nella sala interrogatori...
« Tutto dipende da cosa vuoi scoprire, da cosa sei disposto a mettere in gioco. » sussurrò il suo interlocutore, sorridendo. « Forse tenermi qui, legato, non è il modo migliore per parlare di ciò che può esserci utile. »
« Forse. » Killibert sorrise di rimando. « Non biasimerai certo un uomo per essere prudente nell'affrontare l'ignoto. Ad ogni modo, ciò che chiedi non è impossibile. Preferirei tuttavia ottenere un accordo più permanente, per così dire, piuttosto che uno scambio di cortesie che non cambi la realtà dei fatti. »
« E questo è quello che potresti mettere sul tavolo, per il nostro... "Accordo permanente". » Il prigioniero rifletté « Io uscirò da qui, sai che potrei farlo, o morirò nel tentativo. La scelta è tua: fuggire con me, abbandonando gli interessi dei nani che, non essendo la tua razza, poco possono importarti... O non ostacolare la mia fuga, sperare che esca vivo, e poi incontrarmi lontano da qui, a Basiledra. » Il suo avversario appoggiò la schiena contro lo schienale della sedia, accomodandosi. Giochetti di potere. « Il nostro screzio a Moeras è acqua passata, aiutami ora e non mi dimenticherò di te. Avrai ciò che cerchi. »
« Morire? » commentò Killibert, inarcando un sopraciglio. « Sporco affare, in qualunque situazione. No, preferirei di gran lunga vederti uscire dal cancello principale con qualche provvista come regalo di addio. Pensa, persino il comandante dei nani concorda con me. »
Killibert gli strizzò l'occhio.
Verità, inaspettata verità: una verità che aveva stupito persino lui, ma che aveva senso se Nain voleva davvero...
« Nella palude mi hai fatto vedere qualcosa del mio passato. » disse. « Fallo di nuovo. »
Il suo avversario esitò un istante.
« Capisco... Io posso farti rivivere gli incubi che attanagliano la tua mente. E se è questo ciò che vuoi... Lo avrai. »
Lo guardò dritto negli occhi, e...
past...
Guardava fisso il traditore,
guardava senza battere ciglio Nefer combattere per la vita o la morte con due semplici soldati, ferito e disperato perché sapeva di non potersi permettere alcun indugio nella sua fuga.
Lo guardava, e sentiva nelle narici l'odore penetrante e ferrigno del sangue del Von Liebewitz con cui aveva avuto uno scambio di opinioni e la puzza acre della paura e del terrore di uomini e bestie.
Troppo tardi pensò cupamente il Senzanome. Troppo tardi...
« Pare che abbiamo compagnia. » disse Mallon, indicando un punto alla sua destra. « Mercenari. »
« Intratteneteli se ci riuscite, ma non impeditegli di ammazzare il traditore. » disse calmo, eppure tali parole ebbero la forza di far sussultare il colossale Nemintong. Mallon fece un sorrisetto, abituato al suo tono pacatamente glaciale. « Lo voglio morto, non importa se.... »
Nuove urla lo interruppero, inducendolo a dare un'occhiata giusto in tempo per vedere tre cavalieri irrompere nella piazza ormai deserta. Una seccatura, ma una seccatura prevista.
« E adesso che succede?! » ruggì Nemintong, afferrando l'ascia.
« In nome delle fenici, arrendetevi!! »
« Il Capitano Abbemot, ovviamente. » commentò il Senzanome. « Mallon, occupatene tu. »
« Veramente ci sta già pensando il nano. » replicò, indicando con la canna della pistola fumante.
« Nano? »
Per la prima volta parve stupito. Distolse lo sguardo da Nefer per guardare nuovamente nella direzione da cui erano giunti i cavalieri. Un robusto nano a torso nudo e dai capelli tagliati in una selvaggia cresta arancione li aveva intercettati, colpendo di piatto uno dei cavalli con la gigantesca ascia bipenne che mulinava senza sforzo. Thorisil. Bene bene... commentò fra sé e sé. A quanto pare il Demone vuole ricambiare la cortesia...
« Dagli una mano, allora, poi fermalo. »
« Sissignore! » rispose Mallon. Facendogli uno scherzoso saluto militare si allontanò zoppicando verso i cavalieri, vomitando piombo dalle sue pistole.
« Noi prendiamo Nefer? » domandò Nemintong, sulla difensiva.
« No. »
La sua voce suonò persino più perentoria, più definitiva, pur non essendo salita di voce né d'intensità.
« Noi ammazziamo Nefer. »
nella sala interrogatori...
Riemerse dal ricordo -dall'incubo- con la sensazione che qualcuno gli avesse ficcato della cenere giù in gola, e con forza. Lui sentiva la potenza dell'odio che l'Altro (il Senzanome? Era un nome, non un titolo?) aveva provato nei confronti di quel Nefer, la sentiva ancora, come fuoco nelle vene! Aveva voluto ucciderlo, ucciderlo dolorosamente, far sì che la sua morte fosse un monito e un motivo di terrore in.... in...
« ....interessante. » sussurrò.
Il suo sguardo tornò a fuoco sul prigioniero, e con esso l'intera massa della sua curiosità. Parecchia curiosità.
« Prima hai detto "incubi": significa che sei in grado di selezionare le visioni indotte? » inquisì, piegandosi in avanti. « Appartengono solo ad una generica categoria oppure sei in grado di rastremare le possibili scelte, avendo maggiori informazioni? Puoi- »
Non finì mai la frase.
La porta si aprì senza preavviso, permettendo ad uno dei suoi mercenari di scaraventarsi dentro con sguardo distintamente nel panico. Killibert alzò lo sguardo su di lui e sui mercenari che si intravedevano oltre la porta. Il ragazzo aprì la bocca per parlare, si accorse della presenza di due persone nella stanza e disse con notevole intelligenza: « Oh. »
Grandioso. « Che succede? » domandò Killibert.
« Beh... c'è un problema. » rispose Jonny, spostando lo sguardo dal prigioniero a lui.
« Questo l'avevo intuito. » Un interessante colorito rosato cominciò ad impadronirsi delle orecchie di Jonny. « Quale problema? »
« Ehm... pare che uno degli ex-prigionieri stia cercando di ammazzare un ex-secondino. »
« Ad un volume di voce comprensibile? »
« Pare-che-uno-degli-ex-prigionieri-stia-cercando-di-ammazzare-un-ex-secondino! » disse tutto d'un fiato.
Killibert inarcò un sopraciglio.
Jonny Bo si fece rosso come un pomodoro. « Beh, io l'ho detto! »
Sospirò.
Comandante della prigione.
Come no.
« Mi dispiace, davvero. » disse, alzandosi in piedi « ma sono costretto a chiederle qualche minuto di pausa. Cercherò di non impiegarci troppo. »
Stava quasi per uscire dalla massiccia porta quando si fermò, come sovrappensiero.
« Oh, quasi dimenticavo... »
Si girò a guardarlo da sopra una spalla, come un gatto sonnacchioso che scruti sornione un cagnolino abbastanza impertinente.
« ...posso fidarmi che non facciate sciocchezze? »
nelle segrete...
«Si dice che voi nani siate l’incrocio tra una talpa e un orco»
Le parole colpirono i nani di Nain facendoli diventare fermi come statue. Anche i mercenari umani si fecero d'improvviso molto, molto quieti, comprendendo all'istante come l'atmosfera di quella segreta si fosse appena raggelata. Thorisil non se ne accorse neppure. Non li sentì. Non sentì neppure la replica, se replica vi fu.
Il frastuono del suo sangue pulsante nelle tempie sovrastava ogni cosa.
«Io ho sempre risposto che non era possibile, la talpa non ha la barba che avete voi. Sicuramente siete figli bastardi d’orco.»
Una risatina.
Thorisil si girò molto lentamente. I suoi occhi brillarono di una luce malsana nello squadrare uno ad uno i fetidi occupanti delle celle che il nano conosceva intimamente, per aver passato gran parte della sua vita in quelle mura.
...qualcuno aveva davvero riso?
«Ma non dovete temere, il vostro lavorare instancabile vi renderà per sempre eccellenti lavoratori per gli uomini. Suvvia non prendiamoci in giro, avete conquistato qualche campo di prigionia, ma dov’è il vostro Regno? La guerra vi logorerà tanto che tornerete nella profonda terra e condividere il pane con i demoni.»
Si avvicinò casualmente alle sbarre, puntando il dito contro uno di loro.
« Tu. » disse.
L'umano gli sghignazzò -gli sghignazzò!- in faccia e disse qualcosa come: « Si? ».
Thorisil impazzì completamente.
Senza sapere bene come, la sua mano si ritrovò attorno al collo dell'umano e la faccia dell'individuo pressata contro le sbarre - una, due, tre, molte volte. Una mano lo afferrò per una spalla: Thorisil sbatté il pugno sul grugno della seccatura, rompendogli il naso e facendolo schiantare contro le sbarre dalla parte opposta.
Se ne curò appena, incantato dallo strano miscuglio di colori sul viso dell'umano. Una curiosa sovrapposizione di rosso cremisi che impiastricciava i lineamenti su uno sfondo lentamente sempre più bluastro, quasi violaceo. Qualcuno cercava di allontanarlo dalla visione e lui lo colpì senza neppure accorgersene; qualcun altro lo afferrò per la cintola e vide i propri gioielli di famiglia presentati al lungo e duro mestolo del rancio; qualcun altro volò prima ancora di riuscire a posare una mano su di lui.
E in sottofondo a tutto, qualcuno sussurrava con la sua voce...
« SEI STATO TU A RIDERE, BASTARDO ASSASSINO?! »
Montu: se rispondi «si» Killibert ti lascia solo con le guardie mercenarie alla porta. Sono una mezza dozzina, tutte umane, ma probabilmente non starebbero a guardare se tu prendessi la spada. La pistola invece è senza munizioni.
Vorgas: Thorisil è letteralmente impazzito. Non che fosse particolarmente sano prima della tua provocazione, ma adesso ci sta dando dentro a tutto spiano... e pare che i nani lì vicino non siano granché in grado di fermarlo. Attualmente Thorisil ha 5 cs in forza e 4 in velocità, e gli attacchi rivolti all'ex-secondino sono fisici.
Nota: il fatto che il nano della visione e il nano col rancio si chiamino entrambi Thorisil è puramente una coincidenza.