Erdkun ~ Mai più in catene
Il tarlo del dubbio aveva trovato in Jace una dimora fra le più comode, nella quale poter rosicchiare e trastullarsi in piena tranquillità. Il cartomante era inquieto: il lampo si era riversato sui tre senza alcun impedimento, riducendo addirittura a niente più che un pugno di cenere disperso nel vento, la bambina stava invece distesa sul sale bianco, come morta e per un attimo lo stregone lo credette davvero, ma si scorgeva attorno a lei l'alone purpureo del veleno; per fortuna era solo tramortita e niente più. Sentì l'impatto del rostro d'osso che stracciava gli abiti e scavava nella carne, la cui potente vibrazione risaliva lungo tutte le braccia fino a scaricare sulle sue spalle; e nemmeno quello riusciva a credere reale. Temeva non fosse nient'altro che una nuova illusione, un trucco beffardo per fargli abbassare la guardia. Fu il sangue a convincerlo, col suo rosso vivido e quell'odore ferrigno che si fondeva stranamente col puzzo della carne bruciata, un solo respiro lo fece schifare fino a rimettere. Non era abituato a queste cose: tutto era andato come previsto, forse addirittura meglio di quanto avesse sperato, e così si trovava ad un palmo dalla strega, impalata peggio di un cinghiale in una battuta di caccia. Ora che era così vicino la donna gli fece tutt'altro effetto, non sembrava quel mostro il cui nome terrorizzava l'intero Akeran e forse anche le terre di là dell'oceano, ma ridotta in quello stato sembrava più un cerbiatto finito in una trappola mortale; poteva dire di provare una punta di pietà. Senza quelle ustioni biancastre a deturparla e con la folta chioma rossa sarebbe stata una donna il cui fascino bastava per fermare il cuore di un uomo al primo sguardo, forse perché tanto bella da essere terribile o viceversa. Il loro incontro avrebbe potuto svolgersi in una maniera totalmente diversa se non fosse stato per l'acuta paranoia di Jace. S'immaginò una scena completamente diversa, di aiutarsi e supportarsi per superare quella desolazione.
Jace Beleren... La voce lo sorprese: era calma benché affaticata. Le mani coperte di ustioni e vesciche sfiorano il legno dell'asta come per accertarsi dell'esistenza dell'arma. Avrei voluto conoscerti in un momento migliore. Il cartomante si irrigidì. Quelle parole lo mettevano a disagio, ricordandogli le infinite possibilità che lui stesso aveva cancellato per via del suo animo fragile. Gli occhi della strega brillarono di un verde cupo, forse persi nel rimpianto di tante occasioni sprecate, e di storie di cui non conoscerà la fine. Trova il tuo pensiero più bello... Sembrava l'addio di un condannato a morte, un augurio forse a non seguire il suo destino, e forse lo era. La sua voce era fioca, indebolita fino ad un flebile sussurro, le sue mani si aggrapparono alla lancia come per resistere alla morte che la trascinava via. La strenua resistenza di una madre. PERCHÉ SARA' L'ULTIMO. E giunse l'inferno. ɲ Ɏ ɳ
Vedo la bocca della strega allargarsi, deformarsi in un urlo agghiacciante capace di cancellare tutto il mondo. Il grido è un carro lanciato a tutta velocità che mi travolge e butta a terra; batto il capo sulla dura sabbia bianca e tutto si fa nero. Strofino gli occhi ma non c'è nulla; è come se fossi diventato cieco. Agito le mani preso dal panico, voglio scacciare quell'oscurità inesistente, ma non è possibile. Mentre mi dimeno come un ossesso sento una pioggia d'aghi gelidi bucarmi braccia e gambe, tagliare pelle e muscoli come fossero di burro e affondare nelle ossa. Urlo dal dolore, buttando fuori tutta l'aria che ho in corpo, e tra le mie grida s'intrufola una risata perfida che mi gela il sangue nelle vene. È il ghignare di un uomo che non incontro da tempo e che mi auguravo di non vedere mai più. Prego sia soltanto la mia immaginazione, forse la mia mente che prova a distrarmi da quelle spine che si conficcano sempre più in profondità. Poche parole cancellano ogni mio dubbio.
" Sapevi che prima o poi ti avremmo trovato, figliolo. È ora di tornare a casa. "
Cancro, il mio mentore e aguzzino, sbucato da un passato sepolto nel profondo dei ricordi, qualcosa che ho sempre preferito non ricordare. Una nuova fitta di dolore, cento volte più forte della precedente, mi scuote. Gli uncini iniziano a trascinarmi a pancia all'aria per quel deserto cocente; non risparmio le urla. Le sue risate seppelliscono ogni mia parola, lo strazio è niente rispetto all'orrore per ciò che mi aspetta. Cerco di ribellarmi, un lampo rosso di dolore esplode nella mia testa e poi il nulla.
L'oscurità è ancora fitta al mio risveglio, ma ombre e movimenti mi fanno capire che i miei occhi funzionano, è la stanza ad essere al buio. Mi trovo in uno sgabuzzino, tanto stretto che a malapena riesco a muovermi senza urtare un muro gelido. Brividi percorrono la mia pelle, direttamente a contatto con le vicine pareti metalliche; sono completamente nudo e so benissimo dove mi trovo. Ogni apprendista Mastigos ha affrontato quest'ordalia - la Sepoltura - alla sua prima settimana nella torre, e anche se so in cosa consiste ciò non rende questa tortura meno orrenda, soltanto più spaventosa; questa volta niente li porterà a tirarmi fuori da questo sepolcro di ferro nero. Stare lì significa niente luce, niente acqua pulita né cibo decente, l'aria che si fa sempre più pestifera, e un'eternità solo con i propri pensieri e le proprie angosce. Ogni tanto qualcuno aprirà una botola da sopra per tirarmi un secchio d'acqua o di cibo, e dovrò sopravvivere con quello; le uniche alternative impazzire o morire di stenti roso dall'arsura e dai morsi della fame. Li chiamano Diavoli, non c'è supplica che non li commuova, niente li porterà ad essere clementi con un traditore; sono già un cadavere. Non riesco ad impedire alle lacrime di scorrere furiose sulle mie guance, non provo nemmeno a fermare i singhiozzi, buttandomi qui han già negato anche la più piccola briciola di dignità e so benissimo resistere è vano. Posso solo lasciarmi andare: batto con forza pugni e gomiti e ginocchia contro le mura della mia bara, fino a lacerare la pelle e coprirmi di sangue, il rimbombare dei miei colpi è così assordante che non mi accorgo nemmeno di gridare come un ossesso; forse sono già pazzo e non me ne sono ancora accorto. Morirò senza mai averle detto addio, quasi senza un motivo, sepolto dove mai potrà trovarmi. Forse s'immaginerà che l'ho abbandonata come tutti han fatto con lei, e questo non fa che rendere la mia rabbia più cieca. Vetro e metallo tintinnano sulla mia testa, l'aprirsi della botola è celato dal mio casino. Una secchiata di chiodi e cocci di vetro mi precipita addosso, tagliuzzandomi ovunque e così urlo un'ultima volta ma poi m'ammutolisco all'istante, stringendo i denti e coprendo la bocca con le mani lorde. Il mio cuore si aggrappa ad una speranza irrazionale che forse in qualche maniera riuscirò a salvarmi, che farmi uccidere non serve a niente; meglio stare buono e vedere che succede. Sono un povero illuso.
Lo stregone barcollava, a malapena capace di reggersi in piedi. Le sue mani tremavano convulsamente e lasciarono la presa sulla lancia ancora conficcata nel torace della strega. I suoi occhi scrutavano il deserto di sale bianco, ma la sua mente era ancora in quella sordida prigione. Si sentiva ancora sporco, con la bocca arsa e le membra fragili; aveva bisogno di qualcosa di caldo e dolce per riprendersi. Una piccola boccetta stava legata alla cintura, la staccò dal suo gancio e ne bevve avidamente il balsamo biancastro lì custodito. Un dolce benessere riscaldò il suo palato prima, e poi la gola mentre scendeva giù fino allo stomaco, per poi spargersi in ogni anfratto del suo corpo, e quel tepore lo fece sentire meglio. L'incubo era scacciato, forse, la sua mente però vacillava. I gelidi occhi azzurri misero a fuoco l'immagine della donna morente, e quell'attimo di serenità esplose come una bolla di sapone. Non ci fu coscienza o pensiero nella mente del cartomante, il corpo si mosse da solo in un raptus furioso. Per lui quella donna aveva stuprato la sua Afrah, la sua dolce Habibi dal naso dritto, non importava che fosse solo un parto della propria mente. Balzò verso di lei, la sinistra in direzione delle mani della strega per bloccarne ogni fuga, la destra invece diretta verso quei diabolici occhi verdi. Tra le dita della mano buona teneva una piccola sfera metallica che aveva preso poco prima di buttarsi su di lei, un gingillo pericoloso. L'avrebbe immobilizzata e poi avrebbe conficcato quella biglia dritto nell'occhio fino al cervello di quella stregaccia. Voleva che le fiamme la divorassero, che la sua testa esplodesse e non si curava di quel che sarebbe successo alla sua mano. La furia aveva divorato ogni briciolo di ragionevolezza.
CS: 5 | Intelligenza 2 Prontezza 2 Maestria con le armi 1 Critico 40 | Alto 20 | Medio 10 | Basso 5
Stato Fisico: Squarcio di entità Media sulla guancia sinistra, ferita al ventre di entità Media; Stato Psicologico: Furto di ricordi d'intensità Bassa, danno Critico più Alto da Terrore; Energia: 40 - 20 + 5 - 20 = 5 % Arcana minori: 19/20
Passive in Uso: ° Nessuno svenimento al 10% di energie, ° Auspex passivo delle auree, ° Le tecniche illusorie non hanno bisogno di gesti o parole per essere castate, ° Jace può modificare a piacimento tono, volume, e origine della sua voce, anche in maniere innaturali, ° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un'illusione è attiva, ° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici, ° Ogni volta che un avversario usa una tecnica magica guadagna 2 CS in Intuito per quel turno, ° Le tecniche offensive ad area di Jace hanno potenza pari al consumo, ° Una volta che il cartomante avrà accumulato un danno Critico al fisico, guadagnerà 2 CS in Istinto, ° Le tec. psioniche usate da Jace avranno potenza di un livello maggiore rispetto al consumo (ultimo turno rimanente) ° Le tec. fisiche subite da Jace avranno potenza di un livello maggiore rispetto al consumo (ultimo turno rimanente) ° Immunità agli attacchi fisici (ultimo turno rimanente)
Riassunto: Jace subisce quasi interamente dalla tecnica, riuscendo a difendersi soltanto al termine dell'illusione usando La Papessa (perg. Autocontrollo) ad Alto. Ripresosi ingurgita una sorsata di Nettare Sacro (Erba ricostituente) e poi cerca di bloccare la strega con la sinistra mentre con la destra utilizza la mossa Chuan( perg. Aggressione) per conficcare un Occhio del Diavolo (biglia deflagrante) nel bulbo oculare della sua avversaria.
CITAZIONE La papessa: Jace sa come proteggere i suoi pensieri. Con un consumo Variabile di energia di dissolvere qualsiasi ammaliamento, possessione, o di smorzarne gli effetti tramite gli effetti benefici di questo potere. Difesa psionica. [Pergamena Autocontrollo | Consumo impiegato: Alto]
Nettare sacro: Questa bevanda dal sapore corroborante ha la capacità di sfruttare al meglio le forze del fisico e della mente, per donare una nuova scossa d'energia, che proviene dal corpo stesso di chi la ingurgita. Una piccola fialetta, come quella di Jace, basta per recuperare il 5% di energia sprecata [Erba ricostituente]
Chuan: Chuan è la mossa più semplice dello Han Xin, la prima ad essere insegnata. Essa consiste in un rapido movimento che mira ad un profondo affondo. Trasferendo una quantità Media di energia ad un'arma, questa tenderà a scavare nelle carni nel tentativo di provocargli un danno molto profondo, ma estremamente localizzato alla zona colpita. La sua efficacia si basa sulla rapidità con la quale viene eseguita il gesto, tramite la quale è possibile penetrare più o meno in profondità. È inoltre capace di eseguire la stessa manovra con una capacità di penetrazione maggiorata, capace di infliggere danni Alti al bersaglio, impiegando però un congruo consumo di energie. Questa tecnica ha natura fisica e può essere effettuata con qualsiasi arma da mischia o perfino a mani nude. [Consumo energetico: Medio o Alto] [Pergamena Attacco furtivo & Aggressione]
Occhio di Diavolo: Una biglia metallica del diametro di un paio di centimetri. Se gettata a terra si fracasserà come se composta di vetro, generando un'esplosione di piccole dimensioni capace di provocare ustioni e lesioni all'avversario. L'arma non provoca danni diretti, ma risulta comunque piuttosto versatile in duello: la deflagrazione può distrarre o infastidire gli avversari, provocando loro forti dolori. [Biglia deflagrante] Note: Ringrazio Zaide in primis per il duello ma anche per l'enorme spunto interpretativo che mi ha concesso in quest'ultimo turno di duello, che mi sono sentito in dovere di fare. Ho sviscerato la più grande angoscia di Jace in questo post, il primo terrore che l'ha portato a muovere i passi nell'Akerat al servizio della Purgatory. Ora anche voi sapete da cosa scappa! Attendendo il giudizio dico: che vinca il migliore! |