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La Nave di Ferro, Scena Free

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view post Posted on 11/4/2014, 21:38
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SeeD_
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La Nave di Ferro
« LA PRIGIONE DI MANGIAFUOCO »


Quando la botola venne chiusa, questa portò via con se l’ultimo alito di aria fresca, lasciando così che il lezzo delle carcasse riempisse la stanza in breve tempo. Un odore forte, aspro, pungente. Un fetido tocco di morte che brucia le narici, che rende difficile alla gola trattenere ogni singolo conato di vomito. Quella che Mangiafuoco chiamava prigione non era altro che una tomba, un loculo per quei pochi sfortunati che osano pestargli i piedi, contraddirlo, vittime di un crudele destino che li vede morire di fame e di sete, dimenticati da tutto e tutti in un luogo irraggiungibile.
Nonostante il macabro scenario, Dagonet sembrava pervaso da un insolita vitalità. Era stato lui stesso a recarsi nel regno di Mangiafuoco, in tutti i modi aveva cercato di farsi notare, di commettere uno di quei fastidiosi “crimini” che lo avrebbero condotto al suo cospetto, che lo avrebbero spinto ad imprigionarlo nella sua famosa gabbia. Appeso da ore, le mani avevano ormai assunto un colorito violaceo per via dei ceppi che, tramite i polsi, lo reggevano al soffitto, mentre i piedi scalciavano delicatamente quasi fosse un gioco, un mero divertimento nel sentir sferragliare le catene che lo tenevano ancorato al suolo.
Tra colpi di tosse e il continuo brusio degli altrui lamenti, la sua sadica risata riecheggiava dentro quelle mura, attirando su di se le ire di chi accanto a lui agognava una rapida morte come unica liberazione.

« Vuoi smetterla si o no? » La voce veniva da destra, stanca, come se avesse scalato una montagna intera prima di uscire dalla bocca del moribondo.

« Kukuku.. Andiamo... » Disse il giullare in un improbabile sorriso.
« Non mi sembra così male qui, si.. se togli i cadaveri che appestano l’aria intendo, kukuku.. »
Nessuna risposta, nel buio della stanza nessuno aveva la forza per ribattere.

« Ah.. che mortorio.. e va bene! » Dagonet mosse i polsi diverse volte, le sue mani sembravano prive di ossa data l’innatura conformazione che pian piano assumevano. Si adattarono alla larghezza dei ceppi e, in pochi minuti, il suono dei suoi piedi che toccava terra scosse la mente di quelli accanto a lui.
« Ualà! » Disse una volta atterrato, aprendo le braccia come dopo un salto acrobatico.

Mettendo le mani sui fianchi cominciò a guardarsi intorno, scrutando nelle tenebre profonde come se fosse in grado di distinguerne i dettagli, dietro la maschera i suoi occhi schizzavano da una parte all’altra in cerca di qualcosa, qualcuno, poi arricciando il naso in segno di disgusto, si tolse i ceppi alle caviglie e si diresse verso una delle pareti.

« Olio di Balena… » Disse con la bocca storta.
Il folle detestava quell’odiosa sostanza, dal giorno in cui appiccò l’incendio nel palazzo reale il solo odore dell’olio gli faceva formicolare le vecchie ferite, riportando alla mente degli odiosi ricordi che avrebbe volentieri bruciato insieme a quel Re. Allungò una mano verso la parete, afferrando su una piccola mensola di legno marcio una pietra liscia e levigata. Con un colpo secco la strofinò un'unica volta contro il muro grezzo, provocando delle piccole scintille che accesero un braciere sospeso, colmo di legna umida e stracci imbevuti.
Il fuoco illuminò gran parte della prigione, mostrando uomini ridotti a salme, vittime di torture. Ad alcuni mancavano pezzi di carne come se fossero stati divorati da qualcosa, altri erano in uno stato di decomposizione talmente avanzato che appesa ai ceppi era rimasta soltanto la pelle.
Il Regicida si guardò intorno con disgusto, come se fosse deluso da come tutti quegli individui si erano arresi al proprio destino.

« BENE! » Urlò. « CHIUNQUE SI OCCUPI DI SMALTIRE QUESTE BESTIE DA MACELLO, SI FACCIA AVANTI! »
Il sorriso si allargò maggiormente, deformando le labbra. « Se mi costringi a cercarti, ti appendo insieme agli altri. »
L’eco della sua voce rimase nella stanza per qualche secondo e, se in un primo momento nessuno sembrò rispondere, qualche attimo dopo una figura si avvicinò molto lentamente, fino a raggiungere il cerchio di luce creato dal braciere

Era un uomo anziano, anzi, una creatura per meglio dire.
Alto la metà di un uomo normale, la pelle grigia e rugosa come delle escrescenze che la rendevano simile ad una corteccia. Aveva grandi occhi bianchi, come i lunghi capelli che gli coprivano parte del volto e si posavano sul terreno per circa un metro. Anche le mani erano insolitamente grandi, tozze, con larghe unghie marroni frastagliate. La creature rimase immobile ad osservare Dagonet, il quale non fece altro che ricambiare lo sguardo per qualche secondo.
« Sai.. sei davvero strano… »
Il vecchio sbiascicò le labbra un paio di volte,
come se dovesse prendere una qualche rincorsa prima di poter parlare.
« Non più strano di te, uomo, che in questa tomba ti concedi un sorriso. »
« AHAH! Allora sai parlare! Non temere per me, ho i miei motivi per stare sereno. » Disse grattandosi la nuca con la mano destra. « ]Allora, sei tu il famoso guardiano? »
Il vecchio ricominciò a sbiascicare, ma questa volta sembrò farlo per un tempo maggiore.
« Non ho idea di chi o cosa tu stia cercando. Non posso rispondere alla tua domanda. »

« AAHAHAHAAIAIIIAHAAIHAIHIHIAHAHAH! »

La risata fu talmente forte, da scuotere ogni catena presente nella prigione.
« Bravo vecchietto! Mi piaci! » Dagonet diede un calcio sotto il mento della creatura, scaraventandola fuori dal cerchio di luce. Balzo verso di lui con ferocia, atterrando con un ginocchio sul suo stomaco e colpendolo in maniera violenta con la mano sinistra sul viso, fino a schiacciargli il cranio contro il pavimento di pietra.
Si chinò lentamente avvicinando il suo volto a quello del vecchio, poi, snudando le zanne gli disse.

« Io sto cercando Giano, e tu mi dirai dove posso trovarlo. So benissimo che è passato da queste parti. »

Il vecchio agitò le braccia, tossì e cercò di dimenarsi per qualche istante, fino a quando rassegnato, cominciò nuovamente a sbiascicare con labbra e lingua.

« Giano è stato qui. Giano era qui ancora prima del Signor Mangiafuoco, ma Giano non moriva, non deperiva. »
« Mi stai dicendo cose che so anche io, voglio sapere dove si trova ora. »
« Mangiafuoco non vuole prigionieri che non muoiono nella sua prigione,
il Signore ha venduto Giano a cacciatori di taglie.
»
Dagonet colpì nuovamente la vecchia creatura, spronandola a continuare il discorso.
« Non ti ho autorizzato a fare alcuna pausa, continua. » Disse con un rivolo di bava che gli colava da un angolo della bocca.

« Giano è sulla Nave di Ferro, ma tu non puoi raggiungerlo.
Nessuno lascia la prigione del Signor Mangiafuoco.
»

« Kukuku… E bravo il mio vecchietto! Visto? Non ci voleva tanto a vuotare il sacco. »
Il vecchio cominciò nuovamente a sbiascicare per l’ennesima volta, ma prima ancora che potesse iniziare a parlare, Dagonet lo anticipò.

« In quanto a me, non preoccuparti, nessuna prigione riesce a trattenermi contro la mia volontà. »


CITAZIONE
Scena Privata

 
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