Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Erdkun ≈ Fantasmi di sabbia, I Sopravvissuti

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Wolfo
view post Posted on 3/6/2014, 21:37




« Fantasmi di sabbia »



Le saline, dieci anni fa.


Le ombre stavano arrivando e, in poche ore, avrebbero avvolto con il loro manto ogni singolo granello di sabbia di quella distesa arida.
« Sarebbe meglio fermarsi. » Beran osservò l’avanzare delle tenebre, tenendo entrambe le mani ben salde sulle redini del suo cavallo; era un piccolo pony dal manto nero, simile al destriero del fratello - Timli - che, cavalcando al suo fianco, non faceva altro che annuire alla proposta di fermarsi e riposare.
« Avete paura del buio? ». Dogan li apostrofò entrambi, cercando demolire il poco orgoglio rimasto nei suoi sottoposti.
« Sono ore che vi lamentate. », fece una piccola pausa, per poi tornare a infierire « Fa troppo caldo, ho fame, devo pisciare.. si può sapere che razza di nani siete?! ». Cercò di evidenziare l’ultima frase, nel vano tentativo di motivare il gruppo ad avanzare. Nemmeno lui aveva voglia di proseguire le ricerche, tuttavia non si era unito agli Orothiar per battere la fiacca.
Il clan Orothiar era abbastanza tranquillo, con regole semplici ma ferree. Composto soltanto da nani, la missione primaria era il ritrovamento di oggetti di vario genere con il solo scopo di accrescere la popolarità del clan stesso. In parole povere, il clan aveva il compito di trovare artefatti, armi, gioielli e qualsiasi altra cosa di valore.
A differenza degli altri gruppi, tra gli Orothiar vigeva la regola “chi cerca trova, e chi trova tiene”; indipendentemente dalla rarità della merce, il nano - o il gruppo - che trovava qualcosa di valore, aveva il diritto di tenerlo per sè. Questo aveva spinto numerosi briganti e contadini ad aderire alle leggi del clan, noncurante dei pericoli che si potevano incontrare durante le operazioni di recupero. Un esempio erano i fratelli Beran e Timli, completamente incapaci di combattere ma più avidi del peggiore dei sovrani. Al contrario, Dogan mirava a scalare la vetta, sognando - un giorno - di poter ricoprire un ruolo più importante del semplice “responsabile del gruppo 7”.
« Comunque siamo arrivati. », disse mentre tirava le redini del suo destriero bianco.
Davanti a loro si palesò una piccola fortezza in rovina, completamente scavata nella roccia. Da lontano sarebbe stato arduo scorgerne la forma, l’erosione causata dal vento l’aveva ridotta a un cumulo di macerie. « Ecco il rifugio. »

_ ___ _____ _______ ____________


Le saline, qualche giorno fa.


« ..le reclude 13 e 17, rispettivamente Beran Omathwor e Timli Omathwor, non furono più ritrovate. Al gruppo dei dispersi si aggiunge anche il loro supervisore, Dogan Orreys, ritenuto responsabile dell'accaduto. ».
Il nano aggrottò la fronte, cercando di capire il senso di quello stupido rapporto. Erano giorni, se non settimane, che aveva iniziato a documentarsi sulle zone più inesplorate vicino al confine del mondo umano, e ogni singolo trafiletto portava a sentinelle scomparse nel nulla, cavalli tornati a casa senza il loro padrone e innumerevoli morti “accidentali”. Che le saline fossero una zona misteriosa e inospitale era oramai certo, tuttavia Zharr continuava a chiedersi il motivo che spingeva centinaia di cacciatori di tesori ad attraversare il deserto.
Ogni piccola informazione che riusciva a raccogliere gli forniva un indizio su un “qualcosa” di magico e oscuro; alcuni tomi sostenevano la presenza di un altare demoniaco, altri di una creatura abominevole - grande quanto una montagna - che inghiottiva le carovane senza nemmeno dargli il tempo di rendersi conto del pericolo. I più scettici denunciavano la stupidità dei nani, la cui avidità li spingeva nelle zone più aride senza i dovuti mezzi di sopravvivenza.
Zharr non aveva mai preso in considerazione le arti magiche o simili, convinto che con il duro allenamento era possibile staccare la testa anche agli stregoni più potenti. Tuttavia, dopo la sconfitta sulla costa dello Zar, il nano si era reso conto della sua debolezza.
Un potere nuovo, rinnovato. Aveva bisogno di qualcosa di diverso, che andasse al di là della mera forza fisica. Persino suo padre utilizzava un’arte arcana per forgiare le armi migliori, senza provare alcun tipo di vergogna. Viveva in un mondo saturo di magia, sarebbe stato stupido non approfittarne.
Osservò di nuovo il rapporto che aveva “preso in prestito” da una biblioteca a Taanach, per poi spostare il suo sguardo sull’immensità del deserto che si distendeva davanti ai suoi occhi. Accarezzò la testa del cavallo, prima di impartirgli l’ordine di galoppare verso le regioni più interne. La sua corsa era accompagnata dal clangore metallico proveniente dalla sacca piena di viveri legata alla sella.

Passarono diversi giorni prima di incontrarla.



CITAZIONE
Eccoci qua!
La scena è riservata a me, Zaide, Ashel, e Shinodari.
Procedete in base alle indicazioni ricevute via MP da Zaide.

Nonostante sia una scena free, ho preferito inserire qualche spunto di BG che spiegherà il perché delle cose che avverranno a breve.

Per qualsiasi domanda, MPzzatemi o scrivete nel topic “Commenti, apprezzamenti e critiche sul torneo” nella sezione di Erdkun.


Edited by Wolfo - 4/6/2014, 09:26
 
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Ashel
view post Posted on 8/6/2014, 13:09





La carovana procedeva a passo d'uomo.
Profughi di ogni età e razza, per lo più donne e bambini, si muovevano con una lentezza pachidermica, seguendo la strada tracciata nella sabbia secoli prima e che solo le guide più scaltre conoscevano.
Affidarsi alla persona sbagliata poteva significare perdersi nel deserto tutto uguale che sottraeva, lustro dopo lustro, sempre più terreno coltivabile alle lande abitate dalla comunità umana più a Settentrione.
Un oceano di sabbia divideva la civiltà dalla barbarie. Una barriera naturale che in pochi provavano ad attraversare, specie se, come quei profughi, avevano pochissime possibilità di sopravvivere.
Il cado era soffocante, le escursioni termiche notturne violente, l'acqua era poca e il cibo praticamente assente. Buona parte dei fuggiaschi era già malata di tifo, di malaria o di altre porcherie, e molti di loro non avevano viveri a sufficienza per sopravvivere a lungo.
Non che Astrid se la passasse meglio. Per la verità, erano giorni che vagava senza sapere bene dove andare, o che strada prendere. Si era parzialmente ripresa dalle ferite subite dopo lo scontro all'ultimo sangue con quell'orchessa, qualche tempo prima, e dal momento che quello stronzetto nero dall'aria furba aveva asserito di conoscere la strada per raggiungere le terre coltivate aveva deciso di seguirlo, sommandosi a tutti quei poveracci che cercavano riparo dagli orrori della guerra.
L'Akeran era diventato sempre più pericoloso. Astrid aveva visto con i suoi occhi che cosa facevano gli eserciti di tutte le fazioni ai civili che avevano la sfortuna di capitare sulla loro strada. I soldati consumavano il poco cibo che la popolazione aveva a disposizione, disponevano delle donne e delle risorse che trovavano negli sparuti villaggi e nelle piccole comunità di allevatori e ammazzavano chi non andava loro a genio.
I mercenari, in particolare, erano dei bastardi di prima categoria.
Astrid lo sapeva perché anche lei era una mercenaria. Non avevano niente da perdere e dalla vita cercavano di prendere ciò che veniva offerto loro, senza farsi il minimo scrupolo. Quella era gente pericolosa, pronta a voltare le spalle al proprio compagno per una manciata di monete.
Proprio come aveva fatto lei. O meglio, lei aveva solo avuto paura.
La paga che la città di Taanach le aveva riservato per partecipare alla guerra non valeva la sua vita. Alla Riva di Ghuthir aveva rischiato di farsi ammazzare da quella pazza dell'esercito dei nani, che parlava con i morti e che aveva evocato il fantasma di un mostro sul campo di battaglia.
Semplicemente, se l'era fatta sotto e aveva deciso di fuggire. Del resto, la fazione delle Città Libere non poteva credere davvero che un guerriero comprato con del denaro fosse fedele. Non fino alla morte, almeno.
Non le fregava niente di quelle stronzate. Goryo o Beik, a lei non cambiava nulla. La sua vita avrebbe continuato a fare cagare come prima. Aveva altri progetti, promesse da mantenere una volta tornata a Taanach.
Forse avrebbe cambiato nome, ammesso che qualcuno si ricordasse di lei. Aveva sempre mantenuto una posizione defilata da quando era arrivata in città - fatta eccezione per le cazzate che aveva combinato con Gurz nei bassifondi - e a ben vedere non aveva nulla da temere. L'importante era riuscire ad andarsene da lì, dove gli eserciti potevano aver sguinzagliato i loro sgherri per trovare i disertori e ucciderli.
Quel ragazzo avvolto nel suo ampio mantello rosso le aveva assicurato che ogni anno faceva quella strada per portare i suoi animali a pascolare nelle terre più a Nord, ma aveva smesso da un pezzo di fidarsi di lui. Non aveva nessuna intenzione di crepare durante la traversata: avrebbe cercato un itinerario alternativo.
Si staccò dalla fiumana di gente poco dopo l'alba, lasciandoli proseguire sotto il sole cocente senza di lei.
Avrebbe contato sulle sue sole forze per sopravvivere.

~

Le radici avevano un sapore amaro. Sapevano di terra e di sabbia, ma era l'unico cibo che era riuscita a trovare da giorni.
In compenso, il rivolo di acqua che scorreva in una crepa nella roccia riuscì a dissetarla e a rinfrancarla un poco da quell'afa insopportabile.
Si distese all'ombra di un masso gigantesco, cercando di non pensare a nulla. Si concentrò sulla sensazione di una birra fresca che le scendeva giù in gola, quella che prendeva sempre alla sua bettola preferita giù alla città vecchia.
Infine si addormentò, cedendo alla stanchezza del viaggio. Ma non durò a lungo: ben presto si ridestò sentendo uno sguardo su di lei e, ancora confusa dai frammenti di un sogno che stava vivendo, cercò di rialzarsi.
Trasalì non appena la vide.
Una donna stupenda, dai lunghi capelli rossi e dal fisico longilineo. La cosa più bella che avesse mai visto in tutta la sua vita.
La osservò per qualche istante, ma era come se il tempo si fosse fermato. Da dove era saltata fuori? Stava ancora sognando?
Dopo i primi momenti in cui si era fatta sopraffare dalla meraviglia riuscì a biascicare qualcosa, innervosendosi.

- C-chi sei?

Imbracciò l'arco, fu una reazione spontanea.
Ma non aveva davvero intenzione di colpirla, in fondo poteva benissimo essere che si fosse rincretinita per il caldo e che fosse in preda alle allucinazioni. Non era neppure la prima volta che le capitava.
Una tristezza infinita la pervase, quasi come se stesse riflettendo lo stato d'animo di quella splendida apparizione, poi inorridì mentre il miraggio cominciava a decomporsi come un cadavere lasciato marcire al sole.
Rivoli di sangue presero a scendere dai suoi occhi e il suo viso parve invecchiare all'improvviso; tutto di lei cominciò a cadere, le sue carni si aprirono crudelmente come se un cancro incurabile la divorasse dall'interno e si imputridirono fino a quando di lei non restò che un piccolo, invisibile ricordo.

- Aiutami!

Uno sbuffo di fumo e infine sparì così come era apparsa.

- Che cazz..?

Ci volle un po' perché Astrid fosse in grado di elaborare un pensiero completo.
Il verso stridulo di un corvo la costrinse infine a guardare in alto.
Era un animale dotato di una straordinaria e inquietante intelligenza. Lo capì perché i loro sguardi si incrociarono per un istante e la mezz'orca seppe subito con certezza che quello non era un uccello qualunque.
Era ammantato di un'aurea particolare, puzzava di magia.
Lo seguì perché non poteva resistere alla tentazione di ritrovare quel miraggio, anche se in cuor suo sapeva che si sarebbe cacciata nei guai.
E probabilmente quella volta non se la sarebbe cavata.

~

Non sapeva cosa fare.
Doveva avvicinarsi oppure no? E se quella donna - era una donna? - fosse stata pericolosa?
Se avesse tentato di ucciderla, che avrebbe fatto?
Era mezzogiorno inoltrato e l'aria era talmente calda da parere irrespirabile.
Il corvo si era posato sul carro e continuava a gracchiare con insistenza crescente. I suoi occhietti d'ossidiana non smettevano di fissare la mezz'orca con un'espressione interrogativa.
Ma Astrid non era certa di volersi avvicinare. Aveva paura.
Dapprima pensò di imbracciare l'arco e incoccare una freccia, così se la donna avesse provato ad attaccarla si sarebbe potuta difendere; ma poi comprese che sarebbe stato tutto inutile. Con quel suo trucchetto del corvo e del miraggio aveva dato prova di conoscere un tipo di magia di cui Astrid ignorava persino l'esistenza. In ogni caso non avrebbe potuto fare nulla per difendersi.
Ma in fondo, che cosa avrebbe mai potuto farle? Era immobilizzata sotto un carro, forse aveva la schiena spezzata e sembrava più morta che viva.
Che cosa le era successo?
Quel luogo le dava i brividi. Un passo falso e sarebbe sprofondata nel terreno.
E poi c'era uno strano odore.
Ma almeno pareva che fosse un'area disabitata, forse i nani che aveva incrociato lungo la strada non si erano spinti così in profondità nel deserto.
Forse.

- Astrid, sei proprio una cretina.
disse tra sé.

Si avviò verso la donna facendo bene attenzione a dove metteva i piedi.
Lo sapeva che stava andando incontro a un guaio più grosso di lei. Lo sapeva che non avrebbe mai dovuto fidarsi, che avrebbe dovuto continuare per la sua strada e farsi gli affari suoi.
Ma un'attrazione irresistibile la guidava verso la poveretta e non pareva in grado di concentrarsi su nient'altro che non fosse la sua salvezza.
Si schiarì la voce e si inginocchiò non appena si trovò a meno di un metro da lei. Forse dormiva, o forse era già morta e basta.
Le orbite vuote dei due scheletri accanto a lei parvero confermare quella sensazione.

- Ehi...

Ebbe paura di toccarla.

- Sei viva?

Estrasse la sua borraccia di cuoio e alzò infine il viso della donna per provare a farle bere dell'acqua, pensando che potesse aiutarla a farla rinvenire.
Per un istante, credette di riconoscerla.



Astrid


Bene, signori!
Finalmente sono riuscita a postare. Spero di non aver commesso troppi errori!
Astrid sta disertando e si è persa nei territori dell'Akeran. Incontra il miraggio di Zaide e segue il corvo fino a raggiungerla alle Saline. Prova quindi a parlarle e farle bere un po' di acqua.
A voi!


Edited by Ashel - 8/6/2014, 14:31
 
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view post Posted on 9/6/2014, 18:09

Esperto
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E così quella era la morte.
Una sterminata distesa di sabbia, sale e sangue costellata di ossa umane, rottami di carovane e sogni infranti. Il sole come un implacabile giudice e giustiziere osservava e decideva le sorti dei miserabili arroganti che avevano osato sfidare la potenza della natura addentrandosi tra le dune riarse e inospitali delle Saline, mordendo le cartilagini avvizzite di coloro che erano già morti e di quelli che ancora cercavano la strada per la fine.
Zaide era tra questi, aggrappata ad un filo di vita grazie all’ultimo barlume di follia che ancora la animava. Sarebbe stato infinitamente più saggio morire, abbandonarsi alle braccia pietose del buio eterno e in esso annullarsi fino a scomparire.
Ma lei l’aveva vista andarsene, e il suo cuore infranto non aveva nemmeno la forza di cedere per morire in pace. Quel solo pensiero fisso prolungava la sua insensata agonia: Helaayne.
La Strega era stata sconfitta proprio quando si sentiva al culmine del proprio potere: solo una volta, un’eternità prima, aveva provato un’umiliazione tanto schiacciante in una combattimento, e quell’umiliazione portava il nome di Viktor von Falkenberg.
Ma Jace non era Viktor.
Il Cartomante non la odiava, non la temeva, non la conosceva nemmeno: ma grazie alla sua acuta intelligenza aveva subito capito dove colpire Zaide per annientarla, e ci era riuscito.

Helaayne

Una fitta di dolore che non aveva nulla a che fare con la profonda ferita che le squarciava il ventre le attraversò il corpo facendola tremare. Helaayne l’aveva vista prostrata a terra sconfitta, morente e impotente. Si era sacrificata per quella bambina, ma ora chi l’avrebbe protetta?
Aveva lottato per non soccombere solo per lei, per tenere gli occhi occhi aperti, ma solo per vederla allontanarsi insieme al suo assassino.
Mai dolore più grande venne concepito per torturare una madre.
La gola riarsa non emetteva alcun suono, le mani insanguinate non trattenevano nemmeno la sabbia bollente del deserto, gli occhi non avevano più lacrime.

Helaayne, chiamava.

Ma nessuno poteva udire quel muto grido disperato.
L’aveva vista voltarsi lentamente, lo sguardo allucinato di chi ha appena vissuto un trauma incomprensibile, la manina candida nascondersi docilmente nel pugno dell’uomo che aveva massacrato sua madre.
Le aveva preso la mano.
Forse in lui era rimasto un barlume di pietà, di umanità. Forse non l’avrebbe uccisa.

Helaayne

Perduta. Per sempre.

Morire le parve il compito più arduo mai affrontato fino a quel momento. Sarebbe stato così facile chiudere gli occhi e scivolare nell’oblio fino a sciogliere la propria coscienza nel sonno della vita. Ma gli dei non avevano intenzione di concederle nemmeno quest’ultima grazia.
Con ostinazione la vita le rimaneva attaccata, tenace e fastidiosa come un una sanguisuga, e Zaide non poté fare altro che assecondarla, strisciando all’ombra di un carro rovesciato nell’attesa della sua ora. Non sapeva dire quante volte la luna fosse sorta e tramontata di nuovo, regolava lo scorrere del tempo in base agli incubi e ai deliri della febbre che la scuotevano: a volte le pareva perfino che il suo potere tornasse a scorrerle prepotentemente nelle vene, come per destarla dall’oblio.
Ma lei desiderava solo dormire.
Fino a quando…

- Sei viva?

Quella voce sconosciuta le percosse i sensi come il rintocco di una campana. Non riusciva ad aprire gli occhi cisposi e raggrumati dal sangue, né avvertiva più il suo corpo. Quando una sensazione terribile e quasi dimenticata la fece quasi urlare di dolore e desiderio: dell’acqua fresca le scorreva tra le labbra indurite, bruciandole la gola riarsa e facendole pulsare la pelle come acciaio. Acqua.
Di prepotenza, la vita tornò a scorrerle in corpo, e con essa tutto il dolore e l’angoscia seppellita sotto strati di strazio.

- Sono...viva? - boccheggiò Zaide, articolando a fatica le parole.

- Sono...viva. - sussurrò infine, leccandosi le labbra che avidamente bramavano ancora dell’acqua. Si sentiva spossata e persa, ma la presenza di quella donna le era di incredibile conforto.
Sembrava così grande e possente, mentre lei si sentiva rinsecchita e inutile.
Mosse una mano per toccarla, per assicurarsi che non fosse un miraggio, e si stupì della sua stessa mano sporca e bianca di sale: stentava a credere di riuscire a muovere di nuovo le membra dopo tanti giorni di abbandono all’oblio. Ma lei forse poteva aiutarla.

- Sono Zaide di Taanach. - sussurrò infine con voce che pareva provenire dalle profondità dell'Inferno. - Puoi...puoi uccidermi?



Nulla da aggiungere se non...Buon divertimento a tutti!!


Edited by Zaide - 10/6/2014, 11:05
 
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view post Posted on 11/6/2014, 09:31
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Suzushikei
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Dalle nebbie del passato...

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Dalle Cronache
della Fenice


Il Destino è una questione di Scelte.


E' una credenza comune ritenere che la nostra vita sia scritta nel flusso del tempo, un flusso immutabile, dove ogni cosa accade perché accadrà nel nostro futuro e sarà accaduta nel nostro passato.
Io non credo nel fato, ho slegato la mia vita da quella serie infinita di “causa ed effetto”, che aveva condizionato per intere esistenze la mia vita per colpa della Maledizione.
Gli Inferi mi avevano liberato da quel circolo vizioso chiamato Fato, ma ancora non avevo appreso che la libertà comportasse sempre un prezzo da pagare, che ogni scelta slegata dal cammino scritto per noi alla nascita portasse con sé delle conseguenze spesso imprevedibili.

E nulla in quel mio viaggio mi aveva fatto presagire la scelta che sarei stato costretto a fare entro breve, il bene che avrei voluto perseguire, se quello di un popolo dimenticato dalla storia o quello di una singola persona.

Per correre in Suo aiuto...
avrei dimenticato il reale motivo per cui stavo vagando nel deserto dell'Akeran...
Avrei dimenticato l'ingiustizia fatta ad un popolo vessato dalle catene della schiavitù...

Se il Destino è solo una questione di scelte, allora perché quando si trattava di Lei non esisteva nessun'altra scelta, nessun'altra opzione se non Lei stessa?


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«Parlato (Umano)» «Parlato (Avatar)» Pensato Narrato
- Zaide -



Erano ore che mi muovevo tra quelle lande sabbiose con l'unica compagnia la luce delle stelle. Presto avrebbe fatto giorno, una nuova alba che avrebbe messo a dura prova il mio fisico se non avessi trovato un riparo dal caldo torrido, giusto il tempo per concedermi un po' di riposo. Quasi rimpiangevo le piogge acide che si manifestavano in alcune regioni dell'Akeran.
Facendo appello ai miei ricordi, da qualche parte verso est, si ergeva una parete rocciosa che nascondeva uno di quegli insediamenti sotterranei, che avevo avuto modo di vistare, mio malgrado, nel Plakard, ma che stavano prendendo piede anche in altri luoghi. Insediamenti noti per la loro pessima nomea, più pericolosi della stessa fauna che aveva fatto di quell'habitat desertico la sua dimora. Eppure non erano rare le persone disposte a rischiare la propria vita in quei cunicoli sotterranei che chiamavano città, pur di non essere ancora coinvolte in quei sanguinosi conflitti, sempre più frequenti, che stavano sconvolgendo l'intero Akeran. La paura, la disperazione, l'orrore era percepibile in coloro che vivevano lontano dalla protezioni offerta dalle città in superficie. Una sicurezza effimera, in realtà, con la presenza demoniaca che si stava espandendo ad una velocità impressionante.
Ed era quello il motivo per cui mi stavo dirigendo a Taanach in tutta fretta.
Controllando sulla mappa, stimai che mi sarebbero occorse alcune ore di cammino sotto il sole per raggiungere la zona in questione. Sarei stato costretto ad effettuare una deviazione dal mio percorso, ma era preferibile piuttosto che continuare lungo l'antica via carovaniera con il rischio di trovare un'altra oasi devastata.
Sciolsi la fusciacca annodata sulla tunica che indossavo sopra i pantaloni, arrotolandola sulla testa per formare un copricapo improvvisato.

Era mattina inoltrata, mi ero fermato un istante per asciugarmi con il dorso della mano il sudore dalla fronte, sorseggiando qualche goccia d'acqua dalla borraccia per placare l'arsura della gola, quando la vidi.
In un primo tempo pensai ad un miraggio, ad uno scherzo dovuto alla calura, poi percepii la presenza di una fonte magica, che si stava muovendo nella mia direzione.
Istintivamente lascia fluire l'energia arcana verso l'esterno, pronto a difendermi da quell'emanazione magica di cui ignoravo la provenienza, maledicendo l'aver abbassato la guardia anche se per pochi attimi.
Una figura umanoide si stava avvicinando. Una donna dai capelli del colore delle fiamme, di una bellezza rara eppure letale, che si muoveva sulla sabbia senza lasciare alcuna traccia.
Per un istante pensai ad un inganno, ad un'allucinazione. Sbattei più volte le palpebre cercando di scacciare quella follia visiva, ostinandomi a non credere a quello che si trovava a pochi passi da me.
Un'apparizione che non aveva alcuna ragione dei esistere in quei luoghi, eppure la magia che vibrava attorno a me era tangibile.

Io conoscevo quel volto, non avrei mai potuto dimenticarlo...

Zaide...



Era un'apparizione, nulla di quello che vedevo era reale, uno specchio di quei ricordi che avevo lasciato a Taanach.
Eppure le sue iridi smeraldine, il suo sguardo triste sembravano così veri.

«Lady Zaide... Cosa...»



Le parole morirono in gola, quando una lacrima di sangue scivolò lungo la guancia, macchiando la sua veste candida. Rivoli cremisi tinsero inesorabilmente l'abito, mentre i suoi lineamenti mutavano, le ferite straziavano la sua pelle, distruggendone l'incanto, la bellezza, fino a renderla l'ombra di quello che era... una creatura decrepita, le cui fattezze si stavano rimpicciolendo, destinate a scomparire da questo mondo, perse nei miei ricordi come un miraggio.
Eppure la sua voce non avrei potuto dimenticarla, né quella singola parola sussurrata prima di trasformarsi in cenere.

-...Aiutami...-



Non restò più nulla di lei.
Uno sbattere d'ali. Sollevando la testa il mio sguardo si soffermò su quello di un corvo. Il volatile mi fece ritornare alla mente il giorno in cui mi ero separato da Speranza, la figlia di Zaide. Un nome temporaneo fino a quando non avrei potuto chiamarla con quello vero.

Anche quella volta era presente un corvo.

E quando cominciò a volare verso una direzione ben precisa, non restai a riflettere su cosa fare, ma lo seguii cercando di non perderlo mai di vista.
Sapevo che quella via non mi avrebbe condotto a Taanach, sapevo che avrei rinnegando i miei propositi di cercare qualcuno di influente che comprendesse l'importanza di proporre una tregua tra gli abitanti delle città e il popolo dei ani prima che fosse troppo tardi...
E pur sapendolo, avevo scelto una nuova destinazione, per mantenere fede ad una promessa fatta tempo prima...

«Abbi cura di te e della mamma, Speranza.
Il tuo fratello Kirin, ci sarà sempre per voi.
E' la mia promessa.
Il mio giuramento...»




Le Saline, uno dei luoghi più pericolosi dell'Akeran.
Ne conoscevo l'esistenza, ma non mi ero mai avventurato in quelle lande prima d'ora.
Giravano strane voci su quel luogo e nessuna rassicurante.
Eppure quel corvo non aveva esitato a dirigersi proprio lì.

Il sole era alto nel cielo quando individuato un carro rovesciato sperduto in quelle terre aride.
Il corvo sorvolò la zona per poi sparire, terminando il suo compito di guida, di messaggero.
Mi schermai la vista dal sole, facendomi ombra con la mano destra tesa orizzontalmente, con il pollice e indice poggiati sulla fronte.
Osservando più attentamente la zona, mi accorsi di non essere solo: qualcuno sembrava aver trovato riparo dall'arsura rifugiandosi all'ombra del carro.
Mi avvicinai cautamente.
Due donne, una inginocchiata sull'altra, che giaceva distesa sul terreno a poca distanza da me.
Ad una prima occhiata non davano l'idea di avere intenzioni ostili.
Avvicinandomi di qualche passo, mi resi conto che la donna in ginocchio aveva ereditato il sangue di due popoli: orchi e umani.
Da quella posizione non riuscivo a vedere distintamente i lineamenti dell'altra.

«Scusate...» esordii, cercando di assumere un tono pacato, pur mantenendo i sensi all'erta. Un passo dopo l'altro per cercare di affiancarmi alla mezz'orca. «Ho visto il carro rovesciato e...» le parole mi morirono in gola. Pur con il volto sofferente, sporco di sangue e sabbia, arso dalla salsedine, non avrei potuto non riconoscerne i lineamenti.

Lady Zaide?

«ZAIDE?»



Fissai sconvolto il corpo martoriato della donna. Mi inginocchiai a mia volta, mentre strattonavo il copricapo per recuperare la fusciacca.

«Mi serve dell'acqua, l'ideale bollita, ma suppongo non sia possibile... Dobbiamo fermare l'emorragia... pulire e poi fasciarle le ferite.» esordii rivolto alla sconosciuta, non curandomi del tono di voce, forse un po' troppo brusco. Mi sarei scusato una volta che Lei fosse stata al sicuro. «Zaide... sono Kirin, mi riconosci? Chi ti ha ridotto così? Dov'è...» Non terminai la frase.
No, non dovevo penare al peggio...
Ci doveva essere una buona ragione se la bambina non era con sua madre.

Eccomi, scusate il ritardo.
Auguro a tutti quanti una divertente giocata!
 
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Wolfo
view post Posted on 14/6/2014, 11:26





Erano giorni che vagava nel deserto alla ricerca delle Saline.
Si era documentato a fondo, anche se non aveva mai avuto una grande attitudine in quel genere di cose. Aveva sempre risolto ogni problema con la forza, sia nel bene che nel male. Quella situazione gli era estranea e, anche se non l’avrebbe mai ammesso, lo spaventava. Il suo destriero lo portava con fatica, sentendo il peso della stanchezza in ogni suo muscolo. Arrivò nel punto più alto di una duna, nella speranza di poter scorgere la sua meta o, in alternativa, un’oasi in cui riposare. Aveva già consumato quasi tutti i viveri, salvo gli ultimi sorsi d’acqua che aveva accuratamente messo da parte.
Arrivò in cima alla duna, e quello che vide fu tremendo.
Sabbia, tantissima sabbia. Davanti a lui c’era si estendeva altro deserto; nessuna oasi, nessuna rovina. Nemmeno un dannato sasso. Solamente sabbia.

« Sarà la mia fine. » sussurrò a sè stesso, cercando di controllare la rabbia. Non poteva permettersi di sprecare energia imprecando contro il cielo. Si guardò intorno, la vista iniziava ad annebbiarsi. Fu in quel momento che la sua mente si svuotò, rimanendo impassibile davanti all’assordante silenzio del deserto.

─ ─ ─

Un miraggio, non poteva essere altrimenti.
Bevve l’ultimo sorso d’acqua, gettando lo zaino a terra, e senza distogliere lo sguardo dalla donna. Era comparsa dal nulla. Sembrava eterea, intoccabile. Lontana. Lo sguardo di Zharr si perse nei suoi tristi occhi color smeraldo, i quali erano incorniciati da dei bellissimi ricci scarlatti.
Il cuore del guerriero scalpitò nel vedere una lacrima di sangue rigare il volto della donna, mentre il suo fragile corpo si consumava rapidamente. Prima di dissolversi, riuscì a sentire chiaramente la sua voce, « Aiutami ».
Si guardò attorno, confuso. Il verso di un corvo lo destò, facendolo tornare in sè. Era stato vittima di qualcosa di oscuro, o della sua stessa pazzia. Decise di non pensarci, e di agire di istinto.
Seguì il corvo, nella speranza di uscire da quella gabbia rovente.

─ ─ ─

Le Saline, le riconobbe. Il luogo era terribilmente simile alle descrizioni dei rapporti che aveva trafugato, anche se non riuscì a scorgere il rifugio dei Orothiar.
Non era solo. Vide un carro rovesciato, e delle persone che cercavano di prendersi cura di una donna. Quella donna. C’era qualcosa di familiare in lei, qualcosa di ammaliante e di indifeso. Voleva proteggerla, prendersene cura. Camminò verso il piccolo gruppo, lasciando il cavallo sotto una piccola rientranza di pietra che nasceva dalla sabbia bollente. Si avvicinò al carro, cercando di non spaventare nessuno con la sua irruenza.

« Sei, sei tu? » Disse con lo sguardo perso nel vuoto, cercando di scorgere un volto familiare tra quei lineamenti perfetti. Il caldo lo stava lentamente consumando, tanto da non farlo ragionare con lucidità.
« Avete.. » cadde a terra, riuscendo con fatica a non svenire. Era disidratato, privo di forze e confuso. Cercò di rialzarsi e, mettendo da parte il suo orgoglio, provò a chiedere aiuto. « Avete.. acqua? » Sorrise, commiserandosi. Sentiva di provare qualcosa per quella donna, tanto da fargli ignorare i presenti, tuttavia non era nemmeno in grado di reggersi in piedi.

« Io sono Zharr », sussurrò con fatica.


CITAZIONE
A voi!
Ho preferito ruolare un po', così da far conoscere i nostri personaggi.
Nel giro successivo verremo attaccati ^^
 
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view post Posted on 18/6/2014, 17:44

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Nessuna risposta.
In decine, forse centinaia avevano desiderato la morte dell'odiata Strega di Taanach, e ora che qualcuno aveva la possibilità di toglierla di mezzo per sempre, riceveva soccorso e pietà.
Non voglio la vostra compassione, avrebbe voluto gridare. Uccidetemi, o andate in malora. Ma non riuscì ad emettere che un rantolo rauco, mentre le sue labbra cercavano avidamente la borraccia d'acqua. A poco a poco iniziò a mettere a fuoco il mondo circostante, e si avvide che accanto a lei non c'era una sola persona ma tre.
Un uomo, una figura femminile massiccia e un ragazzo.
Quel ragazzo.
Le si strinse il cuore dal rimorso e dalla paura: lei se n'era andata, e Zaide temeva il momento delle spiegazioni più della morte. Kirin aveva la capacità di distruggere la sua fermezza, la sua freddezza nei confronti del mondo: di fronte al suo cuore altruista la strega si sentiva inerme e colpevole.

- Zaide... sono Kirin, mi riconosci? Chi ti ha ridotto così? Dov'è...

Il fiume di parole dell'amico la travolse insieme al panico. Cosa poteva rispondergli? Che la piccola di cui lui si era preso tanta cura era in realtà una creatura della stirpe demoniaca, che durante il viaggio nelle terre del Nord l'influenza malefica delle ombre l'aveva trasformata, che per quanto ci avesse provato, non era riuscita a salvarla?

- Lei è...Lei è...

Deglutì. Morta. Fuggita. Mai esistita. Ogni altra parola sarebbe stata più facile da pronunciare della verità.

- Helaayne. Si chiama Helaayne. - sussurrò. Si era ricordata che lui non conosceva il nome della bambina, perché lei stessa aveva sempre superstiziosamente creduto che dare un nome alle persone che non conoscono il loro significhi imporre loro un destino.
E non era forse andata così? Nel momento in cui la bambina aveva scoperto il nome che Zaide le aveva dato, la loro vita era cambiata per sempre.

- Helaayne. Come Hel, Inferno...Nata dall'inferno.

Tossì.

Non voleva più parlare.
Si guardò attorno cercando di sollevarsi con cautela. La testa le girava, ma non voleva più rimanere a giacere come una moribonda. A pochi passi, l'uomo che aveva gracchiato il suo nome - Zharr - sembrava messo decisamente male, e gli passò la borraccia appartenente alla donna.

- Quale sprovveduto si mette in viaggio nel deserto senza portarsi dell'acqua? - mormorò. Nonostante il malessere, sentiva un irresistibile impulso ad essere sgarbata.
Voleva che la odiassero tutti, non essere compatita.

- E tu, ti ho chiesto di uccidermi. Intendi farlo? Verrai sicuramente ricompensata per questo, a Taanach. - guardò in cagnesco la donna che invece di una coltellata le aveva cercato di alleviare il dolore con un sorso d'acqua.
Maledetta.
Zaide si sentiva in bilico tra la riconoscenza e l'odio: una donna aiuta sempre una sorella in difficoltà, lo sapeva bene.
Ma una parte di lei aveva sperato di poter chiudere gli occhi per sempre in quel dannato deserto, per non vedere più, per non soffrire più.

Sentiva ancora il peso dello sguardo di Kirin su di sé. Lui non ne era consapevole, ma il suo turbamento valeva per Zaide più di un'accusa: Kirin sarebbe stato per la bambina un genitore migliore di lei. Avrebbe dovuto abbandonarla alle sue cure, perderla prima che fosse troppo tardi. Lui l'aveva chiamata Speranza. E forse, in fondo al suo piccolo cuore, un barlume di speranza riluceva ancora.
Per lei invece si apriva il baratro di una vita senza significato.

- Se n'è andata, Kirin. - gli doveva almeno una spiegazione. - Jace...Il Cartomante...l'ha portata via. Se n'è andata.

Non lo guardò negli occhi nel pronunciare queste parole, né provò alcuna sensazione. Né dolore, né paura: solo una raggelante calma che poteva significare una sola cosa: anche se il suo corpo restava disperatamente attaccato a quel frammento di vita, Zaide era morta dentro.



A voi! Per sveltire le parti puramente gdrristiche, se lo desiderate possiamo concordare i dialoghi in confronto, così da non dover fare un turno per ogni botta e risposta, e così da lasciare a Wolfo spazio per eventuali svolte ^^
 
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view post Posted on 23/6/2014, 05:00
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Suzushikei
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Dalle Cronache
della Fenice


Dolorose verità.


- Lei è...Lei è...
Helaayne. Si chiama Helaayne.
Helaayne. Come Hel, Inferno...Nata dall'inferno. -


Un nome musicale, che racchiudeva un gravoso retaggio.

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«Parlato (Umano)» «Parlato (Avatar)» Pensato Narrato
- Zaide -



Speranza... Helaayne... nata dall'inferno...


A dispetto del caldo torrido di quella landa desertica, sentii un brivido gelido corrermi lungo la schiena.
Fissai stupito la donna, cercando di capire se le sue parole fossero frutto di un delirio o stesse dicendo il vero.
Zaide aveva affidato alla propria figlia un nome che mi faceva riaffiorare alla memoria ricordi non ancora sopiti, immagini che non si sarebbero mai cancellate dalla mente. Entrambi eravamo discesi negli Inferi ed era un'esperienza che, per quanto mi riguardava, mi aveva cambiato profondamente.
Non ebbi modo di indagare oltre sia per la presenza di un nuovo viaggiatore, che sembrava sul punto di collassare a causa della disidratazione, sia per la testardaggine della strega di volersi rimettere in piedi anche a costo di aggravare la sua salute alquanto precaria.
Sospirando la lasciai fare, pronto a sostenerla in caso fosse stato necessario.
La seguii con lo sguardo, mentre porgeva la borraccia, un tempo appartenuta all'altra donna, allo sconosciuto, che non sembrava essere messo meglio.

Quando la sentii rimproverare quel povero malcapitato, percepii un peso dissolversi dal mio animo.
Se era tornata ad essere indisponente nei confronti del prossimo, forse c'era speranza che riuscisse a sopportare il viaggio di ritorno verso una landa più civilizzata.

«Zaide, non potresti dargli un po' di tregua? Per favore.» Intervenni, avvicinandomi al tizio. «Non sappiamo cosa gli sia capitato, quale sia la sua storia.» Diressi lo sguardo nella direzione del viandante.«Zharr, giusto? Perché non ti riposi un po' all'ombra del carro? Il deserto non è luogo da prendere alla leggera.» Considerai, con una sfumatura di preoccupazione nel tono della voce. Stavo per aggiungere altro, quando la mia attenzione fu attirata bruscamente dalla strega.

- E tu, ti ho chiesto di uccidermi. Intendi farlo? Verrai sicuramente ricompensata per questo, a Taanach.
Mi voltai di scatto, squadrando con espressione esterrefatta la donna.
E ancora prima che l'altra potesse replicare, mi frapposi tra le due.

«Stai scherzando, vero, Zaide? Qui, oggi, non morirà nessuno! Non ho seguito il tuo richiamo per lasciarti morire!» Esclamai con un tono di voce, forse, un po' troppo alto. Poi, dirigendo lo sguardo verso l'altra donna, continuai. «Ti chiedo di non badare alle sue parole. Non ci sarà alcuna ricompensa ad attenderti a Taanach. Se cerchi un premio, aiutami a portarla in un luogo dove possa ricevere delle cure adeguate. Se, al contrario, sei mossa dal solo spirito altruistico, in questo caso avrai tutta la mia riconoscenza e ti sarò debitore.» Esordii serio.
Avevo agito d'impulso, senza quasi rendermene conto, ma non potevo permetterle di gettare al vento la sua vita.
Non sapevo cosa le fosse successo per farla parlare a quel modo, probabilmente aveva valide ragioni, eppure non me la sentivo di acconsentire a quel suo desiderio fin troppo egoistico, che proprio non riuscivo ad accettare.
Ero conscio che mi stavo muovendo su un terreno insidioso. Zaide era pur sempre la Strega di Taanach, ma in quel momento io vedevo in lei soltanto un'amica in difficoltà.

- Se n'è andata, Kirin. -
Andata?
Mossi un passo nella sua direzione.
- Jace...Il Cartomante...l'ha portata via. Se n'è andata.
Jace?
Quel nome mi era familiare... L'avevo incontrato a Lithien, mi aveva letto le carte.
Ma non fu il rapimento a sconvolgermi, quanto il modo in cui si era espressa.
Era distaccata, come se quella perdita non le appartenesse, come se avesse rinunciato a … Lottare!
«Zaide, guardami!» Esclamai, cercando il suo sguardo.
«Helaayne non è perduta! Devi reagire! Devi tornare ad essere quella di un tempo.
«Alla bambina serve la tua forza, la tua speranza.»
«A tua figlia serve sua madre...»
«Non arrenderti.»
«Io ti giuro che ci riprenderemo la piccola a costo di attraversare ancora una volta gli Inferi!»

Era la mia promessa, la promessa che tempo addietro avevo fatto a Speranza, no... a Helaayne, e l'avrei mantenuta a qualunque costo...



Scusate se non ho approfondito la nostra conoscenza, ma Kirin è un po' sconvolto per quanto accaduto sia a Zaide sia a Helaayne.
Rimedierò al prossimo giro, promesso.

 
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Ashel
view post Posted on 26/6/2014, 12:59






- Sono Zaide di Taanach. Puoi...puoi uccidermi?

Quelle parole continuarono a risuonare nella mente di Astrid anche dopo che il giovane accorso dalle profondità del deserto si chinò sulla donna per soccorrerla.
Come inebetita, la mezz'orca rimase immobile con la borraccia a mezz'aria.
A Taanach aveva sentito molte storie sulla Strega, alcune delle quali le erano sembrate poco verosimili.
Tutti conoscevano Zaide, pochi avevano avuto l'occasione di incontrarla.
Ma a Taanach di storie ne giravano tante e Astrid era abituata a sentir parlare di demoni, streghe, mostri e creature più o meno raccomandabili. Non aveva mai dato loro alcuna importanza. Quelle faccende non la riguardavano.
Ma ora, distesa ai suoi piedi, c'era Zaide, la Strega, a un passo dalla morte. Forse sarebbe stata capace persino di ucciderla, in quelle condizioni.
Chissà se qualcuno l'avrebbe ringraziata per questo.
Senz'altro in molti avrebbero ricordato il suo nome.

- Puoi uccidermi?

Sembrava che Astrid non potesse in alcun modo sottrarsi a quel desiderio.
Dare almeno una morte rapida, se non onorevole, a una creatura come quella era in fondo una richiesta ragionevole.
Ma lei cosa ne avrebbe guadagnato? Fama, onore? Denaro?

- Mi serve dell'acqua, l'ideale bollita, ma suppongo non sia possibile... Dobbiamo fermare l'emorragia... pulire e poi fasciarle le ferite.

- Puoi uccidermi?

- Io... potrei, forse.

Sì, forse avrebbe potuto.
Ma ormai non sapeva più se stava parlando da sola o se stava rispondendo alla Strega, o al bellissimo giovane che aveva accanto.
Ascoltò passivamente lo scambio di battute tra i due, senza capire a cosa si riferissero.
A vederla così, nessuno avrebbe detto che Zaide di Taanach potesse costituire una minaccia. Nessuno avrebbe detto che faceva paura. Probabilmente nessuno l'avrebbe considerata davvero una strega.
Era solo una donna spezzata nel corpo e nell'animo, senza più nessuna voglia di vivere.
Ma per quanto Astrid stesse pensando tutte quelle cose, sentiva che non avrebbe dovuto abbandonarla. Forse per merito di quel miraggio che l'aveva tratta in inganno, forse per via del corvo che ancora gracchiava con insistenza crescente su una ruota del carro, la mezz'orca non poteva, a quel punto, dimenticarsi di lei e andar via, lasciando che i due se la sbrigassero da soli.

- Avete.. acqua?

Un nano li aveva raggiunti trascinandosi a terra, sporco di sabbia e sudore. Anche lui, più morto che vivo.
Si trattava di un guerriero, forse aveva combattuto per il suo popolo, o più probabilmente era caduto in un agguato nel deserto; eppure, nessun esercito si era addentrato così in profondità nell'Akeran.
I pochi scellerati che l'avevano fatto erano morti molto prima di giungere a destinazione.
In qualche modo però le parole del nano servirono a spezzare il controllo che Zaide aveva avuto fino a quel momento sulla mente di Astrid, che riacquistò parte della lucidità perduta in seguito al ritrovamento della moribonda.

- Io sono Zharr.

Un altro che si aggiungeva alla comitiva.
Era tornata indietro attraversando quelle terre pericolose abitate da demoni e disertori per fare da infermiera a due disperati?
Tutta quella faccenda cominciava a farla innervosire.
Aveva combattuto per conto di Taanach contro i nani a Ghuthir, ma ora non era più né un Goryo né un soldato al soldo delle Città Libere.
Ora non era più niente.
Una mercenaria, una tagliagole o una compagna di letto, a seconda delle necessità. Ammesso, beninteso, che qualcuno potesse trovare gradevole la sua presenza.
Sputò per terra. Tirando le somme, si rese conto che non aveva fatto alcun progresso da quando era arrivata a Taanach.
Tanta fatica per nulla.

- E tu, ti ho chiesto di uccidermi. Intendi farlo? Verrai sicuramente ricompensata per questo, a Taanach.

Accigliandosi, la giovane la fissò senza capire come una donna nelle sue condizioni potesse permettersi di fare simili promesse.
Ma ormai le sue parole non sortivano più alcun effetto su di lei. Il sortilegio era stato sciolto, il suo potere aleggiava ancora nella sua mente ma solo come vago ricordo.

- Ti chiedo di non badare alle sue parole. Non ci sarà alcuna ricompensa ad attenderti a Taanach. Se cerchi un premio, aiutami a portarla in un luogo dove possa ricevere delle cure adeguate. Se, al contrario, sei mossa dal solo spirito altruistico, in questo caso avrai tutta la mia riconoscenza e ti sarò debitore.

Un nano, una strega e un bellissimo giovane.
Sembrava quasi una barzelletta, solo che non faceva ridere.

-Io non cerco premi. E non sono nemmeno altruista.

Pronunciò quella parola con spregio. Non che provasse antipatia per lui, in fondo non ne aveva motivo; ma il suo atteggiamento così educato, così compito, la metteva a disagio.

- Se tu fossi davvero chi dici di essere, riprese, rivolgendosi a Zaide, non mi faresti una simile richiesta.

Si alzò, guardandosi intorno. Avrebbe aiutato Kirin a portarla lontano di lì e a rimetterla in sesto.
Considerò che il nano poteva benissimo stare dove stava visto che aveva prosciugato le sue scorte di acqua, poi cercò di sollevare il carro mettendo alla prova tutta la sua forza fisica.
Una volta che la donna si fosse trovata libera da ingombri, avrebbero potuto prestarle soccorso.

- Comunque, mi chiamo Astrid. Ora cerchiamo di darci una mossa.

Quello era un luogo pericoloso e non aveva nessuna intenzione di attardarsi.



Astrid


Miss simpatia all'azione.
Wolfy, lo sai che Astrid vuole bene al tuo pg, solo che non è capace di dimostrarlo XD
 
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Wolfo
view post Posted on 30/6/2014, 21:00





L’antico rifugio nanico era ormai mutato in un caotico ammasso di macerie.
In ogni anfratto si stendevano interminabili file di pietre e granelli di sabbia, contornati da una tetra aura ostile. Di notte, quando persino il vento deponeva la sua voce, era possibile udire nel silenzio i lamenti delle anime disperse. Anime che, tempo fa, avevano sacrificato il proprio corpo nel nome della ricchezza e del potere. L’avarizia dei nani li aveva portati alla rovina, uno dopo l’altro. Senza eccezioni.
Silenti, le ombre che dimoravano nella fortezza si erano incamminate già da tempo verso un'anima morente. La sua grande forza, unita alle poche speranze di sopravvivere, erano un esca perfetta per chi vive nell’ombra, cibandosi dei resti del deserto.

Le loro vittime, ignare di tutto, attendevano pazientemente.

─ ─ ─

« Quale sprovveduto si mette in viaggio nel deserto senza portarsi dell'acqua? »

Zharr bevve fino all’ultima goccia, gettando a terra la borraccia vuota dopo qualche sorso. Aveva ancora sete, ma ora il suo corpo aveva le energie sufficienti per sopravvivere. Il viaggio di ritorno sarebbe stato molto lungo e faticoso. Doveva unirsi a quel gruppo, aiutare la donna ferita e sperare che qualcuno conoscesse una via per uscire da quell’inferno di sabbia.

« Tu. » Disse alla donna che gli donò l’acqua. « Sembri messa peggio di uno sprovveduto che viaggia senz’acqua. ». Non fu certo che la donna avesse capito, dal momento che la sua attenzione si era spostata sugli altri presenti, e su un folle desiderio di morte.
Il guerriero preferì ignorare i dialoghi che seguirono. Scrutò il cielo, nella speranza di trovare un segno che l’avrebbe ricondotto a casa. O in qualsiasi altro posto.

« Zharr, giusto? Perché non ti riposi un po' all'ombra del carro? Il deserto non è luogo da prendere alla leggera. » Il guerriero fu costretto ad annuire, lieto della saggezza di quel viandante. Si mise all’ombra, sedendosi sulla sabbia rovente, tornando ad osservare il lento moto delle nuvole.

« Comunque, mi chiamo Astrid. Ora cerchiamo di darci una mossa. » Fu quella frase a destarlo dal suo sonno a occhi aperti. Finalmente qualche parola intelligente. Avrebbero dovuto muoversi già da tempo, invece che esibirsi in futili convenevoli.
Si rialzò con fatica, coprendosi il volto con la macina per combattere la luce del sole.

« Andiamocene da qui. », disse spostando lo sguardo su Zaide « Tutti quanti. »
Si avvicinò al gruppo, con lo scopo di aiutarli a portare la donna lontano da quella landa, ma qualcosa destò la sua attenzione. Una freccia, incoccata da una delle dune che costeggiavano la zona, si conficcò nella dura sabbia del deserto.
« Cos..?! »

Le ombre si erano destate.


CITAZIONE
Eccoci!
Veniamo circondati da un gruppo di maledetti, una fazione dei mostri del clan Goryo.
Per maggiori dettagli vi riporto la descrizione:

I Maledetti: Quando i Corrotti iniziarono a prendere coscienza di sé, a comprendere la cancrena demoniaca che li aveva lentamente e inesorabilmente trasformati in esseri senza più radici né patria, troncarono a poco a poco ogni legame con il passato e con il resto della civiltà. Ma alcuni di loro non vollero rassegnarsi ad un destino di esiliati e reclusi, non trovando in sé alcuna colpa della nuova dimensione in cui si erano trovati a vivere. Rialzarono la testa, strisciando fuori dalle caverne e fondando vere e proprie colonie nelle zone più inospitali e desertiche delle lande dell'Akeran, utilizzando le loro conoscenze tecniche per rendere le loro oasi abitabili e atte alla loro nuova vita. Iniziarono ad indossare maschere, celando i loro volti che ricordavano inevitabilmente loro la propria origine nanica, negando così anche l'ultimo retaggio della propria stirpe. Pratica diffusa delle colonie di Maledetti è il brigantaggio a spese degli incauti carovanieri dei deserti e delle steppe aride dell'Akeran: divennero ben presto tristemente famose le maschere a forma di animale e becco d'uccello che i Maledetti sfoggiano con orgoglio durante le loro scorrerie. La corruzione che li rode ha annerito da tempo le loro anime: se per i Corrotti uccidere è solo un modo per manifestare la paura, per i Maledetti diventa una necessità e una brama, un rituale e un vanto.


Ricordate, è una scena free.
Reagite come più vi pare giusto.
Potete trattare i nemici autoconclusivamente; fate conto che - in linea di massima - sono una decina che ci hanno circondato. O meglio, che vediamo; nascosti potrebbero essere molti di più.
Potete abbandonare Zaide per scappare (XD) o rallentare la vostra fuga tentando di salvarla.
Insomma, agite seguendo il vostro PG (con un po' di realismo, ovviamente XD).

Per qualsiasi dubbio, mettiamoci pure d'accordo nel solito topic.

PS, ovviamente è tutta colpa di Zaide. U_U
Una strega morente è decisamente un'esca perfetta.
 
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Ashel
view post Posted on 10/7/2014, 09:10






- Andiamocene da qui. Tutti quanti.

Anche Zharr la pensava come lei.
Quelli non erano luoghi in cui ci si poteva attardare. Le Saline pullulavano di banditi, disertori, disperati, reietti e cose ben peggiori.
Astrid fu scossa da un brivido improvviso che le scivolò lungo la spina dorsale. Annusò l'aria, puzzava di marcio.

- Cos..?!

Sentirono qualcosa alle loro spalle, il vento ululò all'improvviso, macabro presagio del pericolo che stava rapidamente avanzando verso di loro.
Un freccia sibilò a pochi centimetri da Zaide, conficcandosi nel terreno secco e sabbioso ai suoi piedi.
Non ci fu il tempo per pensare; la mezz'orca imbracciò subito l'arco e incoccò una freccia.
Imprecò e si diede della stupida. Si erano fermati troppo a lungo all'ombra del carro, avrebbero dovuto andarsene subito portandosi appresso quella pazza che invece di lottare per sopravvivere chiedeva di essere uccisa.

- Che diavolo è?

Nani?
No, non lo erano. Forse lo erano stati, un tempo assai lontano; ma non conservavano nulla della loro razza, neppure l'odore.
Con i volti coperti da maschere d'uccello, avanzavano a grandi falcate verso il piccolo gruppo di viaggiatori reggendo le loro pesanti armi: spade, asce, archi dai lunghi flettenti.
Si portavano appresso un puzzo insopportabile di marciume, di morte, come se i loro corpi fossero in eterna decomposizione.
Come se non si decidessero ad abbandonare i loro involucri putrescenti.
Astrid inorridì.
Mirò a uno di loro, lo colpì dritto in fronte e sembrò ch'egli cadesse, per un istante; ma fu necessario un secondo colpo per abbatterlo, un dardo capace di penetrare la loro corazza di metallo nero.

- Cazzo...

Una freccia l'aveva raggiunta, ferendola alla coscia destra.
Bestemmiò sentendo il rivolo di sangue che sgorgava dalla sua ferita, poi sputò per terra e incoccò un terzo dardo, questa volta un attacco speciale, un regalo per quegli stronzi.
La punta della freccia era cosparsa di una sorta di polvere da sparo; quando raggiunse il bersaglio, un guerriero con una maschera con ghigno feroce dipinto sull'ossidiana luminescente, esplose non appena lo trafisse al cuore.
Anche in quel caso fu necessario che lo colpisse una seconda volta per finirlo.

- Dobbiamo muoverci da qui o ci circonderanno!

Si voltò per un istante, diede uno sguardo alla donna ferita e si domandò come avrebbero potuto trasportarla in quelle condizioni.
Astrid sarebbe stata capace di caricarsela sulle spalle mentre il ragazzo e il nano coprivano la loro ritirata.
Ma l'avanzata di quelle creature vomitate dagli abissi dell'Akeran non avrebbe dato loro tregua...


Astrid



Stato fisico: 1 Ferita Media alla coscia destra
Stato psicologico: Ottimo
Energia: 100 - 20 - 5 = 75%

Razza: Mezz'orca, Pelleverde
Classe: Cacciatore/Guerriero
Talento: Tiratore
Armi: Arco lungo (11/15) braccio sinistro, Pugnale nel fodero
Pericolosità: F
Energia: Gialla

CS: 1 Maestria nell’uso delle armi, 1 Forza Fisica

Passive attive:
CITAZIONE
~ Spirito di guerra: Astrid sarà in grado di combattere nonostante abbia subito un ammontare di danni al corpo notevole, prossimo al Mortale, che ne abbia compromesso irrimediabilmente l'integrità fisica. Contusioni, fratture e mutilazioni fisiche che abbiano compromesso le sue facoltà, le arrecheranno normalmente danno, ma non ne ostacoleranno mai le capacità combattive.

CITAZIONE
Tiratore
» Effetto sulle capacità: i portatori di questo talento godranno di una mira straordinaria. Questa capacità ha il valore di un singolo CS passivo alla Maestria nell'uso delle armi non cumulativo con gli altri livelli del Talento.
» Effetto passivo: la prima capacità che caratterizza i possessori di questo talento è indubbiamente le loro mira ineccepibile in qualsiasi condizione. Essi saranno in grado di scorgere con precisione il proprio bersaglio anche quando quest'ultimo non è che un'ombra fra le ombre, si nasconde fra i rami di una fitta boscaglia o è soltanto una sagoma al di là di uno spesso banco di nebbia. In termini tecnici ciò non significa che i loro colpi andranno sempre a segno, ma che essi sono sempre in grado di prendere la mira sul proprio avversario fintanto che sono in grado di vederne almeno parzialmente la figura, come se nulla possa impedire ai loro occhi di seguire con precisione millimetrica gli spostamenti della preda che ancora possono scorgere.

Attive utilizzate:

CITAZIONE
» Effetto attivo: spendendo un consumo Basso il possessore di questo talento è in grado di aggirare o ignorare quelle coperture che l'avversario potrebbe utilizzare per difendersi dai suoi colpi. Egli scaglierà infatti un dardo che avrà la capacità di virare leggermente per aggirare gli ostacoli più sottili, oppure talmente penetrante da bucarli ed attraversarli del tutto, raggiungendo colui che vi si nasconde dietro. In termini tecnici la tecnica ha potenza Bassa e provoca un danno Basso se non ci si difende da essa; ha natura fisica.

CITAZIONE
~ Pacco regalo
Astrid è proprio una stronza. Se non l'avete ancora capito, fe lo farà capire lei con questa freccia speciale che esplode al contatto, generando una deflagrazione nel punto colpito.
Non è un attacco ad area. Causa un danno Alto.
[Pergamena Iniziale Cacciatore Tiro Esplosivo]
Consumo di energia: Alto

Riassunto: Arrivano i Maledetti; Astrid ne uccide uno con un attacco semplice e con l'attiva del talento.
Subisce un medio causato da una freccia che la ferisce alla cosica destra, poi usa il Pacco regalo contro un altro avversario e un attacco semplice per finirlo.

Note: <3
 
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view post Posted on 16/7/2014, 15:54

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Doveva rimanere con te, Kirin. Lei doveva rimanere con te.

Come un tarlo, questo pensiero tormentava Zaide fin dal momento in cui l'aveva rivisto, gli occhi carichi di apprensione nel ritrovarla sola e in quelle condizioni, lo spirito sempre altruista e pronto al sacrificio. Per lei.

Le avevi dato il nome della Speranza, mentre io non ho fatto altro che seminare odio e paura nel suo piccolo cuore.

Si sentiva confusa e stanca al punto da non sapere se la sua bocca pronunciasse effettivamente quelle parole o se i pensieri rimanessero muti e confinati dentro di lei, come sogni imprigionati in un mondo ostile e gelido.
Chi era Zaide?
Non lo sapeva più.

Ma quando udì la voce di Astrid levarsi acuta nel silenzio del deserto si costrinse a tornare alla realtà.
Il sibilo delle frecce si infittì mentre i suoi compagni si affannavano a metterla al riparo da quell'improvviso assalto: con improvvisa lucidità Zaide si rese conto che se non avesse iniziato a reagire, tutti e quattro sarebbero stati cadaveri prima del crepuscolo, abbandonati per sempre all'oblio tra le saline dell'Akeran.

No.
Non Zaide.

Un conto era morire per mano di quell'arciera formidabile, o con la lama di Kirin conficcata nel cuore; il suo ricordo sarebbe vissuto in loro, e la sua morte avrebbe purificato il mondo dalla sua ignobile esistenza. Ma marcire nel deserto trucidati da una banda di creature infernali non era la fine che si confaceva alla Strega di Taanach.
Strinse i denti ignorando il profondo dolore all'addome e cercò di sollevarsi a sedere. Doveva ragionare, e in fretta. I loro assalitori non erano particolarmente numerosi né ben equipaggiati, ma si muovevano a una velocità impressionante nonostante la calura e le inquietanti maschere che coprivano i loro volti: teschi di animali, corna e copricapi fatti di rami, fango e quelli che sembravano inequivocabilmente pelli e scalpi umani.
La strega aveva sentito parlare di loro: i Maledetti erano una piaga che si stava diffondendo sempre di più in tutti gli angoli del deserto. Nani divorati dalla corruzione infernale che avevano perso ogni traccia della loro natura primordiale per abbracciare una vita fatta di nefandezze nel nome di un odio senza senso che era diventato il loro unico credo. Pochi erano sopravvissuti ai loro assalti per raccontarlo, ma le dicerie su di loro parlavano di una ferocia e una crudeltà senza uguali tra i pericoli del deserto.
Doveva intervenire.
Guardò Astrid abbattere uno di loro con un paio di frecce, ma le fu immediatamente chiaro che non ce l'avrebbero fatta con i mezzi tradizionali.

- Attenti... - gracchiò, con un filo di voce. - State attenti...

Voleva avvertirli di quanto stava per fare, ma ogni parola le costava uno sforzo immane, e voleva risparmiare le energie.
Non c'era tempo.
Forse i suoi compagni sarebbero rimasti anch'essi vittima del suo maleficio, ma per il bene di tutti doveva provarci.
Chiuse gli occhi, mormorando qualche parola nel dialetto dei Pelleverde: e quando vide il nano più vicino a lei bloccarsi e volgere freneticamente lo sguardo attorno a sé, seppe che l'incanto era riuscito.
I Maledetti credevano ora che la sabbia del deserto, già bruciante, si fosse improvvisamente infiammata di un fuoco vivido e sempre più alto che si levava a stringere loro i polpacci in una morsa ardente, mentre creature striscianti si insinuavano tra le loro vesti, calavano dall'alto come falchi a divorare loro gli occhi, e i loro compagni decomporsi davanti a loro.
Un paio strillarono con voce acuta che dissonava profondamente con il loro aspetto minaccioso, e Zaide li vide agitarsi freneticamente nel tentativo di strapparsi la maschera che nelle loro menti aveva preso fuoco: uno di loro artigliò i suoi stessi occhi cercando di strapparseli dalle orbite, preda di chissà quale incubo, mentre gli altri si agitavano freneticamente cercando di sfuggire alle fiamme o alle ombre striscianti. Un paio caddero sotto i fendenti scagliati a caso nell'aria da uno sciabolone impazzito, e la strega si domandò con un filo di apprensione se i suoi compagni stessero risentendo dell'effetto del suo inferno oppure no: le saline erano rimaste le stesse di sempre, ma ogni mente vedeva il proprio inferno personale, quanto di più orribile potesse immaginare; era riuscita senza sforzo a pilotare le menti deboli dei Maledetti dove voleva lei, ma non aveva idea di come avrebbero reagito i suoi amici.

- Non abbiate...paura... - tossì. - Kirin...

Tentò di alzarsi. Si sentiva malferma, ma la ferita non riprese a sanguinare; volse lo sguardo sul campo di battaglia ancora dominato dalle grida dei Maledetti, e la vista dei cadaveri accasciati nella sabbia le suggerì di ritentate il maleficio che aveva già funzionato con Jace, quello che ormai le sembrava un secolo prima. Sperando che ciò non scatenasse il panico in Kirin, Astrid e Zharr.
Due Maledetti caduti si rialzarono. Uno di loro non aveva metà faccia, l'altro sembrava un'orrida parodia di un nano: barcollando, fferrarono le armi lasciate cadere dai loro compagni, e si avventarono con furia sui Maledetti superstiti, colpendoli con sciabolate, mordendone le carni a brandelli e tentando di strappare loro le maschere per cavarne gli occhi.

Nonostante tutto, Zaide avvertì un brivido di eccitazione percorrerle la schiena.
Era una creatura calpestata, ferita e perduta, è vero.

Ma rimaneva, sempre e comunque, la Strega di Taanach.


Perdonate il ritardo increscioso. Non facciamo morire questa bella scena!
Le tecniche utilizzate sono: Inferno (Alto ad area) e Vita infusa (Critico ad Area) che mi permettono di far fuori buona parte dei nemici: in questo modo, i rimanenti eventuali possono essere eliminati con enorme facilità da voi, così possiamo procedere con la conclusione se necessario. Io resto al 52% delle energie. Qui le abilità utilizzate:
CITAZIONE
Zaide si insinua nella mente dell'avversario inducendolo a credere di trovarsi all'inferno. Inferno può essere, a seconda dell'individuo, un qualunque luogo di terrore riconducibile al comune concetto di inferno legato a tradizioni e religioni ancestrali. Tecnica psionica di livello Alto che provoca danni di natura magica, contrastabile da un'adeguata psionica.

CITAZIONE
Zaide è in grado di infondere una vita effimera ma letale in qualunque oggetto inanimato (vestiti, armi, oggetti, armature, cadaveri), conferendogli un potenziale magico pari al consumo speso.
Consumo di energia: Variabile
 
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view post Posted on 18/7/2014, 20:59
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Suzushikei
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Dalle nebbie del passato...

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Dalle Cronache
della Fenice


La Maledizione delle Saline.



Doveva rimanere con te, Kirin. Lei doveva rimanere con te.
Le avevi dato il nome della Speranza,
mentre io non ho fatto altro che seminare odio e paura nel suo piccolo cuore.


Pensieri, parole forse mai pronunciate,
eppure preziose per un cuore in grado di ascoltare i sussurri dell'anima.
Non ero sicuro che lei avesse parlato...
Non ero certo di non essere stato vittima di un miraggio...

Non risposi, perché il tempo concesso per le spiegazioni era terminato.

La battaglia stava per iniziare...

deserto_zpseda9dbbd


«Parlato (Umano)» «Parlato (Avatar)» Pensato Narrato



C'era qualcosa in quella landa che sembrava sussurrare parole di avvertimento.
Un pericolo sopito che i stava risvegliando man mano che cresceva in noi l'urgenza di allontanarci da quei territori.
C'era qualcosa, una memoria lontana, una nota scarabocchiata in un angolo di una pagina di un tomo consunto che echeggiava nella mi testa...
Quali erano le storie legate alle Saline?
Non riuscivo a ricordarlo...

E poi il sibilo di una freccia si conficcò nella sabbia a pochi passi da Zaide, attirando la mia attenzione.
Istintivamente mi mossi a sua protezione, mentre il mio sguardo si posava su quegli ospiti non invitati.
Creature il cui volto era celato da una maschera, che ricordavano alla lontana la stirpe dei nani. Potevo percepire quasi una risonanza, una corruzione che ricordava il mio sangue demoniaco.
Astrid reagì prontamente incoccando l'arco, mentre io estraevo le armi pronto ad ingaggiarli.

Attenti... State attenti...

L'avvertimento di Zaide attivò in me una sorta di allarme...
Un pericolo che, scoprii con sgomento, non proveniva dai nostri nemici.
Nella mia mente si sovrimpresse un altro luogo, associato ad un orrore che avevo già vissuto, un luogo cui ero precipitato più e più volte...
Gli Inferi, le sue fiamme...
I miei battuti cominciarono ad accelerare, come se fossi preda di un terrore che...

...non aveva ragion d'essere...

...Non ha ragione di esistere... Non esiste! Gridai a me stesso, un urlo mentale rivolto contro il terrore che si stava facendo strada con prepotenza nei miei ricordi.
Lottai per scacciare via quella paura ancestrale. Un sentimento legato come un filo indissolubile alla memoria di quegli Inferi, che avevano bruciato la mia anima... Avevo giurato a me stesso di non lasciarmi più andare, di combattere con ogni fibra della mia volontà pur di mantenere la mente lucida, il cuore saldo.
Una lotta contro le mie paure...
Un istante che può trasformarsi nell'eternità se il pensiero vacilla, se l'insania prende il sopravvento.

Mi ripresi in tempo per sparare due colpi contro uno di quegli abomini che si stava avvicinando con troppa solerzia.
Puntai la canna in direzione del cuore, ma non avevo ancora recuperato la perfetta sintonia tra mente e corpo. Il colpo deviò dalla sua traiettoria infliggendo una ferita di striscio.
Non mi lasciai prendere dall'ansia, mi concentrai e questa volta il proiettile raggiunse la fronte del nano, uccidendolo sul colpo.
Vidi il suo corpo cadere esanime, mentre altri morti sembravano attingere la propria vitalità corrotta da un'altra fonte, più oscura, più... negromantica...

Non provai disgusto, non recriminai la decisione di Zaide di concederci un vantaggio sfruttando i corpi dei nostri stessi avversari defunti.
Non mostrai pietà per quelle creature cadute vittima di un orrore che avevo provato sulla mia stessa pelle.
In quel momento la mia volontà era focalizzata sull'eliminare quanti più nemici possibili.
Richiamai il potere del fuoco magico per dar vita ad una fenice, lasciando che la sua essenza si dividesse per abbracciare nelle sue spire di fiamma quanti più nani corrotti possibili.
Evocai proiettili di puro incanto per dare il colpo di grazia a chi era ad un passo dalla morte.
Sguainai la spada pronto a trafiggere chiunque si mettesse sulla nostra strada.

Non provavo alcuna emozione, solo una fredda determinazione.
Mi resi conto che qualcosa mi stava corrompendo, lasciando che riaffiorasse il mio lato demoniaco.

Non volli pormi alcuna domanda, conoscevo fin troppo bene la risposta.
Per quanto mi ostinassi a negarlo...

...Lei era la sola persona per cui sarei ritornato di mia volontà negli Abissi più Oscuri..

.

D7g4Hgy
Kirin Rashelo

CS
[Riflessi 3, Intuito 1], «Kirin l'umano»
[Intuito 2, Intelligenza 2], «Zeross l'avatar demonico»


Energia: 80% =[100-10 -10]%
Danni Fisici: Illeso
Stato Emotivo: Concentrato

Equipaggiamento

Flintlock: 1/3 [estratta]
Schiavona [estratta]

Passive

Presenza Demoniaca
Abilità Razziale

Arcanista I
Kirin è in grado di a manipolare la magia per creare delle pallottole di puro potere arcano.
In termini tecnici questi attacchi a distanza possono essere utilizzati liberamente,
ma rappresentano comunque dei semplici colpi non tecnica.


Arcanista II
Le abilità magiche possedute da Kirin saranno così elevate da superare qualsiasi processo che intercorre fra intenzione e azione,
permettendogli di utilizzare tutte le proprie tecniche di natura magica in tempi di concentrazione pressoché nulli,
generandole istantaneamente e in qualsiasi condizione psicologica.


Arcanista III
Affinando l'intelletto con l'aiuto della “Gemma della Sapienza”, Kirin ha raggiunto lo stadio ultimo dei suoi studi: la “Visione della Magia”.
Non importa come si definisca tale capacità, auspex, sesto senso, intuito, quello che conta è il poter “vedere” gli effetti arcani comprendendone la loro natura intrinseca.


Attive

Pergamena
◊ Fenice di Fuoco ◊

Accolito degli elementi, [iniziale]
L'incantesimo inscritto in questa pergamena permetterà al mago, una volta che l'abbia imparato, di manipolare l'energia elementale del fuoco per dar vita ad una Fenice fiammeggiante che si scaglierà contro l'avversario.
Se utilizzata ad area, la tecnica causerà danno basso ad ogni nemico colpito.
Note: Tecnica di Natura Magica, elemento Fuoco.
Danni: Medio.
Consumo di energia: Medio.


Volontà di Ferro
Kirin è in grado di schermare la sua mente rendendola immune agli attacchi di natura psionica di potenza pari o inferiore a Medio.
Riducendone l'efficacia a Basso, sarà in grado di estendere tale protezione a tutti i suoi alleati.
Note Tecniche: la tecnica è una difesa psionica
Consumo di energia: Medio.


Riassunto:

Kirin si difende dall'attacco mentale ad area di Zaide grazie alla "Volontà di Ferro". Poi attacca i nemici sparando con la flintlock e lanciando ad area la "Fenice di Fuoco".

Note
Un po' mi spiace che stia volgendo alla fine...
In questa ruolata diamo l'addio a ben tre personaggi ç__ç




 
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Wolfo
view post Posted on 23/7/2014, 10:42





Nella loro mente, i maledetti erano convinti che le Saline avessero preso fuoco. Uno dopo l'altro, caddero a terra privi di forze, urlando e scalciando, pregando e ansimando. Fu un teatro di morte e distruzione; quello che la strega di Tanaach era riuscita a fare era incredibile. Kirin e Astrid aiutarono la strega, ripulendo definitivamente la zona e guadagnando il tempo necessario per scappare. Zharr, impaurito dalla bolgia creatasi, iniziò a correre lontano, per fuggire dalle fiamme che lambivano il deserto.
Dopo alcuni minuti, un gruppo di nani corrotti si destò, allontanandosi dalla zona e partendo all'inseguimento del guerriero. Le ombre non potevano ritirarsi nella loro tana senza alcun bottino, sarebbe stato un disonore e una chiara manifestazione di debolezza. Ignorarono quindi i loro aggressori, e presero a dare la caccia al nano, con lo scopo di catturarlo e vendicare i compagni caduti.

« Crepate bastardi! » urlò il guerriero con foga, mentre con il suo martello spaccava la testa a uno degli assalitori. Lo accerchiarono in cinque, e Zharr riuscì a fronteggiarli con vigore, spaventando le loro anime corrotte. All'improvviso, uno dei maledetti lo aggredì alle spalle e, occupato a difendersi frontalmente, non riuscì a scansarsi in tempo, finendo con un coltello nel fianco. Lo tolse con forza, imprecando.
Le ombre si fermarono e sul loro volto si dipinse un sorriso. Zharr non capiva, erano rimasti in pochi e la ferita non gli doleva nemmeno; che fossero pazzi? No. Dopo qualche istante, la vista del guerriero divenne più confusa, come se il mondo fosse ricoperto da un sottile velo opaco.
Lentamente chiuse gli occhi e cadde nella sabbia rovente.

Negli anni successivi, avrebbe ricordato vagamente quel momento.

─ ─ ─

Riprese i sensi. Era confuso, potevano essere passate ore, giorni o settimane dalla sua cattura alle Saline. Era legato a una sedia, al centro di una strana stanza circolare. I muri di pietra erano ricoperti di sangue e l'intero ambiente era illuminato soltanto da due piccole torce, posizionate l'una all'opposto dell'altra. Quando la vista si schiarì, Zharr capì di non essere solo: davanti a lui c'era un uomo (o una donna) che lo fissava da dietro la sua maschera d'uccello. A malapena lo sentiva respirare.
« Chi sei?! ...dove mi trovo?! » ringhiò il guerriero, senza ottenere risposta. Si dimenava ma, nonostante la sua forza, le catene non accennavano a rompersi. Forse, erano state imbevute in qualche sostanza magica, oppure Zharr era stato privato di tutte le sue forze.
Improvvisamente, si accorse che il suo corpo era ricoperto da piccole ferite: graffi, lividi, bruciature... e morsi.

« Cos..?! Cosa mi avete fatto?! »

La misteriosa figura fece un passo in avanti...
...e si tolse la maschera.




Si spensero le torce e venne il buio.
Un urlo echeggiò nelle profondità di Baathos.


CITAZIONE
Se volete, potete terminare la scena con un ultimo post in cui fuggite dalle Saline. La maggior parte dei maledetti sono stati sconfitti, tuttavia Zharr è rimasto ferito durante la fuga ed è stato catturato. Non potete salvare il povero nano ma, probabilmente, lo incontrerete in futuro un po'... cambiato.

Per il resto, vi ringrazio per la scena ^^
 
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12 replies since 3/6/2014, 21:37   307 views
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