| LordDreamer |
| | Gli alberi scorrevano veloci, rami di arbusti le sfregiavano il viso, il fiato creava piccole nuvolette di condensa ogni volta che espirava, le zampe veloci trovavano appiglio sicuro nel terreno e niente poteva fermarla.
Edhir rinvenì, la tigre non doveva essere lontana, il bosco era lo stesso, ora bisognava capire solo qual'era la direzione giusta. Il muschio indica il nord, il gorgo è a sud, a est ed ovest la foresta si fa meno fitta e la luce passa tra le fronde. Il nord... Lì si diresse. Camminò a lungo fino a quando la poca luce che si faceva largo tra le fronde degli alberi si diradò sempre di più, finché non fece posto all'oscurità assoluta. Aveva camminato tanto e non sapeva dov'era diretto ma non gli importava, seguiva le orme e le visioni che aveva della tigre. Ogni tanto giurò di averla sentita ruggire in lontananza ma quando raggiungeva il luogo non c'era mai niente e nessuno. Una foresta senza vita, solo arbusti spinosi che lasciavano lunghi solchi sui pantaloni e nella carne, fronde di alberi talmente fitte da rendere difficile capire se era ancora giorno o notte. Più di una volta si dovette arrampicare su uno di essi per poter vedere il cielo e calcolare quanto tempo gli restava. Era sconsigliato girare di notte nell'Eden, si parlava di strane creature, non che Edhir le temesse ma era meglio non incontrarle.
Calata la notte Edhir si arrampicò su di un albero, raggiunse un grosso ramo e li si lego la vita ad esso con una fune, giusto per sicurezza nel caso in cui durante il sonno si fosse mosso troppo, o qualcuno lo avesse mosso troppo... Udì il vento sibilare tra le fronde come mille serpenti che viaggiassero insieme, ancora più lontano il vento ululava correndo sul versante del monte come in caduta libera per poi addentrarsi nella foresta.
Il mattino si svegliò presto, sentendo il canto di un allodola balzò di ramo in ramo fino ad arrivare al nido, dal quale rubò un uovo per la colazione. Seduto su un masso con una pezzetta in cuoio affilava la lama di Elerossë, un movimento ritmico e rituale. Lo rilassava quel rumore, quel gesto, gli permetteva di meditare.
Rientrò nella mente della tigre, vide del fango, l'acqua arrivava quasi alla pancia dell'animale sporcando il bel manto lucente rendendolo scuro ed opaco.
Camminò per un po' seguendo i rumori e l'istinto, gli mancava la voce di Velta, andava avanti a passo sicuro, lei gli indicava la strada ma ora doveva trovarsela da solo.
-SPLASH-
Il suolo cedette sotto il suo passo, facendolo cadere fino al ginocchio in una melma marrone, Edhir estrasse lentamente la gamba e si sedette a ripulirla per osservare dov'era finito. Intorno a lui si era aperta una palude, gli alberi tozzi avevano lasciato posto ad altri più alti e snelli, dalle radici lunghe che sembravano le zampe di qualche strana creatura immersa nel fango. Avanzò lentamente saltando di radice in radice, ogni tanto si fermava, li parve di udire in lontananza dei grugniti, delle voci, rumori di civiltà; ma non osò avvicinarsi, che tipo di civiltà poteva vivere in un luogo simile?
La notte calò in fretta in quel posto, l'oscurità porto rumori inquietanti, zampettii nell'oscurità sembravano inseguissero Edhir che decise di dormire di nuovo su un albero per poi tornare sui suoi passi il giorno dopo. Poco sapeva su quel luogo per potersi avventurare oltre, troppo aveva udito per non provare timore, così seduto su un ramo alto si mise a guardare in basso, le bolle che si generavano nel fango scoppiavano una dopo l'altra. Un rospo saltava qua e la ogni tanto, e ombre sconosciute camminavano indisturbate tra le radici.
La paura lentamente si insinuava nella mente di Edhir, ombre e suoni invisibili entravano nella sua mente, più di una volta rischiò di cadere dal ramo dell'albero a causa dei sobbalzi, sarebbe stato difficile per lui dormire quella notte.
In lontananza i rumori di quella che pareva una città si era trasformati in risate gutturali simili a grugniti, e urla roche che rimbombavano nella foresta come dentro ad una grotta. Sembravano ovunque e da nessuna parte, aleggianti nell'aria. Chiuse gli occhi e si concentrò sarebbe entrato ancora una volta nella mente della tigre, voleva vedere dov'era.
Vide la sua immagine rispecchiata in uno specchio d'acqua, talmente limpido da far vedere i pesci dormire sotto la riva, ma al centro abbastanza profondo da sembrare pece. Intorno a lui la foresta aveva fatto spazio ad una radura. Un coniglio si era avventurato ad abbeverarsi senza sapere della tigre, che nascosta nell'erba che gli balzò addosso, affondando le lunghe zanne nel tenero collo.
La tigre era tornata indietro, probabilmente raggiunta la palude aveva capito come Edhir che in quel posto era meglio starci il meno possibile, ma era stata più svelta di lui a capirlo o a correre ed era tornata in tempo per la cena. Edhir si alzò sul ramo, le ginocchia scricchiolarono e il ramo iniziò a sobbalzare. Si arrampicò sul ramo più alto per vedere quanto si estendeva quella palude, ma intorno a lui vide solamente le chiome degli alberi. Un ondeggiante mare verde che pareva danzare al canto del vento. Edhir lentamente si calò di ramo in ramo, uno di essi si spezzo, e lui rimase appeso, immobile, la presa della mano sinistra salda e il fiato trattenuto per non far ulteriore rumore. Il cuore gli batteva in petto, si muoveva come se qualcuno lo potesse scoprire. Sotto di lui notò un leggero bagliore farsi largo tra le radici, il rumore dello spostamento d'acqua era minimo come se il bagliore volasse. Il bagliore si fece sempre più forte, finché da sotto una radice a forma di arco emerse una figura. Visto di spalle poteva sembrare un uomo, ma al chiarore della lanterna di carta che teneva in mano si notava che l'epidermide non si era sviluppata, muscoli e tendini erano scoperti, il volto non aveva che lineamenti appena accennati, e il fango copriva metà dell'essere fino alla vita. La creatura si fermò, immobile in mezzo al palude, si guardava intorno e si muoveva come se avesse fiutato qualcosa, Edhir tratteneva il respiro. I muscoli del volto si contraevano continuamente intanto che scrutava in giro, ad un certo punto Edhir fu convinto che i loro sguardi si fossero incrociati, ma poco dopo la creatura riprese la sua marcia, sparendo da dove era venuta. Edhir tirò un sospiro di sollievo, ora ne era sicuro, non si sarebbe addormentato quella notte. Con Elerossë stretta in pugno Edhir avanzò di ramo in ramo verso quella che sembrava l'uscita della palude, non era facile trovare l'orientamento in quella palude, era tutta uguale, tutta sporca e puzzolente.
La traversata procedette tranquilla finché Edhir non udì rumori dietro di se sui rami e un leggero bagliore sembrava seguirlo, Edhir imprecò nella mente e accelerò il passo. Ma non fu sufficiente, la creatura gli fu addosso in un attimo, la mano dura come roccia si abbatté sulla nuca di Edhir, facendogli perdere la vista per qualche secondo, sentì il vuoto, poi vide i rami alti, e sprofondò nell'acqua ristagnante. La creatura era appollaiata sul ramo, la bava colava dalla bocca, bava nera come l'acqua della palude. La lanterna era appoggiata sul ramo e permetteva ad Edhir di vedere bene la creatura che appariva ancora più immonda di quanto sembrasse prima. Il braccio destro era immobile, dalla spalla alle punte delle dita le articolazioni erano rigide come se l'intero braccio fosse un blocco di pietra sagomato a forma di braccio. I tendini bianchi splendevano al buio, vide il ramo flettersi, i muscoli della creatura contrarsi. La creatura si lanciò su Edhir come per morderlo. Edhir fece appena in tempo a rotolare di lato, rallentato dall'acqua, per scampare all'attacco. La creatura picchiò il volto al suolo su di un masso sommerso, ma si rialzò immediatamente. Il sangue colava dalla nuca di Edhir lungo il collo, poteva sentirlo scendere provocandogli piccoli brividi lungo la schiena. Ma i brividi più grandi erano quelli causati da quella creatura, ora in piedi, con il volto deformato dall'urto, il busto piegato a destra per il peso del braccio tenuto. La paura assediava Edhir, che si sentiva come scrutato dentro da quella creatura, le cui parvenze sembravano mutare ogni minuto. Edhir saltò su di una roccia e scomparve. La creatura lo seguì arrampicandosi lungo la parete non più alta di un metro. La roccia era viscida e coperta di muschio, I passi di Edhir proseguivano incerti lungo il perimetro della roccia fino a raggiungere le spalle della creatura. Questa continuava a guardare verso Edhir quasi potesse percepirlo, quando fu abbastanza vicino ad essa Edhir poteva sentire il tanfo della morte sul suo corpo, l'alito odorava di carogna, le unghie era incrostate di sangue e le gambe di fango. Cercò di colpire il più forte possibile il braccio destro della creatura, voleva scalfirlo, romperlo.
La creatura poteva percepire la sua paura, non lo vedeva, ma ne sentiva l'odore, poteva sapere dov'era approssimativamente.
"Buona, paura..."
E trasformò il suo braccio in un pezzo di corteccia, Elerossë si conficcò nel bracciò e Edhir fu scaraventato via da una manata. La bestia si staccò il coltello e lo lasciò cadere nelle acque. Alzo lentamente il braccio mobile, si cosparse la mano di bava nera e poi la fece gocciolare in direzione di Edhir
"Buona, paura... Ahhh"
Edhir era accasciato a terra e la testa gli doleva, da dentro sentiva come se venisse privato di qualcosa, non riusciva più a ricordarsi come era finito in quella situazione e sentiva come se dalle orecchie venisse tirato fuori un filo. Troppo dolore per mantenere la concentrazione, riapparve lì, accasciato sulla roccia. Dalle dita immonde fuoriuscirono dei piccoli fuocherelli azzurri che iniziarono a danzarle intorno, illuminando ancora di più il suo volto, deformato dalla caduta di prima appariva pieno di solchi che creavano un inquietante gioco di ombre e quel poco di lineamenti che si potevano vedere erano del tutto scomparsi. I fuochi scattarono veloci verso Edhir mentre il braccio si abbatteva con violenza su di lui.
Edhir fu colpito dai fuochi, la pelle tornò a bruciargli, riaffiorarono in lui i ricordi dello scontro con Xandra, la custode del gorgo. Ma nel mentre che riaffioravano sembravano offuscarsi e divenire sempre più radi, prima si ricordava il dolore delle bruciature, l'odore della pelle di lei, gli occhi del drago che gli piombava addosso. Poco dopo invece a malapena riusciva a ricordare i lineamenti della custode.
"Xandra..."
Il tonfo del braccio sulla roccia lo fece rinvenire, chissà come ma la creatura lo aveva mancato con il secondo attacco. Rotolò di lato e cadde in acqua, i fuochi si spensero e le ferite ebbero sollievo, la creatura si muoveva sul ciglio della roccia, trascinandosi goffamente dietro il braccio pesante. Edhir galleggiava nell'acqua, riempì i polmoni d'aria e si immerse, sparendo sotto la superficie del lago, cercò Elerossë finché non lo trovo incagliato in un sasso. Doveva mettere da parte la paura se voleva sconfiggere quella creatura, essere freddo come lo era stato coi saggi. Sembrava quasi che la creatura si cibasse della sua paura, stava divenendo più agile nel trascinare il braccio, e il corpo pareva scurirsi e diventare sempre più difficile da individuare nell'ombra. Edhir si portò sopra la creatura senza fare rumore, la paura era svanita per un attimo, l'adrenalina era tornata a scorrergli nelle vene, concentrando riuscì a causare un rumore sotto la superficie dell'acqua che spinse la creatura a sporgersi. Si fiondò dall'alto su di essa, si lasciò cadere con tutto il suo peso, Elerossë serrato nella presa delle due mani. Si conficcò all'altezza della scapola destra, le bestia spalancò la bocca in maniera innaturale e ne uscì uno stridulo lamento, un lamento oscuro ed inquietante,si dimenò, scaraventando via Edhir, la ferita grondava liquido trasparente che andava a depositarsi a terra formando piccole chiazze, saltò giù dalla roccia e morse Edhir alla mano destra, fu troppo rapida per scansarsi, si mosse veloce, percorrendo un gran tragitto con un solo balzo, la morsa si serrò, Edhir si lasciò uscire un urlo.
"Ahhhh"
I fuochi, la capanna, le parole dei saggi. Echi lontani nella mente di Edhir che si allontanavano, lasciando posto a ombre vaghe. Il dolore lo attanagliava, era difficile muoversi ma riuscì ad aprire il muscolo di quella che doveva essere la guancia della bestia ma gli era difficile determinare la sua fisionomia. Allentò la presa ed Edhir sparì nel nulla, sprofondò nelle acqua, sentì l'acqua e la sabbia riempirgli gli occhi e qualcosa muoversi sotto di lui. Si mosse lentamente fino ad uno spazio d'erba. Poteva vedere la creatura cercare in mezzo all'acqua, annusare, tastare, produrre suoni incomprensibili
"shak, grrrr, fame..."
Due coltelli da lancio per mano, Elerossë stretta tra i denti, pronto a scattare, il creatura sembrava rallentata dalla ferita alla scapola, e il braccio destro pareva ancora più pesante di prima. Edhir avrebbe voluto correre ma le ustioni sulla pancia glielo impedirono. Lo scattò terminò dopo pochi passi, incespicando ma avanzò comunque a passo spedito, stringendo i denti dal dolore, lanciò tre coltelli e si immerse in acqua. Non fece uscire una sola bolla d'aria, emerse grondante d'acqua e coperto d'alghe alle spalle della creatura, i coltelli l'avevano colpita all'altezza dell'inguine, avrebbero dovuto rallentarla ma quando Edhir ritentò di affondare nuovamente il coltello nella scapola il colpo fallì, la creatura fece due balzi e salì fino al ramo dove aveva lasciato la lanterna.
"Faaame"
Ripiombò giù continuando ad agitare il braccio e sparando in volo dei proiettili di acqua scura, che sibilarono veloci prendendo Edhir sulle gambe. Edhir schivò facilmente i colpi del braccio tranne uno che si abbatté sulla corazza creando un sordo tonfo. I proiettili gli avevano intorpidito le gambe. Menò un paio di fendenti a vuoto ma poi riuscì con un rapido movimento a infilare Elerossë nel ventre della creatura. Questa volta il morso colpì Edhir alla spalla, lo vincolò a terra. La testa era immersa sott'acqua. Il filo che gli veniva estratto dalle orecchie parve accelerare, l'aria gli mancava, iniziava ad annaspare mentre la creatura iniziava a strappare e masticare via brandelli di pelle e vestiti. Riusciva a far emergere la testa a tratti, in tempo per prendere il respiro ed essere riempito di bava nera. Ad un certo punto sentì la creatura allentare la presa, Edhir rotolò di lato. La creatura urlava, la vista di Edhir si oscurava, una grossa figura stava attaccando il suo nemico, il manto lucente, il rumore della fauci... Questi sono gli ultimi ricordi di Edhir, che si svegliò a penzoloni sul dorso della tigre. Questa volta lei aveva salvato lui, aveva spaventato la creatura che lo aveva attaccato. Ora erano nella radura della visione, lo specchio d'acqua rifletteva la luce del sole, il fango e le alte radici avevano lasciato il posto ad acqua limpida ed esili steli d'erba verdi. Chiuse gli occhi lasciandosi andare al tepore del sole cadendo in un profondo sonno. :Edhir:
:Stato fisico: 100 - 5% (fuochi fatui)- 10% (proiettile d'acqua) -25% (svariati attacchi fisici subiti) = 60% :Integrità mentale: 80% Ricordi asportati e malessere perenne durante il combattimento :CS: 1 Destrezza :Energie: 100% -( 10% x6) - (5%) = 35% :Abilità: Invisibilità: Il ladro sparisce nel nulla, mimetizzandosi con l'ambiente circostante e divenendo completamente invisibile. La tecnica ha natura magica. Il caster diverrà invisibile, mimetizzandosi alla perfezione con l'ambiente circostante. Mentre la tecnica ha effetto, l'utilizzatore potrà lanciare qualsiasi tipo di tecnica o intraprendere azioni di qualsiasi tipo senza timore che l'incanto si spezzi. La tecnica dura per un turno intero, ossia quello di attivazione, o può essere sciolta poco prima a seconda del volere del caster. Consumo di energia: Medio
Disfare: Il ladro intuisce il punto di rottura dell'equipaggiamento nemico, sferrando un abile attacco capace di spezzare due differenti armi o oggetti dell'avversario. La tecnica è un danno all'equipaggiamento di natura fisica. Il personaggio si scaglia contro l'avversario un duplice attacco o uno singolo ben mirato, capace di colpire due pezzi di equipaggiamento appartenenti al bersaglio della tecnica cagionando un danno basso ciascuno. Si potrà personalizzare l'attacco, ad esempio conferendo all'arma un'aura/forma diversa durante l'attivazione o una particolare acrobazia che preceda l'attacco, purché tali modifiche non rendano l'attacco meno distinguibile a chi lo deve affrontare o ne modifichino lo scopo - ossia esclusivamente distruggere due elementi d'equipaggiamento del bersaglio designato, lasciando suddetto incolume. La tecnica può bypassare passive di indistruttibilità e a prescindere dall'attuazione andrà affrontata come una tecnica fisica di potenza media. È attuabile sia utilizzando una propria arma da mischia che a mani nude, ma non potranno essere utilizzate armi a distanza, da tiro o da lancio. A livello scenico può essere utilizzata per disfare e smontare qualsiasi oggetto, o per scassinare una serratura. Consumo di energia: Medio
Attacco furtivo: Il ladro approfitta di un momento di distrazione per affondare la propria arma nel corpo del nemico, causandogli una ferita sanguinolenta. La tecnica ha natura fisica. Il caster compie un unico, rapido movimento per affondare la propria mano, un proprio dito o una propria arma da mischia nel corpo del nemico, nel tentativo di provocargli una ferita molto profonda, ma estremamente localizzata alla zona colpita - a seconda della personalizzazione è possibile utilizzare qualsiasi parte del corpo e qualsiasi arma, purché queste ultime siano da mischia. La tecnica ha potenza Media e provoca un danno Medio; la sua efficacia si basa sulla rapidità con la quale viene eseguita il gesto, tramite la quale è possibile penetrare più o meno in profondità. Consumo di energia: Medio
Dúlinn: Edhir ha imparato a percepire i sensi di un bersaglio per un breve periodo, sia che il bersaglio sia umano che non. Ciò però non gli permette di entrare nella sua coscienza, solo di condividerne le percezioni e causerà un mal di testa alla vittima. Solo la vista verrà condivisa. L'abilità può essere contrastata con una difesa psionica media. Danno provocato alla psiche: Basso Abilità razziali: Sensi migliorati - Udito finissimo abbastanza da riuscire ad orientarsi nell'oscurità provocando un leggero rumore con la lingua e udendo come tornava indietro e come prosegue nello spazi :Abilità usate in ordine cronologico: Invisibilità, Disfare, Tecnica talento assassino, Attacco furtivo, Invisibilità, Attacco furtivo, Attacco furtivo :Armi: Elerossë Aiwë (pugnali da lancio) 17/20 Corazza-intatta
:Mostro: Sanguisuga, « Aneliti di Tùrmarsh» :Classe: Druido Talento: Eremita :Pericolosità: F :Energia: Bianca :Cs: 1 in Concentrazione :Stato fisico: 100% - 20% (2 attacchi furtivi) -20% (attacchi fisici vari) = 60% :Energie: 100% - (10% x 2) - (5%) - (40%) = 35% :Abilità usate in ordine cronologico: Forma selvatica, fuochi fatui, scatto del lupo, proiettile acquatico :Abilità: abilità eremita: braccio duro e pesante come pietra abililtà passiva personale: i ricordi si offuscano e vengono estratti dalla mente di chi è troppo vicino alla creatura, causando un danno psionico basso Forma selvatica: Lo sciamano entra in comunione con la natura, tramutando parzialmente il proprio corpo in modo da difendersi al meglio. La tecnica ha natura magica. Consiste in una difesa fisica. Infatti, il caster potrà, dopo appena qualche istante di concentrazione, modificare parzialmente il proprio aspetto fisico prendendo spunto da una qualsiasi forma presente in natura, con la possibilità di estendere la difesa a 360°. Così facendo sarà in grado di difendersi sfruttando eventuali artigli, corazze, pellicce o simili - a discrezione dell'utente in fase di personalizzazione - da attacchi rivolti alla sua persona. Eventuali forme personalizzate che comprendano artigli, aculei o simili non potranno essere considerate valide in situazioni di corpo a corpo, in quanto possibili countermove. La tecnica ha potenza Media e dura un turno. Consumo di energia: Medio Fuochi fatui: Lo sciamano genera sulle proprie dita delle fiammelle di colore bluastro, utili sia per difendersi che per attaccare. La tecnica ha natura magica, elemento fuoco. Senza particolari tempi di concentrazione o imposizione delle mani, il caster genera sulla punta delle dita delle fiammelle di azzurre che potrà usare sia per difendersi che per causare danno. Il fuoco così creato potrà infatti anche essere scagliato verso l'avversario sotto forma di proiettili magici che causano danno da ustione. Può anche essere utilizzata per fornire una fievole luce nel buio o distrarre il nemico. Il colore delle fiamme è personalizzabile a discrezione dell'utente e va specificato all'acquisto della Pergamena. La tecnica ha comunque potenza complessiva sempre pari a Basso. Consumo di energia: Basso
Scatto del lupo: Lo sciamano può compiere scatti molto rapidi, come se fosse un lupo, al fine di difendersi da attacchi imminenti. La tecnica ha natura fisica. Il caster diviene in grado di compiere scatti molto rapidi, al fine di difendersi da attacchi del proprio avversario. La tecnica, a scelta, permette di compiere o un singolo scatto, oppure due brevi scatti; in ogni caso, il potenziale difensivo della tecnica rimane, nel complesso, pari ad alto, ed ogni abuso di tale circostanza potrà essere punito come "antisportivo". La tecnica non è da considerarsi un power-up, bensì un effetto fisico a scopo difensivo. Può essere personalizzata con effetti particolari legati alle gambe del caster, o trasformazioni specifiche che giustifichino i salti o le capacità così come descritte, benché l'effetto non si discosti da questo. Non è un teletrasporto, ma uno spostamento molto rapido. Consumo di energia: Alto Proiettile acquatico: Lo sciamano genera una piccola sfera d'acqua che, come un vero e proprio proiettile, spara verso l'avversario. La tecnica ha natura magica. Il caster, non necessitando di particolari tempi di concentrazione, crea dal nulla un quantitativo d'acqua sul proprio palmo della mano o in prossimità di un dito proteso e la scaglia in direzione del bersaglio scelto. Questo oggetto avrà le stesse caratteristiche (velocità, consistenza) di un proiettile sparato da una normale pistola, ma causerà danni e dolori proporzionati al consumo energetico speso pur non lasciando segni all'esterno del corpo colpito. Potranno essere scagliati fino a un massimo di quattro proiettili con un singolo utilizzo di questa tecnica, e in quel caso il loro potenziale sarà suddiviso equamente tra le varie pallottole acquatiche (la potenza di due proiettili sarà di metà di un Medio ciascuno, di tre equivarrà a un terzo di Medio e per quattro sarà di un quarto). La tecnica è personalizzabile con qualsiasi tipo di liquido non abbia caratteristiche differenti dall'acqua. Ha potenza e consumo complessivi Medi. Consumo di energia: Medio
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