Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Aguasanta, [Duello Ufficiale]

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Vorgas
view post Posted on 3/5/2014, 14:55




Forse un tempo sorgente dell’acqua più pura.
Forse fresco zampillo nel vasto Nord dai mille sussurri.
Forse ancora motivo per cui lo sterile e perfetto Eden prese il nome.


Soltanto d’ipotesi ci si può armare nel Samarbethe, perché la realtà nemmeno esiste. Le pareti luccicanti di roccia grigia, bagnata perennemente dall’acqua pluviale raccolta dalle montagna, lo scintillare del liquido vitale che da la visione di un miracolo, tutti particolari tanto divini da esser fasulli. Benché l’occhio veda quel paradiso di salvezza, nessuna forma di vita osa poggiare zampa o piede sul suolo sacro Si dice infatti che le Cascate di Barshit siano cimitero di una grande anima. Un Santo, dicono le leggende, un uomo dall’immenso potere che decise di isolarsi dal mondo per via di una maledizione. Qui morì, ma la sua essenza stessa cominciò a dar vita alle cascate e da allora queste proteggono il corpo del Santo, reliquia di potenza e illuminazione. Si dice infatti che, prendendo anche soltanto un osso del corpo, si possano creare potenti infusi per sbloccare sigilli, interrompere maledizioni e squarciare nella totalità qualsiasi demone s’annidi nella coscienza dell’uomo.
Leggende, i più pensano, voci più sicure infatti parlano di un luogo tanto inospitale da impedire l’esistenza stessa delle piante. Le acque scintillanti, sono fiele del tipo più sconosciuto, tanto che nessuno che abbia provato a bagnarsi in esse sia sopravvissuto per raccontarlo. I pochi testimoni parlano di uomini “invasi dalla luce” che a poco a poco esplodevano. Ciò ha tenuto sempre lontano qualsiasi viaggiatore, arrivando a considerare quel posto un’illusione. Alcuni parlano anche di ombre nascoste nelle fresche acque delle cascate, ma nessuno saprebbe dire se fossero reali o immaginarie, perché nessuno ha mai resistito al primo compagno indottrinato dalla luce.

CITAZIONE

Jethro - Loras Ilyn Esarth
Gialla - Blu
E - C

Primo post: Jethro
Player Killing: Off
Durata: 1 (presentazione) + 5 (combattimento)
Tempi di Risposta: Nessuno
Arena: Cascate di Barshit - Samarbethe
Note: Spero piaccia l’arena ^^ Ho voluto lasciare descrizione e riferimenti vaghi per dar possibilità ad entrambi d’interpretare al meglio l’ambientazione.
Non ho messo alcun tempo di risposta per evitare rigidità, confidando che entrambi manterremo un ritmo adeguato.
Una stupidaggine: il titolo è detto alla spagnola (lo dico perché quando l'ho letto la prima volta mi sembrava troppo un errore XD)

 
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Vorgas
view post Posted on 4/5/2014, 21:46




Che il vecchio avesse sbagliato?
Che gli avesse affidato una missione senza pensare alle conseguenze?

Eden, ???
Villaggio di poche anime ai confini con l'abisso

Jethro strinse la mano con vigore, le lunghe linee nere su di essa sembrarono stringersi ancor sulle carni. Il serpeggiare delle ombre sembrò segnare la pelle, quasi sentì la pressione dei lacci intorpidirgli il braccio. Occhi fissi sull’anello ma senza guardarlo, lo sguardo vagava nei pensieri più oscuri e di complotto, vergognandosi di voler vedere il torbido in una persona tanto cara.

Che Abel l’avesse fatto apposta?

Si morse la lingua, nulla sentì, se non il lento riempirsi della sua bocca di liquido caldo. Sputò con disprezzo sulla terra ghiacciata, saliva tinta d’un sangue vivo che ancor più sprofondò Jethro in ricordi terrificanti. Quello era il suo sangue, ma quello di quanti altri aveva bevuto? Il solo pensiero fece cadere l’acrobata in un antro nero e buio, frammenti di ricordi riemersero come cadaveri sul fiume. Urla, dolore, morte, il tutto macchiato da una rossa traccia che bagnava ogni uomo che compariva alla sua mente. Nessun sopravvissuto, nessun salvato, tutti travolti da quell’inesorabile massacro che ad ogni suo passo si compiva. Ma non paura o disperazione colpirono il giovane, lentamente seppur senza accorgersene si stava abituando a quelle visioni strazianti. Ancora forti erano le emozioni generate da esse, ma stavolta fu la rabbia a prendere il sopravvento.

«Porco sia tu, dannato sia io!»
Imprecò ad alta voce sicuro di non esser sentito. Si trovava poco fuori dal villaggio e decideva la sua destinazione. Ma quei pensieri lo opprimevano lasciando che la scelta diventasse secondaria. Lo sguardo rivolto al cielo cercava risposte, inutili considerato che Jethro non credeva in nessun dio.
«Deve essere proprio importante per inveire contro il suo dio» Una voce ruppe il frastuono di pensieri, una voce candida e calda eppur maschia e decisa. La voce d’un angelo. «Oppure tanto male deve avervi fatto da esser giustificata la bestemmia»

Jethro volse lo sguardo preso alla sprovvista, davanti a lui un giovane di bell’aspetto stava fermo sorridendo. Lineamenti sottili e perfetti, disegnavano il volto d’una creatura all’apparenza divina, impostata e proporzionata sino alla perfezione. Occhio d’un celeste liquido, brillante come l’acqua delle sorgenti più pure. L’acrobata si meravigliò di quel ragazzo, il suo corpo sicuramente esile, era coperto da una larga veste bianca, ornata sulle spalle da un tessuto azzurro di povera seta. Il crine lungo argenteo era ordinato in due lunghe code ornate, nascoste quasi per intero nella veste dando l’apparenza di una capigliatura corta.

«Mi perdoni se le ho arrecato fastidio, non era mia intenzione pensavo d’esser solo» Rispose ricomponendosi Jethro, accortosi dello sguardo inebetito. Si tirò in piedi chinando il capo dispiaciuto. Nonostante questo, sentì che davanti a quella figura la sua “piccola umiliazione” non avrebbe generato pregiudizi, il suo sguardo tranquillo e magno, fece alzare subito il capo senza continuare oltre com’era solito. «Credi poco nei poteri degli dei, essi possono vedere anche quando stiamo defecando» Il ragazzo cominciò a ridere e Jethro non poté far altro che seguirlo in quel capitolare comico. «Vorrà dire che cercherò sempre di farlo in una stalla, così non riusciranno a vedermi bene» La risata si fece più grossa da parte di entrambi. Quelle poche parole dette tra i due bastarono per portare un sorriso nei più bui pensieri del giovane. Il carattere di Jethro era già molto espansivo di suo, ma davanti a quello che poteva esser suo coetaneo, provò uno strano senso di benessere, come se lo conoscesse da tempo pur non sapendo nulla di lui.
«E comunque nessun dio starebbe ad ascoltare uno sciagurato come me, per questo me la prendevo con il destino e non con gli dei»
La risata si esaurì senza però far perdere il sorriso ad entrambi, lo straniero osservò il ragazzo ascoltando l’ultima frase. Nonostante l’allegria predominante, si poté vedere una certa serietà nell’ascolto dello straniero.
«Amico mio, gli dei ascoltano ogni persona che desta loro interesse e credi a me, gli sciagurati sono i loro preferiti. Questi infatti amano intrattenersi guardando scene delle vite mortali, tanto piccole per loro ma allo stesso tempo tanto intense da intrattenere le loro vite immortali.» Il tono acquistò una sorta d’imperioso timbro. Il giovane candido doveva essere un predicatore o qualcosa del genere, pensò Jethro. Molti se ne vedevano in giro per le città e fin troppi cercavano di veder fede per l’oro. Che fosse uno di questi? Il sospetto s’insinuò nell’acrobata che, nonostante sentisse di potersi fidare dell’uomo, cercò conferma. «Se ascoltano le mie sciagure allora perché non vi pongono rimedio? Perché tanto son grandi da non ascoltare il mio pregare?» Punzecchiò volutamente l’argomento, se il giovane fosse sbottato o avesse continuato la sua retorica clericale, Jethro avrebbe compreso che davanti a lui stava un Invasato. L’argenteo sorrise alle affermazioni del giovane, mostrando sicurezza. «Gli dei sono soltanto serviti a crear ogni cosa che vedi, il loro compito era unicamente quello e per questo dobbiamo esser grati» L’acrobata sorrise, proprio la risposta che pensava di sentire da un ciarlatano. «Ma nessun tempio, venerazione o sacrificio servono allo scopo di ringraziare, quelle altro non sono che manifestazioni della supponenza umana che creder di carpire i desideri di un dio. L’unico modo per donar agli dei gratitudine è cogliere tutte le occasioni che questi hanno prestabilito nella costruzione di questa nostra realtà.» Jethro stranì davanti a quella retorica nuova. Nonostante sentisse un vago sentore di raggiro, analizzò le parole del ragazzo e le sue convinzioni si creparono. A fermarlo dal considerarlo un demagogo, fu il sorriso semplice e privo di alcuna nota se non la gentilezza. Ciò che diceva escludeva ogni pratica redditizia della fede lasciando che fosse soltanto il caso a portar la grazia. «Tutto venne già scritto, ma nessuno può interpretare questi caratteri troppo pregni di significato per esser letti. E chiunque si arroghi la capacità di farlo, altro non è che un misero ciarlatano» Il tono calò nell’ultima frase. Gli occhi azzurri del giovane sembrarono gravare su Jethro ma non con arroganza. Essi infatti fissavano un punto vago, imbambolati in pensieri tanto grandi eppur sicuri di veder la verità.
«E quindi il nostro incontro è stato voluto dagli dei?»



Disse con una punta d’ironia il giovane, un sorriso stanco solcò il suo volto davanti a quell’ennesima ostentazione del predicatore. Questo non rispose, voltandosi dall’altra parte e cominciando a muoversi. Probabilmente il giovane aveva urtato in qualche maniera un suo precetto, ma non fu un male pensò l’acrobata. «Chissà. Sarei io stesso uno stolto a pensare d’indovinare il volere degli dei. Però una prova tangibile di ciò che dico, la troverete nelle Cascate di Barshit. Li dimora lo spirito d’un Santo che si dice disbrighi ogni nodo della coscienza»
«Cascate di Barshit? Non le ho mai sentite.»
«Sono nel Samarbethe, dove penso riuscirà a sciogliere tutto il groviglio d’ombra che la avvolge, Jethro»

}●{

Aguasanta
La benedizione del Cielo

Lacrima pura, del pianto più giusto,
sana il mio corpo immerso nel mosto.
Di ebbre promesse sono già balordo,
della tua acqua voglio esser ingordo.


◊ Luce sul Fondo

Samarbethe, Cascate di Barshit
Davanti alle Cascate

Non trovò parole per descrivere ciò che i suoi occhi videro in quell'istante. L'acqua cristallina scendeva dalle rocce, scivolando come le domande che Jethro si pose per tutto il viaggio, l’ambiente stesso sembrò inondare di luce il corpo dell’acrobata alleggerendolo dal viaggio appena compiuto. L’immergersi ancora in quel groviglio di privazioni e paure, scosse non poco il giovane che già conosceva della zona, ma tutto sembrò scomparire, anche il pensiero di Lui.
Quel ragazzo. Nemmeno sapeva il suo nome. In realtà non sapeva nulla se non che fosse sicuramente un individuo diverso e sicuramente più vicino all’angelo che all’uomo. I suoi modi impeccabili e pur fieri, la sua voce candida e pur ferma, e non per ultimo il conoscere il nome dell'acrobata, sussurrato con divertimento alla fine del loro breve incontro. Com'era possibile? Mai aveva visto quel giovane e ne era sicuro, ricordava quasi tutti i personaggi che lo avevano colpito nel corso della sua esistenza e quell'angelica visione, poteva sicuramente annoverarsi tra esse. Ma allora come? Magia forse? Si, concluse Jethro rassegnandosi alla risposta. Odiava giungere a queste conclusioni, troppo banali e tappa-buchi per un materialista come lui.
Davanti alla cascata scintillante tutto questo sprofondò sovrastato dallo sbigottimento. Ora poteva esserne certo, in quel luogo riposava l'anima di qualcosa che sicuramente si era avvicinato al divino, se non di divino stesso si potesse parlare. I contorni brillanti di pietre e zampilli, davano una pulsione a continuare verso i fiumi colmi di luce. L’ambiente attorno era completamente sterile, soltanto roccia levigata tanto da sembrar lucido pavimento. Il tutto giocava un riflesso unico con la luce circostante dando l’impressione che su tutta la zona ci fosse un’aura candida di salvezza.
L’acrobata avanzò in religioso silenzio, il suo passo sicuro seppur cauto. Lo stupore velocemente sfiorì come una primula con i primi caldi, tornando ad esser secca accortezza. L’aria immobile e sterile cominciò a dare un senso di disagio, più Jethro si avvicinava ad un piccolo affranto di roccia, più sentiva che varcare quelle soglie sarebbe stato pericoloso. Come poteva esistere un luogo del genere proprio lì? Quando lo straniero aveva parlato del Samarbethe, la gola del giovane si era stretta. Il solo sillabare quel luogo era fonte di ricordi terribili e catastrofici, legati allo stesso motivo per cui tanto si disperava. Un forte gorgoglio scosse il suo stomaco, ma non era fame e questo impensierì Jethro. Ogni volta che il suo stomaco reclamava cibo, il timore che l’abominio potesse prendere il sopravvento su di lui era schiacciante. Proprio per questo decise di tornare in quel luogo che tanto lo terrorizzava, perché tutto era cominciato da lì e soltanto da lì avrebbe trovato una soluzione.

…dove penso riuscirà a sciogliere tutto il groviglio d’ombra che la avvolge…

Sussurrò le parole alla mente. Tanto lo straniero era riuscito ad entrare in profondità da cogliere l’ombra nella sua anima, il che lo rendeva molto più che un semplice ciarlatano.
Nel frattempo i suoi passi lo condussero verso l’ingresso della grotta poco distante dalla cascata. Per entrarvi, era necessario esser almeno sferzati dall’acqua, così da poter varcare la soglia semi nascosta. L’ingresso era abbastanza ampio e si allargò ancor di più entrando nella viscere della roccia. Un corridoio liscio, affiancato da due piccoli fossati ricolmi d’acqua lucente portava verso il basso, alla base della cascata. Stranamente più camminò in profondità, più la luce s’intensificò, come se nascosto nel profondo vi fosse un lume. Improvvisamente un bagliore più intenso colse il suo sguardo. Portò la mano a coprir gli occhi, quando questo diminuì faticò a mettere a fuoco nuovamente. Che significava? Non si rispose, ma la curiosità lo fece scattare subito tenendo socchiusi gli occhi e gettandosi nell’ulteriore porta che conduceva in una stanza sotterranea. Che si trattasse dello spirito del Santo? Sperava Jethro, mentre velocemente irruppe nella stanza. Qualsiasi cosa fosse, avrebbe trovato risposta ai suoi quesiti, purificando la sua mente e la sua anima dalla pesante cappa nera che portava sul capo e della quale era ormai stanco.

≈ Lex vincŭlum de Civitas ≈

Corpo: Sano Danni: /
Mente: Allarmato Danni: /
Energia: 100% ()
Capacità Straordinarie: 2 Velocità


Equipaggiamento
Shahrazād أموري [Sciabola] (Infoderata)
Falco Nero [Pistola] 5/5
Coda pensile [Arma Naturale]

Stridio [Biglia Dissonante] 1/1

Passive
Ottime capacità di contorsionismo; Equilibrio pressoché perfetto; Insensibilità al dolore fisico

Prima tra le abilità inculcate ad un acrobata è il Contorsionismo. Quest'esercizio permette un controllo assoluto sulle articolazioni del proprio corpo, superando i limiti umani senza che il fisico ne risenta in dolore o ne cagioni danno. La contorsione degli arti è spesso fonte di disgusto in chi la osserva nella sua completezza, l’abilità con la quale gli acrobati riescono a slogare le proprie spalle, torcere il collo sino a guardarsi la schiena e piegare i propri arti senza seguire il normale decorso delle articolazioni, lascia esterrefatti gli spettatori, sicuri di veder l’artista spezzarsi. Ma il corpo di questi è simile a quello di una marionetta o di una bambola, rendendoli capaci di muoverlo e “modificarlo” a loro piacimento e utilità. Diverrà infatti difficile, se non addirittura impossibile, costringere questi uomini in gabbie o con catene, o chiuderli in morse che provocherebbero fratture. Gli sarà possibile anche infilarsi in passaggi ben più stretti del suo corpo, scivolare tra fessure inaccessibili e molto altro ancora senza che il loro corpo venga minimamente leso da questi spostamenti interni. Proprio da questa loro capacità inusuale, gli acrobati vengono spesso associati alle serpi, ricordando il sinuoso movimento del rettile, ogni volta che il corpo si torce oltre il comune umano.
Tale controllo del proprio corpo, ha portato inevitabilmente ad un incremento dell’equilibrio del giovane, per il quale sarà quasi impossibile venir colto di sorpresa in una manovra acrobatica o di precisione. Egli infatti potrà tranquillamente precipitare da qualsiasi altezza senza subire alcun danno e semplicemente atterrando al pari di un felino. Oltre a questo, riuscirà a mantenere l’equilibrio anche nelle situazioni più critiche come nei tentativi d’esser atterrato o nel camminare su passaggi stretti, in ogni caso l’acrobata riuscirà a mantenere la stabilità evitando di cadere.[Passiva I-II Acrobata]

Dopo il “banchetto” con le carni di Garnet, primo fra tutti fu il corpo di Jethro a risentire di quell'atto osceno. Non sempre è visibile il cambiamento, ed è proprio quando questo s’annida sotto la superficie che diviene ancor più pericoloso e profondo. Le membra del giovane infatti hanno subito velocemente una desensibilizzazione, ma non dannosa come si potrebbe pensare, bensì vantaggiosa in svariati sensi. Jethro infatti, non è in grado di sentire alcun dolore fisico dovuto a ferite di qualsiasi genere. Che sia un’insidiosa lama, una forte caduta o una qualsiasi fonte di dolore per il suo corpo, esso riuscirà ad ignorarla, raggiungendo soglie molto alte di sopportazione, impossibili per un comune uomo. Ciò non renderà le carni del giovane invulnerabili o le ossa infrangibili, egli infatti subirà le normali conseguenze fisiche di ogni lesione che subirà, riuscendo soltanto a negarne il dolore derivato.[Razziale]

Attive
Nessuna

}●{

Sunto

Il post si apre con un incontro tra Jethro ed uno strano indiviudo dall'apparenza "angelica". Questo dopo uno scambio di battute e precetti, gli consiglia di dirigersi alle Cascate di Barshit e lo chiama per nome, spingendo Jethro a dirigersi per trovar risposta ai suoi quesiti.
Nella seconda parte vi è l'arrivo alle cascate. Meravigliato dall'ambiente ma allo stesso tempo sospettoso per tutto il candore, si dirige all'interno della cascata, inconsapevole che quello è il sepolcro del santo. Tutta la parte del bagliore non ti obbliga a far nulla, considerato che il mio personaggio è abbastanza suggestionato dall'ambiente.
Come da accordi il tutto gira attorno ad un artefatto, in questo caso sono le ossa del Santo che potrai interpretare con qualsiasi potere o storia. Il tutto è stato lasciato "vaporoso" perché mi è sembrato corretto darti modo di creare ciò che più desideri. Lo stesso sepolcro non è stato descritto (infatti Jethro giunge alla porta di questo e poi s'interrompe la narrazione). Piccola nota: il mio personaggio non è ben consapevole dell'esistenza dell'artefatto in se, è infatti la presenza di quel potere ad attirarlo, potere generato dall'artefatto stesso.

Note

Buon duello ^^ grazie della possibilità di confrontarmi con un giocatore del tuo livello.
Perdona -se puoi- il cellulare nell'immagine...ma l'espressione mi piaceva troppo XD
 
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1 replies since 3/5/2014, 14:55   75 views
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