Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Jace Beleren Vs. Zaide

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view post Posted on 5/4/2014, 10:57
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C a t a r s i

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Jace Beleren Vs. Zaide



Verde Vs. Blu
B Vs. A


Primo post: Jace
Player Killing: On
Durata: Un solo post di presentazione e quattro post di combattimento.
Tempi di risposta: A cinque giorni dalla risposta dell'avversario verrà applicata una penalità di 0.25 punti alla sportività del ritardatario per ogni giorno d'attesa.
Arena: Le saline - Il confine tra l'Akeran e il Mondo umano è un gigantesco deserto invalicabile, contraddistinto da numerosi ostacoli rocciosi, uno spietato sole cocente e gigantesche distese di sabbie mobili chiamate "saline." Alcune zone di questo deserto sono civilizzate, come Moeras, dove i nani vengono utilizzati come schiavi nelle operazioni di bonifica del territorio; molte altre sono invece desolate e disabitate, soprattutto a causa del clima implacabile.
Chiunque desideri raggiungere o allontanarsi dall'Akeran è dunque costretto ad attraversare le saline: lunghe carovane di uomini che spesso finiscono dimezzate da fame e sete prima di raggiungere la propria destinazione, o che spariscono ingoiate dal deserto. Le saline hanno la cattiva fama di sprofondare sotto i piedi dei più incauti, o di nascondere fosse rocciose profonde decine di metri con miraggi di luce e sabbia. Attraversarle privi di guida significa andare quasi certamente incontro alla morte, ma spesso è l'unica opzione per chi desidera entrare o uscire dall'Akeran.
Regole: Il duello non deve interrompersi per alcun chiarimento - usate vie private, nel caso. Non si possono modificare i propri post dopo le risposte dell'avversario. Si seguono le normali regole di un duello ufficiale.
Background: Con lo sfociare delle violenze nell'Akeran, molte cose sono cambiate nelle saline. Il deserto è ora più trafficato di prima nonostante la grave mancanza di guide: c'è chi vuole raggiungere l'Akeran per combattere e chi vuole lasciarlo per evitare di rimanere coinvolto, ma sono ben pochi coloro che riescono a sopravvivere alla lunga marcia forzata che li attende. Predoni, profughi, nani e demoni hanno deciso poi di stabilirsi nella zona per fare dello sciacallaggio il loro profitto, razziando i cadaveri di chi non è sopravvissuto e le carovane di passaggio. Le città libere, infine, si sono messe in testa di poter controllare chi entra e chi esce dal deserto, eliminando chiunque non ne abbia il permesso.
Ora nelle saline tutti sono nemici di tutti: per sopravvivere è necessario camminare sui corpi degli altri e il sole cocente spesso non aiuta, allucinando i viaggiatori e spingendoli a compiere nefandezze alle quali normalmente non si sarebbero mai prestati.
 
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The Grim
view post Posted on 9/4/2014, 21:07





Erdkun ~ Mai più in catene



Quel mattino le vie della cittadina brulicavano di vita e Jace, seduto nel suo cantuccio, osservava oziosamente la piazza. Agli angoli di quel baazar di tende variopinte intrecciate fra loro stavano guardie robuste che si scambiavano occhiate complici e cenni d'intesa. Tra le bancarelle s'affrettavano le massaie per riempire le ceste di vimini con le spezie e gli ortaggi migliori, appena scaricati da manovali seminudi, la cui pelle abbronzata era madida di sudore per l'eccessiva calura, il tutto fra le urla di un ragazzino che strillava le buone e le cattive nuove; insomma pareva proprio un'ordinaria giornata di mercato. Pur rilassato, lo sguardo acuto dal cartomante scrutava oltre l'apparenza, immergendosi nel profondo e denso oceano di significati a cui i piccoli dettagli davano vita. L'aria era carica di elettricità e tensione come gli sguardi dei sorveglianti, i cui visi pieni di cicatrici e dai gesti scattanti e precisi tradivano un cipiglio militare troppo qualificato per un banale servizio di pattuglia. Poi fra le verdure sui banchi non ve ne erano di fresche né le merci erano varie o nuove ma anzi spesso rovinate, come fossero gli scarti dei magazzini, mentre alle cinte di mercanti e carrettieri pendevano armi pesanti e lucide. Infine né fra i banchi del mercato né nelle botteghe ai lati della piazza si riusciva a scorgere un nano, onnipresenti tra le schiere dei garzoni o degli schiavi nelle città meridionali, come se i membri di quella genia fossero scomparsi nella polvere. Una nota lo riscosse dai suoi pensieri, lo strillone che aveva preso a cantare con voce stridula le lodi di Taanach, unico baluardo dei popoli liberi dell'Akerat e in quel momento lo stregone si accorse del folto gruppo che stava invadendo la piazza. Un brivido percorse la sua schiena mentre il piccolo popolo avanzava serrato, gli utensili stretti fra le mani con determinazione, gli sguardi rossi d'ira e le barbe tinte di colori vivaci, insulti accuse e recriminazioni presero a volare da ambo le parti. Cos'era quella? Una trappola orchestrata dai soldati, l'inizio di una rivolta, o il regolamento dei conti fra le fazioni più influenti della città? Per chi avrebbe dovuto parteggiare, gli schiavi che sarebbero di certo stati sconfitti oppure gli aguzzini ben armati che aveva difeso a Taanach? Avrebbe combattuto per la libertà o la sopravvivenza?

Mani e gambe di Jace presero a tremare, mentre la sua mente volava alla mattanza a cui aveva assistito a Lithien, alle schiere di caduti alleati e nemici che inondavano le vie di quella città, al sangue vermiglio ben più chiassoso del cozzare di armi e armature. Aveva visto ben più orrore di quanto potesse sopportare e adesso anelava soltanto un breve periodo di pace. Non voleva vedere più morti né battaglie, né impicciarsi degli affari di padroni feroci o di oppressi senza speranza. Così si alzò e prese a correre, voltando le spalle a Taanach e all'Akerat che non considerava più la sua casa da troppo tempo. Lo chiamassero pure codardo, a lui non importava, aveva più cara la pelle che la guerra o l'onore. I suoi piedi scelsero saggiamente di seguire il suo cuore e assecondare le sue paure e il suo umore, imboccando il sentiero che si allontanava verso nord, diretto forse all'unico luogo che gli era rimasto caro, il giaciglio di Afrah la beduina. Stretto fra le sue candide braccia avrebbe finalmente trovato la pace.

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Jace era certo che sabbia e sale si fossero intrufolati in ogni anfratto del suo corpo. Sentiva i capelli impastarsi sempre più, gli occhi rossi e irritati pronti alle lacrime, le spalle graffiarsi ad ogni movimento così come i granuli accumularsi sotto le unghia di mani e piedi. Dopo giorni di marcia in quell'aspro deserto di candide dune tutte uguali, sentiva che non si sarebbe mai sbarazzato di quei fastidiosi granelli, che ormai avevano occupato ogni fessura dei suoi abiti e ogni tasca della sua cappa, ed era certo che anche a distanza di anni qualche pezzo di salina sarebbe sempre saltato fuori. E il sale non era nemmeno l'aspetto peggiore di quell'assurda traversata, l'unica possibile verso i continenti del nord. La sete era il vero nemico, l'arsura che bruciava la gola e spaccava le labbra, il suo rinfrescante desiderio mai abbandonava i pensieri dello stregone né quelli della carovana di disperati che lo circondava, e che li tormentava giorno e notte quasi fino a farli impazzire. Razionavano l'acqua più che potevano ma il ciarlatano sapeva che non sarebbe bastata per tutto il viaggio, non con così tante persone a marciare assieme a lui. Avrebbe dovuto tentare la traversata in solitaria, ma si era lasciato commuovere da quell'accozzaglia di straccioni e disperati, disertori di vari eserciti e profughi senza più una casa; uomini e donne con l'unico desiderio di fuggire da quella terra.

2zoyiqh

Cosa ti era saltato in testa Jace?
Di dimostrare un'altra volta di essere un eroe dal cuore grande e il sorriso smagliante?
Che forse l'amore che covavi in petto ti aveva cambiato, in meglio?
Di esser forse divenuto coraggioso?

Lo stregone arrancava, ogni passo più pensate del precedente, oppresso dalla vastità di quel paesaggio lucente. L'azzurro cielo sconfinato era il soffitto di quella prigione, le rocce impervie e le dune bianche le sue pareti, gli stenti le sue sbarre; qualcosa di così vasto che non vi era possibilità di fuggire. Le provviste erano finite e al cartomante non rimaneva che la consapevolezza di un corpo che secondo dopo secondo si faceva più fiacco, di movimenti vani e sempre più faticosi. E la speranza diveniva sempre più fioca, una candela con poco o niente rimasto da consumare.

Così moriva Jace, il cartomante,
non sotto il morso crudele di una lama,
non polverizzato degli incantesimi di qualche demone,
ma con lo pancia vuota nel bel mezzo del nulla
e le vesti che puzzavano di paura.

Voleva accasciarsi al suolo e lasciare che la sua storia finisse lì, una volta per tutte. Una delle ruote del carro era incrinata, un'altra si era rotta del tutto e ora quel colosso di legna giaceva arenato nella sabbia, inamovibile; un altro dei tanti scheletri che agghindava quell'arida salina. Per le loro bocche non vi era che la stopposa carne dell'asino, che senza nulla da trainare era stato velocemente convertito a pranzo, mentre gli otri e le borracce eran tutti vuoti; non una sola goccia d'acqua. Si poteva soltanto abbracciare la morte o scivolare nella follia, e perché Jace non stesse facendo né l'una né l'altro era mistero. Continuava a trascinarsi avanti senza sosta, logoro nel fisico quanto nello spirito, e arrivò infine sull'ultima duna, per distendersi accanto al lungo pinnacolo di roccia che giaceva lì accanto. Un'inutile premura visto che quello non l'aveva salvato. Si appoggiò con le spalle sulla nuda roccia e chiuse gli occhi, per abbandonarsi all'infausta sorte ma un bagliore gli impediva di tenere le palpebre calate. Costretto a riaprirli cercò di scacciare il riverbero del sole sul sale, e così notò una stranezza che l'incuriosì. Era come se il sale si fosse fatto liquido e tremasse sotto il soffiare del caldo scirocco, ma che fosse troppo pesante per essere sollevato in aria. Si avvicinò cercando di capire quel mistero che gli negava la morte e rimase di sasso. Era una cosa impossibile e si convinse che doveva essere un miraggio, ma si avvicinò lo stesso. Una pozza d'acqua pulita, un piccolo miracolo, stava a pochi passi. Calò le mani a coppa, godendo della sensazione del liquido che lavava le mani, e poi ne bevve, timoroso un sorso.

Pianse,
gridando al cielo la sua gioia.
E dissetato, lì si distese.


Z18bS

specchietto

CS: 5 | Intelligenza 2 Prontezza 2 Maestria con le armi 1
Critico 40 | Alto 20 | Medio 10 | Basso 5



Stato Fisico: Illeso,
Stato Psicologico: Illeso;
Energia: 100 %


Mastigos: I Mastigos sono più potenti ingannatori. Essi possono lanciare le sue tecniche di illusione, infatti, anche nel caso in cui fosse completamente immobilizzato ed imbavagliato: non avrà necessità di alcun movimento per ricorrervi né di pronunciare alcuna parola. Sono in grado di modificare a piacimento il tono, il volume e il luogo di provenienza della propria voce. Potrà farla suonare blasfema e cavernosa come quella di un demone; potrà ingigantirla al punto da assordare i propri avversari; potrà farla sembrare un sussurro proveniente da poco distante alle orecchie dei suoi alleati, e molto altro ancora. I più potenti possono inoltre fondersi nelle loro stesse illusioni. Fintanto che sul campo di battaglia sarà presente un'immagine richiamata da lui, infatti, egli potrà modificare a sua volta anche il suo aspetto, assumendo qualsiasi forma e dimensione desideri. Questa mutazione - seppur ingannando tutti i sensi dell'avversario - sarà tuttavia soltanto un'illusione e non donerà al possessore del dominio alcuna capacità aggiuntiva rispetto alle sue. Infine essi non svengono una volta raggiunto il 10 % dell'energia sebbene muoiano una volta esaurita la riserva energetica. Inoltre la sua aura risulta invisibile agli auspex di natura magica.
[ Passive di Talento (I, II, III) e Razziale e Personale ]

Circolo di protezione dalla Magia: Questo sortilegio gli permette di affrontare facilmente altri incantatori, non perché protegge la sua pelle dagli incantesimi, bensì lo rende capace di contrattaccare più facilmente. Ogni volta che un avversario utilizzerà una tecnica di natura magica, per la durata di quel turno lo stregone guadagna 2 CS in Intuito. [ Pergamena Discendenza Arcana ]

Cappa degli Eterni: Il più appariscente degli indumenti del Cartomante, un enorme drappo azzurro ricoperto di simboli argentei che cinge le sue spalle e lo copre fino alle caviglie, sotto la quale è però celato un robusto corpetto di strisce di cuoio, tinte del medesimo colore. L'armatura lo copre dalle spalle alla vita, lasciando però libere le braccia, garantendo così una completa mobilità ed una moderata protezione al busto. Quando la indossa tutte le tecniche offensive scagliate da Jace ad area saranno di potenza equivalente al consumo speso per castarle. Inoltre una volta che il cartomante avrà accumulato un danno Critico al fisico, guadagnerà 2 CS in Istinto fino alla fine della giocata. Una delle gemme incastonate nella cappa dona a Jace 1 CS in Maestria con le Armi. [ Armatura leggera al busto, Artefatto epico di caratterizzazione + Diamante ]

Sigillo dell'acchiappasonni: Un ninnolo di capelli intrecciati delle tribù dello Xuraya che racchiude all'interno uno spirito maligno dei sogni. L'essere intrappolato al suo interno non solo è innocuo per il suo portatore, ma anzi lo fortifica. La potenza magica sovrannaturale della creatura gli permette di essere pari ai più grandi Illusionisti, aumentando i poteri del suo Dominio di un livello. L'essere inoltre conferisce la capacità di vedere l'invisibile, sotto forma di auspex di potenza passiva. Inoltre forte delle memorie e delle capacità dello spirito Jace è inoltre capace di utilizzare le pergamene della Classe Ladro. [ Cristallo della Conoscenza e Tomo Furtivo e Tomo magico e Amuleto dell'Auspex - Cucito sulla cappa ]

Frusta: Dalla rigida maniglia color terra bruciata nasce il corpo vero e proprio dell'arma fatto in un cuoio molto più chiaro intrecciato per due metri e mezzo alla cui estremità termina con una piccola lama curva, come un minuscolo kama, in ferro brunito, quasi nero; questa testa può essere rimossa. [ Arma da corpo a corpo - Legata al ventre ]

Carreg o Wythïen:Il Becco del Colibrì è una lancia ricavata da un'unico tronco di legno lungo quasi due metri, fasciato con stringhe di cuoio sia all'estremità inferiore che a quella superiore. L'arma termina con un una testa in osso, ricavata da quello che sembra il teschio di un grosso volatile, ma nonostante le apparenze dimostra una resistenza pari a quella dell'acciaio. Sebbene l'arma possa essere scagliata con forza verso la preda, è stata ideata per il combattimento in corpo a corpo, portentosa per gli affondi e per mantenere la distanza dal nemico. [ Arma da corpo a corpo, Artefatto d'ambientazione - Legata sulla schiena ]

Le petites Thriompes: Il secondo mazzo dei Tarocchi è composto da Cinquantadue carte divise in quattro semi, come molti mazzi da gioco, che forse hanno ispirato o da cui han tratto ispirazione. Esse sono di qualità altissima e nascondono un segreto: Venti di esse nascondono sotto una leggera sfoglia cartacea un'anima metallica e sono appositamente bilanciate per essere scagliate. Inoltre esse possiedono alcuni poteri magici.[ Arma da lancio, Artefatto epico d'ambientazione - Tasche interne della cappa - 20/20 ]

Lacrime di Strega: Pozione che una volta ingerita cambierà i lineamenti di Jace a suo piacimento, modificando il proprio aspetto nei limiti delle specie umanoidi. L'effetto, di natura illusoria, durerà due turni ma lo Stregone potrà tornare al suo aspetto originale anche prima del termine del suo effetto, semplicemente desiderandolo. [ Gemma della Trasformazione ]

Alito di Nebbia: Ha la forma di una semplice biglia grigia, del diametro di un paio di centimetri. Se gettata a terra, si fracasserà come se composta di vetro, generando quindi un densissimo fumo grigio. Il fumo si farà strada nell'area circostante, svanendo da solo dopo qualche secondo, disperdendosi rapidamente nell'aria, giusto per garantire qualche attimo di occultamento. [ Fumogeno ]

Pianto di Chiroptero: Ha la forma di una piccola biglia metallica che, se gettata in terra, si spezzerà generando un potentissimo stridio che persisterà nell'area per qualche secondo. Chiunque sentirà il suddetto suono proverà un fortissimo senso di stordimento e disorientamento, nonché un gran dolore alle tempie e ai timpani.[ Biglia sonica ]

Soffio di Puck: Una biglia metallica che dopo un urto deciso rilascia una densa nube violacea, che persiste per qualche secondo e poi si dissolve nell'aria. Chiunque respiri questa nebbia proverà un lieve senso di stordimento, e i suoi sensi risulteranno leggermente offuscati per i prossimi due post di combattimento. [ Biglia Stordente ]

Polvere di Lucciola: Una biglia bianca metallica dal colore dorato del diametro di un paio di centimetri. Se gettata a terra si fracasserà come se composta di vetro, generando un immenso flash in grado di accecare più avversari. Il flash svanirà nell'arco di un secondo. [ Biglia Accecante ]

Occhio di diavolo: Ha la forma di una biglia metallica del diametro di un paio di centimetri. Se gettata a terra si fracasserà come se composta di vetro, generando un'esplosione di piccole dimensioni capace di provocare ustioni e lesioni all'avversario. L'arma non provoca danni diretti, ma risulta comunque piuttosto versatile in duello: la deflagrazione può distrarre o infastidire gli avversari, provocando loro forti dolori. [ Biglia deflagrante ]

Bacio del Bufo: Questa piccola biglia marrone contiene un liquido poco denso, verdognolo, che presenta dei riflessi giallastri sotto la luce del sole. Se gettata a terra si fracasserà come se composta di vetro, generando un pericoloso miasma che se inalato indurrà nausea o stordimento che perdureranno per qualche istante. [ Biglia Tossica ]

Nettare Sacro: Se bevuto, riempie la riserva energetica del 5%. [ Erba Ricostituente ]

Puntura della mosca tsé tsé: Mistura ripugnante studiata per essere applicata alle armi, come la frusta; per due turni gli attacchi fisici andati a segno con una precisa arma sottrarranno il 5% delle energie della vittima in più al normale danno provocato dall'offesa. Gli attacchi non avranno valenza di tecnica. [ Erba Ricostituente ]


Note: Non ho, purtroppo, molto da dire su questo fin troppo lungo post. Ho preferito scrivere per esteso, come è mia abitudine, tutte le passive e gli oggetti che il mio personaggio possiede così da non dovermi dilungare negli specchietti successivi.
Auguro un buon duello alla mia avversaria!


 
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view post Posted on 13/4/2014, 09:49

Esperto
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Oltre la Barriera.

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L’uomo si deterse il sudore dalla fronte con uno straccio sporco, incurante del cattivo odore che imputridiva la stoffa consumata. Lanciò un’occhiata di sbieco alle lunghe ombre che gettava il carro sulla terra nuda e riarsa e deglutì: la sera non era lontana.
Era stata pura follia accettare di compiere un simile viaggio di quei tempi: sarebbe stato infinitamente più saggio rimanere al sicuro al villaggio, accontentarsi di quel periodo di magra e attendere l’approssimarsi del raccolto; ma no, quell’oro gli aveva fatto gola, e si avvicinava la stagione delle scommesse giù al villaggio...E poi quella donna sembrava avere una gran fretta di mettersi in viaggio.

Si sbirciò nervosamente alle spalle, come se il solo pensiero di lei avesse potuto evocare la sua passeggera dietro di sé; ridacchiò nervosamente, e incitò il cavallo con uno schiocco di frusta. Ma quello vacillò sulle zampe, magro come un chiodo e affaticato dal lungo viaggio estenuante. Per un momento parve sospeso nel passo, immobile in un istante di incredulità. E poi cadde di schianto sulla terra dura sollevando una nube di polvere.

- No, no...No! - esclamò l’uomo con foga, come se la sua sola forza di volontà potesse rianimare l’animale esanime.

La frusta gli scivolò dalle mani sudate e tremanti, mentre un solo pensiero gli invadeva la mente: quella donna non sarebbe stata felice nel sapere che erano rimasti bloccati nel bel mezzo delle saline.
Profumava di spezie e di oscurità, quella donna.
La bambina gracile e pallida che la accompagnava gli faceva paura: diceva di essere sua figlia, ma non aveva né la fiera bellezza della madre, né la rosea serenità dei bimbi della sua età. Sembrava malata, ma la donna non gli aveva chiesto medicine né aiuto particolare. Si era solo presentata con un bel gruzzolo d’oro e la richiesta di attraversare il deserto da nord a sud, fino a Qhorria, o forse Dorhamat.

Un brivido gelido gli percorse la schiena nonostante l’afa soffocante.

Cosa avrebbero fatto adesso?
Il resto della carovana era distante, ma ancora a portata. Non sarebbe stato troppo difficile informare la donna dell’inconveniente e lasciarla lì ad attendere mentre lui sarebbe corso a chiedere aiuto agli altri conducenti; la sola idea di mettersi a correre sotto quel sole infernale gli dava il capogiro, ma quale altra soluzione aveva? Scostò leggermente il pesante telo che riparava l’interno del carro dal sole cocente, e vide che la donna dormiva con la testa china su un vecchio libro. I capelli rossi erano sparpagliati sulla coperta come un’aureola infocata, e una mano stringeva ancora l’angolo di una pagina come nel gesto di voltarla.
Il carrettiere aggrottò la fronte. Al villaggio, le donne che sapevano leggere erano poche. E quelle poche, dovevano avere un valido motivo per possedere un’istruzione senza essere malviste: ma quella donna dai capelli rossi gli sembrava molto più simile a quelle sciagurate che nemmeno tanti anni prima finivano orribilmente a scontare la loro superba arroganza tra le braci di un rogo.
Si era appena allontanato dal carro, affrettando il passo per non perdere di vista la nuvola di polvere sollevata dal resto della carovana, quando per un ignoto istinto si voltò a guardare nuovamente il suo carro.
E rimase pietrificato sui suoi piedi.

La bambina era lì immobile a pochi passi da lui e lo fissava con espressione accusatoria. Strozzò un grido di spavento in gola, maledicendo la sua pavidità. Non l'aveva sentita arrivare, non si capacitava neppure di come quell'esserino malaticcio avesse potuto raggiungerlo in un baleno, ma era solo una bambina, maledizione!
Agghiacciò, quando per un istante gli sembrò di scorgere un guizzo rosso nei suoi occhi scuri, un bagliore diabolico accompagnato da un sorriso sprezzante e sinistro.
Non era un’illusione, né un miraggio dovuto alla calura, ne era certo.
Le gambe gli cedettero, ma riuscì a voltarsi e ad arrancare con il cuore a mille, lasciando che la polvere gli perforasse la gola e gli occhi mentre scappava via ansimando da quel piccolo mostro.

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La bambina accarezzò la mano di Zaide, profondamente immersa nel sonno dopo un’intera notte passata a rovinarsi gli occhi su quelle pagine fitte di segni alla sola luce di una lanterna, alla disperata ricerca di qualcosa che non aveva voluto rivelarle. Lo stesso motivo che l’aveva indotta a cercare precipitosamente un convoglio che le portasse via dalle terre del nord, verso luoghi più familiari, anche se non per questo più amichevoli.
Con delicatezza lisciò una ciocca di capelli della Strega, e un foglio scribacchiato con grafia frettolosa attrasse la sua attenzione: lo fece scivolare con cautela da sotto la mano di Zaide e si accoccolò sulla panca, provando a decifrarlo.
Sembrava un diario, ma la protagonista non era Zaide. La bambina aggrottò la fronte, domandandosi se ci fosse qualcosa di sbagliato nel leggere quelle righe, ma la curiosità ebbe il sopravvento.
“Helaayne non dorme. Sono tre notti. Lei non se ne accorge, ma io lo so. Lo sento. Non va bene, c’è qualcosa che la turba. Che sia questo luogo maledetto?”

“Forse dovrei abbandonare la missione. Credo che le ombre abbiano avuto un effetto negativo su Helaayne, e non posso permettere che le accada nulla di male.”

La bambina era perplessa, quelle frasi non avevano alcun senso.
Chi diavolo era Helaayne?
“E’ accaduto di nuovo. Mi domando se lei sappia che cosa le accada mentre crede di dormire...E’ stato orribile. Sono tornata con la memoria a quella notte terrificante a Taanach, quando è cominciato tutto. Quando qualcosa è andato storto, e io ho l’uccisa. Strangolata. No. Mai più. Non può accadere mai più.”

“Siamo in viaggio da giorni ormai. Helaayne è pallida, stanca. Qualunque cosa sia strisciata dentro di lei, la sta spossando. Conosco quel tipo di possessione: non si può sconfiggere, soprattutto nelle condizioni di Helaayne. Va compresa e accettata...Ma ho paura. Il bagliore rosso dietro i suoi occhi è agghiacciante, e devo farmi violenza per ammettere che quella è Helaayne. Non posso scegliere quale figlia amare, lei è questo.”


La bambina lasciò cadere il foglio, sconcertata.
Parlava di...lei? Helaayne era lei?
Ma la Strega non aveva mai voluto darle un nome. Diceva che dare un nome a un bambino era come mettere una rondine in gabbia, privarlo della libertà di essere chi voleva.
E ora Zaide voleva che lei fosse...Helaayne?
Il foglio era caduto sullo specchio d’argento che sbucava da sotto la panca insieme a un mucchio di cianfrusaglie che si erano portate dietro per il viaggio; si chinò per raccattarlo in silenzio, e rimase impietrita.

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Alla luce fioca della lanterna, il suo volto la osservava da un angolo dello specchio. Un paio di occhi rossi come quelli di un serpente ammiccarono malevoli, scintillanti su un viso annerito come dalla caligine. Incredula, la bambina si portò una mano al viso per pulirlo di quella sporcizia, e un lungo artiglio fece capolino nello specchio.

“Helaayne”, sussurrò.




Zaide si svegliò con un sussulto. Nel sonno aveva lasciato involontariamente cadere il libro e il rumore l'aveva destata di colpo.
Dov'era la bambina?
Si guardò nervosamente intorno, stropicciandosi gli occhi stanchi. Quanto diavolo aveva dormito? Non poteva permetterselo...La bambina stava diventando pericolosa per se stessa e per gli altri, non avrebbe dovuto perderla di vista un solo istante.
Gettò un'occhiata fugace alla pagina aperta di quell'antico tomo: esisteva al mondo un potere oscuro di cui lei non sapeva niente, e che stava crescendo e diventando sempre più forte sotto i suoi occhi. Helaayne era comparsa un giorno dal nulla, e lei l'aveva accolta ed amata subito come una figlia senza domandarsi da dove venisse né chi fosse. Intuire la terribile verità non aveva cambiato l'amore che provava per lei, ma non poteva fingere di non sapere quanto pericoloso potesse diventare quel boccio di potere che stava germogliando in lei. Sospirò, ripensando a quanto indifesa e innocente la bambina era sembrata solo poche lune prima, quando la loro vita scorreva serena e tranquilla a Taanach, e si domandò se forse non fosse stata tutta colpa sua.
Quel viaggio tra le ombre del nord era stato una rivelazione. Per entrambe. L'oscurità sembrava essere scivolata in Helaayne senza scampo, annidandosi nel suo piccolo cuore come un cucciolo che si accoccola nella paglia: non si trattava di possessione maligna, né di una trasformazione innaturale. Helaayne si era lasciata avvolgere dall'ombra trovando in essa il suo naturale completamento, senza nemmeno accorgersene. E se Zaide la amava, avrebbe dovuto accettarlo.
E accettare che un giorno, presto o tardi, la sua bambina avrebbe dovuto fare i conti con il peso che una simile condanna portava con sé.
Scrutò il deserto fuori dal carro, senza stupirsi troppo dell'assenza della loro guida: le saline erano in grado di fare impazzire qualunque mente debole, e certo quello stolto di un carrettiere non aveva retto all'angoscia del viaggio.
Che crepasse nella sua pavidità.
Si aggiustò il mantello sopra i capelli rossi e si inoltrò tra le rocce in cerca di Helaayne: non doveva essere molto lontana, e doveva trovarla prima che si imbattesse in altri viaggiatori dispersi tra le saline: quel luogo era venefico e pericoloso, e i racconti che aveva sentito riferire dai beduini del deserto non la rassicuravano affatto. C'erano rivolgimenti arcani in atto, e l'intero Akeran sembrava agonizzare sotto i colpi degli scontri che macchiavano il deserto del sangue di nani, uomini liberi e forze oscure. Un inquietante presagio le adombrò la mente.
Cosa sarebbe accaduto se l'oscurità di Helaayne avesse sentito l'odore del sangue, la forza del richiamo dei suoi fratelli in rivolta?
Strinse i denti e i pugni affrettando il passo.
Non avrebbe potuto negare ancora a lungo la vera natura di sua figlia, ed era giunto il momento di trovare il suo posto nel mondo.
Helaayne era un demone.


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basso [4] medio [8] alto [16] critico [32]
concentrazione [2cs] intuito [2cs] destrezza [1]


[Passive del dominio Ammaliatore: la semplice presenza di Zaide condiziona la volontà di chi le sta vicino, ispirando una cieca, irrazionale e quasi morbosa fiducia in lei (I); Zaide è sempre in grado di conoscere e controllare le intenzioni di chi le sta accanto, di capire chi le sia ostile e chi amico, e se la sua malia abbia avuto effetto o no (II); Zaide è in grado di trasferire la capacità di ammaliamento a chi se ne dimostri degno, mantenendo però tale investito sotto il suo controllo (III)]
[Passiva Qvaestio Decima e Compagno animale: Zaide può utilizzare la Bambina in combattimento; quest'ultima è in grado di utilizzare tutte le tecniche della strega]
[Passiva della Lingua della Strega: Passiva di ammaliamento psionico; a seconda dei comportamenti di Zaide e ad interpretazione del personaggio che subisce la tecnica, può istillare in lui lussuria nei confronti della strega o terrore - sta alla vittima decidere quale delle due, coerentemente ai comportamenti e all'aspetto assunto da Zaide]
[Passiva della Mano sinistra della notte: il contatto fra il guanto e la pelle (esclusivamente la pelle) di un altro pg o png, agisce sulla vittima come una malia psionica passiva che rimuove i freni inibitori del soggetto, portandolo ad agire in maniera sventata pur di ottenere ciò che più segretamente desidera.]
[Helaayne: compagno animale. E' una bambina sui dieci anni, carnagione pallida, occhi scuri e capelli neri.

[Energia residua] 100%

[Riepilogo] Semplice post di introduzione in cui ho cercato di mostrare indirettamente la situazione angosciosa di Zaide. Aggiungo qualche chiarimento per chi non conoscesse le vicissitudini recenti di Zaide. Dopo la fuga da Taanach ("I cieli di Taanach"), Zaide e la bambina adottata come figlia intraprendono una serie di viaggi in tutto il continente, uno dei quali le porta pericolosamente vicine all'influsso delle ombre dell'Erydliss (la giocata "Malleus Maleficarum" è tuttora in corso, ma colloco comunque questo duello al termine della missione. Zaide si è accorta dell'influenza negativa operata dalle ombre sulla bambina, e nella sua mente inizia a delinearsi un quadro spaventoso: la comparsa della Bambina è avvenuta nel Cimitero dei Mondi, dove era già evidente la sua predisposizione a possessioni di carattere malefico. Per un incidente, Zaide aveva in un primo momento ucciso la bambina, riportata in vita da Rage solo per fare in modo che Zaide la uccidesse di nuovo e consapevolmente, come vittima sacrificale; dopo un doloroso e tormentato rituale appreso dagli sciamani ("Sandstorm") Zaide riesce a vincere il vincolo della morte e riportarla in vita definitivamente, per adottarla come sua figlia; la chiamò segretamente Helaayne, che in lingua pelleverde significa "Nata dall'Inferno", senza mai rivelare a nessuno tale nome per poter permettere alla bimba di diventare chi volesse. Ma ora che l'Akeran è sconvolto dalle lotte tra forze estreme, Zaide intuisce quanto grande sia stato l'errore di portare Helaayne in viaggio con sé: l'oscurità che è parte di lei, a contatto con il potente influsso demoniaco presente in tutta la regione, si sta risvegliando. E Zaide è pronta a qualunque cosa pur di salvare la Bambina, innocente o diabolica che sia.
Per evitare di risultare troppo didascalica ho lasciato "aperto" il finale del post ma completo qui le azioni in modo che Grim possa legarsi al mio post: la bambina vagabondando ha trovato Jace, e rimane lì in piedi a fissarlo. Quando Jace si sveglierà potrà notarla; di sicuro noterà il bagliore rosso fuoco nei suoi occhi che la rende inquietantemente in contrasto con il suo aspetto infantile. Di lì a poco arriverà anche Zaide.
Non credo che i nostri pg si conoscano, ma potrebbero comunque aver sentito parlare di loro a Taanach - giusto per chiarire come rapportarci.
Per ogni chiarimento sono disponibile via MP (o forse stasera passo anche su ts).

In bocca al lupo Grim e buon divertimento!
 
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The Grim
view post Posted on 17/4/2014, 23:25





Erdkun ~ Mai più in catene




Dalle dolci colline alberate scende a stuzzicare le mie narici l'invitante afrore di arance e limoni, che in qualche modo rende piacevole l'aria secca di questo pomeriggio. Un odore pungente e aspro, ma rinfrescante e che nasconda delle tracce di dolce e buono, quasi un indizio sull'atteggiamento degli abitanti di questa cittadina, così burberi con gli stranieri sconosciuti e allo stesso tempo affabili con gli ospiti ricorrenti, a cui allungano un sorriso o un cenno cordiale o offrono una tazza di tè alla menta.
E lei non era forse proprio come questi paesani?

Burbera sulle prime, sempre schiva e intenta a non farsi mai lambire o sfiorare da nessuno,
ma grattata via quella scorza dura, si scopre un cuore vivace e morbido, intenso e fragrante.
Un frutto prelibato del quale molti si sarebbero innamorati, del quale io ho il privilegio di esser ricambiato.

Sospinto dal forte battere del mio cuore, i miei piedi accelerano, ogni passo più rapido del precedente, e la camminata diventa una marcia, quasi una corsa. Oltre l'ultima curva, immersa in un giardino di palme e piante grasse, fa capolino la casa della beduina, nulla di signorile o principesco, alta solo un piano e fatta in mattoni d'argilla, uguale a tutte le altre del villaggio eppure così speciale. Davanti all'uscio mi attende il più temibile dei guardiani, un gattaccio che al sol vedermi prende a fare smorfie irritate e a soffiarmi contro. Il suo manto giallo risplende sotto la luce del sole, come fosse fatto d'oro, e quando gonfia i muscoli diventa più grosso di un puma, e più rapido di un monello di Taanach. Digrigna i denti più affilati di una daga d'acciaio, e per un attimo lo temo, mi rendo conto di quanto sia pericoloso, e di come possa balzare su un uomo e azzannargli il collo in un solo istante, uccidendolo prima che possa muovere un dito. Gli faccio una pernacchia e lo sorpasso, mettendo una mano sulla porta, perché da lui non ho nulla da temere nonostante il suo burbero benvenuto.
Spalanco l'uscio, ed entro da lei.

Il grande salone è buio, completamente immerso nelle tenebre più nere, ma una tenue luce si intravede a distanza. Ci son sette lunghe finestre, come quelle di una cattedrale, un mosaico di vetri colorati che compongono le sagome di uomini o donne in uno sfondo rosso sangue. Sono sette dei, sette santi o forse sette demoni, non riesco a capirlo. Illuminato da quel bagliore rossastro, su di un piccolo soppalco in pietra, sta uno strano trono di corno e ossa, dalle forme bizzarre e incomprensibili, su cui siede una figura snella e ben più alta di un uomo, ammantata di una lunga veste scura carica di piume i cui contorni si perdono nel buio della sala. Il suo viso è inquietante, sembra fatto di metallo con una lunga appendice che gli cade fino al collo e due occhi bizzarri, più simili a quelli di un insetto che a quelli di un uomo; i suoi piedi bianchi nuotano in uno mucchio di sabbia gialla finissima. Le dita lunga e bianche intrecciate e la schiena curva danno di lui un impressione meditabonda, persa in chissà quale pensiero, poi senza muoversi di un millimetro si rivolge a me.


" Servo,
cosa ci fai nel mio salone?
Non mi pare di averti convocato.
Abbandona questo maniero, hai affari più urgenti ad attenderti.
Devi incontrare una delle mie sorelle."

Z18bS


Il sogno svanì in un istante, come una bolla di sapone scoppiata dal tocco dispettoso di un bambino, lasciando lo stregone dubbioso e frastornato più che rilassato. Pensieri e domande affollavano la sua testa, mentre cercava di realizzare dove fosse e che cosa stava facendo; la brezza calda glielo ricordò in pochi istanti. S'era perso nelle saline mentre fuggiva dall'Akerat, cercando di scampare l'ennesima guerra, ed era quasi crepato di sete. Fu allora che si accorse della figura che stava a pochi passi da lui, intenta a fissarlo curiosamente. Era una bimba, il più improbabile degli incontri in quel bianco deserto, qualcosa di sospetto, ma il cartomante era troppo stordito per accorgersene, e si limitò a chiederle con poca lucidità.

" Piccola, ti sei persa?
Dov'è la tua mamma? O tuo papà?
Casa tua è qui vicino?
"

Un sorriso lieve, disteso, meccanico, come mille altre volte aveva fatto nella sua vita, rivolto ad estranei per tranquillizzarli. Immerse entrambe le mani nella pozza d'acqua fresca, per poi pulirsi la faccia e rinfrescarsi e poco dopo berne un sorso. Gli parve di sentire qualcosa, un debole farfugliare o forse qualche verso, forse la risposta della bimba, in realtà non aveva capito. Si voltò di scatto e lei era accanto a lui, il suo naso poteva quasi sfiorarla, ma era come se non si fosse mossa; come se fosse apparsa accanto a lui. Balzò in piedi con orrore, il volto pallido e gli occhi spalancati. Solo allora lo stregone si accorse dei suoi occhi, rossi come sangue cristallizzato, come una fiamma segreta e pericolosa, uguali ai suoi - di Afrah.
E fu geloso di una figlia non sua, di un segreto nascosto e di un tradimento impossibile, e una fitta lo colse al cuore, come si spezzasse in mille frammenti. Ma erano solo gli occhi ad essere uguali, mentre la bimba non aveva nulla della beduina e il suo calore meridionale, nulla del suo naso o della profondità del suo sguardo, Era stato superficiale, si era comportato con ignoranza, da bigotto; provò disgusto per sé stesso.

" Chi, o cosa sei? "

Non ebbe risposta ma presagì qualcosa ben più terribile avvicinarsi, come un masso che atterriva o l'improvviso giungere di un esercito. Quest'ultima metafora era forse la più azzeccata per quel che accadeva: da dietro la duna comparì una figura femminile che lenta e imperturbabile diretta verso di loro. Il suo incedere era imperioso, il deserto non sembrava lambirla né sfiorarla, e la preoccupazione che pesava sul suo viso non era quella di chi temeva per la sua vita. Qualcuno capace di attraversare e vincere quei luoghi, dietro il quale marciare verso la salvezza o la vittoria, senza temere nulla, o così pareva al cartomante. Le chioma di ciocche rosse che fuggiva dal mantello gli suggerì l'identità di quella portentosa donna:
Zaide, la strega di Taanach.

ɲ Ɏ ɳ

Sulla strega si sentivano tante, troppe storie, e Jace non credeva a quasi nessuna di loro, anche se alcuni dettagli erano certamente veri o verosimili. C'era chi diceva di esser stato chiamato a Grauenhal - o la tana della strega come preferiva il popolino ignorante - e di aver ricevuto denaro o le attenzioni della sua signora, altri raccontavano di parenti e amici che vi si erano recati per poi scomparire e venir trovati balbettanti e folli nei più sporchi vicoli della città vecchia; altri ancora non erano mai più stati visti. Lo stregone ne conosceva altre di storie, fra cui una certamente vera, di come era andata fin giù negli inferi per trascinare la Morte - Rage - fino alla Purgatory e fermare la rivolta del Beccaio, alcuni sussurrano per proprio interesse mentre altri prediligono la vendetta come motivo. Lui c'era e aveva visto quelle scene, perciò non dubitava del suo potere, smisurato e sicuramente maggiore del proprio. E ora ecco la strega giungere a lui per prendere la bimba - figlia o ancella, consenziente o meno - a cui era sicuramente legata, la loro apparizione simultanea non era certo un caso, ed il bagliore maligno di quegli occhietti rossi richiamava solo disastri; la peste avrebbe raccontato qualche perfidia su di lui. Allora l'incantatrice avrebbe reclamato la piccola e punito l'insolente che aveva osato rapire la sua pupilla, o forse fare qualcosa di ancor peggiore. Sentiva una cupa agitazione crescere nel petto e scuotere le membra, qualcosa di peggiore al terrore stesso: l'assenza di ogni speranza. In quella candida desolazione non poteva che regnare solo l'aridità, in quel niveo nulla non c'erano per lui rifugi o via di fuga; solo il cataclisma che si sarebbe abbattuto su di lui. Era una foglia che incontrava un uragano, ma questa foglia non si sarebbe lasciata trascinare, avrebbe dato prova di quanto valeva quel barlume di vita al suo interno. La strega era ormai vicina, ma non le avrebbe dato tempo di parlare o nemmeno di capire. Da una delle tasche della cappa prese un anello nero e uncinato, lo mise al dito e affondò lo spuntone poco sotto l'occhio sinistro, poi strattonò verso il basso aprendo un grosso squarcio sulla sua guancia. Quel rosso fiotto di sangue era il sacrificio per ingraziarsi la nera signora della Disperazione. Sentì il suo corpo farsi fiacco e un'ondata di potere scorrere nelle sue vene, e pompare fino alle più distanti appendici. Una linfa amara e terribile.

" Via! Via da me!
State lontane da me o questo deserto vi seppellirà!
"

Quello era uno di quei casi in cui le parole erano vuote di ogni potere, e solo i gesti davano alle minacce il loro giusto preso. I suoi occhi già rossi per la follia lampeggiarono di azzurro, come ogni volta che attingeva ai suoi poteri. Il nero terrore che ottenebrava i suoi pensieri avrebbe angustiato anche loro, mostrando la morte come più la temevano. Un inganno o forse solo un assaggio dei suoi poteri, qualcosa per dare peso alle sue parole. Ma non si sarebbe fermato lì, prese una delle carte del suo mazzo degli arcana minori e lesto la lanciò verso la strega, mirando alla gamba destra, una ferita pericolosa che necessitava di cure serie, ma non mortale. Cercava la salvezza, non un'orrida vendetta.


specchietto

CS: 5 | Intelligenza 2 Prontezza 2 Maestria con le armi 1
Critico 40 | Alto 20 | Medio 10 | Basso 5

Stato Fisico: Squarcio di entità Media sulla guancia sinistra;
Stato Psicologico: Illeso;
Energia: 100 - 0 - 10 = 90 %

Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° Auspex passivo delle auree,
° Le tecniche illusorie non hanno bisogno di gesti o parole per essere castate,
° Jace può modificare a piacimento tono, volume, e origine della sua voce, anche in maniere innaturali,
° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un'illusione è attiva,
° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici,
° Ogni volta che un avversario usa una tecnica magica guadagna 2 CS in Intuito per quel turno,
° Le tecniche offensive ad area di Jace hanno potenza pari al consumo,
° Una volta che il cartomante avrà accumulato un danno Critico al fisico, guadagnerà 2 CS in Istinto,
° Le tec. psioniche usate da Jace avranno potenza di un livello maggiore rispetto al consumo (4 turni)
° Le tec. fisiche subite da Jace avranno potenza di un livello maggiore rispetto al consumo (4 turni)


Riassunto: Jace si risveglia e trova una bambina - il compagno animale di Zaide - accanto a lui. Appena si rende conto della sua natura demoniaca si inquieta e quando poi scorge Zaide, di cui ha sentito molto parlare, e ne è terrorizzato. E così' estrae l'anello uncinato di Disperazione e si ferisce ad una guancia - autodanno Medio - attivando il suo potere. Subito dopo usa " Il Diavolo " a Medio per terrorizzare la coppia e lancia verso la strega uno degli arcana minori. (19/20)

CITAZIONE
Disperazione [Attiva, consumo mediante autodanno Medio al corpo, tecnica magica: Jace, una volta feritosi con l'Anello uncinato, vedrà le sue tecniche psioniche aumentare di un livello per 4 turni, ma tutte le offensive fisiche che dovrà affrontare per lo stesso periodo di tempo saranno di un livello superiore. Tale tecnica ha la capacità di potenziare anche gli altri poteri dell'artefatto.]

Il Diavolo [Jace, spendendo un consumo Variabile di energia, può instillare in uno o più persone accanto a lui un sentimento di paura che può andare da una bassa inquietudine, fino ad un terrore mortale capace di far impazzire i più tenaci. Questa visione terrorizzante cagionerà una danno alla mente delle vittime di valore di un livello inferiore di un livello al consumo speso. Per contrastarla è necessaria un'apposita difesa psionica. Consumo Impiegato: Medio [perg. Terrore]

Spade Il possessore di questo mazzo, il cartomante, ben conosce le proprie compagne. Egli sa scagliarle come proiettili, precise come frecce verso l’avversario. Qualora questi venisse colpito, la carta gli si conficcherebbe nella carne. Ma non può bastare il dolore: un segreto ben più meschino si nasconde dietro ogni margine, ogni disegno. Al momento di estrarre una qualsiasi carta dal corpo, infatti, egli subirà l’influenza psionica passiva nascosta nel mazzo: da quel momento egli sarà invaso da una sensazione di disfatta e di inevitabile sconfitta, che potrebbe minare le sue abilità di combattimento. [Passiva d'influenza psionica]

Note: L'abilità Il Diavolo rispetta in tutto e per tutto la pergamena Terrore, ed il suo testo non è modificato dalle passive possedute da Jace né alterato da Disperazione. Le parti in cui interagisco con la bambina sono state precedentemente concordate con Zaide, proprio per dare inizio a questo duello, alla quale ho anche lasciato spazio per introdurre il suo arrivo a suo piacimento. I protagonisti del sogno sono Afrah - il pg di .Neve a cui Jace è legato sentimentalmente - e Hani, il suo caracal e compagno animale. Ed infine per ultimo abbiamo Sogno, una delle sette entità descritte nella Cappa degli Eterni, e che per l'appunto incarna in sé incubo e sogno. Disperazione, invocata nel post, è una delle sue sorelle.


 
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view post Posted on 25/4/2014, 14:27

Esperto
······

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E’ un uomo buffo, quello che mi trovo di fronte del tutto inaspettatamente. Chi mai sarebbe così pazzo, o stupido, da perdersi nel bel mezzo delle saline?
Ha lunghe dita affusolate e braccia flessuose e pallide nonostante il sole cocente: non sembra affatto un tipo avventuroso in grado di sopravvivere a simili condizioni. Probabilmente non ce la farà mai ad uscire vivo dal deserto, a meno che non sappia volare.
Mi parla, e la sua voce suona neutra e gentile.
Mi vede come una bambina smarrita, un esserino da proteggere e rassicurare. Non sa che non è così.
Mi scruta con più attenzione al mio silenzio e noto con una certa soddisfazione la sua espressione mutare da perplessa a spaventata: sento la presenza di Zaide dietro di me, e una nuova sensazione di sicurezza e felicità farsi strada nel mio cuore.

Chi sono io?

Zaide - mia mamma, dovrei dire - aveva ragione: dare un nome alle cose le definisce, le chiude nei loro confini senza possibilità di mutamento. La bambina è dolce e curiosa, inesperta del mondo e vulnerabile. Helaayne è fuoco e sangue, paura e spietatezza. Me ne sono accorta maltrattando quel povero sciocco di carrettiere: terrorizzarlo mi aveva dato un senso inebriante di potere che mi aveva riempita di fierezza, e che ho voglia di sperimentare ancora.

Ma chi sono io?
Sono forse posseduta?
Helaayne è strisciata dentro la Bambina prendendo il sopravvento, schiacciando l’ingenuità e il candore dell’infanzia con la sua natura malvagia? O era la Bambina ad impedire che la sua vera essenza si rivelasse a Zaide per paura di deluderla?
Non lo so. Se così fosse, sentirei forse una parte di me gridare e soccombere sotto il peso dell’altra: invece mi sento viva e completa, come se ritrovare Helaayne avesse permesso alla Bambina di chiudere un cerchio rimasto insoluto fino ad ora.
Continuo a fissare l’uomo, affascinata dalle sue movenze sinuose: un rivolo di sangue sgorga dalla sua guancia unendosi alle lacrime argentee che gli decorano il viso, e lo trovo bellissimo.



- Non osare toccarla!
La voce di Zaide proruppe minacciosa nel silenzio della salina. Con disappunto si accorse che una nota di panico incrinava l’ordine, e che un impercettibile tremito le scuoteva il corpo impedendole di pensare lucidamente. L’unico pensiero che le riempiva la testa era la pressante sensazione di pericolo in cui si trovava la bambina, e che doveva portarla subito via a costo della vita.

- State lontane da me o questo deserto vi seppellirà!

Un terrore inspiegabile la scosse da capo a piedi. Si sentiva inerme e paralizzata davanti a quell’uomo che aveva immediatamente riconosciuto come uno dei potenti che strisciavano nell’ombra a Taanach, indivuduo enigmatico da temere per la sua fama sinistra. Non sapeva nient’altro del Cartomante e non voleva iniziare ora la conoscenza.
Un’ansia terribile le ottenebrava i sensi: questo deserto ci seppellirà, era vero come non mai. Erano perdute e in balia di una guerra di cui non facevano parte, colte nel mezzo del deserto dall’agghiacchiante metamorfosi della Bambina in Helaayne, e Zaide si sentiva sola e misera. Aveva condannato la bambina a riconoscere la sua stessa natura chiamandola col nome di creatura dell’inferno: Helaayne era figlia e padrona della Morte, e anche se prima o poi il male che l’aveva creata sarebbe emerso in tutta la sua prepotenza, non poteva fare a meno di maledirsi per come erano andate le cose.
Non vedeva nulla, non sentiva nulla al di fuori del panico che la stava consumando come un cancro: la rodeva dall’interno, impietrendola sul posto mentre Jace le guardava con sospetto, e in mezzo ai due fuochi, lei, neonato demone.

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Gli occhi di Helaayne ardevano come tizzoni infuocati, creando un contrasto stridente con il visetto angelico e i modi infantili. Aggrottò la fronte di fronte alla minaccia dell’uomo, e avvertì la paura di sua madre dietro di lei, domandandosene la ragione. La Strega di Taanach aveva combattuto tanti mostri più pericolosi di quell’individuo, cosa le stava impedendo di metterlo a tacere con le sue arti magiche?
Quell’uomo doveva avere dei segreti, rifletté.
Cose oscure e terribili dovevano annidarsi nella sua mente per gettare sua madre in quello stato; e improvvisamente un pensiero che non le apparteneva le invase la mente. Era un bel pensiero che le ricordava un miraggio nel deserto, un sorso d’acqua pura, un profumo familiare e unico al mondo: era qualcosa per cui valeva la pena vivere e morire.

E poi un grido alle sue spalle la fece voltare di scatto.

Zaide si teneva una mano premuta contro la coscia nel punto in cui qualcosa di affilato le aveva strappato il lino dei pantaloni da viaggio mettendo a nudo la pelle. Il lieve rivolo di sangue non era nemmeno lontanamente paragonabile alle ferite che aveva visto sopportare a sua madre, ma una furia cieca la fece voltare nuovamente verso Jace.
I suoi occhi fiammeggiarono d’ira piantandosi in quelli del Cartomante, e i suoi tratti parvero farsi più affilati e selvaggi come quelli di un rapace: ma poteva anche essere un’impressione dettata dal gran caldo.
Poi Helaayne distolse lo sguardo rivolgendoli a qualcos’altro.
A qualcun altro.

- Ciao, Afrah - sibilò.




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basso [4] medio [8] alto [16] critico [32]
concentrazione [2cs] intuito [2cs] destrezza [1]


[Passive del dominio Ammaliatore: la semplice presenza di Zaide condiziona la volontà di chi le sta vicino, ispirando una cieca, irrazionale e quasi morbosa fiducia in lei (I); Zaide è sempre in grado di conoscere e controllare le intenzioni di chi le sta accanto, di capire chi le sia ostile e chi amico, e se la sua malia abbia avuto effetto o no (II); Zaide è in grado di trasferire la capacità di ammaliamento a chi se ne dimostri degno, mantenendo però tale investito sotto il suo controllo (III)]
[Passiva Qvaestio Decima e Compagno animale: Zaide può utilizzare la Bambina in combattimento; quest'ultima è in grado di utilizzare tutte le tecniche della strega]
[Passiva della Lingua della Strega: Passiva di ammaliamento psionico; a seconda dei comportamenti di Zaide e ad interpretazione del personaggio che subisce la tecnica, può istillare in lui lussuria nei confronti della strega o terrore - sta alla vittima decidere quale delle due, coerentemente ai comportamenti e all'aspetto assunto da Zaide]
[Passiva della Mano sinistra della notte: il contatto fra il guanto e la pelle (esclusivamente la pelle) di un altro pg o png, agisce sulla vittima come una malia psionica passiva che rimuove i freni inibitori del soggetto, portandolo ad agire in maniera sventata pur di ottenere ciò che più segretamente desidera.]
Helaayne: compagno animale. E' una bambina sui dieci anni, carnagione pallida, occhi scuri e capelli neri.
[Energia residua] 100- 4 - 16 = 80%

[Danni]
Danno Alto alla mente; taglio di entità trascurabile alla coscia destra.

[Riepilogo] In questo post presento due punti di vista: la bambina in prima persona, e poi un punto di vista esterno riferito prima a Zaide e poi ancora alla bambina. Zaide si becca in pieno entrambi gli attacchi, concentrata com'è sulla salvezza della figlia e annichilita dalla paura per lei. Per contro, la bambina si insinua prima involontariamente nella mente di Jace (Quaestio IX, "Dominio"), cogliendo i sentimenti per Afrah, e poi, accortasi del colpo inflitto a Zaide, usa il ricordo ottenuto per manipolare e ferire Jace (Quaestio VIII, "Dionaea"): la figura di Afrah compare accanto a Jace, e ti lascio totale libertà di interpretazione della tecnica.

[Attive]
Quaestio Nona - "Dominio" (Spiare)
Zaide ha pieno controllo del potere mentale suo e di chi la circonda. E' in grado di scrutare subdolamente l'animo di qualunque interlocutore e carpirne i segreti più intimi, le paure e le passioni più celate.
Consumo di energie: Basso

Questio Octava - "Dionaea" (Abilità personale)
Tecnica psionica che provoca danno fisico: l'avversario crederà di vedere una cosa o una persona che desidera ardentemente, al punto da non potersi trattenere dall'avvicinarsi ad essa; in base alla natura dell'illusione, la vittima verrà colpita da un quantitativo di danni fisici pari ad Alto a seconda di cosa si sia creato nella sua mente - un oggetto potrebbe esplodere, una persona potrebbe strangolare o cavare gli occhi)
Consumo di energia: Alto


Nota: mi trovo ancora in Albania e da questo pc non riesco a verificare la formattazione, spero sia tutto ok. Chiedo scusa per l'esiguità del post, ma mi trovo in condizioni lavorative serrate, oltre che in pessime condizioni fisiche, e al momento non posso fare di meglio. Ringrazio Coldest per il divider che ho "rubato" dalla sua gallery. Buona continuazione!
 
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The Grim
view post Posted on 28/4/2014, 19:56





Erdkun ~ Mai più in catene




Perché sei così impaurito, Jace?
Sei per caso di fronte ad un demonio di fiamme e tenebre?
Di un dragone dalle scaglie di pietra?
No, nulla di così spaventoso, sono soltanto una donna e una bimba, forse sua figlia. Probabilmente sono maghe e fai bene a non sottovalutarle, ma perché questo terrore?
Tremi come una fogliolina al vento d'autunno, pronta per esser spazzata via e poi calpestata.
Non ricordi forse le tue imprese?
Dov'è il guerriero che si è imboscato fra gli orrori dell'alveare Kaeldran fino ad ucciderne la regina?
O l'avido avventuriero che si è addentrato nei meandri boscosi del Gwathlàiss, facendosi largo fra schiere di ombre fino al loro vorace sovrano?
Allora credevi che lo spavento avesse soffocato ogni barlume di coraggio,
eppure ne sei guarito e hai ripreso a combattere.
E non ti sei forse avventurato fino alle pendici dell'olimpo, dando battaglia contro titani e dei?

Cos'è cambiato?


ɲ Ɏ ɳ

La risposta affiorò rapida fra i suoi pensieri: era solo, privo del sostegno di una mano amica e senza alcuna parola di conforto, nessuna presenza che avrebbe potuto aiutarlo; le altre volte c'era sempre stato qualcuno a cui affidarsi. Tanti si erano battuti assieme a lui, di alcuni non ricordava nemmeno il nome, altri erano svaniti nel nulla, forse morti o magari finalmente felici, in un angolino da chiamare casa. Aveva combattuto all'ombra di demoni terribili come il Beccaio oppure la Falce del Goryo, spauracchi talmente spaventosi che nessuno li nominava dopo il tramonto. Addirittura a fianco di Yuu Kermis, il Genio della Lampada, il cui nome era sussurrato ad ogni angolo del continente, capace di esaudire qualsiasi desiderio; per il giusto prezzo ovviamente. Con altri aveva creato una famiglia, i Titani, e fra loro aveva anche trovato il più meraviglioso dei tesori, sebbene pareva incredibile che una cosa di tal valore potesse avere un aspetto così comune. Una piccola cosetta, dal fisico minuto, una cantante dal volto bianco e magnetici occhi rossi, una banshee...

" Ciao, Afrah "

Quella vocina innocente lo ridestò dalle sue fantasticherie. Una terza donna ora stava in quella bianca salina, direttamente da quell'oceano di ricordi in cui lo stregone era naufragato poco prima. Gli occhi azzurri di Jace accarezzarono quel viso morbido, come avevano fatto altre mille volte, scivolando sulla sua pelle di pesca senza però arenarsi su rughe o le altre piccole imperfezioni che più che danneggiare la sua bellezza, la impreziosivano. Il suo sorriso sottile, qualcosa di molto raro da ammirare, ma per cui valeva la pena impegnarsi, era come il cancello per il paradiso, una vista che lo scuoteva ogni volta. Si avvicinò lentamente, senza mai distogliere lo sguardo da Afrah, desideroso d'intrecciare le proprie dita con le sue e rimaner lì immobile a godere del tocco delle sue mani, a inebriarsi del profumo della sua pelle, cannella mista ad orchidea, e forse accarezzare la sua chioma nera e setosa o abbandonarsi in un abbraccio e lasciarsi avvolgere dal calore del suo corpo. Era arrivato ad una spanna dalla beduina che le mani canute di lei scattarono in un lampo, affondando nel suo petto come due scimitarre affilatissime; le guardò e notò che si erano fatte nere come la pelle di Tayf. Il cuoio della cappa non poteva resistere agli artigli della Banshee e subito un fiotto cremisi iniziò a sgorgare dal suo ventre, il sangue cadeva a terra mischiandosi alla sabbia e alle lacrime di lui. Non piangeva per il dolore, il tradimento lo uccideva più di quella ferita, stritolava il suo cuore già sul punto di scoppiare, soffriva più di quanto avesse fatto nella sua intera vita. La sua gola era bloccata incapace di articolare più di un lamento triste e fu allora la sua mente a urlare forte in quella della beduina, a chiederle il motivo di quell'insano gesto, cosa avesse fatto per spingerla a tanto; suppliche infantili quanto disperate. Ma non gli arrivò alcuna risposta, come se lei fosse sorda a quel piagnisteo, come se non avesse con sé la sua Vena di Granito. Fu in quel momento che il dubbio accese una fioca candela nei suoi pensieri, l'azzardo che tutto ciò fosse una menzogna, niente più che un trucco o un'illusione come quelle di cui andava tanto fiero. Afrah liberò un braccio e lo sollevo, pronto a cavargli un occhio con le lunghe unghia più acuminate di una lancia, e Jace chiuse gli occhi invocando un incantesimo che lo liberasse. La beduina divenne sabbia, e uno sbuffo di vento la disperse, portandola via da lui. Il suo ventre era ferito, meno gravemente di quel che s'aspettava, l'ira invece che bruciava nelle sue vene era invece molto più intensa del terrore che l'aveva attanagliato fino a quel momento e tutto in lui lo faceva intuire. Il suo volto pallido era avvampato di un rosso paonazzo, mentre nei suoi occhi brillava un ché di animalesco e crudele, la sua bocca era distorta in un ringhio di rabbia che lasciava scoperti i denti, che una bestia che snudava le zanne davanti alla preda.

" Strega,
ti ucciderò per questo scherzetto

Ingannarlo stava bene,
derubarlo anche cercare d'ucciderlo lo poteva accettare,
offendere lei era qualcosa che non poteva tollerare.

" Adesso scoprirai cosa vuol dire Nur el-ayni "

luce dei miei occhi.

Alzò una mano al cielo, un globo di luce bianca si formò sul suo palmo e poi prese a galleggiare verso l'alto, facendosi più caldo e grande attimo dopo attimo.
Sarebbe divenuto un sole tanto brillante da far impallidire quello che stava lassù in qualche secondo, e poi sarebbe esploso. Dardi di luce sarebbero piovuti ovunque su quella piana, calde e pericolose come le lacrime del Cartomante, o forse più. La sua stessa sofferenza avrebbe bruciato le carni della strega e di quell'insolita bambina. Non gli importava più di esser tollerante perciò prese una una biglia nella sinistra e la frusta nella destra e prese a correre verso Zaide. I suoi piedi affondavano nel sale, rendendolo goffo, ma era la sua rabbia a compensare quella mancanza. Lanciò la biglia marrone - che conteneva il veleno Bacio del Bufo - verso la bimba e solo allora liberò la corda dalla mano e vibrò l'arma verso la donna. La testa d'acciaio dell'arma si impennò per poi ricadere in un fendente mortale diretto verso ventre della donna come per aprirle lo stesso squarcio che lei gli aveva provocato, ma obliquo anziché orizzontale. Non avrebbe avuto pietà di lei.

Z18bS
specchietto

CS: 5 | Intelligenza 2 Prontezza 2 Maestria con le armi 1
Critico 40 | Alto 20 | Medio 10 | Basso 5

Stato Fisico: Squarcio di entità Media sulla guancia sinistra, ferita al ventre di entità Media;
Stato Psicologico: Furto di ricordi d'intensità Bassa;
Energia:90 - 10 - 20 = 60 %
Arcana minori: 19/20

Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° Auspex passivo delle auree,
° Le tecniche illusorie non hanno bisogno di gesti o parole per essere castate,
° Jace può modificare a piacimento tono, volume, e origine della sua voce, anche in maniere innaturali,
° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un'illusione è attiva,
° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici,
° Ogni volta che un avversario usa una tecnica magica guadagna 2 CS in Intuito per quel turno,
° Le tecniche offensive ad area di Jace hanno potenza pari al consumo,
° Una volta che il cartomante avrà accumulato un danno Critico al fisico, guadagnerà 2 CS in Istinto,
° Le tec. psioniche usate da Jace avranno potenza di un livello maggiore rispetto al consumo (4 turni)
° Le tec. fisiche subite da Jace avranno potenza di un livello maggiore rispetto al consumo (4 turni)


Riassunto: Jace subisce interamente la prima psionica, subendo un danno basso, mentre dalla seconda si difende a metà con La Papessa, subendo una ferita al ventre. A questo punto, arrabbiato a causa della visione, usa Il Giudizio a consumo Alto per inondare il campo di battaglia con una fitta pioggia di dardi di luce. Il cartomante allora lancia il Bacio del Bufo per distrarre la bambina e poi mena un fendente con la frusta a Zaide.

CITAZIONE
La papessa: Jace sa come proteggere i suoi pensieri. Con un consumo Variabile di energia di dissolvere qualsiasi ammaliamento, possessione, o di smorzarne gli effetti tramite gli effetti benefici di questo potere. [Pergamena Autocontrollo | Consumo impiegato: Medio]

Il Giudizio: Jace divenire il fulcro del potere del Giudizio, ed usare questa energia per bruciare i suoi nemici. Con un consumo Variabile di energia potrà creare raggi, sfere, armi, spazzate di una densa energia dorata che partiranno da lui per colpire tutto intorno a lui. L'incantesimo infliggerà un danno di un livello inferiore al consumo e inoltre i danni provocati aumenteranno di un livello sugli avatar notturni, mentre declasseranno contro gli avatar diurni di un livello; tuttavia, al momento della difesa, la tecnica andrà considerata per il suo reale potenziale offensivo. [Pergamena Dominio del Sacro | Consumo impiegato: Alto]

Bacio del Bufo: Questa piccola biglia marrone contiene un liquido poco denso, verdognolo, che presenta dei riflessi giallastri sotto la luce del sole. La sostanza è composta dalle secrezioni del Rospo Crociato, detto anche Bufo, che vive nelle paludi dello Xuraya. La biglia marrone, quando rotta, genera un pericoloso miasma che se inalato indurrà nausea o stordimento che perdureranno per qualche istante [Bacio del Bufo]

Note: Ho citato varie giocate del mio personaggio, precisamente: Bring down the Sky, dove Jace ha affrontato i Kaeldran, e il ciclo di Cronos, sia per l'incontro con Tywill e le sue ombre, che per l'avventura nell'olimpo.
Edit: Volevo anche sottolineare che Jace prova a parlare alla finta Afrah senza parole grazie alla passiva delle Carreg o Wythïen (Vena di Granito), che entrambi possiedono, di poter comunicare fra loro senza parole. Questo gli permette infine di capire che ciò che lo sta ferendo è un'offensiva psionica e non la vera Afrah.




Edited by The Grim - 29/4/2014, 10:50
 
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view post Posted on 3/5/2014, 19:10

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Se Zaide avesse potuto, avrebbe iniziato a gridare.
Avrebbe gridato tanto forte da ferirsi le orecchie, da lacerarsi la gola, da far sanguinare quel mondo sbagliato che la circondava e la schiacciava, pur di far cessare quell’assurdità che non avrebbe mai voluto cominciare.
Ma non poteva.

Lei era la madre della follia, e lei ne era l’unica responsabile.


Il potere di Helaayne non si era rivelato che in quel momento, davanti a una persona che altre circostanze avrebbero forse potuto metterle al fianco come alleato, se non amico. Ma il cartomante stava minacciando l’incolumità della sua bambina, e lei non vedeva più nient’altro al mondo che quel pericolo incombente di fronte a lei, una macchia nera da cancellare dal mondo.


Avvertiva con una fitta di inquietudine il piacere perverso e nuovo che Helaayne sperimentava per la prima volta nella sua giovane vita, il gusto agrodolce della sofferenza di uno sconosciuto. Zaide non sapeva quale forza arcana avesse smosso con le sue piccole forze la bambina, ma Jace era caduto nel tranello, qualunque esso fosse, e non sarebbe rimasto inerte di fronte a quell’inaspettata minaccia nel deserto.
Zaide strinse i pugni, strofinando via il sangue dal palmo.
Era pronta a scattare, ad annientare quell’uomo se necessario. Ma la minaccia mortale piovve all’improvviso dal cielo come uno sciame di meteore infuocate sulla sua testa:

- Strega, ti ucciderò per questo scherzetto, Adesso scoprirai cosa vuol dire Nur el-ayni!

Gli occhi di Jace ardevano come l’esplosione di dardi che gocciolava sopra le loro teste, ma Zaide non rimase a guardare: si scagliò su Helaayne con un grido ferino, coprendola con il suo stesso corpo e richiamando la protezione arcana che il suo antico amore aveva intessuto per lei nel guanto nero.
Un fugace pensiero le inchiodò la mente mentre il pizzo si allargava come una ragnatela ad avvolgere la bambina, e la riportò a quell’orribile notte in cui, animati da una forza sovrumana, i nastri di seta di cui il guanto era intessuto avevano strangolato la mostruosa creatura in cui la bambina si era trasformata.
Il ricordo annichilì Zaide per qualche istante, raggelandola nella paura che quel mistero potesse ripetersi. Ma il respiro di Helaayne era spezzato solo dalla concitazione e dall’adrenalina, niente sembrava minacciarla più.

Accadde tutto in una manciata di secondi, nei quali finalmente Zaide comprese come l’universo di una madre si dilati a dismisura, permettendole di stringere il tempo tra le dita e preparare la miglior difesa per i propri figli.

Ma non per se stessa.

La pioggia dorata le sferzò il viso facendola gemere di dolore.
Sentì l’odore acre dei capelli che bruciavano e l’acuto spasimo delle pelle ustionata sotto quei dardi di pura luce.
E capì.
La Bambina sarebbe stata la sua rovina.
Nata dalla Morte, solo Morte le avrebbe recato.
Una sola vita non era sufficiente a proteggerne due.

Aveva combattuto con uomini ben più pericolosi del cartomante, e mai si era trovata prima d’allora in una tale posizione di svantaggio sull’avversario: dov’era Zaide, la temuta Strega di Taanach? Dov’era il terrore che sapeva suscitare con il solo sguardo, la follia che sapeva instillare nelle sue vittime fino a farle soccombere?
Affranta, gettò uno sguardo a Helaayne per assicurarsi che stesse bene; ma nel farlo vide che Jace non aveva intenzione di cedere terreno tanto presto.
Lo vide prepararsi all’attacco, frusta alla mano.

Ma lei era pronta.

Afferrò la bambina per una spalla e la spinse lontano da sé, mandandola quasi ruzzoloni nella terra: non importava, un po’ di sabbia negli occhi era preferibile alla carica del Cartomante. Studiava i suoi movimenti, lo vide scattare e sollevare la frusta, ma lei era altrettanto rapida.
Scartò di lato scivolando fuori portata di quell’arma insidiosa, ma ancora una volta il suo innato istinto di sopravvivenza era stato tradito da qul nuovo, ignoto istinto materno: mettere in salvo Heelayne le era costato un istante di troppo, e la frusta le sferzò il ventre facendola piegare in due dal dolore. Se l’avesse colta in pieno, quel colpo sarebbe stato quasi certamente letale, o le avrebbe causato una ferita tale da impedirle di muoversi. I suoi riflessi l’avevano salvata, ma nel trattenere un grido di dolore non potè fare a meno di pensare che la presenza Helaayne l’avrebbe condotta ben presto alla tomba, di quel passo.

Scacciò il pensiero con foga, maledicendosi.

Helaayne era sua figlia, e lei l’amava più della sua vita.
Quello che davvero l’avrebbe aiutata, che avrebbe aiutato entrambe, era la cosa più semplice del mondo.
Un padre.
China a terra per il dolore della sferzata, Zaide percepiva i suoi pensieri confusamente.
Helaayne non aveva un padre.
Sfiorò la terra con la mano, stringendo nel pugno una manciata di sabbia cristallina, e ricordò di aver compiuto quel gesto una notte d’estate di un milione di anni prima.

- Shaman - sussurrò con voce roca.

Il vecchio sciamano pelleverde, colui che era stato per lei mentore e maestro, padre e amante, guida e parola. Colui che le aveva insegnato, tra indicibili sofferenze, il segreto della vita e della morte. Quel segreto racchiuso infine nel suo vecchio cuore di pietra, donato a Zaide tra le fiamme dell’ultimo addio.
Shaman era il padre di Helaayne, lo doveva a lui se la bambina era rinata dal grembo della Morte nel cimitero dei mondi.

- Shaman - ripeté.

- Rooivrou.

La voce rugosa del vecchio pelleverde risuonò alle orecchie di Zaide come un balsamo.
Lui era lì, evocato dal richiamo di disperazione della Strega, proprio come lei lo ricordava. I suoi occhi scuri brillavano come stelle sul suo volto grigiastro, e tra le mani reggeva il bastone nodoso che lo qualificava nella tribù come il più grande saggio.
Ma questa volta non era lì per dispensare saggezza.
Il suo sguardo concentrato cadde su Jace, e un istante dopo lo caricò con violenza inaudita, mulinando il bastone nell’aria come per fracassargli il cranio.

Zaide respirò profondamente.

Sapeva che quello non era che un diversivo: doveva trovare il modo di portare Helaayne via da lì prima che si mettesse davvero male per qualcuno, e si voltò per assicurarsi che fosse ancora al sicuro.
Ma il suo cuore perse un colpo quando si avvide che, dopo essere rimasta intontita qualche istante per via di qualcosa che il Cartomante le aveva fatto inalare per renderla inoffensiva, aveva estratto dalla cappa un’arma che Zaide riconobbe come il piccolo stocco che il carrettiere aveva portato con sé durante il viaggio, e la brandiva correndo verso Shaman e Jace.

- Helaayne...NO!

La Bambina era troppo lontana perché la Strega potesse fermarla: l’aveva allontanata da sé per salvarla, e ora lei stessa si buttava tra le braccia del pericolo.
Si rialzò faticosamente, osservando con terrore i gesti simultanei dello sciamano con il bastone e della bambina con la spada, e per la prima volta nella sua vita, pregò.
Se c’era una Madre tra le dee, avrebbe dovuto ascoltare il suo grido d’aiuto.
Ma non aveva tempo di attendere un segno divino: doveva prepararsi a quella che sembrava sul punto di diventare una battaglia per la vita o la morte.


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basso [4] medio [8] alto [16] critico [32]
concentrazione [2cs] intuito [2cs] destrezza [1]


[Passive del dominio Ammaliatore: la semplice presenza di Zaide condiziona la volontà di chi le sta vicino, ispirando una cieca, irrazionale e quasi morbosa fiducia in lei (I); Zaide è sempre in grado di conoscere e controllare le intenzioni di chi le sta accanto, di capire chi le sia ostile e chi amico, e se la sua malia abbia avuto effetto o no (II); Zaide è in grado di trasferire la capacità di ammaliamento a chi se ne dimostri degno, mantenendo però tale investito sotto il suo controllo (III)]
[Passiva Qvaestio Decima e Compagno animale: Zaide può utilizzare la Bambina in combattimento; quest'ultima è in grado di utilizzare tutte le tecniche della strega]
[Passiva della Lingua della Strega: Passiva di ammaliamento psionico; a seconda dei comportamenti di Zaide e ad interpretazione del personaggio che subisce la tecnica, può istillare in lui lussuria nei confronti della strega o terrore - sta alla vittima decidere quale delle due, coerentemente ai comportamenti e all'aspetto assunto da Zaide]
[Passiva della Mano sinistra della notte: il contatto fra il guanto e la pelle (esclusivamente la pelle) di un altro pg o png, agisce sulla vittima come una malia psionica passiva che rimuove i freni inibitori del soggetto, portandolo ad agire in maniera sventata pur di ottenere ciò che più segretamente desidera.]
[Helaayne: compagno animale. E' una bambina sui dieci anni, carnagione pallida, occhi scuri e capelli neri.
[Energia residua]80% - 8 - 16 = 56%

[Danni]
Danno Alto alla mente; taglio di entità trascurabile alla coscia destra; ferita di entità bassa (sferzata) al ventre; ustioni di livello medio su viso e braccia.

[Riepilogo] Sto sperimentando una situazione di disagio nel muovere questa nuova Zaide-madre, e sono consapevole che il risultato possa lasciare un po' perplessi. Non è facile per me subire tanto e non poter volontariamente reagire. Zaide è succube di se stessa, schiava di un istinto che sta imparando a conoscere a sue spese, e inizia a comprendere che questa sua vulnerabilità la farà finire male.
Utilizza la tecnica "La mano della Strega" a costo Medio preoccupandosi unicamente di difendere sua figlia, senza pensare di condividere la stessa protezione: la bambina si salva dalla pioggia infuocata di Jace, ma Zaide la subisce in pieno (danno medio). Perde istanti preziosi spingendo via la bambina mentre Jace carica con la frusta: grazie ai suoi riflessi Zaide riesce a schivare parte del colpo, ma la staffilata le toglie comunque il fiato. Nella disperazione, le torna in mente l'unica persona capac di ridonarle speranza e conforto, ovvero il suo maestro pelleverde Shaman, che viene prontamente evocato sul campo di battaglia ("Vita infusa", evocazione di livello Alto). Contemporaneamente la bambina, rimasta stordita per via del Bufo di Jace, corre in aiuto a Shaman brandendo uno stocco rubato all'insaputa di Zaide sul carro. Se gli attacchi di shaman e della Bambina vanno a segno, Jace dovrà far conto di attacchi sferrati con un bastone nodoso e uno stocco lungo un'ottantina di cm.
Il riferimento alla vicenda dello strangolamento della bambina per mezzo del guanto è a questo contest.

[Attive]
Quaestio Sexta - "La Mano della Strega" (Dominio delle ossa)
ha imparato a conoscerne il segreto intessuto, e ad estrapolarne parte del micidiale potere utilizzandolo per difendersi dagli attacchi più insidiosi: come una ragnatela, una barriera oscura si ergerà a difenderla da qualunque attacco rivolto alla sua persona. La preziosa trama di pizzo nero proteggerà da qualunque attacco con un consumo Variabile. Difese a 360° avranno un potenziale difensivo di un livello inferiore.
Consumo di energia: Variabile (Medio)

Questio Septima - "Vita infusa" (Scheletro)
Shaman è stato l'unico vero maestro di Zaide. L'ammirazione e il rispetto sconfinato che la strega portava per il vecchio sciamano quando era in vita sono rimasti scolpiti nel suo cuore in eterno, insieme agli incanti arcani che possono rompere le barriere della morte. Con un consumo Alto di energie Zaide potrà evocare Shaman ad affiancarla nel combattimento con il suo grande potere. L'evocazione ha potenziale medio, 4 CS e rimane in campo due turni.
Consumo di energia: Alto

 
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Erdkun ~ Mai più in catene




Puro stupore.

Un bozzolo nero trasudò dalla strega, denso più della notte, come tenebre tagliate in qualche maniera e poi filate in mille strisce pronte ad obbedire ai propri capricci.

Bastava un prodigio simile a lasciarti di stucco, Bagatto da quattro soldi?
No, serviva qualcosa che una mente infiammata dall'ira tende a scordarsi.


Il velo non si avvolse attorno alla donna, come l'uomo si sarebbe aspettato, ma si librò nell'aria lontano da lei, avvolgendo i suoi lembi attorno alla bambina, oscurando la sua pelle da quelle strali luminose e calde più del sole. La chioma rossa della donna venne incenerita in un lampo dalla pioggia candida, ma non fu solo quella ad essere bruciata,
solo la bimba uscì illesa dal cataclisma.

Pensavi fossero nient'altro che demoni, vero?
Dopo tante battaglie, per te non esistono che nemici spietati e orrori terrificanti,
cose da abbattere o dalle quali fuggire.
Sei solo un latore di morte.


La madre gettò lontano la sua protetta, un gesto premuroso quanto fatale.
La lama fu giudice impietoso: calò dritta sulla donna lasciando che un fiotto vermiglio germogliasse dal suo ventre, e la sua sentenza sembrava quasi ironica.
Per proteggere il frutto del suo grembo, quest'ultimo era stato ferito.

Come pensi di abbracciare Afrah con queste mani, lorde di sangue?
Pensi che il tuo sia Amore, con la A maiuscola? Quello che scuote mari e monti?
No, vuoi solo soffocare il gelo che porti nel cuore e negli occhi
e far scomparire la pallida signora che segue ogni tuo passo.
SEI ARIDO!
Proprio come queste saline velenose,
o forse anche più.


Lo Stregone chinò il capo, gravato dal peso di quelle riflessioni, immerso in quell'universo di pensieri contorti e neri.
Non poteva che arrendersi ed accettare la propria natura, di deserto vuoto capace soltanto di seppellire, su cui non sarebbe cresciuto nessun frutto.
E così stette, ignaro di quel che si preparava attorno a lui.


ɲ Ɏ ɳ

Le saline non avevano mai avuto un nome, dall'alba dei tempi era stato così. Nessuno degli uccelli che ogni giorno banchettavano grazie alle sue asperità, aveva mai cantato per loro. Nessuna delle bestie, striscianti o zampettanti, che erano scivolate fra le loro dune aveva mai avuto premura di loro, al massimo si ritagliavano una tana e lasciavano che il resto andasse in malora. Pochi ne avevano cantato la bellezza, nessuno tessuto le lodi, i più le avevano maledette, temute o odiate. Non erano altro che un confine, un vuoto bianco da attraversare per andare da un luogo ad un altro, a cui nessuno pensava se non quando era costretto ad affrontarle. E questo le aveva rese sole e solitarie.

Un tempo questo le aveva rese tristi, e le aveva fatto soffrire e piangere: acqua zampillò dalle loro profondità, generando oasi pacifiche in cui ristorarsi. Ma dei pochi che viaggiavano fra le saline, ancor meno rintracciavano queste preziosità, e quando lo facevano gioia e preghiere erano rivolti a tutti meno che a loro, che le avevano generate. La rabbia prese allora il sopravvento, ira per tanta ingratitudine che si accumulava lentamente sotto la terra, gonfiandola a dismisura. E allora presero a gridare, e le loro urla furono vento sferzante che tagliava carne e spirito, le loro maledizioni divennero tempeste di sabbia che confondevano i viandanti più tenaci e seppellivano i meno forti. La loro fama si fece infausta e crudele, una terra orribile e velenosa da scansare più della peste, e così furono ancor più evitate anche dalle bestie che sempre prima d'allora l'avevano tormentata. I secoli di solitudine lavarono via le loro emozioni come il ricordo infausto di quella terra, e le saline tornarono ad essere solcate da nuove creature. Rancore e gioia albergavano ancora in loro, ma preferirono l'indifferenza, lasciar passare senza interferire, staccarsi da quel mondo di passioni per non avere delusioni. E così era stato giorno dopo giorno, ma era un compito arduo per loro e a ogni nuova carovana la tentazione diventava più forte. E ora quella formichina dalle emozioni così vibranti, scostante come solo un vivente poteva essere, che le aveva odiate e maledette, ringraziate e popolate di sogni e visioni, combinando un parapiglia dopo l'altro, s'immaginava d'essere come loro, si fingeva arido e vuoto. Loro l'avrebbero accontentato: tramutarono il suo corpo in sale bianco, così com'era la loro pelle e lo fecero facile da attraversare ma difficile da sconfiggere, vuoto e leggero per davvero. Così l'avrebbe smesso una volta per tutte di creare guai.

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Lo stregone sentì la sua pelle farsi strana, tremare quasi e l'aria passarle attraverso. A sentir ciò si ridestò - quasi - e si trovò davanti due figure, la bambina e un grosso orco, tanto vicine che era per lui impossibile salvarsi. Sollevò le braccia per istinto come a coprire il volto e si gettò di lato, benché lo ritenesse inutile. Sentì la punta metallica della spada attraversarlo e la grossa testa del bastone colpirlo sul naso, ma entrambe le armi non affondarono nella sua carne né lo fecero sobbalzare dal dolore: semplicemente l'attraversarono scivolandogli attraverso. Con un balzo si portò a qualche passo da loro e ancora stordito dalla sorpresa, si guardò le mani: erano bianche e granulose eppure le vesti non scivolavano via da lui né la frusta sprofondava nel suo polso, cadendo a terra disarmato. Era solido e fluido assieme, e come ciò fosse possibile gli sfuggiva totalmente - così come da dove fosse apparso l'orco - ma in certi luoghi magici misteri simili accadevano, e storie di quel tenore si sentivano ovunque, dall'est all'ovest e da nord a sud. Questo lo riportò al nocciolo della questione: che per i suoi scrupoli rischiava di essere ammazzato, e solo un miracolo l'aveva salvato. Gettò ancora una volta gli occhi sulla creaturina, sentendo il proprio cuore palpitare. Quella cosa assomigliava in tutto e per tutto ad una bambina eppure si era gettata su di lui senza esitare, stringendo con forza la lama e mirando ad ucciderlo. Che fosse la brutale ferocia di un demonio o il coraggio di una figlia, non cambiava di una virgola il risultato: aveva attentato alla sua vita. Angustiare la propria morale non cambiava quel dato di fatto.

Z18bS

Jace nella sua breve vita era maturato parecchio, crescendo come persona più che come uomo, ma ciò non cambiava come era stato cresciuto ed educato: da assassino. Benché parte di lui lo tediasse con scrupoli e ripensamenti, la sua mente vagliava le mosse da fare per togliersi al più presto da quella situazione e cinica com'era stata addestrata gli suggeriva una maniera facile per eliminare la strega. Un solo sguardo a quella donna gli suggerì quanto fosse sciocco a cacciarsi in situazioni simili, o soltanto sfortunato. Forse aveva una possibilità facendo leva sull'istinto materno, evocando un incantesimo mortale e appariscente diretto all'infante poteva distrarla e scivolarle vicino per finirla una volta per tutte; benché si dicesse fosse un demonio sanguinava come una qualsiasi altra persona. Lasciò cadere la frusta, conscio che non sarebbe mai stato capace di un gesto simile, brutale e sprezzante benché opportuno. Non era un qualche onore cavalleresco a frenarlo ma la più terrena paura di sbagliarsi, di commettere qualcosa di irreparabile. Se fosse diventato un infanticida, mai più avrebbe potuto accarezzarne uno senza ripensare a quella scena o anche solo sfiorare la sua Habibi, la sua amata. Liberò il Becco di Colibrì dai suoi legacci, e la strinse nella mano destra mentre con la mancina prese un'altra biglia metallica. Bisognava essere più precisi di uno chirurgo di Taanach nel suo mestiere, più certosini di un orafo di Gerico e più impavidi di un corsaro di Dorhamat. Alzò la lancia al cielo e dalla sua punta partì una saetta di un brillante blu elettrico. A quel punto l'uomo scattò avanti in direzione della strega, benché andarle contro faceva urlare ogni muscolo del suo corpo. Ferita o meno che fosse, distratta dalla protetta o solamente stanca, era una sfida al di là della sua portata e presto si sarebbe trovato ucciso. I suoi piedi avanzano rapidi nella sabbia, benché nella sua mente la tensioni li dipingeva come pesanti e maldestri. A breve il fulmine si sarebbe diviso in tre parti più piccole precipitando ognuna su un diverso bersaglio e quello sarebbe stato il segnale per la sua offensiva. Si sarebbe sbarazzato della biglia, lanciando il suo veleno sulla bambina, che si sarebbe trovata faccia a faccia con una nube violacea. Niente di letale, ma sperava che il mal di testa l'avrebbe costretta a stare alla larga dallo scontro. E a quel punto la sua avanzata si sarebbe fatta una vera e propria corsa, l'arma stretta con entrambe le mani per sfruttare al meglio la carica. Sarebbe arrivato qualche istante dopo la saetta ed a quel punto doveva solo affondare con tutta la forza che aveva nelle braccia e trafiggere il cuore nero della strega; forse così l'avrebbe spuntata.


specchietto

CS: 7 | Intelligenza 2 Prontezza 2 Maestria con le armi 1 Intuito 2
Critico 40 | Alto 20 | Medio 10 | Basso 5

Stato Fisico: Squarcio di entità Media sulla guancia sinistra, ferita al ventre di entità Media;
Stato Psicologico: Furto di ricordi d'intensità Bassa;
Energia: 60 - 0 - 20 = 40 %
Arcana minori: 19/20

Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° Auspex passivo delle auree,
° Le tecniche illusorie non hanno bisogno di gesti o parole per essere castate,
° Jace può modificare a piacimento tono, volume, e origine della sua voce, anche in maniere innaturali,
° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un'illusione è attiva,
° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici,
° Ogni volta che un avversario usa una tecnica magica guadagna 2 CS in Intuito per quel turno,
° Le tecniche offensive ad area di Jace hanno potenza pari al consumo,
° Una volta che il cartomante avrà accumulato un danno Critico al fisico, guadagnerà 2 CS in Istinto,
° Le tec. psioniche usate da Jace avranno potenza di un livello maggiore rispetto al consumo (2 turni rimanenti)
° Le tec. fisiche subite da Jace avranno potenza di un livello maggiore rispetto al consumo (2 turni rimanenti)
° Immunità agli attacchi fisici (2 turni rimanenti)


Riassunto: Jace rimane turbato dal gesto di Zaide, e inizia a dubitare che Helaayn sia un demone come aveva creduto fino a quel momento. Perso nei suoi pensieri è indifeso ma le Saline lo proteggono tramutando il suo corpo in sabbia bianca tramite il Sospiro delle Saline(gettone bonus). Riscosso dai suoi pensieri, Jace ritorna determinato, cambia la frusta con la lancia Carreg o Wythïen e poi usa Fulmine Spinato ad area per scagliare una saetta in cielo che si divide in tre parti, andando a colpire ognuna un diverso avversario. Nel frattempo il Cartomante lancia una biglia (Soffio di Puck) per costringere la bambina a tenersi fuori dalla lotta e prova ad impalare la strega, forte dei suoi 7 Cs.


CITAZIONE
Sospiro delle saline: Per chissà quale caso, le saline han assecondato il capriccio del Cartomante e l'han graziato rendendolo simile a loro. Il suo corpo ora è fatto interamente di sale bianco e grigio, tenuto assieme dagli incanti del luogo, ciò gli permette di camminare e agire normalmente con una sola differenza: gli attacchi fisici del nemico lo attraverseranno come se non esistesse, scomparendo dentro di lui o oltrepassandolo . La tecnica ha natura magica e dura due turni compreso quello d'attivazione, svanendo al termine del secondo o prima, al desiderio del caster. Consumo di energia: Nullo [Gettone]

Fulmine Spinato: [La più potente manipolazione magica dell'elettricità che è concessa a Jace. Consumando un quantitativo Alto di energie, egli potrà scagliare una o più saette che friggeranno le carni del bersaglio, causandogli un danno Alto al fisico, oppure incenerirne più di uno, causando ciascuno ferite di livello Medio. Consumo impiegato: Alto] [Pergamena Maestro degli Elementi]

Soffio di Puck: Una biglia di metallo capace di generare degli effetti molto particolari. Dopo un urto deciso rilascia una densa nube violacea, che persiste per qualche secondo e poi si dissolve nell'aria. Chiunque respiri questa nebbia proverà un lieve senso di stordimento, e i suoi sensi risulteranno leggermente offuscati per i prossimi due post di combattimento. [Biglia Stordente]

Note: Spero che la personalizzazione del gettone non sia troppo " prepotente " ma non avendo alleati a cui affidarmi o da inventare ex novo, ho deciso di personalizzare l'ambiente. La tecnica è molto simile a Corpo d'ombra del negromante, quindi non credo ci siano problemi di sorta in tal senso. Lo specifico per correttezza, ho cercato di mantenere il testo il più simile possibile all'originale così come faccio per le pergamene e gli oggetti.
Specifico inoltre che i 2 CS aggiuntivi son dovuti al fatto che Dominio delle Ossa, essendo una tecnica magica, fa attivare il potere della pergamena Discendenza Arcana. Infine per scrupolo ribadisco che la tecnica ad area infligge danni pari al consumo.




Edited by The Grim - 6/5/2014, 15:50
 
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Possiamo soffocare l’eterno Rimorso
che vive, s’agita e si contorce
e di noi si nutre come il verme dei morti?

In quale filtro, vino, o veleno
affogheremo l’antico nemico
devastante e ingordo
come una vecchia puttana?

Dillo, Strega.
Dillo se lo sai a questo spirito angosciato
moribondo e schiacciato
dallo zoccolo di un cavallo.

Dillo, Strega, dillo se lo sai.



Si dice che nell’istante della morte l’intera vita scorra dinanzi ai nostri occhi come il racconto di un libro; che nell’attimo nero in cui la vita è sospesa su quel filo fragile il tempo si cristallizzi in un immoto, eterno istante di consapevolezza e irrevocabilità.
Ma per Zaide non fu così.
La vita le si fermò strozzata nella gola quando si accorse della sua completa impotenza di fronte alle azioni di sua figlia: Helaayne era una persona, un essere consapevole che agiva, pensava e sbagliava come tutti i mortali, come tutti gli sciocchi.
Come lei.
Aveva creduto di poterla crescere e istruire come una figlia.
Aveva creduto di proteggerla e tenerla al sicuro da ogni pericolo.
Aveva creduto di poterla nascondere agli occhi malevoli del mondo per l’eternità.
Non aveva considerato mai, nemmeno per un secondo, la Bambina come qualcosa di estraneo dalla sua stessa coscienza, dal suo stesso respiro e pensiero: e questo errore le sarebbe stato fatale, lo sapeva.
Non capiva se l’immenso dolore che le straziava il cuore fosse dovuto alla paura di perdere sua figlia in quel combattimento insensato o alla consapevolezza che se fosse accaduto qualcosa sarebbe stata solo colpa sua.
Che Helaayne avesse rivelato la sua natura proprio in quel frangente non la turbava: era nata dalla Morte, uccisa due volte per mano della sua stessa madre, e tornata dall’Inferno, accompagnata per mano da Zaide. Non l’aveva sorpresa scoprire la sua vera natura.
Ma il suo fallimento come madre, questo no, non se lo sarebbe mai perdonato.

Si può illuminare un cielo melmoso e nero?
Si possono strappare delle tenebre
più dense della pece, senza mattina e senza sera,
senza stelle, senza lampi funerei?

La Speranza che brilla alle finestre del mondo
è spenta, è morta per sempre!
Senza luna e senza raggi, trovare dove riparano
i martiri di un cammino maledetto!
Il Diavolo ha spento tutto alle finestre del mondo.

Bella Strega, ami tu i dannati?
Dimmi, conosci l'irremissibile?
Conosci il Rimorso dai dardi avvelenati
cui il nostro cuore serve da bersaglio?
Adorabile strega, ami tu i dannati?



Quando la piccola spada tra le manine di Helaayne trafisse Jace senza ferirlo, il cuore di Zaide perse un battito. A nulla valevano i colpi sferrati dal bastone nodoso di Shaman, a nulla l’acciaio affilato dello stocco del carrettiere tra le mani del piccolo demone, a nulla tutta la magia della Strega che sembrava essersi spenta come la fiamma di una candela nella tempesta.

Eccola lì, Zaide, la temibile Strega di Taanach.
Temuta da miserabili e potenti, che ne sussurravano il nome con paura e odio. Se avessero potuto vederla in quel momento, quanto avrebbero goduto nel saperla inerte e strisciante come il più misero dei vermi di fronte all’unica minaccia che era stata in grado di piegarla: se avessero saputo prima i suoi nemici quanto facile era annichilire la maledetta strega, la sua leggenda sarebbe tramontata ancor prima di sorgere.
Zaide tremò di orrore quando vide il Cartomante alzare la frusta: ma prima che il mondo potesse spegnersi davanti ai suoi occhi, capì che non era un gesto fatale quello che stava compiendo, ma forse una resa.
Riprese fiato, tornando a sentire l’aria riempirle i polmoni e il sangue affluire al suo viso atterrito. Mosse pochi passi incerti in direzione di Jace, cercando Helaayne con lo sguardo: la Bambina sembrava incerta, sconcertata del suo fallimento e spaventata accanto allo stregone. Zaide voleva chiamarla a sé, rassicurarla.
Shaman era pronto a continuare l’attacco, se solo la strega avesse dato l’ordine. Ma prima doveva riavvicinarsi a Helaayne.
Un passo, la mano tesa verso sua figlia. Gli occhi puntati su Jace, come una bestia feroce da non far arrabbiare. Un altro passo.

E poi il cielo esplose.

L'Irreparabile rode col suo dente maledetto la nostra anima.


La folgore si abbatté su Zaide prima che potesse anche solo accorgersi del pericolo incombente: la saetta la accecò, costringendola a terra in preda a un dolore lancinante. Ma non sufficiente a fermarla: la paura la costrinse a riaprire gli occhi, e il suo grido echeggiò terribile nel deserto.
Shaman era svanito, annientato dalla potenza di quell’arcano.

E la Bambina giaceva a terra, immobile.

Una densa nube violacea ne avvolgeva il corpo esanime, rendendo a Zaide impossibile scorgerne con precisione i contorni, ma l’immagine della piccola accasciata sulla sabbia si impresse indelebile nella mente della Strega.

Si rialzò senza quasi accorgersi del dolore che le attraversava le membra da capo a piedi, del sangue e delle ustioni che la ricoprivano, e con un urlo inarticolato scattò come una leonessa inferocita verso Helaayne, con l’intenzione di proteggere il piccolo corpo indifeso.
Ma qualcosa la arrestò.
Il suo corpo ebbe un sussulto inspiegabile, le sue gambe cessarono di correre.

Stranamente, la prima cosa che notò fu il suo odore.
Sudore, sangue e paura.
Poi vide gli occhi di ghiaccio trafiggere i suoi. Il zaffiro incontrava lo smeraldo in un lungo, muto sguardo denso di parole e significato.
Le lacrime argentee tatuate sul suo viso le parvero per un istante reali, riflesso delle lacrime che sentiva sanguinare dal suo cuore.

- Jace...Beleren… - sussurrò Zaide con voce strozzata.

Le sue mani sfiorarono il legno liscio della lancia che le trapassava l’addome.
Molte cose avrebbero dovuto attraversarle la mente in quel momento. La sua vita, i suoi rimorsi. La paura della morte, l’angoscia dell’ignoto; una preghiera per la sua anima perduta, forse.
Invece nulla.
Una calma glaciale si era impadronita della sua mente, facendola aggrappare a quell’asta di legno come a un’ancora di salvezza.
Helaayne giaceva bocconi nella sabbia del deserto; forse non doveva perdere la speranza: se quel fulmine aveva risparmiato lei, probabilmente non sarebbe stato letale nemmeno sulla bambina.
Si concentrò su Jace Beleren, il Cartomante.
Se lei moriva, lui l’avrebbe seguita nell’abisso: e laggiù, nell’Inferno, non ci sarebbe stato più nulla a frenare la sua eterna vendetta.

- Jace Beleren...Avrei voluto conoscerti in un momento migliore.

I suoi occhi verdi si accesero di un bagliore sinistro, cupo: e le iridi divennero nere come la notte e fredde come una lama.

- Jace Beleren…Trova il tuo pensiero più bello. - sussurrò con fatica.

Strinse con forza la lancia, e la sua mente parve esplodere.
Sentì l’urlo di mille dannati dell’inferno rigurgitare il loro terrore nella sua mente, il dolore delle fiamme nere degli abissi incendiarle l’anima, e tutti gli incubi generati da sognatori di ogni tempo farsi reali nella sua testa.
Era una sensazione potente e insopportabile.

E infine con un grido feroce scaraventò quell’immensa mole di sofferenza e terrore nella mente del Cartomante.

- Perchè sarà l’ultimo.


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basso [4] medio [8] alto [16] critico [32]
concentrazione [2cs] intuito [2cs] destrezza [1]


[Passive del dominio Ammaliatore: la semplice presenza di Zaide condiziona la volontà di chi le sta vicino, ispirando una cieca, irrazionale e quasi morbosa fiducia in lei (I); Zaide è sempre in grado di conoscere e controllare le intenzioni di chi le sta accanto, di capire chi le sia ostile e chi amico, e se la sua malia abbia avuto effetto o no (II); Zaide è in grado di trasferire la capacità di ammaliamento a chi se ne dimostri degno, mantenendo però tale investito sotto il suo controllo (III)]
[Passiva Qvaestio Decima e Compagno animale: Zaide può utilizzare la Bambina in combattimento; quest'ultima è in grado di utilizzare tutte le tecniche della strega]
[Passiva della Lingua della Strega: Passiva di ammaliamento psionico; a seconda dei comportamenti di Zaide e ad interpretazione del personaggio che subisce la tecnica, può istillare in lui lussuria nei confronti della strega o terrore - sta alla vittima decidere quale delle due, coerentemente ai comportamenti e all'aspetto assunto da Zaide]
[Passiva della Mano sinistra della notte: il contatto fra il guanto e la pelle (esclusivamente la pelle) di un altro pg o png, agisce sulla vittima come una malia psionica passiva che rimuove i freni inibitori del soggetto, portandolo ad agire in maniera sventata pur di ottenere ciò che più segretamente desidera.]
[Helaayne: compagno animale. E' una bambina sui dieci anni, carnagione pallida, occhi scuri e capelli neri.
[Energia residua]56% - 8 - 32 = 16%

[Danni]
Danno Alto alla mente; taglio di entità trascurabile alla coscia destra; ferita di entità bassa (sferzata) al ventre; ustioni di livello medio su viso e braccia; danno alto da ustioni su tutto il corpo; danno alto da perforamento all'addome.

[Riepilogo] Aiuto che ansia a scrivere questo post! In questo duello nulla era pianificato in partenza. Era la prima volta che giocavo Zaide in versione madre, e non sapevo cosa sarebbe successo: ora lo so, e un po' mi fa paura. Forse è l'ultima giocata di Zaide, forse no. Di certo questa situazione ha cambiato profondamente molte cose.
Spero che questo post possa piacere. Ci sono diverse parti che interpreto come attimi "cristallizzati" (la poesia che si fonde con i pensieri di Zaide, le riflessioni che in realtà sono flash di pochi istanti). In sintesi, Zaide è rimasta sospesa nel terrore dal post precedente, in cui vede la bambina scagliarsi irresponsabilmente su Jace con il suo stocco; essendo completamente focalizzata nel badare a Helaayne, non può contrastare l'offensiva di Fulmine spinato, subendola in pieno (e altrettanto succede a Helaayne, che cade a terra svenuta, e all'evocazione di Shaman, che viene distrutta). Quando vede la bambina a terra, credendola morta, diventa una furia: dimentica del dolore si alza di scatto, cercando di raggiungerla, ma viene trafitta dalla lancia di Jace. Considero il colpo della lancia di livello alto, ma dribblo l'eventualità del colpo al cuore con il fatto che la mira di Jace (sebbene garantita dalle sue cs) possa risentire leggermente della corsa scomposta di Zaide.
A questo punto Zaide sa che forse morirà, ma intende trascinare il Cartomante con sé.
Utilizza Sonno della Ragione per concentrare al massimo il suo potere mentale (alzando di un livello le tecniche psioniche) e infligge a Jace una tortura mentale senza pari (Incubo).

[Note] La poesia che inframmezza il narrato è una mia personale rielaborazione (ma neanche troppo) de "L'Irreparabile" di Charles Baudelaire. La musica è tratta da "Requiem" di Gyorgy Ligeti.
Credo che per ragioni di tempo limite questo sia il mio ultimo post; ci tengo a specificare che forse lo sarebbe stato anche se avessi avuto il tempo di scriverne un altro. Chiedo scusa a Grim per aver postato sempre un po' al limite del tempo concesso, ma spero che lo scontro sia stato affascinante per lui quanto lo è stato per me: sei stato un grande avversario, signorile come pochi. Per me è stato, inaspettatamente, uno scontro estremamente significativo per ciò che andrà a significare nel futuro di Zaide. Grazie per la bella giocata!

Nota per il correttore: Nello specchietto precedente per un refuso ho sbagliato a copiare il testo dell'abilità "La mano della strega", copiandolo solo parzialmente e in una versione non aggiornata. Chiedo scusa per l'eventuale disguido.

[Attive]
Quaestio Nona - "Sonno della ragione" (Psicosi)
Utilizzando un consumo Medio di energie, per quattro turni di combattimento Zaide acquisirà una passiva che renderà le proprie tecniche di natura psionica di un livello superiore al consumo. Tale potenziamento tuttavia affaticherà il corpo rendendolo estremamente più vulnerabile: durante tutta la durata del bonus infatti tutte le tecniche di natura fisica affrontate, verranno considerate di un livello superiore. E' una tecnica psionica.
Consumo di energie: Medio

Questio Secunda - "Incubo" (Incubo)
Zaide si insinua nella mente del proprio avversario, mostrandogli una visione insopportabile e facendo il suo cervello in pezzi. Tecnica di natura psionica. Non vi è limite alle possibilità di questa illusione, che può spezzare anche i limiti del tempo, durando ore e giorni interi, quando nel mondo reale sarà passato solamente un istante. Indipendentemente dalla durata della visione, infatti, nella realtà della giocata sarà passato solamente un attimo, meno di un solo secondo. La potenza della tecnica è Critica, e così sono i danni che provoca alla mente della vittima.
Consumo di energia: Critico



Edited by Zaide - 10/5/2014, 15:52
 
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The Grim
view post Posted on 11/5/2014, 23:25





Erdkun ~ Mai più in catene





Il tarlo del dubbio aveva trovato in Jace una dimora fra le più comode, nella quale poter rosicchiare e trastullarsi in piena tranquillità. Il cartomante era inquieto: il lampo si era riversato sui tre senza alcun impedimento, riducendo addirittura a niente più che un pugno di cenere disperso nel vento, la bambina stava invece distesa sul sale bianco, come morta e per un attimo lo stregone lo credette davvero, ma si scorgeva attorno a lei l'alone purpureo del veleno; per fortuna era solo tramortita e niente più. Sentì l'impatto del rostro d'osso che stracciava gli abiti e scavava nella carne, la cui potente vibrazione risaliva lungo tutte le braccia fino a scaricare sulle sue spalle; e nemmeno quello riusciva a credere reale. Temeva non fosse nient'altro che una nuova illusione, un trucco beffardo per fargli abbassare la guardia. Fu il sangue a convincerlo, col suo rosso vivido e quell'odore ferrigno che si fondeva stranamente col puzzo della carne bruciata, un solo respiro lo fece schifare fino a rimettere. Non era abituato a queste cose: tutto era andato come previsto, forse addirittura meglio di quanto avesse sperato, e così si trovava ad un palmo dalla strega, impalata peggio di un cinghiale in una battuta di caccia. Ora che era così vicino la donna gli fece tutt'altro effetto, non sembrava quel mostro il cui nome terrorizzava l'intero Akeran e forse anche le terre di là dell'oceano, ma ridotta in quello stato sembrava più un cerbiatto finito in una trappola mortale; poteva dire di provare una punta di pietà. Senza quelle ustioni biancastre a deturparla e con la folta chioma rossa sarebbe stata una donna il cui fascino bastava per fermare il cuore di un uomo al primo sguardo, forse perché tanto bella da essere terribile o viceversa. Il loro incontro avrebbe potuto svolgersi in una maniera totalmente diversa se non fosse stato per l'acuta paranoia di Jace. S'immaginò una scena completamente diversa, di aiutarsi e supportarsi per superare quella desolazione.

Jace Beleren...
La voce lo sorprese: era calma benché affaticata. Le mani coperte di ustioni e vesciche sfiorano il legno dell'asta come per accertarsi dell'esistenza dell'arma.
Avrei voluto conoscerti in un momento migliore.
Il cartomante si irrigidì. Quelle parole lo mettevano a disagio, ricordandogli le infinite possibilità che lui stesso aveva cancellato per via del suo animo fragile. Gli occhi della strega brillarono di un verde cupo, forse persi nel rimpianto di tante occasioni sprecate, e di storie di cui non conoscerà la fine.
Trova il tuo pensiero più bello...
Sembrava l'addio di un condannato a morte, un augurio forse a non seguire il suo destino, e forse lo era. La sua voce era fioca, indebolita fino ad un flebile sussurro, le sue mani si aggrapparono alla lancia come per resistere alla morte che la trascinava via. La strenua resistenza di una madre.
PERCHÉ SARA' L'ULTIMO.
E giunse l'inferno.

ɲ Ɏ ɳ

Vedo la bocca della strega allargarsi, deformarsi in un urlo agghiacciante capace di cancellare tutto il mondo. Il grido è un carro lanciato a tutta velocità che mi travolge e butta a terra; batto il capo sulla dura sabbia bianca e tutto si fa nero. Strofino gli occhi ma non c'è nulla; è come se fossi diventato cieco. Agito le mani preso dal panico, voglio scacciare quell'oscurità inesistente, ma non è possibile. Mentre mi dimeno come un ossesso sento una pioggia d'aghi gelidi bucarmi braccia e gambe, tagliare pelle e muscoli come fossero di burro e affondare nelle ossa. Urlo dal dolore, buttando fuori tutta l'aria che ho in corpo, e tra le mie grida s'intrufola una risata perfida che mi gela il sangue nelle vene. È il ghignare di un uomo che non incontro da tempo e che mi auguravo di non vedere mai più. Prego sia soltanto la mia immaginazione, forse la mia mente che prova a distrarmi da quelle spine che si conficcano sempre più in profondità. Poche parole cancellano ogni mio dubbio.

" Sapevi che prima o poi ti avremmo trovato, figliolo.
È ora di tornare a casa.
"

Cancro,
il mio mentore e aguzzino,
sbucato da un passato sepolto nel profondo dei ricordi, qualcosa che ho sempre preferito non ricordare.
Una nuova fitta di dolore, cento volte più forte della precedente, mi scuote. Gli uncini iniziano a trascinarmi a pancia all'aria per quel deserto cocente; non risparmio le urla. Le sue risate seppelliscono ogni mia parola, lo strazio è niente rispetto all'orrore per ciò che mi aspetta. Cerco di ribellarmi,
un lampo rosso di dolore esplode nella mia testa
e poi il nulla.

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L'oscurità è ancora fitta al mio risveglio, ma ombre e movimenti mi fanno capire che i miei occhi funzionano, è la stanza ad essere al buio. Mi trovo in uno sgabuzzino, tanto stretto che a malapena riesco a muovermi senza urtare un muro gelido. Brividi percorrono la mia pelle, direttamente a contatto con le vicine pareti metalliche; sono completamente nudo e so benissimo dove mi trovo. Ogni apprendista Mastigos ha affrontato quest'ordalia - la Sepoltura - alla sua prima settimana nella torre, e anche se so in cosa consiste ciò non rende questa tortura meno orrenda, soltanto più spaventosa; questa volta niente li porterà a tirarmi fuori da questo sepolcro di ferro nero. Stare lì significa niente luce, niente acqua pulita né cibo decente, l'aria che si fa sempre più pestifera, e un'eternità solo con i propri pensieri e le proprie angosce. Ogni tanto qualcuno aprirà una botola da sopra per tirarmi un secchio d'acqua o di cibo, e dovrò sopravvivere con quello; le uniche alternative impazzire o morire di stenti roso dall'arsura e dai morsi della fame. Li chiamano Diavoli, non c'è supplica che non li commuova, niente li porterà ad essere clementi con un traditore; sono già un cadavere. Non riesco ad impedire alle lacrime di scorrere furiose sulle mie guance, non provo nemmeno a fermare i singhiozzi, buttandomi qui han già negato anche la più piccola briciola di dignità e so benissimo resistere è vano. Posso solo lasciarmi andare: batto con forza pugni e gomiti e ginocchia contro le mura della mia bara, fino a lacerare la pelle e coprirmi di sangue, il rimbombare dei miei colpi è così assordante che non mi accorgo nemmeno di gridare come un ossesso; forse sono già pazzo e non me ne sono ancora accorto. Morirò senza mai averle detto addio, quasi senza un motivo, sepolto dove mai potrà trovarmi. Forse s'immaginerà che l'ho abbandonata come tutti han fatto con lei, e questo non fa che rendere la mia rabbia più cieca. Vetro e metallo tintinnano sulla mia testa, l'aprirsi della botola è celato dal mio casino. Una secchiata di chiodi e cocci di vetro mi precipita addosso, tagliuzzandomi ovunque e così urlo un'ultima volta ma poi m'ammutolisco all'istante, stringendo i denti e coprendo la bocca con le mani lorde. Il mio cuore si aggrappa ad una speranza irrazionale che forse in qualche maniera riuscirò a salvarmi, che farmi uccidere non serve a niente; meglio stare buono e vedere che succede. Sono un povero illuso.



Chiuso fra quelle quattro mura raggiungo la verità che mi era sfuggita per l'intera mia vita:
il tempo non esiste, è una menzogna che ci raccontiamo a vicenda, una maledizione che accompagna i viventi. Se non fossi in questa stanza cosa cambierebbe per lei?
Cosa direbbe alle pareti che siamo all'ora decima o alla quindicesima?
Gli anni passerebbero gli uni uguali all'altro, i giorni si distinguerebbero solo per il ciclico moto degli astri nel cielo che sempre ritornano al loro posto. Ma ora che ci sono io qui, la stanza poteva notare una differenza giorno dopo giorno. Vero, il mio orologio è forse troppo rozzo e naturale, ma non ho altro che le mie feci, che lentamente riempono lo stanzino che da quando son qui rinchiuso han già raggiunto le mie caviglie. Il borbottare del mio stomaco, l'esplodere dei miei intestini e l'arrivo dei pasti si alternano senza alcuno schema e quindi non posso affidarmi a loro. La puzza deve essere insopportabile per chiunque ma io non ci faccio più caso, solo il prurito delle croste dove le ferite si rimarginano è fastidioso e quando sento di impazzire prendo a graffiarmi con ferocia, sperando che un'infezione mi stronchi o che arrivi una febbre a quietare quel poco di lucidità mi resta. I miei pensieri mi spaventano e cerco soltanto di non pensare, e sopratutto di non pensare al fuori o a lei. Non voglio pronunciare il suo nome né ricordare quella felicità, mi basta sapere che un tempo è esistita perché ormai son troppo corrotto e marcio; a portarli alla luce rischierei solo di rovinare e uccidere quei ricordi. Batto i denti furiosamente e mi accorgo di qualcosa di nuovo che accade.
Passi.
Solitamente i bastardi sono silenziosi, per quanto abbia provato a fare attenzione non ho mai sentito un loro piede fino all'apertura del chiusino, quando mi buttavano qualche avanzo da mangiare al volo, prima che si mischiasse ai miei escrementi. Talvolta tremo così tanto che non riesco a farcela e son costretto a tastare alla cieca il freddo pavimento, buttando giù quel che sembra cibo senza interrogarmi troppo su ciò che ingerisco. Chiudo gli occhi e ingoio senza pensare a quel che faccio. Sono un relitto disgustoso.
Questa volta però è diverso, gli stivali battono con forza sul soffitto: vogliono farsi sentire. Prendono a battere con forza con un bastone sulla botola, non vogliono proprio che mi perda lo spettacolo che hanno allestito per me.

" Sei sveglio bastardo? "

Altri tonfi sulla botola. È stato lui, il maestro, a parlare ma ce ne sono altri, non so quanti. È la prima volta che viene a parlarmi da quando sono qui. I bastono non si fermano ma anzi il ritmo dei colpi aumenta. Il loro rimbombare mi fa esplodere il cervello, prendo a dimenarmi e urlare di smettere di farlo. La mia voce sembra folle persino alle mie orecchie, suoni disarticolati, peggio di un neonato o un ritardato.

" Sei contento?
Hai delle visite!
"

Smettono e resta soltanto l'eco di risate fredde e crudeli. La sua voce è maligna, e anche nello stato in cui sono capisco che mi sta prendendo in giro. Ho paura di quel che sta per accadere, dello scherzo che vogliono combinarmi, ci sono così tante torture e una più orribile dell'altra: sabbia incandescente, scorpioni, vermi carnivori, olio bollente, acido, urina o anche soltanto acqua gelida. Ci sono troppe cose che potrebbero farmi, e non so se guardare in alto o tenero lo sguardo fisso al pavimento, vedere ciò che mi sta colpendo pur non potendo fare nulla, oppure abbassare lo sguardo e lasciare che tutto accada senza reagire.

" Non parli?
Qualcuno ti ha mangiato la lingua?
Magari sei stato proprio tu.
"

Altre risa, peggiori delle prima.

" Beh,
ho qui una sorpresina che ti tirerà su.
"

Sento un verso strano, forse è uno squittio ma molto più forte. Non capisco che bestia possa fare un rumore simile e tremo pensando a grossi ratti di fogna, poi la cosa si ripete, con tono più forte e disperato.
Sento colpi forti e sordi, intervallati da quei mugugni e pianti, umani, di donna.

" Una fottuta beduina, Jace? Una sporca mulatta?
Dici sul serio?
E per tua informazione quello che senti non è un pestaggio.
"

Non esistono parole per quello che mi succede, nessuno potrà mai inventarle.
Sfracello il mio corpo contro le pareti metalliche, faccio leva sui piede e striscio verso l'alto come un verme, cercando di salire fino e oltre la botola.
Il mio copro urla di dolore, ma non me ne accorgo nemmeno, ho altro ad occupare i miei pensieri.
Morte e violenza, rabbia senza fine.
Scivolo e cado giù nella mia stessa merda, gambe e braccia che si rifiutano di proseguire.
Una cosa simile non sta accadendo, è impossibile che succeda, lo rifiuto categoricamente.
È solo un'illusione, l'incantesimo di un gruppo esperto per i suoi sadici mentalisti che gode nel torturarmi e nel vedermi frignare come un bambino, urlare bestemmie e maledizione, battere corpo e faccia contro la mia stessa bara.
Non ho usato la magia fino a quel momento, so che non avrebbe funzionato come non ero riuscito tanto tempo prima nella stessa situazione.
Cerco di abbattere le pareti di quella finta realtà, di cancellare ogni traccia di quell'incubo.
La luce è così bianca da accecarmi.
L'aria così calda da ustionarmi.
Il vento taglia la mia pelle.

Sono nella salina, sono sempre stato lì.
Z18bS

Lo stregone barcollava, a malapena capace di reggersi in piedi. Le sue mani tremavano convulsamente e lasciarono la presa sulla lancia ancora conficcata nel torace della strega. I suoi occhi scrutavano il deserto di sale bianco, ma la sua mente era ancora in quella sordida prigione. Si sentiva ancora sporco, con la bocca arsa e le membra fragili; aveva bisogno di qualcosa di caldo e dolce per riprendersi. Una piccola boccetta stava legata alla cintura, la staccò dal suo gancio e ne bevve avidamente il balsamo biancastro lì custodito. Un dolce benessere riscaldò il suo palato prima, e poi la gola mentre scendeva giù fino allo stomaco, per poi spargersi in ogni anfratto del suo corpo, e quel tepore lo fece sentire meglio. L'incubo era scacciato, forse, la sua mente però vacillava. I gelidi occhi azzurri misero a fuoco l'immagine della donna morente, e quell'attimo di serenità esplose come una bolla di sapone. Non ci fu coscienza o pensiero nella mente del cartomante, il corpo si mosse da solo in un raptus furioso. Per lui quella donna aveva stuprato la sua Afrah, la sua dolce Habibi dal naso dritto, non importava che fosse solo un parto della propria mente. Balzò verso di lei, la sinistra in direzione delle mani della strega per bloccarne ogni fuga, la destra invece diretta verso quei diabolici occhi verdi. Tra le dita della mano buona teneva una piccola sfera metallica che aveva preso poco prima di buttarsi su di lei, un gingillo pericoloso. L'avrebbe immobilizzata e poi avrebbe conficcato quella biglia dritto nell'occhio fino al cervello di quella stregaccia. Voleva che le fiamme la divorassero, che la sua testa esplodesse e non si curava di quel che sarebbe successo alla sua mano. La furia aveva divorato ogni briciolo di ragionevolezza.


specchietto

CS: 5 | Intelligenza 2 Prontezza 2 Maestria con le armi 1
Critico 40 | Alto 20 | Medio 10 | Basso 5

Stato Fisico: Squarcio di entità Media sulla guancia sinistra, ferita al ventre di entità Media;
Stato Psicologico: Furto di ricordi d'intensità Bassa, danno Critico più Alto da Terrore;
Energia: 40 - 20 + 5 - 20 = 5 %
Arcana minori: 19/20

Passive in Uso:
° Nessuno svenimento al 10% di energie,
° Auspex passivo delle auree,
° Le tecniche illusorie non hanno bisogno di gesti o parole per essere castate,
° Jace può modificare a piacimento tono, volume, e origine della sua voce, anche in maniere innaturali,
° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un'illusione è attiva,
° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici,
° Ogni volta che un avversario usa una tecnica magica guadagna 2 CS in Intuito per quel turno,
° Le tecniche offensive ad area di Jace hanno potenza pari al consumo,
° Una volta che il cartomante avrà accumulato un danno Critico al fisico, guadagnerà 2 CS in Istinto,
° Le tec. psioniche usate da Jace avranno potenza di un livello maggiore rispetto al consumo (ultimo turno rimanente)
° Le tec. fisiche subite da Jace avranno potenza di un livello maggiore rispetto al consumo (ultimo turno rimanente)
° Immunità agli attacchi fisici (ultimo turno rimanente)


Riassunto: Jace subisce quasi interamente dalla tecnica, riuscendo a difendersi soltanto al termine dell'illusione usando La Papessa (perg. Autocontrollo) ad Alto. Ripresosi ingurgita una sorsata di Nettare Sacro (Erba ricostituente) e poi cerca di bloccare la strega con la sinistra mentre con la destra utilizza la mossa Chuan( perg. Aggressione) per conficcare un Occhio del Diavolo (biglia deflagrante) nel bulbo oculare della sua avversaria.

CITAZIONE
La papessa: Jace sa come proteggere i suoi pensieri. Con un consumo Variabile di energia di dissolvere qualsiasi ammaliamento, possessione, o di smorzarne gli effetti tramite gli effetti benefici di questo potere. Difesa psionica. [Pergamena Autocontrollo | Consumo impiegato: Alto]

Nettare sacro: Questa bevanda dal sapore corroborante ha la capacità di sfruttare al meglio le forze del fisico e della mente, per donare una nuova scossa d'energia, che proviene dal corpo stesso di chi la ingurgita. Una piccola fialetta, come quella di Jace, basta per recuperare il 5% di energia sprecata [Erba ricostituente]

Chuan: Chuan è la mossa più semplice dello Han Xin, la prima ad essere insegnata. Essa consiste in un rapido movimento che mira ad un profondo affondo. Trasferendo una quantità Media di energia ad un'arma, questa tenderà a scavare nelle carni nel tentativo di provocargli un danno molto profondo, ma estremamente localizzato alla zona colpita. La sua efficacia si basa sulla rapidità con la quale viene eseguita il gesto, tramite la quale è possibile penetrare più o meno in profondità. È inoltre capace di eseguire la stessa manovra con una capacità di penetrazione maggiorata, capace di infliggere danni Alti al bersaglio, impiegando però un congruo consumo di energie. Questa tecnica ha natura fisica e può essere effettuata con qualsiasi arma da mischia o perfino a mani nude. [Consumo energetico: Medio o Alto] [Pergamena Attacco furtivo & Aggressione]

Occhio di Diavolo: Una biglia metallica del diametro di un paio di centimetri. Se gettata a terra si fracasserà come se composta di vetro, generando un'esplosione di piccole dimensioni capace di provocare ustioni e lesioni all'avversario. L'arma non provoca danni diretti, ma risulta comunque piuttosto versatile in duello: la deflagrazione può distrarre o infastidire gli avversari, provocando loro forti dolori. [Biglia deflagrante]

Note: Ringrazio Zaide in primis per il duello ma anche per l'enorme spunto interpretativo che mi ha concesso in quest'ultimo turno di duello, che mi sono sentito in dovere di fare. Ho sviscerato la più grande angoscia di Jace in questo post, il primo terrore che l'ha portato a muovere i passi nell'Akerat al servizio della Purgatory. Ora anche voi sapete da cosa scappa!
Attendendo il giudizio dico: che vinca il migliore!


 
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view post Posted on 22/5/2014, 22:04
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C a t a r s i

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Zaide

» Scrittura: Un duello intenso ed affascinante, denso di concetti che vanno ben al di là del semplice scontro con un altro personaggio. Partendo con la parte più tecnica: la narrazione scorre sempre fluida, intrecciandosi spesso con alcuni spunti stilistici di grande effetto (poesie, riflessioni, cambi di tempo e di luogo etc). Ogni tanto, però, cadi nel tranello di descrivere le sensazioni ed emozioni a livello narrativo senza dar loro una manifestazione sensoriale, gestuale, fisica: " Si sentiva inerme e paralizzata davanti a quell’uomo che aveva immediatamente riconosciuto[...]"; "Un’ansia terribile le ottenebrava i sensi: [...]". A mio dire, una manifestazione fisica dell'ansia e dell'impotenza/debolezza spesso può risultare più convincente e adatta a carpire l'immaginazione del lettore riuscendo così a calarlo meglio nella scena descritta o nello stato d'animo del personaggio. Passando ad una valutazione più concettuale: ho davvero apprezzato lo sforzo da te compiuto in questo duello per dare vita ad una Zaide "Madre", sempre divisa fra la propria natura di combattente e la nuova personalità materna che la spinge ad anteporre il proprio benessere a quello della bambina. Uno sforzo che in alcuni momenti rischia di incrinare la bellezza dei tuoi scritti a causa del sovrapporsi di istinti ed emozioni fra di loro contrastanti: nel terzo post, ad esempio, il concetto di "Bambina che si rivela essere la rovina di Zaide" risulta sovrabbondante -sebbene sia chiaro che il costante ripresentarsi del concetto non sia altro che la conseguenza dei pensieri di Zaide-. Malgrado ciò, posso dire che la sfida sia stata superata a pieni voti: a parte qualche incertezza, sei riuscita a destreggiarti egregiamente fra i diversi punti di vista/personalità/emozioni dando forma ad una qualità narrativa che nel quarto post culmina in una prova stilistica senza pari. Personalmente, penso che quel post sia uno dei migliori testi che io abbia mai letto su Asgradel, capace tanto nella forma quanto nel concetto in sé di esprimere tutto e dire tutto senza sbavature, senza aggiungere e togliere nulla a ciò che gli sarebbe stato dovuto. Davvero eccezionale.
Davvero buona la soluzione di intrecciare giocate -citandone anche alcuni eventi di nota- nel duello così come di inserire multipli punti di vista per tutta la giocata. Layout semplice e modesto, impreziosito a volte da alcuni brani ad Hoc (di cui uno particolarmente inquietante, a mio dire).
» Voto: 8,75

» Strategia: Una valutazione difficile. Sotto un punto di vista puramente tecnico, questo duello si presenta a tutti gli effetti abbastanza controverso: dall'inizio alla fine, Zaide predilige alla propria difesa quella della bambina, subendo una serie di attacchi ed offensive che nell'ultimo post le causeranno con tutta probabilità la morte. Dal canto suo, pur potendo servirsi di tutto il comparto tecnico di Zaide, la bimba utilizza due abilità nel primo turno ed un'offensiva fisica nel secondo senza però mai difendersi di propria sponte - così da evitare ripercussioni su Zaide- e anzi, spesso si lancia in azioni del tutto controproducenti aggravando la già difficile situazione di sua madre. Al quarto turno, Zaide termina con energie appena sufficienti a sferrare un basso, serbando inoltre in uno status fisico disperato. Tutto ciò, ovviamente, pesa sul voto in scrittura innalzando enormemente la carica emotiva dei post e la sensazione di trovarsi dinnanzi -per davvero- all'infelice compito di educare e proteggere una bambina che in sostanza "Non vuole proprio fare ciò che le viene detto". Un ruolo difficile per Zaide, ma che per certi versi con una dose di cura in più avrebbe potuto risultare meno infelice e ingrato. Sfortunatamente, però, la strategia pura e semplice non ne esce egualmente vittoriosa, mancando in primis la sopravvivenza del proprio personaggio e la vittoria sullo sfidante. Buono lo spunto iniziale -molto coraggioso- di subire due attacchi nel medesimo turno per rispondere con due offensive attraverso la bambina.
» Voto: 6,25

» Sportività: In generale, non ho notato pecche in sportività di alcun tipo. Unica nota, la finale scelta di scagliare contro Jace una tecnica Critica innalzata di un livello. Personalmente, questa scelta non mi è del tutto dispiaciuta sebbene sia mio dovere ricordarti che su Asgradel si tende sempre ad evitare la politica del "Danno Mortale", essendo di per sé una forzatura al normale svolgimento di un duello. Il motivo per cui non mi sento di puntare il dito sulla tua scelta è perchè, valutando la situazione in cui serba Zaide nel suo ultimo post attivo, valeva la pena tentare il tutto per tutto. Anche avendo un ulteriore post a disposizione, in effetti, le sue condizioni fisiche non le avrebbero permesso di tentare un'ulteriore azione. In aggiunta, la situazione di per sé avrebbe potuto comportare l'uso di una "estrema ratio" da parte della donna.
» Voto: 6,75



The Grim

» Scrittura: Come detto per Zaide, un duello davvero intenso ed affascinante, ricco di spunti narrativi e buone idee che culminano infine in un testo la cui lettura non annoia e anzi incuriosisce fino alla fine. Nel tuo caso, attenzione a qualche errore di battitura e periodi non corretti (probabilmente qualche svista in fase di rilettura /correzione) che, nella bellezza generale del testo, saltano all'occhio. Mi permetto di segnalare qualche appunto: spesso ho notato una forma stilistica nel descrivere le situazioni che presuppone l'uso di molte frasi finite con medesimo tempo verbale, alcune volte introdotte da un "E": "E...sentì...[...]", "E...vide[...]". Si tratta di una particolarità del tuo modo di scrivere che ti distingue e personalizza il tuo testo ma attenzione: spesso ricorrere a medesimi tempi e medesimi schemi narrativi rischia di bloccare la scena e dare un forte senso di immobilità al testo, non sempre gradevole soprattutto se il lettore è ansioso di "andare avanti" e vedere cosa succede. Il mio consiglio è: non abusarne, ma tenta di calibrare l'uso di questi spunti stilistici. Ulteriore appunto: ogni tanto rischi di esagerare nelle descrizioni soffermandoti troppo a lungo su riflessioni e descrizioni che con la tua abilità potresti tranquillamente sorvolare con qualche "escamotage" o chiosa narrativa per poi passare ad altro: Jace è abbastanza ricco di sentimenti e caratterizzazione da non temere una varietà più ampia di riflessioni. Passando oltre: leggendo per intero il duello, verso la fine mi sono un po' ritrovata a constatare che il tuo intervento si sia molto conformato alle linee guida di Zaide, senza mai prenderti spazi consistenti entro i quali inserire il tuo personaggio o le sue vicende -collocate un po' sullo sfondo. Messo così, il duello acquista certo bellezza in quanto a coerenza e continuità, ma attenzione: è anche il tuo duello. Tentare di rendere un po' più tuo uno scritto non rischia di distogliere l'attenzione dalle complicate vicende del tuo partner ma solo di arricchire ulteriormente il punto di vista e la trama per i lettori.
Layout semplice e gradevole bello a vedersi e a leggersi tanto per chiarezza quanto per "minimale" praticità.
» Voto: 7,75.

» Strategia: Davvero un ottimo duello, capace dall'inizio alla fine di mettere in seria difficoltà Zaide e sua figlia con una serie di tecniche ben ponderate e ben assestate. Ottimo l'uso di strumenti di supporto nel corso del duello come biglie e tonici per recuperare per dividere i tuoi avversari ed al contempo tenerli simultaneamente impegnanti in differenti minacce. A mio dire, un po' trascurata la possibilità di servirsi della bambina -e non solo allontanarla come hai spesso fatto- per poter avere la meglio su Zaide in tutto e per tutto calata nel ruolo di mamma leonessa. Buono però lo spunto di servirsi di attacchi ad area per ottenere comunque un effetto "scelta" su chi difendere. Ottimo l'utilizzo al primo turno della tecnica di durata 4 turni, capace di orientare a suo modo l'intero svolgimento del duello. Sotto un punto di vista tecnico, Jace termina il duello con il 5% delle energie, provato nel fisico e ad un passo dalla pazzia. Malgrado ciò riesce comunque a sfruttare ogni turno disponibile infliggendo costantemente danno a Zaide - o alla bambina- ed assestando anche alla fine una potente offensiva capace di assicurargli senza dubbio la vittoria. Un duello dunque un po' tirato alla fine (avresti potuto disdegnare il finale attacco di potenza Alta per risparmiare qualche energia in più evitando così di sfondare la soglia del 10%) che comunque riesce a fare ciò che deve fare senza distorsioni di sorta.
» Voto: 7,00

» Sportività: Come detto da Zaide, un duello assolutamente signorile il tuo, ricco di scelte eleganti e volte spesso e volentieri alla precisa volontà di non infierire sull'avversario mettendolo in situazioni estreme. Buono e sempre corretto il confronto fra tecniche, sfruttato al meglio ma senza abusi (specie la tecnica iniziale della durata di quattro turni su cui avresti potuto potenzialmente calcare molto di più la mano). Unico mio appunto, la decisione finale di assestare a Zaide una serie ancora potente di attacchi (attacco Alto + biglia deflagrante) da cui è chiaro non avrebbe potuto in alcun modo difendesi sia per le proprie condizioni fisiche che per le energie insufficienti. A mio dire, una mossa assolutamente corretta sotto un punto di vista strategico ma un po' al limite sotto un profilo sportivo.
» Voto: 7,00



Media Zaide: 7,25
Media The Grim: 7,25

Pareggio
Entrambi i giocatori ottengono 375 gold

Giudice: Eitinel

 
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10 replies since 5/4/2014, 10:57   726 views
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