avuto di tali problemi.

Diamine, non ne rimarrà nessuno per me! Imprecò tra se il nano, ma quello non era il problema maggiore al momento: il fumo si era fatto più denso che mai, bruciando negli occhi e gola, rendeva sempre più difficile respirare. Cercando di proteggere il naso e la bocca, scrutò ad occhi stretti alla ricerca di una direzione in cui la coltre fosse meno fitta. Appena ebbe deciso dove muoversi, si tuffò nella direzione scelta senza esitazione.

Comparve praticamente di colpo in una stretta area di banchina che non era occultata, a pochi passi da un individuo enorme e minaccioso. Senza pensarci oltre imbracciò l’arma e avanzò a testa bassa.
Aspetta, no lei è un alleato! Passò di colpo per la sua testa nel momento in cui riconobbe la guerriera. Porca miseria, come si fa a dimenticare l’aspetto di quella mezz’orca che si era offerta di unirsi alla assalto. Non le interessava la storia dei nani, aveva dichiarato, ma non poteva lasciarsi sfuggire la possibilità di consegnare alla giustizia quegli sporchi pirati. Quando poi era stato chiarito che consegnare alla giustizia significava massacrarli tutti senza lasciare superstiti i nani avevano dichiarato all’unisono che il nemico del nemico non poteva che essere un proprio alleato.

Tuttavia fino a quel momento ognuno aveva combattuto separatamente la propria battaglia, e dopo una rapida analisi il nano decise che poteva continuare ad funzionare in quella maniera. Un improvviso vociare piratesco attirò però la sua attenzione. Una buona dose di sconforto lo assalì quando vide la bocca del cannone rivolta nella loro direzione; non c’era dubbi, volevano vederli morti ad ogni costo. La guerriera fece un movimento quasi noncurante con la mano che reggeva la spada, facendo apparire dal nulla un vivido scudo azzurrognolo.

Uno scudo che non avrebbe protetto lui, tuttavia. Il nano apri la bocca per tirare in imprecazione nella propria lingua che è bene non tradurre; perché in quella situazione era davvero l’unica cosa che gli rimaneva fare. Ma il suo turpiloquio gli fu d’aiuto più di quanto potesse immaginare. Infatti un istante prima che il cannone tuonasse la mezz’orca voltò lo sguardo, notando il nuovo arrivato.
L’impatto dell’artiglieria fece tremare il terreno, alzando un ulteriore cortina di fumo.

“Tutto a posto soldato?”
Una mano robusta scrollò per la spalla Tahir. Il nano si accorse di aver chiuso gli occhi nel momento in cui credeva che fosse ormai finita per lui. Invece una stretta fila di scudi azzurrognoli, che ora si dissolvevano nell’aria, gli avevano protetto dalla cannonata.
Dunque è ufficiale, pensò il nano, una mezz’orca mi ha appena salvato la vita, diamine sarò lo zimbello di tutti.
Una seconda esplosione, più vicina, lo distolse però dai sui pensieri; un rivolo di sangue colò dalla bocca della donna che lo aveva appena protetto, vide la figura barcollare vistosamente, ma alla fine riprendere l’equilibrio dal pesante contraccolpo subito.
Cosa diamin… Il nano scorse in quel momento il nemico, orribilmente ferito ed inginocchiato, che impugnava ancora l’arma vigliacca con cui aveva sparato alle spalle della donna. L’ammirazione nei confronti della mezz’orca, capace di rimanere in piedi dopo essersi presa una pallottola venne rapidamente sostituita dal disgusto nei confronti del pirata. Come osava usare un arma da fuoco in quello che evidentemente era un duello, colpire alle spalle poi. O no, questo Tahir non lo poteva proprio accettare, soprattutto quando si presentava così chiara l'occasione per potersi sdebitare per aver avuta salva la vita e riconquistare l’onore perduto.

In pieno stile nanico caricò, roteando l’ascia sopra la testa. La distanza che separava i due venne coperta in un tempo spaventosamente breve per chiunque non avesse mai affrontato un nano in battaglia. I primi colpi erano delle rapide falciate orizzontali, ma con un ultimo grido di guerra il nano sollevò, l’ascia sopra la testa, mentre gli occhi ardevano di rabbia, e calò una ultima falciata che avrebbe, se possibile, staccato di netto la testa ad un cavallo.

Nella città si levarono altre grida, le strade vennero bagnate ancora di sangue. Quella note il pegno di sangue era stato di certo pagato. La rivoluzione era iniziata, resistere era inutile.




HalfOrcThumb
Specchietto Riassuntivo



Stato Fisico: contusioni alle braccia, bruciature al braccio dx, danno alla testa e mandobola. Grave ferita alla schiena.
Stato Mentale: Illeso
Stato Armi: Integre
Energia Residua: 15 %
Energia usata: 10% + bonus
Slot tecniche usati: 2/2


Passive in uso:


Tenacia
passiva razziale mezzorchi

Prontezza
Primo potere Passivo del talento

Primo Baluardo
Secondo potere Passivo del talento
CITAZIONE
[...] Qualsiasi difesa ad area avrà potenza pari al consumo impiegato per generarla;

Tecniche usate:

Scudo Maggiore
Secondo potere Attivo del talento. Consumo: Medio
CITAZIONE
Spendendo un consumo Medio di energie, il portatore del talento diviene in grado di lanciare barriere energetiche di potenza pari al dispendio energetico. [...] La tecnica può essere utilizzata anche ad area, per proteggere se stesso e tutti i propri alleati contemporaneamente.

Gettone Bonus
Il gettone emula l'effetto di una evocazione, con la differenza che ovviamente non viene evocato nessuno ma un png (tahir) viene chiamato sul campo di battaglia per un turno. Tahir è un nano armato di ascia che combatterà per un turno al fianco di Sel, possiede 4 CS a Forza, può sopportare fino ad un danno medio.





Riassunto:
La storia è vista dal punto di vista di Tahir, il nano richiamato tramite utilizzo del gettone. Tahir si trova poco lontano dallo scontro, e combatte con gli altri nani. All avvistamento di nuovi pirati, ovvero della tua ciurma, i nani si muovono nella direzione in cui si svolge il duello. In particolare Tahir si ritroverà lontano dai suoi compagni quando questi ingaggiano i pirati, ritrovandosi accanto a Sel un momento prima della cannonata. Sel evoca uno scudo maggiore in propria difesa, ma accorgendosi del nano, sceglie all'ultimo secondo di estendere la propria difesa ad area (che continuerà ad avere potenza media grazie alla seconda passiva di talento). Un momento dopo però si prende una pallottola nella schiena, che la mette in sincera difficoltà anche per il solo tenersi in piedi. Il nano a quel punto, spinto dall'indiglnazione e dalla gratitudine nei confronti di Sel decide di attaccare, con due falciate orizzontali e un fendente verticale.

Note:
Ho apprezzato molto questo duello. Ti ringrazio per la bella role e l'esperienza. Lascio a te il testimone e attendo la tua risposta, che leggero con piacere. Buon gioco.
 
Top
Vermilion
view post Posted on 11/5/2014, 18:12




ERDKUN
UNTIL THE END

Le fauci dell'idra vomitarono feroci l'ira del lampo alle quali erano state appena consacrate, un boato non dissimile da un tuono si scatenò dalla piccola bocca metallica e le orecchie presero a fischiare. La forza sprigionata da quel colpo mi fece saltare la presa dall'arma e le braccia ricaddero ferite e doloranti a fianco del corpo. Il raggio rosso come il sangue squarciò l'aria, dilaniò la nube di fumo e concluse il suo tragitto con un secco rumore metallico. Mi si fermò il cuore nel petto per un istante, un momento del quale non seppi nulla e solo quel dannatissimo rumore poteva far pensare alla mia mente gli ipotetici finali. Più di una volta si era salvata, più di una volta aveva eretto lo scudo a baluardo della sua incrollabile e ostinata voglia di non piegarsi sotto i miei colpi. Il polverone prese a diradarsi, gli occhi stanchi e gonfi si impressero su quelle volute di polvere quasi a volergli mettere fretta, quasi a incitarle con parole che riuscivo a pronunciare solo tra me e me. Il respiro si fece lento, ogni boccata d'aria poteva essere l'ultima e non volevo andarmene da quel mondo senza aver visto coi miei occhi l'esito di quell'ultimo colpo. Mossi la mano, tremula e affaticata fino a portarla al petto ad afferrare stanco un altra pistola. Sfiorai il manico di legno con le dita, avevo paura a prenderla perché sarebbe stato un passo verso il fallimento, verso la consapevolezza che quel suono metallico non era altro che l'ennesimo assalto vanificato dal suo acciaio.

Stavo quasi per cedere, per caricare un altro colpo e sparare di nuovo e poi afferrare una terza arma e aprire nuovamente il fuoco. Strinsi il legno, sfilai la canna dalla fondina e poggiai il pollice sul cane intarsiato. Lo sentivo, avevo fallito, ma quel giorno mi avevano detto che non sarei morto, e sebbene sapessi che nulla di certo vi era in quelle parole, che erano state dette solo per non farmi arrendere, qualcosa dentro di me vi si aggrappò con tutto se stesso e ripetendosi quella frase come un mantra muoveva le braccia stanche e teneva aperti gli occhi che volentieri si sarebbero chiusi al riposo eterno. Ma forse in quelle parole un fondo di verità c'era, forse quel dannato diavolo sapeva veramente guardare al futuro o era talmente certo dell'esito di quello scontro che ne aveva ampiamente previsto l'andamento. Un urlo diverso da quelli uditi sin'ora si levò dalla coltre fumosa, la spostò con violenza come fosse un lenzuolo e la figura barbuta di un nano ne uscì brandendo un'ascia.

Risi tra me e me, abbandonai indietro il capo in preda a quella che più che una risata pareva uno spasmo ma alle mie orecchie era una vittoria, una gioia che poche volte avevo provato. Sebbene avessi un metro e mezzo di nano che stava caricando ad ascia levata, l'immagine che alle sue spalle trasparì dalla polvere ormai diradata mi risollevò l'umore fino a portarmi in quello stato. L'orchessa aveva incassato il colpo al centro della schiena, e ora se ne stava con una mano a sorreggersi ad un muro. Riportai la testa in avanti sfoggiando un sorriso compiaciuto al nano che ormai stava caricando l'ultimo metro d'assalto. Calò l'arma, ma quello stato di euforia e rinnovato vigore mi aveva donato la forza per combattere ancora cento nemici. Mossi la mancina ad accennare un semicerchio con le dita e il colpo del mezz'uomo si schiantò fragorosamente contro una sottile barriera di elettricità. Sfoggiai un sorriso a trentasei denti, caricando il cane della pistola che avevo salda nella destra. « Fuori dai coglioni, nano. » dissi con un filo di voce prima di tirare il grilletto e piantargli una sfera di piombo sotto la mandibola barbuta.

Cadde a peso morto con qualche grammo in più in testa, lasciandomi ammirare nuovamente la mia avversaria. Eravamo entrambi allo stremo, le forze mi avevano abbandonato del tutto e anche una delle due pietre date in pegno al traghettatore si era consumata. Lasciai cadere anche quell'arma, ormai a corto di risorse e idee e con l'unica bruciante consapevolezza che avrei potuto schiacciarla e ucciderla senza problemi con tutta l'energia che ancora mi scorreva nelle vene. « Alla prossima luna nuova, dobbiamo fare un altro patto... » sussurrai all'ombra che sentivo incombere da dietro il pilone d'ormeggio. « ...trova il modo di farmi muovere da morto tra i vivi, di spezzare questa mia dipendenza dalla carne. ». Tentai di levare la mano, di appoggiarla a terra per sollevarmi dal legno ormai pregno di sangue, ma i muscoli cedettero e le ferite mi impedivano di muovermi. Un senso di frustrazione mi prese a bruciare dentro nel vedere l'orchessa ormai provata e pronta a ricevere il colpo di grazia ma essere costretto a terra dai soliti vincoli mortali. Avrei battuto il pugno a terra, ma nemmeno quello mi era ormai concesso. Rimasi li, immobile, disarmato, intrappolato nel mio stesso corpo a guardare quella che mi aveva ridotto allo stremo reggersi contro un muro probabilmente nelle mie stesse condizioni.

Rimasi seduto a guardare il quadro della mia sconfitta, un molo imbrattato di sangue, edifici distrutti ed il cadavere di un nano a fianco a quello di un disgraziato retto solo da un grosso palo di legno e dalla parte opposta un'orchessa allo stremo delle forze. Respirai a pieni polmoni ingoiando il dolore delle ferite che si riaprivano, tossendo fuori l'aria in una fitta lancinante a rimprovero della mia arroganza. Abbassai lo sguardo, sputando un grumo rappreso di sangue, e specchiandomi nella pozza rossa che lentamente mi stava uccidendo vidi il riflesso di un gigante incatenato ai suoi stupidi limiti mortali. « Voglio quel patto. » dissi nuovamente sussurrandolo tra i denti, e scura come la notte l'ombra rispose. « L'avrai. »
RES■■MAS
Tenere il puntatore sulle tecniche per visualizzarle

FISICO
M+M+B al tronco, M+M braccia, A gambe
13/16
MENTE
Illesa

ENERGIA
30% (40-10)
PASSIVE
You Die, I Live

ATTIVE
Oppression Deadly Reign, 10%

RIASSUNTO
Tyrael si difende dall'offensiva media con una barriera energetica a Medio, sparando successivamente un colpo a bruciapelo al nano uccidendolo. Non attacca ulteriormente Sel, non avendone la possibilità fisica. Segue una breve parte introspettiva che si legherà a sviluppi futuri del pg.
NOTE
Grazie mille per lo scontro, mi sono divertito molto e aspetto una rivincita tra qualche tempo. Che vinca il migliore! ;D



 
Top
view post Posted on 22/5/2014, 21:53
Avatar

C a t a r s i

·······

Group:
Member
Posts:
6,493

Status:


Vermilion

» Scrittura: Devo farti i miei complimenti. Mi sono divertito un sacco a leggere il tuo duello e ad immedesimarmi nella psiche del tuo personaggio. Tralasciando l'inizio della storia, che è stato impostato in maniera ottimale con una scena ricca di particolari (dal capitano serio e composto, alla ciurma un po' intimorita, al tuo ruolo di spalla destra), Tyrael mi è parso più vivo che mai nella sua follia e nei suoi modi un po' strampalati di interpretare il combattimento contro una così solida avversaria. Il carattere estroverso e piacevolmente delirante del tuo "pirata" emerge da una nube di normalità che era solo una facciata studiata per illudere il lettore. In realtà Tyrael è una persona davvero disturbata - in senso positivo ovviamente, presentare e spiegare una mente di questo genere è molto difficile - che non si lascia intimorire da nulle e, anzi, si getta nella mischia al primo segnale di difficoltà. Sulla scia di questa peculiarità, devo necessariamente dilungarmi su un punto in particolare: l'interpretazione della psionica di pentimento. Fantastica. Non solo hai giustificato le pugnalate inferte al tuo corpo dalla tua stessa mano, ma hai anche dato vita ad una scena - quella dei morti - azzeccatissima per il contesto del "senso di colpa", scena accompagnata infine dalla comparsa dell'Ombra e dai suoi modi brutali per farti capire il tuo errore. Buona anche l'entrata dei pirati per utilizzare il gettone e la coerenza con i gesti, le azioni e i pensieri sviluppati nello scontro. Hai tenuto conto del dolore fisico e della limitazione "umana" che ti ha costretto, alla fine, ad accettare il destino di non potersi rialzare per concludere la sfida. Non so come vorrai sviluppare il tuo legame con l'Estraneo, ma quell'ultima frase riguardante il patto mi ha intrigato molto. Purtroppo devo tener conto delle ripetizioni, errori grammaticali e accenti mancati che ho trovato sparsi per il testo, errori che potevi limitare con un'attenta lettura a fine lavoro. Peccato, perché spezzano il filo narrativo e lasciano un po' di amaro in bocca. In definitiva, ottima prova.
» Voto: 7.25

» Strategia: Uhm...insomma. Nel senso, sei stato coerente con la psicologia del tuo personaggio, ma attaccare e basta non porta sempre alla vittoria. Hai utilizzato una buona dose di oggetti per potenziarti fisicamente e hai portato diverse offensive fisiche contro un'avversario che dimostrava palesemente di essere improntato sulla difesa. Oltre a questo, hai subito davvero troppi danni per giustificare la tua strategia votata al solo attacco. Forse sei stato costretto a muoverti in questo modo, tuttavia non posso premiarti in questo campo, anche perché a fine duello rimani con un bel trenta percento di energie non sfruttate. Ricordati che impuntarsi a superare una barriera invalicabile può essere un atteggiamento molto sconveniente per riuscire a danneggiare il nemico. A tuo vantaggio il fatto dell'impossibilità di fronteggiare la psionica Critica - ma di questo ne terrò conto per la sportività del tuo avversario. In sostanza non ho rilevato un vero e proprio piano di fondo nelle tue azioni, fatta eccezione per il turno in cui hai utilizzato molto bene il gettone. Quello che posso suggerirti è di sviluppare o acquistare tecniche che ti permettano di sfruttare appieno i tuoi CS maggiorati e di non lanciarti a casaccio contro uno scudo gigante. Se subisci tutte le abilità del nemico, mi aspetto che il nemico se ne penta amaramente. La prova non è insufficiente, ma nemmeno superba.
» Voto: 6.00

» Sportività: Utilizzare due oggetti consecutivamente per potenziarsi non è propriamente corretto, specialmente se poi sfruttati al limite della loro efficacia contro un avversario che non poteva potenziarsi altrettanto. Le due "monete" vengono accompagnate da una moltitudine di attacchi fisici che, viste le circostante, risultano davvero troppi per chiudere un occhio. Affondi, colpi di pistola e ginocchiate in successione danno poco scampo e non sono giustificate dalla tempistica. In quel lasso di tempo o manciate di secondi ti avrei concesso massimo un'altra azione oltre l'affondo di spada, ma anche un colpo di pistola mi sembra esagerato. Più che altro, non dai possibilità all'avversario di poter far fronte a questa problematica, escludendo una azione - reazione che sarebbe giusta in un duello corpo a corpo. Ti cito per farti capire: [Uso ora l'ametista, guadagnando 1CS in Maestria nell'uso delle Armi, caso il Power-up di 4CS alla Forza e [...] ti sferro un calcio diretto al ginocchio che hai in avanti [...] con l'intenzione di spaccartelo [...] dopo essermi dunque liberato rotolo lontano (verso sinistra). Mi rialzo in piedi e uso una cura a Medio per ristabilirmi metà del danno cagionato dalle armi di luce, precisamente l'uso completo del braccio dx. In fine sparo un colpo, per quanto poco preciso, diretto all'altro ginocchio e carico con la spada facendola ruotare davanti a me in modo elicoidale ascendente. La prima passata è dunque un colpo molto leggero per saggiare la distanza, seguito da un fendente molto più potente, che è il succo del colpo.] Troppa roba in un singolo turno. Detto questo, hai subito un Basso per attacchi fisici portati con una netta differenza di CS in tuo favore: perché? La forza maggiorata era il tuo vantaggio, subire un danno del genere per semplici offensive fisiche non aveva senso. Il gettone non era propriamente un colpo magico. Il resto è ok. In sostanza non è sufficienza piena.
» Voto: 5.50



save_xx

» Scrittura: Allora, dal punto di vista della psicologia del personaggio, ci sei. Sel è leggermente - a mio parere - stereotipata, ma alcuni pensieri e alcune reazioni sono abbastanza profonde e coerenti da renderla viva e reale. I passaggi che ho apprezzato maggiormente sono state le brevi e intense riflessioni, quasi dialoghi interiori, sulla compostezza del soldato, la totale dedizione al compito e alla solidità della difesa. In effetti, Sel pare proprio un paladino - o una paladina, per meglio dire - dedito al compito assegnatogli dal morale e dai principi del passato o del presente. All'inizio è parsa quasi violenta, insensibile e forse volevi davvero mostrarla al lettore in questa maniera, tuttavia man mano che va avanti il combattimento, un po' si perde questa marmorea stabilità e incorruttibilità. Se da un lato è qualcosa di naturale e umano, dall'altra cala l'attenzione di chi legge, poiché è fin troppo facile perdersi tra le righe. Purtroppo non posso passare sui numerosi errori grammaticali presenti nel testo: una moltitudine esagerata di parole prive di accento e lettere, alcuni termini ripetuti, altre frasi senza gli articoli appropriati. Vorrei soprattutto farti notare che scambi spesso il maschile con il femminile e il plurale con il singolare. Prendo un esempio casuale: "Ma le emozioni non erano sparite, era solo nascoste, là[...]". Ce ne sono parecchie di queste sviste, prova a rileggere lo scritto una volta ultimato il lavoro per evitare di far svanire l'atmosfera che avevi generato precedentemente. Non è, in definitiva, una prova disastrosa, ma non posso concederti un voto più alto della sufficienza. Sei in gamba, si vede, cerca di migliorare sulla battitura.
» Voto: 6.25

» Strategia: Strategicamente e tecnicamente parlando sei andato piuttosto bene, nel senso che sei riuscito a mettere in seria difficoltà il tuo avversario. Già dal primo post di combattimento dimostri una più che sufficiente capacità di pianificazione degli attacchi, portando un'offensiva che ha costretto il tuo nemico a subire ingenti danni. Per tutta la durata del duello ti difendi e contrattacchi, muti la tua strategia in base all'approccio dell'avversario, tenti di offendere e mantenere comunque un vantaggio anche in fase di protezione. Le tue abilità ti hanno permesso di soverchiare facilmente le deboli opposizioni di Tyrael, mostrando Sel come una vera e propria macchina da guerra. Ho storto un po' il naso quando hai deciso di ripetere lo stesso attacco e quando hai consumato un solo slot in un turno, ma forse volevi risparmiare le energie per terminare la battaglia nel migliore dei modi. Non ti risparmi, utilizzi addirittura un critico psionico per fare piazza pulita dell'ostacolo trovato in guerra. Bene, sempre dal punto di vista strategico. Qualche pecca qua e là, roba di poco conto. Diciamo che hai vinto la sfida sul campo senza dover ricorrere ad azioni complesse o piani elaborati. Ovviamente nella sportività non ci siamo, ma ne parlerò nel prossimo punto. Qui, diciamo, è quasi tutto ok.
» Voto: 6.50

» Sportività: Dunque, voglio andare per step, visto che ci sono alcuni errori grossolani da segnalare. Primo: dove sono i tuoi CS e i danni quantificati? Uno specchietto riassuntivo chiaro e sintetico è essenziale per garantire al tuo avversario una facile interpretazione delle tue azioni; i CS me li sono dovuti leggere nella tua scheda e i danni li ho dovuti ricavare da quel (x/x) che poi, improvvisamente, sparisce, rendendo ancora più difficile capire quali e quante ferite avevi subito. Secondo: il gettone che avevi a disposizione consisteva in una tecnica fisica; ora, il contesto che hai presentato era molto buono, ma quella era palesemente un'evocazione da 4 CS - come tu stesso hai scritto - che non aveva nulla a che fare con la tipologia di gettone della tua fazione; potevi semplicemente descrivere la scena del nano senza farlo apparire come un'evocazione, donandogli quindi un potenziale Medio. Terzo: contrastare un colpo fisico avendo metà dei CS dell'avversario; non ci siamo, pensa se un nemico ti attaccasse con il doppio della tua potenza...come minimo dovrebbe scaraventarti a terra; tu, invece, pari tranquillamente l'affondo con lo scudo, senza tener conto della forza d'urto generata in questo modo. Quarto: utilizzare una psionica Critica contro un avversario privo di difese psioniche...hai decisamente esagerato; eri certo, in questo modo, di provocare danni critici e di soverchiare il nemico con un solo colpo, non concedendo alcuno scampo; ti avrei concesso tranquillamente una Media o una Alta, Critico è troppo. Ci sono anche altre piccolezze che non voglio segnalarti per darti modo di riflettere su questi quattro punti cruciali. Non voglio nemmeno apparire come il giudice cattivo e severo, piuttosto sto cercando di darti una mano a migliorare sulla sportività. Tenta di elaborare quanto detto e di colmare le lacune emerse durante lo scontro, partendo dalla stesura dei dati che, teoricamente, sono essenziali per una buona comprensione del gioco.
» Voto: 4.00



Media Vermilion: 6.25
Media save_xx: 5.58

Vincitore: Vermilion
Vermilion ottiene 625 Gold; save_xx ottiene 279 Gold

Il vincitore ha diritto ad un post autoconclusivo, senza possibilità di uccidere l'avversario o compiere alcuna azione violenta.

Giudice: Caccia92

 
Top
11 replies since 5/4/2014, 10:27   358 views
  Share