Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Täuschung ~ parte II, Seguito del Capitolo VII di Winterraise

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view post Posted on 10/4/2014, 16:20
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Winterraise ~ Täuschung
Parte II

Infine, si incrociavano.
L'avvento dell'empio si tramutava in un amore sottratto al fiato. In un coraggio urlato al vento, la stanza si riempiva d'orgoglio amaro, che impediva alla Strega di capire la verità ed al guerriero di comprendere il suo onore. Ecatherine era stata la Guardiana. La sua anima sguainava coraggio ogni giorno ed ogni notte, da anni ed anni. Tempo immemore in cui aveva difeso un Maniero fatato di bianco, oltre che il suo luminoso e coraggioso Re; colui che non poteva essere nominato, che non poteva essere smosso dalla costanza di potenza che rappresentava, né ferito nella sua autocratica imponenza di imperatore divino ed invincibile.
Il Re che non perde mai.
Fiato, coraggio ed onore trascorso per lunghi giorni ed infinite notti ad accogliere gli avventori del Maniero che volessero assurgere al rango di scudieri di Re Rainier. Lei, Ecatherine la Strega, ne aveva accolti così tanti che a stento li ricordava.
L'avevano odiata, combattuta, insultata, omaggiata ed anche onorata - in ogni momento in cui si ripromettevano quel giuramento immacolato e lo ribadivano a lei, tanto crudele e vendicativa con chiunque attentasse alla pace di quella sua terra, quanto amorevole e cordiale con chi giungeva a condividere con lei quella vita di fedeltà.
Giuro di difendere il Re che non perde mai, l'onore del Bianco Maniero e gli stendardi del Clan Toryu.
Aveva compiuto quel giuramento tante volte: l'aveva ripetuto ogni volta che l'aveva sentito stringere tra labbra sempre diverse dei nuovi arrivati; ed ogni volta l'aveva rifatto suo, come il primo giorno e con imponenza tale da sentirselo più vicino, stretto al cuore ed al suo intimo ogni volta di più.
Questo era lei, quindi. Ecatherine la Guardiana, che amava ed onorava il suo Re più di se stessa, pronta a morire, soffrire e prostrarsi per lui.
Pronta a viaggiare in suo nome; finanche pronta a giurare fedeltà ad un altro signore, per lui.

« Va, Ecatherine » le aveva parlato, col suo solito tono freddo
« oltre le montagne c'è una città senza controllo, ed un morbo che scuote l'intera regione »
lasciò che il dito le indicasse la direzione, ed il cuore i suoi doveri « poniti al servizio del signore di Lithien ed inviami rapporti continui sulla situazione »
E lei, invero, non aveva replicato. Il suo io si era infranto, lasciandosi andare ad un solco di lacrime. Eppure, non aveva obiettato: non l'aveva nemmeno pensato; nemmeno per un secondo. Il suo dovere la castigava ad un ordine infelice, che l'avrebbe portata lontano dalla sua città, dal suo Re e dall'affetto riscoperto per un prode cavaliere. Uno dei tanti alfieri di Rainier.
Un uomo chiamato Kreisler, che pareva accettarla per ciò che era. Una Strega.
Ma a lei non era concesso amare; benché meno le era concesso scegliere di farlo. Per questo si era congedata da lui senza una parola di più. Senza digli dove e perché andasse via.
L'aveva solo fatto, abbandonando lacrime silenziose lungo il viale del suo tramonto. Fino ad una città che odiava, sotto un padrone che odiava, per un compito che odiava.
Ma che rappresentava l'orgoglio del suo giuramento. Ovvero, la fedeltà al suo unico signore. Seguire gli ordini di Rainier, era l'ultima certezza che le era rimasta.

« Ciò che dici non è possibile, mio adorato » ribatté, nascondendo il dolore a fatica
« e mi rammarico che tu attenti alla mia intelligenza, con simili bugie. »
Mentre discorrevano, altre figure apparvero nel buio del Pantheon. Il tempio era un covo di solitudine ed oscurità: finestre alte, rettangolari, adornavano la cupola circolare come feritoie su di una città ormai allo sbando. Potevano udirsi urla strozzate, suoni d'arme cozzate le une contro le altre e lamenti inumani. Tutte brutalità che costellavano e rimbombavano nel mezzo, rimanendo macabro sfondo della beltà ormai appassita degli arazzi del Tempio. Lo stesso, infatti, era ripieno di dipinti antichi, rappresentanti la magnificenza passata della città ed il suo culto ormai decaduto. Allo stesso modo, erano diffuse le statue in pose eroiche degli antichi Signori; dei Reggenti e dei nobili che avevano reso quel luogo teatro di speranza ed illuminati principi. Ma che ora, purtroppo, non simboleggiavano che la parodia di un passato illustre, ombra di ribrezzo distesa su di un presente nero e ricolmo di orrore.
Shakan era il primo dei tre che fecero capolino da una scala laterale. Il passaggio dai sotterranei li aveva condotti direttamente li, nello sguardo gelido della strega Ecatherine. Il fantasma trattenne un lamento, sorpreso ed - al tempo stesso - sconvolto dal riscoprire in quei luoghi la donna che, anni prima, l'aveva accolto al Maniero. Quando tutto era cominciato.
« Ecatherine... » disse, rimanendo immobile sui suoi capelli d'argento « co-cosa ci fai qui? »
« Dov'è Irwing? »

Chiese e lei sorrise.
Per un attimo sperava che anche lui fosse li per lei. Per un attimo aveva frainteso l'eroicità del suo ruolo.
Invece, non era altro che una pedina nelle mani di un signore non suo. Ed il fato, ironico, l'aveva resa determinate di un destino che non le apparteneva.
Pianse una lacrima lenta, che discese dalla guancia fino a perdersi nel marmo perlaceo del pavimento.
Alla fine, quel ruolo infame era davvero l'ultima cosa che le rimaneva.
« Benvenuto al Bianco Maniero, Shakan » disse, con un sorriso malinconico
« giura fedeltà al Re che non perde mai e solo allora potrai passare »

Sorrise ancora. Era quasi melodrammatico quel suo ruolo iconico; freno di un sentiero che non le apparteneva davvero. Ripercorrere quelle antiche parole, poi, era quasi un modo per esorcizzare tutto il tempo che era passato. Che l'aveva vinta nel corpo e nell'animo e che ora attentava alla sua mente, obbligandola a credere che continuava a seguire ordini di cui nessuno aveva più interesse.
Falso. Non doveva essere così. Non poteva essere così. « Dimmi, fantasma » proseguì, modificando il tono con un timbro più infame « spiegami cosa ti porta ad infrangere il giuramento con cui io ti legai al Bianco Maniero; spiegami, sopratutto, perché ora dovrei mancare ai miei doveri »

Shakan rimase immobile.
Aveva sentito il vociare di Kresiler; aveva sentito i suoi rimproveri all'amata, mentre risaliva le scale. In cuor suo, benché ancora faticasse a crederci, sapeva che il cavaliere che ora era al suo fianco aveva già provato a far rinsavire la strega. Ma tutto era stato inutile, evidentemente. Mancava solo un dettaglio, dunque: l'ultimo.
« Ray è morto Ecatherine » disse Shakan, quasi in lacrime « l'ho ucciso con le mie mani; e non passa giorno in cui non mi penta per esserci stato costretto »
poi sbottò, urlando a sua volta « ti giuro Guardiana, che mai avrei voluto farlo. » Strinse i pugni, quasi fino a farsi male.
Poi tornò a fissarla, implorante. « Cedi il passo ora, e dimmi dove si trova Irwing »
« non lasciare che altro male riempia i nostri cuori »

Ecatherine fece un altro passo, uscendo dal cono di penombra che la avvolgeva.
I suoi piedi erano nudi ed il suo volto stanco, emaciato. Aveva grosse occhiaie ed un volto devastato dal tormento.
Aveva pianto fin quasi a svenire e non avrebbe avuto la forza di piangere ancora, evidentemente.
« Non crederò ad una sola parola » disse lei, velenosa « non crederò a qualunque verità poniate a fondamento delle vostre azioni »
« Quando ero al Maniero, tradire l'onore del Re - ipotizzando la sua morte - era un peccato molto grave » asserì ancora, agitando le braccia.
« E sarete puniti come meritate »

inganno2

Dunque, la Strega mosse le braccia. Prese a volteggiarle nel vuoto del Tempio come rapita in una danza passionale. Amoreggiava con l'ombra e faceva del vuoto il suo compagno, spronando una sensuale rivincita del suo intimo animo. Come d'intanto, dunque, si animarono figure eteree. Avevano occhi e labbra della Strega, rappresentando nient'altro che figure trasparenti ed eteree di lei stessa. Erano fantasmi a loro volta; rappresentazioni del suo potere e della sua intima volontà. Era quel potere oscuro che proprio lei aveva insegnato a Shakan a comandare.
I fantasmi volteggiarono nel vento ed afferrarono Kreisler e Shakan. Ciascuno di loro venne sollevato a diversi metri di altezza, preso per il collo e strangolato fino ad farli ansimare nervosamente.
Ignorò quasi Aang, Ainwen e Vahram, semi nascosti nell'oscurità, concentrandosi sui due che avevano rubato la sua attenzione ed il suo cuore.
Nel mentre, Shakan e Kreisler presero a muoversi come preda di convulsioni irrefrenabili. Morivano lentamente, sotto lo sguardo teso della Strega li fissava con orrore, come se non potesse far altro che uccidere il suo amante ed il suo figlio prediletto.
« Vi amo; ma vi odio per aver oltraggiato il nome del Re che non perde mai »
disse, piangendo « e mi vedo costretta ad uccidervi, per questo »



littleqmpointwinterreisLa scena continua virtualmente da qui.
Ecatherine non crede che Ray sia morto ed attacca Kreisler e Shakan. Ovviamente non sapete dove sia Irwing, vostro reale nemico, né altro oltre quello che dallo stesso post si intende.
Siete in tre, Ainwen, Aang e Vahram. Il vostro scopo è quello di fermare Ecatherine, o - quantomeno - salvare Kreisler e Shakan che sono stati intrappolati da lei. Ciascun fantasma conta come un'evocazione di potenza Alta, della durata di due turni. Potete organizzarvi in confronto (qui) come meglio credete, purché non siate autoconclusivi con Ecatherine o coi fantasmi.
Per il resto, interpretate liberamente. Questa scena sarà retribuita, in quanto "finale" di Winterraise - Täuschung (parte I). Ciascuno di voi sarà qui retribuito solo per i post fatti in questa sede, giacché negli altri eventi avete già ricevuto (o riceverete presto, come nel caso di Orto33) ricompensa a parte. La ricompensa "principale", però, sarà che il migliore di voi tre parteciperà automaticamente all'ultima quest di Winterraise, che si aprirà al termine di questa scena. Tempi, diciamo una settimana circa - non di più. Pk ON per abbandoni; mi raccomando.

Ove vogliate altre info sui trascorsi di Ecatherine con Kreisler e Shakan, in queste scene che vi elenco di seguito trovate materiale a sufficienza.

Shakan viene introdotto al Bianco Maniero da Ecatherine (mio primo post assoluto su Asgradel);
Kreisler viene introdotto al Bianco Maniero da Ecatherine;
Ecatherine si congeda da Kreisler e lascia il Bianco Maniero.

Ultima cosa, importante. Si ringrazia lo Staff di Asgradel per aver concesso l'uso dell'ex guardiano Ecatherine, al fine di proseguire una sotto-trama del ciclo che era rimasta interrotta.


Edited by janz - 10/4/2014, 21:42
 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 17/4/2014, 14:38




Le mani gli tremavano.
Doveva essere ben contento di essere vivo, di essere sfuggito a quella situazione a cavallo tra realtà e fantasia: un'illusione generata da una donna che faceva solo il suo dovere. Aveva aiutato Shakan a raggiungere il suo scopo, e ora il tunnel in cui stavano correndo era quello giusto, senza deviazioni od ostacoli ad interromperne l'avanzata. Ora erano in tre e, nonostante non si fidasse di Ainwen, sapeva che le sue malie erano potenti e potevano aiutare quella causa.
Allora perchè le sue mani non volevano smettere di tremare?

Io... sono un assassino.

Non riusciva a togliersi quel pensiero fisso dalla mente: nonostante la fatica e le ferite che iniziavano a fiaccare il suo corpo, nonostante i pericoli presenti e futuri lo preoccupassero oltre ogni dire, nonostante boati di guerra provenissero dall'esterno, il monaco non riusciva a non pensare a quello. A Mior, che aveva fatto di tutto per metter loro i bastoni tra le ruote, frapponendo illusioni su menzogne su irritanti verità. Le visioni del passato lo avevano scosso, e la vista della Lithien che si spezzava proprio quando era all'apice della sua esistenza lo avevano ferito come non credeva possibile. Lei lo aveva attaccato, scagliandogli addosso ombre e ricordi; e lui, lui l'aveva uccisa.

Con un pugnale, come il più vile dei sicari. Aveva impugnato l'arma con entrambe le mani, alzandolo sopra la testa e mettendo in quel colpo tutta la forza che riusciva a mettere una mente giovane costretta nel corpo di un vecchio. Quando aveva sentito la lama trapassare il costato si era sentito trafitto egli stesso: si era immaginato una resistenza, un minimo cenno di difesa. E invece la lama aveva seguito il suo corso, come se fosse la cosa più naturale del mondo, colpendo a morte la vecchia che era spirata ai piedi di Shakan, accorso nella stessa stanza dopo essere stato soccorso da Nadìr.

Lo aveva fatto per salvarsi la vita, per salvare delle vite oltre alla sua, per non permettere che Lithien, che le terre che conosceva e che aveva protetto perissero sotto un nuovo pericolo, stavolta troppo potente persino per lui.
E allora perchè le sue mani non volevano smettere di tremare?

...

Avevano percorso assieme gli ultimi passi che li avevano portati al Tempio della Speranza in cima all'Acropoli di Lithien.
Il santuario celava una bellezza che le brutture della guerra non erano riuscite a cancellare completamente. Testimonianza ne erano le opere che adornavano il tempio: numerosi quadri alle pareti raffiguravano diversi momenti della vita di Lithien, quando la potenza della città non poteva essere messa in discussione da nessuno; le sculture dei potenti signori e dei loro campioni adornavano gli angoli del tempio, lì dove un tempo il clero si era riunito per guidare uomini e donne riuniti in preghiera. I loro passi battevano stanchi e pesanti sul marmo bianco che decorava il tempio, scandendo quasi il passare dei secondi che sembravano correre invece troppo veloci. Dalla città in basso provenivano i suoni di una battaglia cruenta: le urla di una e di mille guerre. Aang ne aveva vissute tante, e non tutte da vincitore: oramai aveva capito che le urla dei morenti erano sempre le stesse, e non importava quale colore avessero indosso al momento dell'ultimo respiro, perchè la morte non avrebbe guardato in faccia nessuno di loro.

Shakan correva davanti, ma si fermò assieme a loro due quando vide e sentì parlare una donna che sembrava conoscere molto bene.
« Ecatherine... » - lo sentì mormorare senza fiato per la corsa e l'ansia di arrivare troppo tardi.

« Benvenuto al Bianco Maniero, Shakan » gli rispose Ecatherine, con un sorriso malinconico.
« giura fedeltà al Re che non perde mai e solo allora potrai passare »

La donna conservava solo il ricordo della bellezza che un tempo l'aveva animata. I grandi occhi - un tempo sicuramente invidiati da molte donne - ora erano cerchiati di nero e arrossati per la stanchezza, il volto un tempo gentile ora sembrava molle e lucido per il tormento e le troppe lacrime versate. Chi era quella donna, e cosa ci faceva in quel luogo? E soprattutto, perchè aveva pronunciato quella frase? Aang era arrivato al Toryu quando ancora non era altro che un magnifico e gigantesco gioco di potere di Rainier, ma anche lui aveva giurato prima di entrare e anche lui si era inginocchiato, affascinato e al contempo curioso dalle storie che giravano attorno al Re che non aveva mai perso una battaglia. Il cavaliere Medoro lo aveva accolto in città, e per lui era iniziato una nuova vita, diversa da quella del Monastero e foriera sia di gioie che di dolori.

Una Guardiana del Bianco Maniero forse? Ma cosa ci fa qui?

« Dimmi, fantasma » aggiunse la donna, allargando le labbra in un sorriso che non aveva niente di allegro « spiegami cosa ti porta ad infrangere il giuramento con cui io ti legai al Bianco Maniero; spiegami, sopratutto, perché ora dovrei mancare ai miei doveri »

La risposta di Shakan arrivò veloce e tagliente come solo la verità poteva essere - « Ray è morto, Ecatherine »
« l'ho ucciso con le mie mani; e non passa giorno in cui non mi penta per esserci stato costretto »

Aang abbassò lo sguardo: ora sapeva come si sentiva il Fantasma. Attraverso di lui, scorgendolo tra i fumi di un'illusione in cui Shakan lo aveva tuffato, anche Aang aveva visto l'atto finale di quella follia, quando Ray era stato tanto umano da sfiorare il divino. Sapeva anche lui di aver infranto il suo giuramento, e di quello avrebbe fatto ammenda finchè fosse vissuto, ma questo non giustificava ciò che il lussurioso capitano del Clan Toryu aveva fatto. Così come lui - come loro - avevano giurato di servirlo, così anche lui avrebbe dovuto fare altrettanto: invece era stato talmente tanto ossessionato dai suoi intrighi e dal suo potere crescente da dimenticarsi della popolazione sotto di sè. La testa del Leviatano aveva dimenticato il suo corpo, ciò che gli aveva portato nutrimento e che le aveva permesso di vivere.

La risposta alle parole di Shakan furono velenose: Ecatherine non accettava la verità, o la osservava come attraverso una finestra, distorta da un vetro che cambiava la realtà.
« Quando ero al Maniero, tradire l'onore del Re - ipotizzando la sua morte - era un peccato molto grave » disse muovendo qualche passo dei piedi nudi sul marmo freddo.
« E sarete puniti come meritate »

La Guardiana agitò le braccia come in una danza, muovendole con leggerezza nell'aria immobile del Tempio. E dove passavano, le sue dita pallide sembravano muovere tende prima invisibili, premendo tasti di un pianoforte reale soltanto per lei. Accanto alla donna sorsero altre due figure, leggere e sottili come vento, ma pericolose e pronte ad eseguire i suoi ordini. Si mossero come fulmini, afferrando Shakan e Kreisler per la gola ed alzandoli fino al soffitto, muovendoli come se fossero bambole di pezza. Aang potè sentire il loro respiro prima ansimante e poi strozzato, mentre i loro polmoni sempre più vuoti si svuotavano della poca aria che vi era rimasta.

Aang compresse le labbra in una linea esangue che non lasciava dubbi alla sua determinazione. Fece un passo, abbandonando la penombra che lo aveva reso insignificante agli occhi della Guardiana fino a quel momento. Ecatherine non aveva ascoltato coloro che conosceva, coloro che amava, raccontarle una verità troppo amara per sembrarle reale. Allora che speranze aveva lui, un semplice monaco diventato suo malgrado un combattente del Regno, di farle cambiare idea? Nonostante questo Aang voleva tentare con tutte le sue forze, sperando che i suoi sforzi avrebbero cambiato qualcosa. E non per rispetto verso quella donna che non aveva mai conosciuto, ma perchè non avrebbe avuto il coraggio di colpire quella pelle così candida, quel volto così provato e fragile.
Non quel giorno, non dopo quello che aveva fatto a Mior.

Spalancò il mantello di Shakan, il suo mantello, scoprendo entrambe le mani e mostrandole i palmi.
Non sono un tuo nemico - voleva dire quel gesto, ed era quello che Aang intendeva davvero. I suoi occhi si illuminarono di un celeste leggero ma persistente, come se all'interno del suo corpo il Flux stesse tentando di uscire con tutte le sue forze. Ma in quello sguardo non più umano forse Ecatherine avrebbe vista dipinta la verità, la volontà non di un giovane, ma di un uomo che era solo un portatore, un emissario di fatti che erano già accaduti e che non era possibile cambiare.

« Anch'io ho giurato al servizio di Rainier, Ecatherine. Anch'io ho visto l'ascesa del suo potere, e la fine delle sue ambizioni. »

Scostò le spalle, lasciando che il mantello svolazzasse nell'aria immobile del Tempio, come se per lui esistesse un vento invisibile che loro non riuscivano ad avvertire. Una nebbia leggera iniziò a ricoprire ogni cosa, il lascito di un Fantasma che si rifiutava di morire e di abbandonarsi all'oblio. Ed Aang osservò, come un giudice eterno, le volute di fumo prendere forme diverse, e sempre in eterno mutamento. Le loro paure si inchinarono al suo volere come se fosse ill loro signore, come ombre di fronte all'avanzare della notte.

« So di cosa hai paura, Ecatherine, posso vederlo chiaramente. »

E lo vedeva davvero. Nell'uomo seduto su di un trono dietro di lei, fluttuante nell'aria come un fantasma troppo legato a questo mondo. Era sfocato e sfumato, ma Aang riconobbe i suoi lineamenti, e la comprensione che giunse da quella vista lo lasciò per un attimo senza parole. Aveva iniziato a parlare per provare a convincerla, ma allora perchè improvvisamente sentiva brividi su tutto il corpo, come se il solo vedere quell'uomo fosse abbastanza per spezzarlo all'interno? Il suo pensiero volò alla guerra del Sud, alla trappola dei Corvi rossi: anche allora aveva osservato le loro paure, destreggiandosi tra di loro per salvare gli eserciti dalla furia del Leviatano Rosso. Ma non aveva visto anche quell'uomo? Era smagrito, emaciato, come in coma, ma era... vivo?

Per un attimo le labbra gli tremarono, ma le serrò come una tenaglia, imponendosi di continuare il discorso. A quello avrebbe pensato dopo: in quel momento la sua priorità era la vita di Shakan, e tutto il resto sarebbe passato in secondo piano.

« So che temi che Reinier possa abbandonarti, ma questo è già successo. »

Prese un profondo sospiro avvicinandosi di un paio di passi alla donna, evitando stoicamente di preoccuparsi per i lamenti strozzati di Shakan e Kreisler. Aveva bisogno di una mente sgombra, e tale sarebbe stata.

« Lui ti ha abbandonato. Ha abbandonato tutti noi nel momento in cui ha distrutto il Bianco Maniero per i suoi scopi. »

Strinse una mano a pugno, e quel gesto ebbe il potere di rievocargli alla mente la vergogna e l'impotenza che aveva provato allora. Si era sentito spogliato di ciò che aveva guadagnato fino a quel momento, tradito da colui che invece avrebbe dovuto tendergli una mano di conforto e aiuto.

« Anche io, anche noi siamo stati traditi. È questo che dovrebbe fare un Re degno di questo nome!? »

Ansimò, spinto dall'onda della sua rabbia crescente.

« Noi abbiamo giurato di servirlo, ma lui cosa ha fatto, Ecatherine? Ha distrutto le nostre case, ha trasformato il luogo in cui avevamo trovato rifugio in una terra desolata e invivibile! »

Ricordava le macerie, la rabbia di aver perso tutto, i cadaveri di coloro che non erano riusciti a salvarsi. E i corvi.
Ovunque e a perdita d'occhio.

« SIAMO STATI NOI I PRIMI AD ESSERE TRADITI, ECATHERINE! »




Diario del Monaco
Comprensione





Cs totali: 5 (2 in Tenacia; 2 in Costituzione; 1 in Intuito)
Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40% ~ Mortale 80%

Energia attuale: 40%
Consumi utilizzati: Basso (5%) + Medio (10%)
Energia recuperata: 40%

Condizioni fisiche: Illeso.
Condizioni mentali: Danno Basso da paranoia + Danno Alto

Bastone del Manipolatore: mano sinistra.
Balestra: 15/15 - assicurata alla cinta.



Passive in uso:

CITAZIONE
Riassunto Passive
Studio: Passiva razziale umana, non sviene sotto il 10% di energie. + Passiva personale, resistenza alle condizioni ambientali e alla fatica. + Passiva personale, difese ad area uguali al consumo + Amuleto dell'Auspex, percepisce le auree attorno a lui. + Discendenza arcana, guadagna 2 CS in Intuito ogni volta che un avversario usa una tecnica magica. + Prime due passive talento Guaritore, guarigioni pari al consumo e possibilità di curare corpo e mente.
L'Immortale indica la via: Sopportazione di due mortali psionici + Immunità al dolore psionico.
Le braccia della mamma: Difese inconsce.
Il bacio della mamma: Guadagna 2 CS in Prudenza ogni volta che usa una tecnica di cura.

Attive in uso:

CITAZIONE
~ Il sorriso della mamma ~
Era grave. Lo sapevamo, perché ogni volta che menzionavamo i fazzoletti rossi gli altri chinavano il capo e si lanciavano occhiate tristi. Le faceva tanto male. E sapevamo anche quello, perché quando lei non ci guardava ma noi guardavamo lei il suo volto era triste e addolorato; eppure inevitabilmente ogni volta che le chiedevamo se andasse tutto bene lei rispondeva di sì. Sì, piccoli miei -diceva- mamma ha solo avuto un pensiero brutto. I pensieri brutti fanno male a tutti, sapete? Per questo bisogna combatterli così. E sorrideva. Non riuscivamo a capirlo: come poteva sorridere nonostante la tosse le facesse tanto male? Eppure ogni volta che lei distendeva la piccola bocca e mostrava i denti bianchi, noi facevamo lo stesso. Forse la tosse era davvero solo un pensiero brutto, e sorridendo scacciava sia lei che le nostre paure. Ma allora perché di lei ci rimane solo questo medaglione?
[Bassa, consiste in un'influenza psionica amichevole sul bersaglio designato. Lascia danni bassi come impronta di affetto e non-ostilità che perdura per il resto della giocata. Affrontabile come una tecnica di natura psionica di potenza bassa.]

CITAZIONE
<span align="justify" style="display:block"><span style="display:block;margin-right: 130px; margin-left: 130px">Il Velo dell'Anima. Indistinto, confuso. Si spande oltre gli occhi dei presenti come un sipario lieve, fine come la seta e ben poco tangibile. Ma esiste. Appare composto della stessa sostanza dei sogni. Aang lo sentirà suo: lo vedrà calare giù come una nebbia sottile che si cinge fino all'orizzonte ed in ogni punto ove il suo sguardo si spande. E' la volontà del fantasma, la sua redenzione e - al tempo stesso - la sua condanna, che inebrierà il pensiero del monaco, donandogli i poteri che, un tempo, furono dello spettro. Il Velo sembrerà una nebbia sottile, tanto fitta da risultare distinguibile ad occhio nudo, ma non sufficientemente spessa da ostacolare la vista o il movimento di alcuno. La sua capacità, infatti, risiede nelle conformazioni che assumerà agli occhi del monaco. Aang, una volta calato il velo dell'anima nella zona circostante, potrà vedere la nebbia stessa conformarsi in immagini di luoghi, cose o persone oppure materializzarla affinchè sia visibile agli altri come semplice fumo [[size=1]Biglia fumogena]. Questa consentirà al monaco di vedere le intime paure di tutti coloro che lo circondino, siano essi nemici o suoi alleati. Le paure aleggeranno come spettri nella nebbia intorno ai corpi delle genti, ma soltanto Aang potrà distinguerle come tali. Egli le vedrà per quello che sono, distinguendone esattamente la natura, ma non potendo comprenderne il contesto o la storia entro il quale si sono generate, né - tanto meno - se siano reali o semplici fantasie che turbano i sonni delle vittime. Inoltre, il velo consentirà a tutti gli alleati di Aang, comprese le evocazioni, di muoversi con maggiore vantaggio, in quanto ciascun spostamento apparirà, agli occhi dei nemici, poco chiaro, sfocato e sfumato dalla presenza della nebbia, guadagnando 1 CS in Agilità. Infine, tutte le capacità lasciate al monaco in dono da Shakan, muteranno di effetto se utilizzate entro il Velo dell'Anima. [Attiva, consumo Medio, natura magica, durata due turni; Aang vedrà le paure di chiunque entro il Velo dell'anima, distinguendole come immagini nella nebbia; le "paure" si riferiscono a qualunque evento/persona/cosa/luogo che abbia influenzato negativamente un pg (o un png), in precedenti scene o giocate; Aang le percepirà come nitide immagini nella nebbia, non potendo, però, intuirne automaticamente la storia o il background; il Velo donerà 1 CS agli alleati di Aang (comprese le evocazioni); il Velo, inoltre, muta gli effetti delle abilità dell'artefatto, come di seguito specificato]

Azioni:

Aang decide di provare a convincere Ecatherine usando il Velo dell'Anima per vedere le sue paure (si concentra su quelle della guardiana, anche se vede quelle di tutti) e di rafforzare quello che dice con "Il sorriso della Mamma". Vedendo la paura di Ecatherine, capisce che l'uomo che aveva visto nelle paure dei Corvi rossi non è nient'altro che Reinier, e quindi ne deduce che l'ex sovrano del Toryu potrebbe essere ancora vivo. :v:

Note:

Ecco a voi il post! A voialtri, gente!

 
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view post Posted on 18/4/2014, 17:48
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Le porte le si aprivano davanti e lei le varcò a passo lento, sempre più lento, come se qualcosa la trattenesse. Intorno a lei pareva addensarsi l’oscurità. I suoi occhi azzurri non vedevano più e tendeva avanti le mani alla ricerca di un appiglio, socchiudeva le labbra domandando aiuto. Il suo corpo improvvisamente pareva più debole e il dolore le si spalancava in mezzo al petto, frastagliato e bollente.
Spalancò gli occhi, gli occhi di porcellana gelidi e incrinati. Guardò il soffitto di una stanza buia e seppe di essersi svegliata da un incubo che avrebbe potuto forse essere peggiore della sua realtà. Un incubo in cui aveva causato tutto. La mano di ceramica aveva le dita rotte, ma riusciva ugualmente a toccare quella in carne e ossa. Il suo corpo disteso nella melma ebbe un sussulto, mentre il fiato le usciva a forza dalla bocca. Desiderò poter vomitare, scaricare in quel modo la paura di dover morire.
Si alzò lentamente, goffamente, sempre con quegli occhi che fissavano un mondo spezzato, finalmente liberi dalle illusioni che li avevano dominati. Si mosse a tentoni, fino ad apparire nel mezzo del campo visivo della bambola, a sollevarla e stringerla al petto. Non importava che si fosse rovinata nuovamente, l’importante era che fossero di nuovo ricongiunte. Carezzò con le dita i capelli incrostati, mentre lacrime di paura le scivolavano sulle guance.
Per quanto tu l’abbia sognato non tornerai indietro.
Lo sapeva, lo sentiva nell’odore ferroso dell’acqua dove uomini erano morti e incubi si erano susseguiti. Per questo non avrebbe permesso che la separassero dall’unica compagna in grado di salvarla.



« Voi due, seguitemi su quella scala »



Al suono di quella voce ebbe un sussulto. La conosceva: apparteneva all’uomo che aveva cercato di raggiungere per tutto quel tempo, l’unico a cui potesse confidare il proprio piano disperato, il proprio sogno di rivalsa. Aveva lottato tanto per uscire dal tunnel e ricongiungersi a lui, ma alla fine era stato lui ad arrivare. Si girò puntando la bambola in avanti, riuscendo a cogliere lo scivolare del suo mantello. Non sarebbe stata abbastanza rapida da fermarlo, ma di certo lo avrebbe seguito fino alla fine.
Non importava che non avesse indicato lei, che lei non lo avesse visto farlo. Un passo dopo l’altro sarebbe arrivata fino in fondo, come se fosse la sua ombra. Non era la sola ad essere stata scelta, a poca distanza da lei c’era anche quel fastidioso ragazzino, quello che già una volta l’aveva umiliata.
Si morse il labbro inferiore. Lui pareva ancora più forte di prima, come sempre più potente di lei. Conficcò le unghie nella stoffa che avvolgeva la bambola. Prima o poi avrebbe dovuto vendicarsi, ma non era quello il momento.
E’ troppo presto.
Prima o poi avrebbe avuto l’occasione, ma non quando la morte l’aveva quasi portata via. Non mentre lui era al culmine della propria energia. Arrancò alle loro spalle, scoprendo quanto potesse essere doloroso ogni singolo contrarsi di muscoli poveri di ossigeno. Le pareva di essere stata percossa a lungo, ogni singola articolazione sembrava pesante quanto un macigno.
Ma salì tutti i gradini, uno dopo l’altro, perdendo presto il conto. Percorse i corridoi vuoti e sentì risuonare i suoi passi. E quando sbucarono nell’enorme tempio abbandonato, il suo mondo a frammenti si tinse delle note cupe della solitudine. Aveva già visto luoghi come quelli nel corso del proprio viaggio, realtà sole e dimenticate che si lasciavano morire lentamente. Spesso solo pochi sapevano della loro esistenza ed erano troppo vecchi per onorarle. Altrettanto spesso si era riconosciuta in quei muri pericolanti che cercavano di rimanere in piedi, che sognavano un giorno di poter ospitare ancora una vita.
L’unica cosa viva nella stanza, ammesso che così si potesse chiamarla, era una donna dalla bellezza straordinaria, di un pallore lunare. Sotto la sua pelle, Ainwen ne fu certa pur non essendo una cerusica, non scorreva più sangue e tra le sue labbra non si racchiudeva un’anima uguale a quella degli altri esseri umani. Lo leggeva nel suo sguardo, distante e antico, nella disperazione che vi era racchiusa. Lo vedeva nella sua aura di un rosso spento, malato, che si avvolgeva in vortici pigri attorno al suo corpo. Se solo lei avesse ancora avuto degli occhi con cui comunicare, probabilmente si sarebbero comprese con un solo sguardo.
Se solo si fossero conosciute prima, forse avrebbero potuto intendersi. Anche se Ainwen sarebbe stata troppo orgogliosa per votarsi ad un’obbedienza grande quanto quella che animava la sconosciuta.
In quel momento disperato, invece, le importava poco a cosa quella donna credesse, quali fossero i suoi ordini e le sue convinzioni. In un altro momento l’avrebbe ascoltata, si sarebbe divertita ad udire le sue speranze, i suoi sciocchi desideri, ma non ora che cercava di uccidere l’unico uomo a cui l’Oracolo avesse deciso di chiedere consiglio. Quando la vide sollevarsi nell’aria e attaccare, la ragazza sgranò gli occhi sentendo il panico stringerle lo stomaco. Scoprì di riuscire a provare terrore al pensiero della morte di un altro.
Non poteva veramente ucciderli, non poteva far finire tutto a quel modo, mettere fine al suo percorso di cunicoli umidi apparentemente infiniti, di creature affamate, di traditori. Non davanti al suo sguardo esausto, proprio ad un passo dalla vittoria. Collera e paura le bruciavano nel ventre, la fecero arretrare di qualche passo con decine di imperativi ad affollarle la mente. Si sentì debole, tanto da desiderare di poter cadere a terra, di liberarsi del corpo inutile. Aprì e chiuse le man più volte, sperando che accadesse qualcosa, che qualcuno di più adatto di lei fermasse quella scena assurda. Ascoltò le parole del monaco tatuato, il suo insulto a un Sovrano che non esisteva più, simile alla rivalsa rabbiosa contro un padre inadeguato. Sorrise lievemente, con ironia, perchè lei sapeva come stessero veramente le cose. Sorrise per la tensione, perchè su quelle parole tanto fragili si poggiava il suo piano, ogni sua speranza per il futuro.
Alla fine seppe di dover agire, nonostante si sentisse mortalmente stanca e vuota, così vuota da non avere più nemmeno la voce per gridare, un piccolo contenitore ricolmo solamente di angoscia.
Si girò verso il giovane guerriero. La bambola tese un braccio spezzato verso di lui, la manina che penzolava squallida dal polso infranto.



Uccidila! Uccidila finchè puoi!



Quella che avrebbe voluto gridare era soltanto una voce arrochita, che stentò a riconoscere per la propria. Sperò che l’altro avesse capito, perché non aveva tempo di ripetere. Socchiuse gli occhi, chiamando a raccolta tutte le energie che aveva.
Non essere sciocca.
Tese una mano verso l’alto, anche se le pareva di avere le dita pesanti quanto blocchi di marmo. Lo sguardo della bambola si posò su una delle creature fluttuanti, quella che cercava di strangolare Shakan. Sulle labbra di entrambe si formò una preghiera, parole che per tutte e due non avevano altro valore se non quello della disperazione. Strinse il pugno, cercando di fare propria la volontà di quell’assassina eterea. Lei non era una guerriera, non sarebbe mai stata forte abbastanza per combattere. Ma forse sarebbe stato sufficiente prendere tempo, stupire la loro avversaria colpendola là dove era più forte. Sperò che lo fosse.



Liberali. Distruggi”.



Lo sussurrò, perché non sarebbe servito urlare. Non se improvvisamente la serva della strega si fosse rivoltata contro la padrona. Non se avesse mollato la presa per attaccare lei, Ainwen, la sciocca mortale che aveva pensato di sfidare una strega.
Stai a vedere.
Sulle sue labbra si disegnò un sorriso stanco, che cercò di apparire minaccioso. Nonostante tutte le probabilità fossero contro di lei, desiderò che tutto andasse per il meglio.
Non impari mai.
Guardò verso Shakan, quasi implorandolo, sperando che neanche lui avesse imparato ad arrendersi. Aveva ancora qualche frase da spendere prima che qualcuno scrivesse la parola fine a quell'avventura.



Perchance to Dream

Cs. 4.[Astuzia] 1.[Intuito]*
*Proviene da un Occhio
B.[4%] M.[8%] A.[16%] C.[32%]

Energia. 100% - (Mediox1) - (Altox2) - (Altox1) - (Mediox1) - (Altox1) - (Mediox1) + 40% - (Criticox1)= 20%
Fisico. Illesa ma affaticata (grazie al Medio recuperato)
Mente. Danno Basso + Alto

Armi. Coltello



.Passive.


Stratega. Capacità di riconoscere le illusioni di cui è vittima, difesa psionica passiva e immunità al dolore psionico
Bambola. Visione attraverso gli occhi della bambola e auspex delle anime; possibilità di cambiare l'aspetto esteriore della bambola ad ogni giocata
Collana elfica. Possibilità di utilizzare la bambola in combattimento [la bambola gode di 3 CS]
Passiva razziale umana. Non sviene al di sotto dell 10% delle energie*


.Attive.


Ipnosi:
La tecnica ha natura psionica. Il caster emana un'onda mentale di potenza critica per colpire le evocazioni avversarie. Se non opportunamente difese, queste passeranno sotto il controllo del mentalista che verrà riconosciuto come loro padrone. Tramite questa tecnica sarà possibile controllare un'evocazione di potenza Alta per due turni, o una di potenza Critica per un turno. Le creature controllate potranno essere utilizzate solamente a scopo offensivo, e al termine del controllo torneranno a servire il loro padrone originale.
Consumo di energia: Critico

.Riassunto.



Ainwen si risveglia dall'incubo di cui era stata vittima giusto in tempo per udire Shakan che invita lei e Aang a seguirlo. Nonostante sia ancora indebolita, si accoda a loro fino a che non raggiungono il tempio. Lei ovviamente non conosce la strega nè il passato del clan (se non per quello che ha visto nella visione di Kermis con cui ha perso la vista), ma è molto interessata al discorso di Aan perchè si basa sulle stesse premesse del suo piano (quello su cui si basa Enchanted Recall). Quasi contemporaneamente al ragazzo decide di agire, non potendo accettare che Ecatherine uccida Shakan, l'unico individuo a cui abbia deciso di potersi confidare.
Scaglia quindi Ipnosi, per prendere il controllo di una delle due evocazioni (possibilmente quella che sta strangolando Shakan)e indurla a lasciar andare la propria vittima ed attaccare la compagna, quella che sta strangolando Kreisler. La speranza è di liberare i due e poi avere la meglio anche sulla strega.

.Altro.



Mi sento di poter dire: E C A T H E R I N E *_________* la abbraccio-coccolerei *_*/

 
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view post Posted on 19/4/2014, 06:24
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Aper army
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Ձմեռը ~ Winterreise ف Täuschung ف parte II ~ Խսուտ
~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~O~~~
Յ ~ Capitolo VII: Inganno ~ Յ

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Atto I

(Vahram [pensato, lingua aramana], Ecatherine, Nenad.)

~~O~~O~~O~~

Il racconto continua da questo capitolo.

Dagli occhi smorti e patiti della strega, nonostante la forzata maschera di caparbia gravità che li ammantava, trapelavano le incertezze e le paure di una sovrana sconfitta. Sospesa in precario equilibrio sopra un sottile filo di seta rossa, tentennava incerta verso quale capo andare. Sarebbe caduta presto da lassù. Gravata dalle responsabilità, dai dubbi e dai fallimenti, avrebbe sfogato il suo scoramento nel peggior modo in cui poteva reagire: autodistruggendosi.

Eppure quegli occhi da leonessa in trappola erano ancora in grado di inchiodare dall’alto dello scranno l’anima di Vahram, benché non lo avessero degnato ancora di un singolo sguardo. Mentre Kreisler tentava di ricondurre la Matriarca alla ragione che con tanta cecità essa rifiutava, il guerriero aramano restava silente, rendendosi conto man mano a quale azzardo era andato incontro.

Odiava a morte quella sua dannata fobia, quel difetto increscioso e compromettente. Continuava a domandarsi perché Kreisler aveva scelto proprio lui. Dall’esterno riecheggiavano ancora il rombo d’armi, le grida e i lamenti dei soldati. La guerra: uccidere, sfondare, infiltrarsi, uccidere, aggirare, distruggere e poi uccidere e ancora uccidere; quello era il suo mondo, e avrebbe preferito tornare volentieri là fuori, piuttosto che trovarsi di fronte a quella donna.

Non lo avrebbe mai ammesso, ma aveva paura. Paura di trovarsi davanti un’altra Zaide. Un’altra strega, per giunta; che bizzarra coincidenza.

Credeva che la schiavitù gli avesse estirpato la paura insieme a tutti i suoi sentimenti, ma i Guardiani a quanto pareva avevano la tediosa capacità di fargli vomitare ogni volta l’anima, in particolar modo se si trattavano di femmine.

Ma in quel momento critico, stavolta non era solo.

Tre figure emersero da una scala in un cantone defilato e accorsero in aiuto dei due guerrieri. Riconobbe in testa Shakan, insieme ad altri due individui che non aveva mai visto prima: un ragazzino tatuato dalla testa rasata vestito in un modo decisamente fuori dal comune e una fanciulla alta e diafana, i suoi capelli erano bianchi come la neve e vitrei i suoi occhi.

I due condottieri insieme tentarono e tentarono ancora di convincere la regina immortale, ma essa non li ascoltava, non voleva ascoltare. Povera folle...

«Non crederò ad una sola parola. Non crederò a qualunque verità poniate a fondamento delle vostre azioni. Quando ero al Maniero, tradire l'onore del Re, ipotizzando la sua morte, era un peccato molto grave... E sarete puniti come meritate.»


Pronunciate queste ultime sentenze, Ecatherine prese a destreggiarsi in una leggiadra ed esoterica danza, invocando con la sua sapienza magistrale di strega centenaria un potente incantesimo. Due ombre funeree si manifestarono intorno alla ragazza. Avevano il volto e l’espressione della loro padrona, come se essa desiderasse discriminare e rifiutare ella stessa l’azione che doveva, ma non avrebbe mai voluto compiere, delegando fredde marionette di sé stessa in sua vece. I due spettri fluttuarono svelti come serpenti nell’aria, puntando verso i due condannati. Strinsero i loro artigli attorno ai colli di Kreisler e Shakan, strangolandoli e sollevandoli da terra con forza possente.

Il piccolo monaco e la strana maga pallida non tardarono a reagire, intuendo anch’essi quale terribile incomprensione si stava consumando in quella reggia. Lanciavano incantesimi, cercavano disperatamente il dialogo.

Una nebbiolina fatata ricoprì come un velo di seta candida il pavimento della sala.

Vahram ancora non era mosso dalla sua posizione, in guardia, pronto a difendersi. Non lo sapeva dire per certo, ma qualcosa gli fece intendere che tutte le persone in quella stanza fossero legate in un modo o nell’altro al Clan Toryu, al Bianco Maniero. Ognuno di loro pareva conoscere molto meglio di lui cosa fosse accaduto davvero nel passato travagliato di Lithien. Sapevano cosa dire, sapevano cosa fare. Sapevano cosa bisognava fare. Ma un mamūluk del Goryo...? Quella battaglia aveva annientato in lui ogni traccia di umanità arduamente guadagnata nei suoi anni di libertà. Giorni e giorni a sperimentare il calore dei sentimenti umani.

Era tornato ad essere uno schiavo guerriero. Un mostro assassino.

Loro avevano prestato un giuramento; il guerriero aramano invece di giuramenti non ne aveva pronunciato mai nessuno di propria iniziativa, ma voti su voti di obbedienza assoluta glieli avevano cacciati a forza tra le gengive sanguinanti con pinze roventi. Il suo destino era marchiato a fuoco sulla sua pelle, indelebile per il resto della sua vita.

In quel frangente nessuno gli aveva dato spiegazioni, nessuno gli aveva dato ordini. Aveva afferrato al volo – più o meno – le stupide ragioni di Ecatherine e le vane preghiere ed esortazioni di Kreisler e Shakan, ma nella sua fredda sterilità non riusciva a dargli peso.

In mezzo a quel grembo di buffi candidi, fluttuanti e turbinanti, la sua paura sbollì, sostituita presto dalla rabbia e dalla frustrazione.

Si sentiva inutile, come se il suo apporto non fosse realmente necessario. Quegli uomini straordinari avrebbero potuto cavarsela anche da soli. Per quale motivo avrebbero accolto un misero sicario prezzolato del Goryo come lui per assisterli in quella delicata missione?

«Che il Toryu si lavi in casa i propri panni sporchi...» Sentì il bisogno di sfogarsi.

Solamente il suo onore marziale e il suo aduso all’obbedienza lo dissuadevano dal girare i tacchi e andarsene.

Fu allora che lo vide. Un piccolo petalo rosa, di certo uno se suoi, si era adagiato tra le pieghe del suo vestito. Doveva essere finito lì quando aveva attaccato gli orrori volanti con il suo Funerale celeste. Nulla di speciale, ma non appena apparve quella piccola nota di colore in tutto quel grigiore, un senso di colpa si fece strada nei suoi pensieri più reconditi.

Cosa avrebbe detto suo fratello se lo avesse visto in quello stato?

«Tu sei diverso.» Era solito dirgli. «Non rispetti gli schemi, non obbedisci ai superiori, non temi nulla e fai sempre di testa tua. So che è strano a dirsi, ma secondo me è per questo che riesci sempre a fare qualcosa di più. Qualcosa a cui nessuno avrebbe mai pensato.»


Quelle parole gli baluginarono in testa per pochi attimi. Rimase immobile, come estatico. Improvvisamente si rese conto di possedere anche lui qualche asso nella manica.

Non poteva intaccare la reputazione di Al Patchouli, la Volpe degli Altopiani. Se una soluzione c’era, sempre si trovava.

Gli bastò concentrarsi intensamente per un istante e una danzante nuvola di petali variopinti fuoriuscì dalle giberne attaccate alle sue cinghie, iniziando a vorticare intorno a lui.

«Io non so cosa ti frena, ragazza. Solo tu puoi rendere conto a te stessa.» Pensò, come parlandole silenziosamente, guardandola negli occhi con ritrovato ardimento. «Forse non te ne rendi conto... ma avevi già perso prima ancora che l’armata del Sud giungesse alle mura di Lithien. Ora sei senza padrone, esattamente come me. Vuoi ucciderci? Fai pure, ma non è distruggendo quel poco che ti rimane in questo mondo che risolverai il problema. Povera stolta, e dire che hai così tanto da guadagnare...»

Con un solenne gesto della mano, diresse il turbine cangiante verso Ecatherine. In quel nembo paradisiaco ogni persona scorgeva qualcosa di diverso; Vahram sperò che la regina potesse rivedere la propria lunga vita, riflettere sui rimpianti che si era lasciata alla spalle, affrontare ciò che in quel momento la rendeva cieca. Vedere ciò che avrebbe scorto prima di lasciare per sempre questo mondo, e comprendere quanto di più prezioso gli sarebbe venuto a mancare.

Al Patchouli si rizzò. Rapido si sistemò la sciarpa nera nuovamente sulla bocca e si raddrizzò il colbacco e il cappuccio lordi di sangue, come se ci tenesse a non fare una brutta impressione anche in mezzo a quell’inferno.

Senza perdere altro tempo, con un possente scatto si lanciò alla carica verso il fantasma che immobilizzava il suo generale, Kreisler. Con la lancia abbassata, pronta a colpire come la coda di uno scorpione, individuò un paio di punti in mezzo al petto dello spettro dove affondare la lama. Non era la prima volta che aveva a che fare con i non morti e creature simili.

Il Re che non perde mai era ormai storia passata.

Ecatherine era libera.

Vahram desiderò che almeno lei fosse in grado di ritrovare ciò che il suo destino di mamūluk aveva cancellato per sempre dalla sua vita.

La speranza.





Personaggio
Vahram Nenad Akrtchyan ~ Al Patchouli

En./Per.: V/E

Cs: 2 Astuzia

Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%

Corpo: (Danno Medio+Basso) Danni da caduta distribuiti su tutto il corpo (Basso), ustione sulla guancia sin. (Bassa), ustione sulla schiena (Basso), danno Medio (curato).
Mente: (Danno Alto+Basso) Danni alla mente (Alti+Bassi).
Energia: 40+40-5-10= 65%

Raffi: Corpo (Danno Basso): Danni da caduta alla coscia sin. (Basso).


Armi:
Yen Kaytsak: in mano.
Arco: infoderato.
Spada: infoderata.

[size=5]Munizioni
Faretra: 9



Abilità Passive
[Mamūluk ~ Abilità razziale Umana (Controllo energetico)] Gli uomini sono famosi per non possedere né una gran forza né un'eccellente velocità, quindi la maggior parte di loro hanno puntato tutto sulla magia, l'unica branca a loro disposizione. Grandi maghi e stregoni, il loro corpo porta una dote innata a favore di queste arti, come se fosse stato forgiato apposta. Raggiunto il 10% delle energie infatti, un uomo non sverrà, come invece potrebbe succedere a qualsiasi altro membro di un'altra razza. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

[ Disilluso ~ Passiva di talento Stratega (Capacità di discernere le illusioni)] La sua integrità mentale e il suo inumano addestramento lo resero congeniale ad affrontare senza timore anche la magia o le malie psioniche. Per questo motivo, nel caso in cui si trovasse innanzi ad una illusione, sarebbe sempre in grado di discernerla come tale, pur non dissolvendola né distruggendola.

[ Imperturbabile ~ Passiva di talento Stratega (Difesa psionica Passiva)] Addirittura, esistono alcuni nemici talmente potenti da poter manipolare la mente di chi sta loro intorno senza neppure doversi impegnare per farlo: è un processo naturale, che avviene spontaneamente con la semplice vicinanza e si diffonde come un'aura passiva tutt'intorno a loro. Ma simili poteri non influenzano Vahram: si rivelano inutili dinanzi alla sua sterilità emotiva e la sua totale estinzione della percezione della paura.


Tecniche attive utilizzate
[[2/10] Funerale celeste (Tecnica personale offensiva di natura psionica) ~ Consumo Variabile Basso+autodanno Basso (50% autodanno alla Mente, 50% Energia - potenza minima: Media)]
~ Talis Mahkanats’u Mnum e Yerkink, aper...
Questa tecnica offensiva ha natura psionica e prende di mira un bersaglio singolo. Al momento del lancio, il consumo è suddiviso 50%-50% tra Energia e autodanno alla Mente.
Un turbine di petali variopinti si manifesta intorno ad Al Patchouli. Petali scelti appositamente, di fiori sacri con cui gli Aramani circondavano i defunti. Ad ammirarlo pare talmente meraviglioso da sembrare uno spirito della primavera immerso in una mulinante danza, ma appena il ciclone di petali e fiori avvolge uno sventurato bersaglio l’incanto si trasforma in orrore. Ciò che fa muovere i petali è infatti una gigantesca nuvola di polvere mentale aggregata a salvia negromante: una terrificante droga allucinogena.
Le visioni provocate da questa pianta sono a dir poco sconvolgenti: la vittima sperimenta il trapasso, l'abbandono dell'esistenza terrena. Il corpo sembra separarsi dalla coscienza, i sensi esulano dalla realtà; chi assume questa droga è obbligato a guardare sgomento ciò che vedrebbe se fosse a un passo dalla morte.
Chiunque abbia sperimentato i suoi effetti racconta di allucinazioni traumatiche: alcuni dicono di aver provato l’illusione di trasformarsi in un oggetto, una pianta o un animale, di essere un’altra persona, di guardare se stessi dall’esterno, di trovarsi in più posti contemporaneamente o di venir ghermiti da mostri o da entità oscure; altri invece testimoniano di aver rivissuto momenti del passato – soprattutto dell’infanzia – o addirittura di aver scorto fumose visioni di tempi lontani, dell’antichità o del futuro.


[ Colpo menomante (Pergamena Ladro. Attacco furtivo) ~ Consumo Medio]
~ Qui, qui, qui e anche qui ti asicuro fa molto male, aper.
La tecnica ha natura fisica.
Vahram compie un unico, rapido movimento per affondare la propria mano, un proprio dito o una propria arma da mischia nel corpo del nemico, nel tentativo di provocargli una ferita molto profonda, ma estremamente localizzata alla zona colpita. A seconda della personalizzazione è possibile utilizzare qualsiasi parte del corpo e qualsiasi arma, purché queste ultime siano da mischia. La tecnica ha potenza Media e provoca un danno Medio; la sua efficacia si basa sulla rapidità con la quale viene eseguita il gesto, tramite la quale è possibile penetrare più o meno in profondità.


Tabella riassuntiva
Sunto: Scusate il ritardo. :look:
Dunque, appena uscito dalla furiosa battaglia in cui si sentiva a proprio agio, essendo uno schiavo guerriero, una macchina da guerra senza sentimenti, si ritrova abbastanza spaesato in una situazione che lo vede totalmente straniato e paralizzato dalla sua fobia.

Appena arrivano Shakan, Aang e Ainwen, in mezzo alla nebbiolina di Velo dell'Anima, riesce a riprendersi e a parte all'attacco. Innanzitutto casta Funerale celeste a potenza Media (consumo Basso+autodanno Basso alla mente) su Ecatherine nel tentativo di farla riflettere sulla sua vita e sui suoi rimpianti più intimi, attraverso la visione di ciò che vedrebbe in punto di morte e di farle ritrovare una nuova speranza, persuadendola a unirsi alla causa.

Poi mi lancio in carica con la lancia contro lo spetto che sta strangolando Kreisler attaccandolo con Colpo menomante (Medio) e un attacco fisico, tentando di ucciderla/farle mollare la presa. Entrambi gli attacchi sono mirati al centro del petto.

PS: secondo quanto avete concordato, mi sono ristorato un 40% di energie e un Medio al fisico.
 
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view post Posted on 19/4/2014, 11:04
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Quant'è che non sentiva le campane del Bianco Maniero?
Quant'è che non si lasciava andare al suono cadenzato dei rintocchi dei pallidi campanili della cuore del Toryu, cui per tanti anni si era abituata a prestar orecchio? Aveva ormai dimenticato il tempo trascorso ad udirli; le mattine passare a rinfrancarsi delle miriadi di sfumature che quelle sonore sonate potevano provocare sui vetri freddi delle grandi finestre, o finanche sulle mura solide di indomito marmo. Risuonavano come fossero vive: elemento immutato e proprio dell'insieme in cui si stringeva l'intero complesso fortificato. In cuor suo le considerava la voce del Maniero, come l'ugola propria che una creatura viva come il Leviatano doveva possedere.
E le aveva imparate a conoscere e distinguere, a seconda delle variazioni che il calendario, l'uso o l'occasione imponevano loro. Rintocchi rapidi e festosi nei giorni di celebrazione, in cui si ricorreva la memoria di un qualche evento gioioso ed il Re si dilettava al concedere ristoro ai suoi sudditi. Rintocchi più lenti, ma armonizzati da una melodia imponente, cui ricorrevano in occasione di matrimoni o giuramenti solenni prestati dinanzi agli occhi gelidi del sovrano Toryu, che armonizzava dinanzi a se le coscienze dei propri fedeli come un pastore che plasma la forma del proprio gregge.
Più spesso, però, troppo più spesso, aveva imparato ad udire il suono lento e turbato delle campane che suonavano a morto.

Quando i rintocchi si staccavano di diversi secondi, rimarcando nell'aria con un unico colpo secco che rimbombava fino oltre i monti, allora il significato sembrava chiaro a tutti. Finanche a lei.
Erano le campane che scandivano il suono di un funerale e, solitamente, ne scandivano tanti, tutti insieme. Centinaia di funerali che rappresentavano l'esito di una battaglia; ogni conquista era segnata da tanti funerali, come se Rainier volesse ricordare a tutti che ogni lembo di terreno difeso, conquistato o strappato dagli artigli del nemico, era costato sangue, vita e memoria di uomini che si erano votati a lui od alla sua causa.
Ed erano tanto imponenti quei suoni, che ciascuno di essi provocava nel suo cuore un tuffo di orgoglio. Ciascuno di quei rintocchi era una lacrima che si trasformava in un pezzo di cuore, scendendo lungo il viso, fino al collo e nel centro del proprio costato, all'altezza del suo seno. Entrava in lei e lei diveniva madre e genitrice di quella speranza che si era votata alla terra, come se le memorie dei soldati defunti divenissero parte delle sue e le ricordassero l'importanza del suo giuramento. L'importanza di portarlo avanti e di non tradirlo mai.
Quei rintocchi erano tanto imponenti da superare le montagne, caricarsi al galoppo del vento e riempire tutte le valli circostanti.
Fino ad arrivare a Lithien, ove per anni aveva continuato ad udirli ed a piangere per loro.
A stringersi al suo Regno in quell'unico, tenue, legame.

Fintanto che li udiva ancora, infatti, sapeva che il Regno era vivo. Che molti morivano in nome suo e per le sue conquiste.
Ora, però, realizzava finalmente. Trascinata da petali di rosa che volavano nel vento, memorie fugaci che gli ritornavano alla mente e parole trascinate da passione tanto sentita da non poter essere finta - finalmente, ricordava. O meglio, capiva.
Quanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva sentito uno di quei rintocchi?

Mesi? Anni?
Quanto?

« Dove siete mie campane? » disse Ecatherine, parlando tra se e se.
« Dove sono finiti i miei rintocchi e le virtù che tramandavano? »

Si perse in un momento di sconforto, argomentando a se stessa la bugia più plausibile per giustificare tanta evidente perdita.
Nel mentre, i due fantasmi allentarono di poco la presa ed i tre guerrieri ebbero modo di aver la meglio. Il fantasma che stringeva Shakan si stranì, come risvegliatosi da un brutto sogno. Lasciò con violenza la stretta sul collo del fantasma, lasciandolo rovinare sul pavimento freddo. Poi, si voltò verso l'altro spettro - quello che reggeva Kreisler - e non esitò nemmeno un attimo. Levò quegli stessi artigli sul suo petto, nell'attimo esatto in cui Varham si adagiava silente in direzione del suo petto. Infine, si incrociarono i colpi, lambendo le carni eteree dell'essere da entrambi i lati. Ma non servì nemmeno un singolo affondo, perché non appena lo toccarono, lo spettro sparì, lasciando il guerriero ricadere anch'egli sul pavimento, stremato.

« Quindi, è così vero quello che dici che nemmeno le campane del Bianco Maniero risuonano più? »
Ecatherine chiuse gli occhi, quasi sforzandosi di udirne il suono. Eppure, rimase silente, come il resto della stanza: frapposta in un silenzio atavico riempito solo dai lontani rumori di guerra, delle urla strozzate e delle grida inumane degli infetti. Quelli erano gli unici rumori che udiva da molto tempo, come se non esistesse nient'altro. Nessun vento le portava più rintocchi lontani, notizie di altri Regni o qualunque elemento che le potesse far credere che ci fosse qualcos'altro oltre quelle mura.
Niente di niente. Nessun suono di casa, nessun pensiero o libertà che le fosse concessa di volar via da quella prigione.
Il Bianco Maniero non esisteva più; non c'erano più canzoni, storie o anime che morissero, suonassero o cantassero per esso. Non c'erano più storie del Re che non perde mai, se non fossero quelle che lei conosceva bene, perché aveva contribuito a scriverle. Non c'erano più vittoriose guerre, martiri o racconti che indugiassero sulle conquiste del Clan Toryu.
Non c'era nemmeno più il Clan Toryu. Non c'era più niente.
Ed il Leviatano, ora, era soltanto un mito del passato.

Questo era quello che capiva.
Questo era quello che, in fondo, aveva sempre saputo. Perché Ecatherine la strega poteva essere rimasta chiusa troppo a lungo in quel Tempio fatto di mura ed urla, ma non aveva totalmente perso il senno. Aveva compreso che qualcosa fosse cambiato, come se un nulla avesse rimpiazzato il tutto di cui un tempo faceva parte. Eppure, ammetterlo a se stessa non era facile e non lo sarebbe stato mai, benché meno se perpetrato tramite la voce di due uomini che avevano giurato dinanzi a lei che quel Regno non l'avrebbero fatto mai cadere. Uno che aveva amato; ed uno che imparava ad odiare.
Alla fine, era anche colpa loro.

« Non esiste più niente » ammise alla fine, in lacrime.
« Qualunque cosa sia accaduta, non sento i rintocchi, non odo più i cantori, né il vento che porta il profumo dei fiori della mia terra »
lasciò che una mano passasse sulle sue labbra, raggrumando il livore per quanto compreso, nonché lo sconforto « qualunque cosa sia accaduta, la terra è cambiata profondamente da quando io la calcavo »
« E tutto questo è solo colpa tua » disse infine, indicando Shakan.

Qualunque cosa fosse accaduta, infatti, lo spettro aveva ammesso di averlo ucciso lui Rainier. Un punto fermo, indelebile: aver posto fine alla vita del Re, strozzando qualunque tradizione di cui fosse fonte. Portandola lontano da lei, lontano dal mondo e regalando alla storia un vuoto nulla che non sarebbe stato rimpiazzato mai. Né per lei, né per nessuno.
« Come hai potuto, fantasma? » disse lei ancora, rivolta a Shakan « come hai potuto fare questo al nostro Re? »
Il Fantasma la fissò. Si teneva il collo con le mani, ancora dolente dalla stretta dello spettro su di esso. Si rialzò a fatica, fissando Kreisler che, poco lontano, prendeva coscienza di se stesso altrettanto lentamente.
« Ascoltami Ecatherine » disse Shakan, con voce appena tremula « i-io sono stato costretto; ti ripeto che mai avrei- »

inganno4

« Taci » tagliò corto la strega, fissandolo con sguardo ricolmo d'ira.
« Ho detto taciiiii!!!!!!! »

L'ultima parola fu scandita con un urlo. Un urlo tanto forte che proruppe nella stanza come una grossa esplosione.
Dalla strega si propagò un'onda d'urto tanto potente da scagliare lontano Shakan e Kreisler, investendo anche gli altri guerrieri. Finanche le finestre ai lati della sala si ruppero per l'impatto con le parole urlate da Ecatherine, e le poche statue rimaste a coronare l'imponenza della sala, tremarono vistosamente, fino a sgretolarsi in alcuni punti.
« Non ho interesse a sentire le tue scuse » proseguì la Strega, ormai pregna di rabbia « qualunque verità tu voglia oppormi ancora è irrilevante dinanzi alla coscienza del tuo gesto »
« hai posto fine alla tradizione, alla realtà ed all'ordine garantito dal Bianco Maniero »

Fece pochi passi in direzione del fantasma. Poi, due mani illusorie apparvero nuovamente in direzione del collo di Shakan e questo si sollevò da terra, come fosse retto da una forza misteriosa.
Prese a divincolarsi, evidentemente strozzato e privo della possibilità di parlare liberamente. Allo stesso modo, tre pezzi di vetro di una finestra rotta poco lontano, si levarono nell'aria, fluttuando fino al collo dello spettro. Punte aguzze di vetro che minacciavano, come lame affilate, la vita di Shakan.
« Qualunque cosa sia successa, non ti perdonerò »

Kreisler, poco lontano, sbalzato contro un muro, batté il capo e scivolò lungo la colonna. Sopraffatto dalla fatica e dalle ferite, non poté far altro che scorgere la scena e balbettare poche parole in direzione dell'amata. Non farlo; fermati o qualcosa di simile. Lacrime amare scivolarono anche dai suoi occhi, mentre volgeva lo sguardo verso i tre guerrieri, implorando l'unica sua pretesa, prima di perdere i sensi: « Non uccidetela, ve ne prego »

Ecatherine non si avvedette nemmeno della condizione del suo amato.
Aveva occhi ricolmi di sangue e pregni di follia per l'unico che considerava colpevole di tutto. L'unico su cui scaricare la frustrazione, per il solo bisogno di vendicare sulla pelle di un capro espiatorio tutta la rabbia di cui il destino l'aveva caricata. Che fosse Shakan, che fosse nel giusto, alla fine poco importava. Doveva solo vendicarsi. Non importava di chi.
« Morirai, per tutto questo » disse la strega, mentre i pezzi di vetro si appoggiavano sul collo del fantasma, fino a farlo sanguinare poco.
« Perché hai paura di essere libera, Ecatherine? » disse solo Shakan, chiudendo l'unico occhio rimastogli, in attesa della morte.



littleqmpointwinterreisLe vostre azioni hanno successo.
Il fantasma che teneva Kreisler viene distrutto dall'intervento di Varham e dall'attacco dell'altro fantasma, controllato da Ainwen. Echaterine, invece, smossa dalle psioniche di Varham e di Aang, si ricrede. Alla fine aveva capito da sola che il Bianco Maniero non esisteva più, ma aveva bisogno che qualcuno le facesse prendere coscienza della cosa.
Purtroppo, però, capirlo è una cosa, accettarlo è un'altra. La notizia la fa "impazzire" quasi e decide che qualcuno dovrà pagare per il suo dolore; manco a dirlo, questa persona è Shakan.
La donna, quindi, vi lancia contro un attacco magico ad area di potenza Critica, che fa danno Alto a testa e vi sbalza via. Poi prende Shakan con la telecinesi e comanda tre pezzi di vetro che si vanno a conficcare nel suo collo. I pezzi di vetro toccano già il collo di Shakan ed hanno iniziato già a ferirlo (seppur lievemente).

Voi dovrete sostanzialmente salvare Shakan, ottemperando all'ultima richiesta di Kreisler (che è rimasto tramortito per il colpo, oltre che per la fatica della guerra), il quale vi ha chiesto di "non uccidere Ecatherine". Il punto è che avete soltanto un attimo per agire e, quindi, ciò si traduce nel fatto che potrete usare soltanto uno slot tecnica a testa. Però siete in tre, quindi ne disponete di tre totali. Organizzatevi su come gestire la cosa. La tecnica che Ecatherine vi lancia contro è una tecnica magica, non psionica: è un'onda sonora.

Tempi: Fino giovedì 24, ore 23.59. Salvo emergenze, non concederò proroghe per quest'ultimo turno. Entro quella data la quest deve concludersi. Questo, infatti, è l'ultimo giro. Vi ricordo che il migliore accederà direttamente all'ultima quest del ciclo. Domande e dubbi, dove sapete.
 
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view post Posted on 23/4/2014, 23:25
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Like a paper airplane


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Ce l’aveva fatta. Sentiva scorrerle nel sangue il nuovo potere, sentiva respirare insieme a lei la creatura demoniaca di cui si era impossessata. Quel furto le dava una sensazione di ebbrezza, l’illusione di poter cambiare finalmente le cose. Ma durò poco, il tempo necessario alla strega per rendersi conto di come stessero veramente le cose. Ancora una volta, Ainwen la comprese: anche lei aveva sperato per tanto tempo, pur sapendo di non averne motivo. Aveva desiderato, creduto fino alla fine, conservando le forze per non appigliarsi alla verità. E alla fine aveva scoperto quanto fosse inutile. Perché il prezzo prima o poi doveva essere pagato, il prezzo della fedeltà o del tradimento, il prezzo della fuga o della perseveranza.
Lei, l’Oracolo, lo sapeva bene. E le parole di quella donna, di quell’anima che pareva risplendere al di fuori dal tempo, glielo ribadivano con durezza. Storse la bocca, mentre la guardava con odio e disperazione. Rappresentava quello che lei sarebbe potuta diventare se non avesse portato a termine la propria missione, rappresentava il destino ingiusto di quelle della sua razza. Delle sciocche e delle idealiste. E lei sapeva che niente avrebbe potuto riportarla indietro, nessuna cima ad impedirle di affogare nella propria disperazione.
Ugualmente non si aspettava tutta quell’ira. La colpì al petto come un pugno, all’improvviso, mozzandole il fiato e lanciandola indietro. Fin troppo facile con una come lei. I piedi si sollevarono da terra con un gesto elegante, il suo corpo si incurvò nell’aria come se stesse per fare una capriola. Ma quando atterrò non vi fu grazia, non danza, solamente polvere e dolore, un pulsare sordo all’altezza della schiena. La bambola, che le era scivolata dalle dita, scivolò a terra poco distante. Un suono di porcellana infranta e una piccola mano rotolò ai piedi di Shakan. Ma né lui né Ainwen la videro.
Per la ragazza esisteva soltanto lui, il suo corpo martoriato dal vetro, visto da un’angolazione impietosa. La testa della bambola, ovunque fosse, doveva essere rivolta verso l’alto, a fissare con indifferenza il suo collo, le lame che lo trafiggevano con lentezza esasperante. Dalla propria posizione, distesa senza fiato sul pavimento, Ainwen sentì il cuore tornare a batterle all’impazzata. Cercò di rialzarsi, mentre tutto attorno a lei esplodevano sacche di dolore. Non avrebbe mai fatto in tempo a correre fino a lui, a strappare quel vetro a mani nude. Forse non sarebbe nemmeno stata forte abbastanza.
Tese un braccio tremante, il dito teso in un gesto imperativo. Perché lei aveva ancora potere su quella serva degli inferi, rimasta immobile a mezz’aria come un burattino a cui fossero stati tagliati i fili. E quella era una guerra senza quartiere, senza buon gusto o morale. Qualsiasi gesto necessario a porre fine a quel massacro disperato, lei lo avrebbe compiuto.
Si puntellò su un ginocchio, riuscendo finalmente ad alzarsi in piedi. Del sangue le scivolava sulla guancia, rendendo il suo volto ancora più alieno e grottesco. Fece qualche passo, pochi, giusto quelli sufficienti a fronteggiare Ecatherine librata nell’aria. Levò il viso verso di lei, verso il punto in cui la sua anima cercava di espandersi verso l’esterno e avvinghiarsi a quella delle sue vittime.
Non uccidetela.
Che sciocchezza. Sentiva la disperazione stringerle la gola. Non sarebbe stata in grado di ucciderla nemmeno se avesse voluto, perché lei conosceva la determinazione di chi è reso folle dall’angoscia. Lei sapeva cosa volesse dire non avere via di scampo. Cosa volesse dire essere prigionieri della gabbia che ci si è costruiti da soli.



Hai ragione a desiderare vendetta, Strega, perché nessun dio farà giustizia per te”.



La sua voce risuonò stridula nel silenzio. Sperò che l’altra la ascoltasse almeno per un istante, anche se non nutriva alcuna speranza in proposito. Non avrebbe mai capito. Nemmeno lei, ai tempi, lo avrebbe fatto. Le bastava distrarla per qualche istante, farle perdere la concentrazione. Levò gli occhi a lei, sebbene non potesse vederla, sebbene continuasse a guardare quelle punte di vetro penetrare dentro Shakan. Il suo sangue, ammiccante, scorreva a tempo con un orologio invisibile.



Ma riuscirà la sua morte a lavare il tuo fallimento?
Sorrise, cercando di simulare sicurezza.
Quel suo sorriso velenoso, da squalo.
O forse è la morte di un altro quella che sogni, la morte di uno che non potresti mai nemmeno sperare di sfiorare?



Non hai cercato per anni la morte di colui che ti teneva schiava? Glielo chiese sollevando un sopracciglio. Perché lei sapeva cosa volesse dire desiderare di cambiare le cose, sentire sulle labbra il sapore della libertà. E poi ottenerla e scoprire quanto potesse essere terribile. Sperava che anche l’altra se ne ricordasse, ma non per riportarla indietro. Una come lei non conosceva la pietà nemmeno per i propri simili, non per quelli che le intralciavano la strada. Non in quel momento, in cui per colpa della strega nuovo dolore la costringeva a tenersi un fianco con la mano.
Schioccò le dita, sperando che lei sentisse il canto del passato, le voci di coloro che aveva odiato e di colui che aveva temuto. Dell’uomo che non avrebbe mai creduto morto per davvero, perché altrimenti avrebbe dovuto fare i conti con la propria solitudine. Con la consapevolezza di essere rimasta da sola per l’eternità.
Non si accorse di piangere, per lei e per se stessa. Mentre la nebbia scendeva, densa come un sudario bianco, non si accorse di come l’ansia si stesse trasformando in una sofferenza più tiepida. Perché aveva lanciato un incanto sull’altra ma le pareva quasi di sentirlo lei stessa. Di sentire la voce di sua madre pregarla di tornare a casa, dirle che si era sbagliata su tutto, chiamarla figlia prediletta. Quella nebbia non era più nebbia ma era la neve gelida del suo regno, che le scivolava sulle guance e sulle spalle, perché era tornata a casa. E quella città candida, con tutte le sue morti, con l’Oracolo Ainwen e il suo odio e i suoi progetti maledetti, una volta che fosse tornata a vedere, non sarebbero esistiti più.
Cadde in ginocchio. Strinse i pugni.



Shakan



Perché lei non era più capace di illudersi, di divenire folle e dimenticare tutto. Stese una mano nel biancore, sperando che lui fosse ancora vivo.




Perchance to Dream

Cs. 4.[Astuzia] 1.[Intuito]* + 1.[Resistenza]**
*Proviene da un Occhio
**Dalla tecnica di Aang
B.[4%] M.[8%] A.[16%] C.[32%]

Energia. 100% - (Mediox1) - (Altox2) - (Altox1) - (Mediox1) - (Altox1) - (Mediox1) + 40% - (Criticox1) - (Bassox1)= 16%
Fisico.Alto distribuito tra la schiena e il fianco
Mente. Danno Basso + Alto

Armi. Coltello



.Passive.


Stratega. Capacità di riconoscere le illusioni di cui è vittima, difesa psionica passiva e immunità al dolore psionico
Bambola. Visione attraverso gli occhi della bambola e auspex delle anime; possibilità di cambiare l'aspetto esteriore della bambola ad ogni giocata
Collana elfica. Possibilità di utilizzare la bambola in combattimento [la bambola gode di 3 CS]
Passiva razziale umana. Non sviene al di sotto dell 10% delle energie*


.Attive.


Eco:
La tecnica ha natura psionica. In seguito ad un'onda mentale emanata dal caster, il bersaglio sarà colpito da un danno basso da confusione, e un'afflizione mentale passiva che gli farà credere di udire voci lontane, ripetute ed incessanti, che lo porteranno inevitabilmente a distrarsi. Il danno sarà istantaneo, mentre le voci rimarranno nella mente avversaria per due turni.
Consumo di energia: Basso

.Riassunto.



Sfrutto l'evocazione ancora in mio possesso (che ha guadagnato una CS grazie ad Aang) e le ordino di cercare di distruggere i vetri che stanno ferendo Shakan. In teoria dovrebbe provare ad allontanarli ed infrangerli. Nel frattempo Ainwen cerca di distrarre Ecatherine parlandole e castando la tecnica Eco (la speranza di Ainwen è che la donna senta le voci del proprio passato, compresa magari quella di Ray). Per quanto siano affini, infatti, la ragazza non può lasciare che la strega le impedisca di parlare con Shakan.
A questo punto anticipo nel mio post la tecnica di Paracco, perchè temporalmente è immediatamente successiva al mio attacco (ne avevamo discusso in separata sede) e sfrutto la nebbia a livello interpretativo per descrivere anche lo stato di angoscia che vive il mio personaggio.

.Altro.



Forza ragazzi *_________* wiiiii!

 
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PARACCO TRAVESTITO ALOGENO
view post Posted on 24/4/2014, 15:09




Aveva detto soltanto la verità. E faceva male.
Aang volle mettersi nei panni della guardiana, una donna che aveva passato la sua esistenza a vivere per il Toryu, legata a una città e ai viandanti che rischiavano la loro vita pur di abitarvi. Quanti uomini e quante donne aveva affrontato, quanti demoni e quanti angeli aveva piegato in ginocchio, mentre labbra sempre diverse pronunciavano quel giuramento che anche il monaco aveva compiuto? Mai prima di quel momento Aang si era chiesto come fosse svolgere un lavoro simile, sacrificando la propria libertà e il proprio tempo per il bene di qualcosa in cui si crede. Lui aveva combattuto, certo, era stato ferito nel corpo e nell'anima per evitare che altre guerre scoppiassero in seno ai Quattro Regni, ma c'era stato il tempo dei combattimenti e quello delle pause, le oasi di pace in cui poteva fermarsi a riprendere il fiato.

Che fedeltà ammirabile, Ecatherine...

Perchè tale doveva essere per dover lasciare tutto e tutti di punto in bianco, tagliando qualunque contatto con il presente e il passato, solo perchè il proprio Signore lo aveva ordinato. Non chiesto, un dolce ricoperto di falsa e zuccherina cortesia ma dal ripieno denso e amaro, ma ordinato. Lei aveva chinato il capo, ubbidendo come sempre aveva fatto al servizio del Re che non perde mai. E nonostante il suo dolore fosse sincero e profondo, Aang non potè non chiedersi quanto quella donna avesse sofferto ben prima di quel momento, lasciando lacrime amare sul sentiero che l'aveva portata così lontana dal suo amato clan.

« Non esiste più niente » la sentì mormorare, esausta e in lacrime.
« E tutto questo è solo colpa tua » concluse, puntando il dito pallido e tremante verso il Fantasma.

A nulla valsero le scuse di Shakan, parole che si infransero contro la rabbia cieca della donna senza scalfirla minimamente, riuscendo solo a farla infuriare ancora di più.
« Taci »
« Ho detto taciiiii!!!!!!! »

La sua ultima parola divenne un urlo, il suo urlo divenne un'esplosione che si abbattè su di loro come vento impetuoso. Aang sentì il suo corpo sollevarsi da terra senza riuscire a fare niente se non un gemito di sorpresa. Ricadde sul marmo freddo e duro con un sospiro trattenuto, mentre l'aria abbandonava completamente i suoi polmoni. Per un attimo vide il Tempio oscurarsi, ondeggiando come se si trovassero su di una zattera al centro di una tempesta. E tale era la rabbia della strega, tanto forte era la sua follia da trasformare un sentimento in un'arma, affilata dalla delusione e dal rimpianto. Mani invisibili apparvero dal nulla, afferrando nuovamente Shakan e sollevandolo dal terreno come se fosse una bambola di pezza. Allo stesso modo tre cocci di vetro affilati vennero raccolti da terra e puntati alla sua gola: lo Spettro era condannato, e quasi rassegnato a subire una punizione di cui forse sentiva il bisogno.

Ma Aang non poteva permetterlo: si trascinò sui palmi e sulle ginocchia, ferendosi con i vetri che un tempo avevano protetto le finestre del Tempio. Aveva male dappertutto, ma il suo cuore era intatto, ancora libero di scegliere chi salvare e chi punire. Sentì il mantello farsi più pesante sulle sue spalle, come se il peso del suo percorso lo schiacciasse al terreno. I suoi peccati, i suoi errori e le sue scelte lo avevano ferito, avevano dilaniato la sua anima e il suo corpo, ma lo avevano reso consapevole della sua imperfezione, come uomo e come amico. Raccolse il suo bastone da terra e si alzò, rimanendo in equilibrio sulle gambe tremanti.

Non posso abbandonarlo...

Per quanto si sentisse stanco, per quanto i tagli sul corpo e le ferite della sua anima gli urlassero di abbandonare tutto, di voltare le spalle a quel tempio e di fuggire, Aang rimase. Prese un lungo respiro, battendo con forza il bastone sul marmo di quell'antico luogo di preghiere, come per far capire che il tempo dei ripensamenti era finito. Per far capire ad Ecatherine e ai suoi compagni che anche lui si sarebbe messo in gioco, che la compassione per quella donna straziata dal dolore era finita.

Lui ha salvato tutti noi...

Lo sapeva lui e forse lo sapeva anche la strega, nonostante fosse resa cieca dalla follia e vedesse solo attraverso di essa. Perchè se il mondo non era finito e continuava ad andare avanti, era solito per merito di Shakan. E non era giusto che un eroe simile fosse stato cacciato dal Regno che aveva salvato, accusato di infamia e tradimento, e spacciato per morto lì dove sarebbe dovuto essere ammirato e venerato. Aang non avrebbe lasciato correre quell'ennesima umiliazione: su di sè avrebbe potuto sopportare di tutto in nome dell'amicizia, ma mai avrebbe permesso che un amico si immolasse dopo aver perso tutto.

« Ingrata... » mormorò, la voce resa rauca dalla stanchezza.
« Se non fosse per lui, che ha sacrificato tutto in nome di un Regno che ha giurato di proteggere, ora noi saremmo tutti morti. »

Staccò il bastone da terra facendo un passo pesante in avanti, scricchiolante sul vetro infranto che copriva il marmo del tempio. La nebbia parve diventare più scura, più pesante, più viva, e in pochi attimi la sala dove si trovavano ne divenne piena. I suoni gli giungevano ora ovattati, ma il respiro rauco di Shakan era ancora chiaro, forte alle sue orecchie come il battito del suo cuore. L'anima di Ecatherine tuttavia sfavillava su tutte, rossa di una furia che non poteva più controllare, incendiata di un rimorso che non poteva più spegnere. In quel momento Aang fece la sua mossa, muovendo la nebbia come se fosse parte del suo corpo, della sua anima.

Digrignò i denti, perso nella concentrazione del momento, mentre le braccia svanivano davanti a lui assieme al bastone che aveva impugnato a due mani. Rimase immobile e con gli occhi piantati in quelli della strega, spalancati e fissi in quelli di Shakan. Alle spalle di Ecatherine quell'uomo era ancora lì, seduto sul trono che la fedeltà di migliaia di persone aveva reso possibile, quel Re imbattibile che invece era stato sconfitto da un semplice uomo. Le mani apparvero dietro di lui, passandogli attraverso come per ucciderlo definitivamente nella sua memoria, disperdendo ciò che era stato e ciò che sarebbe potuto essere. Al posto di una paura rimaneva una certezza, che il monaco non esitò a calare sulla nuca di Ecatherine.

Cercando di piegarla alla verità, senza spezzarla. E salvando quell'uomo che un tempo aveva salvato anche lui.
Perchè colui che era stato un eroe poteva essere salvato solo da un altro eroe.
O da un ragazzo abbastanza cresciuto da definirsi un uomo.




Diario del Monaco
Comprensione





Cs totali: 7 (2 in Tenacia; 2 in Costituzione; 1 in Intuito; 2 temporanee in Intuito)
Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40% ~ Mortale 80%

Energia attuale: 20%
Consumi utilizzati: Alto (20%)


Condizioni fisiche: Danni Alti da taglio e contusione su tutto il corpo.
Condizioni mentali: Danno Basso da paranoia + Danno Alto

Bastone del Manipolatore: stretto tra le mani.
Balestra: 15/15 - assicurata alla cinta.



Passive in uso:

CITAZIONE
Riassunto Passive
Studio: Passiva razziale umana, non sviene sotto il 10% di energie. + Passiva personale, resistenza alle condizioni ambientali e alla fatica. + Passiva personale, difese ad area uguali al consumo + Amuleto dell'Auspex, percepisce le auree attorno a lui. + Discendenza arcana, guadagna 2 CS in Intuito ogni volta che un avversario usa una tecnica magica. + Prime due passive talento Guaritore, guarigioni pari al consumo e possibilità di curare corpo e mente.
L'Immortale indica la via: Sopportazione di due mortali psionici + Immunità al dolore psionico.
Le braccia della mamma: Difese inconsce.
Il bacio della mamma: Guadagna 2 CS in Prudenza ogni volta che usa una tecnica di cura.

Attive in uso:

CITAZIONE
Il Velo dell'Anima. Indistinto, confuso. Si spande oltre gli occhi dei presenti come un sipario lieve, fine come la seta e ben poco tangibile. Ma esiste. Appare composto della stessa sostanza dei sogni. Aang lo sentirà suo: lo vedrà calare giù come una nebbia sottile che si cinge fino all'orizzonte ed in ogni punto ove il suo sguardo si spande. E' la volontà del fantasma, la sua redenzione e - al tempo stesso - la sua condanna, che inebrierà il pensiero del monaco, donandogli i poteri che, un tempo, furono dello spettro. Il Velo sembrerà una nebbia sottile, tanto fitta da risultare distinguibile ad occhio nudo, ma non sufficientemente spessa da ostacolare la vista o il movimento di alcuno. La sua capacità, infatti, risiede nelle conformazioni che assumerà agli occhi del monaco. Aang, una volta calato il velo dell'anima nella zona circostante, potrà vedere la nebbia stessa conformarsi in immagini di luoghi, cose o persone oppure materializzarla affinchè sia visibile agli altri come semplice fumo [[size=1]Biglia fumogena]. Questa consentirà al monaco di vedere le intime paure di tutti coloro che lo circondino, siano essi nemici o suoi alleati. Le paure aleggeranno come spettri nella nebbia intorno ai corpi delle genti, ma soltanto Aang potrà distinguerle come tali. Egli le vedrà per quello che sono, distinguendone esattamente la natura, ma non potendo comprenderne il contesto o la storia entro il quale si sono generate, né - tanto meno - se siano reali o semplici fantasie che turbano i sonni delle vittime. Inoltre, il velo consentirà a tutti gli alleati di Aang, comprese le evocazioni, di muoversi con maggiore vantaggio, in quanto ciascun spostamento apparirà, agli occhi dei nemici, poco chiaro, sfocato e sfumato dalla presenza della nebbia, guadagnando 1 CS in Agilità. Infine, tutte le capacità lasciate al monaco in dono da Shakan, muteranno di effetto se utilizzate entro il Velo dell'Anima. [Attiva, consumo Medio, natura magica, durata due turni; Aang vedrà le paure di chiunque entro il Velo dell'anima, distinguendole come immagini nella nebbia; le "paure" si riferiscono a qualunque evento/persona/cosa/luogo che abbia influenzato negativamente un pg (o un png), in precedenti scene o giocate; Aang le percepirà come nitide immagini nella nebbia, non potendo, però, intuirne automaticamente la storia o il background; il Velo donerà 1 CS agli alleati di Aang (comprese le evocazioni); il Velo, inoltre, muta gli effetti delle abilità dell'artefatto, come di seguito specificato]

CITAZIONE
La Verità della nebbia. La potenza del monaco, però, corromperà anche i pensieri dei soggetti che lo circondano. Il suo cordoglio si espanderà all'infinito ed il controllo dell'anima di chiunque lo circondi si spanderà fino a cingerne i segreti più recenti. I pensieri, le emozioni e le emozioni provate, infatti, saranno percepite dal monaco, soltanto tirando su il cappuccio e compiendo un adeguato sforzo energetico. In questo modo, dunque, per due turni, egli potrà avvertire i pensieri di chi lo circonda, scrutarne le emozioni e le sensazioni immediate, protetto dal manto oscuro che ne proteggerà l'esistenza e la percezione di se. Chiunque, dunque, gli passi di fianco, penserà parole conosciute e conoscibili, vivrà emozioni tangibili e richiamerà paure e segreti lontani, che lo stesso monaco percepirà e sfrutterà a suo vantaggio. Se l'abilità sarà utilizzata con il Velo dell'anima calato, però, l'effetto muterà drasticamente. La nebbia, infatti, diverrà intensa ed accecherà la vista di chiunque sia nelle vicinanze. Inoltre, la stessa foschia sarà tanto intensa e densa da divenire, di fatto, un prolungamento del corpo del monaco. Entro la nebbia, e per tutto il turno di effetto, il monaco potrà estendere il suo senso tattile in ogni dove, ovvero ovunque la nebbia si sia posata. Potrà, in questo modo, applicare tecniche ed effetti "a contatto" (che siano di guarigione, attacchi psionici o finanche attacchi fisici non tecnica) in ogni punto in cui la nebbia sia filtrata. L'effetto visivo vedrà la mano, o le mani, di Aang avvolgersi di nebbia e poi scomparire, per riapparire nel punto prescelto. L'effetto si estenderà anche ad armi che egli stringa nel pugno, consentendogli di portare anche attacchi fisici "in corpo a corpo", pur se a grande distanza dalla vittima. L'effetto, comunque, non potrà in nessun modo essere usato a scopo difensivo o non potrà in alcun modo curare eventuali danni all'equipaggiamento. [Abilità attiva, consumo Alto, due turni, Aang può percepire pensieri ed emozioni di chiunque nelle vicinanze, così come se parlassero ad alta voce o fossero uditi distintamente; se usato nel velo dell'anima, questo si intensificherà e diverrà una vera e propria fitta nebbia, entro la quale, per un turno solo, nessuno potrà più vedere ad occhio nudo, se non il monaco, ed estendendo il suo senso tattile in tutta l'area, potendo lanciare tecniche a contatto, e finanche attacchi fisici non tecnica, a grande distanza (non utilizzabile per scopo difensivo, o per curare danni all'equipaggiamento)]

Azioni:

Aang subisce il danno Alto, cadendo a terra. Quando si rialza, vedendo la situazione decide di reagire, attivando "La verità della nebbia" (Il Velo dell'anima è ancora attivo dal turno precedente) per sferrare un attacco fisico (forte di 7 CS grazie a Discendenza Arcana) alla nuca di Ecatherine, cercando di farla svenire senza ucciderla. Con l'aumentare della nebbia favorisce anche l'azione dell'evocazione di Anna, che guadagna anche una CS in più ad Agilità.

Note:

Ecco il mio post!
E buon Dark souls II 25 Aprile a tutti. :look:
Ricordo ad Orto che, nel caso in cui volesse fare un attacco fisico di qualche tipo, anche lui gode di una CS in più. :v:
A voi, gente!

 
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view post Posted on 25/4/2014, 05:13
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Ձմեռը ~ Winterreise ف Täuschung ف parte II ~ Խսուտ
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Յ ~ Capitolo VII: Inganno ~ Յ


Atto II

(Vahram [pensato, lingua aramana], Ecatherine, Kreisler.)


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Vahram osservò Ecatherine vacillare, struggersi in preda a chissà quali visioni di rimorsi e malinconie. Per alcuni istanti, la strega parve arrestarsi in contemplazione, come se il suo cuore si stesse infine decidendo a sciogliersi, ma il guerriero nel frattempo non si rilassava. Restava in guardia, in attesa, con Yen Kaytsak ben stretta nelle mani e pronta a scattare contro qualsiasi eventuale minaccia.

Conosceva bene le stirpi longeve o immortali: più di una volta in passato aveva avuto a che fare con esse. Elfi, deva, demoni, non morti. È sufficiente anche solo un breve scambio di parole con una di quelle creature per afferrare in modo vago la loro psicologia. Menti retrive, maturate e insuperbite dal tempo, ma incrinate nel corso dei secoli da una altera e sottile alienazione. Forse era la mentalità semplice dei mortali e delle creature dalla vita corta a percepire quella “follia” nell’atipica estraneità che sfoggiavano quegli esseri superiori, ma sicuramente trattare con loro in genere non era facile.

E questo valeva anche per Ecatherine. Relegata per anni in uno dei luoghi più desolati al mondo e destinata a un incarico tra i più abominevoli, dalla sua figura marmorea e giunonica traspariva chiaramente l’immensa fragilità di quell’anima secolare.

Vahram sapeva, temeva... e quel che sospettava presto accadde. La realizzazione della verità, poi la repulsione, lo sconcerto, l’incapacità di accettare, seguite da quel che di peggio ci si doveva aspettare: la ricerca di una causa necessaria, di un colpevole a cui affibbiare ogni responsabilità. Un meccanismo distruttivo attraverso cui incanalare la frustrazione dell’incredulità.

E a nulla valsero le goffe giustificazioni di Shakan per sedare l’ira che bruciava negli occhi della regina.

«Taci...»

Avrebbe riversato ogni goccia del suo rancore sul Fantasma.

«Ho detto taciiiii!!!!!!!»


Gridò tanto forte da scuotere le imponenti pareti del tempio. Le vetrate istoriate esplosero in un diluvio di cocci taglienti. Un’onda d’urto d’immane potenza investì ogni persona nella sala. Il cavaliere aramano fece appena in tempo a scorgere i suoi compagni venire sbalzati via dalla dirompente emanazione, prima di ritrovarsi lui stesso a volteggiare disorientato a mezz’aria. L’impatto col terreno fu più doloroso di quanto s’aspettasse. Appena riacquistò l’orientamento, brancolava a bocconi in mezzo alla nebbia e a un mare di pezzi di vetro che lo pungevano e si attaccavano al robusto mantello. Sentì il dolore pulsare sui gomiti e sulle ginocchia e sui fianchi, mentre le sue vesti s’inzaccheravano lentamente di sangue.

«Dannata...»


Quella scenata doveva finire al più presto, altrimenti di questo passo qualcuno ci avrebbe rimesso davvero le penne. Puntò i piedi sul pavimento coperto di detriti scricchiolanti e cercò di rimettersi in piedi, lasciandosi sfuggire nello sforzo un ringhio soffocato.

Guardiani... quel combattimento si stava veramente trasformando in una prova. E c’era qualcosa di sottilmente più ironico in quella situazione: Ecatherine era il primo guardiano in assoluto che avesse incontrato.

In quel momento, però, nessun pensiero futile attraversava la mente di Vahram. Non in mezzo alla battaglia, non mentre in quella coltre di bruma che sempre più andava oscurandosi, nel giro di una manciata di secondi forse l’intera spedizione stava per incontrare un tragico epilogo.

Tirò un profondo respiro, lo stesso che faceva ogni volta che si trovava a dover far fronte a una situazione critica. Sentiva ancora vigorose le sue braccia e le sue gambe, nonostante le ferite e le contusioni collezionate durante l’assalto alla città. Per giunta, aveva l’impressione che quella nebbia fatata rinvigorisse le sue membra. Forse per lo shock della rovinosa caduta o forse per il limbo caliginoso che lo ammantava, si accorse che la paura era scomparsa; era rimasto a tu per tu solo con la propria solita e insensibile freddezza.

Tese le orecchie e ascoltò, cercando di farsi un’idea di cosa stesse accadendo introno a sé. Dalle voci e dallo strascicare di mani e ginocchia sui vetri rotti, riuscì più o meno a capire la posizione di ognuno all’interno della sala.

«Non ho interesse a sentire le tue scuse, qualunque verità tu voglia oppormi ancora è irrilevante dinanzi alla coscienza del tuo gesto. Hai posto fine alla tradizione, alla realtà ed all'ordine garantito dal Bianco Maniero.»


La voce di Ecatherine rimbombò rabbiosa a pochi metri da lui: si stava muovendo. Immaginò che stesse avanzando verso il Fantasma, anche se non era in grado di scorgerlo.

«Non uccidetela, ve ne prego.»

Kreisler supplicò i tre guerrieri.


Ribadirlo era superfluo. A Vahram fu chiaro fin dall’inizio che l’ultima cosa che il suo generale desiderava era la morte della sua amata. Non l’avrebbe uccisa, ma data l’evoluzione degli eventi, difficilmente sarebbe andato ancora per il sottile pur di fermarla.

Poteva anche essere la persona più preziosa al mondo per Kreisler, ma non bisognava dimenticare che si trattava ancora del monarca sconfitto al comando della città di Lithien.

Vahram scacciò ogni futile pensiero di disappunto e il brivido che gli correva lungo la schiena ogni volta che udiva la voce impetuosa della regina. Dimenticò ogni sentimento, ogni timore, ogni limitazione. La sua concentrazione si focalizzò unicamente su ciò che era più conveniente fare.

Basta con gli scherzi: se Ecatherine non accettava la clemenza, l’avrebbe fermata con la forza bruta.

«Morirai, per tutto questo.»

L’ultima frase della Matriarca rivelò chiaramente la sua posizione al cavaliere.


Connesse la sua mente con la polvere magica che conservava in un sacchetto alla cintola, percepì il pulviscolo velenoso e invisibile turbinare nell’aria intorno a lui. Gli bastò un movimento della mano per scagliarlo rapido come una folata di vento verso la fanciulla. Non attese il caratteristico folgorio della polvere mentale di datura quando viene a contatto con la pelle, con un possente scatto si lanciò verso la fonte di rumore.

Sperando che il suo attacco avesse stordito il suo bersaglio, gli si sarebbe gettato addosso e lo avrebbe immobilizzato.

Quella follia doveva finire subito.

«Ora basta con queste assurdità! Nessuno in questa sala merita la morte!»

Così avrebbe detto a Ecatherine, una volta arrivatole addosso.


Un mercenario qualunque forse sarebbe volentieri fuggito dinanzi alla brutta piega che aveva preso la situazione, ma lui non era un mercenario. Si faceva pagare solo per sopravvivere e rimpinguare in proprio arsenale, al contempo però non combatteva nemmeno spinto da nobili ideali. Egli era uno schiavo guerriero, e tale era rimasto anche dopo aver conseguito la libertà.

Si sarebbe prodigato fino all’ultimo per quella causa, ma non perché credesse nella speranza o nutrisse un particolare affetto o fiducia per colui che appellava “Signore”.

Se gli affibbiavano un’incombenza, si sentiva in dovere di portarla a termine a qualsiasi costo.

Semplicemente i suoi padroni lo avevano educato così.

Ed è difficile togliersi certe abitudini.





Personaggio
Vahram Nenad Akrtchyan ~ Al Patchouli

En./Per.: V/E

Cs: (3) 2 Astuzia, +1 Agilità (Il Velo dell'Anima)

Basso 5% | Medio 10% | Alto 20% | Critico 40%

Corpo: (Danno Alto+Medio+Basso) Danni da caduta distribuiti su tutto il corpo (Basso), ustione sulla guancia sin. (Bassa), ustione sulla schiena (Basso), contusioni e ferite sparse su arti e fianchi (Alte), danno Medio (curato).
Mente: (Danno Alto+Basso) Danni alla mente (Alti+Bassi).
Energia: 65-20= 55%

Raffi: Corpo (Danno Basso): Danni da caduta alla coscia sin. (Basso).


Armi:
Yen Kaytsak: in mano.
Arco: infoderato.
Spada: infoderata.

Munizioni
Faretra: 9



Abilità Passive
[Mamūluk ~ Abilità razziale Umana (Controllo energetico)] Gli uomini sono famosi per non possedere né una gran forza né un'eccellente velocità, quindi la maggior parte di loro hanno puntato tutto sulla magia, l'unica branca a loro disposizione. Grandi maghi e stregoni, il loro corpo porta una dote innata a favore di queste arti, come se fosse stato forgiato apposta. Raggiunto il 10% delle energie infatti, un uomo non sverrà, come invece potrebbe succedere a qualsiasi altro membro di un'altra razza. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.

[ Disilluso ~ Passiva di talento Stratega (Capacità di discernere le illusioni)] La sua integrità mentale e il suo inumano addestramento lo resero congeniale ad affrontare senza timore anche la magia o le malie psioniche. Per questo motivo, nel caso in cui si trovasse innanzi ad una illusione, sarebbe sempre in grado di discernerla come tale, pur non dissolvendola né distruggendola.

[ Imperturbabile ~ Passiva di talento Stratega (Difesa psionica Passiva)] Addirittura, esistono alcuni nemici talmente potenti da poter manipolare la mente di chi sta loro intorno senza neppure doversi impegnare per farlo: è un processo naturale, che avviene spontaneamente con la semplice vicinanza e si diffonde come un'aura passiva tutt'intorno a loro. Ma simili poteri non influenzano Vahram: si rivelano inutili dinanzi alla sua sterilità emotiva e la sua totale estinzione della percezione della paura.


Tecniche attive utilizzate
[ Polvere mentale di datura (Pergamena Ladro. Sconvolgere i sensi) ~ Consumo Alto]
~ Verrtigine, sgommento, toropore e giraffe rosa, aper.
La tecnica ha natura psionica.
Vahram getta contro il nemico una polvere magica invisibile a base di datura concentrata, una droga molto potente. Questa sabbiolina non è influenzabile dalle correnti d'aria e reagisce a contatto, non necessariamente con la pelle, sfavillando scintille luminose, rilasciando in circolo quasi all’istante la potente droga. Può essere gettata semplicemente in faccia al nemico o appallottolata per essere lanciata a distanze maggiori.
Questa droga attacca direttamente la mente dell'avversario, provocandogli danni considerevoli. Questo si manifesta nella vittima come un fortissimo stordimento, che vedrà i propri sensi annebbiarsi. Sarà ad esempio incapace di distinguere destra e sinistra e alto e basso come se il mondo fosse specchiato, non riuscirà a percepire correttamente la luce i colori o la distanza, le voci mescolate e così via in un unico turbine infernale e caotico.
La tecnica provoca un danno totale alto alla mente della vittima, ha potenza alta, e può essere ostacolata solamente da opportune difese psioniche.


Tabella riassuntiva
Sunto: Eccomi! Scusate per la qualità del post, non so voi, ma io non ne sono molto soddisfatto...

Come nel turno precedente, contate che Vahram agisce poco dopo Aang e Ainwen.

Dunque... a causa della nebbia di La Verità della nebbia ho dovuto rettificare le mie azioni, dato che non vedo dov'è Shakan, né tanto meno che ha tre pezzi di vetro puntati al collo. Dunque subisco il danno Alto dell'onda d'urto, poi mi riprendo e mi faccio coraggio (aiutato anche dal fatto che in mezzo alla nebbia non vedo la regina) e, intuendo la sua posizione sentendo la sua voce, casto addosso a Ecatherine Polvere mentale di datura per stordirla e poi mi butto in corsa addosso a lei col favore dell'occultamento (e del CS in Agilità dato dalla tecnica di Aang) per cercare di immobilizzarla - stile placcaggio rugby, diciamo. O SWAT: pancia a terra e mani dietro la schiena :wosd: .

Spero di non aver fatto su casino... :look:
 
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view post Posted on 25/4/2014, 08:42
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Kreisler parlò, implorando pietà per la sua amata.
Quello che accadde subito dopo, poi, sfuggì quasi alla sua consapevolezza; i sensi gli si annebbiarono e la chiarezza sfumata delle azioni gli giunse come una foschia di vento dai contorni sfumati.
Vide appena le ombre dei tre avvicinarsi alla strega, persuadendola - a loro modo - dalle proprie intenzioni.

Ecatherine non avvertì nemmeno le presenze alle sue spalle; concentrata com'era sul collo di Shakan, gli occhi suoi non emisero alcun fremito, prima di chiudersi dal dolore. Non si accorse dell'ombra sfuggente, né di cosa potesse accadere attorno a se. Rimase ferma, irata, concentrata sui tre pezzi di vetro che proseguivano la loro corsa entro il collo dello spettro.
Improvvisamente, poi, si chiusero. Il colpo profanò i suoi capelli chiari con un rumore sordo, ovattato dalla nuca della donna. Lei, sembrò quasi ignorarne la provenienza: sembrava come se non importasse nulla che non fosse la morte del suo nemico; nemmeno la sua vita importava più.
Quindi chiuse gli occhi, e si accasciò a terra lenta, perdendo il controllo di tutto il resto. Varham l'afferrò, dalle spalle: eppure, lei era già incosciente.
Emise solo tenui lamenti, quasi infantili, come una bambina colpita nella sua dignità, prima ancora che sul suo corpo.

Di conseguenza, Shakan ricadde al suolo, così come i frammenti di quei cocci di vetro che per poco non gli avevano provocato la morte.
Si erano dissolti, distrutti prima che potessero divenire realmente letali. Eppure, l'avevano comunque lambito; seppur per poco, seppur per un secondo.
Il sangue sgorgava lento dal suo collo, passando per tre piccole ferite provocate poco sotto il mento. Era come se punte di coltelli gli avessero scavato dei piccoli fori, fermandosi giusto un attimo prima di incidere ferite letali. Eppure, lo spettro se ne preoccupò poco.
In qualche modo, aveva sperato che sarebbe successo - per qualche ragione aveva sempre saputo che sarebbe stato salvato. Che loro lo avrebbero salvato.
Aveva avuto fiducia nei tre guerrieri e la circostanza parve strana a tutti; a lui per primo. Era la prima volta, infatti, che sentiva di provar fiducia in qualcuno.
Quindi si ritrovò preparato e pronto a ciò che sarebbe successo e non perse tempo: si rialzò ed afferrò la testa di Ecatherine tra le mani.
Portò i polpastrelli sulle sue tempie e premette forte, recitando parole amare: « Se non vuoi credere alle mie parole, strega »
disse, amaro « ...allora crederai a questo...! »

Quello fu l'ultimo coro che Kreisler udì, prima di perdere i sensi dalla fatica.
Poi passarono diversi minuti; quasi un'ora. E quando Kreisler riprese conoscenza, si stranì alquanto di percepire soltanto pace intorno a se.

Si rialzò rapidamente, facendo leva sulle braccia ferite. Poi si guardò in giro, con aria affannata ed il cuore che gli pulsava freneticamente nel petto.
Temeva quei suoi momenti di oblio; malediva se stesso per aver perso i sensi e rifuggiva il pensiero peggiore.
Ovvero che Shakan o qualcuno fosse stato costretto a fermare la sua amata con la forza, disattendendo quanto da lui richiesto.
Temeva che lo spettro si fosse lasciato andare ai suoi antichi dissapori con la vita; che la parte peggiore di lui avesse avuto il sopravvento.
Temeva, sopratutto, di aver risposto troppo in fretta fiducia in un alleato molto poco leale.
Quando scorse nuovamente le immagini nella penombra del tempio, vide i tre poco distanti, riposarsi in un angolo.
Vide, sopratutto, Shakan ricurvo su Ecatherine, fissandola intensamente. La strega, invece, rimaneva sdraiata e ferma sul pavimento. Non parlava e teneva gli occhi chiusi.
Sembrava morta.

« Lucian! » sbottò il guerriero, in direzione del fantasma « ...cosa le hai fatto? »
Shakan lo fissò; sorrise appena, rinfrancandosi di vederlo nuovamente vigile. Sembrava sereno, in qualche modo. Forse rassegnato.
« Quello che era più logico fare, amico mio » rispose l'altro, passando lo sguardo da lui alla Strega « ...ora potrà vedere tutto »
« Vedere...tutto? » Kreisler rimase immobile, perplesso. Cercava di interpretare quelle parole, ma i suoi significati erano troppi e le sue paure, troppo forti per dare ad essi un senso univoco. O, quantomeno, un senso positivo. Poi fu lo stesso Shakan a provare a chiarire: « Le ho passato le mie memorie; ha visto perché ho ucciso Ray » disse, amareggiato.
« Era l'unico modo per farle capire... »

Mentre parlavano udì il lungo sospiro della donna.
Ecatherine riaprì gli occhi e si mise seduta; era affaticata, provata da quelle visioni - ma viva.
« Come puoi convivere con questo peso, fantasma? » disse dopo qualche istante, rivolto a Shakan.
« Ti porti dietro un pesante fardello, ma riesci comunque a vivere insieme ad esso... »
« Lo faccio da tanto tempo, mia signora » ribatté lui, portandosi in piedi « così come convivo col peso di ciò che ho causato in questa città, tanti anni fa »
« Ho il peso di molte colpe, ma sono abituato a sopportarle tutte; eppure, so che almeno a quello che ho fatto qui posso ancora porre rimedio. »
La donna parve comprendere; l'ira era totalmente svanita dai suoi occhi, ma gli stessi non mancarono comunque di riempirsi di un tenue rossore. Erano gonfi, lacrimanti e stanchi; prese a piangere e singhiozzare come un'infante, quasi avesse perduto ogni ragione di esistere e perdurasse in uno sfogo infantile: l'unica cosa che le era rimasta, probabilmente.
« Ma come posso, ora, convivere col pensiero di aver perso una casa » disse, sconvolta « anzi, l'onore ed il rispetto che il Bianco Maniero mi garantiva? »
Gli occhi divennero rossi, questa volta di lacrime. Dense come rugiade, discesero per le guance candide, scadendo un tono da vittima troppo giovane. Pareva non credere alla realtà che, però, non poteva più ignorare. Era un peso troppo grosso e la consapevolezza di esso ne faceva scivolare il peso sulle sue fragili spalle. Il peso dell'ignoto che le crollava addosso e pareva insostenibile.
« Come è possibile continuare a vivere, adesso che non ho più nessuna ragione per... »

Un sonoro schiaffo.
Il tenue silenzio della sala fu interrotto dal rumore acuto di una percossa impetuosa.
Kreisler aveva colpito la donna alla guancia, lambendole la pelle pallida con un gesto violento ed infame. Lo stesso prorompeva nel mezzo del suo lamento, con l'unico scopo di riportarlo alla razionalità cui lei era solita. « Non è questa la donna che ricordavo, Ecatherine » disse Kreisler, fissandola torvo « l'onore ed il rispetto, una volta, ti derivavano dai tuoi principi, prima di tutto »
« Adesso, invece, piangi come una bambina perché una guerra è passata, un re è morto ed un castello è caduto » disse, ancora irato.
« E' solo questo quello che sei, dunque... » aggiunse ancora, fissandola negli occhi « ...un portone da proteggere, una bandiera da difendere o un nome da onorare? »
« Ogni tua ragione di vita è fondata solo e soltanto in una prigione da chiamare come casa? »
Poi cambiò tono in uno più dolce, meno severo. Le prese le mani tremanti e se le portò al petto. « Ora sei libera, Ecatherine »
« Ray è caduto vittima del destino che lui ha deciso per se stesso; questa città, inoltre, seguirà la via che la storia ha deciso per lei »
le accarezzò il volto, scostandole piano i capelli « ma tu, oggi, non hai più bisogno di seguire gli ordini di alcun signore: sei padrona di te stessa ed artefice del tuo destino! »
In qualche modo le parole di Kreisler sollevarono il peso nel cuore di Ecatherine, che tornò ad accennare un breve sorriso.
« Hai ragione, mio adorato » disse, placida « ho ceduto il passo alla debolezza, ma avrò modo di comprendere il mio ruolo nel mondo, d'ora in poi »
Shakan sorrise a sua volta, salvo assumere subito dopo uno sguardo nuovamente serio. Adesso che la strega riprendeva coscienza della propria condizione finalmente libera, era il tempo di votarsi alla giustizia che loro avevano ancora in serbo per quella terra. Era il momento di sapere la verità.
« E questo è nobile, dama - ma la nostra missione qui non è ancora finita. »
Disse il fantasma portandosi nuovamente dinanzi a lei e fissandola negli occhi: « Dov'è Irwing, Ecatherine? »

La donna lo guardò, preoccupata. In qualche modo, era ancora indecisa su cosa rivelare a quello che - fino a poco prima - era stato un suo nemico.
Eppure, il suo cuore parve finalmente schiudersi dal bocciolo di orgoglio che la legava ad un patto non più suo. « E' fuggito poco prima della battaglia. »
« Fuggito? » Shakan sbottò, quasi rabbioso. « Devi capire che lui è un uomo molto misterioso; condivideva con pochi i suoi pensieri - e certo non li condivideva con me »
« Passava tutto il tempo nella sua stanza, salvo di tanto in tanto uscire di notte per motivi sconosciuti »
Esitò un attimo, poi riprese. « Quando venimmo a sapere che il tuo esercito stava arrivando, fu come impazzito »
« iniziò a dire che non dovevi trovarlo e che lui doveva portare lo Scettro lontano da qui »

« Lo Scettro... » disse Shakan, con aria preoccupata « ...lo Scettro dei mondi? »
« Si » ribatté la donna, annuendo. « Ha avuto tanto tempo per cercarlo - Shakan - e, alla fine, l'ha trovato »
« Quando poi tu sei arrivato, lui è fuggito - portandosi lo scettro con se » aggiunse, indicando un punto fuori dalla finestra « è andato verso la Torre Imperitura »
« La Torre Imperitura? » sbottò Kreisler, preoccupato « non è la Torre dove si dice risiedessero i Saggi durante la guerra civile agli albori di Lithien? »
Shakan annuì con forza, mantenendo un tono severo. « Dobbiamo seguirlo » insistette ancora, rivolto a Kreisler
« lo Scettro gli dona il potere di risvegliare la Triade degli Obliati, quindi dobbiamo raggiungerlo al più presto » disse, tenendosi il mento con una mano, nervosamente.
« Dobbiamo raggiungere la Torre Imperitura e distr- » attese un secondo, quasi incerto su cosa stesse dicendo « -si, distruggere lo Scettro »
Prima che sia troppo tardi.

Il dialogo fu interrotto da un lungo rumore.
Il cigolio lungo delle ante del portone del Tempio, proruppe nell'idillio, rompendo gli equilibri. Poi, una figura ammantata mosse passi rapidi verso i tre, tamburellando sul marmo lucido con stivali di cuoio col tacco. « Mi duole contraddirla, messere, ma lei non andrà da nessuna parte »
Il Doctor fece capolino, seguito da un gruppo di soldati e da un attendente, che scribacchiava nervosamente su dei fogli di pergamena, appuntandosi qualunque cosa scorgesse al di là degli occhiali.
Shakan lo fissò incuriosito, ma serio. Attese qualche istante, ragionando su quella strana figura dalla maschera di cuoio con un grosso naso curvo. Poi, sbottò « ...lei è... »
« Padre... » disse Kresiler, al suo posto « ...che ci fai qui? »
« Eyden Valrafkan » disse l'uomo, inchinandosi dinanzi ai tre « anche conosciuto come Doctor »
Poi fissò Shakan, rendendosi conto solo allora che lo scorgeva per la prima volta: « ...e lei è Lucian Alastor, giusto? »
« Ho smosso il mondo intero per averla qui giovanotto, quindi dubito che la lascerò andare tanto facilmente... »
Si avvicinò a Shakan, fissandolo negli occhi. Attraverso la maschera spessa, il fantasma poteva scorgere due occhi verdi che fissavano diritto nella sua anima. « Lei ha stretto un patto con me »
« un patto che riguarda il mordo e la vita di migliaia di persone; ora più che mai ho bisogno di iniziare la sperimentazione della cura, quindi non correrò altri rischi lasciandola andare »
Shakan si stranì, questa volta con sommo fastidio. Si trattenne, quasi, dal rispondere malamente all'uomo. Eppure, sapeva che aveva ragione; aveva giurato di collaborare alla cura.
Ma non prima di aver portato a termine il suo destino. « Non mi sottrarrò alla cura, infatti » ribatté a tono, diretto verso il Doctor.
« Eppure, fintanto che Irwing Ravelon è vivo ed il pericolo del ritorno della Triade degli Obliati ancora esistente, non posso abbandonarmi ad alcuna sperimentazione. »
Fissò il Doctor negli occhi, imponendo forza alla sua personalità: « la Torre Imperitura non è distante: mi lasci finire tutto questo e poi tornerò qui, come promesso. »
« Ha la mia parola » concluse.

Il Doctor ebbe un fremito. Le sue parole erano logiche e non c'era motivo per dubitare. Ma le sue paure erano ancor più forti: temeva che finanche la cura non fosse sufficiente allo stato attuale, ed anche per questo fremeva di iniziare la sperimentazione quanto prima. Eppure, non avrebbe potuto confidare quei pensieri ai tre; non senza scatenare il panico, quantomeno.
« Padre » ribatté Kreisler, afferrando un braccio del Doctor « andrò io con lui; io credo in Shakan, ma se ti può far stare tranquillo, allora mi accerterò che ritorni. »
Il Doctor rimase immobile, sciolto negli occhi fermi del figlio - che non aveva visto per anni. Ripensando a quelle parole, forse avrebbe potuto sperimentare un altro poco; forse, avrebbe potuto trarre qualche giovamento, da qualche attimo in più per proseguire la sua ricerca. « Va bene, ma fate presto »

Shakan non se lo fece ripetere due volte.
Fissò Ecatherine e chiese: « Come posso raggiungere Irwing al più presto? »
Ecatherine pensò un attimo, poi rispose: « Dietro l'abside c'è un passaggio che porta dietro le montagne »
« Seguilo e giungerai direttamente alla Torre; avrai bisogno di tutto l'aiuto possibile per affrontarlo. »
Il fantasma le rispose con un sorriso. Poi si girò, guardando in direzione dei tre guerrieri che l'avevano salvato poco prima.
Fisso negli occhi l'unica persona che avrebbe voluto al suo fianco per quella prova.

« Aang » disse, rivolto al monaco
« mi accompagneresti in questo mio Ultimo Viaggio? » chiese, sorridendo.



littleqmpointwinterreisEd eccoci alla conclusione.
Mi scuso per la lunghezza del post, ma era necessario scrivere queste cose. Come avrete intuito, la persona che scelgo per avere un posto già selezionato nell'ultima quest, è Paracco. I vostri post sono stati tutti molto belli, ma per una serie di circostanze ho ritenuto il suo apporto a quest'ultima parte, maggiore degli altri due. Naturalmente, la ricompensa è prevista per tutti.
Di seguito, dunque, le ricompense - appunto. A voi porgo i miei più sentiti ringraziamenti, sperando di leggere comunque i vostri nomi tra coloro che si iscriveranno all'ultimo bando quest, che aprirò a breve (ma terrò aperto almeno fino al 10 maggio, data in cui sarò di ritorno da un periodo di assenza). Nella selezione, infatti, continuerò a preferire coloro che hanno già avuto un ruolo nel ciclo.
Come detto altre volte, l'ultima quest porterà alla conclusione del ciclo.
A presto!

PARACCO TRAVESTITO ALOGENO 350 gold
Majo_Anna 350 gold
Orto33 350 gold

janz, per la gestione, 150 gold.
L'utente Orto33 riceve un punto promozione.
 
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8 replies since 10/4/2014, 16:20   250 views
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