| Drag. |
| | ( Taanach, segrete sotto la città, cinque mesi prima ) - continua da qui -
La cattività ha un modo tutto suo di rimescolare le priorità. Quando era stato catturato e le tenaglie si erano strette attorno ai suoi polsi, il suo unico pensiero era tenere Amai lontano dalle mani sudicie e grassottelle di Daryiei. Ora, dopo settimane trascorse in un'umida cella sotterranea, la sua aspirazione più grande era una boccata d'aria fresca - e serrare le sue dita sul collo dell'ex ufficiale Goryo. Non poteva definirsi un veterano della prigionia, ma quella non era certo la prima volta che finiva in catene - e, parola sua, non sarebbe stata l'ultima. Inizialmente, la rabbia era stata la sua migliore compagna; odiava se stesso per esser stato così debole da non proteggere i Randagi, ragazze e ragazzi della Città Vecchia. Quando la Purgatory era scomparsa dai cieli di Taanach, lasciando un vuoto incolmabile sopra le loro teste, molte cose erano cambiate senza che il mercenario avesse la prontezza di coglierle. I Triarchi, come amavano chiamarsi, avevano ghermito quell'improvviso vuoto di potere con tale rapidità da generare più di un sospetto; la rabbia, così, si era trasformata in glaciale cinismo. Rinchiuso là sotto, Vaairo aveva avuto tutto il tempo del mondo per riflettere e pensare (attività di certo inusuali per un uomo semplice come lui). La scomparsa del Goryo, gli attentati ai suoi membri, il nuovo ordine sociale che governava la città... Era tutto collegato da un taciuto filo di sordida corruzione. Lui era stato catturato solo dopo aver respinto gli attacchi di silenziosi assassini: ferito e quasi incosciente, ufficiali e uomini un tempo fedeli avevano cambiato bandiera con la stessa facilità con cui buttan giù un corno di idromele. Amai non era riuscita ad avvisarlo della trappola, ed era divenuta suo malgrado la leva che aveva decretato la sua resa dinanzi ai "nuovi sbirri" di Taanach. Vaairo non poteva permettere che le venisse fatto del male. Ma non aveva alleati - non più. L'unica cosa che lo teneva in vita era la consapevolezza che molta gente, a Taanach, non si era dimenticata di lui. Giustiziarlo avrebbe comportato molto malumore nella popolazione più povera, persone che lui inconsapevolmente aveva aiutato molto da quando, due anni prima, aveva per la prima volta messo piede nell'Akerat. Ma chi poteva aiutarlo davvero sembrava scomparso, rapito da una fitta ragnatela di menzogne: Morpheus era diventato il braccio destro di Shivian - lo stesso Shivian che lui voleva rendere partecipe dei mandanti degli attentati ai membri del Goryo; lo stesso Shivian che ora si faceva chiamare Khaeyman Ishtar ed si presentava agli altri come uno dei Triarchi -, Dave McKean era probabilmente caduto durante i tumulti, Red, Kel ed Asama... Se; se; se; se; se; stava vivendo di ipotesi.
Vaairo si passò una mano sul mento, trovando una folta, sporca barba aggrovigliata. Daryiei era un aguzzino subdolo: non lo torturava con metodi convenzionali. Sapeva che il dolore e la sofferenza fisica non l'avrebbero piegato, perchè il mercenario aveva già passato una vita intera negli stenti: no, ciò che il grasso ufficiale sfruttava era ben più raffinato. Prima di tutto, utilizzava il buio. Lasciare un uomo per giorni interi nella più completa oscurità genera allucinazioni mostruose anche nel più incrollabile degli animi. E poi c'erano gli specchi - quell'infame si divertiva un sacco, con gli specchi. Lo metteva davanti ad una serie di vetri riflettenti la sua immagine sudicia, facendogli vedere la bestia che la prigionia aveva costruito sul suo aspetto: il volto scavato, il lerciume che ricopriva il suo corpo, il viso irriconoscibile. Perchè se già tutti i sensi meno la vista venivano torturati da una cella di due metri quadri priva di letto e luce e buon cibo, ora anche osservarsi diventava una vera e propria pena. Non solo: Daryiei si divertiva a raccontargli nei minimi dettagli i mille modi con cui la sua mente perversa pensava di stuprare gli orfani che Vaairo proteggeva; Vaairo non aveva modo di sapere se ciò che raccontava accadesse realmente, ma gli piaceva pensare che Daryiei fosse troppo codardo per tentare davvero qualcosa. I Randagi, anche se ostaggi, non erano un branco debole di mocciosi viziati - erano scaltri bastardi, delinquenti di strada e poveri affamati: il genere di adolescente che un tipo come Daryiei non potrebbe mai porre completamente sotto il proprio stivale. Il mercenario stesso non era un prigioniero tranquillo: picchiava le guardie ogni qual volta queste non prestavano la dovuta cautela, e finiva sempre con qualcosa di rotto come ritorsione. Sputava, bestemmiava, ringhiava. Ma era un cane in gabbia con un giogo molto pesante al collo: sapere che la casata della Chimera (gli autori degli assassinii) teneva tra le proprie mani i Randagi gli impediva di rischiare: la sua vita non contava granchè, alla fine. Quella di coloro che amava, invece...
Ma Vaairo aspettava - e pregava. Gli antenati, gli dèi dei criminali e dei ladri, gli spiriti negli oggetti e le anime di coloro che l'avevano preceduto in quella stanza. Lui sarebbe uscito da quel luogo ed avrebbe vendicato tutta la sofferenza che la Chimera stava orchestrando.
« Amore mio, ci sono novità. » La voce di Daryiei, appena udibile dietro la spessa porta di legno che costituiva l'unico ingresso alla sua "reggia", pareva baldanzosa. Il bastardo doveva essere particolarmente soddisfatto, o compiaciuto, per qualcosa di sconosciuto; Vaairo, ovviamente, non se ne curò - nè pronunciò alcunchè, fingendo di dormire. Ma l'aguzzino continuò, consapevole della sua finzione: « I tuoi servigi sono divenuti necessari: c'è una guerra da sopprimere. » Quello non era proprio il tono con cui il più crudele sadico di Taanach annunciava la liberazione del suo giocattolo preferito. Vaairo ebbe un tuffo al cuore che gli mozzò il fiato, debolezza che, fortunatamente, Daryiei non colse. « Mi piace, qui. », rispose invece. Per qualche istante, non riconobbe neppure la sua voce - così provata e segnata. « Non mi interessano le vostre cazzate; ammazzatevi tra di voi. » « Benissimo. » Era evidente il sorriso che si stava stampando sulle labbra dell'ufficiale: non poteva vederlo, ma dannazione, era certo fosse proprio lì. « Allora manderemo uno dei tuoi ragazzi contro nani e demoni. Eh? Che ne dici? Qualche suggerimento? » Il mercenario sentì l'ira montargli dentro, accendendo un fuoco che sperava si fosse raffreddato in settimane di cattività. Era una furia celata, ma mai sopita: quel pezzo di merda stava ancora una volta minacciandolo con la vita di qualcun'altro, e ciò che più lo faceva incazzare era il pensiero che era stata la sua inettitudine a metterli tutti nei guai. Sudava freddo; brividi gelidi gli corsero lungo la pelle delle braccia, facendogli contrarre i muscoli in maniera convulsa. In quel momento, costretto a piegarsi dinanzi al'ovvia decisione che era obbligato a prendere, Vaairo comprese cosa fosse l'odio - e quanto ne stava provando in quel preciso istante. « Ti ammazzerò, Daryiei. », disse infine, sconfitto. « Alla fine, ti ammazzerò. » Inaspettatamente, il corpulento ufficiale scoppiò a ridere. « Sai qual è la cosa più divertente? », riuscì a commentare, soffocando i sussulti. « Sei quasi un eroe per questi pezzenti, ma quando vedranno che combatti contro chi lotta per la libertà cambieranno idea! »
« Alla fine, tutta la tua storia verrà cancellata, verrai odiato... e saranno proprio coloro che proteggi ad ucciderti! Non è fantastico? »
( Flotsam, zona portuale, oggi )
« Muoviti, cane! » Un armigero lo strattonò, cercando di fargli caricare quelle botti più alacremente possibile. Vaairo, per parte sua, scrollò le spalle senza scomporsi; si era quasi abituato ad essere considerato il mastino della truppa, l'uomo cui i capi ordinano di fare il lavoro sporco. Questo non significava che lui lo facesse volentieri - nè, tantomeno, lo facesse bene. Ogniqualvolta gli veniva presentata l'occasione di svolgere malamente i propri incarichi non esitava a mandare tutto a puttane per il semplice gusto di fare incazzare i suoi superiori ed aguzzini. Quel caso era uno di quelli: se ne stava con il busto piegato in avanti e le braccia conserte appoggiate ad una gonfia botte, osservando il porto ed il mare. Le acque attorno a Flotsam erano così torbide che a volte, nelle giornate di tempesta, si poteva facilmente confondere l'oceano con il cielo plumbeo carico di pioggia. Per dirla poeticamente, il grigiore regnava sovrano; nessuno dell'alto comando si sarebbe sprecato temporeggiando per una città che tale, di fatto, non era: Flotsam era stato un piccolo scambio commerciale a sud del mondo e si teneva in piedi più grazie alla pesca ed alla caccia alle balene che al mercato della domenica ed ai denari che faceva circolare. La triplice guerra, tuttavia, aveva rimescolato le sue priorità (proprio come la prigionia, realizzò mestamente): il villaggio era stato trasformato in centro approvvigionamenti per le truppe al fronte ed ora la sua gente era ancora più povera di prima; di giorno lavoravano brutalmente nelle filande per le uniformi, le tende e le coperte dei soldati, senza poter uscire con le navi per procurare alle proprie famiglie il cibo che il mare gli donava. La sua popolazione nanica veniva impiegata nelle miniere di sale sulla costa, e l'arrivo dell'esercito delle Città Libere non aveva cambiato questa realtà. Esistevano decine di Flotsam in quella regione; quel villaggio, anche prima dell'assedio infernale, era un luogo molto triste.
Vaairo accarezzava pigramente il bordo metallico della botte, piacevolmente intrattenuto dalla ruvida sensazione del ferro mal lavorato a contatto con la pelle dell'indice destro. Il libeccio che si alzava da sud ovest stava spazzando via le dense colonne di fumo che si sollevavano dal perimetro della città, lasciando libero il porto dalle esalazioni di corpi ed abitazioni bruciate. Il cuore del mercenario era calmo - l'ira nascosta sotto una pesante coltre di pragmatismo. Sapeva che poteva fare ben poco per vendicarsi dei suoi aguzzini e della casata della Chimera se si trovava nel mezzo di una battaglia lontana miglia e miglia da Taanach: i Randagi erano ancora ostaggi e lui non poteva agire fintanto che essi fossero stati in pericolo. Amava il mare: non l'aveva mai apprezzato abbastanza, da piccolo. La costa era lontana nel suo paese d'origine, quindi lo aveva visitato molto raramente. Anche in quel momento, tuttavia, gli donava uno strano sentimento di pace: il perpetuo battere delle onde sulla battigia, pur in un giorno tanto cupo e terribile come quello, lo rinfrancava moltissimo. Come se nulla avesse importanza; come se tutto, alla fine, scivolasse via comunque.
Era la tranquillità - o la rassegnazione? - che dona la consapevolezza che tutto il mondo attorno a te è un'immensa bomba. Tutto sta andando in pezzi, manca solo la scintilla...
« Eroe, », lo apostrofò Daryiei dal ponte di una nave lunga. « va' a dare una calmata agli idioti laggiù. »
Per un istante, Vaairo fu tentato di afferrare un remo e colpirlo dritto sul volto, facendolo rotolare con la mascella rotta giù lungo la banchina. Inspirò profondmente, serrando duramente i denti; arrivò persino a valutare la distanza che lo separava dall'ufficiale, valutando se la portata del remo fosse sufficiente per giungere a bersaglio. Fortunatamente, il clamore che si alzava sempre più prepotentemente a riva lo distolse dal progetto omicida. Daryiei non era più grasso e paffuto come un tempo: la guerra aveva chiesto un pesante tributo sul suo corpo una volta in carne, facendogli perdere quasi venti chili nel giro di due mesi. La sua pelle molle ora cadeva malamente sui muscoli più tonici - ma certamente meno attraenti. La dieta e la marcia forzata non avevano migliorato il suo carattere malevolo, esacerbando l'indole cattiva di un uomo prossimo ai quarant'anni che vuole solo godere del proprio grado per schiacciare coloro che stanno sotto di lui. Vaairo, invece, era rinato: "mangiare poco" era sempre preferibile al "non mangiare" che aveva dovuto subire in prigione, ed ora era tornato il massiccio guerriero di un tempo; questo magari non lo aveva aiutato a guadagnarsi il timore dei suoi poco amichevoli commilitoni, ma non era un male essere in forma per la battaglia.
Mal volentieri, l'alto mercenario camminò con passo pesante lungo il molo. Diversi soldati si stavano radunando davanti a lui, fronteggiando la sommossa armata che sembrava aver tutte le intenzioni di non lasciar scappare i capoccioni delle Città Libere con le uniche navi che potevano portare il culo di tutti fuori da quell'inferno. La verità era che Vaairo non provava alcuna simpatia per nessuno, lì dentro. Quella non era nè la sua battaglia nè a sua guerra: tutto ciò che desiderava era ammazzare quei bastardi della Chimera, vendicarsi e portare i suoi ragazzi al sicuro - a nord, magari. A Basiledra, da Fanie. Per lui, potevano tutti morire laggiù - anche se poteva ben comprendere la rabbia di quei nani, costretti a morire per coprire la codarda fuga di signorotti che mai si son curati della loro triste sorte.
« INDIETRO! INDIETRO! », gridava un armigero, brandendo una picca con la stesa sicurezza di un cuoco alle prime esperienze militari. La situazione era tesa, lo si sentiva nell'aria - malsana, oppressa, torbida come le acque che bagnavano Flotsam. Era una squallida lotta nel fango tra poveri - il festival della decadenza.
Ma nonostante la pericolosità della questione, Vaairo non potè non notare le occhiate divertite e gli sfottò appena sussurrati che le altre guardie si scambiarono al suo passaggio; era un fottuto pezzente senza patria nè onore, un uomo che aveva perduto ogni dignità. Questo dicevano - questo era risaputo. Non importava: avrebbe scavato nella roccia stessa con le sue dita pur di ritagliare una fossa per i suoi nemici. Era più che determinazione: era una promessa.
« Woah, », fece, finendo quasi involontariamente nella terra di nessuno dinanzi gli schieramenti - quello ben più incazzato e numeroso dei nani ribelli e quello ben armato ma tentennante delle guardie dei lord. Vaairo alzò le mani, una delle quali impugnava una grezza ascia da boscaiolo. « andiamo, ragazzi. Vi giuro che non esiste persona al mondo che sia tentata più di me di lasciarvi fare, ma... »
Qui notò il "capopopolo" che guidava il drappello, un essere incredibile per i suoi occhi poco avvezzi alla magia di Asgradel: una fata - no, era un maschio... un folletto?, come nelle fiabe - delle dimensioni di un bambino svolazzava all'altezza dei loro volti con fare minaccioso ma autoritario, intimando a tre soldati di non salpare. Per un istante, Vaairo rimase senza parole: l'improvviso mutismo non passò inosservato, poichè gli armigeri (ed i soldati che lo avevano seguito lungo il molo) ora stavano preparando le armi ed arretravano lungo la banchina.
« ... ma non oggi. Questo buco per morire è già prenotato - voi trovatevene un altro. »
Concentrò gli occhi grigi sul folletto, cercando senza successo di incrociare il suo magico sguardo castano. Allargò le braccia, invitandolo ad attaccare.
« Colpiscimi, se ti può far sentire meglio, ma quelli che state cercando di condannare sono le mie prede. »
But I want you to doubt me, I don't want you to believe Cause this is something that I must use to succeed And if you don't like me then fuck you! Self esteem must be fucking shooting through-the-roof cause trust me My skin is too thick and bullet proof to touch me
Status: Illeso, mana 100% CS: 6; 4 resistenza, 2 fortuna. Armi: ♦ lumberjack axe: ascia da boscaiolo bastarda (impugnata, mano dx) ♦ bowie knife: pugnale militare (riposto, alla cintola) ♦ la "picca": pugnale sottile (riposto, alla cintola). ♦ flashbang: 1x biglia accecante. ♦ bomba fgd: 2x biglia deflagrante. ♦ collana di tormalina: artefatto epico "I Am The Fight Club".
Passive da considerare: ♦ gli stupidi non muoiono mai: abilità passive di Talento Guardiano energia Bianca e Blu (istant-casting e auto-casting tech difensive), abilità personale passiva IV (resistenza fino a due mortali fisici)
Vaairo combatte da parecchio tempo. In effetti, non ha mai fatto altro in vita sua; sì, certo, ha lavoricchiato qua e là dove e quando poteva: il meccanico, il muratore, una volta persino commesso in un dimesso e anonimo negozio di ferramenta. Il suo vero talento, tuttavia, è sempre stato uno ed uno solo: Vaairo è dannatamente bravo a fare a botte. Che la sua naturale costituzione o la temerarietà innata lo abbiano aiutato, questo è fuor di dubbio: l'esperienza accumulata in anni e anni di lavoro mercenario, però, lo hanno forgiato fino al midollo, costruendo quell'istinto che in battaglia gli permette di portare a casa la pelle - e magari farsi pagare per l'incarico svolto. Essere una spada al soldo non è un lavoro facile, soprattutto per chi, come lui, è di buon cuore: è una professione piena di squali e coraggiosi bastardi, voltagabbana e profittatori della peggior specie. Un pugnale potrebbe celarsi dietro ogni sorriso. Ogni buon figlio di puttana che si rispetti prima o poi sviluppa una sorta di strana capacità speciale, un istinto di sopravvivenza che consente loro di ricorrere alle proprie difese anche quando ciò sembra implausibile, quando l'offensiva del nemico sembra andata certamente a segno. Abituati a combattere qualsiasi tipo di nemico, coloro che godono di questa abilità - e Vaairo non è da meno - ottengono la capacità di innalzare le loro tecniche difensive in maniera istantanea, senza alcun vincolo di tempo o concentrazione. Anche nel lontano caso in cui si trovassero incontro un attacco incredibilmente rapido o altrettanto inaspettato, sarebbero in grado di reagire comunque con prontezza, innalzando difese al proprio corpo che si formeranno in maniera istantanea. [abilità passiva di talento I] Questa benedizione incoscia, temprata dall'esperienza e dalla dura vita della strada, ha reso le capacità difensive di Vaairo così elevate da permettergli di manifestarle in maniera inconsapevole, persino contro attacchi dei quali non è per nulla cosciente, o quasi. Come se le sue barriere e i suoi scudi fossero animati di una volontà propria, questi sorgeranno dal nulla per difenderlo dai pericoli più inaspettati - esse si ergeranno contro gli attacchi a lui rivolti anche nei casi in cui quest'ultimo non ne sia a conoscenza, per esempio, per difenderlo dalle offese di un subdolo assassino invisibile, o per salvarlo da una caduta improvvisa ed inaspettata a causa della deformazione dell'ambiente circostante ad opera di uno stregone. Le difese così castate consumeranno comunque energia e slot tecnica come di norma. [abilità passiva di talento III] Non solo: venir preso a calci costantemente dalla vita - oltre ad una normale predisposizione fisica - ha reso Vaairo estremamente duro a morire; se da un lato la sua cocciutaggine gli impedisce sempre di arrendersi, il suo corpo ha sofferto così tante ferite da divenire quasi una fortezza incapace di crollare: stancamente eretta nonostante tutto ciò che tenta di abbatterla. Essendo più una predisposizione mentale che fisica, la determinazione idiota del mercenario lo ha reso in grado di sopravvivere anche alle circostanze che per i comuni esseri umani risulterebbero letali. Di fatto, essi riescono a sopportare un quantitativo di danni pari a due Mortali prima di cedere il passo alla morte: benché questo gli consenta di continuare a combattere nonostante le molte ferite, ogni danno riportato dal loro corpo non potrà essere ignorato. Un arto mozzato resterà inutilizzabile, uno squarcio sul petto renderà la respirazione difficile e via discorrendo. [abilità personale passiva IV]
♦ circondarsi degli amici giusti, e non solo: abilità passiva di Talento Guardiano energia Verde (parità di potenza/consumo difese ad area)
Nella vita come nella professione mercenaria, è necessario sapersi scegliere le compagnie adeguate, gli amici veri e i fratelli d'arme meritevoli. E' una lezione che prima o poi imparano tutti, e la realtà è che molta gente finisce con avere centinaia di conoscenti, ma pochissimi intimi. La verità, alla fin fine, sta nell'avere le spalle larghe e la schiena allenata; quando si ha bisogno di protezione, non sempre nell'immediato ci saranno lì i "pochissimi intimi" a salvarti il culo, sempre ammesso che tu li abbia, questi veri amici. Vaairo può contare su più di un fratello per la vita, ma non è sempre stato così: lascito del passato è il vecchio detto "tanti nemici, tanto onore"; ciò ha portato le sue egide ad essere inviolabili da chiunque, indipendentemente dal numero. Se per un uomo normale, infatti, lanciare una difesa che protegga se stesso e gli altri risulta più impegnativo che castare una normale barriera, lo stesso non si può dire per coloro che sono nati sotto il segno del talento. Per loro qualsiasi difesa ad area avrà potenza pari al consumo impiegato per generarla; ciò permetterà loro di uscire indenni dalle schermaglie contro più avversari, così come da circostanze in grado di metterli altrettanto in pericolo. Ciò gli permette di uscire indenne anche dagli scontri contro più avversari, o da circostanze in grado di metterlo altrettanto in pericolo - e sono molte. [abilità passiva di talento II]
♦ la determinazione dei perdenti: abilità passiva della razza Umano (non sviene sotto il 10% di energie), abilità personale passiva VI (può continuare a combattere normalmente nonostante i danni subiti)
A forza di prendere inculate dalla vita, finisci con il voler vedere come gira il mondo fino in fondo. Una fondamentale caratteristica che non è mai mancata a Vaairo è la determinazione: ha sempre rifiutato la resa dei propri intenti, almeno quando essa era dovuta ai vincoli fisici del suo corpo. La sua granitica forza di volontà gli ha concesso di portare il combattimento oltre i normali limiti imposti dalla natura. Superando le barriere della propria razza, il mercenario riesce a pescare energie nascoste anche quando il suo fisico crollerebbe sotto il peso della spossatezza. Raggiunto il 10% delle energie, infatti, il mercenario non sverrà, come invece potrebbe succedere a qualsiasi altro guerriero. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%. [abilità passiva razziale Umano] (DA RISCRIVERE) Abilità razziale: Spirito di guerra ~ L'attitudine battagliera degli orchi è rinomata ovunque sul continente. Bruti, efferati, grezzi. Il loro stile di combattimento raffigura appieno i tratti fisionomici sgraziati e rudi, dove la preponderanza fisica è anteposta alla sveltezza dei movimenti o all'ingegno di subdoli trucchi. Ma al di là delle risultanti del loro agire, ciò che davvero impressiona è la capacità di combattere in qualsiasi situazione, dalle sfavorevoli alle disastrose, senza mai fermarsi. L'indole degli orchi è ardente al punto da renderli in grado di combattere persino quando i colpi subiti si sono cumulati gli uni agli altri, persino con ossa spezzate e muscoli contusi. Sono in grado di camminare nonostante una gamba spezzata, di impugnare le armi quando le braccia appaiono inservibili, di muoversi con discreta disinvoltura col corpo leso e ammaccato. Macchine inarrestabili nella cui anima è temprata la guerra. [abilità personale passiva VI]
♦ di tanto in tanto vale la pena metterci l'anima: abilità personale passiva V (una volta raggiunto e/o superato il 20% della propria riserva energetica, il pg può castare ogni genere di tech autoinfliggendosi un danno equivalente al consumo che dovrebbe spendere)
Pur essendo un ragazzo non propriamente volitivo, il buon Vaairo si è spesso trovato in situazioni in cui l'esperienza non bastava. A volte è davvero necessario mettersi d'impegno se si desidera fortemente qualcosa, e concentrare le proprie energie nel conquistarla. Purtroppo, dovendo affrontare mostri e draghi non sempre basta la semplice forza bruta, o la perizia bellica: di tanto in tanto, vale la pena metterci l'anima in quei colpi. All'occorrenza, infatti, Vaairo è capace di infondere una terribile energia cinetica nei propri colpi, spendendo un consumo Variabile di energie. Gli attacchi così sferrati produrranno ferite del genere dell'arma impugnata o del colpo inferto, ma sprigioneranno una potenza spaventosa, capace non solo di frantumare, ma soprattutto scagliare lontano qualsiasi cosa, come se fosse spazzata via; questa, in effetti, è un po' la storia della sua vita: capace di cose sovrumane, ma troppo pigro per sfoggiarle. [abilità personale attiva I, consumo Variabile] Corollario di questa sporadica predisposizione, Vaairo ha imparato a gettare il cuore oltre l'ostacolo quando la situazione diviene così critica che persino l'autosacrificio è un'opzione preferibile alla sconfitta. Non importa quanto sangue avrebbe dovuto sputare: pur di portare testardamente a compimento ciò che si prefigge è disposto anche a farsi volontariamente del male ed uscirne in piedi, esausto vincitore - e ferito eroe. Per questo, in termini di gioco, una volta raggiunto o superato il 20% della propria riserva energetica, Vaairo può pagare il costo di energia di pergamene, abilità personali e abilità derivate da artefatti con un proporzionale danno fisico autoinflitto (previo l'ulitizzo di un consumo Nullo che giustifichi lo slot tecnica occupato per il lancio dell'abilità). [abilità personale passiva V]
♦ Tutto è una copia di una copia di una copia... :passiva derivata dall'artefatto I Am The Fight Club (il caster può usare la forma di donna dell’artefatto in battaglia. Per muoverla dovrà impiegare ordini gestuali e concentrarsi come se si trattasse di un’arma che stringe in mano)
Note: Mi scuso per lo spoiler enorme, ho voluto riportare interamente i testi delle numerose passive che il pg possiede. Dal prossimo giro metterò solo i sunti. Ringrazio Desdinova tantissimo per la collaborazione e le chiacchierate pre-duello, mi sembra di capire che entrambi non siamo il tipo da "pvp" ma faremo del nostro meglio! Ah, mi scuso anche per la mia abilità personale passiva VI: l'ho acquistata ed inserita in scheda all'ultimo secondo prima dell'iscrizione al torneo ma non ho anora avuto modo di riscriverla; mi pareva scorretto modificare la scheda una volta iscritto, quindi, essendo una passiva identica alla razziale degli orchi, l'ho lasciata come tale. Dani, se vedi qualcosa di scorretto nell'intro dimmi che modifico (sicuramente ho cannato qualcosa, anche solo nello spoiler...)! Grazie ancora di tutto e buon duello!
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