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La pepita, Contest mensile di maggio: Oro

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Fils de la pluie
view post Posted on 31/5/2014, 00:40




La pepita della discordia.



Il pomeriggio stava passando in maniera piacevole e la strada per Hoero era piuttosto tranquilla. Di tanto in tanto incontravo qualche viaggiatore con cui scambiavo un saluto che veniva immediatamente ricambiato. Non salutavo ogni singolo passante per il piacere di farlo, ma era un usanza locale ed avevo sentito che chi non si piegasse alla tradizione, allora si sarebbe dovuto piegare alle frustate. Siccome non ero più abituato al dolore fisico da tempo, inoltre ero consapevole che il mio corpo non avrebbe gradito affatto tale trattamento, decisi di rispettare i viandanti. Galaroj, il mio fido amico roditore dormiva nella borsa, preferiva non stancarsi con le lunghe camminate, rivelandosi un velocista nato. Alzando gli occhi al cielo vidi una colonna di fumo nero a qualche centinaio di passi, giusto dietro una collinetta che avrei dovuto affrontare per raggiungere la mia destinazione.

Era strano che non l'avessi notata prima, forse il fuoco era stato appiccato da poco. Ad ogni modo avrei affrontato la situazione con prudenza, non volevo di certo imbattermi in un gruppo di banditi. Non avrei avuto alcuna possibilità di farcela, dopotutto ero poco più di un iniziato nelle arti magiche ed il mio fisico non era più in grado di sopportare nessun tipo di peripezia, men che meno ingaggiare un duello basato sui muscoli con vari possibili avversari.

Come precauzione decisi di allontanarmi dalla strada maestra, iniziando a camminare sull'erbaccia che costeggiava la strada. Sfortunatamente non c'erano ne rocce ne alberi da usare come riparo da occhi indiscreti, ma ero abbastanza sicuro che se fosse stato un attacco di banditi allora l'attenzione sarebbe stata rivolta interamente verso la strada e non l'ambiente circostante, almeno così pensavo.

Mi ci volle una mezz'ora abbondante per portarmi in una posizione che permettesse di vedere ciò che era successo. Non vidi alcun agglomerato di persone poco raccomandabili, in realtà l'unica cosa che i miei occhi riuscirono a scorgere fu una carrozza da nobile (a giudicare dalle forme e dai cavalli bianchi che si trovavano ad una trentina di metri) ed un fumo nero prodotto da un fuoco che usava come combustibile il legno di una delle ruote. Ero indeciso se agire o meno, buttarmi fra le fiamme non era una di quelle scelte che si possono fare a cuor leggero, ma se gli occupanti, se ancora vivi, fossero in possesso di qualche ricchezza, allora avrei probabilmente ricevuto una qualche ricompensa per aver preservato la loro vita, in caso contrario avrei spento l'incendio e cercato qualcosa di valore fra i resti di quell'incidente. Svegliai il topo che riposava nella borsa e lo appoggiai a terra. Continuava a chiudere gli occhi, ma sapevo che era ubbidiente e che avrebbe seguito ciò che gli avrei detto di fare.

«Galaroj, voglio che tu aspetti qui. Se fischio ti fiondi nella mia direzione ed attacchi qualunque cosa non sia io.»



Era solo una misura preventiva, così non mi sarei ritrovato senza una preziosa parte dei miei poteri. Così mi avvicinai a passo svelto, dopotutto non avevo tempo da perdere, altrimenti le fiamme avrebbero distrutto tutto prima che potessi prendere qualcosa.

Quando finalmente giunsi nelle immediate prossimità del veicolo ebbi modo di osservare la scena con più attenzione. Chino a qualche metro dal mezzo di trasporto trovai un umano, di bassa statura e dalla pronunciata calvizie. Ai suoi piedi si trovavano due cadaveri, la cosa era facilmente verificabile dalla gola sgozzata e sporca di sangue che la coppia presentava. La donna vestiva un abito davvero bellissimo, la stoffa usata doveva essere pregiata, ed a giudicare dall'assenza di cinture ed altri accorgimenti per adattare la veste alla sue esigenze, doveva probabilmente essere stato ordinato su misura. L'uomo invece portava una spada al fianco, ma sembrava non averla estratta per difendersi, forse conosceva il suo aggressore. Ciò che però colse la mia attenzione non fu la tragedia, ma l'oggetto che il sopravvissuto teneva in mano. Una pepita d'oro abbastanza grande da poter essere comparata ad un pugno di un umano chiuso. Sentì istintivamente la voglia irrefrenabile di avvicinarmi; avanzai di un passo verso l'uomo dai pochi capelli.

Egli invece sentì il rumore provocato dai miei piedi e mi disse:

«Non ti avvicinare!»



Gli occhi di quella persona erano frenetici, non riuscivano a mantenere una posizione fissa, continuavano a voler scorgere l'oggetto di metallo prezioso, la coppia morta ed io. Sudava freddo, ma non sembrava spaventato, piuttosto intenzionato ad andarsene da quel posto in fretta. Evidentemente non poteva sottovalutarmi come minaccia, ero stato appena motivato ad inseguirlo fino in capo al mondo per una ricchezza di quel genere. Con quel pezzo di minerale sarei riuscito a comprarmi una casa in città e vivere nella comodità per un bel po' di tempo. Avrei addirittura pensato a Galaroj, gli avrei costruito un accesso diretto alla fogna.

«Ehi, tranquillo. Il mio nome è Somiol e non ho intenzione di farti del male. Ho visto il fuoco e mi sono avvicinato per vedere se qualcuno si era fatto male.»



Era un ragionamento che faceva senso, ma ancora una cosa non mi tornava, perché aveva fatto rovesciare la carrozza, li aveva tirati fuori, entrambi, e sgozzati? Non poteva sgozzarli dentro il veicolo e cercare quella bellissima pietra gialla e poi dare fuoco a tutto? Qualcosa doveva essere andato storto, solo che a questo punto la verità non mi interessava. Volevo quell'oro e me ne sarei andato via.

Decisi che dovevo battere il ferro finché era caldo, a questo punto non me ne sarei andato a mani vuote. L'assassino intuì la mia intenzione e cercò di infilare con un movimento veloce della mano l'oggetto della contesa in tasca. Gridando con tutto il fiato che avevo in bocca lo intimai di fermarsi.

«Fermati! Non mettere via quel prezioso. Da quello che ho visto hai sgozzato quelle due persone per mettere mano su quell'oggetto. Adesso me lo dai ed eviterò di chiamare le autorità. Se non lo farai allora ti legherò e tornerò con la guardia cittadina di Hoero. Allora, che hai intenzione di fare?»



«Scordatelo!»



La reazione del minacciato era talmente ovvia che non ci pensai affatto ad un simile comportamento. Invece di reagire per difendere quella piccola fortuna tascabile, l'uomo iniziò a scappare, forse convinto che non ce l'avrebbe fatta a sopraffarmi in un combattimento. Non ebbi bisogno di inseguirlo, dopotutto non avevo più il fisico per mettermi a rincorrere la gente, così allungai la mano ed estesi il palmo in direzione del polpaccio destro del fuggitivo. Sfruttando la mia magia scaturì dal mio arto superiore una freccia composta interamente di magia che andò a colpire il suo bersaglio, facendo rovinare il quasi pelato a terra. Non riuscendo a sopportare il dolore nel tentativo di rialzarsi, il ferito iniziò a strisciare, facendosi avanti con l'uso delle braccia.

Con passo lento e prudente, mi avvicinai all'omicida sempre tenendo il braccio teso puntando alla sua testa, giusto come precauzione.

«Pessima scelta la tua. E' un'ammissione di colpa in piena regola.»




In un istante però avvenne l'impensabile. Nel disperato tentativo di non lasciare andare il piccolo tesoro lo sconosciuto provò ad ingoiare l'oggetto della contesa. Preso dal panico, quando vidi quella luccicante pepita venir forzata dentro quella bocca putrida e maleodorante non ci vidi più. Abbandonai ogni tipo di cautela per impedire a quell'essere ignobile di compiere un gesto tanto scellerato. Mi gettai su di lui afferrando con entrambe le mani il prezioso, ma fui avventato e ne pagai il prezzo. Quella era solo una trappola, perché qualche secondo dopo essermi buttato sulla mia preda sentì la mia coscia bagnarsi con qualcosa di caldo. Mi bastò una sbirciata veloce per capire che quello fosse il mio sangue. Non lontano dal taglio vidi un coltello insanguinato, era stato quello a ferirmi. Ancora una volta vidi la lama muoversi nella mia direzione, ma essa non ebbe il tempo di raggiungere la mia carne per una seconda volta, perché Galaroj, il mio fido compagno roditore, affondò i suoi denti nel braccio che impugnava l'arma facendola cadere a terra. Con tutte le mie forze tirai facendo riemergere il metallo dalle “fauci” del suo proprietario.

Mi alzai con difficoltà, dopotutto ero ferito e lo guardai piangere. Il ratto non voleva saperne di mollare la presa.

«E' mio, restituiscilo! Ho lottato per averla. Progetto questo piano fin da quando ho visto quella pepita nella cassaforte del padrone. E' mia di diritto! Non è giusto!»



Le lacrime iniziarono a solcare il suo volto, singhiozzava e gridava come un bambino triste, ma non mi interessava. Avevo ciò che volevo, lo tenevo stretto in mano e non lo avrei mollato per nient'altro al mondo. Lanciai ancora uno sguardo a quell'uomo che aveva ucciso per ottenere la pepita. Era pericoloso, se lo avessi lasciato li probabilmente mi sarebbe venuto a cercare, dopotutto gli avevo dato il mio nome e la vendetta sarebbe potuta arrivare in un momento che meno me lo aspettavo. Dovevo risolvere il problema su quel prato una volta per tutte. Così allungai la mano in direzione del cranio del mio nemico ed ancora una volta una freccia magica venne scoccata, che penetrò il cranio dell'uomo, privandolo della vita.

«Dopotutto era un assassino, ho fatto un favore alla comunità.»




CITAZIONE
Le frecce magiche in questione derivano tutte dal talento arcanista, per esattezza il primo livello passivo. Segue la descrizione dell'effetto.

Freccia nera senz'arco: Uno dei più grandi vantaggi della magia risiede nella possibilità di attribuire all'energia impiegata per l'incantesimo una certa proprietà, oltre ad una forma. Somiol non si è scordato del suo passato di cacciatore e nonostante l'impossibilità di poter maneggiare uno strumento di caccia con la precisione che possedeva un tempo, ha imparato a plasmare la sua attuale unica fonte di danno in una freccia, in onore dei vecchi tempi. In un tomo chiamato "Flussi megici dell'ambiente", l'elfo ha appreso che non esiste una sola fonte energetica per gli incantesimi, ovvero il mana. Con i giusti accorgimenti si può ridirezionare l'obolo necessario per un incantesimo può essere pagato dal corpo oppure dall'ambiente. Gli alberi, le rocce, i fiumi e perfino l'aria sono ricolmi di magia e con molta pratica si può percepire questo "fiume di mana" rilasciato dall'ambiente ed usarlo per i propri scopi. Ci sono voluti due anni perché Somiol iniziasse a riuscire a manipolare questa fonte magica a costo zero per creare delle frecce magiche. Non sarà necessario l'uso di un arco, ne una balestra per poter essere scagliate. Infatti basterà al negromante puntare la mano nella direzione dove si trova il suo bersaglio e dal palmo si aprirà un vortice violastro di un paio di centimetri di diametro. Da esso scaturirà una freccia nera composta interamente da mana che si muoverà in linea retta verso l'oggetto o essere da colpire. Materializzare queste frecce richiede alcun consumo di mana per l'elfo e provocheranno all'avversario danni da perforazione.
 
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