Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Le luci dell'alba, Contest di Maggio - "Libertà" -

« Older   Newer »
  Share  
Sigfrid
view post Posted on 16/5/2014, 11:42




Parlato Jesahel
Parlato Sigfrid
♫ ♪ Colonna Sonora ♫ ♪ ("Liberi",Tiromancino)

"Ovunque andrai, ricordati sempre ciò che siamo"

Sigfrid non lo aveva mai dimenticato.
Non aveva mai dimenticato quella Donna.
Non aveva mai dimenticato ciò che insieme erano diventati.
L'aurora aveva un riflesso diverso da quando la associava al suo nome.
E a distanza di tempo la cercava ancora, ogni mattina, nei raggi del sole nascente : in quelle luci dell'alba che illuminavano il cielo nuvoloso dipinto nei suoi occhi.
Inevitabilmente la ritrovava, in ogni istante, sempre e soltanto nel luogo più buio ed oscuro dell'universo : il suo cuore.
Lei, l'unica a conoscere il segreto del suo silenzio.
Lei, l'unica ad avergli insegnato il vero senso della vita : la Libertà.

Era un caldo pomeriggio di inizio estate quando Sigfrid entrò per la prima volta all'Ospizio del Vecchio Elfo.
Una locanda come tante altre, o più probabilmente, un vero e proprio bordello : illuminato da candelabri e lanterne, il salone era dotato di divani, poltrone e bassi tavoli. I tappeti a terra davano un tono intimo all'ambiente e i rumori di dubbia provenienza che giungevano dal piano superiore facevano supporre si trattasse a tutti gli effetti di una Casa di Piacere.
Sigfrid ancora non sapeva che in realtà quel luogo era molto di più : celato da un armadio a muro c'era un passaggio segreto che dava accesso ai sotterranei, dove si trovava la base operativa degli Scorpioni.
Un gruppo di Mercenari dediti all'arte dell'assassinio : basavano tecnica e stile di vita sull'arma più letale dell'Aracnide da cui prendevano il nome, il Veleno.
Reduce da un lungo viaggio che lo aveva appena portato in quelle terre da sogno, Sigfrid era un semplice avventore in cerca di un letto ed un pasto.
Si era lasciato alle spalle ormai da sette anni il suo passato di navigante e vagava di landa in landa guadagnandosi da vivere come spada prezzolata, offrendo la sua lama al miglior offerente.
Era un Uomo Libero, lo era sempre stato : nato e cresciuto su una nave, aveva vissuto sulla propria pelle l'ebrezza della vastità degli oceani.
Aveva vissuto sulla propria pelle il senso profondo di Libertà che si celava dietro ogni nuova terra scoperta, dietro ogni isola inesplorata, dietro ogni corrente che avrebbe portato la sua nave verso destinazioni sconosciute.
Il Mare, per lui, era sempre stato l'emblema stesso della Libertà.
Una Libertà per la quale aveva sacrificato la sua lingua e la sua parola.
Una Libertà che credeva di aver irrimediabilmente perduto quando, sette anni prima, si ritrovò a dover affrontare le incognite di un peregrinare solitario sulla terraferma.
Eppure, a modo suo, era riuscito a dare un senso diverso al suo Silenzio : aveva reso quella debolezza la sua arma vincente.
Quel Silenzio era diventato la sua Libertà : Libertà di scegliere per chi combattere.
Ancora non sapeva che la prima persona che avrebbe incontrato all'interno di quel luogo avrebbe cambiato per sempre il corso della sua vita.

Lei era lì, elegantemente adagiata su una poltroncina nel salone, avvolta da un lungo abito di seta nero : morbido cotone scendeva su un corpo snello e tonico, minuto ma proporzionato nelle sue forme femminili. Piccoli seni fasciati da quel tessuto dello stesso colore della notte, fianchi snelli e sinuosi valorizzati da uno spacco dietro la schiena che lasciava in evidenza il colorito olivastro di una pelle morbida e vellutata.
Lunghi capelli corvini, lisci e lucidi, a contornare un viso affilato, dai lineamenti taglienti e spigolosi, tipici delle popolazioni nomadi.
Zigomi alti e labbra sottili, impreziosite da due occhi chiari ed enigmatici, dal taglio allungato.
Una bellezza esotica, un fascino ambiguo, particolare.
Sarebbe potuta essere una delle prostitute che intrattenevano i clienti al piano superiore, ma quella donna aveva negli occhi qualcosa di diverso.
Quegli occhi nascondevano una luce strana, lo stesso bagliore emanato da un prezioso tesoro celato sotto drappi di velluto nero.
Un tesoro che da lì a poco Sigfrid avrebbe scoperto e vissuto sulla propria pelle.
La Signora in Nero lo seguì con sguardo attento mentre lui si avvicinava al bancone con aria spaesata : e lui ci mise poco a notare quegli occhi felini fissi su di sé.
Sigfrid ne ricambiò lo sguardo ma nessuna parola uscì dalle sue labbra.
"Il Muto", era che così lo chiamavano : e c'era un motivo particolare se i suoi silenzi, i suoi sguardi, erano più eloquenti di mille parole.
Un segreto che si portava dietro da sette anni di solitudine.
Un silenzio che non poteva certo lasciare indifferenti, tanto che la Donna si alzò dalla comoda poltrona e raggiunse lo Straniero al bancone.
Gli rivolse poche parole, dandogli il benvenuto in quel luogo : si faceva chiamare "La Gatta" e dal suo atteggiamento sembrava essere la Padrona dell'Ospizio.
Sigfrid le rivolse un silenzioso sguardo d'apprezzamento : in tutta risposta lei allungò la mano destra, di scatto, e gli afferrò la mascella.
Un movimento repentino, un'agilità felina ne sottendeva ogni singola movenza : una leggera pressione delle dita sulle articolazioni della mandibola del Muto, nel tentativo di fargli aprire la bocca per guardare al suo interno.
Voleva rendersi conto del motivo per cui lo Straniero non parlasse.
Sigfrid restò a fissarla in silenzio e contrasse i muscoli della mascella, opponendosi a quell'apertura forzata.
Un incontro di sguardi a distanza ravvicinata : occhi negli occhi, a scambiarsi l'un l'altra la propria immagine riflessa.
Ed ecco che la mancina dell'Uomo andò ad incrociarsi con l'avambraccio teso della Donna che gli aveva afferrato il viso : un guizzo veloce e le dita di quella mano forte si chiusero attorno al collo sottile di Lei, in una morsa ferrea e decisa, mentre i polpastrelli affondavano in quella pelle liscia e vellutata.
Una reazione inattesa quello dello Straniero, che non sembrava affatto intenzionato a concedere alla Padrona di Casa la confidenza di quell'approccio invasivo.
Un improvviso rossore le colorò le guance, colta alla sprovvista da quella morsa decisa che le stringeva il collo, togliendole il respiro : ma una scintilla negli occhi di lei lasciava presagire che non fosse affatto una sprovveduta.
Con un semplice movimento della mano con la quale gli aveva afferrato la mascella, la Gatta fece scattare delle lame celate sotto il guanto di velluto che ne adornava l'avambraccio : le cuspidi di tre artigli di ferro andarono a premere contro il collo del Muto.
Un silenzioso avvertimento : le sarebbe bastato un semplice movimento del polso per affondare quelle tre lame affilate nella sua giugulare.
Sigfrid deglutì, ed in quel preciso istante capì che di fronte non aveva una femmina qualunque, ma una vera propria Assassina.
Lentamente lasciò scivolare via la mano dal collo di lei , liberandola da quella presa ferrea.
Altrettanto fece la ragazza, lasciando scivolare via le dita dal volto del maschio, senza aver svelato il motivo di quel silenzio che lui si portava dietro.
Le mani di entrambi si ritrassero contemporaneamente, sfiorandosi la pelle l'un l'altra, in un'ultima, ambigua carezza.
L'approccio fisico era venuto meno, ma quel contatto prolungato di sguardi sembrava non terminare : era un reciproco studiarsi, come a leggersi in profondità, fin dentro nell'anima.
Ciò che sarebbe successo dopo, era già scritto nelle stelle da tempo.

-Stanza numero VII, 1° piano dell'Ostello del Vecchio Elfo, notte fonda -

Sigfrid dormiva senza vestiti tra candide lenzuola di lino, con la testa sprofondata nel morbido cuscino di piume d'oca. Non sapeva che un'ombra era entrata, furtiva, nella sua camera da letto. Non sapeva che un'assassina silenziosa e letale stava per coglierlo di sorpresa mentre era completamente indifeso.
Passi felpati sul tappeto dai ricami arabeschi che adornavano il pavimento della stanza : la Gatta fece scivolare giù dalle spalle la leggera vestaglia di raso che ne avvolgeva il corpo nudo, fino alle caviglie, lasciandola ai piedi del letto. Si insinuò tra le lenzuola senza produrre il minimo rumore, scivolando su di lui, fino a sedersi cavalcioni sul suo bacino. Quel contatto di corpi nudi non lo svegliò all'istante, tanto era stato delicato quel sensuale approccio: le stesse sensazioni che avrebbe potuto suscitare un sogno erotico, si manifestarono ben presto ergendo tra le cosce della Gatta la virilità del Muto.
E lei era lì, sopra di lui, a guardarlo dall'alto, a dominarlo : avrebbe potuto tranquillamente ucciderlo in quel preciso istante.
Invece le mani di lei andarono a sfiorare quel petto sfregiato da tre cicatrici che disegnavano un'artigliata obliqua.
Si posizionarono sui pettorali dell'uomo, andando ad affondare i polpastrelli in quei muscoli allenati e definiti, mentre lei iniziava a danzare sensualmente sul suo corpo.
Sigfrid, lentamente, riaprì gli occhi : nella penombra gettata dai raggi della falce di luna che penetravano dalla finestra, non seppe distinguere la realtà dal sogno.
Capelli neri, lisci e lunghi, oscillavano ritmicamente su due seni piccoli e sodi, assecondando la cavalcata della donna che lo stava possedendo.
Lei saliva e scendeva su di lui, battendogli ritmicamente i glutei contro le cosce, a scandire il crescendo di quel primo amplesso.
Sigfrid sollevò lo sguardo ed andò a cercarne gli occhi : la Gatta lo fissava, con un sorriso dolce e selvaggio al contempo, mentre si impossessava di lui senza tregua.
Le labbra del Muto si distesero, ricambiandone il sorriso : fece scivolare le proprie mani, lentamente, lungo quelle gambe lisce e toniche, fino a fermarle all'altezza dei fianchi di lei.
Si possedettero a vicenda, per tutta la notte, fino alle prime luci dell'alba.

Gatsu%20Shilke%20Pak%20Caska%20bejelit%20Charlotte%20Grifis%20Donovan%20Gambino%20-%20animazione.myblog.it%20%284%29

♫ ♪ Guardati
nei tuoi occhi ora c'è una nuova luce
dal mio letto ti rivesti e te ne vai
tanto poi tornerai ♫ ♪


Lei era un Sicario Scarlatto degli Scorpioni e lo introdusse nella Setta.
Fu la sua amante, tutrice e maestra : gli insegnò tutto quello che doveva sapere su quel gruppo di Assassini.
Lo addestrò e gli fece comprendere il valore di Disciplina, Umiltà ed Obbedienza.
Gli svelò il fine ultimo degli Scorpioni : il raggiungimento della Terra Promessa.
Che fosse un luogo reale, un utopia o la ricerca continua della perfezione, aveva poca importanza : ciascuno di loro aveva dato a quell'Ambizione un significato differente ma adatto a renderli migliori.
In fin dei conti la Terra Promessa era la Libertà.
Una Terra Promessa che per Sigfrid aveva un nome : un nome di Donna.
- Jesahel -
Un nome che nel linguaggio della sua stirpe nomade aveva un significato ben preciso : Luci D'Alba.
Glielo aveva insegnato Lei.
Lei, che gli aveva insegnato il vero significato dell'Amore : un Amore che andava al di là del possesso fisico.
Un Amore che esulava dalla vicinanza fisica e dalla gelosia : per quanti amanti potessero aver avuto entrambi, sapevano di appartenersi sempre e comunque.

♫ ♪ Siamo liberi così
di sceglierci ogni volta invece che
lasciare troppe cose già decise
a scegliere per noi ♫ ♪


Sapevano che le loro Anime erano unite, indissolubilmente, dal momento stesso in cui i loro occhi si erano fusi, da quel primo giorno all'Ospizio del Vecchio Elfo.
Da quella prima notte in cui i loro corpi si erano appartenuti, danzando l'una sull'altro in una lotta dolce e passionale.
Per tutte quelle volte in cui si erano scambiati la pelle, tra le lenzuola di un letto o tra la sabbia di un campo di battaglia.
Per tutte quelle volte che avevano versato lo stesso sangue, affrontandosi in duelli d'allenamento o tingendo mura di antiche rovine con il loro indelebile giuramento.
Quando Jesahel decise di lasciare gli Scorpioni per andare alla ricerca della sua Terra Promessa, Sigfrid la seguì : per Lui, la Terra Promessa era Lei.
Viaggiarono insieme, di landa in landa, vivendo giorno dopo giorno l'essenza stessa della Libertà.
Inevitabilmente, un giorno, gli eventi li portarono a doversi separare : si persero di vista e ciascuno di loro si ritrovò in territori sconosciuti.

♫ ♪ Liberi da qui
di lasciarci andare e poi rincorrerci
perché l'amore non finirà
se è anche libertà ♫ ♪


Per quanto fossero distanti, sapevano perfettamente che ciascuno avrebbe conservato per sempre un pezzo di cuore dell'altro.
Entrambi sapevano che un giorno, in questo mondo o in un altro, si sarebbero ricongiunti.

"Ovunque andrai, ricordati sempre ciò che siamo"

"Siamo Liberi, Jesahel"

Lei gli aveva insegnato la Verità più grande in assoluto : il vero significato della parola Amore.

♫ ♪ Perché l'amore non finirà
se è ancora libertà ♫ ♪


Libertà



Un ringraziamento particolare a Jesahel : al PG e a Colei che lo muove.
Per l'ispirazione, per il tempo che abbiamo trascorso insieme, per tutto ciò che ha lasciato a Sigfrid e a me.
 
Top
0 replies since 16/5/2014, 11:42   164 views
  Share