Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Malzar Rahl Vs. Zharr

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view post Posted on 5/4/2014, 10:49
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C a t a r s i

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Malzar Rahl Vs. Zharr



Gialla Vs. Verde
E Vs. E


Primo post: Malzar Rahl
Player Killing: Off
Durata: Un solo post di presentazione e quattro post di combattimento.
Tempi di risposta: A cinque giorni dalla risposta dell'avversario verrà applicata una penalità di 0.25 punti alla sportività del ritardatario per ogni giorno d'attesa.
Arena: La costa dello Zar - Che Dorhamat sia un covo di pirati, fuorilegge e disperati è noto a tutti. Ciò che le ha reso possibile svilupparsi in tal senso e sopravvivere nonostante la pressione delle altre città libere è indubbiamente la sua posizione: un piccolo arcipelago poco distante dalla costa dove si accatastano tutti gli edifici, lasciando appena lo spazio per la ragnatela di vicoli che li attraversa.
Grazie alle tecnologie dei nani - abusati e schiavizzati per secoli - le popolazioni dell'Akeran sono le uniche di tutto il continente a disporre di un'ingegneristica navale abbastanza avanzata da permettere loro di solcare le turbolente acque dell'oceano dello Zar. Le navi di Dorhamat sono famose soprattutto per il tuonare dei loro cannoni e per le loro forme lunghe e affusolate, che gli permettono di solcare le acque con velocità ed eleganza.
Regole: Il duello non deve interrompersi per alcun chiarimento - usate vie private, nel caso. Non si possono modificare i propri post dopo le risposte dell'avversario. Si seguono le normali regole di un duello ufficiale.
Background: Dorhamat ha un solo obiettivo, l'indipendenza, ed è disposta a tutto per ottenerla. Da quando sono iniziati gli scontri violenti con nani e demoni, le navi della città libera hanno iniziato a bombardare le coste dello Zar per massacrare quanti più oppositori possibile, lasciando solo terra bruciata dove prima vivevano pacifiche comunità.
Naturalmente gli abitanti della costa non sono rimasti a guardare e si sono organizzati in piccole chiatte per abbordare le navi. Lo scontro si è così velocemente esteso dalla terra al mare, ed ogni nave si è tramutata in una piccola arena dove uomini e nani combattono ciascuno per la propria indipendenza.
 
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view post Posted on 10/4/2014, 22:01

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Erdkun

« Arrembaggio. »






La pioggia batteva con insistenza sul ponte della nave, filtrando nelle cabine sottostanti e rendendo ogni cosa perennemente umida.
Il viaggio si stava prolungano più del dovuto, gli animi degli uomini erano sovreccitati e il sentore delle rappresaglie nell'Akerat non faceva che agitarli ancor di più.
L'equipaggio era formato in gran parte da uomini fedeli al Leviatano, meglio i passeggeri erano in gran parte soldati di Basiledra ma l'equipaggio in se e per se era formato da marinari assoldati per l'occasione. Potevo pretendere il rispetto delle regole con la sola forza della autorità derivante dal mio rango solo con i primi, mentre per i secondi era necessaria una dimostrazione di forza.
E necessitavo di far valere le mie ragioni, a qualunque costo, perchè quegli idioti si erano messi in testa di deviare dal nostro tragitto per attraccare in uno dei molti porti nel Dorhamat.
«Non c'è ragione di deviare! » - urlai sul ponte flagellato dalla mareggiata che non sembrava darci tregua da almeno un paio di giorni.
«E noi dovremmo lasciare morire i nostri compagni in mano ad un gruppo di pidocchiosi nani? »
«Vi abbiamo pagati per portarci a destinazione non per farci ammazzare in una faccenda che non riguarda voi, figuriamoci il Leviatano! »
«Non riguarda noi? E tu che cosa ne sai prete! C'è un codice tra noi marinai... »
«Pirati» -replicai.
«Cos'hai detto bastardo?! »
«Pirati.» - ripetei senza che il mio tono fosse colorato di nessuna emozione -«Il Dorhamat è notoriamente patria di pirati, malfattori e briganti, se i vostri compagni gozzovigliano in quei lidi di depravazione non possono essere che pirati. E da ciò ne discende che anche voi lo siete visto che come hai detto sono vostri compagni. Io non chiamo compagni coloro di cui non condivido gli ideali, le imprese o nel vostro caso i crimini.. »
Mi stupii di come il capitano della nave mi avesse lasciato finire il mio imperfetto e fallace sillogismo. Per nulla impaurito di come la situazione potesse degenerare, forte di un centinaio di soldati ai miei ordini, proseguii.
«La pirateria è punita con la morte a Basiledra. E' la Legge del Leviatano. Questa nave è territorio del Re ed io sono, non per mio merito ma per le vesti che indegnamente indosso, un suo rappresentante in assenza di altre autorità. Ciò vuol dire che o rispettate i miei ordini o vi considererò per l'appunto compagni di quei criminali a cui volete prestare soccorso e come tali passabili di morte....»
Il capitano rise, con lui risero tutti gli altri membri dell'equipaggio. Non ridevano i soldati di Basiledra che anzi - a dispetto della fama di invincibilità di cui erano ammantati grazie alla leggenda del Re che non perde mai - si muovevano a disagio e non osavano guardare in volto gli uomini che senza troppi giri di parole li tenevano ben stretti per le palle.
«Un linguaggio degno di un damerino come te. Ti hanno addestrato bene devo ammetterlo. Ma spiegami una cosa genio...Se i tuoi bei soldatini di piombo ci tagliano la gola e buttano i nostri corpi ai pesci chi guiderà la nave? »
Notevole, pensai. Quell'uomo sapeva il fatto suo.
«Potrei uccidervi uno alla volta. Uno per ogni ora che mi fate perdere. Puniscine uno educane cento! E' la regola che vige negli accampamenti, quando i soldati si rifiutano di obbedire al proprio condottiero. Di solito, con questo metodo, ci sono due soli finali possibili: o gli uomini obbediscono o si ammutinano. E voi non avete i numeri...Genio.»
Il capitano non sembrò turbarsi . «Fallo. Non arriverai a destinazione, marcirai con questa nave alla deriva. Sai perchè? Non perchè siamo più uomini dei tuoi soldati, non perchè non temiamo la morte ma perchè tra quei pirati -come li chiami tu- ci sono i nostri fratelli, padri, figli e anche mogli. E' vero molti di noi non fanno una vita onesta, ma nemmeno un cane lascia morire i suoi figli senza combattere.»
Non mentiva e contro quella determinazione non avevo possibilità di successo.
«Dove vorreste attraccare?»
«Il posto si chiama Costa dello Zar, devieremmo di solo un paio di giorni. Ma salveremmo centinaia di vite se i tuoi uomini sono degni del nome che portano e combattono al nostro fianco.»
Mi avvicinai al capitano, la mia maschera per poco non sfiorava la pelle butterata e scurita dal sole. - «Non ti uccido ora e qui, davanti a tutti, per una sola ragione: a differenza di molti altri notabili del Regno io ho ancora un cuore. Ma non mettermi alla prova, non ingannarmi, non azzardarti a mettere al rischio la vita dei miei uomini o giuro che ti strappo la pelle di dosso e mi metto a guardarti mentre i pesci ti mangiano vivo...»
Sussurrai quelle parole con un tono talmente gelido che potei notare i peli del collo del capitano rizzarsi.
«Una volta arrivati vi do un giorno. Allo scadere delle ventiquattro ore se non sarete su questa nave in rotta per la nostra destinazione state pur certi che ordinerò ai miei uomini di mettere a ferro e fuoco la vostra città. Questo non è un accordo è una concessione...» - poi rivolto ai soldati prosegui - «Sentitevi liberi di agire in coscienza. Non ho il potere di imporvi una scelta simile, in fondo sono solo un umile rappresentate del Sovrano.. Se volete potrete combattere al fianco di questi nostri compagni...» - sorrisi maliziosamente, dimenticandomi che nessuno poteva vederlo. «...ovviamente il frutto di questi servigi sarà interamente vostro. Cercate solo di rimanere vivi. »


D7g4Hgy



La situazione era più complessa e tragica del previsto.
I primi a rendersene conto erano gli stessi uomini che avevano fatto pressione per giungere a Costa dello Zar.
L'intero Akerat era in subbuglio ma sulla costa le cose sembravano essere precipitate.
Il mare era nient'altro che un cimitero di navi ormai alla deriva, depredate di tutto fuorchè dei cadaveri. Galeoni, mercantili, piccole imbarcazioni, possenti navi da guerra galleggiavano sinistramente sventrate dai micidiali colpi di cannone, con gli alberi infranti, le vele stracciate, le assi divorate dal fuoco e dal metallo.
Qui e li, miserabili esempi di mortalità, spuntavano cadaveri rigonfi e orribilmente sfigurati dai pesci e dalle ferite mortali subite.
L'odore puro del mare era ormai contaminato dal puzzo insostenibile della putrefazione che mescolandosi a quello acre della polvere da sparo e del catrame rendevano l'aria un'unico, malsano, effluvio che ci rimaneva sulla pelle come un marchio per le bestie.
Una visione spettrale, di cui non si può comprendere in pieno la pietà e l'orrore che suscitava se non guardandola con i propri occhi.
Nella mia lunga carriera di Sciamano ho frequentato la morte; nostro è il compito di assistere i morenti nell'attimo in cui lo spirito fugge dal corpo con l'ultimo respiro; sovente ci tocca girovagare per i campi di battaglia con l'occhio vigile per notare gli impercettibili segni di una vita che lotta contro la morte, il cuore indurito per non cedere alla sopraffazione che la visione di tanta sofferenza gli imporrebbe, alla ricerca di un alito di vita da legare al corpo o di un sofferente da accompagnare nell'Oltremondo. Da Profeta i miei occhi hanno patito visione di orrore indescrivibile, le mie labbra hanno pronunciato funesti presagi di morte, le mie orecchie hanno udito i lamenti di coloro che infestano le brume del Fato...
Sono intimo al momento del trapasso, ma mai una visione di morte mi aveva sconvolto tanto...
Li c'era qualcosa che riusciva ad esacerbare il già amaro concetto di massacro.
Se mi chiedeste cosa rendeva quella scena peggiore delle altre non saprei dirvelo con certezza; sarà stato l'oceano che nella sua titanica maestà non era in grado di velare quella visione di morte o l'odore esasperato dalla brezza che sembrava renderlo eterno, o forse è stata la consapevolezza che quell'ecatombe era solo l'inizio di una più grande che attendeva solo di esplodere...Non so spiegarmi cosa colpì così violentemente le mie emozioni, so solo che nemmeno la maschera candida di corvo riuscì ad ammansuetirle.
Anzi indossarla era un'ulteriore tortura. L'odore sembrava trovare, nello spazio tra la maschera e la pelle, un luogo ove posarsi perenne. Per poco non soffocai e fui costretto a levarla.
Gli uomini videro il mio volto contratto, sudato, stravolto. Ebbero timore...
Se un Corvo, l'epifania del Sovrano in questo mondo, osava mostrare il suo viso, si concedeva il lusso di denudare le sue emozioni cosa li attendeva?

Un esplosione, il cielo che si illuminò di un rosso fiammeggiante, l'odore intenso della polvere da sparo e la visione di un agile flotta furono la risposta.
Man mano che la costa si avvicinava potevamo osservare la causa del triste spettacolo che le acque ci avevano offerto.
Di per se gli scontri non erano grandiosi o particolarmente violenti. Un paio di navi ne assaltava qualche altro paio, schermaglie sui ponti, colpi di cannone, arrembaggi, urla selvagge, saccheggi e poi nulla più.
Gli sconfitti ingrassavano le fila dei caduti, le navi scivolavano lontano dalla costa, docilmente condotte dalle correnti nel "cimitero" di cui vi ho detto.
Sulla terraferma baluginavano improvvise luci, si udivano schianti urla e qualche nave affondava colpita da chissà quale arma in mano agli umani.
Altre volte gli scoppi erano più vicini, erano le navi dei nani bersagliare le strutture portuali.
Talvolta poi passavi vicino imbarcazioni festose, in cui il bagordo esorcizzava la morte; salvo poi passarci vicino un'ora dopo e vedere le gole tagliate degli ufficiali colti dalla morte nel sonno.
«Avrei dovuto ucciderti nel momento stesso in cui hai proposto questa follia, Capitano..» - sibilai all'uomo che ormai sembrava aver perso il senno. Aveva visto, tra le molte vittime, alcuni suoi amici o almeno gli era parso di vedere in quei volti violati dalla morte tratti che un tempo aveva amato.
Comprendevo il suo dolore, ma non per questo gli perdonavo di averci costretto in quella manifestazione di inferno in terra, meglio in mare.
«Me ne fotto di quello che pensate. Come potete ben vedere la situazione, qui, è fuori controllo. Una manciata di uomini e un predicatore non faranno la differenza. Costa dello Zar è una terra di nessuno, chi è li è morto o in procinto di farlo. Combattere è un suicidio e non lo permetterò. »
Parlavo a tutti, membri dell'equipaggio e uomini del Leviatano.
«Venire qui è stata una follia, come lo è sempre non rispettare le raccomandazioni di un Corvo, di colui che indegnamente è Voce e Forma del Sovrano!»
Mormorii d'assenso partirono da entrambi i gruppi - «Lasciate una preghiera in questo luogo maledetto e andiamocene da qui ora!»
Non finii nemmeno di parlare che un rumore assordante riempì le nostre orecchie.
Una vampata di fiamme, il rumore di assi infrante, urla di uomini.
Quando mi rialzai, emergendo da un mucchio di macerie galleggianti mi resi conto di cosa era accaduto: eravamo stavi colpiti, la nave era stata tranciata in due.
Vigilai sul mio corpo alla ricerca di ferite. Miracolosamente illeso.
Non si poteva dire lo stesso per gli altri. Solo in pochi avevano avuto la fortuna di sopravvivere all'accidente, imprevisto ma non imprevedibile, senza riportare danni.
Non c'era tempo da perdere, la nave galleggiava ancora e probabilmente avrebbe retto a lungo, ma non era questo a preoccuparci.
Come avvoltoi sui resti di una battaglia, già sciamavano verso noi agili golette.
Arrivavano per razziare o finire quelli che la cannonata non aveva ucciso.
Trassi dalle pieghe dell'abito la maschera, riposi le mie emozioni sotto di essa.
Mi toccava combattere per sopravvivere e non potevo lasciare che Malzhar dominasse. Dovevo vincere, dovevo sopravvivere, dovevo diventare Giano.

Note: Avrei voluto abbellire e migliorare il post, avevo già scelto immagini e musica ma un imprevisto oggi mi ha sottratto al lavoro di lima che mi ero ripromesso di fare. Peccato, spero di recuperare nei post successivi. Nel frattempo faccio un in bocca al lupo al mio avversario.

 
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Wolfo
view post Posted on 14/4/2014, 22:36





Tic. Tic. Tic.
La lancetta aveva terminato di nuovo il suo giro e, mentre si accingeva a incominciarne un altro, la porta della cella numero dodici si aprì. Il clangore metallico oscurò il lento ticchettio dell’orologio, il cui rumore fu completamente ricoperto dalla camminata pesante di Morgan e i suoi uomini.
Il vecchio capitano si era palesato di fronte al suo prigioniero; dal suo viso pallido era possibile incontrare qualche nota di rammarico e preoccupazione, mentre tutte le altre emozioni erano nascoste dal buio della dodici.
La dodici era sempre stata dannatamente buia. Forse è proprio per quello che Morgan fece mettere un orologio, per scandire il tempo. Per non perdersi nell’ombra.

« Da qui ci penso io. »

Il capitano congedò una delle due guardie, mentre l'altra rimase immobile.

« Vale anche per te, Strike. È una cosa tra noi. »

« Non penso che... »

« Strike. Ti prego. »

Anche il terzo si congedò. Nell’oscurità era possibile coglierne la sagoma; Strike dovette chinare il capo per uscire dalla cella, era alto si e no un paio di metri.
Il prigioniero raddrizzò la propria postura, facendo cigolare le catene e liberando un rivolo di sangue dall’arto sinistro; il prigioniero era a terra, in ginocchio, con entrambe le braccia legate a delle lunghe catene di acciaio.
Era scomoda, la dodici.
Morgan si accese un sigaro, illuminando per un istante l’intera stanza. Notò che il prigioniero non lo stava neppure guardando, lo ignorava senza alcuna preoccupazione. Il capitano sfogò tutta la sua rabbia, liberando il destro verso lo stomaco di quell'arrogante.
Il bersaglio si esibì in un sorriso, alzando lo sguardo verso il capitano.
Il suo capitano.

« Fanculo, Morgan..
..è davvero necessario? »


Sputò a terra tutta la sua rabbia, prima di riprendere le sue accuse.

« Qual’è il senso di tutto questo?
Lo sai meglio di me. Deve essere uccisa. »


. . .

« Io.. io devo ucciderla. »

Il capitano rimase impassibile, fissando il suo uomo. Era in lacrime.
Stava versando tutto l’odio e la tristezza che aveva accumulato, sporcando il pavimento con il suo dolore.

« Per questo ti ho messo nella dodici, l’unica cella isolata della nave.
Per questo ho fatto uscire tutti..

..ho bisogno di sapere se sarai in grado di farlo. »


Di nuovo una pausa, il prigioniero stava per rispondere ma - dopo qualche istante - fu di nuovo interrotto.

« Zharr. Sarai in grado di farlo? »

Tic. Tic. Tic.
Un paio di secondi di silenzio, scanditi da quel maledetto orologio.

« Te l’ho detto.
Io devo ucc..?! »


Morgan lo colpì di nuovo, questa volta in pieno viso, facendolo tentennare e colorando di rosso una delle catene.
Il capitano si era irritato. Non sopportava l'idea di affidare un compito così importante a uno come lui; era indeciso, spaventato e annichilito dalla rabbia. Privo di giudizio e determinazione, il suo uomo avrebbe tentennato, mandando tutto a puttane.

Tuttavia, non poteva negargli la vendetta.
Non gliel'avrebbe mai perdonato.

« Non ti ho chiesto cosa bisogna fare, ti ho chiesto se sarai.. »

« Si. »

Alzò lo sguardo, mostrando un volto nuovo, senza lacrime.

« La ucciderò. »


─ ─ ─


Erano passate settimane dal suo arrivo a Dorhamat, e mai avrebbe potuto immaginare quello che gli sarebbe successo. I primi giorni trascorsero veloci, il nano aveva passato gran parte del suo tempo nelle taverne della città, alla ricerca della sua preda. Secondo le informazioni di Morgan, Jennesta era alla ricerca di una nave. Una nave decente.
La costa dello Zar era un luogo perfetto per recuperare un’imbarcazione; le migliori flotte di Asgradel provenivano dalla gente dell’Akerat, che vantava di una notevole forza navale.
Tuttavia, il nano non poteva raggiungere la costa in un momento più sbagliato. La popolazione era insorta e una guerra si stava sviluppando per tutta la costa.
Miracolosamente, Zharr era riuscito a nascondersi in una piccola nave, la quale stava salpando per raggiungere una zona sicura, fuori dalle bordate delle navi da guerra.

La cambusa era stretta e piena di polvere, ricolma di un odore forte e nauseante, probabilmente dovuto alla fusione tra gli aromi delle vivande e la polvere da sparo.
Si era nascosto in una grossa cassa, riuscendo a eludere la maggior parte dei marinai.
Avrebbe preferito fare piazza pulita e rubare l’imbarcazione, ma sarebbe stato stupido. Le sue conoscenze di navigazione non erano mai state troppo elevate, e una guerra in atto non era di certo la situazione ideale per imparare.

« Questa te la metto in conto, dannata. », pensò tra sé, mentre un violento boato fece sussultare la nave, facendo cadere diversi otri di vino per tutta la cambusa.
Subito dopo ci fu qualche attimo di silenzio, interrotto da una nuova bordata che, questa volta, colpì in pieno la nave, forando lo scafo e riempendo d’acqua la stanza dove Zharr si era nascosto.

« ?! »

La corrente spinse il nano fuori dall’imbarcazione, scaraventandolo nel mare aperto.
La bocca si riempì d’acqua e i polmoni si irrigidirono. Quel dannato martello era diventato molto più pesante; dovette dare fondo a tutta la sua forza per riuscire a raggiungere la superficie.
Riuscì a riemergere per miracolo, diversi attimi dopo, vicino a una grande nave (in pessime condizioni). Probabilmente era stata appena colpita, e in quello stato era abbastanza improbabile che qualche marinaio fosse rimasto vivo.
Si aggrappò a una delle funi nel tentativo di raggiungere una grossa rete che, a seguito dell’impatto, era rimasta incastrata sul fianco della nave.
Raggiunse rapidamente il ponte, lasciandosi cadere sull'imbarcazione una volta terminata l’arrampicata.

A quanto pare si era sbagliato.

« Merda. »

Non era solo.



legenda

basso: 5% - medio: 10% - alto: 20% - critico 40%

» Stato fisico: ottimale;
» Stato psicologico: ottimale;
» Energia: 100%;

» CS: 2 (forza);

» Equipaggiamento: Martello da guerra (dietro alla schiena, legato), buckler (un piccolo scudo, legato al braccio sinistro);

» Note: Buona fortuna! ^^
Per rendere più credibile la situazione, ipotizzerei che sulla nave non siamo soli. I superstiti della nave si difenderanno dagli invasori (che sbarcano dalle golette), ovviamente senza intralciare il nostro duello.


- - - - - - - - - -


» Passive:

» Zharr non sente i morsi della fame, non ha bisogno di bere se non quando gli aggrada e non risente della fatica durante il combattimento, anche qualora questo dovesse protrarsi a lungo; ciononostante sverrà al 10% delle energie come qualsiasi altro.

» Il Nano è in grado di utilizzare armi di grandi dimensioni come se fossero equipaggiamenti normali.

» Zharr è in grado di ignorare il dolore, così da non farsi influenzare dalle ferite subite (eventuali ferite andranno considerate per la loro importanza, come di norma).


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» Attive:

-

 
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view post Posted on 16/4/2014, 17:08

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Erdekun

« L'arroganza di un Corvo. »




Non fu' l'attacco in se ad irritarmi maggiormente quanto più lo sciacallaggio che ne seguì. Non potevo accusarli di averci attaccato, in fondo eravamo stati noi a dirigerci in quel lembo di mare afflitto dalla guerra, ma non riuscii a trattenere il mio sdegno nel vedere quelle mezze tacche sciamare nella mia nave, ignorare il vessillo del Leviatano e iniziare a rivoltare i cadaveri, frugare nelle pieghe degli abiti con le loro sudice manacce, minacciarci con archibugi, asce e chi più ne ha più ne metta.
Uno di loro ebbe persino l'ardire di salire sui rimasugli dell'ormai già relitto utilizzando una rete impigliata nelle travi distrutte.
Probabilmente la mia visione delle cose era distorta dall'ira, ma vederlo arrampicarsi emergendo vigliaccamente dall'acqua mi fece perdere il senno.
Ritenevo quella tecnica di abbordaggio, usata dal nano, come la summa della vigliaccheria e dell'affronto. Non gli bastava averci colpito insieme ai suoi immondi compagni, non era stato sufficiente piombarci addosso come uno stormo di avvoltoi pronti a pasteggiare con i nostri resti, lui aveva scelto una via assai più codarda e vile: colpirci a tradimento.
Già a tradimento. Per quale altra ragione un nano dovrebbe costringersi a nuotare, armato di tutto punto, per salire sulla nostra nave se disponeva di agili imbarcazioni con cui raggiungerci se non per sfruttare l'effetto sorpresa e tagliare la gola dell'incauto che non avesse tenuto conto di un simile abile intrufolarsi?
Chi infatti vedendosi assaltato da navi potrebbe mai pensare che la minaccia giunge dall'acqua?
Il mio potrebbe sembrare un ragionare paranoico e tendenzioso. Probabilmente elessi quel membro di quella robusta razza per semplice antipatia o perchè il caso fece posare miei occhi su di lui e non su altri. Ma che senso ha discuterne a cose fatte? Le urla dei feriti, l'infuriare della battaglia, la natura stessa del campo di battaglia in cui ci trovavamo a combattere avrebbero reso pretestuoso e paranoico anche il più illuminato degli asceti.
Qualunque fosse la ragione del mio astio verso il nano poco contava, non mi interrogai più di tanto sul perchè la sua presenza mi risultasse più fastidiosa di altri, feci in fretta a trovarmi una motivazione per ingaggiare battaglia con lui e svuotai la mia mente da tutto ciò che mi circondava affinchè potessi riservagli tutte le mie cure..
«Hai scelto la nave sbagliata su cui salire nano!» - gli urlai contro fissandolo mentre ancora sgocciolava acqua salmastra - «Quella che tu e tuoi sudici compari avete attaccato è un'imbarcazione che porta i vessilli del Leviatano! Cosa ancor peggiore questa nave ospita un servo del Sovrano. La vostra impudenza sarà punita! Egli non lascierà che i suoi protetti vengano attaccati, minacciati e derubati...» - alzai un braccio verso il cielo, l'indice puntato verso la volta celeste in una perfetta imitazione di un predicatore esaltato che minacci disgrazie - «Nella Sua collera il Sovrano vi colpirà con la sua collera, come il fulmine schianta un'albero secco! Fuggite finchè siete in tempo! »
Non credevo ad una sola parola di quello che avevo detto. Quella tirata pomposa, sacerdotale, eccessiva era solo uno dei molti espedienti che conoscevo e con cui speravo di colpire, prima ancora che il corpo, la mente del mio avversario.
Perchè? Perchè sapevo che i Nani sono una razza formidabile, resistente, tenace ed incredibilmente pericolosa in duello. Rocce che combattono con la furia di un incendio, un fisico minuto ma coriaceo come le fondamenta stesse delle montagne. Ma non esiste in natura materiale che, aperta una fenditura anche sottile, non possa essere infranto con l'ausilio di adeguati strumenti.
Per distruggere un impeccabile muro non è necessario usare argani e catapulte.
Più semplice ed ingegnoso è aprire una frattura, un vulnus appena percepibile ed inserirvi un piolo. A quel punto basta esercitare una pressione che persino un vecchio o un bambino sono in grado di esercitare e il muro si frantumerà, presto o tardi.
Il mio muro era lui, la frattura che intendevo aprire era nella sua mente, il piolo che volevo usare era la mia magia. Sarebbe caduto, si sarebbe infranto.
Questa era la mia strategia, ma necessitava di qualche tempo per essere applicata con efficacia. Tempo che potevo riempire sfruttando qualche trucchetto basilare di magia, rude ma di sicura efficacia.
Rapidamente abbassai il braccio, lo distesi verso di lui in tutta la sua lunghezza e liberai una bordata di pura energia telecinetica allo scopo di rispedirlo da dove era venuto: in mare.
La sinistra, libera, la feci volare alla mia fedele Diplomazia. Un paio di colpi in direzione delle ginocchia, forse, lo avrebbero dissuaso dal proseguire nella sua immonda condotta più delle mie parole. Sparai, dunque, un colpo, poi un secondo e per sovrammercato ne aggiunsi un terzo.
Intorno a me, nel frattempo, la situazione degenerava equipaggio e soldati del Regno avevano iniziato a reagire all'arrembaggio: chi eccitato dalla rabbia, chi dalle mie parole, chi più semplicemente spinto dalla consapevolezza che in quella situazione non combattere significava morire.
Mi concessi uno sguardo al marasma generale, un istante solo di distrazione. Poi rivolsi di nuovo l'attenzione al nemico da me eletto. Non mi sarei perso per nulla al mondo l'occasione di mettere a frutto gli insegnamenti di Caino. Se la mia strategia d'attacco avesse funzionato mi sarei gustato lo sguardo di terrore riempire i suoi occhi un'istante prima che il suo corpo fosse svuotato dall'anima.

CITAZIONE
Fisico: Ottimale (100%)
Mente: Visibilmente nervoso. (100%)
Energie rimanenti:: 85%
Energie utilizzate: Basso(5%), Medio (10%)

Armi ed Armature:
Armatura Naturale; Diplomazia (pistola a pietra focaia 2/5)


Attive:

«Arbitrio»

Un fedele suddito del Leviatano, un servitore del Sovrano deve possedere una forza di volontà senza pari per poter adempiere ai suoi doveri. Una delle manifestazioni più strabilianti di una volontà di ferro è quella di poter imporre il proprio volere sul mondo circostante semplicemente volendolo; che si voglia chiamarla magia, telecinesi o semplice supremazia del pensiero non conta. Il mondo circostante si muove al mio semplice volere come se solo il mio arbitrio contasse.
[Pergamena Scarica Telecinetica- Consumo Medio]

Superstizione

Il passato è passato, ciò non vuol dire che per questa ragione deve essere dimenticato.
La mia vita come eletto dai venti è ormai alle spalle. I Fratelli della Luce sono un ricordo vago e distante.
Ciò che resta, inciso nella mia mente come su una tavola di pietra sono gli insegnamenti ricevuti.
La Prima Regola e la Terza danzano entrambe sulle debolezze del cuore umano, sulla sua ineluttabile vulnerabilità alle sue stesse emozioni.... "La gente è disposta a credere a qualunque cosa, per paura o convenienza" e "Le passioni dominano la ragione" sono due lezioni preziose e al contempo sconvolgenti. Insegnano a conoscere le nostre debolezze e a sfruttare quelle altrui. Come un farmaco, veleno e panacea insieme, sono in grado di uccidere o guarire ma non hanno antidoto. Possono essere conosciute e persino dominate, ma non possono essere contrastate con certezza di successo. Un saggio conoscitore del Dono dovrebbe, solo con queste due Regole, essere capace di schiantare un nemico senza nemmeno muovere un dito...
Un Profeta, un Oracolo dovrebbe temerle e farne uso ogni istante della sua esistenza...
Perchè noi baciati dal Dono di scrutare indietro e avanti attraverso il Fiume del Tempo non necessitiamo di sfere di fuoco e grandi prodigi per soggiogare gli eventi al nostro volere. Noi abbiamo le Profezie e la nostra Voce.
E' sufficiente una bilanciata alchimia tra le nostre conoscenze e le Regole Prima e Terza e il cuore di chi ci è dinnanzi si schiuderà come un bocciolo cullato dalla luce...
E' quasi niente, poco più di un trucchetto basato sull'altrui superstizione. Ma in fondo, non è il singolo fiocco di neve a provocare la valanga?
[ In termini tecnici: il Profeta predice un evento minore, quasi del tutto ininfluente e puramente descrittivo( uno stormo di uccelli in volo, una folata di vento freddo, nubi che oscurano per qualche istante il sole, un lampo, il verso di un animale notturno ecc..) che si verificherà nel turno successivo. Ove l'avversario non si difenda, subirà un danno alla mente pari al consumo, subendo una malia psionica che lo obbligherà a porsi favorevolmente nei confronti del caster. Consumo: Basso]

Passive:

Inviolabile
La Sete ha mutato il mio corpo, ha contaminato la mia anima. Ormai corpo e spirito sembrano reagire al pericolo in maniera autonoma.
Il mio fisico è divenuto resistente alle comune offese esterne; la mia pelle, i miei muscoli, le mie ossa sono come bagnati nell'acciaio, divenendo incredibilmente coriacee (armatura naturale). Persino la mia anima è diventa uno strumento di offesa, un arma. Riesco infatti ad evocare una manifestazione materiale della mia energia spirituale, tramite le spoglie di una sorta di frusta spirituale (Arma Naturale).
Quando è la magia ad essere usata contro di me la mente diviene iperstimolata, immediatamente più recettiva e pronta a rispondere all'offesa. Per ogni tecnica magica utilizzata dall'avversario il mio spirito ricorre alle conoscenze, ai saperi che per secoli il mio precedessore ha accumulato ( 2 CS in Intelligenza, che decadranno nel turno successivo). In più, l'abitudinario uso delle mie riserve energetiche ha reso mi ha reso più resistente allo sfinimento che naturalmente deriva dall'abuso delle proprie forze, quasi come la Sete giungesse a sostenermi in questo momento di estremo bisogno. Raggiunto il 10% delle energie il mago non sverrà pur non potendo ignorare la fatica che ne deriva.
[ Pergamena Discendenza Arcana, il bonus CS va ad Intelligenza+ Passiva Razziale + Arma e Armatura Naturale]

Riassunto Semplifico molto. Casto due abilità la prima è una psionica personale bassa, la seconda è la pergamena scarica telecinetica. Per non farmi mancare niente uso anche la mia pistola esplodendo tre colpi diretti alle ginocchia del tuo PG. (2/5 indicano i rimanenti xD)
Note: A te la tastiera. xD

 
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Wolfo
view post Posted on 19/4/2014, 01:07





« Hai scelto la nave sbagliata su cui salire nano! »

Sembrava che tutta la gente di Asgradel, nei suoi confronti, avesse adottato la parola “nano” come sostituzione a qualsiasi forma di cortesia o riverenza. Tempo fa, poco dopo aver lasciato la Tempest, Zharr si era imbattuto in un guerriero; la lite scoppiò proprio per quella singola parola, dettata in modo arrogante. D’altronde si sa, il razzismo è una gran brutta malattia: colpisce gli uomini, ma uccide i nani.

« Quella che tu e tuoi sudici compari avete attaccato è un'imbarcazione che porta i vessilli del Leviatano! Cosa ancor peggiore questa nave ospita un servo del Sovrano. La vostra impudenza sarà punita! Egli non lascierà che i suoi protetti vengano attaccati, minacciati e derubati… »

Zharr era ancora confuso, a stento riusciva a seguire il discorso.
Pensò che fosse tutto un equivoco e, voltandosi, vide numerose golette che assaltavano i resti della nave. A prua echeggiavano già le prime danze delle spade, mentre a poppa iniziava a sentirsi l’odore acre della polvere da sparo.
Solo allora si rese conto.

« Nella Sua collera il Sovrano vi colpirà con la sua collera, come il fulmine schianta un'albero secco! Fuggite finchè siete in tempo! »

Sorrise, divertito.
Per un secondo si immaginò l’albero maestro della nave prendere fuoco all’istante, dal momento che tutt’intorno altro non c’era che l’oceano - e la costa. Ritornò in sé, mentre lentamente tentava di alzarsi. I suoi abiti erano fradici e ogni suo movimento era inevitabilmente accompagnato da un suono fastidioso e stropicciato.
All’improvviso sentì un’enorme forza trascinarlo via. Cercò di proteggersi il volto con entrambe le braccia, incrociandole, ma la folata di vento era talmente forte che Zharr, nonostante la sua mole, rotolò all’indietro, raggiungendo il bordo della nave. La collera lo avvolse, offuscando il suo giudizio; da quel momento in poi, avrebbe usato la sua forza e il suo verbo per distruggere il corpo e l’animo di quel bastardo. Non avrebbe mai colpito qualcuno senza motivo, ma quell’uomo non si era nemmeno preso la briga di accertarsi del suo giudizio. L’aveva attaccato, nel vano tentativo di gettarlo di nuovo in mare.
Riacquistò rapidamente il controllo del proprio corpo, motivato dalla sua rabbia. Cercò di alzarsi, ma il suo avversario proseguì. Estrasse una pistola e la battezzò con tre colpi distinti, diretti verso le gambe del guerriero. Zharr reagì di istinto, gettandosi di lato, ma non riuscì a eludere completamente l’attacco.
Il primi due colpi andarono a segno, anche se la seconda pallottola lo colpì solamente di striscio. Il terzo ed ultimo colpo, invece, terminò il suo moto incastrandosi tra le assi di legno che decoravano il ponte.
Non sentiva alcun dolore, ma vedeva chiaramente la sua gamba sinistra sanguinare. Era abbastanza resistente da rialzarsi, e altrettanto intelligente da capire che - da lì in poi - avrebbe dovuto usare la destra come perno per i movimenti più articolati.

« Nano.. »

Ripeté quella dannata parola, soffocando la sua rabbia con un ghigno.

« Siamo tutti nani sulle spalle dei giganti.. »

Sorrise, leccandosi le labbra per ammorbidirle.
Allungò la mancina fin dietro la schiena e afferrò il suo martello; ne strinse il manico con forza, puntando l’enorme testa di pietra verso il suo avversario.

« ..e tu? Non sei forse un nano nei confronti del Sovrano a cui ti riferisci?
Minacci me, parlando per suo conto. »


Spostò lo sguardo verso il servo, ignorando la battaglia che, rapida, si propagava per tutta la costa. Non riuscì a trattenere un piccolo sorriso che, in pochi secondi, si trasformò in una sonora risata.

« Lo sai, vero? Tu.. »

Urlò, mentre alzava il maglio fin sopra la sua testa. Riuscì a tendere entrambe le braccia, posizionando la sua arma quasi in verticale.

« ..sei solo una pedina! »

Lasciò cadere il martello sulle travi del ponte, frantumandole. Come uno squalo che fende l’acqua con la sua pinna, l’onda d’urto rivoltò gran parte delle assi di legno. L’impatto fu violento e la crepa si propagò fino al servo del Re. Una frazione del ponte fu completamente rivoltata, ma la rabbia di Zharr non aveva ancora trovato soddisfazione.
Corse verso il suo avversario, approfittando della confusione e cercando di sfruttare al meglio il casino che aveva appena combinato. Se tutto fosse andato come sperava, il servitore del Re sarebbe rimasto intrappolato quel tanto che bastava per dare a Zharr la possibilità di ricambiare la sua gentilezza.
Giunto nei pressi del suo bersaglio, il nano avrebbe alzato nuovamente il martello, per poi farlo ricadere con forza. Il colpo, se fosse andato a segno, avrebbe travolto la gamba sinistra di quella specie di predicatore, nel tentativo di frantumarne le ossa.
Zharr avrebbe richiamato a sé la sua arma, portandola verso il petto con entrambe le mani. A quel punto si sarebbe esibito in un rapido affondo, puntando lo stomaco del suo avversario, così da allontanare la minaccia.

Sarebbe rimasto immobile a fissare la sua nemesi.
Indipendentemente da come sarebbero andate le cose, nulla gli avrebbe impedito di sorridere, mentre appoggiava la sua fidata arma sulla spalla. Tronfio del suo operato, l’avrebbe ripetuto di nuovo, questa volta con fierezza.

« Nano. »


legenda

basso: 5% - medio: 10% - alto: 20% - critico 40%

» Stato fisico: danni da impatto di entità media (distribuiti su tutto il corpo); foro da proiettile alla gamba sinistra; abrasione alla gamba sinistra;
» Stato psicologico: indenne;
» Energia: 100%;

» CS: 4 (forza); 2 (agilità);

» Equipaggiamento: Martello da guerra (equipaggiato), buckler (un piccolo scudo, legato al braccio sinistro);

» Note: Subisco in pieno la tua onda d'uro, cercando di ripararmi con le braccia. A questo punto attivo la prima tecnica (la pergamena berserk) che mi conferisce 4 CS (rispettivamente 2 alla forza e 2 all'agilità).
In virtù dei CS in agilità, Zharr si tuffa di lato per evitare i colpi di pistola. Essendo un'arma da fuoco, i colpi sono molto rapidi; di conseguenza riesco solo a limitare i danni: i primi due proiettili mi colpiscono (di cui uno di striscio), mentre il terzo riesco ad evitarlo.
Uso la tecnica bonus (descritta nello specchietto qui sotto) per cercare di intrappolarti. A quel punto avanzo e ti attacco con due fendenti (normali attacchi fisici, portati con 4CS alla forza); il primo è un fendente obliquo, dall'alto verso il basso, da destra a sinistra, che mira a romperti la gamba sinistra. Il secondo, invece, è un affondo per allontanarti.
Non vorrei che fraintendessi: con i CS in agilità si intende la rapidità nei movimenti (la schivata iniziale e lo scatto verso di te), non la maestria con le armi. I colpi sono quindi portati ad una velocità "normale".

Una piccola nota per i giudici. La modalità con cui è iniziato lo scontro (l'assalto delle golette e l'ingresso di Zharr sulla nave) è stato deciso da me e Malz in vie private. :sisi:

*riesce a concludere il suo primo turno con il 100% di energia* ..a te! ^^


- - - - - - - - - -


» Passive:

» Zharr non sente i morsi della fame, non ha bisogno di bere se non quando gli aggrada e non risente della fatica durante il combattimento, anche qualora questo dovesse protrarsi a lungo; ciononostante sverrà al 10% delle energie come qualsiasi altro.

» Zharr è in grado di utilizzare armi di grandi dimensioni come se fossero equipaggiamenti normali.

» Zharr è in grado di ignorare il dolore, così da non farsi influenzare dalle ferite subite (eventuali ferite andranno considerate per la loro importanza, come di norma).


- - - - - - - - - -


» Attive:

» In particolari situazioni emotive o in caso di pericolo il nano è in grado di cadere in una sorta di trance (di solito motivato dalla rabbia), dove la vista si annebbia e i pensieri si offuscano.
Quando entra in questo stato gli individui davanti a lui diventano carne da macello. La potenza distruttiva di Zharr cresce a dismisura e la sua mente non sarà più in grado di riconoscere gli alleati dai nemici, né potrà smettere di attaccare chiunque gli si pari dinanzi indistintamente o avere chiari i propri obiettivi, ricordi e pensieri.
In termini tecnici il nano otterrà un power up di 2 CS a due distinte caratteristiche (per un totale di 4 CS). La tecnica dura due turni, durante i quali il nano potrà continuare a utilizzare le proprie armi e tecniche.
Al termine del secondo turno di utilizzo - compreso quello di attivazione della tecnica - il suo fisico subirà una ferita di entità media, sotto forma di affaticamento degli organi e dei muscoli, che risentiranno di danni interni. Va considerata una tecnica di potenza alta, ma di consumo nullo. [turno 1 / 2]

» Tecnica bonus del torneo. Zharr colpisce con forza il ponte della nave, creando una crepa che si propaga fino al suo avversario. La tecnica, di potenzia media e consumo nullo, ha lo scopo di bloccare il bersaglio intrappolandolo nelle travi di legno che si frantumano sotto i suoi piedi. Se non fosse chiaro dal post, le assi di legno vengono semplicemente rivoltate (non sprofondiamo da nessuna parte XD). Ovviamente, la tecnica è istantanea e dura soltanto per l'azione in corso.
Se qualcosa non dovesse essere chiaro, sono disponibilissimo via MP. ^^

 
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view post Posted on 22/4/2014, 21:33

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Erdekun

« Segni »




Sorrisi con indulgenza a quella tirata. Lui non potè vederlo, certo. Si era offeso perchè l'avevo chiamato con il nome della sua razza d'appartenenza. Poi aveva rimarcato una cosa di cui ero pienamente consapevole. Era irritato, lo si poteva leggere nel suo viso arrossato, nel pulsare sensibilmente più intenso delle vene. Mi beai di quella reazione smodata ad una mia semplice constatazione, faceva il mio gioco.
Le passioni dominano la ragione, la corrodono, la soggiogano e la rendono un arma inutile. Ed era l'inflessibile ragione dei nani a spaventarmi. La loro mente è notoriamente affilata quanto le lame delle loro asce. Spesso rozzamente utilizzata, vero, ma pur sempre letale se rivolta a scopi bellicosi. A colpire quella mente, quella ragione io miravo e per il momento sembravo aver successo.
«Parli di cose di cui non comprendi la grandezza, nano..» - lasciai che la mia voce indugiasse fastidiosamente su quell'ultima parola. In fondo più la sua rabbia aumentava, più i miei colpi alla sua psiche si sarebbero fatti insidiosi. «Sono una pedina è vero. Ma una pedina consapevole del suo ruolo in questo mondo. Non si può dire la stessa cosa di te...Ti offendi sentendoti chiamato con il nome della tua razza, quasi fosse un marchio d'infamia solo per venire a predicare a me lezioni d'umiltà che ho già appreso in passato. »
Mossi appena le spalle in un gesto che tradiva un velato disprezzo - «Banale, retorico, vuoto. Ecco cosa sei. E per giunta disonori la tua schiatta rifiutandone il retaggio. Mi stupisco di come tu non sia già finito ad ingrassare i ranghi di quelli che a causa di questa guerra nutrono i pesci...»
Parlai, ma probabilmente il mio avversario non udì nemmeno le mie parole tutto preso a percuotere il ponte della nave con la sua mastodontica arma.
Quando vidi le assi ritorcesi, scricchiolare quasi patissero il dolore inferto da quel colpo e intrappolarmi il mio sorriso appassì.
Non ebbi tempo di reagire. Avvolto nel pulviscolo di schegge e polvere sollevate dall'impatto, il nano si lanciò all'attacco. Istintivamente, educato dalla mia sommaria conoscenza dell'anatomia umana contrassi i muscoli nella speranza di mitigare il colpo.
Sentii la gamba sinistra cedermi, il respiro fuggire dal petto mentre subivo il doppio assalto di quella mezza tacca dall'abilità sorprendente.
Il mio corpo fu sbalzato via e finii a sbattere contro l'albero maestro, stordito per qualche istante e ammantato in una sensazione dolorosa che sembrava pervadermi tutto il corpo. Fortunatamente l'aria piacevolmente frizzante non mi permise di svenire per il dolore. Mi riebbi quasi istantaneamente dell'ottundimento causato dall'impatto, ma non potevo dire lo stesso per il dolore che nel frattempo si era concentrato nella zona del femore sinistro e dell'addome.
Respirare o tentare di alzarmi mi risultavano estremamente macchinosi e penosi.
Ma non potevo evitare di fare ne l'una ne l'altra cosa. Cercai così sostegno nel mio bastone sciamanico, insegna della mia professione e valido alleato in molte battaglia, e mi rimisi in piedi non senza fatica.
Dovevo pensare ad una strategia e velocemente se non volevo finir schiacciato dal quel martello gigantesco come una formica dalla zampata di un'elefante.
La mia lungimiranza mi concesse un attimo di respiro.
Come avevo predetto un prodigio si manifestò: un fulmine si schiantò con sfoggio di fiamme e scintille sull'albero maestro. L'enorme palo di legno scricchiolo, cigolò e si spezzò schiacciando un paio di combattenti sfortunati.
Esultante per la riuscita della mia previsione mi azzardai a sollevare di nuovo il braccio destro, avanzai di una paio di passi zoppicando e inghiottendo il dolore atroce della gamba probabilmente fratturata se non peggio ed esclamai -
«Ecco un segno della Sua ira!» - abbassai il braccio, frugai nelle mie vesti alla ricerca di qualcosa - «E questo è invece un segno della mia...» - quando la mia mano tornò visibile impugnava una candela la cui fiammella brillava di colori sinistri.
Lo stoppino ardente sembrò esalare un fumo denso, che contorcendosi in suggestivi arabeschi volò diretto alle narici del nano. Quel fumo, infuso degli incubi di uno spirito dannato, avrebbe potuto suscitare in lui visioni di orrore a cui non oso nemmeno pensare, dandomi al contempo una vantaggio.
Non attesi di vedere l'esito di quella mia mossa, alzai il braccio armato di candela e invocai sul nano il potere della folgore nella speranza che, come la sua gemella generata dal puro caso, non mancasse di centrare il bersaglio.
«Brucia! Ardi come questo legno rinsecchito! Apprendi anche tu quando incomprensibilmente grande sia il potere del Sovrano...e dei suoi umili servitori!» - sbraitai infine scagliandogli contro la Prigione di Cera, pregando che diligentemente colpisse la barba del nano provocandogli un'ulteriore dose di umiliazione e dolore.


CITAZIONE
Fisico: Medio alla gamba e un medio al torace conseguenti all'impatto e delle lesioni muscolari e dell'apparato scheletrico (80%)
Mente: Visibilmente nervoso. (100%)
Energie rimanenti:: 75%
Energie utilizzate: Basso(5%), Medio (10%)

Armi ed Armature:
Armatura Naturale; Diplomazia (pistola a pietra focaia 2/5); Prigione di Cera


Attive:

«Della vendetta»

Nella comprensione superiore che deriva dal contatto con la natura e con i suoi spiriti, tuttavia, si scoprono segreti che non possono essere divulgati, segreti la cui pericolosità potrebbe trasformare le società organizzate in branchi assetati di sangue che si annientino da soli in preda all'anarchia. Obthor Tokollo meditò sulla sua Prigione di cera, e in essa scoprì che poteva canalizzare la malvagità che ne caratterizzava l'ospite contro i suoi nemici, e potenziarla con ogni altro influsso negativo che ne sia stato intrappolato. Un'antica formula, un mantra arcano che libererà ogni influsso nefasto concentrandoli su di un solo bersaglio, e prosciugandone le forze con visioni di terrore e disperazione. Un'offensiva tanto più potente quante più forze sono state inglobate nella cera rituale, un sacrificio finale, infine, perché queste forze si ricongiungano alla natura purificate dal male.
[Attiva, costo Basso o Medio, natura psionica. Per essere designato come bersaglio della tecnica, l'avversario desiderato va anche solo percepito in qualche modo; l'effetto consisterà nel trasmettergli visioni di terrore Bassa con un consumo Basso di energie. Se però nella scena corrente è stata usata la tecnica "Della liberazione" il consumo e il danno saranno entrambi Medi.]


Iniziazione

« Iniziazione»

«Oh ma io so tramutarmi in tempesta..» Queste furono le esatte parole del mio maestro il giorno della mia iniziazione al sentiero sciamanico. Di per se non hanno nulla di tragico ma calate nel contesto in cui mi trovavo a me sembrarono una condanna a morte.
Gli Sciamani non sono noti per imporre ai loro allievi prove crudeli o sanguinarie. Siamo mediatori tra i mondi, custodi di antichi saperi, mistici ed eremiti in perfetta simbiosi con il mondo che circonda e le le entità spirituali che lo abitano. Per questo rimasi sbalordito quando il mio mentore di un tempo mi chiese di accompagnarlo in un villaggio di orchi. Conoscevo storie di Orchi Sciamani ma la loro era un arte assai più rozza e meno spiritualmente orientata di quella di noi Parlacoisogni, non capivo come la prova finale del mio ordine potesse avere a che fare con una cultura sciamanica così differente dalla mia.
Quando giungemmo al villaggio le sentinelle non persero tempo in benvenuti, mi colpirono allo stomaco, mi sollevarono di forza e mi portarono nella tenda del loro capo. Il mio maestro ci seguiva senza fare un solo gesto che lasciasse trasparire le sue vere intenzioni.
Giunti nella tenda Thudyr fu accolto con tutti gli onori e io venni buttato in un angolo. Dai pochi frammenti di conversazione che riusci a tradurre capii che il vecchio mi stava offrendo in sacrificio a agli antenati di quel clan.
Non me ne vergogno per poco non me la feci addosso per il terrore. Poi il mio maestro mi guardò sorridendo e mi disse che non c'era motivo di preoccuparmi, eravamo li per una ragione e non sarebbe successo nulla di male se avessi fatto quello che mi chiedeva.
Mi spiegò che quel clan aveva l'abitudine di sacrificare gli stranieri ai propri antenati, ma non tutti:gli Sciamani erano esclusi. Io avrei dovuto dimostrare di esserlo tramutandomi in tempesta.
Passai una notte a tormentarmi su come fare, arrivai a piangere disperatamente implorando di salvarci entrambi. Lui mi rispose nel modo che vi ho detto. La mattina vennero a prendermi. Vidi le catene, le loro rozze armi sguainate, sentii l'odore del legno bruciato dal fuoco che presto avrebbe reso il mio corpo una voluta di fumo offerta agli spiriti. Urlai, impazzii per la paura e poi accadde...
Il mio spirito si connesse al mondo degli Spiriti, contattai le forze insondabili che attengono alle tempeste e sentii una forza sovrumana scorrermi nelle vene. L'orco che portava le catene fu subitaneamente schiantato da un fulmine, la capanna che costituiva la mia prigione fu spazzata via da una folata di vento.
Mi salvai, ovviamente. E divenni Sciamano.
[Pergamena Accolito degli Elementi (Elemento Elettricità) consumo Medio; Pergamena Vento Violento]
[SPOILER]
Accolito degli elementi: Il mago impara a controllare gli elementi con relativa maestria: potrà quindi per esempio evocare sfere di fuoco, scariche elettriche o schegge di ghiaccio.
La tecnica ha natura Magica. Al momento dell'acquisto della pergamena l'utente dovrà scegliere l'elemento che decide di utilizzare (fuoco, ghiaccio e elettricità sono solamente degli esempi dato che è possibile scegliere qualsiasi tipologia di elemento). La tecnica infliggerà quindi un danno pari a Medio all'avversario, compatibile con l'elemento scelto. La manifestazione scelta può essere di volta in volta personalizzata (raggi, sfere, getti o altro) ma i suoi effetti devono essere comunque dipendenti dal consumo impiegato; se utilizzata ad area, la tecnica causerà danno basso ad ogni nemico colpito.
Consumo di energia: Medio


Passive:

Del servizio
L'essenza dello spirito malvagio non si è esaurita: essa ha avuto il tempo di meditare sui suoi errori e si è ravveduta. Il suo castigo tuttavia non può essere sciolto, ed ora lo costringe a servire colui a cui è toccata in sorte la proprietà della Trappola di Cera. È esso che tiene perpetuamente la fiamma accesa, che ne farebbe sopravvivere la scintilla anche se l'oggetto venisse accidentalmente immerso in acqua. E non solo: esso avverte le variazioni di umore del portatore, avvolgendo l'intera candela in fiamme bluastre qualora la furia della battaglia si impossessi di lui. E sempre ricondurrà docilmente la sua prigione nelle mani del legittimo proprietario, sia essa scagliata via o lasciata cadere.
[Passiva: La candela conterà come arma da lancio e godrà di un effetto boomerang; la tipologia dei suoi attacchi, da considerarsi sempre alla stregua di attacchi fisici non tecnica, è magica, e il danno inferto sarà da ustione.]


Inviolabile
La Sete ha mutato il mio corpo, ha contaminato la mia anima. Ormai corpo e spirito sembrano reagire al pericolo in maniera autonoma.
Il mio fisico è divenuto resistente alle comune offese esterne; la mia pelle, i miei muscoli, le mie ossa sono come bagnati nell'acciaio, divenendo incredibilmente coriacee (armatura naturale). Persino la mia anima è diventa uno strumento di offesa, un arma. Riesco infatti ad evocare una manifestazione materiale della mia energia spirituale, tramite le spoglie di una sorta di frusta spirituale (Arma Naturale).
Quando è la magia ad essere usata contro di me la mente diviene iperstimolata, immediatamente più recettiva e pronta a rispondere all'offesa. Per ogni tecnica magica utilizzata dall'avversario il mio spirito ricorre alle conoscenze, ai saperi che per secoli il mio precedessore ha accumulato ( 2 CS in Intelligenza, che decadranno nel turno successivo). In più, l'abitudinario uso delle mie riserve energetiche ha reso mi ha reso più resistente allo sfinimento che naturalmente deriva dall'abuso delle proprie forze, quasi come la Sete giungesse a sostenermi in questo momento di estremo bisogno. Raggiunto il 10% delle energie il mago non sverrà pur non potendo ignorare la fatica che ne deriva.
[ Pergamena Discendenza Arcana, il bonus CS va ad Intelligenza+ Passiva Razziale + Arma e Armatura Naturale]

Riassunto Subisco i due attacchi fisici cercando di proteggermi come posso con i cs e l'armatura naturale ( traduco nella contrazione muscolare, che dovrebbe mitigare l'efficacia dell tuo attacco con i miei due Cs in intelligenza): risultato mi azzoppi, mi incrini qualche costola e mi sbalzi via. Mi riprendo dopo qualche istante di smarrimento e casto contro di te due tecniche: una psionica bassa ( attiva del mio artefatto) e una di natura magica a consumo medio ( ti ho messo in spoiler la descrizione del saggio per semplificarti le cose). Poi uso la Prigione di Cera nel tentativo di incendiarti la barba.
Note:I danni derivanti dai danni fisici non tecnica li ho calcolati random supponendoli, spero siano abbastanza xD A te la tastiera.( di nuovo xD)

[/SPOILER]
 
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Wolfo
view post Posted on 24/4/2014, 19:44





Arrivò all’improvviso, senza presentarsi.
Il fulmine cadde repentino sull’albero più grande del veliero, spezzandolo. Il rumore fu così assordante che, per pochi attimi, la guerra parve spegnersi. L’attenzione era rivolta alla caduta di quell’immensa colonna che, inesorabilmente, finì per porre fine a molte delle battaglie in atto.
Guerrieri, maghi e filibustieri finirono schiacciati dalla casualità dell’evento. Una leggera pioggia fece capolino tra le nuvole, inutile contro le fiamme che lambivano il punto in cui era impattata l’ira del sovrano.
Non credeva ai suoi occhi, era come se nulla avesse più senso. La sua mente si schiarì e la rabbia che lo ottenebrava fu sostituita da un’insolita sensazioni di rispetto nei confronti del servo. Nei confronti del cavaliere del Re. Zharr iniziò a considerare l’idea che, forse, si era sbagliato. Il suo avversario altro non era che un discepolo di un Dio.

« Io.. »

Sussurrò.
Le parole del servo si persero nella sua mente, ovattata e stordita dagli ultimi sviluppi. Era in procinto di spiegare le sue ragioni al predicatore quando fu interrotto da qualcosa di sconvolgente.

« ... »

Una densa foschia grigiastra avvolse il ponte della nave, oscurando ogni cosa. Zharr non riuscì a scorgere nulla al di fuori di essa. Le urla della battaglia divennero sempre più lontane, fino a farsi assimilare dall’abbraccio della nebbia.
Si voltò di scatto, giurando di aver sentito qualcuno ridere alle sue spalle. Il suo corpo era al centro del nulla; guardò verso terra e vide il riflesso distorto del suo volto. Fu in quell’istante che la battaglia sulla nave, la guerra e il destino stesso dei nani venne meno.

« Che fai? Giochi ai pirati? »

Una voce acuta, meschina e velenosa.
Non riuscì a scorgerne le forme, ma il riflesso mostrava l’ombra di una donna.
Era lì, immobile. Proprio alle sue spalle.

« Non piangere. »

Quella frase lo fece sussultare.
Conosceva una sola persona che avrebbe detto così. Con quel tono.

Si voltò di nuovo e la nebbia scomparve. L’ombra del suo passato - e del suo presente - era svanita, sostituita dal cozzare delle spade e dalle urla degli uomini.
Gli ci vollero alcuni secondi per capire dove - e quando - si trovava. Secondi che permisero al suo avversario di concludere la propria mossa, nel tentativo di porre fine a quella follia.

« Brucia! Ardi come questo legno rinsecchito! Apprendi anche tu quando incomprensibilmente grande sia il potere del Sovrano...e dei suoi umili servitori! »

Il fulmine emanò una luce intensa e si fiondò con rapidità verso il suo bersaglio.
Zharr, sorpreso, alzò d’istinto il suo scudo, mettendo il braccio sinistro tra la folgore e il proprio corpo. Il colpo impattò con forza, annerendo la superficie della sua guardia e facendo arretrare il guerriero di qualche centimetro.
In seguito il predicatore gli lanciò qualcosa, nel tentativo di ustionargli il viso. Zharr riuscì a evitare il colpo all’ultimo secondo, inarcando le spalle e con un repentino movimento laterale. La candela sfiorò la barba del nano, annerendone solo una piccola ciocca.

« Zharr. »

Si presentò con decisione, mentre portava lo sguardo verso il servitore del re. Nonostante tutto, provava una sorta di rispetto nei confronti del suo avversario.

« Mi chiamo Zharr. »

Sospirò.

« Non posso perdere altro tempo con te. »

Non disse più nulla, conscio del fatto che la sua lingua non era mai stata così eloquente.
« Non piangere. », ripensò all’ombra e non riuscì a trattenere un brivido. Si guardò intorno e si rese contro che nulla di tutto quello gli apparteneva. Non era la sua guerra.
Continuava a ripeterselo. A convincersi che fosse la scelta giusta.

Consumò la distanza che lo separava dal suo avversario in pochi secondi, brandendo il martello con entrambe le mani. Non aveva alcuna intenzione di ucciderlo, lo rispettava.
Appena il predicatore fu nel raggio dell’arma, Zharr strinse i denti e con tutta la forza che gli era rimasta mosse il maglio con rapidità, esibendosi in un vigoroso affondo contro la gamba destra del servo. « Mi dispiace. »; lo sussurrò nella bolgia del momento, consapevole che il suo avversario non sarebbe riuscito a sentirlo.
Cercò di terminare la sua offensiva con un nuovo affondo, emulando la sua azione precedente. Tuttavia, nell’istante in cui richiamò l’arma verso il proprio corpo, la gamba sinistra cedette e il nano fu costretto a inginocchiarsi al suolo.

A stento riuscì a nascondere il dolore dal suo volto.


legenda

basso: 5% - medio: 10% - alto: 20% - critico 40%

» Stato fisico: danni da impatto di entità media (distribuiti su tutto il corpo); foro da proiettile alla gamba sinistra; abrasione alla gamba sinistra; affaticamento fisico (danni complessivi medi al corpo dovuti al termine dello stato "berserk");
» Stato psicologico: danno medio alla psiche (danno basso "Superstizione" + danno basso "Della vendetta"), frastornato e rispettoso nei confronti del suo avversario;
» Energia: 50% (100% - 10% - 40%);

» CS: 4 (forza); 2 (agilità);

» Equipaggiamento: Martello da guerra (equipaggiato), buckler (un piccolo scudo, legato al braccio sinistro);

» Note: Ultimo turno del berserk, dal prossimo aggiornerò i CS nello specchietto.
Subisco la tecnica "Superstizione" che, oltre al danno basso, mi fa cambiare opinione nei tuoi confronti. Subisco anche la tecnica "Della vendetta", in cui ho la visione di Jennesta. Confuso, mi rendo conto di avere "altro da fare", e voglio chiudere in fretta.
Mi difendo dal tuo attacco elementale con la variabile personale difensiva, ed evito la candela in virtù dei miei CS in agilità.
A quel punto corro verso di te e ti attacco con un affondo (di potenza critica) verso la tua gamba destra. Richiamo il martello verso di me, con lo scopo di allontanarti come prima, ma la gamba sinistra mi cede e mi fa inginocchiare.
Ho interpretato i danni medi alla psiche come una confusione generale del del mio pg. Infatti, nonostante la passiva che mi permette di ignorare il dolore, Zharr sente che c'è qualcosa che non va al suo corpo.
A te la tastiera, per qualsiasi cosa scrivimi pure in privato. ^^


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» Passive:

» Zharr non sente i morsi della fame, non ha bisogno di bere se non quando gli aggrada e non risente della fatica durante il combattimento, anche qualora questo dovesse protrarsi a lungo; ciononostante sverrà al 10% delle energie come qualsiasi altro.

» Zharr è in grado di utilizzare armi di grandi dimensioni come se fossero equipaggiamenti normali.

» Zharr è in grado di ignorare il dolore, così da non farsi influenzare dalle ferite subite (eventuali ferite andranno considerate per la loro importanza, come di norma).


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» Attive:

» In particolari situazioni emotive o in caso di pericolo il nano è in grado di cadere in una sorta di trance (di solito motivato dalla rabbia), dove la vista si annebbia e i pensieri si offuscano.
Quando entra in questo stato gli individui davanti a lui diventano carne da macello. La potenza distruttiva di Zharr cresce a dismisura e la sua mente non sarà più in grado di riconoscere gli alleati dai nemici, né potrà smettere di attaccare chiunque gli si pari dinanzi indistintamente o avere chiari i propri obiettivi, ricordi e pensieri.
In termini tecnici il nano otterrà un power up di 2 CS a due distinte caratteristiche (per un totale di 4 CS). La tecnica dura due turni, durante i quali il nano potrà continuare a utilizzare le proprie armi e tecniche.
Al termine del secondo turno di utilizzo - compreso quello di attivazione della tecnica - il suo fisico subirà una ferita di entità media, sotto forma di affaticamento degli organi e dei muscoli, che risentiranno di danni interni. Va considerata una tecnica di potenza alta, ma di consumo nullo. [turno 2 / 2]

» Attingendo a un consumo di energia variabile, Zharr sarà in grado di modellare all'istante i propri muscoli con lo scopo di migliorare le proprie abilità difensive (potrà, ad esempio, irrigidire un braccio o padroneggiare con maggior vigore il proprio scudo). La difesa lo proteggerà da un singolo attacco di natura fisica o magica, e sarà a bersaglio singolo (non ad area).
In termini tecnici, si tratta di una variabile difensiva che permette al guerriero di difendersi dalle tecniche avversarie (di potenza pari o inferiore al consumo speso) utilizzando il proprio corpo - o l'equipaggiamento in possesso - come scudo. [medio]

Il nano possiede una forza dirompente, esplosiva. Zharr ha imparato a incanalare tutto il suo potere nelle sue armi (o nel suo corpo) riuscendo a rendere tangibile il proprio furore per un unico e breve istante.
Il prossimo attacco del nano darà vita a un'esplosione in grado di mettere al tappeto anche i colossi più resistenti. La sua arma, piuttosto che una parte del suo corpo, si ricoprirà di una strana colorazione scarlatta e, al momento dell'impatto, l'energia raccolta verrà rilasciata in una pericolosa esplosione fiammeggiante.
Questa tecnica offensiva (a consumo variabile) non ricoprirà alcuna area poiché l'esplosione, al di là dell'effetto pirotecnico, causerà un danno (pari al consumo speso) solo nel punto di impatto. La tecnica è di natura fisica, non necessita di tempi di concentrazione e sarà valida per un singolo colpo. [critico]

 
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view post Posted on 26/4/2014, 11:58

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Erdekun

«Nell'occhio del ciclone»




Dovetti inghiottire l'ennesima sorsata di quella disgustosa bibita che è il fallimento.
Sebbene il fumo posseduto dallo spirito avesse svolto il suo compito distraendo il mio nemico per qualche istante, mi resi conto di aver colpito quell'incudine con eccessiva blandizia. Non appena il mio incantesimo si era dissolto, infatti, il mio nemico aveva ripreso rapidamente le redini sulla sua coscienza e si era preparato a contrattaccare.
Lo sentii presentarsi per poi caricare rapido come una frana che sfregia il fianco di una montagna. Ebbi paura, non lo nego. Un terrore sudaticcio si impadronì del mio corpo facendo accelerare i battiti del mio cuore fino a darmi l'impressione che stesse di li a poco per salirmi in gola.
Un colpo, ne bastava uno per mettermi fuori gioco. Ero stato fortunato la prima volta, non potevo confidare nuovamente nella benevolenza del Fato.
Svenire o più banalmente essere costretti alle ginocchia equivaleva in quell'arena a morire. Eravamo circondati da una carneficina senza sconti, galleggiavamo su un relitto pronto ad affrontare, assassini senza pietà sciamavano da ogni dove; qui e li le esplosioni di cannoni aprivano ferite nelle imbarcazioni vicine, grandinavano sull'inquieto corpo del mare ormai arrossato dal sangue di innumerevoli vittime. Non potevo subire l'ennesimo colpo, non potevo fallire ancora... Non si trattava di una questione di onore o d'orgoglio, evitare quel colpo era l'unico mezzo per sopravvivere.
Giano, il composto, spassionato sacerdote del Sovrano non aveva le qualità per uscire dal quel budello che conduceva dritto alla morte. Era necessario che l'uomo oltre la maschera prevalesse, con il suo istinto, le sue scelte errate, il suo affidarsi alle volubili correnti del fato.
In fondo non me l'aveva forse già detto Caino che erano le mie macerie ad avermi permesso di sopravvivere? E a quelle macerie decisi di affidarmi, a quelle passioni avvelenate e devastanti. Mi avevano salvato una volta, lo avrebbero fatto ancora...
La maschera candida e perfetta cadde. Il volto dello Sciamano fu baciato dalla brezza odorosa di polvere da sparo e salsedine. Il mio viso stravolto dalla paura, affannato dalla fatica, contorto dal dolore accolse i segni di un'emozione con cui ormai aveva preso familiarità: la rabbia.
Sapevo quanto rischioso fosse lasciarle spazio, avevo perso il conto delle volte in cui lei mi aveva fatto pagare un prezzo ben superiore al servizio reso, ma sapevo anche che tra tutte le emozioni era l'unica in grado di salvarmi la vita. E lo sapevo per esperienza...
Sciolsi le sue briglie, la lasciai correre senza freni, pervadermi ogni muscolo, irrorare le mie vene, avvelenare il mio sangue, stringermi le viscere in una morsa d'acciaio, fondersi con la mia magia e dominarla, oscurare la mia coscienza fino ad annullarla.
Sentii il vento intorno a me rispondere alla chiamata della magia contaminata da quel sentimento figlio di paura, disperazione e necessità.
Le assi del ponte furono divelte, le vele stracciate, dal respiro di quel vento soggiogato dalla magia. Gomene, armi lasciate cadere, frammenti di ferro e legno, persino l'acqua salmastra che circondava furono sollevate, si mescolarono in una sorta di uragano di cui io ero epicentro.
Fu contro quello scudo che si infranse, come flutti su uno scoglio, il poderoso colpo di maglio del nemico.
Ero salvo, vivo, ma ormai preda di quei sentimenti che invano avevo trattenuto sotto la superficie linda della maschera da Corvo. Il turbine che lentamente si affievoliva la rapì tra le sue spire, lanciandola chissà dove nell'immensa distesa grigia dell'oceano.
Il mio sguardo allucinato si posò sul mio nemico. L'ora delle strategie e delle complesse tattiche psicologiche aveva fatto il suo tempo.
- «E così volevi uccidermi razza di bastardo? » - sbraitai ormai fuori controllo; i capelli spettinati dalle folate di vento si appiccicavano sulla fronte a causa del sudore. Dovevo apparire come una sorta di selvaggio, con il volto stravolto e l'espressione spiritata. Ero la negazione della razionalità allo stato puro, un uomo solo nell'aspetto, squassato dall'istinto. L'equivalente di una bestia braccata che ha eluso il laccio del cacciatore ed ha la sua opportunità di colpire - «Ed io che mi illudevo di poter concludere questa faccenda con la forza delle mie convinzioni... »
O delle mie menzogne. Pensai. Ma non lo dissi. «... eppure mi era stato detto! Ero stato avvertito ! Ma io non avevo voluto crederci. Pensavo di essere superiore a certi compromessi! Mi sbagliavo! »
Feci una pausa mentre mi preparavo ad infrangere l'ultima barriera che mi separava dalla totale e completa identificazione con l'ideale a cui mi ero recentemente votato. Un'ideale a suo modo distorto ed esasperato dalla condizione in cui mi trovavo. I miei occhi si velarono di una patina bianca, la mia voce assunse una tonalità distante e distorta mentre cadevo nello stato di trance in cui usualmente, noi sciamani, siamo abituati a rievocare le lezioni impartite - «Non siamo altro che pedine di guerra, gocce rosse nel mare di sangue che è la storia. Non importa come o quando tagli la gola al tuo nemico, è importante farlo, a qualunque costo e con qualunque mezzo - purché tu lo faccia! Conta solo il sangue, il dolore e lo scalpo del tuo nemico»
Le parole di Caino, i ricordi di quel giorno che segnò la mia iniziazione ai suoi misteri, che mi convinsero a compromettere i miei ideali in favore di un non meglio specificato obbiettivo era decontestualizzate, private del loro significato originale, ma mi fornivano una giustificazione. Che importava che lui non le capisse, non parlavo a suo vantaggio ma per il mio. Avevo bisogno di una scusa, di un fine che giustificasse i mezzi. E questo perchè mi preparavo a compiere qualcosa che fino ad allora mi aveva profondamente ripugnato: uccidere e non per servire una causa, non per salvare il mio popolo ma per me stesso, per puro egoismo, solo e soltanto a causa del mio smodato ego che mi aveva portato ad iniziare un duello che già sapevo si sarebbe trasformato in un bagno di sangue.
Mi detestavo, mi facevo orrore. Ma ormai non potevo tornare indietro. Avrei usato a mio modo le parole del mio mentore, avrei colpito senza pietà.
Il vento era cessato. Persino la battaglia si era fatta meno intensa, le forze di tutti iniziavano a scemare e si duellava più per necessità che per desiderio di sopraffare il nemico.
Mi preparai a scagliare la più poderosa tra le mie offensive: invocai il potere dell'elemento che è simbolo di purezza, incontaminazione e morte.
Plasmai quei candidi cristalli di sale nella forma del simbolo del mio Regno.

«Il suo dorso è a lamine di scudi,
saldate con stretto suggello;
l'una con l'altra si toccano,
sì che aria fra di esse non passa:
ognuna aderisce alla vicina,
sono compatte e non possono separarsi.
Il suo starnuto irradia luce
e i suoi occhi sono come le palpebre dell'aurora.
Dalla sua bocca partono vampate,
sprizzano scintille di fuoco.
Dalle sue narici esce fumo
come da caldaia, che bolle sul fuoco.
Il suo fiato incendia carboni
e dalla bocca gli escono fiamme.
Nel suo collo risiede la forza
e innanzi a lui corre la paura.
Le giogaie della sua carne son ben compatte,
sono ben salde su di lui, non si muovono.
Il suo cuore è duro come pietra,
duro come la pietra inferiore della macina.
Quando si alza, si spaventano i forti
e per il terrore restano smarriti.
La spada che lo raggiunge non vi si infigge,
né lancia, né freccia né giavellotto;
stima il ferro come paglia,
il bronzo come legno tarlato.
Non lo mette in fuga la freccia,
in pula si cambian per lui le pietre della fionda.
Come stoppia stima una mazza
e si fa beffe del vibrare dell'asta.
Al disotto ha cocci acuti
e striscia come erpice sul molle terreno.
Fa ribollire come pentola il gorgo,
fa del mare come un vaso da unguenti.
Dietro a sé produce una bianca scia
e l'abisso appare canuto.
Nessuno sulla terra è pari a lui,
fatto per non aver paura.
Lo teme ogni essere più altero;
egli è il re su tutte le fiere più superbe»



Quel simulacro di quella belva maestosa e superba, sfavillante nella luce impietosa di un sole ormai reso pallido dalle rade nubi evocate per partorire la folgore, era frutto di una mistificazione, di un inganno.
Altro non era che sale manipolato ad'arte per sconvolgere il nemico, il trucco infame di un ciarlatano che distrae gli astanti con l'appariscenza dei suoi gesti, mentre raggiunge i suoi bassi scopi. Ma che importa? Il mio scopo era colpirlo e se tutto fosse andato bene, presto quell'immacolata materia bianca si sarebbe tinta del sangue del mio nemico. Gli ordinai di colpirlo alle braccia, di privarlo di ciò che lo rendeva pericoloso: la capacità di maneggiare la sua arma.


CITAZIONE
Fisico: Medio alla gamba e un medio al torace conseguenti all'impatto e delle lesioni muscolari e dell'apparato scheletrico (80%)
Mente: Fuori controllo. (100%)
Energie rimanenti:: 55%
Energie utilizzate: Alto (20%)

Armi ed Armature:
Armatura Naturale; Diplomazia (pistola a pietra focaia 2/5); Prigione di Cera


Attive:

«Noi siamo il Leviatano!»

Un idea folle. Un'impeccabile esegesi del concetto di demagogia in sole quattro parole: Noi siamo il Leviatano!
Chissà se Padre Lewing credeva davvero alle sue parole quando le pronunciava... Ma cosa importa?
Ciò che conta è che, quando i bardi canteranno di quel giorno glorioso e nefasto, quell'omuncolo avvolto da stracci neri, quella misera, vecchia voce resa rauca dalla paura, dal calore impietoso del deserto saranno ricordati per quelle parole e per quelle che seguirono.
Padre Lewing è stato al contempo l'esempio di come credere e ciononostante fallire e vincere fallendo. La sua determinazione piena di paura, la sua vuota retorica, il suo terrorizzato coraggio non lo salvarono dalla morte, ne salvarono noi. Eppure rimarranno impresse nella memoria comune, sillogisticamente associate alla frase ormai famosa e creeranno un mito. Il mito di un popolo che è il Leviatano.
Ne avevamo bisogno: eravamo divisi, vilmente attaccati, privi di una guida. Certo avevamo tre Campioni, un Re e Caino...Ma cosa sono questi mortali in confronto del Vero Leviatano, del Re che Non Perde Mai?
La sua fama, la sua leggenda era troppo grande, troppo lucente perchè qualcuno potesse rivaleggiare con essa.
Cosa ne era stato del Leviatano che aveva succeduto Rainer al trono? Cos'era accaduto al suo Regno una volta caduto? Cos'era Basiledra dopo la sua scomparsa?
Un ammasso di gloriose rovine vigilate da loschi figuri in maschera, una corte in cui ad ogni sorriso corrisponde una pugnalata alle spalle, feudatari bizzosi e inconsistenti facili da annichilire e dediti all'insubordinazione.
Nemmeno il sangue del Profeta del Sovrano era stato capace di unirci sotto un unico vessillo.
Divisi, attaccati, feriti, dispersi. Ecco cos'era il popolo del Leviatano. Ma c'era di peggio, un'ultima tessera andava aggiunta al mosaico per comprendere appieno l'agonia che rese necessaria quella grandiosa menzogna.
Ad attaccarci, a vincere sul popolo che mai aveva conosciuto una sconfitta non era un semplice spettro era qualcosa di ben peggiore...Era l'immagine riflessa della invincibile potenza di cui ci facevamo vanto, era il simbolo della nostra grandezza, era il Leviatano! Guidato da una costola corrotta ed eretica dei Corvi, il Leviatano Rosso aveva seminato distruzione e morte oltre ogni nostra aspettativa.
E in quell'abisso di incertezza giunsero le parole ormai leggenda di Lewing: Noi Siamo il Leviatano!
Una menzogna? Certo. Ma era una menzogna espressa in risposta ad un'altra menzogna, quella del nemico che si professava Leviatano. Menzogna, questa, a sua volta figlia di un inganno e così via fino a giungere alla causa primigenia non generata delle menzogne e degli inganni. Ma anche questa affermazione ha poco valore, ciò che conta è quando Padre Lewing affermò che noi siamo il Leviantano chi lo udì ci credette, fu così convincente da ingannare se stesso o molto più probabilmente fu accuratamente manipolato affinchè ci credesse.
Nella stessa identica maniera abbiamo creduto che il Leviatano Rosso fosse il nostro nemico, che il Popolo di Basiledra non avrebbe mai patito una sconfitta e che presto o tardi avremmo ricomposto quell'era di terrore e guerra che oggi tanto esaltiamo come il periodo d'oro del nostro Regno.
Ma a che pro tutta questa riflessione contorta ed instabile? Per spiegare, per comprendere come un uomo, una delle molte, banali forme di vita di questa dimensione sia in grado di possedere un potere che si osa attribuire solo agli Dei, recte al Sovrano.
Si anche io sono in grado di richiamare su questa terra il Leviatano! Dovreste vederlo! Si erge candido nell'alba, avvolto da tempesta di luce. Ciò che tocca insterilisce, la carne corrode, il ferro arrugginisce.
Fa ribollire come pentola il gorgo, fa del mare come un vaso di unguenti. Nessuno sulla terra è pari a lui, fatto per non aver paura. Lo teme ogni essere più altero; egli è il re su tutte le bestie più superbe.
Difficile a crederci non è così? Eppure ne sono in grado. Come posso?
Semplice: mento. Quello che tu vedi ergersi come la più tremenda tra le bestie altro non è che sale abilmente manipolato dalla mia magia. Vedi e credi a ciò che vuoi vedere e credere o a ciò che temi...
Questo mi ha insegnato Padre Lewing, questo mi ha insegnato il Leviatano Rosso.
[Variabile offensiva di manipolazione elementale del sale a bersaglio. Consumo: Alto]




Bonus torneo
Molto semplicemente si tratta di una difesa assoluta interpretata come un turbine di vento, oggetti e cianfrusaglie varie raccolte per l'arena che mi fa da scudo alla tua offensiva critica.

Passive:

Del servizio
L'essenza dello spirito malvagio non si è esaurita: essa ha avuto il tempo di meditare sui suoi errori e si è ravveduta. Il suo castigo tuttavia non può essere sciolto, ed ora lo costringe a servire colui a cui è toccata in sorte la proprietà della Trappola di Cera. È esso che tiene perpetuamente la fiamma accesa, che ne farebbe sopravvivere la scintilla anche se l'oggetto venisse accidentalmente immerso in acqua. E non solo: esso avverte le variazioni di umore del portatore, avvolgendo l'intera candela in fiamme bluastre qualora la furia della battaglia si impossessi di lui. E sempre ricondurrà docilmente la sua prigione nelle mani del legittimo proprietario, sia essa scagliata via o lasciata cadere.
[Passiva: La candela conterà come arma da lancio e godrà di un effetto boomerang; la tipologia dei suoi attacchi, da considerarsi sempre alla stregua di attacchi fisici non tecnica, è magica, e il danno inferto sarà da ustione.]


Inviolabile
La Sete ha mutato il mio corpo, ha contaminato la mia anima. Ormai corpo e spirito sembrano reagire al pericolo in maniera autonoma.
Il mio fisico è divenuto resistente alle comune offese esterne; la mia pelle, i miei muscoli, le mie ossa sono come bagnati nell'acciaio, divenendo incredibilmente coriacee (armatura naturale). Persino la mia anima è diventa uno strumento di offesa, un arma. Riesco infatti ad evocare una manifestazione materiale della mia energia spirituale, tramite le spoglie di una sorta di frusta spirituale (Arma Naturale).
Quando è la magia ad essere usata contro di me la mente diviene iperstimolata, immediatamente più recettiva e pronta a rispondere all'offesa. Per ogni tecnica magica utilizzata dall'avversario il mio spirito ricorre alle conoscenze, ai saperi che per secoli il mio precedessore ha accumulato ( 2 CS in Intelligenza, che decadranno nel turno successivo). In più, l'abitudinario uso delle mie riserve energetiche ha reso mi ha reso più resistente allo sfinimento che naturalmente deriva dall'abuso delle proprie forze, quasi come la Sete giungesse a sostenermi in questo momento di estremo bisogno. Raggiunto il 10% delle energie il mago non sverrà pur non potendo ignorare la fatica che ne deriva.
[ Pergamena Discendenza Arcana, il bonus CS va ad Intelligenza+ Passiva Razziale + Arma e Armatura Naturale]

Riassunto: Sfrutto il bonus tecnica del torneo per usare una difesa assoluta che mi protegge dal tuo attacco. Rispondo con un'offensiva magica a consumo critico del mio dominio elementale.
Note: Wow. Comunque vada il duello sono felice di averlo combattuto con un avversario come te, mi sto rendendo conto dell'importanza di tanti consigli che ho ricevuto in tempi non sospetti e che non mi sono mai deciso a porre in essere. Mi sto divertendo ed è questo che conta. Piccola noticella di chiusura, non credo che ci sia bisogno di specificarlo con un avversario come te, ma ovviamente la supponenza e l'arroganza irritanti del mio PG sono pura interpretazione. Non volergli male è un PG problematico xD


 
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Wolfo
view post Posted on 29/4/2014, 06:59





« E così volevi uccidermi razza di bastardo? »
« Ed io che mi illudevo di poter concludere questa faccenda con la forza delle mie convinzioni… »
« ... eppure mi era stato detto! Ero stato avvertito ! Ma io non avevo voluto crederci. Pensavo di essere superiore a certi compromessi! Mi sbagliavo! »


Alzò lo sguardo verso i suoi occhi. Erano ricolmi di rabbia.
Il predicatore sembrava aver perso il senno e Zharr, ancora in ginocchio, non poteva far altro che assistere a quella manifestazione di follia.

« Non siamo altro che pedine di guerra, gocce rosse nel mare di sangue che è la storia. Non importa come o quando tagli la gola al tuo nemico, è importante farlo, a qualunque costo e con qualunque mezzo - purché tu lo faccia! Conta solo il sangue, il dolore e lo scalpo del tuo nemico »

Non riuscì a nascondere lo stupore.
La sua offensiva era stava completamente sventata dal grandissimo potere del servitore, il quale stava manifestando tutto la sua rabbia con parole di guerra. Nemmeno la furia della navi, la cui battaglia aveva raggiunto oramai il culmine, riuscì a oscurare le parole del predicatore. Il nano non fu capace di distogliere lo sguardo, né di ignorare il verbo del suo avversario.
Era come impazzito, mosso dalla sua bramosia di sangue.
Una folata cristallina si alzò con violenza, prendendo la forma di una fiera. Un demone, Zharr non avrebbe potuto definirlo in altro modo. La bestia era alimentata dalla stessa rabbia che il predicatore portava nel cuore e, rapida, si fiondò verso il nano nel tentativo di dare il via all’ultimo atto di quell’insano spettacolo.
Sorrise, rialzandosi in piedi con fatica. Socchiuse gli occhi e, di nuovo, la vide.
Fu solo per un brevissimo, impercettibile istante.

« Non piangere. », quella frase risuonò per l’ennesima volta nella sua testa. Strinse i denti e, con la stessa forza, rinvigorì la presa dell’arma. Una piccola goccia, impossibile da scorgere, fece capolino dall’occhio sinistro. Una lacrima nata dai ricordi più lontani e alimentata da quello scenario agghiacciante.
Tutt’intorno la guerra si esibiva nei suoi ultimi rintocchi. Decine, centinaia o forse migliaia di innocenti stavano urlando e, incapaci di reagire, morivano chiedendosi il perché.
Non piangere, continuava a ripeterlo. Questa volta a sé stesso.

Non poteva più nasconderlo.
Era la sua guerra.

Il boato fu tremendo.
Zharr frantumò la belva di cristallo, schiacciandola con vigore sul ponte. La fiera, sotto il peso del possente martello del guerriero, scoppiò come un grosso pallone ricolmo d’aria. L’onda d’urto che andò a generarsi investì il nano e la sua stessa arma, la quale rimase avvolta da un’insolito bagliore vermiglio.
Le sue braccia cominciarono a sanguinare.
Era consapevole che la battaglia non poteva proseguire a lungo. Se fosse morto lì, su quella maledetta nave, la sua anima avrebbe vagato per sempre nel limbo, troppo codarda per incontrare lei e troppo debole per riscattare il suo onore.
Balzò verso il suo avversario, questa volta senza dire una parola. Il movimento non fu dei più rapidi, le sue ferite lo rallentavano. La sua gamba sinistra era allo stremo, le sue braccia tremavano nel tentativo di sostenere il martello.
Gli mancava il fiato, ma le sue convinzioni erano molto più forti.
Arrivò rapido nei pressi del suo bersaglio e, con forza, fece cadere il maglio sul piede sinistro del predicatore; il guerriero, questa volta, aveva preso di mira l’arto ferito del suo avversario, sperando di aggravarne la situazione.
Avrebbe poi alzato con vigore la sua arma nel tentativo di farla impattare sul mento del servitore, così da sbalzarlo via.

Fece qualche passo all’indietro, allontanandosi.
La sua pelle era madida di sudore, il respiro affannoso. Sentiva il cuore pulsare con violenza, mentre le braccia gli ricadevano verso terra.

« Non piangere. »


legenda

basso: 5% - medio: 10% - alto: 20% - critico 40%

» Stato fisico: danno complessivo: critico; danni da impatto di entità media (distribuiti su tutto il corpo); foro da proiettile alla gamba sinistra; abrasione alla gamba sinistra; affaticamento fisico (danni complessivi medi al corpo dovuti al termine dello stato "berserk"); danno medio distribuito su entrambe le braccia;
» Stato psicologico: danno medio alla psiche (danno basso "Superstizione" + danno basso "Della vendetta"), frastornato e rispettoso nei confronti del suo avversario;
» Energia: 30% (50% - 10% - 10%);

» CS: 2 (forza);

» Equipaggiamento: Martello da guerra (equipaggiato), buckler (un piccolo scudo, legato al braccio sinistro);

» Note: Ho aggiunto una stima della somma dei danni che ho subito al fisico.
Detto questo, uso di nuovo la variabile difensiva per schiacciare il tuo attacco. Al di là dell'effetto scenico, il tutto si traduce in uno "scudo" sul martello di Zharr di entità media, che va a ridurre la potenza offensiva del tuo attacco (tradotto: mi attacchi con un alto, mi difendo con un medio. Subisco quindi un medio).
Ho colto l'occasione per specificare che questa difesa "colora la mia arma"; questo si concretizza nell'effetto della pergamena "anima elementale", che aggiunge al danno dei miei attacchi fisici un ulteriore danno (da bruciatura) di livello basso.
Mi avvicino a te e sferro due fendenti: il primo (verticale, dall'alto al basso) sul piede della tua gamba ferita, la sinistra. Poi alzo il martello (fendente verticale dal basso verso l'alto) per colpirti sotto il mento, nel tentativo di allontanarti.


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» Passive:

» Zharr non sente i morsi della fame, non ha bisogno di bere se non quando gli aggrada e non risente della fatica durante il combattimento, anche qualora questo dovesse protrarsi a lungo; ciononostante sverrà al 10% delle energie come qualsiasi altro.

» Zharr è in grado di utilizzare armi di grandi dimensioni come se fossero equipaggiamenti normali.

» Zharr è in grado di ignorare il dolore, così da non farsi influenzare dalle ferite subite (eventuali ferite andranno considerate per la loro importanza, come di norma).


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» Attive:

» Attingendo a un consumo di energia variabile, Zharr sarà in grado di modellare all'istante i propri muscoli con lo scopo di migliorare le proprie abilità difensive (potrà, ad esempio, irrigidire un braccio o padroneggiare con maggior vigore il proprio scudo). La difesa lo proteggerà da un singolo attacco di natura fisica o magica, e sarà a bersaglio singolo (non ad area).
In termini tecnici, si tratta di una variabile difensiva che permette al guerriero di difendersi dalle tecniche avversarie (di potenza pari o inferiore al consumo speso) utilizzando il proprio corpo - o l'equipaggiamento in possesso - come scudo. [medio]

» [...] Un'altra forma di questa tecnica consiste nell'incanalare la stessa energia per un tempo prolungato (in termini tecnici avrà una durata di due turni, compreso quello di attivazione, e un consumo medio).
In questo caso la tecnica avrà come bersaglio l'arma del nano, la quale verrà avvolta dalle fiamme per tutta la durata dell'effetto (Zharr potrà comunque spegnere l'arma prima dello scadere dei due turni). Gli attacchi portati con l'arma saranno dei semplici colpi fisici, ma ciascuno di essi provocherà un danno basso in più a quello normalmente causato dall'attacco. [turno 1 / 2]

 
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view post Posted on 29/4/2014, 19:28

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Erdkun

«Agli sgoccioli..»




E poi, senza preavviso, prese a scemare.
Come la più classica delle tempeste la mia rabbia andava calando, divenendo temporale, poi acquazzone, poi semplice pioggia. Mentre ancora l'eco del suo ruggito mi riempiva le orecchie con il battito assordante del mio cuore sovreccitato, qualcosa si scioglieva al mio interno. Degradando in spossatezza, il coacervo violento delle mie emozioni mi serviva il prezzo che dovevo pagare per averle scatenate; il dolore iniziava a farsi largo, la stanchezza mi irrigidiva i muscoli. Nonostante la sua ammirevole prontezza di riflessi e resistenza anche il mio avversario iniziava a mostrare i primi segni di cedimento.
Mi chiesi, nel lungo istante in cui la mia ennesima offensiva si infrangeva contro lo scudo delle sue insuperabili difese, per quanto ancora sarebbe durato quello scontro. Mi resi conto dell'urgenza di porvi fine, prolungarlo oltre equivaleva a sprecare ulteriore sangue e sudore, aumentare le possibilità di venire uccisi da un qualunque incidente. Sarebbe bastata un'improvvisa bizza di quel gigante che ci sorreggeva a finirci: un onda più alta delle altre, una corda che si impiglia ad un arto, il relitto che si rovescia, le forze abusate nel duello che vengono meno e sarebbe finita...Senza contare che ci trovavamo in mezzo ad uno scontro armato.
Sapevo tutto questo, eppure non avevo più la lucidità e la volontà di pensarci davvero. Cosa avrei potuto fare? Come avrei potuto oppormi ad un eventuale rovescio del Fato? Non mi restava che stringere i denti e seguire la regola che tempo prima avevo appreso, l'unica valida in ogni guerra, duello, scontro, rappresaglia.
Colpisci. Una volta iniziato il combattimento colpisci. Ogni altra cosa è secondaria. Colpisci, questo è il tuo obbiettivo, il tuo scopo. Non c’è nessuna regola più importante di questa. Colpisci....E spera che il tuo nemico o il Destino non colpiscano più rapidamente e duramente di te.
Ma non sembravo l'unico a conoscerla. Difatti il nano, senza dar tregua al suo povero corpo martoriato, ripartiva all'attacco. Di certo pensava di avere la vittoria in tasca, con quell'enorme martello sfavillante di fiamme, ma aveva commesso un'errore, una banalità, una piccolezza che forse gli sarebbe costata la vita..
Come poteva saperlo? Come poteva intuire che utilizzando contro di me la magia, non faceva altro che fornirmi un'ulteriore freccia al mio arco?
E' difficile spiegare come funzioni quel dono, che è al contempo retaggio della mia professione e frutto di un incidente del caso, in virtù del quale quanto più il nemico ricorre alle arti arcane, tanto più la mia mente si sublima, reagisce, si fa acuta.
Era l'ennesima volta che tentava la stessa tattica: azzopparmi e poi respingermi. La prima volta che l'aveva utilizzata ero impacciato dal suo brillante utilizzo del campo di battaglia, era stato rapidissimo e chirurgico, brutale e aveva avuto successo...Ma come poteva anche solo sperare di riuscirci di nuovo? Meglio, come poteva pensare che nelle sue precarie condizioni, senza il fondamentale fattore-sorpresa, privo del vantaggio tattico del terreno, quella strategia potesse funzionare ancora una volta? Questa volta era lento, prevedibile e la mia mente era divenuta così acuta da essere capace di predire le sue mosse dalla semplice osservazione delle posizioni assunte. Non potevo permettermi grandi movimenti, certo, rimanevo comunque mezzo zoppo da una gamba, ma paragonato a me lui era una statua che cercava di inseguirmi. Puntellandomi sul'arto sano, mi spostai di lato come accade in alcuni caratteristici e sanguinosi duelli tra toro ed uomo in cui la povera belva, beffata dall'agile mossa dell'umano, somma al fallimento subito l'infamia del colpo di stocco tra le costole. Ed ispirandomi a quel triste ed impari duello, sfruttando la mia nuova posizione e la differenza di altezza, tentai di accecarlo conficcandogli la Prigione di Cera in mezzo agli occhi.
Avrei voluto consumare gli ultimi proiettili in canna a Diplomazia per finirlo, ma la sinistra serviva a sorreggermi sul bastone e non possedevo la rapidità manuale necessaria a rinfoderare il cero ed armare la pistola.
Mi limitai a raccogliere il suggerimento dell'esperienza e lasciare che fosse la magia ad occuparsi di annichilire il mio nemico.
Non potevo permettermi sconti, questa volta, dovevo scaricargli addosso tutto il mio armamentario se volevo avere una speranza di sopravvivere. Il duello si era protratto troppo a lungo. Il buio iniziava ad incombere, una volta calato il sole le probabilità di morire per un qualunque accidente diventavano incredibilmente alte in quel contesto.
Dovevo, però, crearmi anche una via d'uscita. Il nano era troppo vicino e una volta dato fondo al calice delle mie energie, sarei stato inerme, indifeso e incapace di difendermi anche dal più blando dei suoi attacchi. Non potevo confidare nel solo successo delle mie azioni, dovevo prevedere un eventuale fallimento e preparare le contromisure. Dovevo allontanarlo il più possibile da me e sperare di non fallire anche questa volta.
Scagliai contro di lui una bordata di energia telecinetica, tentando di respingerlo e al contempo di mandarlo gambe all'aria, prono alla mia ultima offensiva.
Decisi che sarebbe stato di nuovo il falso idolo di sale a decidere della mia salvezza o disfatta. Nessuno poteva cogliere l'ironia di quella scelta: la mia vita legata al mio vessillo, all'ideale che avevo sposato in quel contesto come in qualunque altro. Dipendevo dal Leviatano in ogni caso: che fosse quello vero ed autentico o solo la sua stereotipata immagine plasmata dalla mia magia.
Mi concessi un sorriso, privo di ferocia, colmo di un'amarezza serena. Non potevo biasimare nessuno per quella mia condizione d'essere, ero stato io a sceglierla.
Se fossi morto in quel viaggio - pensai- almeno avrei reso l'anima interpretando con diligenza la maschera che avevo scelto. Come padre Lewing sarei caduto nel segno del Leviatano, inglobato per sempre nella sua gloria...
Posai un'ultimo sguardo sul mio avversario, provando per la prima volta pena per lui. Era una compassione ricolma di rancore, venata di rispetto.
Mi aveva tenuto testa nonostante avessi usato ogni genere di bassezza contro di lui, non aveva ceduto ai miei insulti, non si era piegato al terrore che avevo infuso in lui, non aveva indugiato in squallidi sentimenti di rancore, rabbia o risentimento. Aveva combattuto la sua battaglia a testa alta, non cedendo nemmeno un centimetro di terreno eppure...
Eppure non potevo permettergli di vincere, non potevo deludere i miei signori ancora una volta, non come Giano almeno. Non ero più padrone delle mie azioni, dei miei trionfi e delle mie sconfitte. Io ero Voce e Forma del Sovrano e il Sovrano, come il suo Profeta, non perde mai.
Questa volta, la belva di sale, era figlia non di rabbia, furia ed istinto ma della mia determinazione di mettere il punto una volta e per tutte a quella faccenda. Avevo incanalato in essa tutte le mie forze. Non mirava alle braccia, ma al petto. Non colpiva per disarmare, colpiva per uccidere.

CITAZIONE
Fisico: Medio alla gamba e un medio al torace conseguenti all'impatto e delle lesioni muscolari e dell'apparato scheletrico (80%)
Mente: Esausto. (100%)
Energie rimanenti: 5%
Energie utilizzate: Medio (10)%) + Critico (40%)

Armi ed Armature:
Armatura Naturale; Prigione di Cera.


Attive:

«Noi siamo il Leviatano!»

Un idea folle. Un'impeccabile esegesi del concetto di demagogia in sole quattro parole: Noi siamo il Leviatano!
Chissà se Padre Lewing credeva davvero alle sue parole quando le pronunciava... Ma cosa importa?
Ciò che conta è che, quando i bardi canteranno di quel giorno glorioso e nefasto, quell'omuncolo avvolto da stracci neri, quella misera, vecchia voce resa rauca dalla paura, dal calore impietoso del deserto saranno ricordati per quelle parole e per quelle che seguirono.
Padre Lewing è stato al contempo l'esempio di come credere e ciononostante fallire e vincere fallendo. La sua determinazione piena di paura, la sua vuota retorica, il suo terrorizzato coraggio non lo salvarono dalla morte, ne salvarono noi. Eppure rimarranno impresse nella memoria comune, sillogisticamente associate alla frase ormai famosa e creeranno un mito. Il mito di un popolo che è il Leviatano.
Ne avevamo bisogno: eravamo divisi, vilmente attaccati, privi di una guida. Certo avevamo tre Campioni, un Re e Caino...Ma cosa sono questi mortali in confronto del Vero Leviatano, del Re che Non Perde Mai?
La sua fama, la sua leggenda era troppo grande, troppo lucente perchè qualcuno potesse rivaleggiare con essa.
Cosa ne era stato del Leviatano che aveva succeduto Rainer al trono? Cos'era accaduto al suo Regno una volta caduto? Cos'era Basiledra dopo la sua scomparsa?
Un ammasso di gloriose rovine vigilate da loschi figuri in maschera, una corte in cui ad ogni sorriso corrisponde una pugnalata alle spalle, feudatari bizzosi e inconsistenti facili da annichilire e dediti all'insubordinazione.
Nemmeno il sangue del Profeta del Sovrano era stato capace di unirci sotto un unico vessillo.
Divisi, attaccati, feriti, dispersi. Ecco cos'era il popolo del Leviatano. Ma c'era di peggio, un'ultima tessera andava aggiunta al mosaico per comprendere appieno l'agonia che rese necessaria quella grandiosa menzogna.
Ad attaccarci, a vincere sul popolo che mai aveva conosciuto una sconfitta non era un semplice spettro era qualcosa di ben peggiore...Era l'immagine riflessa della invincibile potenza di cui ci facevamo vanto, era il simbolo della nostra grandezza, era il Leviatano! Guidato da una costola corrotta ed eretica dei Corvi, il Leviatano Rosso aveva seminato distruzione e morte oltre ogni nostra aspettativa.
E in quell'abisso di incertezza giunsero le parole ormai leggenda di Lewing: Noi Siamo il Leviatano!
Una menzogna? Certo. Ma era una menzogna espressa in risposta ad un'altra menzogna, quella del nemico che si professava Leviatano. Menzogna, questa, a sua volta figlia di un inganno e così via fino a giungere alla causa primigenia non generata delle menzogne e degli inganni. Ma anche questa affermazione ha poco valore, ciò che conta è quando Padre Lewing affermò che noi siamo il Leviantano chi lo udì ci credette, fu così convincente da ingannare se stesso o molto più probabilmente fu accuratamente manipolato affinchè ci credesse.
Nella stessa identica maniera abbiamo creduto che il Leviatano Rosso fosse il nostro nemico, che il Popolo di Basiledra non avrebbe mai patito una sconfitta e che presto o tardi avremmo ricomposto quell'era di terrore e guerra che oggi tanto esaltiamo come il periodo d'oro del nostro Regno.
Ma a che pro tutta questa riflessione contorta ed instabile? Per spiegare, per comprendere come un uomo, una delle molte, banali forme di vita di questa dimensione sia in grado di possedere un potere che si osa attribuire solo agli Dei, recte al Sovrano.
Si anche io sono in grado di richiamare su questa terra il Leviatano! Dovreste vederlo! Si erge candido nell'alba, avvolto da tempesta di luce. Ciò che tocca insterilisce, la carne corrode, il ferro arrugginisce.
Fa ribollire come pentola il gorgo, fa del mare come un vaso di unguenti. Nessuno sulla terra è pari a lui, fatto per non aver paura. Lo teme ogni essere più altero; egli è il re su tutte le bestie più superbe.
Difficile a crederci non è così? Eppure ne sono in grado. Come posso?
Semplice: mento. Quello che tu vedi ergersi come la più tremenda tra le bestie altro non è che sale abilmente manipolato dalla mia magia. Vedi e credi a ciò che vuoi vedere e credere o a ciò che temi...
Questo mi ha insegnato Padre Lewing, questo mi ha insegnato il Leviatano Rosso.
[Variabile offensiva di manipolazione elementale del sale a bersaglio. Consumo: Critico]




Arbitrio
Un fedele suddito del Leviatano, un servitore del Sovrano deve possedere una forza di volontà senza pari per poter adempiere ai suoi doveri. Una delle manifestazioni più strabilianti di una volontà di ferro è quella di poter imporre il proprio volere sul mondo circostante semplicemente volendolo; che si voglia chiamarla magia, telecinesi o semplice supremazia del pensiero non conta. Il mondo circostante si muove al mio semplice volere come se solo il mio arbitrio contasse.
[Pergamena Scarica Telecinetica- Consumo Medio]

Passive:

Del servizio
L'essenza dello spirito malvagio non si è esaurita: essa ha avuto il tempo di meditare sui suoi errori e si è ravveduta. Il suo castigo tuttavia non può essere sciolto, ed ora lo costringe a servire colui a cui è toccata in sorte la proprietà della Trappola di Cera. È esso che tiene perpetuamente la fiamma accesa, che ne farebbe sopravvivere la scintilla anche se l'oggetto venisse accidentalmente immerso in acqua. E non solo: esso avverte le variazioni di umore del portatore, avvolgendo l'intera candela in fiamme bluastre qualora la furia della battaglia si impossessi di lui. E sempre ricondurrà docilmente la sua prigione nelle mani del legittimo proprietario, sia essa scagliata via o lasciata cadere.
[Passiva: La candela conterà come arma da lancio e godrà di un effetto boomerang; la tipologia dei suoi attacchi, da considerarsi sempre alla stregua di attacchi fisici non tecnica, è magica, e il danno inferto sarà da ustione.]


Inviolabile
La Sete ha mutato il mio corpo, ha contaminato la mia anima. Ormai corpo e spirito sembrano reagire al pericolo in maniera autonoma.
Il mio fisico è divenuto resistente alle comune offese esterne; la mia pelle, i miei muscoli, le mie ossa sono come bagnati nell'acciaio, divenendo incredibilmente coriacee (armatura naturale). Persino la mia anima è diventa uno strumento di offesa, un arma. Riesco infatti ad evocare una manifestazione materiale della mia energia spirituale, tramite le spoglie di una sorta di frusta spirituale (Arma Naturale).
Quando è la magia ad essere usata contro di me la mente diviene iperstimolata, immediatamente più recettiva e pronta a rispondere all'offesa. Per ogni tecnica magica utilizzata dall'avversario il mio spirito ricorre alle conoscenze, ai saperi che per secoli il mio precedessore ha accumulato ( 2 CS in Intelligenza, che decadranno nel turno successivo). In più, l'abitudinario uso delle mie riserve energetiche ha reso mi ha reso più resistente allo sfinimento che naturalmente deriva dall'abuso delle proprie forze, quasi come la Sete giungesse a sostenermi in questo momento di estremo bisogno. Raggiunto il 10% delle energie il mago non sverrà pur non potendo ignorare la fatica che ne deriva.
[ Pergamena Discendenza Arcana, il bonus CS va ad Intelligenza+ Passiva Razziale + Arma e Armatura Naturale]

Riassunto:
Utilizzo il bonus di CS fornitomi dalla mia passiva discendenza arcana per evitare i due colpi fisici. Malzhar si muove di lato, in stile torero evitando così entrambi i colpi fisici diretti contro di lui. Contrattacco con la prigione di Cera tentando di accecare il nano. Concludo scagliandogli contro un'offensiva magica a consumo medio e utilizzando la mia variabile a consumo critico.
Note: Siamo alla fine, questo è il mio ultimo post. Spero che tutto sia andato per il verso giusto e che -vada come vada- ci sia stato un margine di miglioramento rispetto al passato. In bocca al lupo al mio avversario e un ringraziamento per chi ci ha seguito, sorbendosi le ennesime 156 pagine di dialogo di Malz ( ritenetevi fortunati in passato erano almeno 248 MILA U_U).


 
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Wolfo
view post Posted on 2/5/2014, 11:30





« Non piangere. »

Il piccolo nano era paralizzato, senza parole.
Le lacrime scendevano copiose e attraversavano senza sosta le sue tozze guance rosee. Le sue mani erano impregnate da una sostanza densa, e a stento riusciva a muoverle. A stento riusciva a parlare. A stento riusciva a respirate. Tremava.
Paura, dolore, rabbia. Soltanto paura, dolore e rabbia.

« Non piangere, Zah, non piangere.. »

La piccola cercava di prendere le redini della situazione, di proteggere il suo fratellino. Di distrarlo, di fargli credere che era tutto un bruttissimo sogno.

« Zah, ti prego.. andiamo via. Dai.. »

Non si muoveva, e le lacrime continuavano a scendere.
Erano entrambi in un piccolo vicolo della loro città, proprio vicino alla Grande Fornace; dove lavoravano tutti assieme, come una famiglia. Zharr non faceva altro che piangere, finché anche la sua sorellona si lasciò trasportare dal momento. Con gli occhi rossi e gonfi di dolore, Jennesta strillò con tutto il fiato che gli era rimasto.
Lo disse di nuovo, questa volta senza nascondere il dolore.

« Non piangere. »

Poco più in là, il corpo inerme di colui che - un tempo - colorava il mondo dei suoi figli. Si strinsero in un abbraccio, consapevoli che la loro vita non sarebbe più stata la stessa.
Chi attanagliato dal dolore, chi ricolmo di rabbia.
Uniti dallo stesso passato, separati da un diverso destino.
Tutto iniziò quella notte.

─ ─ ─

Il martello travolse nuovamente il ponte della nave.
Rabbia e dolore annichilivano l’animo del nano, il quale aveva completamente perso di vista il suo vero obiettivo. Il suo scopo. La battaglia era oramai giunta al termine e, nell’istante esatto in cui il predicatore evitò i suoi colpi, Zharr realizzò che era finita. Era stato sconfitto, non aveva le forze per portare altri attacchi; la sua debolezza e impulsività l’avevano portato a giocare tutte le sue carte contro qualcuno di cui ignorava persino il nome. Se ne avesse avuto la possibilità, avrebbe sorriso, ripensando al motivo che l’aveva spinto a impugnare l’arma.
Era stato uno scontro nato dal caso e manipolato dagli eventi. Vittoria o sconfitta sarebbero stati irrilevanti ai fini del suo scopo. Ai fini della sua storia.
Con rapidità il servitore riuscì ad accecare il nano che, confuso, sentì una forza impressionante scagliarlo lontano. Così come era iniziato, tutto finiva. Era lo stesso attacco che aveva dato il via a tutto. Cercò di emulare la stessa difesa, lasciando cadere il martello a terra e incrociando le braccia, ma era troppo debole per riuscire a eludere completamente il colpo.
La sua guardia venne spezzata e un nuovo agglomerato di energia si fiondò rapido verso il nano; il suo corpo reagì di istinto, intensificando i nervi e irrigidendo ogni singolo muscolo. L’ultima offensiva impattò con forza contro il petto di Zharr.
Urlò, sofferente. Non per le ferite.
Quel dolore nasceva dal fallimento e dalla sconfitta.

Il colpo fu tremendo.
Questa volta non reagì e venne sbalzato lontano, fino a raggiungere l’estremità del ponte. La balaustra della nave si spezzò, facendo precipitare il guerriero nelle profondità degli abissi. Tutt’intorno, la battaglia andava a spegnersi.
Tu travolto dalle onde, i suoi polmoni si riempirono d'acqua ma - dopo qualche minuto - riuscì ad emergere. Con le ultime forze rimaste, si aggrappò ai detriti di una goletta, lasciandosi trasportare dalla corrente.
Si strinse nel dolore e una lacrima gli rigò il viso.

─ ─ ─

« Jen, Jen. Ti prego, non urlare. »

La piccola Jennesta si dimenava, battendo furiosamente i pugni contro il petto del padre.

« Jen. »

« Niente! Non aveva fatto niente!
Perchè gli umani sono così?! PERCHE'?! »


« Jen te lo prometto. »

Jennesta smise di urlare, fissando gli occhi di suo fratello.
Erano carichi di dolore, e pieni di una fierezza immensa e di una forza senza pari.

« Zah. »
« Non piangerò più. »


legenda

basso: 5% - medio: 10% - alto: 20% - critico 40%

» Stato fisico: danno complessivo: superiore a critico; danni da impatto di entità media (distribuiti su tutto il corpo); foro da proiettile alla gamba sinistra; abrasione alla gamba sinistra; affaticamento fisico (danni complessivi medi al corpo dovuti al termine dello stato "berserk"); bruciatura sul viso; danno medio distribuito su entrambe le braccia; danno medio al corpo dovuto all'ultima onda d'urto; danno alto al petto.
» Stato psicologico: danno medio alla psiche (danno basso "Superstizione" + danno basso "Della vendetta"), frastornato e rispettoso nei confronti del suo avversario;
» Energia: 10% (30% - 20%);

» CS: 2 (forza);

» Equipaggiamento: Martello da guerra (a terra), buckler (un piccolo scudo, legato al braccio sinistro);

» Note: Eccoci qua. Il post è un tuffo nei ricordi di Zharr; si scopre che Jennesta, la persona che il nano deve uccidere, è sua sorella. Entrambi hanno perso il padre da piccoli ma - per ora - non ci è dato sapere il motivo che ha logorato i loro rapporti.
In termini di gioco, sommando tutti i danni, Zharr ha delle ferite che rasentano il "mortale" e ha il 10% di energie. Al costo di essere penalizzato in strategia per aver usato un solo slot, preferisco buttarmi più sul realismo.
Al di là delle varie descrizioni, Zharr subisce il danno della candela e rimane frastornato. Subisce anche l'onda d'urto media e "ammortizza" il tuo critico ad alto con una difesa (localizzata sul petto) di livello alto. Anche se il colpo non lo prevedeva, mi piaceva l'idea del nano che cadeva in mare, così da "agganciare" l'epilogo della notte in cui tutta la storia del mio personaggio ha avuto inizio.
Sono felice. Senza nessuna previsione, questo duello mi ha dato l'occasione di far emergere il passato di Zharr. Senza scene autoconclusive, ma semplicemente facendo emergere i sentimenti del nano in battaglia. Tutto è stato stimolato dal fatto che Zharr stia pensando a sè stesso anche quando intorno a lui decine e decina di nani muoiono per la libertà. Prevedo dei bellissimi sviluppi, e di questo ringrazio il mio avversario.
Se stato un bravo avversario e mi hai fatto capire molte "mancanze" che ha la mia scheda.
Grazie, davvero. E in bocca al lupo per i giudizi. ^^


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» Passive:

» Zharr non sente i morsi della fame, non ha bisogno di bere se non quando gli aggrada e non risente della fatica durante il combattimento, anche qualora questo dovesse protrarsi a lungo; ciononostante sverrà al 10% delle energie come qualsiasi altro.

» Zharr è in grado di utilizzare armi di grandi dimensioni come se fossero equipaggiamenti normali.

» Zharr è in grado di ignorare il dolore, così da non farsi influenzare dalle ferite subite (eventuali ferite andranno considerate per la loro importanza, come di norma).


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» Attive:

» Attingendo a un consumo di energia variabile, Zharr sarà in grado di modellare all'istante i propri muscoli con lo scopo di migliorare le proprie abilità difensive (potrà, ad esempio, irrigidire un braccio o padroneggiare con maggior vigore il proprio scudo). La difesa lo proteggerà da un singolo attacco di natura fisica o magica, e sarà a bersaglio singolo (non ad area).
In termini tecnici, si tratta di una variabile difensiva che permette al guerriero di difendersi dalle tecniche avversarie (di potenza pari o inferiore al consumo speso) utilizzando il proprio corpo - o l'equipaggiamento in possesso - come scudo. [alto]

 
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view post Posted on 22/5/2014, 21:58
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C a t a r s i

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Malzhar Rahl

» Scrittura: Capita spesso, quando si tratta di dover valutare un duello, una questa o un'altra giocata, di dover constatare come l'iniziale entusiasmo e impegno profuso nella scrittura e nell'interpretazione del personaggio vadano scemando col procedere dei post, vuoi per perdita di interesse, mancanza di tempo o quali altri motivi. Nel tuo caso invece è avvenuto il contrario: inizialmente non mi avevi particolarmente convinto in questo campo, soprattutto riguardo l'introspezione di Malzhar, mentre avanzando nel combattimento le cose sono cambiate. Ho preferito di gran lunga, insomma, quando il Silenzioso Sussurro si toglie definitivamente la maschera da Corvo per diventare Giano, lasciandosi invadere senza più remore dalla rabbia e dall'istinto. Mi sembra anche che la narrazione sia migliorata nella seconda parte del duello, mentre inizialmente il tuo stile non mi aveva francamente detto granché, come anche l'interpretazione del pg. All'inizio infatti Malzhar appare insipido e poco coerente, vorrebbe imporre la sua autorità sulla ciurma ma non ne sembra proprio in grado, anzi per come lo descrivi fa una figura piuttosto fiacca. Reclama il potere ma si presenta come indegno rappresentante del Re (termini che non incutono proprio rispetto e timore), parte con le minacce di morte e in pochi attimi si ritrova a sottostare al volere del capitano, e così via. Anche i dialoghi sono tutt'altro che brillanti, e a tratti risultano infantili ( il genio usato come insulto proprio non lo si può sentire fra uomini adulti). Altra pecca evidente in modo particolare nel discorso diretto è l'uso della punteggiatura, o meglio la sua mancanza, che spesso dà intonazioni quanto meno stranianti alle frasi pronunciate dai protagonisti: Vi abbiamo pagati per portarci a destinazione non per farci ammazzare (molto meglio con una virgola dopo "destinazione"), Questo non è un accordo è una concessione (virgola dopo "accordo", Sono una pedina è vero (fra "pedina" ed "è vero") e così via. Ma appunto sia la scrittura che l'intro si sviluppano positivamente col prosieguo della role e si toccano temi interessanti riguardo Giano come l'istinto di sopravvivenza, l'ira, il rapporto col Leviatano, descritti in maniera ottimale. In definitiva mi sei piaciuto. Attento a qualche occasionale errore ortografico e ripetizione.
» Voto: 6,50

» Strategia: Altalenante. A tuo vantaggio bisogna dire che hai condotto praticamente sempre il duello, mettendo il tuo avversario in difficoltà più di una volta e incassando molti meno danni rispetto a quelli inflitti, nonostante le pericolosità uguali. Pur non elaborando strategie particolarmente complesse sfrutti a dovere le possibilità offerte dalla tua scheda, accompagni le offensive principali con tecniche di supporto per renderle più pericolose e fai buon uso degli attacchi fisici. Insomma, in questo campo hai avuto nettamente la meglio, anche se non mancano un paio di note stonate. Al primo turno ad esempio non mi ha convinto la scelta di combinare una pergamena come Raffica Telecinetica e immediatamente dopo i colpi di pistola. L'effetto caratterizzante dell'abilità è infatti quello di sbalzare lontano l'avversario, se andata a segno, per cui a rigor di logica la buona riuscita di un attacco esclude quella dell'altro (l'avversario non si troverebbe più là dove hai mirato); siamo in un Gdr fantasy, ma non è male ricordarsi di attenersi, oltre al regolamento, anche alla fisica e al più semplice buon senso. A parte questo dettaglio, mi sei sembrato un po' carente dal punto di vista difensivo. Mi spiego: se è vero che non hai subito danni ingenti, d'altra parte il fatto di essere dovuto ricorrere alla tecnica bonus usata come difesa assoluta per fronteggiare l'unico attacco davvero insidioso del tuo sfidante non depone a tuo favore, e viene da chiedersi come ti saresti comportato di fronte a offensive più rilevanti di quelle che hai effettivamente dovuto fronteggiare (a parte il Critico, solo colpi fisici, per quanto potenziati). Ho pensato che non avessi difese nella tua scheda, ma dopo aver controllato ho visto che così non è; ecco perchè alcune tue scelte mi hanno lasciato abbastanza interdetto da questo punto di vista, per quanto il voto rimanga abbondantemente sufficiente.
» Voto: 6,50

» Sportività: In generale è stato un duello leale da ambo le parti, ma nel tuo caso il giudizio è macchiato da quello che ho ritenuto un abuso non da poco. Mi riferisco ovviamente al già accennato impiego del bonus. Quello della difesa assoluta è un argomento delicato di per sè, e personalmente sono dell'idea che servirsi di un consumo Medio (quello cioè usuale per questa tipologia di tecnica) per evitare un attacco assai più potente, come nel caso di un Critico, è già passabile di penalizzazione; basta confrontare i consumi: il tuo avversario investe il 40% di energie per quello che dovrebbe essere il climax della sua strategia nel corso dell'intero duello, per poi vederselo vanificare da un misero 10%? Non certo sportivo. Se poi, come nel caso specifico, si arriva addirittura a servirsi di una tecnica nulla per fronteggiare tale offensiva, la penalità diviene inevitabile. L'utilizzo che fai di questa risorsa offerta dal regolamento del torneo non è espressamente vietato, ma le regole recitano: L'effetto pur essendo limitato solamente dalla fantasia dell'utente sarà soggetto al giudizio in sportività al fine di evitare abusi. E qui mi sembra che proprio di abuso si possa parlare. Altro errore: nel secondo turno sbagli a calcolare le energie rimanenti. Partivi dall'85%, usi un Basso e un Medio per un totale del 15%, risulta quindi 70%, non 75 come da te indicato; sembra poco, ma considerando che alla fine del combattimento rimani proprio col 5% di energie, l'errore diventa più grave di una semplice dimenticanza. Ti saresti ritrovato a 0, e quindi virtualmente - il PK è off - morto. Infine ti raccomando di prestare un po' più di attenzione agli specchietti riassuntivi che ogni tanto contengono qualche piccola inesattezza: la pergamena si chiama Raffica, non Scarica Telecinetica; in un riassunto scrivi di usare la Variabile a Critico, quando invece è a consumo Alto (come invece riportato giustamente nel calcolo delle energie e nel testo dell'abilità); non sarebbe infine male segnalare esplicitamente le CS.
» Voto: 5,00



Wolfo.

» Scrittura: Sarò diretto, ma i tuoi post non mi hanno comunicato molto. Sia chiaro, sono piacevoli da leggere e puliti, la narrazione prosegue con un buon stile, ma quasi mai lasciano il segno o stupiscono per particolari virtuosismi, non c'è quel passaggio che ti fa fermare un attimo per riflettere su come ti abbia impressionato. A volte risultano fin troppo concisi, sia per quanto riguarda l'esposizione e le descrizioni che per l'interpretazione di Zharr. Post più lunghi non sono certo garanzia di maggiore qualità, ma in più di un'occasione mi è sembrato sarebbe stato meglio prendersi qualche riga in più per narrare certi avvenimenti e soprattutto approfondire spunti introspettivi interessanti che invece si mantengono su un livello superficiale. Parlo ad esempio del cambio di opinione riguardo l'avversario, o delle sensazioni provate alla visione di Jennesta: si legge che il nano inizia a rispettare Malzhar, o che realizza di non voler perdere ulteriore tempo nel combattimento per dedicarsi alla sua missione, sì, ma è come vedere soltanto il risultato finale di un susseguirsi di pensieri, ragionamenti ed emozioni lasciate inespresse. Inoltre, l'immedesimazione non è di sicuro favorita dall'elusività dei riferimenti al Background di Zharr che precede la scena: perchè è prigioniero su quella nave? Qual è il rapporto col capitano, che lo lascia libero per assolvere la sua missione? Chi è Jennesta? Comprendo l'espediente di rivelare parte della storia nell'ultimo post, rispondendo ad alcune delle domande, ma prima di quel punto i suddetti quesiti creano una sorta di barriera fra lettore e personaggio, soprattutto visto il ruolo predominante che essa riveste nell'introspezione di Zharr ma che inevitabilmente rimane estraneo a chi legge. Anche l'uso di alcune tecniche narrative, come il reiterarsi post dopo post della fatidica frase Non piangere, piuttosto che creare un effetto "drammatico" finiscono per annoiare un poco.
» Voto: 6,25

» Strategia: Abbastanza deludente, purtroppo. Sulla carta il duello era bilanciato, nella pratica invece il tuo personaggio è stato schiacciato dalla forza dell'avversario. A tua discolpa bisogna dire che ti sei visto parare un Critico nel modo sleale di cui ho già parlato, ma a parte questo le tue decisioni non ti permettono di raggiungere la piena sufficienza. Rischiosa la scelta al primo turno di non opporre alcun difesa, scelta che però avrebbe potuto pagare grazie alla disponibilità dei due slot da dedicare solo all'attacco, occasione rara quando ad aprire il duello è l'altro contendente. Tuttavia questo potenziale vantaggio mi è sembrato vanificato dalla tua strategia, limitata in fase prettamente offensiva a un attacco fisico, per quanto potenziato dal Power Up. Anche la decisione di usare subito il bonus relativo all'arena non mi è piaciuto, l'avrei tenuto come risorsa per le fasi più intense del duello, quando le energie iniziano a scarseggiare e si rischia la monotonia. Lodevole l'attenzione per il consumo di energie, ma finire il primo turno senza spenderne neanche l'1% rischia di essere esagerato, soprattutto se a quello dopo ne dilapidi il 50% in un colpo solo con scelta non proprio coerente. Per tornare al discorso sul Critico: se è vero che un comportamento più sportivo da parte del tuo avversario avrebbe potuto imprimere una piega diversa al combattimento, è anche vero che la tua mossa è stata avventata: strategicamente parlando investi molto in questa offensiva, per cui sarebbe meglio supportarla con una tecnica di contorno o creando una situazione particolare piuttosto che lanciarla contro il nemico dritto per dritto, rendendogli più semplice proteggersi (con una difesa assoluta, o anche parandola in parte). Concludo notando come, al di là del discusso secondo giro di post attivi, nel resto del combattimento ti sei limitato ad attacchi fisici per due turni su quattro, e nell'ultimo hai rinunciato - per quanto a buon diritto, visto la situazione - ad attaccare. Per questo, in definitiva, il tuo voto non può raggiungere la sufficienza, seppur di poco.
» Voto: 5,50

» Sportività: Non ho niente da rimproverarti un questo campo. Hai mantenuto sempre un comportamento sportivo e conforme al regolamento; non hai ecceduto in azioni esagerate; l'impiego del bonus è stato perfettamente regolare, nonché azzeccato dal punto di vista scenico e in linea con l'ambientazione. Ti sei difeso quando e come potevi, subendo il giusto - non poco, per inciso. Anche l'uso delle capacità straordinarie è stato adeguato: subisci due proiettili su tre nonostante le 4 CS di vantaggio, comportamento legittimo vista la difficoltà di evitare dei colpi di pistola. Bravo per aver proseguito normalmente il combattimento anche a fronte di un avversario non sempre sportivo; unico dettaglio, quando nel secondo post attivo rinunci a un attacco fisico dopo il Critico giustificandoti con il cedimento della gamba ferita: impressione forse solo personale, ma il rimarcarlo nel testo e nelle note mi è sembrato quasi un tentativo di accaparrarsi il favore del correttore nel giudizio della sportività, soprattutto alla luce del fatto che prima e dopo quella mossa ti lanci in scatti di corsa senza particolari problemi.
» Voto: 7,00



Media Wolfo: 6,25
Media Malzhar Rahl: 6,00

Vincitore:Wolfo
Wolfo ottiene 625 gold; Malzhar Rahl ottiene 300 gold
Il vincitore ha diritto ad un post autoconclusivo, senza possibilità di uccidere l'avversario o compiere alcuna azione violenta.

Giudice: 'Alchimista del Drago

 
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11 replies since 5/4/2014, 10:49   517 views
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