Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Lhotar Vs. Mickey

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view post Posted on 5/4/2014, 10:49

Esperto
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Lhotar Vs. Mickey

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Gialla Vs. Gialla
F Vs. F


Primo post: Lhotar
Player Killing: Off
Durata: Un solo post di presentazione e quattro post di combattimento.
Tempi di risposta: A cinque giorni dalla risposta dell'avversario verrà applicata una penalità di 0.25 punti alla sportività del ritardatario per ogni giorno d'attesa.
Arena: Tanri Kannir - Questo l'antico nome assegnato secoli or sono alla monumentale cascata che ribolle al centro della più estesa foresta nel cuore dell'Akeran, unico polmone verde di un'estesa regione altrimenti rocciosa. Nella Lingua Dimenticata significa Lacrime degli Dei: le storie narrano di una guerra divina molti millenni fa che sconvolse l'intero territorio. La terra fu spaccata, infranta e schiantata, e nello scontro decisivo un'immensa voragine si aprì nel mezzo del bosco. Fu qui che, quando tutto ebbe fine, venne a urlare il suo dolore Géon, araldo del dio della terra, per la morte della sua amata perita in battaglia: pianse a lungo, e dalle sue lacrime divine si generò Tanri Kannir. La cascata è grandiosa, una delle più vaste di tutto il continente; si apre come un sipario d'argento liquido al centro della foresta di Khsaach Vaha, precipitando da centinaia di passi d'altezza fino al fondo del grande crepaccio che taglia la vegetazione come una cicatrice millenaria. L'esteso fronte della cascata è suddiviso in numerose rapide minori da una serie di contrafforti di pietra che fendono l'acqua azzurra e bianca di spuma. Proprio su uno di questi speroni rocciosi si svolge il combattimento, una danza frenetica in bilico sull'abisso tumultuoso che attende appena sotto, incalzati su ogni lato dallo scorrere prorompente della cascata. La punta di granito non supera i venti passi di larghezza mentre si inarca per una trentina sulla voragine sottostante, ma dietro il muro d'acqua che si infrange sullo sperone si apre una piccola grotta naturale, di fatto dietro la rapida stessa.
Regole: Il duello non deve interrompersi per alcun chiarimento - usate vie private, nel caso. Non si possono modificare i propri post dopo le risposte dell'avversario. Si seguono le normali regole di un duello ufficiale.
Background: Le Lacrime sono situate in un punto strategico dell'unica zona verdeggiante e fertile dell'Akeran, e rivestono un ruolo chiave negli equilibri tattici dei diversi schieramenti. La cascata è infatti il fulcro dell'intera foresta, e chi si assicura il suo controllo, si assicura il controllo dell'intera regione circostante; in termini pratici ciò significa poter attraversare la foresta impunemente per chi gode dell'egemonia su di essa, mentre le fazioni opposte saranno costrette a esporsi al rischio concreto di un'imboscata o a una lunga marcia per girarle attorno, sprecando diversi giorni. Nelle fasi salienti della guerra questo può significare la differenza fra vittoria e sconfitta, fra vita e morte: non c'è allora da sorprendersi che la cascata è divenuta presto sede di scontri, tafferugli e combattimenti che ne lordano le acque dalla fonte più alta alla polla più profonda, tanto che ormai, con sadico cinismo, il nome di Lacrime degli Dei è stato storpiato in Sangue degli Uomini.
 
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view post Posted on 9/4/2014, 16:11

Lamer
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Settimane erano passate da quando Lhotar era arrivato nell'Akeran e ora si ritrovava su uno sperone di nuda roccia avvolto da un imponente cascata che poteva gareggiare come magnificenza anche con le più belle opere degli uomini; Tanri Kannir,le lacrime degli dei. Ma lui non era lì per ammirare la forza e la bellezza di quello spettacolo, bensì per combattere contro un nemico di cui non sapeva ancora ne il volto ne il nome.

Tutto era iniziato qualche settimana prima quando era giunto del Meridione e aveva deciso di aiutare i suoi fratelli nella conquista della libertà. Quando i nani del Sud lo avevano visto si erano quasi sorpresi di vedere un nano così alto, ma furono ancora più sconvolti che nelle fredde terre settentrionali una parte della loro razza era libera e viveva pacificamente con gli uomini.

A questa notizia molti nani vollero sapere com'era il mondo all'infuori dell'Akeran, ma la sete di conoscenza del suo popolo sembrava insaziabile e ciò lo rallegrò. Si era infatti totalmente dimenticato come era vivere in mezzo a membri della sua stessa razza e ciò lo spronava ancora di più ad aiutarli ad ottenere l'agongata libertà.

Dopo qualche giorno Lhotar partì con circa duecento nani alla volta del polmone dell'Akeran, la più grande foresta di tutto il Meridione. Il viaggio non fu pesante grazie all'allegria e alle speranze dei suoi compagni d'armi. Tutti, chi più chi meno, desideravano la libertà per loro, per la loro famiglia e per i loro amici che per troppo tempo erano rimasti in catene a lavorare per altri, ma questo non valeva per lui.

Più tempo passava con i suoi nuovi compagni più si accorgeva che loro andavano in battaglia rischiando il tutto per tutto, non temendo ne morte ne dolore, andandoci a testa alta senza mai dubitare delle loro speranze e dei loro ideali, ma lui non lottava per la sua libertà, ma soltanto perchè a suo parere era giusto aiutare coloro che, a differenza sua, non avevano mai provato la libertà.

Arrivati al limitare della foresta il paesaggio cambiò radicalmente. La nuda roccia, i torrenti prosciugati e i rari arbusti che crescevano nelle lande desolate dell'Akeran furono sostituite da una vegetazione folta e rigogliosa, antica di centinaia di anni, da un terreno umido e soprattutto da una frescura che aveva provato sulla pelle soltanto rare volte. Tutta la compagnia ne era affascinata, contando che molti di loro non avevano mai visto nulla del genere, ma dopo essere entrati in quella voragine di verde rigoglioso il clima della compagnia cambiò facendo capire a Lhotar il motivo; essere entrati in quella foresta significava essere entrati nel campo di battaglia.

Da quel giorno le battaglie furono frequenti; azioni di guerriglia, incendi e agguati erano all'ordine del giorno e il morale delle truppe calava ormai con il passare delle ore. Solo al settimo giorno di attacchi subdoli e di scaramucce inutili i due eserciti scesero in campo aperto sulla riva del fiume che tagliava in due la foresta. L'esercito dei nani, grazie ai rinforzi che erano giunti dai vari gruppi di ribelli, poteva vantare un esercito di mille truppe, mentre i soldati delle città libere erano di poche centinaia superiori al loro esercito.

La battaglia iniziò con il suono di una tromba che squillò nella foresta rimbombando nella valle formata dal fiume. In quel momento la sua mente si svuotò ripensando all'ultima vera battaglia in campo aperto; Lithien, solo che questa volta lo scontro si preannunciava molto più cruento. La battaglia si prolungò per ore e il suono delle cascate e delle rapide fu coperto interamente dal clangore delle armi e degli scudi dei due schieramenti che insieme alle urla di dolore e di trionfo che si propagavano su l'intero campo di battaglia formavano una melodia straziante.

Solo al calar delle tenebre la battaglia sembrò giungere al termine. Da entrambe le parti le perdite erano enormi e soltanto un centinaio di uomini per parte combattevano ancora. In quel mare di corpi lacerati senza più vita, Lhotar era riuscito a cavarsela solo con un piccolo graffio sulla guancia e guardava l'orrendo spettacolo che si era formato; il sangue delle due razze aveva completamente imbrattato le acque del fiume che si erano tinte di rosso e i gli uccelli avevano iniziato a banchettare dei cadaveri disseminati in tutto il campo, ma ai sopravvissuti delle due fazioni sembrava non importare; continuavano a combattere sotto la luce del crepuscolo ansiosi solo di uccidere il proprio avversario come se fossero bestie assetate di sangue.

A quel punto i nervi del nano cedettero. Il dolore per tutte quelle vite sacrificate fece breccia nel suo cuore e l'orrore e il senso di colpa per aver partecipato a quella strage di persone lo costrinse al pianto. Il nano non si accorse, assolto nelle lacrime, che la battaglia si era, nel frattempo, spostata verso le cascate lasciandolo solo esattamente al centro del vecchio campo di battaglia. Gli ci vollero parecchi minuti prima di riuscire a fermare il pianto. Non era questo ciò che la sua immaginazione aveva creato quando aveva sentito dire che i fuochi verdi si erano finalmente accesi, non era questo ciò che si era aspettato entrato nella foresta macchiata ora del sangue delle due razze:

"Questa follia deve finire."


Lo disse ad alta voce, spezzando il silenzio in cui era caduto quell'intero pezzo di foresta. A quel punto Lhotar si rialzò asciugandosi gli occhi e seguendo l'eco dei pochi che continuavano a combattere e corse in quella direzione come un forsennato. Troppe vite erano state tolte quel giorno e troppo sangue aveva imbrattato quel luogo creato dalle lacrime di un dio.

Dopo pochi minuti di corsa il Doppielame raggiunse il nuovo luogo dello scontro notando con dispiacere che solo una cinquantina di entrambi gli schieramenti stavano ancora combattendo tra i cadaveri ancora caldi dei loro compagni. A quel punto si sentì ribollire qualcosa nelle vene, stinse i pugni e urlando fece fluire il flusso di pensieri che aveva nella mente.

"Basta combattere! Questa battaglia è durata anche troppo. Siamo decimati in entrambi gli schieramenti, eppure continuate a combattere come belve fameliche; questo scontro deve finire! Non voglio più che questo luogo assapori così tanto sangue di nani o di uomini. Sfido uno di voi a duello, un semplice combattimento che metterà fine a queste inutili battaglie, lo aspetterò sullo sperone di roccia che esce dalla cascata a mezzanotte. Spero vivamente che possiate capire l'errore fatto oggi da me come da tutti voi e l'inutilità di questo massacro ed è per questo che metteremo la parola fine spargendo soltanto il sangue di un altra persona."

La battaglia si era fermata alla prima frase pronunciata da Lhotar. Nessuno voleva continuare a combattere e ben che meno voleva che la strage che avevano fatto si ripetesse. Alcuni guerrieri annuirono con la testa lasciando cadere le proprie armi bagnate di sangue, altri scoppiarono in un pianto disperato o caddero sfiniti a terra, ma nessuno continuò il combattimento.

Velocemente i sopravvissuti di entrambe le fazioni bruciarono i corpi dei defunti per non lasciare i propri conoscenti nelle mani delle belve notturne e poi si congedarono gli uni dagli altri tornando agli accampamenti orami deserti. Solo a quel punto i nani sopravvissuti chiesero a Lhotar perchè aveva parlato in quel modo, rischiando la vita esponendosi al pericolo di arcieri o cecchini, ma lui non rispose. In verità neanche lui sapeva perchè aveva parlato in quel modo, sapeva soltanto che lo aveva dovuto fare e non disse nulla neanche della voce che sentì prima di coricarsi, una voce possente che lo ringraziava di ciò che aveva fatto.

Il Doppielame dormì le poche ore che aveva a disposizione e un'ora prima di mezzanotte si avviò verso la rupe indicata al crepuscolo salutando i pochi sopravvissuti. Il viaggio non fu lungo ne molto faticoso e il suono della cascata, la luce della luna piena e quella delle stelle lo aveva reso quieto e concentrato sul combattimento che stava per cominciare.

E ora si trovava su quella rupe di nuda roccia dove il rumore delle cascate dominava su tutto. Fumava lentamente la sua pipa creando cerchi di fumo che lentamente si dirigevano verso l'alto distorcendo la luce della luna che si proiettava sulla cascata. Velocemente ripensò a ciò che era accaduto quel giorno e a quelli precedenti. Sapeva di aver fatto la scelta giusta per tutti parlando in quel modo, ma ora non doveva deludere il suo popolo; avrebbe lottato per la loro libertà, per la loro speranza e soprattutto avrebbe lottato per dimostrare a se stesso chi era veramente; un principe dell'ormai decaduta stirpe nanica dei Solidor.


il danno alla guancia è puramente scenico, il resto mi sembra chiaro. a te la tastiera


Edited by kremisy - 9/4/2014, 19:30
 
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DanT&
view post Posted on 11/4/2014, 21:09




Erdkun - Notte di passione





Scontri? Tafferugli?
Macchè.
Sorrise all'oscurità guardando nulla in particolare e scacciando un piccolo pensiero fastidioso con un'alzata di spalle.
Aspirò un'altra boccata, bella lunga, dalla sigaretta appena accesa. Non vedeva l'ora di arrivare al luogo dell'incontro e come sempre si sentiva frenetico, fremeva.
Soffiò fuori una scia d'un grigio opalescente, che si librò in morbide volute, assaporandone ogni sfumatura.
Qualche altro metro -in cui accelerò il passo- del sentiero impervio che conduceva alla punta di granito poco più in alto, e sarebbe arrivato, finalmente.
La grande falce baluginava sinistra nella notte trapunta di stelle. Il bagliore della morte attenuato solamente da quello della luna che bagnava ogni cosa, avvolgente. Pesava lei, tintinnando ritmicamente, ma lo faceva sentire al sicuro più di ogni altra cosa al mondo.
Briganti, assassini, farabutti. Poteva collocarsi in ognuna di queste ridicole categorie, ma disarmato non sarebbe stato null'altro che un bambino alla mercé di chiunque si sarebbe preso il disturbo di fermarlo.
E di questi tempi...
Scavalcò una roccia con un balzo, senza smettere di pensare, forzando ancora un po' l'andatura.
Non sapeva nemmeno come c'era finito qua in mezzo, poi. Aveva semplicemente visto la marmaglia di uomini dagli abiti variopinti, dalle barbe colorate, dai tagli esotici e dalle facce abbronzate per convincerlo ad unirsi a loro senza una ragione ben precisa. L'unica cosa che aveva pensato è che con loro si sarebbe potuto divertire, e così era stato effettivamente.
Solo dopo aveva scoperto che venivano dalle città libere, dei nani in rivolta.
E lì, lui, aveva risposto come a tutto: con un'alzata di spalle. Che gliene importava?
Nessuno gli imponeva di restare, nessuno gli intimava di andarsene. Faceva quello che gli pareva, andando e venendo, bevendo e dormendo come chi è libero da tutto e tutti e non ha nemmeno un dio cui render conto.
E poi...
E poi c'erano le puttane.
Non trattenne una risata, che riecheggiò fresca tra gli alberi.
Si, perchè un altro motivo per cui s'era accodato era che oltre al gioco d'azzardo, certi uomini si portan dietro per andare a fare la guerra quelle donne che per antonomasia fanno l'amore. Quelle che per lucro, per soldi, si vendono a tutto e a tutti, corpo e anima. Perchè per averle basta un po' d'oro per comprarle.
E già le rivedeva.
Janette, Margaret, Constance, Beth. Tutte diverse, una più bella dell'altra. Le aveva provate una ad una prima, poi anche insieme. Non riusciva a smettere, le adorava, le amava, non riusciva a farne a meno. Si ritrovava a ridere, giocando, felice come un bambino tra le loro forme calde e burrose, baciando questa, carezzando quella, abbracciando l'altra in intrecci senza fine che pareva fermassero il tempo.
Quello che vinceva ai dadi lo scialaquava immediatamente contro il tronco di un albero o sull'erba morbida del sottobosco. Non si curava nemmeno degli uomini che ogni giorno partivano in sortite, che ogni sera tornavano feriti o semplicemente non si vedevano più.
La sua vita si era ridotta ad un turbine di piacere.
Urla, gemiti.
Dalle tende quelle dei feriti.
Dalla sua tutt'altro tipo.
Sbucò allo scoperto, leggermente accaldato. Il sentiero era finito. Sulla sinistra la cascata rombava come il tuono spruzzando schizzi d'acqua gelida che gli solleticarono la cicatrice, sulla destra la voragine si apriva nel cielo in un vuoto che ti invitava ad un fantastico battito d'ali.
Janette lo aspettava poco più in la, leggermente china, dandogli le spalle.
Rossa, le gote spruzzate di lentigini e gli occhietti verdi e vispi. L'atteggiamento di una ragazzina misto alle movenze esperte di una del mestiere. Lo amava, la amava. Come tutte.
Si passò la lingua sulla labbra, deglutendo, mentre con un sorriso sciocco si avvicinava avvertendo pressione al cavallo dei pantaloni.
La luce fioca della luna, l'aria fresca, il rumore della cascata, il sangue che gli pulsava nelle tempie. Tutto lo rintontiva, mentre pregustava quello che di certo non sarebbe arrivato quella notte e che piano piano, muovendosi, stava realizzando.
Storse un po' la bocca stringendo l'occhio per mettere tutto meglio a fuoco.
Aspirò irritato, ormai a pochi passi dalla figura.
Ti ricordavo un po' più alta.
Alitò risentito insieme al fumo che tutto a un tratto sapeva d'amaro.
Mai che glien'andasse una per il verso giusto.
Mai.




q8qu



Narrato
Pensato
Parlato



• Capacità Straordinarie: 1 Intelligenza

• Status
Stato Fisico: Illeso
Stato Energetico: 100%
Stato Psicologico: Irritato/Rassegnato

• Abilità Passive:
Sopravvivo alla faccia tua! [Razziale umana; Mickey non sviene al 10% di energie]
Tranquilli, tranquilli. Mickey è qui. [Talento Ammaliatore I; Malia psionica di Fiducia nei confronti di Mickey]
Il marchio del disertore. [Tatuaggio di maschera spezzata nell'incavo del gomito destro; qualsiasi appartenente al Clan Toryu diffiderà del portatore del marchio, sottovalutandolo e disprezzandolo innatamente, anche se non è a conoscenza del tatuaggio]

• Note: A te la penna, buona giocata =)
 
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view post Posted on 15/4/2014, 16:10

Lamer
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La brezza notturna soffiava lentamente sulla rupe scelta per il combattimento. Tutto in torno a lui era rischiarato dalla luce della luna piena che in cielo si stagliava come un faro in mezzo al mare nelle notti più buie e la tranquillità creata da quella luce era disturbata solo dal rumore perenne della cascata che fragorosa scendeva verso valle portando con se la storia di quel posto.

Era incredibile come l'attesa lo stesse snervando lentamente. All'inizio si era sentito sicuro, certo di poter vincere qualunque avversario gli si fosse parato davanti, ma con l'avanzare dei minuti dubbi e ripensamenti avevano fatto breccia nella mente del nano che ora guardava fisso l'unica via percorribile per giungere alla roccia granitica su cui era seduto.

Solo pochi minuti dopo la mezzanotte sentì un rumore di passi giungere dall'angusto sentiero che prima aveva percorso lui. Aspettò in silenzio, fumando la sua pipa come se si dovesse incontrare con un amico, ma le sue mani tradivano ciò che cercava di nascondere; ansia. Non capiva perchè, ma non vedeva l'ora di impugnare le sue spade e il suo arco e di combattere contro chiunque fosse apparso dall'unica zona d'ombra che oscurava la fine della via per giungere in quel luogo.

Lhotar dovette aspettare altri interminabili secondi prima che una figura sbucasse dal velo d'ombra creato dalla cascata. Un uomo di mezza età apparve davanti a lui. A un primo sguardo sentì di potersi fidare di lui, ma per una qualche ragione cambiò subito idea. La persona che aveva davanti gli sembrava un novellino nell'arte del combattimento, specialmente perchè, tolta la lunga falce che si portava con se, non sembrava minimamente un guerriero.

Lentamente quell'impressione si concretizzò in un disprezzo infondato. Quei vestiti, quella faccia e quegli occhiali inutili gli ricordarono gli umani spocchiosi e ingrati che a Basiledra si aggiravano con aria di superiorità. Eppure nel profondo del cuore sentiva che una parte di lui si fidava di quel losco individuo.

Quando l'umano aprì la bocca però i suoi pensieri cambiarono radicalmente. La persona davanti a lui non si aspettava minimamente, a quanto sembrava, di trovarsi un nano davanti a lui. Aveva parlato come se al suo posto, su quella rupe, ci fosse stata una donna.

Un ghigno sul volto del nano si dipinse; l'assurdità di quello che stava succedendo era incredibile e ridicola. Ingannato dai propri compagni, mandato a morire al posto di guerrieri che sembravano valorosi, ma che come avevano dimostrato, avevano meno coraggio dei conigli, dicendo a un povero uomo che davanti a lui, su quella rupe, avrebbe trovato una donna, probabilmente a gambe divaricate.

A quel punto il nano si alzò rinfoderando la pipa nell'apposito contenitore, poi guardò in faccia il suo avversario. Sinceramente gli interessava ben poco chi aveva davanti, ma non voleva sentirsi in colpa uccidendo un uomo che non sapeva neanche il motivo della sua morte, quindi iniziò a parlare con un tono ironico:

"Mi dispiace che tu non sappia il motivo per cui sei qui, ma prima di spiegartelo lasciami presentare per farti capire che non sono chi tu ti aspettavi di vedere. Io sono Lhotar Doppielame, nano del Nord e membro del Toryu."

Fece una pausa. La brezza alzò una folata di vento freddo quasi a ricordargli la sua provenienza dalle fredde montagne del settentrione umano. I capelli biondi si alzarono seguendo la direzione del vento mentre il fumo della sigaretta del suo interlocutore seguiva la medesima direzione sparendo nell'ombra vicino a lui.

"Tu sei qui per combattere contro di me e mettere la parola fine a questi combattimenti. Oggi tu non eri sul campo di battaglia, ne sono sicuro, mi ricordo perfettamente tutti i volti dei sopravvissuti che schifati da ciò che abbiamo commesso, si disperavano per il sangue versato inutilmente. Quindi ho sfidato uno di voi a un combattimento per mettere fine alle battaglie in questo paesaggio troppo bello per essere sporcato nuovamente dal sangue delle nostre razze. Sappi che mi dispiace per l'inganno che hai subito, anche se mi diverte assai, ma non per questo cambierò idea. Ho promesso a me stesso che avrei sconfitto chiunque fosse apparso su questa rupe e così farò."

Lo sguardo si Lhotar si fece cupo e lentamente iniziò a studiare il suo avversario. L'unica arma che sembrava avere era la maestosa falce che rifletteva la luce della luna. Sapeva che l'altezza del suo avversario e la lunghezza della sua arma sarebbero stati un problema, ma se l'avesse ferito prima di ingaggiare un combattimento ravvicinato forse avrebbe avuto più possibilità di mettere a segno colpi decisivi.

Velocemente il nano estrasse l'arco e con maestria ripeté il gesto che da tempo ormai gli era diventato automatico. Una freccia fu incoccata sull'arco e lanciata dritta verso il petto del suo avversario, ma senza aspettare l'esito del colpo, incoccò un'altra freccia e la scagliò verso il suo nemico, nella stessa direzione della prima. Altre sei volte quel gesto fu ripetuto dal Doppielame prima di ritenersi soddisfatto.

A quel punto il nano rimise l'arco dietro la schiena ed estrasse le spade. Il suo soprannome derivava dall'abilità di maneggiare quei due pezzi di ferro in modo perfetto, ma nello stringere l'elsa delle due armi Lhotar sentì il cuore battergli a ritmo incalzante, come se fosse stata la prima volta che le sue mani ruvide toccassero il freddo ferro delle spade. Era come se il suo stesso fisico lo spronasse a dare il meglio in quella battaglia. Si sentiva gasato in un modo che non aveva mai provato. Probabilmente era il luogo e la consapevolezza di lottare per molte vite, tra cui la sua, che gli faceva battere così il cuore, ma sapeva che quella forza era data anche da qualcos'altro; Adrenalina. Era carico, concentrato, e voglioso di dimostrare a se stesso chi era veramente.

Scattò in avanti, sicuro di se, con le spade in pugno, percorrendo velocemente la distanza che lo divideva dal suo avversario e quando fu abbastanza vicino saltò per poi creare a mezz'aria due fendenti con le due spade, dall'alto al basso, diretti verso il torace dell'umano.

Mille pensieri si formarono nella mente quando posò nuovamente i piedi a terra e indietreggiò assumendo una posizione di guardia. Lui e Bolg, la battaglia di Lithien, i silenziosi sussurri, Basiledra, la sua montagna, Rivanera. Tutti ricordi intensi, e da quelle avventure e da quei posti aveva imparato che solo i più forti e i più furbi posso andare avanti e migliorarsi, e lui voleva essere tra quelli, per il suo popolo e per se stesso.



Corpo :-sano
Tot: (0\16)
Mente : - sana
Tot (0\16)
Energia rimanente: 80%

CS : Maestria nell'uso delle armi= 1 + cs in forza tramite power up = 2 cs
Costi: Basso = 5% | Medio = 10% | Alto = 20% | Critico = 40%

Armi:
spade (x2), arco e frecce (x7)

Passive : il possessore del talento ha sviluppato una capacità innata di sfruttare ogni oggetto riesca ad impugnare come una letale arma. Non solo, quindi, l'arma cui è legato e con la quale ha vissuto gran parte della propria vita, o della propria esperienza. Qualunque mezzo, per strano, informe o artificioso che sia, potrà asservire allo scopo designato di ledere il proprio nemico, sempre che la logica e la razionalità lo consentano. Pertanto, potrà sfruttare bottiglie, funi, cinte, sedie, semplici assi di legno o pezzi di metallo, come armi letali che, nelle proprie mani, taglieranno il nemico al pari di una lama affilata o di una poderosa ascia.
Raziale nanica: La razza dei nani gode da sempre di una particolare predisposizione alla vita dura, cosa che li ha resi nei secoli famosi per la loro tenacia senza pari; abituati a vivere nelle condizioni più abiette (sotto terra, dove la roccia viva non offre occasione di coltivare o allevare grandi quantità di vegetali e animali), i nani sono col tempo divenuti meno sensibili delle altre razze alla fatica fisica. Ciò si traduce, all'atto pratico, in una resistenza alla fame, alla sete, all'affaticamento del corpo dovuto a lunghi viaggi o combattimenti estenuanti. In termini di gioco un nano non sentirà i morsi della fame, non avrà bisogno di bere se non quando gli aggrada e non risentirà della fatica durante il combattimento, anche qualora questo dovesse protrarsi a lungo; ciononostante sverrà al 10% delle energie come qualsiasi altro.



Attive:
Gettone: Power up di natura fisica
Sentendo l'adrenalina che ha in corpo Lhotar guadagnerà per quattro turni 1 cs in forza

Furia: il guerriero riesce a scagliare fino ad otto fendenti in successione con la propria arma.
La tecnica ha natura fisica. Il guerriero riesce a scagliare fino ad otto attacchi in rapida successione a mani nude, o con la propria arma. La posizione delle varie offensive cambierà in base al movimento compiuto dal guerriero. Questa tecnica può essere utilizzata anche con le armi da lancio. Non aumenta la velocità di movimento del guerriero, ma solo quella con cui compie gli attacchi. La tecnica va contrastata come un'unica offensiva di portata complessiva Alta, avente natura fisica.
Consumo di energia: Alto


Attive dal turno precedente:-



Riassunto:
Al fine tecnico, risento delle tue due passive, ma quella dominante è il marchio del disertore. Poi dopo aver studiato per qualche secondo il tuo pg il mio estrae l'arco e usa la pergamena furia, scagliandoti 8 frecce dirette al petto. Dopo ciò attivo il gettone che uso come power up di 1 cs che dura 4 turni e ti attacco con due fendenti, dall'alto al basso, diretti al torace (di forza 2 cs). Infine indietreggio e mi metto in posizione di guardia


Note: Vorrei dire solo una cosa. Dante io ti stimo troppo per il post precedente, anche se sdrammatizza il mio :8D: .

 
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DanT&
view post Posted on 18/4/2014, 19:46




Erdkun - Notte di passione II





Una smorfia contrasse il volto del Tuttofare, già di per sé corrucciato.
Toryu eh?
Lo ripetè quasi con sdegno osservandolo mentre si alzava. Di Janette nemmeno l'ombra, e ci credeva. Con questo idiota qua in mezzo ad aspettare un eroe, pronto ad immolarsi per la causa, era anche giusto che quell'incanto della natura se ne stesse ben lontana e cercasse un'ombra di guadagno altrove.
Sbuffò.
L'irritazione di Mickey aumentava, corrugandone ulteriormente l'espressione. Vedeva sfumare la notte di passione che già gustava con ogni singola papilla della lingua. Diventava sempre più fioca ed indistinta allontanandosi veloce come un buon sapore, e lo lasciava in uno stato di libidine destinato a spegnersi con una doccia d'acqua ghiacciata.
Si guardò intorno stranito non sapendo bene cosa fare.
La cascata già c'era.
Il monologo successivo del nano, poi, fu incredibilmente angustiante oltre che noioso fino alla morte. Non che lo avesse ascoltato del tutto a dir la verità perchè tra scrociare d'acqua, pensieri, risentimento e totale disinteresse quel che veniva fuori dalla bocca di Lhotar -così si chiamava- assumeva i contorni di un qualcosa di totalmente inutile e superfluo.
Le uniche parole che colse furono "doppielame", "inganno" e "combattimento". Il resto era contornato da idealismi alti e belli, certo, ma che al Faccendiere colpivano come una mosca su una merda fumante.
Sbattè la palpebra, confuso.
Vuole combattere?
Scherzi vero? Io me ne vado.
Non perse nemmeno tempo. Si allontanò voltando le spalle come accompagnato dal vento che guardacaso andava nella stessa direzione che prendeva lui. Che coincidenza, avrebbero fatto un po' di strada assieme come vecchi amici. Sembrava quasi si tenessero per mano facendo dondolare la manica sinistra della giacca, vuota, chiusa a mezza altezza da un nodo non troppo stretto e nemmeno fatto con la dovuta cura.
Il rumore dei passi era attutito dall'acqua che veniva giù rombando. Quel sordo brontolare riusciva persino a coprire il fracasso dei pensieri che si era scatenato all'interno della mente leggera del Tuttofare.
Forse non era stata una buona idea seguire della gente pronta ad andare a morire.
Forse era arrivata l'ora di levare le tende.
L'indomani mattina avrebbe raccolto i quattro stracci che si portava appresso e avrebbe baciato tutte le ragazze dell'accampamento lasciandole in lacrime senza voltarsi.
A malincuore sicuramente, ma intanto annuiva convinto e ritornava sui suoi passi in cerca di compagnia per l'ultima notte.
Un sibilo fendette l'aria e per un istante non percepì nulla.
Abbassò lo sguardo sulla spalla sinistra, preoccupato. Da vicino la clavicola spuntava, arrogante, una punta triangolare d'acciaio che brillava nera e lucida. Dall'estremità colò una goccia che, quando raggiunse terra, parve dare il via ad un'esplosione.
L'urlo che squarciò il boato della cascata fu lungo ed agghiacciante interrotto due volte spezzato, poi ripreso con maggiore potenza.
Altro bruciore si aggiunse mostrando un graffio prondo sul costato sinistro, vicinissimo al cuore, appena aperto e che tra la stoffa lacerata mostrava già il sangue che scendeva lento inzuppando la camicia grigia.
Si voltò scartando di lato appena in tempo.
Un'ennesima freccia dall'impennaggio bianco sfiorò il punto dove poco prima stava fermo a subire l'attacco immotivato di un pazzo. Gli si sarebbe conficcata nel petto, trapassandolo da parte a parte come già aveva fatto una volta e c'era andato vicino con una seconda.
La quarta era già pronta, tesa sull'arco di Lhotar Doppielame nei cui occhi brillava l'intenzione di andare avanti fino in fondo nell'uccidere una persona innocente.
La paura si impadronì dell'anima codarda di un uomo già troppe volte andato vicino alla morte e scampato per un soffio.
Fece l'unica cosa che riuscì a venirgli in mente: scappare.
Si mosse verso sinistra tentando di raggiungere il sentiero da cui era venuto ed immergersi nella boscaglia, ma il nano non glielo permise. Il dardo gli si conficcò nella coscia destra, lacerando il quadricipite e facendolo sentire un animale braccato dal cacciatore.
Zoppicante non si fermò, scartando nella direzione opposta con una corsa che gli procurò un gemito di dolore ogni volta che il peso veniva scaricato sul piede destro. Vedeva la cascata come un luogo in cui mettersi al sicuro. Dietro la parete d'acqua c'era un anfratto in cui portava spesso le amiche che avevano voglia di stare al riparo da sguardi indiscreti che si ritrovavano a fumare sul ciglio della voragine osservando le stelle.
Il filo dei pensieri sconnessi venne interrotto un'altra volta, l'ennesima, ma l'ultima. La freccia attraversò il braccio destro nell'avambraccio facendosi largo nei muscoli come fossero burro.
Dal buco appena aperto il sangue sgorgò bloccandosi a mezz'aria e mescolandosi alla volontà di Mickey di restare saldamente aggrappato a questo mondo.
La vita era il bene più prezioso che avesse a disposizione, l'unico, l'ultimo, quello a cui proprio per nulla era disposto a rinunciare, il solo che non avrebbe avuto le palle di giocarsi ai dadi.
Di morire, di fatto, proprio non ne aveva voglia.
Fanculo.
Lo scudo cremisi sfaccettato dalla forma romboidale infranse i rimanenti colpi che il nano non aveva smesso di vibrare. I dardi si schiantarono uno dopo l'altro, incrinandosi e spezzandosi con crack sonori che solleticavano e facevano vibrare di giubilo l'anima del Faccendiere.
Quando l'ultima si abbattè, poco prima che la barriera venisse riassorbita nel corpo del Tuttofare, il suo avversario avrebbe potuto notare Mickey che suo malgrado sorrideva mostrandogli ben teso il terzo dito.
Mi hai ridotto a un puntaspilli.
Cercò di scherzare soffocando un gemito e poggiandosi ad uno sperone di roccia che affiorava dal terreno per circa due metri.
La pelle d'ebano faceva uno strano contrasto con i capelli biondi e i denti candidi. Non era un nero normale quello che si era fatto largo come catrame in mare aperto, ma uno scuro totale che lo rimandava più alle fattezze di un demone che di un essere umano normale.
Il problema è che adesso mi hai fatto incazzare.
Perché sì, era stato colto impreparato. Certo, non aveva voglia di combattere. Assolutamente, era anche disposto a farsi prendere a calci a nel culo, così per gioco. Ma di lasciarci le penne per la guerra d'altri, non se ne parlava proprio.
Osservò con curiosità il nano che metteva via l'arco e tirava fuori l'armentario per cui, a quel che diceva, era conosciuto.
Doppielame. Che onore finalmente. Ironizzò per punzecchiarlo. L'arco non è forse l'arma dei codardi?
Lo vide farsi avanti, ma questa volta sarebbe stato pronto.
Una cosa che aveva imparato con l'avanzare dell'età era che il terreno di scontro era un fattore troppo importante per essere ignorato. Poteva portarti ad ottenere status di netta superiorità per una semplice posizione banalmente più strategica di altre.
La traiettoria del balzo era lineare, facile da capire. Se fosse stato più in forze, meno ferito, avrebbe potuto persino cogliere l'occasione per intercettare i due fendenti al volo e sfruttare l'impossibilità di schivare a mezz'aria.
Con un ghigno, si accontentò di scivolare dietro la roccia che si prestava a scudo naturale facendo schiantare le due lame in uno scintillio di pietra contro acciaio.
Mickey si allontanò da lì con dei lunghi balzelli, stando attento a non caricare troppo il peso sulla gamba ferita. Il sudore gli imperlava la fronte rigandola, ma si sentiva finalmente sicuro. Poteva farcela, poteva sopravvivere. Doveva semplicemente...scomparire. E per quello, gli serviva un diversivo.
Si chinò senza smettere di tenere d'occhio il nano che adesso pareva studiarlo.
Un grosso ciottolo dalla forma irregolare partì al suo indirizzo e proprio insieme a quello dall'alto della cascata, insieme all'acqua che cadeva, uno stormo infinito di passeri solitari si lanciò alla volta dell'individuo che aveva dato il via ad una battaglia che non avrebbe potuto vincere.
Il Tuttofare non si diede nemmeno la pena di stare ad osservarne la reazione. Cogliendo al volo l'occasione mescolò i propri movimenti a quelli dello stormo poggiando i piedi su due grosse pietre lisce che sfioravano il pelo dell'acqua a cui s'era fatto sempre più vicino.
Il muro d'acqua lo investì dando sollievo con la bassa temperatura alle ferite che bruciavano. Ne bevve qualche sorsata, rapidamente, prima di venire inghiottito dal turbine della pioggia incessante.
Comparì nella piccola grotta naturale proprio dietro la parete d'acqua, silenzioso come un fantasma. Dal soffitto stalattiti pendevano minacciose mentre grosse stalagmiti affioravano dal pavimento dando l'impressione di esser finiti tra le aguzze fauci di un gigantesco dio della montagna. Il fracasso dell'esterno veniva attutito creando un mondo idilliaco di stasi in cui persino il tempo pareva fermarsi nel piccolo anfratto lungo al massimo otto metri e largo la metà.
Mickey non perse tempo addentrandosi rapido nel buio delle ombre che conosceva da tempo grazie alle visite che spesso lo avevano condotto in quello strano luogo che lo aveva sempre affascinato. Si acquattò dietro uno sperone di roccia, fluido.
L'oscurità era quasi totale, ma chiunque avesse messo piede nella caverna si sarebbe stagliato nettamente contro lo sfondo chiaro della cascata che non smetteva di scendere impetuosa.
Strinse nella mano un altro grosso ciottolo sentendo il dolore di una delle punte che cercava di farsi spazio nella carne senza successo.
Smise di respirare, nero camaleonte contro nera oscurità, serpe in agguato di una vittima non poi troppo ignara che forse avrebbe abboccato, forse no.
Immobile, prima dello scatto.
Letale.



q8qu



Narrato
Pensato
Parlato



• Capacità Straordinarie: 1 Intelligenza

• Status
Stato Fisico: 4/32 [Danno Medio da perforazione/lacerazione a spalla sx, costato sx, gamba dx ed avambraccio dx]
Stato Energetico: [100 - 20 -10] = 70% Rimanente
Stato Psicologico: Calmo e tuttavia sorpreso. Attaccato alla vita

• Abilità Passive:
Sopravvivo alla faccia tua! [Razziale umana; Mickey non sviene al 10% di energie]
Tranquilli, tranquilli. Mickey è qui. [Talento Ammaliatore I; Malia psionica di Fiducia nei confronti di Mickey]
Il marchio del disertore. [Tatuaggio di maschera spezzata nell'incavo del gomito destro; qualsiasi appartenente al Clan Toryu diffiderà del portatore del marchio, sottovalutandolo e disprezzandolo innatamente, anche se non è a conoscenza del tatuaggio]

• Abilità Attive:

Sangue al sangue
Sarà che nella vita tutto gli si è sempre ritorto contro. Sarà che tutto, prima o poi, gli è sempre andato per il verso sbagliato. Sarà forse, più semplicemente, che l'esperienza è un maestro migliore di quanto si voglia ammettere. Non è facile restare vivi per così tanto tempo in un posto come Asgradel. Non è facile nemmeno rimanere interi, e questo si è visto. L'ottimismo, comunque, è sempre l'ultimo a morire insieme alla speranza. Mickey, inguaribile ottimista e sognatore pieno di speranze sa che tutto ciò, in ogni caso, non basta. Non gli resta, per andare avanti, all'unica cosa che lo ha sempre contraddistinto da tutti quelli caduti e che non sono mai riusciti a rialzarsi. La forza di volontà.
In termini di gioco spendendo un consumo di energia pari ad Alto Mickey sarà in grado, aggiungendo il proprio bisogno di sopravvivere ad una goccia del proprio sangue -fresco o di precedenti ferite-, di evocare davanti a sé una barriera cremisi dalla forma liberamente personalizzabile al momento del cast e di potenza Media che lo difenderà da qualsiasi tecnica di natura magica o fisica di potenza pari o inferiore. Una volta che la barriera avrà adempiuto al suo dovere sarà come risucchiata da una ferita già presente sul corpo del caster o semplicemente da bocca o dal naso ed entrerà in circolo donando al Tuttofare l'immunità da un altro eventuale attacco di potenza Media o inferiore nel turno successivo. Quest'ultimo effetto sarà accompagnato da una variazione del colore della pelle che diventerà di colore ebano fino alla fine dell'effetto della tecnica.

Passero non solitario
Il passero è l'uccello più comune in assoluto in tutti i continenti. Così come Mickey, persona che di speciale, alla fin fine, non ha poi più di tanto. Come il passero è in grado di volare come azione straordinaria, anche il Tuttofare tuttavia riesce a fare qualcosa di fuori dall'ordinario anche se poi, una volta conclusa, torna ad essere quello che tutti una volta incontrato dimenticano. Sarà una strana sensazione di affinità, non sa bene il perchè ha scelto quel volatile, ma è per questo che quando il Faccendiere mira a lasciare il segno con la sola forza di volontà, è in grado di generare una forte illusione in grado di far confondere il senso dell'equilibrio.In termini di gioco il caster emana un'onda mentale che farà credere alla vittima di essere aggredita da un fitto stormo di passeri solitari causando un danno Medio alla psiche. Il battito delle ali che sfiorano il bersaglio a velocità elevate lasciano, una volta terminata l'illusione, una malia da perdita dell'equilibrio. [Pergamena Mentalista Stormo Illusione]

• Riassunto:
Subisco parte della tua tecnica Furia difendendomi con la tecnica Sangue al Sangue sopra riportata che diminuisce il danno subito da Alto a Medio (rappresentato dalle frecce che mi trafiggono) e sfruttando il CS in Intelligenza riesco a prevedere la traiettoria degli attacchi fisici evitandoli e facendo affidamento anche sull'ambiente circostante. Passo all'offensiva con un attacco fisico dalla distanza (il ciottolo) seguito subito dalla psionica Passero non solitario per prendere tempo. Mi inoltro nella caverna che per i motivi spiegati conosco e mi acquatto nell'ombra preparando un altro proiettile in mano (un altro sasso).
Aspetto.

• Note: Posto prima degli accordi che avevamo preso data la disponibilità dei giudici a prolungare il termine per il postaggio causa vacanze di Pasqua =) Spero non ne avrai a male =)
PS: Come al solito sono disponibile per qualsiasi chiarimento tramite MP.
Non sono contentissimo di questo post, ma spero comunque sia chiaro.
A te la parola =)
 
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view post Posted on 23/4/2014, 13:45

Lamer
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Incredibile come in un combattimento le idee di una persona possano cambiare rapidamente. Questo pensò Lhotar mentre guardava il suo avversario ferito dalle sue frecce. Poche ore prima si era opposto a un massacro dove il sangue era sgorgato a fiumi, nauseandolo e facendogli capire l'errore commesso e ora invece andava fiero delle gocce di quel liquido rosso che scendevano lentamente dalle ferite del povero umano.

Era elettrizzato dalla speranza di far finire la guerra in quel luogo troppo bello per essere il teatro di così tante battaglie, ma la voglia di combattere, di far vedere quanto valesse veramente, lo aveva portato a uno stadio ben più forte della semplice esaltazione causata dal combattimento; goduria, ecco cosa stava provando.

Era cosciente che ciò che sentiva era una cosa disgustosa, gioire per il dolore degli altri, ma lui non ci poteva fare molto e in un combattimento uno contro uno l'essere trasportati dai sensi di colpa poteva anche significare la sconfitta più assoluta e, nel peggiore dei casi, la morte.

Dopo le prime quattro frecce il nano però si accorse che non sarebbe stato così tanto facile sconfiggere il suo avversario. Uno scudo cremisi si frappose tra il suo nemico e le sue frecce che si schiantarono contro di esso e anche i due fendenti successivi non riuscirono ad andare a segno colpendo invece della tenera carne la nuda roccia.

Un ghigno a quel punto si dipinse sul volto di Lhotar. Finalmente dopo tanto tempo avrebbe potuto mettere alla prova tutte le sue potenzialità, avrebbe dimostrato a se stesso cosa era veramente in grado di fare, ma non ebbe tempo di pensare ad altro. una pietra venne scagliata verso di lui, ma con un rapido gesto del braccio mise tra lui e l'arma improvvisata la spada che deviò il colpo verso il precipizio.

A quel punto guardò velocemente il suo avversario che stava provando a scappare. Lo fissò intensamente, cercando di capire dove si stesse dirigendo, ma un rumore attirò il suo sguardo al cielo. Dall'alto uno stormo di uccelli si stava dirigendo verso di lui. Questi all'inizio gli girarono semplicemente intorno, ma dopo poco iniziarono a sfrecciare vicinissimo al suo corpo.

Il nano all'iniziò non capì cosa volessero i passeri, ma dopo che il primo uccello gli volò poco più a destra di dove stava lui, iniziò a difendersi da quegli animali imbizzarriti, all'inizio schivandoli e poi cercando di allontanarli con le spade, ma ogni tentativo sembrava inutile. In quel momento il panico si insinuò nel cuore del Doppielame che iniziò a dubitare delle sue capacità, iniziando a indietreggiare.

Non si accorse quando inciampò su una pietra dietro di lui, era troppo intento a schivare quegli animali di solito innocui e si riscosse soltanto quando si ritrovò a terra. Velocemente provò ad alzarsi, ma senza successo. Si sentiva scombussolato e specialmente, vedendo che tutti gli uccelli erano spariti, offeso. La confusione che era stata causata dagli uccelli velocemente si trasformò in ira. Voleva vendetta per quello scherzo subdolo che gli aveva tirato l'uomo con la falce, ma di lui sembra non esserci traccia.
Velocemente il nano si mise in ginocchio analizzando la rupe su cui si trovava e dopo mezzo minuto trovò l'unica traccia evidente. Le gocce che cadevano sul blocco di granito avevano creato una linea praticamente retta che seguiva la discesa dell'acqua, ma in un punto le gocce si erano distanziate in modo anomalo come se qualcosa ci fosse passato attraverso.

Lhotar a quel punto guardò la luna notando con dispiacere che la luce faceva stagliare sulla cascata le ombre provenienti da fuori. Passò qualche secondo prima che trovasse la soluzione, ma prima di attuare il suo piano doveva riuscire a spiazzare il suo avversario. Lentamente guardò verso la tasca ed estrasse il taccuino dei sussurri e velocemente inviò una richiesta di aiuto. Sapeva che ciò che aveva appena fatto era sbagliato, ma la vendetta in quel momento era la priorità assoluta, anche sulla fine degli scontri che lo avevano portato in quel luogo.

Finito di scrivere velocemente si alzò notando che faceva ancora fatica a stare in piedi e guardò la cascata. Quello che accadde dopo successe in pochi secondi. Il nano scaglio una pietra vicino a lui contro un pezzo di legno che barcollava sulle liane della foresta che si sporgevano sopra la cascata.

Il pezzo di legnò cadde sulla cascata scorrendo sulle sue acque mentre il nano correva verso il muro d'acqua con le due spade salde nelle due mani. Quando il tronco di legno fu nella posizione prefissata da lui, Lhotar si inserì nella cascata notando con gioia che anche il pezzo di legno aveva stagliato l'ombra desiderata.

Infatti appena entrò nella caverna la sua ombra e quella del legnosi erano stagliate sullo sfondo della caverna e la luce filtrata dall'acqua le aveva rese molto simili. Fu proprio la luce che riuscì a passare dallo squarciò creato nell'acqua che rivelò la posizione del suo avversario riflettendosi sulla lama della lunga falce.

Il nano non aspettò un secondo di più correndo tra gli spuntoni acuminati e creando un affondo verso quello che doveva essere il fianco dell'avversario. Voleva ucciderlo per vendetta personale, per far finire le battaglie in quel posto e per un infondato presentimento che gli suggeriva che quello che stava affrontando non era solo una sfida per il suo corpo, ma anche per la sua mente, una prova che avrebbe decretato le sue vere capacità mentali.


Corpo :-sano
Tot: (0\16)
Mente : - danno medio (sete di vendetta causata dalla confusione)
Tot (2\16)
Energia rimanente: 60%

CS : Maestria nell'uso delle armi= 1 + cs in forza tramite power up = 2 cs
Costi: Basso = 5% | Medio = 10% | Alto = 20% | Critico = 40%

Armi:
spade (x2), arco e frecce (x7)

Passive : il possessore del talento ha sviluppato una capacità innata di sfruttare ogni oggetto riesca ad impugnare come una letale arma. Non solo, quindi, l'arma cui è legato e con la quale ha vissuto gran parte della propria vita, o della propria esperienza. Qualunque mezzo, per strano, informe o artificioso che sia, potrà asservire allo scopo designato di ledere il proprio nemico, sempre che la logica e la razionalità lo consentano. Pertanto, potrà sfruttare bottiglie, funi, cinte, sedie, semplici assi di legno o pezzi di metallo, come armi letali che, nelle proprie mani, taglieranno il nemico al pari di una lama affilata o di una poderosa ascia.
Raziale nanica: La razza dei nani gode da sempre di una particolare predisposizione alla vita dura, cosa che li ha resi nei secoli famosi per la loro tenacia senza pari; abituati a vivere nelle condizioni più abiette (sotto terra, dove la roccia viva non offre occasione di coltivare o allevare grandi quantità di vegetali e animali), i nani sono col tempo divenuti meno sensibili delle altre razze alla fatica fisica. Ciò si traduce, all'atto pratico, in una resistenza alla fame, alla sete, all'affaticamento del corpo dovuto a lunghi viaggi o combattimenti estenuanti. In termini di gioco un nano non sentirà i morsi della fame, non avrà bisogno di bere se non quando gli aggrada e non risentirà della fatica durante il combattimento, anche qualora questo dovesse protrarsi a lungo; ciononostante sverrà al 10% delle energie come qualsiasi altro.



Attive:

Infine non è da escludere che un Sussurro venga scoperto in una situazione compromettente e sia costretto ad affrontare un avversario troppo forte per lui. Nulla vieta di utilizzare il taccuino per mandare una richiesta di aiuto: basta scrivere qualche parola, utilizzando un consumo Alto di energie, e il Sussurro più vicino si precipiterà ad aiutare chi ha bisogno. Il turno successivo di combattimento giungerà sul campo una figura mascherata, un'ombra pronta ad aiutare il proprio compagno ed uccidere il suo avversario. Sferrerà un singolo letale attacco, dal quale sarà possibile difendersi utilizzando una tecnica di livello Medio o inferiore, che però infliggerà danni di livello Critico se subito totalmente. Poi la spia scomparirà nel nulla, per tornare da dove era venuta. [Attiva - Costo Alto]


Attive dal turno precedente:-

Gettone: Power up di natura fisica
Sentendo l'adrenalina che ha in corpo Lhotar guadagnerà per quattro turni 1 cs in forza


Riassunto:
Al fine tecnico, paro il tuo pseudo attacco con la pietra grazie ai miei cs, ma subisco il tuo attacco pscionico. finito l'attacco del tuo pg il mio cascata la tecnica alta sopracitata (quella dell'incanto della voce del sussurro)per poi notare che la linea di "bagnato" che la cascata ha creato sulla roccia è distorta capendo che il tuo pg si trova lì. A quel punto il mio pg fa cadere sul profilo della cascata un pezzo di legno di dimensioni decenti e sfruttando l'ombra creata entra nella cascata sperando che il diversivo ti faccia dubitare quanto basta. Grazie alla luce della luna che filtra dall'apertura causata dal nano ti individua e prova a colpirti con un affondo diretto al tuo fianco

Note: ricordo che la tecnica alta si attiverà nel mio prossimo turno e quindi dovrai pararla non questo turno, ma quello successivo .

 
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DanT&
view post Posted on 24/4/2014, 23:08




Erdkun - Notte di passione III





Il buio e l'umidità. Frammenti di pietra dal soffitto e dal terreno. La sensazione già provata di essere nella bocca di un titano primordiale legato visceralmente al cuore della montagna.
Un unico suono impediva il pensiero razionale. Un battito forsennato, elettrizzato e adrenalinico, dovuto forse al combattimento che metteva in gioco la propria vita, forse al terrore atavico di essere inghiottito da qualcosa di immensamente grande ed inconcepibile.
Passò con lo sguardo la roccia dietro cui era acquattato, immobile ad aspettare che il suo piccolo pesce abboccasse. Una patina umida la ricopriva riconducendo un fugace pensiero alla saliva che alberga nella bocca degli esseri umani, figurarsi dei mostri.
Scosse la testa. Il buio da piccolo lo terrorizzava, ricordò rabbrividendo. Con gli anni aveva superato la paura che le tenebre gli infondevano nelle budella, torcendogliele, tuttavia non si trovava ancora a suo agio.
La situazione richiedeva un piccolo sacrificio, come tutto.
Se per restare vivo avesse dovuto restare lì per un anno, a scolorirsi, lo avrebbe fatto.
Adattandosi, come sempre.

Il nano tardava. Probabilmente si stava chiedendo dove diavolo fosse andato a finire il poveraccio che aveva deciso di sacrificare per il capriccio di un ideale.
Mickey si mosse a disagio per evitare che i muscoli si bloccassero. I crampi non sono particolarmente consigliati in battaglia.
Il movimento gli costò però un ennesimo fiotto di sangue dalla freccia nella gamba, e un gemito. La punta aveva trapassato la carne, ma adesso spuntava fuori come da un macabro puntaspilli.
Il Tuttofare strinse i denti. Era indeciso. Non sapeva se tirare fuori le aste di legno che aveva conficcate nel corpo o se lasciarle lì sperando in un momento migliore. Togliendole l'emorragia avrebbe presto risucchiato le ultime forze, debilitandolo. Lasciandole il combattimento sarebbe stato meno agevole e indubbiamente più doloroso. Mollò il sasso che teneva in mano e tastò il legno che lo attraversava per un piccolo test. Un brivido di dolore si propagò fino alle tempie strappando un ringhio carico di rabbia contro se stesso e contro il mondo.
No, non è fattibile.
Sputò una boccata amara, distogliendo l'attenzione dalle ferite e cercando quanto più possibile di ignorare il dolore. Doveva tenere d'occhio la cascata. Doveva restare concentrato, focalizzato sull'obiettivo. Restare freddo, tuttavia, era sempre più difficile. Quell'idiota lo aveva tirato dentro un ballo a cui non era nemmeno stato invitato. La situazione lo faceva infuriare tanto che la voglia di tornare fuori a rompergli il culo sembrava sul punto di superare quella di continuare ad attendere che la trappola scattasse.
Uno scalpiccio di passi catalizzò l'attenzione del Faccendiere, che sollevò la testa. Tra le stalagmiti Lhotar sfrecciava verso il biondino che non si era minimamente accorto del suo ingresso.
Ma quando...?
La voce tradiva sorpresa.
Il piano era perfetto! Semplicemente perfetto!
Come diamine aveva potuto sfuggirgli?
Attribuì la colpa al tempo dedicato alle ferite, ma non ebbe il tempo di lamentarsi.
L'affondo delle due lame colpì esattamente nel momento in cui si era rimesso totalmente in piedi, sormontando in statura quel piccolo avversario tanto tenace quanto agguerrito.
Le due punte d'acciaio si abbatterono sul fianco destro del Tuttofare. Stracciarono i vestiti, sfliacciandoli come burro e raggiunsero la carne che però di tenero, stavolta, non aveva proprio nulla.
La pelle nera, indurita fino all'inverosimile, aveva resistito più che alla grande. Nemmeno un graffio riuscì a scalfire il muscolo dorsale duro e gonfio su cui era scivolato il filo della lama senza lasciare alcuna traccia o danno, se non per la sartoria che lo copriva.
Mickey aveva seguito col viso il movimento delle due spade. Le aveva accompagnate via con un sorriso, allargando anche leggermente il braccio come per in un invito galante a farle passare. Sempre un gentiluomo con le signore.
E ora stava di fronte al nano, trentadue denti candidi a testimoniare la sua gioia incastonati in un'espressione feroce che presagiva nulla di buono.
Fece di no col capo, senza smettere di sorridere e poi fece spallucce.
Doppielame UN CAZZO!
Rimbombò nella caverna.
Il pugno destro scattò come una molla caricata da troppo tempo, desiderosa di sfogare la propria energia in un salto senza fine.
Diretto, potente, preciso. Il naso di quel fottuto nano, persino troppo in basso per essere raggiunto agevolmente da un decentissimo pugno, si sarebbe fracassato senza troppi complimenti. Lo spreco di energie, poi, aveva una doppia utilità. L'urto con la cavità nasale, se colpita nel modo giusto, provoca un senso di confusione non indifferente.
In ogni caso doveva togliersi da lì il più in fretta possibile. Lhotar aveva dimostrato di essere un combattente con qualche asso nella manica e di certo non aveva voglia di vederne altri da così vicino, di rischiare più del necessario.
Facendo piede perno ruotò verso sinistra e con degli agili saltelli raggiunse l'imbocco della cascata che subito lo riempì di schizzi, rinfrescandolo.
Si stagliò, netto, contro il muro chiaro d'acqua che correva verso il basso, facile bersaglio per altri attacchi dalla distanza, ma non gli importava. Voleva che Lhotar Doppielame, nano pazzo di chissà dove, vedesse bene quello che il destino aveva in serbo per lui.
La mano destra, ormai tornata al colorito naturale, sfiorò il manico appeso alla sua schiena.
Con un gesto teatrale, la grossa falce venne sguainata entrando in scena prima donna e per nulla intenzionata ad abbandonarla se non alla fine tra gli applausi.
Strinse l'acciaio dell'impugnatura, pronto a sferrare un colpo che racchiudeva in una sola grande falciata la rabbia repressa di una vita, e sentì propagarsi da dentro un innato senso di piacere che soppiantò il dolore, facendolo scomparire e saziandolo d'un dolce calore espresso in una chioccia risata argentina.
Dai il benvenuto, amico.
Trillò il Tuttofare, estasiato.
A colei che ti sventrerà come un maiale!
Un'altra risata, più inquetante. Quella di un folle.
Una figura totalmente diversa dal Mickey che tutti conoscono.
Se si fosse visto da fuori si sarebbe descritto con una sola parola.
Terrificante.




Narrato
Pensato
Parlato



• Capacità Straordinarie: 1 Intelligenza

• Status
Stato Fisico: 4/32 [Danno Medio da perforazione/lacerazione a spalla sx, costato sx, gamba dx ed avambraccio dx - Ignorato]
Stato Energetico: [70 - 10 -10] = 50% Rimanente
Stato Psicologico: Deliziato dal proprio dolore, pronto a macellare il suo avversario, non vede l'ora d'ammazzarlo.

• Abilità Passive:
Sopravvivo alla faccia tua! [Razziale umana; Mickey non sviene al 10% di energie]
Tranquilli, tranquilli. Mickey è qui. [Talento Ammaliatore I; Malia psionica di Fiducia nei confronti di Mickey]
Il marchio del disertore. [Tatuaggio di maschera spezzata nell'incavo del gomito destro; qualsiasi appartenente al Clan Toryu diffiderà del portatore del marchio, sottovalutandolo e disprezzandolo innatamente, anche se non è a conoscenza del tatuaggio]
Red - Rivers - Reverie. [Passiva della Spaccaculi che fa ignorare il dolore fisico e psionico nel turno in cui una tecnica della falce viene attivata; Raggiunti i tre utilizzi delle tecniche concesse dalla falce il portatore cade in berserk perdendo la capacità di ragionare ed attaccando amici e nemici indifferentemente]
Furia [1/3]

• Abilità Attive:

Da turno precedente

Sangue al sangue
Sarà che nella vita tutto gli si è sempre ritorto contro. Sarà che tutto, prima o poi, gli è sempre andato per il verso sbagliato. Sarà forse, più semplicemente, che l'esperienza è un maestro migliore di quanto si voglia ammettere. Non è facile restare vivi per così tanto tempo in un posto come Asgradel. Non è facile nemmeno rimanere interi, e questo si è visto. L'ottimismo, comunque, è sempre l'ultimo a morire insieme alla speranza. Mickey, inguaribile ottimista e sognatore pieno di speranze sa che tutto ciò, in ogni caso, non basta. Non gli resta, per andare avanti, all'unica cosa che lo ha sempre contraddistinto da tutti quelli caduti e che non sono mai riusciti a rialzarsi. La forza di volontà.
In termini di gioco spendendo un consumo di energia pari ad Alto Mickey sarà in grado, aggiungendo il proprio bisogno di sopravvivere ad una goccia del proprio sangue -fresco o di precedenti ferite-, di evocare davanti a sé una barriera cremisi dalla forma liberamente personalizzabile al momento del cast e di potenza Media che lo difenderà da qualsiasi tecnica di natura magica o fisica di potenza pari o inferiore. Una volta che la barriera avrà adempiuto al suo dovere sarà come risucchiata da una ferita già presente sul corpo del caster o semplicemente da bocca o dal naso ed entrerà in circolo donando al Tuttofare l'immunità da un altro eventuale attacco di potenza Media o inferiore nel turno successivo. Quest'ultimo effetto sarà accompagnato da una variazione del colore della pelle che diventerà di colore ebano fino alla fine dell'effetto della tecnica.

In questo turno:

Dammi tutto
Nei vari anni da accattone il piccolo Mickey ha dovuto affrontare innumerevoli difficoltà. Quella di essere brutalizzato dai coetanei più grossi si è presentata talmente tante volte che ormai non ci fa quasi più caso al come reagisce. La cosa che ha notato con l'esperienza è che spesso i bulli si presentano in tanti e/o armati. E sai che fine fanno quando l'arma gliela togli?
E' curioso vedere come d'un tratto spesso e volentieri diventino degli agnellini senza nulla da dire.
In termini di gioco con un solo movimento fulmineo, il Tuttofare ha trovato il modo di unire l'utile al dilettevole, ossia quello di danneggiare il proprio avversario ed in contemporanea privarlo del proprio armamentario. E' un colpo veloce, potente, preciso. In grado di causare un danno Basso da contusione in un punto nervoso del nemico che si troverà immancabilmente a mollare l'arma qualsivoglia oggetto bersaglio della tecnica. L'equipaggiamento in questione sembrerà moltiplicare il proprio peso all'infinito e si troverà a sprofondare nel terreno quel tanto che basta ad impedirne l'uso finchè il danno Basso inflitto non verrà curato con una tecnica apposita. [Pergamena Mentalista Sopraffazione]

BLEAK-BLINKING-BLADE | Tecnica media. Consumo medio. Natura fisica.
Esistono voci e dicerie secondo le quali la falce del Sorrisone fu trafugata dalla sua tomba, e da allora sia passata di mano in mano, sequestrata da mercanti e poi ancora una volta derubata e messa all'asta illecitamente, o presa con la forza da uomini desiderosi del potere in essa intrinseco. Ma da ormai tempo immemore si è persa traccia della stessa, come è peraltro comprensibile: diversi secoli sono passati, e il fatto stesso che sia ancora integra e funzionante nelle mani di qualcuno sarebbe un miracolo - persino un individuo qualunque potrebbe averci messo le mani, probabilmente senza nemmeno avere idea della storia che v'è dietro e chiamandola in modo diverso. Ben poche armi vantavano, tra l'altro, una lama tanto affilata quanto quella della fu-Vermiglia: il suo taglio era capace di ferire profondamente e recidere nervi e tendini in un singolo colpo, pur mantenendo una maneggiabilità stupenda che permetteva di sferrare assalti ripetuti. Il possessore ad un certo punto della giocata può spendere un consumo Medio e sacrificare uno slot tecnica, e da quel momento in poi potrà sferrare (anche in un qualsiasi turno successivo) un attacco turbinante e rabbioso in cui ruoterà assieme alla falce, tagliando tutto ciò che si trova sulla propria traiettoria in un singolo colpo deciso o una grandinata. L'attacco nella sua interezza va difeso sempre come una tecnica di potenza Bassa. Ma qualora l'attacco, più brutale che preciso, andasse a segno, il bersaglio subirebbe un danno Medio al corpo per i tagli e la perdita di 2 delle CS a propria disposizione, dovute alla menomazione dei colpi spietati. Solo la preparazione della tecnica, non il suo utilizzo effettivo, consumano uno slot tecnica. Finché il possessore tiene pronta la tecnica senza utilizzarla, non potrà utilizzare le altre sue tecniche, dovendo sempre reggere l'arma. Come spiegato, però, questa potenza irruente ha lo svantaggio di essere poco precisa: e basterebbe una tecnica bassa a schermare interamente dai danni al corpo e a quelli delle CS.

• Riassunto:
Subisco il tuo attacco fisico, ma la tecnica Sangue al Sangue attivata nel turno precedente mi difende in maniera agevole e l'unica cosa che mi infliggi è un taglio nuovo alla giacca. Di conseguenza, avendoti lì a portata di mano, passo al contrattacco sferrando a Lhotar un pugno sul naso utilizzando contestualmente la pergamena Sopraffazione per causare un danno totale di entità Media diviso a metà tra Basso a te e Basso all'equipaggiamento per cui bersaglio una delle due lame di modo da fiaccarti nello spirito e toglierti il fottuto epiteto di doppielame.
Poi mi allontano e mi piazzo di fronte alla cascata estraendo la Falce. Preparo la tecnica che ho esposto sopra e ti aspetto.

• Note:
Vai con l'altro giro =)
 
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view post Posted on 25/4/2014, 14:57

Lamer
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Sorpresa. Ecco cosa vide Lhotar in quei brevi attimi che poté guardare distintamente il volto del suo avversario. Probabilmente la sua tattica aveva funzionato o forse, in quella caverna oscura, il suo bersaglio si era distratto, ma poco gli importava a lui. Voleva vendetta per il giochetto degli uccelli e l'avrebbe avuta ad ogni costo.

Le sue lame trapassarono senza problemi la giacchetta grigia del suo avversario, ma invece di affondare nella tenera carne, si schiantarono contro una superficie nera e dura. All'inizio non capì cosa era successo,ma appena i suoi occhi si abituarono alla penombra, notò che la carnagione del suo avversario era diventata di un nero intenso, simile solo alle profondità della terra dove ne luce ne calore riuscivano ad arrivare.

Poi guardò dal basso all'alto il suo avversario. In quella grotta naturale, la sua statura minuta era avvantaggiata rispetto a quella degli umani, ma a quella distanza poco importava, era troppo vicino per scappare e visto come erano andate le cose con il precedente attacco, continuare ad incalzarlo con attacchi banali era inutile.

Una goccia di sudore freddo gli scorse sul collo mischiandosi ai residui di acqua che gli avevano inzuppato i vestiti. Un tremolio percosse l'intero corpo del nano che per la prima volta da quando era giunto in quella foresta provava una sensazione di disagio che lentamente iniziò a mutare in qualcosa di diverso; paura, ecco cosa stava provando.

Lhotar guardò negli occhiali scuri del suo avversario, ma non riuscì a capire cosa volesse fare, ma poi, come un tuono a ciel sereno, le parole dell'umano rimbombarono nell'angusta caverna amplificando l'enfasi che il suo avversario aveva scandito con fin troppa perizia facendo capire fin troppo bene le intenzioni del suo nemico.

Il braccio destro di quello che ora sembrava un energumeno scattò con una velocità non indifferente. All'iniziò il nano si rassegnò ad incassare il pugno diretto verso la sua faccia, ma qualcosa nel suo cuore lo fece reagire. Non sapeva se era istinto, voglia di vivere o solo un dispetto per non far esultare il cretino che si era fatto abbindolare dai suoi stessi compagni, ma con un movimento fluido del braccio destro devio la traiettoria del colpo con la spada che invece di colpire la faccia si diresse verso il petto.

Il contraccolpo gli spezzo il respiro per una manciata di secondo e il senso di squilibrio lo costrinse ancora una volta a inginocchiarsi. Lhotar guardò dritto davanti a se, ma il suo avversario sembrava come se si fosse volatilizzato, ma poi il rumore perpetuo della cascata variò e lo spinse a guardare in quella direzione.

Il suo avversario lo attendeva dall'altro lato della cascata. Sembrava felice di essere riuscito a colpirlo, un bambino cattivo che ruba una caramella a un'altro più piccolo, ecco cosa gli ricordava. La sete di vendetta a quel punto esplose. Voleva ferirlo, farlo soffrire e infine ucciderlo, ma appena si rialzò qualcosa lo bloccò.

Un pensiero solitario che si era distanziato da quelli di vendetta, di ira e di morte. Qualcosa nella sua mente gli suggeriva di rimanere lucido, di combattere non per il gusto di farlo, ma per dimostrare qualcosa, ma non riusciva a capire cosa. Si fermò a riflettere qualche secondo prima che le parole del suo avversario lo colpissero come un martello fa con l'incudine, ma quelle due semplici frasi furono di ispirazione per lui.

Finalmente si ricordava perchè aveva deciso di aiutare il suo popolo. Ormai si era mischiato con gli umani e i suoi pensieri erano diventati estranei a quelli che aveva un tempo. Gloria e onore non gli erano mai importati più di tanto e l'ira e la vendetta mai lo avevano sfiorato, eppure nell'ultimo periodo passato a Basiledra quelle parole gli erano ronzate in testa peggio di uno sciame di locuste. Ecco a cosa quel combattimento sarebbe servito, non tanto a far finire quelle battaglie che sicuramente un giorno o l'altro avrebbero ripreso, non a dimostrare la sua forza, ma avrebbero dimostrato che lui, nel suo cuore, era ancora un nano del Nord e non un inetto abbindolato dagli umani.

Lhotar guardò in direzione del suo avversario, sembrava così sicuro di se, certo che quel combattimento sarebbe finito con la sua stupida falce conficcata nel corpo del nano, ma non sarebbe andata così. La vendetta gli bruciava ancora dentro, ma avrebbe usato quel potere distruttivo per sconfiggere l'avversario, un paio di colpi e lo avrebbe messo in ginocchio come per troppi anni gli uomini avevano fatto con il suo popolo, ma prima avrebbe fatto capire al suo avversario con chi aveva a che fare. Quindi uscì dalla cascata che sembrava stranamente rinvigorente,l'acqua fredda lo svegliò completamente rinvigorendolo e facendogli sentire il cuore che pulsava a ritmo costante e guardando in faccia il suo avversario iniziò a parlare.

"Stupido umano, cosa credi di fare? Tu probabilmente non sai neanche cosa significhi la parola sventrare. Sei solo un insulso e debole vecchio che si crede chi sa chi solo perchè fotte con qualche donna e uccide qualche persona. Be sappi che in altre occasioni ti avrei ignorato semplicemente, ma tu hai insultato il mio nome e hai ingaggiato una battaglia a colpi che io non sono in grado di fare ed a cui non posso difendermi. Be, sappi quest,o le due lame che tu hai insultato stanno per farti tanto male."

A quel punto Lhotar scatenò tutta la sua forza. Scattò in avanti creando un affondo con la spada destra diretto al cuore per poi usare la sua piccola mole per oltrepassare il suo avversario e creare due fendenti dal basso all'alto diretti verso la schiena dell'uomo, ma fatto ciò lo squilibrio causato dall'incontro con i passeri lo costrinse a terra, arrestando la serie di attacchi.

Proprio in quel momento capì che la fase intensa di quel combattimento stava iniziando e che da quel momento in avanti nessuno dei due avrebbe risparmiato colpi e intanto, nascosto tra gli alberi della foresta, un ombra mascherata scagliava una freccia verso l'umano mirando al collo, con l'intenzione di aiutare il compagno in difficoltà. Si, sicuramente era iniziato il vero scontro e i prossimi attacchi sarebbero stati quelli decisivi.



Corpo :- danno basso al torace
Tot: (1\16)
Mente : - danno medio (sete di vendetta causata dalla confusione)
Tot (2\16)
Energia rimanente: 35%

CS : Maestria nell'uso delle armi= 1 + cs in forza tramite power up = 2 cs
Costi: Basso = 5% | Medio = 10% | Alto = 20% | Critico = 40%

Armi:
spade (x2), arco e frecce (x7)

Passive : il possessore del talento ha sviluppato una capacità innata di sfruttare ogni oggetto riesca ad impugnare come una letale arma. Non solo, quindi, l'arma cui è legato e con la quale ha vissuto gran parte della propria vita, o della propria esperienza. Qualunque mezzo, per strano, informe o artificioso che sia, potrà asservire allo scopo designato di ledere il proprio nemico, sempre che la logica e la razionalità lo consentano. Pertanto, potrà sfruttare bottiglie, funi, cinte, sedie, semplici assi di legno o pezzi di metallo, come armi letali che, nelle proprie mani, taglieranno il nemico al pari di una lama affilata o di una poderosa ascia.
Raziale nanica: La razza dei nani gode da sempre di una particolare predisposizione alla vita dura, cosa che li ha resi nei secoli famosi per la loro tenacia senza pari; abituati a vivere nelle condizioni più abiette (sotto terra, dove la roccia viva non offre occasione di coltivare o allevare grandi quantità di vegetali e animali), i nani sono col tempo divenuti meno sensibili delle altre razze alla fatica fisica. Ciò si traduce, all'atto pratico, in una resistenza alla fame, alla sete, all'affaticamento del corpo dovuto a lunghi viaggi o combattimenti estenuanti. In termini di gioco un nano non sentirà i morsi della fame, non avrà bisogno di bere se non quando gli aggrada e non risentirà della fatica durante il combattimento, anche qualora questo dovesse protrarsi a lungo; ciononostante sverrà al 10% delle energie come qualsiasi altro.



Attive:

Destrezza nanica (I): Variabile di natura fisica, provoca danni fisici
Lhotar potrà compiere in simultanea due attacchi portati con delle arimi (anche freccie) di potenza complessiva pari al consumo.
consumo alto

Effetto attivo dominio (I): spendendo un consumo pari a Basso, il personaggio è in grado di sfruttare la propria tecnica per difendersi da un'offensiva dell'avversario. Il possessore del talento, infatti, sarà in grado di cogliere - istintivamente o meno - lo scorrere della battaglia e di immergersi in esso con peculiare perizia. Così, potrà efficacemente deviare un attacco rivolto alla sua persona, semplicemente lasciandolo scivolare contro la propria arma, cambiandone la traiettoria. La particolarità di questa difesa di potenza bassa è indubbiamente quella di poter agire anche contro tecniche magiche scagliate dall'avversario, non solamente fisiche: eventualmente, il guerriero potrà decidere di deviare il corso di una scarica elettrica, o anche di una palla di fuoco. Per poi controbattere al proprio avversario per l'onta subita. E' una tecnica di natura fisica.


Attive dal turno precedente:-

Gettone: Power up di natura fisica
Sentendo l'adrenalina che ha in corpo Lhotar guadagnerà per quattro turni 1 cs in forza

Infine non è da escludere che un Sussurro venga scoperto in una situazione compromettente e sia costretto ad affrontare un avversario troppo forte per lui. Nulla vieta di utilizzare il taccuino per mandare una richiesta di aiuto: basta scrivere qualche parola, utilizzando un consumo Alto di energie, e il Sussurro più vicino si precipiterà ad aiutare chi ha bisogno. Il turno successivo di combattimento giungerà sul campo una figura mascherata, un'ombra pronta ad aiutare il proprio compagno ed uccidere il suo avversario. Sferrerà un singolo letale attacco, dal quale sarà possibile difendersi utilizzando una tecnica di livello Medio o inferiore, che però infliggerà danni di livello Critico se subito totalmente. Poi la spia scomparirà nel nulla, per tornare da dove era venuta. [Attiva - Costo Alto]


Riassunto:
Al fine tecnico, uso l'attiva del dominio per proteggermi dal tuo colpo, subendo il danno basso, ma salvando la mia arma. Poi, dopo una parte puramente narrativa, parto all'attacco creando un affondo diretto al petto e dopo esserti passato dietro, casto la mia personale a consumo alto diretto alla schiena, dal basso all'alto come fendente. Infine si attiva la tecnica dei silenziosi sussurri sottoforma di freccia diretta al collo.

Note: nulla da dire (fortuna che sono riuscito a postare).

 
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DanT&
view post Posted on 29/4/2014, 19:56




Erdkun - Notte di passione III





Un altro.
Sospirò.
Un altro fottuto, stramaledetto, discorso.
Mickey piantò la falce in terra, con forza, irritato. Il manico affondò qualche centimetro nel terreno umido.
La figura del nano lo innervosiva nella sua interezza mentre si ritrovava a soppesarlo. Un quarto di altezza, tre ciocche di barba, due occhi porcini e una smisurata dose di ego. Nella ricetta della creazione chiunque ne avesse impastato la vita aveva sicuramente esagerato in qualcosa. Il risultato era un piatto troppo condito. Sbilanciato in ogni sapore e che si stagliava netto senza piegarsi ai palati incontrati, anzi, imponendosi in sfumature troppo corpose.
Stucchevole.
Unico commento che non riuscì a trattenere annoiato. Se fosse stato a tavola avrebbe allontanato la portata, disgustato.
Fottere qualche donna e uccidere qualche persona eh?
Mphf.
Spallucce.
Non si capiva proprio come fosse giunto a quella conclusione dopo aver scambiato appena qualche colpo e parola. Certo, c'era andato vicino. Ma si era per caso chiesto il perché?. La domanda è retorica ovviamente, la risposta superflua oltre che scontata. Un "no" così colossale da tacciarlo indelebilmente di due epiteti che se associati al Tuttofare lo avrebbero fatto rabbrividire: ignorante e presuntuoso.
Perchè Mickey non è ignorante, anzi. Cerca da sempre di assimilare, assorbire come una spugna, tutto quello che incontra, che non conosce, di accumulare esperienze su esperienze nella speranza che prima o poi si sarebbero rivelate utili in qualche occasione. Come si dice? Impara l'arte e mettila da parte. Ne aveva fatto una specie di motto.
Tantomeno, poi, si considera presuntuoso, anche se è una sensazione che in qualche modo riesce involontariamente a trasmettere. Questo perchè gli ignoranti, appunto categoria detestata, non riescono a cogliere la sottile differenza tra arroganza e presunzione.
Mickey non ha la presunzione di intavolare uno scontro con il primo che capita a tiro per qualsivoglia motivo, ma una volta tiratoci dentro ha l'arroganza di permettersi dichiarazioni. Probabilmente perchè analizzare le situazioni è sempre stato un po' insito nella sua natura e forse perchè questo meccanismo di difesa lo applica anche agli avversari.
Insomma Lhotar doppielame era stato pesato, era stato misurato e infine era stato trovato mancante. Di qui la sicurezza nell'affermare che l'avrebbe sventrato come un maiale.
Si concesse persino di farlo uscire attraversando il passo che presidiava, accompagnandolo con un sorriso indulgente che avrebbe fatto saltare i nervi a chiunque, cosa che difatto non mancò di avvenire.
L'attacco non a caso fu repentino, uno scatto bruciante, e quasi letale. L'affondo al cuore stavolta non lo mancò e soltanto il puro istinto di sopravvivenza gli permise di spostarsi leggermente per non essere lui ad essere aperto come una cozza.
Il bruciore che gli attraversò il pettorale sinistro però non fu che l'antipasto, l'entrée di benvenuto a cui non potè resistere e che gli fece aumentare la salivazione in attesa della portata principale che di lì a poco sarebbe arrivata e che infatti non tardò, servita da un insolito cameriere.
Agile come un gatto, il nano forte della sua stazza oltrepassò il Faccendiere con facilità sorprendente. I due fendenti non diedero nemmeno il tempo di affrontarli faccia a faccia, sibilarono metallici tagliando dapprima l'aria che incontravano per poi abbattersi sulla schiena del Tuttofare, già martoriato da ferite e mutilazioni.
Mickey Aggiustatutto crollò in ginocchio gemendo e sanguinando, la fronte spaccata da tsunami di dolore travolgente. Il suo avversario incombeva alle spalle, boia pronto all'esecuzione capitale e forse già pregustava di spiccar la testa all'uomo che lo aveva minacciato e deriso, che era stato arrogante fino a qualche secondo prima e adesso era con tutti e due i piedi nella fossa.
Abbassò la testa, scoprendo il collo nudo. Non era pronto a morire, ma lo avrebbe fatto da guerriero, con onore.
Lacrime di vergogna pungolarono il terreno, bagnandolo come lieve pioggia salata. Due, tre singhiozzi. La pace non lo avrebbe mai raggiunto perchè non era lì che si aspettava di incontrare la dea della morte e ad accettarlo, proprio non ci riusciva. Non si capacitava del fatto che la vita avesse un senso dell'umorismo così macabro. Gli aveva portato via tutto, lentamente. Letteralmente pezzi di sé, propriamente visibili, ma ancor prima si era portata via la cosa più importante che avesse mai avuto, o meglio, la persona.
Finalmente ci rivedremo.
A-Alena...
Sibilò il nome della sua amata. Voleva morire pronunciandolo come ultima cosa, quella che lo aveva reso più felice di quanto fosse mai stato nel resto della sua vita.








Un boato scosse la grotta
I canini di roccia che la guarnivano vibrarono eccitati.
Gli Dei, si sà, sono capricciosi e volubili. Le coincidenze per un Dio non esistono. Esiste solo il suo volere ed un grande disegno in cui ogni tassello, alla fine, trova il proprio posto nel puzzle. Non era un caso, dunque, che Mickey il Tuttofare, figlio di nessuno, si ritrovasse a piangere la propria sposa perduta nella battaglia contro la malattia laddove eoni prima Géon si era ritrovato in una simile condizione a struggersi per la sua amata. Due destini distinti e separati che seguono paralleli i fili di un'unica grande matassa.
Dalla terra bagnata spuntò una testa dagli inquietanti occhi arancio, ardenti come lava, ed adornata di lunghe corna. Fu seguita da un torso, due braccia con mani che ghermirono il terreno ed infine gambe da cui guizzava dietro una coda biforcuta. Il corpo della bestia era ricoperto di inquietanti simboli tribali, tanto primitivi e primordiali quanto terribile era la sensazione che quella vista provocava.
Il Faccendiere osservò stupito ergersi, incapace per una volta di parlare, Géon il Titano di Tanri Kannir, araldo del Dio della Terra e creatore delle Lacrime degli Dei. Non sapeva chi fosse, non ne aveva mai sentito parlare eppure per un istante capì da dove provenisse la sensazione di disagio che lo attanagliava ogni volta che per piacere aveva messo piede nella grotta.
Un ruggito bestiale riecheggiò tra le pareti scure della caverna. A confronto persino la cascata sembrò muta, intimidita dal proprio padre.
Géon si chinò sulle ginocchia, arrivando col volto a pochi centimetri da quelli del biondo Aggiustatutto, scrutandogli a fondo nell'anima. Non parlò, non emise alcun verso, ma spostandosi leggermente rivelò una freccia dall'impennatura grigia e dalla punta seghettata che stava immobile a mezz'aria, a due metri dalla testa del povero Mickey.
Con un cenno del capo indicò l'esterno da cui proveniva, poi fece guizzare le code. Senza smettere di guardarlo una delle due punte, lentamente, toccò la parte acuminata del dardo e da quel punto si propagò sul proiettile una qual sorta di maledizione che la trasformò in roccia.
Il pugno di pietra scattò all'indietro troppo veloce perchè qualsiasi cosa vi resistesse e colpendola accompagnata dall'ultimo ruggito frantumò la freccia spargendone la polvere nell'aria ferma.
L'araldo smosse con gli artigli dei piedi la terra che gli stava sotto, iniziandovi a sprofondare. Le dure dita strinsero la spalla destra di Mickey mentre tornava da dove era venuto. Non avevano detto nulla, non si erano parlati, ma si erano capiti. Erano riusciti a dirsi tutto con lo sguardo, a scambiarsi il proprio dolore e ad incoraggiarsi ad andare avanti nonostante l'abisso che separava due figure tanto diverse e tanto lontane accomunate da un'unico, profondo, sentimento: il rammarico. Incontratesi lì per il capriccio di un Dio.
Gli occhi di Géon lo incrociarono per l'ultima volta quando ormai solo la testa era ancora fuori. Snudò le zanne dando spettacolo di fauci affilate che somigliavano in tutto e per tutto alla bocca dell'inferno nei peggiori incubi di ogni uomo.
Ancora in ginocchio, persino stremato da stenti e dolori, il Faccendiere capì.
Stringi i denti.
Ed è quello che fece.
Con uno scatto i canini sbatterono l'uno contro l'altro e le dita che non avevano smesso di stringere il manico della falce si animarono grattando con le unghie il terreno.
Due passi in avanti sulle ginocchia per mettere distanza, una torsione del busto che impregnò il colpo di una carica devastante. La Spaccaculi vibrò bramosa di sangue diretta verso lo stomaco del nano, pronta a ghermirne le viscere ed a dipingergli sullo stomaco il sorriso cremisi per cui il suo antico padrone, Baylard, era famoso.
Mickey si rimise in piedi, cercando di sopprimere il senso di piacere che sgorgava dalle nuove ferite che gli aprivano la schiena. Doveva restare lucido, calmo, ma la voglia di spargere il sangue di Lhotar per ritingere la grotta e mescolarlo alla cascata per testimoniare fino a valle la sua morte era irrefrenabile.
Scattò verso di lui, destreggiandosi tra le rocce, ebbro di frenesia omicida con uno sguardo negli occhi tanto folle quanto determinato.
Ponendo il perno sulla punta del piede ruotò su sé stesso sfruttando il peso della falce per dare vita a due nuovi attacchi portati uno alle gambe ed un altro alla testa in rapida successione. Era riuscito a calcolare come e dove mantenere l'impugnatura di modo da coordinare la gittata dell'arma con l'ambiente circostante. Non avrebbe urtato l'opera di Géon, aveva capito in qualche modo gli appartenesse, né l'avrebbe deturpata. Si sarebbe concentrato solo e unicamente su colui che aveva dato inizio a quello scontro senza senso, massacrandolo, sezionandolo, facendolo a pezzi ed alla fine lasciandolo lì, tributo ad una guerra non sua e ad un Dio troppo antico per essere ricordato.



q8qu


Narrato
Pensato
Parlato



• Capacità Straordinarie: 1 Intelligenza

• Status
Stato Fisico: 14/32 [Danno Medio da perforazione/lacerazione a spalla sx, costato sx, gamba dx ed avambraccio dx - Ignorato]; [Danno Basso da lacerazione al pettorale sinistro - Ignorato]; [Danno Alto da lacerazione, due tagli alla schiena che la attraversano - Ignorato]
Stato Energetico: [50 - 20] = 30% Rimanente
Stato Psicologico: Compresso in una sorta di limbo tra lucidità e rabbia

• Abilità Passive:
Sopravvivo alla faccia tua! [Razziale umana; Mickey non sviene al 10% di energie]
Tranquilli, tranquilli. Mickey è qui. [Talento Ammaliatore I; Malia psionica di Fiducia nei confronti di Mickey]
Il marchio del disertore. [Tatuaggio di maschera spezzata nell'incavo del gomito destro; qualsiasi appartenente al Clan Toryu diffiderà del portatore del marchio, sottovalutandolo e disprezzandolo innatamente, anche se non è a conoscenza del tatuaggio]
Red - Rivers - Reverie. [Passiva della Spaccaculi che fa ignorare il dolore fisico e psionico nel turno in cui una tecnica della falce viene attivata; Raggiunti i tre utilizzi delle tecniche concesse dalla falce il portatore cade in berserk perdendo la capacità di ragionare ed attaccando amici e nemici indifferentemente]
Furia [1/3]

• Abilità Attive:

Da turno precedente

BLEAK-BLINKING-BLADE | Tecnica media. Consumo medio. Natura fisica.
Esistono voci e dicerie secondo le quali la falce del Sorrisone fu trafugata dalla sua tomba, e da allora sia passata di mano in mano, sequestrata da mercanti e poi ancora una volta derubata e messa all'asta illecitamente, o presa con la forza da uomini desiderosi del potere in essa intrinseco. Ma da ormai tempo immemore si è persa traccia della stessa, come è peraltro comprensibile: diversi secoli sono passati, e il fatto stesso che sia ancora integra e funzionante nelle mani di qualcuno sarebbe un miracolo - persino un individuo qualunque potrebbe averci messo le mani, probabilmente senza nemmeno avere idea della storia che v'è dietro e chiamandola in modo diverso. Ben poche armi vantavano, tra l'altro, una lama tanto affilata quanto quella della fu-Vermiglia: il suo taglio era capace di ferire profondamente e recidere nervi e tendini in un singolo colpo, pur mantenendo una maneggiabilità stupenda che permetteva di sferrare assalti ripetuti. Il possessore ad un certo punto della giocata può spendere un consumo Medio e sacrificare uno slot tecnica, e da quel momento in poi potrà sferrare (anche in un qualsiasi turno successivo) un attacco turbinante e rabbioso in cui ruoterà assieme alla falce, tagliando tutto ciò che si trova sulla propria traiettoria in un singolo colpo deciso o una grandinata. L'attacco nella sua interezza va difeso sempre come una tecnica di potenza Bassa. Ma qualora l'attacco, più brutale che preciso, andasse a segno, il bersaglio subirebbe un danno Medio al corpo per i tagli e la perdita di 2 delle CS a propria disposizione, dovute alla menomazione dei colpi spietati. Solo la preparazione della tecnica, non il suo utilizzo effettivo, consumano uno slot tecnica. Finché il possessore tiene pronta la tecnica senza utilizzarla, non potrà utilizzare le altre sue tecniche, dovendo sempre reggere l'arma. Come spiegato, però, questa potenza irruente ha lo svantaggio di essere poco precisa: e basterebbe una tecnica bassa a schermare interamente dai danni al corpo e a quelli delle CS.

In questo turno:

Gettone - Difesa Magica di potenza Media
Dal terreno un golem umanoide di pietra si leva per bloccare un'offensiva magica o fisica di entità Media o inferiore.

Cogliere le debolezze
Mickey ha una grande conoscenza dei punti vulnerabili del corpo umano, utilizzandoli a proprio vantaggio.
La tecnica ha natura fisica. In seguito all'attivazione, il caster diviene immediatamente consapevole dell'anatomia del corpo avversario, compresi i punti più sensibili e vulnerabili. Ogni attacco fisico sferrato nei successivi due turni diventerà quindi più forte e pericoloso, e danneggeranno ulteriormente gli organi interni. In termini di gioco oltre al normale danno da attacco fisico, il nemico colpito subirà un complessivo danno Medio per ciascun turno, derivante dagli attacchi fisici portati dal caster. Il danno potrà essere suddiviso tra più attacchi (due di potenza bassa) o derivare da un singolo attacco. L'importante è che non venga superato il limite per turno.
Consumo di energia: Alto


• Riassunto:
Al fine delle azioni subisco il tuo attacco fisico per differenza di CS attribuendomi un danno Basso al torace e subito dopo mi trovo costretto a subire persino l'attacco di potenza Alta alla schiena. Ormai rassegnato, frastornato dal dolore e sbeffeggiato dalla vita, cado in ginocchio pronto a morire come un guerriero. Spendendo il gettone, sacrifico la prima slot e mi difendo con un Medio dall'attacco portatomi contro dal tuo Silenzioso Sussurro e sfrutto l'entità del gettone speso per caricarmi psicologicamente con scopo puramente narrativo per portarti contro i miwi attacchi.
Ti aggredisco innanzitutto con la prima falciata, da in ginocchio stesso, che va a scaricare la tecnica accumulata prima e che mi permette di ignorare il dolore subito provato in questo turno. Utilizzo quindi poi la mia seconda slot utilizzando la tecnica Cogliere le debolezze qui sopra riportata.


• Note:
Mi sento di dover spendere qualche parola e dare qualche delucidazione su questo post. Innanzitutto la frase "Lhotar doppielame era stato pesato, era stato misurato e infine era stato trovato mancante" non è farina del mio sacco, ma una citazione di uno dei miei film preferiti, Il destino di un cavaliere, che spero apprezzerete.
Inoltre, la scena clou (se così si può dire) è stata elaborata sfruttando il gettone mescolato al BG dell'arena. Di conseguenza ho pensato di trasformare un normale umanoide di roccia nel più che ben cazzuto Géon, che manco a farlo apposta ha una storia abbastanza simile a quella del mio personaggio per cui spero mi si perdonerà se ne ho sfruttato le analogie arrogandomi la presunzione di farlo intervenire in battaglia. Ovviamente gli sguardi, l'intesa, non è altro che sfruttata a fini puramente narrativo/ruolistici, per cui spero di non aver esagerato.
Eh mi piace un botto averti paragonato ad un piatto prima e poi ad un cameriere. Mentre scrivevo avevo fame e si vede xD
Buona continuazione =)
 
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view post Posted on 3/5/2014, 18:33

Lamer
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In un tempo lontano il coraggio di una persona era dimostrato da quante sfide ardue affrontava, la sua forza invece da quanti nemici uccideva. Eppure Lhotar che aveva seguito fino a quel momento ciò che si credeva in quel tempo, ora dubitava. Aveva quasi gioito nel vedere la sua spada tingersi di rosso e dentro di lui una belva si era risvegliata quando i due fendenti diretti alla schiena del suo avversario si erano concretizzati in un fiume di sangue.

Fu strano però ciò che provò quando si girò a vedere il suo avversario in ginocchio. Credeva che vedere l'unico ostacolo tra lui e la libertà del suo popolo in quelle condizioni lo avrebbe riempito di orgoglio, invece, guardando quell'inerme creatura portata allo sfinimento dai suoi colpi, provava una specie di compassione.

All'inizio pensò che quella sensazione fosse solo il riflesso della infida abilità del suo avversario che lo aveva confuso qualche minuto prima, ma con il lento ed estenuante passare dei secondi capiva che ciò che stava provando non era solo una mera illusione, ma un emozione che veniva spontaneamente dal suo cuore. Si sentiva in colpa, come se in quella semplice storia fosse lui il cattivo, ma ciò non poteva essere vero, lui combatteva per liberare il suo popolo, per ridargli la libertà che la razza della sua vittima gli aveva portato via, ma allora perchè non riusciva a smettere di far sgorgare quel sentimento che lentamente lo stava demotivando dal finire il lavoro che si era imposto? Non lo capiva, ma sentiva che c'era qualcosa che glielo impediva.

A quel punto guardò il corpo ferito del suo avversario e scrutandolo vide un particolare che rafforzò il suo sentimento, sul volto del suo avversario si erano disegnate delle linee splendenti che riflettevano la luce lunare; lacrime. All'iniziò il nano pensò che fossero solo causate dal dolore, ma poco dopo il suo breve ragionamento una flebile parola uscì dalla bocca dell'umano, il nome di una persona, il nome di una donna.

Lhotar aspettò pochi secondi e poi, risvegliandosi da una coltre di pensieri che lo stavano assalendo iniziò ad incamminarsi come un boia verso la sua vittima, ma non ebbe il tempo di fare pochi passi che qualcosa scosse la cascata. Una creatura uscita dalla caverna si erse in tutta la sua magnificenza. Gli occhi sembravano richiamare il colore delle fornaci dei nani e la pelle sembrava uguale alle rocce estratte dal suo popolo, ma, in quella creatura fatta di roccia e magia, avvertì qualcosa che non aveva mai provato, un senso di riverenza assoluta.

Cercò di capire cosa volesse fare, ma non ebbe il tempo neanche di muoversi. La freccia scagliata dal sussurro che aveva chiamato qualche minuto prima partì a una velocità elevata dirigendosi verso il suo bersaglio, ma la creatura la fermò senza difficoltà pietrificandola e poi disintegrandola. Poi, dopo aver guardato il suo avversario negli occhi, sparì come era comparso osservando solo all'ultimo istante il nano che incredulo fissava ciò che rimaneva della creatura che lentamente si rifondeva con la terra.

In quel momento un immagine fuoriuscì dalla mente di Lhotar. Era un immagine di molti anni fa, di quando si avventurava allegramente nei meandri della Montagna e con Bolg e si divertiva a scoprire i segreti di quella roccaforte sotterranea circondata solo da neve, ghiaccio e roccia. In un istante si ricordò tutti i particolari di quel luogo situato nelle profondità della terra, il luogo dove era nato, il luogo dove quella creatura era dipinta e dove l'incisione naninica riportava il suo nome; Geon l'araldo.


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La notte all'esterno della Montagna era illuminata da una luna piena che illuminava l'intera area denominata dagli umani come settentrione. Nei meandri dell'unica città nanica di quei glaciali territori tre persone guardavano il bambino appena nato illuminato dalle diverse fiaccole che emanavano una luce abbastanza forte da illuminare l'intera sala grande poco più di una casa umana.

L'intera camera era costellata di molti affreschi che adornavano le pareti granitiche di quello che un tempo era un santuario. Delle svariate immagini rappresentate però due occupavano la maggior parte della parete frontale. La prima rappresentava una figura umanoide fatta di fuoco e terra vestita di un armatura d'orata minuziosamente rappresentata e con in mano un'ascia e un martello ed era quello il dio per eccellenza dei nani, il dio della terra. La seconda invece era relativamente piccola rispetto alla prima e questa rappresentava invece una creatura composta di roccia e dagli occhi infuocati e che la stirpe di quella montagna venerava quasi alla pari di un dio e il cui nome era Geon, l'araldo del dio della terra.

Nella sala i due nani presenti guardavano fisso il bambino e la salma che era posta di fianco a lui. Dagli occhi di entrambi sgorgava una cascata di lacrime che era solo accompagnata dalla veglia funebre che la terza persona stava praticando. Un umano nascosto da una maschera che i suoi consanguinei chiamavano Cesare, il corvo pellegrino.

A quel punto il pianto del bambino scoppiò fragoroso nella sala rimbombando sulle pareti e risvegliando la mente dei due consanguinei del neonato. A quel punto anche l'umano smise con la sua litania lenta e straziante e i tre si avvicinarono lentamente al bambino guardandolo stupiti, come se fosse un evento raro. Solo un attimo di silenzio distacco il pianto del bambino dalla voce roca del corvo che dimostrava la sua anzianità.

"Questo bambino a bisogno di un nome, e non devo essere io a darglielo ma voi, poi però, scelto il suo nome, lasciatemi consacrare questo infante al Sovrano perchè possa questo vostro consanguineo, un giorno, proteggere queste terre."

Al suono della sua voce il bambino ricominciò a piangere, e i due nani iniziarono a parlare tra loro allontanandosi dal corvo che continuava a scrutare il bambino. Dovettero passare diversi minuti prima che i due decidessero il nome e appena furono abbastanza vicini da poter quasi bisbigliare uno dei due prese la parola.

"Io ero amico di suo padre e di sua madre, ma lui non avrà modo di ricordarsi veramente chi erano e che grandi persone furono. Suo padre Holat si è battuto per proteggere queste terre ed è morto combattendo per noi, sua madre Inwe invece ha dato tutta se stessa per rendere questa la città che è ora, quindi oltre a battezzarlo al tuo dio, devi anche consacrarlo al dio della terra che rappresenta gli ideali per cui suo padre e sua madre hanno dato loro stessi."

Il silenzio regnò sovrano per qualche secondo e anche il bambino smise di piangere e, con le sue piccole mani, inconsapevolmente indicò gli affreschi del dio e del suo araldo. A quel punto il corvo sospirò e guardò negli occhi i due nani vestiti con due camici neri scrutando prima uno e poi l'altro, poi, con un piccolo cenno del capo acconsentì alla richiesta e iniziò a parlare.

"Bene, che sia fatta la vostra volontà e che questo bimbo racchiuda in se gli ideali dei suoi deceduti genitori. Rotghar, come vuoi che si chiami?"

"Il suo nome sarà Lhotar, in onore di suo padre Holat e di suo nonno Rothar."

"E sia. Io, con i poteri conferiti dall'onnipotente, consacro questo bambino a te Sovrano e al dio della terra a te sottoposto. Questo bambino si chiamerà Lhotar e seguirà gli ideali rappresentati dagli dei a cui è stato consacrato, ma solo quando una delle due entità o dei loro sottoposti si rivelerà a lui, solo allora sarà veramente un figlio della terra e seguirà gli ideali dei suoi genitori, fino a quel momento avrà la facoltà di scegliere una strada diversa da quella disegnatogli . Quindi io ti benedico e ti battezzo Lhotar figlio di Holat figlio di Rohtar e che tu possa rappresentare la speranza del tuo popolo da troppo giudicato in modo disdicevole. Tu sarai il ponte che legherà le nostre razze. Che il Sovrano sia sempre con te."

La voce rimbombò ancora qualche secondo nella stanza e poi tutto si spense lasciando la stanza nel più assoluto silenzio, come a simboleggiare un atto mistico e poi un'improvvisa folata di vento fece calare nelle tenebre l'antico santuario.


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Lhotar guardò fisso il suo nemico per alcuni secondi che però sembrarono interminabili. Perchè Geon, araldo del dio della terra, aveva salvato un umano quando quella razza aveva costretto il loro popolo a servirli in modo disumano e mostruoso? Non riusciva a capirlo. Il nano cercò di collegare in ogni modo possibile le due personalità che avevano interagito qualche secondo prima, ma nessuna delle idee che gli si crearono nella mente sembravano plausibili tranne due. La prima era che il suo avversario avesse un legame con l'araldo mentre la seconda era un capriccio dell'entità apparsa poco prima, ma entrambe gli sembravano troppo assurde per essere veritiere, ma non ebbe tempo in quel momento per altri ragionamenti.

Il suo avversario si alzò di colpo come se rinvigorito da una forza misteriosa e con una tale tenacia da poter frantumare anche le pietre vibrò un colpo poderoso con la sua falce verso il busto del nano. Solo un istinto primordiale lo salvò dal colpo facendogli intuire prima del cruciale attimo come evitare quel colpo e con un movimento brusco di entrambe le spade devio la lama appena sopra la sua testa, ma la distrazione causata dall'entrata scenica di Geon e dall'attacco illusorio del suo avversario gli impedirono di difendersi a dovere.

Infatti i colpi successivi del suo avversario andarono a segno. Il primo lacerò il pesante strato di tessuto dei suoi pantaloni e poi penetrò nella carne riaffiorando da essa tinta si sangue. Solo un gemito separò il secondo colpo da quello precedente creando un vasto taglio sulla guancia ripercorrendo la ferita che si era procurato il giorno precedente in battaglia.

Un grido di dolore uscì dalla bocca di Lhotar poco dopo il colpo alla guancia che, anche se non troppo grave, gli procurava un dolore lancinante che lo costrinse ad indietreggiare e a inchinarsi davanti al suo avversario. A quel punto i suoi pensieri tornarono alla comparsa dell'araldo. Prima di continuare quel combattimento doveva capire perchè Geon aveva salvato l'umano di cui non sapeva ancora il nome, ma dopo pochi secondi un barlume nei suoi ricordi collegò una antica leggenda a ciò che era successo in quel luogo avvolto dal mistero.

La leggenda narrava che Tanri Kannir fosse nata a causa delle lacrime dell'araldo per la sua amata persa in una guerra tanto antica quanto maestosa. Finalmente capiva cosa legava le due figure che si erano alleate neanche un minuto prima. Un sorriso gli si disegnò sulla faccia e delle lacrime iniziarono a scendere lentamente sulle guance del nano. Era stato uno schiocco ad insultare il suo avversario senza conoscerlo ed era stato ancora più stupido ad attaccarlo. Tutto ciò che aveva fatto in quel luogo era sbagliato e lui aveva quasi ucciso un innocente che non voleva combattere e che si stava solo difendendo.

Una folata di vento soffiò forte rinfrescando le due ferite appena aperte e che sembrarono, per un breve momento, non bruciargli più come il fuoco delle leggendarie fornaci del suo popolo. La natura che aveva intorno a se sembrava rasserenarlo ricordandogli i momenti della sua infanzia dove era libero e senza paure. Tutto sembrava perfetto intorno a lui e ciò gli confermo l'idea che era stato un vero scemo ad iniziare uno scontro cruento in quel luogo creato dall'amore. Era stato un idiota e un cretino, ma la consapevolezza di ciò non poteva cambiare il corso degli eventi e ormai era lì, a danzare un valzer con la morte che continuava a cambiare compagno passando prima dal suo avversario e poi da lui, ma l'intera riflessione lo portò a una conclusione; non avrebbe cambiato idea su cosa fare, avrebbe sconfitto il suo nemico, ma non l'avrebbe ucciso perchè ora sapeva chi era e per cosa stesse veramente combattendo.

Lhotar a quel punto si alzò guardando per qualche secondo la luna che lo illuminava facendo risaltare il sangue che sgorgava dalle ferite e il sudore che gli scendeva dai capelli biondi, poi rimise lo sguardo sul corpo martoriato del suo nemico e stringendo la presa sulle spade iniziò a parlare.

"Ormai ho capito che ascolti metà delle mie parole, ma è doveroso che io ti ponga le mie scuse. Non avrei mai dovuto iniziare questo duello qui e con te, ma non per questo mi arrenderò, continuerò finché uno dei due sarà sfinito, ma se sarai tu quello a terra non ti ucciderò perchè devi vivere e portare il ricordo della donna che ami con te per non far svanire il suo nome nel vento. Sappi che mi dispiace. Un ultima cosa, se tu volessi uccidermi posso almeno sapere il tuo nome? ne sarei molto felice."

Un sorriso sincero a quel punto si dipinse sul volto del nano, era un sentimento che non aveva mai provato durante un combattimento, ma ora sapeva che ciò poteva accadere; lui era felice, felice di aver capito chi era veramente il suo avversario e per cosa combattesse, ma anche perchè, finalmente, si sentiva un figlio della terra, anche se non sapeva il perchè.
A quel punto il volto di Lhotar tornò serio e determinato e con uno scatto si diresse verso il suo nemico creando due fendenti diretti al braccio che impugnava la nefasta falce che ancora gocciolava del suo sangue. A quella vista un ultimo poderoso attacco di sete di vendetta prese il sopravvento e una spada vibrò verso la spalla destra dell'umano mentre l'altra poco dopo cercò di affondare esattamente nella coscia colpita dalla freccia.

Dopo quegli ultimi attacchi il nano indietreggiò di nuovo aspettando la reazione del suo rivale notando che il senso di euforia che aveva all'inizio era sparito completamente. In quegli istanti si accorse di ansimare per via delle ferite che continuavano a fare uscire zampilli di sangue. ancora una volta il sangue delle due razze macchiava quel luogo santo, ma forse per una delle ultime volte. Poi il nano rivolse lo sguardo al cielo e notò una figura blu sorvolare le distese del polmone dell'Akeran e a quella vista solo poche parole uscirono dalla bocca del Doppielame:

"Bolg, perdonami di non averti portato con me, ma questa è il mio duello. Ti prego, se mi raggiungi, non intervenire. Questa è la mia battaglia, questa la mia storia."



Corpo :- danno basso al torace, danno basso alla gamba destra danno basso alla guancia sinistra
Tot: (3\16)
Mente : - danno medio (sete di vendetta causata dalla confusione)
Tot (2\16)
Energia rimanente: 20%

CS : Maestria nell'uso delle armi= 1 + cs in forza tramite power up = 2 cs
Costi: Basso = 5% | Medio = 10% | Alto = 20% | Critico = 40%

Armi:
spade (x2), arco e frecce (x7)

Passive : il possessore del talento ha sviluppato una capacità innata di sfruttare ogni oggetto riesca ad impugnare come una letale arma. Non solo, quindi, l'arma cui è legato e con la quale ha vissuto gran parte della propria vita, o della propria esperienza. Qualunque mezzo, per strano, informe o artificioso che sia, potrà asservire allo scopo designato di ledere il proprio nemico, sempre che la logica e la razionalità lo consentano. Pertanto, potrà sfruttare bottiglie, funi, cinte, sedie, semplici assi di legno o pezzi di metallo, come armi letali che, nelle proprie mani, taglieranno il nemico al pari di una lama affilata o di una poderosa ascia.

Raziale nanica: La razza dei nani gode da sempre di una particolare predisposizione alla vita dura, cosa che li ha resi nei secoli famosi per la loro tenacia senza pari; abituati a vivere nelle condizioni più abiette (sotto terra, dove la roccia viva non offre occasione di coltivare o allevare grandi quantità di vegetali e animali), i nani sono col tempo divenuti meno sensibili delle altre razze alla fatica fisica. Ciò si traduce, all'atto pratico, in una resistenza alla fame, alla sete, all'affaticamento del corpo dovuto a lunghi viaggi o combattimenti estenuanti. In termini di gioco un nano non sentirà i morsi della fame, non avrà bisogno di bere se non quando gli aggrada e non risentirà della fatica durante il combattimento, anche qualora questo dovesse protrarsi a lungo; ciononostante sverrà al 10% delle energie come qualsiasi altro.



Attive:

Destrezza nanica (I): Variabile di natura fisica, provoca danni fisici
Lhotar potrà compiere in simultanea due attacchi portati con delle armi (anche frecce) di potenza complessiva pari al consumo.
consumo medio

Effetto attivo dominio (I): spendendo un consumo pari a Basso, il personaggio è in grado di sfruttare la propria tecnica per difendersi da un'offensiva dell'avversario. Il possessore del talento, infatti, sarà in grado di cogliere - istintivamente o meno - lo scorrere della battaglia e di immergersi in esso con peculiare perizia. Così, potrà efficacemente deviare un attacco rivolto alla sua persona, semplicemente lasciandolo scivolare contro la propria arma, cambiandone la traiettoria. La particolarità di questa difesa di potenza bassa è indubbiamente quella di poter agire anche contro tecniche magiche scagliate dall'avversario, non solamente fisiche: eventualmente, il guerriero potrà decidere di deviare il corso di una scarica elettrica, o anche di una palla di fuoco. Per poi controbattere al proprio avversario per l'onta subita. E' una tecnica di natura fisica.


Attive dal turno precedente:-

Gettone: Power up di natura fisica
Sentendo l'adrenalina che ha in corpo Lhotar guadagnerà per quattro turni 1 cs in forza



Riassunto:
Al fine tecnico, uso l'attiva del dominio per proteggermi dal tuo primo colpo ma subisco in pieno i successivi subendo un danno totale pari a medio. Poi parto al contrattacco usando la mia personale a consumo medio verso il braccio che tiene la falce e creando due attacchi uno diretto alla spalla destra e uno alla coscia ferita dalla freccia, infine finisce l'effetto del gettone.


Note: Mi sembra più che doveroso spiegare la parte centrale del mio post infatti questa parte è ciò che succede poco dopo la nascita di Lhotar. Dopo il parto la madre è morta e il padre del mio pg è deceduto qualche mese prima, quindi un corvo e due amici dei genitori del mio pg (uno è anche nominato nell'ultimo mio post di Rise of the wisper- il silenzio del nord) decidono di consacrare il mio pg al dio dei nani, ma essendo un corvo a fare questa pratica viene anche consacrato al Sovrano.

Devo aggiungere anche una richiesta. Io ho chiesto più volte ( in verità due, ma meglio abbondare) a Dante di aspettare a postare perchè in questo mese ho avuto molti casini tecnici, quindi gradirei che questo venisse contato per il suo voto in sportività.

Finisco ringraziando infinitamente dante e i creatori di questo evento e passando la tastiera al mio avversario.

Dante buona fortuna e a te la tastiera (lancia il pc giù dalla finestra dalla stanchezza)

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DanT&
view post Posted on 6/5/2014, 22:10




Erdkun - Notte di passione IV





Il sangue vibrò nell'aria allungandosi goccia a goccia. Una colata di tempera rossa sulla tela immobile della realtà, per un istante ferma ed estatica, tutta da godere. Mickey accompagnò lo schizzo con un'inclinazione del sorriso. Gioì vedendo la lama grigia erompere tra le carni del nano che finalmente, solo adesso e troppo tardi, urlava di dolore.
Si beò del canto soave di terrore, si abbeverò nella sua pena e si cibò dell'agonia che la falce aveva portato come sempre, inesorabile.
Battè le palpebre scotendo il capo.
Il velo rosso che era come calato davanti all'unico occhio oramai rimasto si schiarì. Sentiva vibrare l'arma nella mano, desiderosa, ansiosa di perpetrare l'opera appena cominciata, ma la trattenne come si fa con un purosangue troppo ardente. Riusciva ancora a piegarla, per ora, ne teneva ancora in mano le redini.
Era tentato, il Tuttofare.
Osciallava da un lato all'altro della linea di demarcazione che distingue gli uomini dagli animali. Era affascinato, sedotto, tentato dalla parte più pura, istintiva, del proprio essere che da sempre lo accompagnava e ne ricalcava ogni passo, sinuoso, in silenzio, ma pronto ad aggredidere, a falciare, mutilare, azzannare. Non sapeva come e perchè, ma un rancore mostruoso verso tutto e tutti lo animava ed aizzava a comportamenti che di sano e lucido non avevano nulla.
E cercava di controllarsi, trattenersi, col cuore, la mente, la parola. Non smetteva di pensare neppure per un istante, sommerso da una marea di pensieri che come con la luna più vicina sembrano sempre più ingrossarsi ed occupare spazio, allargarsi e fuoriuscire, tramutandosi in parole ed azioni che controbilanciava e frenavano quella parte più primordiale che premeva e graffiava da dentro per uscire.
Si ritrovava quindi lì. Nel bel mezzo della lina, un piede da una parte, l'altro dall'altra.
La falce lo tirava verso destra, implacabile.
La mente tutto a sinistra, calcolatrice.
Il pensiero di Alena e Géon giocavano a favore della seconda, ma la prima aveva accesso a pensieri, ricordi ed emozioni che soffiavano come vento su brace ancora viva.
Le parole del nano lo riscossero ancora una volta dal torpore in cui stava scivolando.
Non è che non sentisse più il dolore, era che il mondo diventava sempre più piccolo e che sofferenza e stanchezza si mescolavano riducendo il campo visivo di un occhio solo già provato.
Non ce la faceva più, a stento si reggeva in piedi.
Come mi chiamo, dici?
Ansimò in tono incerto.
Certo, perchè no, poteva dirglielo.
Solo che non ebbe nemmeno il tempo di farlo.
Forse c'aveva pensato un po' troppo, o forse a Lhotar non interessava poi molto sapere chi avrebbe spedito all'altro mondo. Un nome in meno sulla coscienza no? Lui la pensava così.
Ebbe appena un attimo per sorridere alla dolce immagine della moglie che da lontano pareva come salutarlo, allontanandosi nella grotta dietro la cascata. Lì con l'araldo e la sua amata sarebbe stata al sicuro fino al suo ritorno.
Con lo sguardò vide aprire due squarci sul braccio che reggeva la Spaccaculi. Uno sull'avambraccio ed uno sulla spalla, fecero zampillare l'ennesimo fiotto di vita fuori da un corpo che ormai di energia non ne aveva più.
Non aveva neppure la forza di urlare e fu come se qualcun altro gemesse al suo posto, o almeno così parve alle sue orecchie.
Se avesse avuto l'altra mano sarebbe corsa subito a coprire i tagli appena aperti, ma non c'era.
Le due lame di Lothar non tremarono, non esitarono. Lavorarono con la metodicità del boia avvezzo alla routine di un lavoro sporco, ma che qualcuno doveva pur fare.
Per la seconda volta dall'inizio dello scontro, però, le sfaccettature cremisi di un scudo obliquamente allungato lo protessero, deviando gli attacchi, rinfrangendo le lame.
Ancora una volta Mickey si ritrovò a fissare il nano da dietro la parete lucida creata col sangue e la voglia innegabile di non morire.
Lo osservò come se lo facesse davvero per la prima volta.
Un nano coinvolto in una guerra cui teneva più della sua stessa vita, che perseguiva un obiettivo e un ideale alto e non condiviso, ma comunque ammirabile per la tenacia, per la forza, per l'atteggiamento con cui si approcciava ad una situazione creata, non andata come sperato ed adattatosi con prontezza. Lo guardò dritto negli occhi, il Faccendiere. Non ne poteva più. Proprio, proprio più.
Gli lanciò contro la falce. La forza rimastagli era poca, il colpo era poco preciso e la mira decisamente scarsa, ma confidava con una minima parte fin troppo ottimistica di averlo fatto almeno nella direzione giusta.
Crollò col culo in terra, esausto, prendendosi per il culo da solo per il miserabile tentativo.
La lama ricurva ed il manico troppo lontani per essere usati.
La pelle brillava nuovamente nera come la pece più oscura, materia demoniaca per eccellenza, ma gli occhi rimanevano veri, vivi, quelli di un essere umano ansimante e stremato, piegato e piagato da uno scontro protrattosi troppo a lungo per delle membra non più integre come le sue.
Sai - tossì due volte, interrompendosi per sputare un grumo di catarro verde e giallo direttamente dai polmoni - non mi è mai capitato che qualcuno mi chiedesse scusa per avermi ridotto così male.
Venne squassato da una risata che gli provocò un altro eccesso di tosse che lo piegò in avanti e ci volle qualche altro secondo prima che potesse continuare.
E sai, credo di sì, credo di poterti dire il mio nome.
Tentò di incrociare lo sguardo, quello del suo avversario che aveva già promesso di non ucciderlo se fosse stato a terra e quello cui, chissà per quale motivo, ci credeva.
Mi chiamo Mickey, sono un Tuttofare.
Prese un ultima boccata d'aria fresca.
E hai qualche faccenda da sbrigare sai dove trovarmi.
Esalò cadendo all'indietro, svenuto.
Era incredibile.
A un passo dalla morte, cercava ancora di trovarsi un lavoro.





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Narrato
Pensato
Parlato



• Capacità Straordinarie: 1 Intelligenza

• Status
Stato Fisico: 18/32 [Danno Medio da perforazione/lacerazione a spalla sx, costato sx, gamba dx ed avambraccio dx]; [Danno Basso da lacerazione al pettorale sinistro]; [Danno Alto da lacerazione, due tagli alla schiena che la attraversano]; [Danno Medio da taglio al braccio destro] - Svenuto
Stato Energetico: [30 - 25] = 5% Rimanente
Stato Psicologico: Compresso in una sorta di limbo tra lucidità e rabbia

• Abilità Passive:
Sopravvivo alla faccia tua! [Razziale umana; Mickey non sviene al 10% di energie]
Tranquilli, tranquilli. Mickey è qui. [Talento Ammaliatore I; Malia psionica di Fiducia nei confronti di Mickey]
Il marchio del disertore. [Tatuaggio di maschera spezzata nell'incavo del gomito destro; qualsiasi appartenente al Clan Toryu diffiderà del portatore del marchio, sottovalutandolo e disprezzandolo innatamente, anche se non è a conoscenza del tatuaggio]
Red - Rivers - Reverie. [Passiva della Spaccaculi che fa ignorare il dolore fisico e psionico nel turno in cui una tecnica della falce viene attivata; Raggiunti i tre utilizzi delle tecniche concesse dalla falce il portatore cade in berserk perdendo la capacità di ragionare ed attaccando amici e nemici indifferentemente]
Furia [1/3]

• Abilità Attive:

Da turno precedente

Cogliere le debolezze [Lo trovi nello specchietto del precedente mio post]

In questo turno:

Sangue al sangue [Difesa che ho già utilizzato e che trovi qualche specchietto più in alto]

Talento Ammaliatore - Effetto attivo Energia Bianca
Spendendo un consumo pari a Basso il personaggio è in grado di sfruttare la sua penetrante personalità per infliggere una malia psionica ai danni di un singolo bersaglio. Tale malia sarà liberamente personalizzabile, potendo consistere in una grande fiducia, in un profondo senso di terrore, in un fascino puramente seduttivo, o altro, purché consegua l'effetto di piegare la volontà del nemico. Questo, quindi, ove non si difenda, subirà un danno alla mente pari al consumo, venendo assoggettato per il singolo turno di cast al possessore e ponendosi favorevolmente rispetto a questi. La tecnica ha natura psionica.


• Riassunto:
Al fine tecnico subisco il tuo primo attacco fisico per la differenza di CS addossandomi un danno Medio da taglio al braccio. Poi mi difendo con la tecnica Sangue al Sangue dal tuo attacco e ti rispondo lanciandoti contro la falce (tentativo patetico e poco mirato, ma che ho reputato plausibile date le ferite e la poca riserva di energia, comunque supportato da Cogliere le debolezze del turno precedente). Crollo, non ce la faccio proprio più. Concludo il mio turno tecnico con l'attiva del Talento Ammaliatore sparandoti contro una malia psionica cercando di infonderti una malia di fiducia nei miei confronti. Si sa mai che tu abbia bisogno dei miei servigi e abbia davvero intenzione di risparmiarmi ;) Poi svengo.

• Note:
Siamo arrivati al momento della conclusione. Voglio ringraziarti, Kremisy, perchè mi sono divertito e non pensavo di riuscirci così tanto. Voglio ringraziare anche, come te, i creatori dell'evento, e tutti quelli che mi hanno permesso di parteciparvi. Inoltre ringrazio i lettori che per caso, per sbaglio, o per volontà, hanno seguito questo scontro sperando che abbiano apprezzato ed, in minima parte, divertiti quanto è successo al sottoscritto.
Buon lavoro ai giudici =)
 
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view post Posted on 22/5/2014, 21:52
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C a t a r s i

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kremisy

» Scrittura: La buona volontà che dimostri nei post, più passa il tempo e più ho occasione di leggerti, è del tutto evidente. Dimostri un notevole impegno nel mettere in piedi un background originale e che ti permetta di costruirti, anzi ritagliarti, un tuo ruolo da protagonista in tutte le occasioni che ti vedono in gioco. A questo scopo apprezzo la scelta di utilizzare un personaggio nanico, peraltro molto azzeccata in questo torneo. Lothar emerge come un personaggio coraggioso, un fiero guerriero che si sviluppa nella battaglia come attore principale e che costruire una condizione che ponga fine alla stessa; condizione che, peraltro, è la scusa da cui scaturisce il duello. L'idea l'ho trovata leggermente forzata in questo contesto, viste le circostanze cruente in cui il torneo nasce, ma - tutto sommato - accettabile. Quindi, ulteriore elemento a favore del tuo impegno. Eppure l'impegno da solo non basta, purtroppo. Lo stile è ancora acerbo, poco originale ed a tratti banale su alcuni punti. Che Lothar sia un "nano", invero, emerge dal fatto che lo ripeta ogni volta quando cita il suo background, ma i comportamenti che assume in battaglia non lo particolarizzano affatto: nulla sembra distinguerlo da un guerriero comune, umano o meno che sia. Sono poco originali i caratteri introspettivi con cui lo trascini lungo tutto il duello: chiari, per l'amor del cielo, ma che non assumono un realismo ed uno spessore tale da far sentire il personaggio "vivo" oltre lo stretto indispensabile. Il tuo personaggio c'è, esiste, ed è protagonista, ma con un velo di freddezza che ancora lo ricopre. Le emozioni le descrivi, le riporti, ma sembrano ancora mediate da una mancata immedesimazione che le fa sembrare poco originali, giustapposte tanto perché sembri che esistano - più che ci siano nell'effettivo. Questo elemento rende la lettura faticosa in alcuni punti, giacché spendi comunque molte parole a descrivere i suoi pensieri, quasi ritenendo che la quantità degli stessi possa, alla fine, sopperire alla qualità. Così non è, purtroppo, ed il layout che scegli non contribuisce ad alleggerire la lettura, appunto. Un font abbastanza grande (o che sembra tale) e che da al testo una grandezza maggiore di quella che in realtà non abbia. Poi ci sono altri punti. Ho denotato spesso errori grammaticali banali (un "ha" scritto senza h e simili) frutto di una mancata rilettura, che ti invito a compiere attentamente ogni volta (sopratutto in duelli ufficiali). Ho denotato, poi, spesso periodi troppo lunghi o comunque mal costruiti. Ricorda sempre che ogni periodo deve essere chiaro per ciò che mostra e per esserlo deve dire le cose nel modo più sintetico possibile e nel modo più rapido possibile. D'altronde, ove tu voglia rinforzare un concetto, puoi fare aggiungendo qualche aggettivo o rielaborando il concetto in un altro periodo successivo. Stessa cosa per le frasi: mettere dei blocchi di dialogo da quattro righe, tutti insieme e senza interposizioni è stancante, irreale e snervante da vedere. Non è veritiero che una persona stia ferma dieci minuti a parlare, in una sorta di monologo personalistico. Devi spezzettare il dialogo con la narrazione, alternando e mischiando le due cose in modo da rendere entrambi gli elementi interessanti e rafforzati da un apporto reciproco. In ultimo, ti ho penalizzato per il periodo della cascata, quando fai l'azione col tronco di legno. Rileggilo bene, perché noterai tu stesso quanto sia confusionario e poco comprensibile. L'hai pure spiegato nello specchietto, ma - allo stesso modo - risulta poco chiaro. Ed è un periodo fondamentale dello scontro, quindi è necessario che certi frammenti di azione siano chiari alla lettura. Perché la lettura è, alla fine, la cosa più importante in certi momenti. Chi legge deve capire cosa succede, prim'ancora di notare se ciò che accade sia plausibile e strategicamente valido. Se non lo capisce, infatti, le valutazioni ulteriori nemmeno si possono fare. Io l'ho capito, alla fine, ma dopo averlo letto diverse volte. Ed è meglio che questo non accada, di solito. In ultimo ti penalizzo per aver definito un uomo di 33 anni, un uomo di "mezza eta"... *borbotta nervosamente.* No scherzo, ovviamente: però un uomo di 30 anni non è un uomo di mezza età! *sbatte i pugni sul tavolo.* Scherzi a parte, impegnati a colmare certe lacune ed a immedesimarti maggiormente nel personaggio, dotandogli di un maggiore spessore psicologico e la strada sarà in discesa.
» Voto: 5,50

» Strategia: Il tuo stile strategico è molto pratico ed efficace, per lo più fisico e preponderante dal piano dell'attacco diretto ed in corpo a corpo. E non potrebbe essere diversamente, d'altronde, essendo tu un nano. Il primo assalto è molto buono: ti profondi in un violento attacco fisico con le frecce e sfrutti il gettone in un modo che ho trovato strategica molto intelligente (benché antisportivo, come dirò più avanti). Sai bene di aver parità di CS col tuo avversario, quindi lo sfrutti in modo da avere una marcia in più in tal senso e per tutto il duello. Molto bravo, devo dire. Poi, però, ti perdi un pò. Anzi, un pò tanto. Considero, infatti, il secondo tuo turno attivo un pò il peggior turno a livello strategico. Subisci infatti l'offensiva psionica del tuo avversario (immagino non avessi difese psioniche, dovrei procurartene) e poi fai un attacco fisico. Invero, profondi energie mentali e fisiche nel descrivere la circostanza del tronco di legno che, alla fine, è funzionale poco o nulla alla strategia: il tuo avversario non ha passive per nascondersi, quindi il fatto che entri nella cascata e ti aspetti è puramente scenico. Avresti potuto liquidarlo molto più facilmente e concentrarti molto più sulla strategia. Facendo così, infatti, ti saresti accorto che nel secondo turno attivo utilizzi soltanto uno slot tecnica. Salti completamente uno slot, che non usi in nessun modo ed in più utilizzi una tecnica che avrà effetto solo al tuo prossimo turno attivo, sostanzialmente concentrando il tuo turno di attacco in un solo attacco fisico. Molto, troppo poco. La cosa, infatti, da possibilità al tuo avversario di riprendersi e ritornare subito in corsa per il tuello. Terzo turno va di nuovo meglio e, forte dell'effetto della tecnica precedente, sfrutti una difesa per parare un attacco avversario e due attacchi di notevole entità che mettono in difficoltà il tuo avversario. Circostanza quasi al limite del regolamento, ma tollerabile nel complesso. Infine, concludi con una strategia "media", subendo parzialmente un attacco e riutilizzando sia una difesa, che un'offesa già utilizzate in precedenza. Poco male, alla fine per quelle che sono le possibilità della scheda. Eppure, ritengo che senza il grave errore al secondo turno avresti potuto fare molto di più ed ottenere risultati ancora migliori contando che, nonostante tutto, subisci comunque meno danni rispetto a quelli che hai arrecato al tuo avversario.
» Voto: 6,25

» Sportività: Duello sostanzialmente corretto e piacevole sotto questo aspetto, che vi ha visto entrambi incassare i danni dovuti e non fare ritardi. Anzi, vedo con piacere che avete collaborato e vi siete fatti carico delle vostre rispettive necessità in quanto a tempistiche, senza mai sforare nei ritardi. Poche pecche, anzi due. La prima è un piccolo metagame che fai nel secondo post, ove il tuo personaggio sembra intuire quasi del tutto la circostanza che l'avversario stesse cercando qualcun'altro, che fosse li per caso - per divertirsi, anzi - e che sia alquanto fuori contesto. Invero, lui non da molti motivi per lasciarti pensare ciò, quindi ho ritenuto fosse un tuo leggero metagame, in cui hai lasciato che il tuo personaggio riflettesse con pensieri che non poteva avere. Ma trattasi di un dettagli non realmente influente, che quindi ti penalizzo solo lievemente. Poco più grave, invece, è l'uso errato del gettone: valido sportivamente, come detto, ma contro il regolamento del torneo. Lo stesso parla, infatti, di un uso votato ad azioni direttamente offensive o difensive. Non sono contemplati, quindi, usi di "supporto", quale il PU è sicuramente. Penalità poco più grave per questo quindi. Molto buono per il resto, invece.
» Voto: 6,25



DanT&

» Scrittura: Sono rimasto molto colpito dal tuo stile. Ti avevo già letto in una precedente occasione, ma non avevo denotato la maturità e particolarità che ho, invece, valutato in questo scritto. Il tuo personaggio è molto divertente da leggere ed è accompagnato da uno stile sottile, canzonatorio ed intenso che mi ha divertito da subito. Parti con un'introduzione atipica per una guerra, ma alla fine del tutto in linea con quello che è il pensiero del tuo personaggio, la sua indole ed il suo background. E' vero che, di fatto, snaturi e quasi irridi - sempre - il tono serioso del tuo avversario, ma ho ritenuto la circostanza un elemento assolutamente innovativo in un contesto del genere che, anzi, contribuisce a tenere alta l'attenzione. Sono letteralmente caduto dalla sedia sul primo scambio di battute ed in generale ho apprezzato tutto il tuo modo di interpretare il Tuttofare. Egli non ha nessun vero motivo di essere in questo duello e tu stesso non manchi di sottolinearlo ogni istante non solo con le parole, ma anche con le azioni, sgattaiolandoti e nascondendoti ovunque ti sia possibile farlo. Fuggi nella cascata, poi tenti di nuovo di uscirne ed alla fine convinci il tuo avversario del fatto che non c'entri nulla. Tutto con un'introspezione molto profonda, che fa emergere il carattere menefreghista del tuo pg che non ha nessun interesse nella guerra che non siano i bagordi che questa, di solito, si porta dietro. E' un contraltare evidente, invero, quello col tuo avversario, che - invece - prende sul serio ogni istante; il lettore finisce quindi per rimbalzare da te a lui, come dal diavolo all'acqua santa in un binomio che, alla fine, risulta inevitabilmente quasi comico, ma appassionato alla lettura. E voglio credere che l'effetto sia ricercato e voluto da parte tua, nonché apprezzato anche dal tuo avversario. Per questo ritengo di premiarti. A ben vedere, però, ci sono anche alcune ombre: taluni errori grammaticali da correggere, una punteggiatura che spesso ti dimentichi completamente e che ti invito a valutare con attenzione, oppure una brevità eccessiva di alcuni post che avrebbero giovato di un maggior approfondimento. Altra cosa cui starei attento, sono certi discorsi inutili in cui talvolta ti perdi: c'è un punto in cui rimani a parlare per qualche frase del vento o della giacca che scivola, ancorché del fatto che volti le spalle al tuo nemico. Troppo tirati e troppo fuori contesto, se valutati in rapporto al resto. Valuta, infatti, i tempi ed i modi in cui tornar serio e quelli in cui essere più "goliardico", in modo che siano apposti in armonia tra loro, e non in evidente contrasto. Posso dire di aver apprezzato il tuo tentativo continuo di spostare l'ambiente del duello, prima dentro le cascate, poi fuori, e finanche tirare in ballo l'ambientazione citata nel primo post, che - però - avresti (avreste) potuto sfruttare ancor meglio, tirandola in ballo più a lungo. Un peccato quest'ultimo punto, perché sono sicuro avrebbe giovato entrambi: introdotto così, infatti, l'elemento di Géon è sembrato un pò un "cavolo a merenda". Nel complesso, comunque, un'ottima prova di scrittura che si legge con piacere.
» Voto: 7

» Strategia: Una strategia bivalente, direi: o meglio, con due profili distinti. Se da un lato, infatti, conosci bene le tue armi e sai come utilizzarle, dall'altro ti lasci troppo andare all'offensiva altrui, subendo troppo rispetto a ciò che avresti potuto difendere, invece. L'inizio è abbastanza buono, in verità; rispondi a tono al tuo avversario, subendo solo in parte il suo attacco "esplosivo" e contrattaccando in un modo in cui non può evidentemente difendere, ovvero una malia psionica. Strategicamente in linea con la psicologia del duello, tra l'altro, la decisione di nascondersi, fuggire ed evitare uno scontro "faccia a faccia" contro un nano armato e pronto alla battaglia (che, peraltro, non hai deciso di sfidare). Altrettanto buono, anzi ottimo, il secondo scontro, ma dal quale trai vantaggio anche per colpa del tuo avversario che dimentica totalmente di usare uno slot (ed una una tecnica che, per ora, non devi difendere). Quindi qui hai gioco forza nel parare l'offensiva singola da parte sua (con la tecnica usata in precedenza) e contrattaccare con una doppia soluzione (di cui una ritardata, come il tuo avversario). Il terzo turno, però, subisci troppo. E qui sono stato costretto a penalizzarti: prendi in pieno un alto ed un basso che avresti potuto (o dovuto) evitare o fermare in qualche modo, a fronte - sopratutto - dell'attacco con cui rispondi. E' evidente, infatti, che quest'offensiva subita in pieno ti condizioni il danno totale che hai sopportato; sopratutto, però, subisci alto+basso per lasciarti uno slot libero per un'offensiva di potenza media (che, peraltro, il tuo avversario parzialmente para). Scelta errata, purtroppo. Avresti potuto usare lo slot per parare l'attacco ed il gettone per contrattaccare (sarebbe stato più logico vedere Géon attaccare con efficacia), accompagnando - peraltro - la tecnica già usata nel turno precedente. Non va molto meglio nemmeno nell'ultimo turno, in cui scegli di subire ancora l'attacco avversario per aggiungere l'ennesimo contrattacco superfluo (contando che avevi già una tecnica in attacco da sfruttare e che, comunque, eravate all'ultimo turno). Avesti potuto, quindi, pensare più alla difesa, perché alla fine - nonostante la buona strategia - finisci per subire tantissimi danni, oltre un critico globale. Inoltre, non sfrutti affatto l'offensiva psionica, che era già risultata buona nel primo scontro. Capisco la volontà sportiva di non premere su cose che l'avversario non può parare, ma un altro attacco di questo tipo male non ci sarebbe stato. Comunque, una buona prova nel complesso, senza errori specifici, ma solo con qualche disattenzione di troppo.
» Voto: 6,50

» Sportività: Buona prova nel complesso. Come detto per il tuo avversario, il duello è risultato molto leale e sportivo. Hai subito i danni che dovevi, hai valutato bene - nel complesso - le CS ed hai mantenuto un rapporto ottimo col tuo avversario. Nessun ritardo o comportamento sgradevole degno di nota da parte tua. Unica nota vera che devo farti è la mancanza di un link alla scheda in firma. Banalità, è vero. Oltretutto nulla che c'entri col duello. Ma il regolamento lo prevede e quando il giudice deve sfogliarsi due schedari per trovare la tua scheda, l'utilità del link si fa sentire. Leggera penalità per questo, quindi. Per il resto null'altro da aggiungere.
» Voto: 6,75



Media kremisy: 6
Media DanT&: 6,75

Vincitore: DanT&
DanT& ottiene 675 Gold; kremisy ottiene 300 Gold

L'utente DanT& ottiene un punto promozione per l'energia Verde.
Il vincitore ha diritto ad un post autoconclusivo, senza possibilità di uccidere l'avversario o compiere alcuna azione violenta.


Giudice: Janz

 
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