Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Erdkun ≈ Jailbreak, I Sopravvissuti

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Il Senzanome
view post Posted on 6/6/2014, 19:57




Quando lui e Jahrir erano risaliti dalle viscere della fortezza demoniaca nei dintorni di Aberan, scortati dagli altri compagni di (s)ventura e dai nani strappati alle grinfie dei demoni, Killibert aveva dato al nano un piccolo ciondolo di legno e una promessa: quando avesse chiamato, lui avrebbe risposto alla chiamata. Così, quando un giorno un ragazzino di strada gli aveva portato un monile in legno sgrossato, un semplice cerchio trafitto da una linea, lui aveva capito e assieme ai suoi mercenari si era riunito ai nani ribelli.
A Moeras, il luogo dei sussurri, delle parole non dette e degli sguardi chinati.

Assieme i Folli e i nani avevano conquistato un campo prigionia dopo l'altro, attaccando di notte, di nascosto e a tradimento. Non vi era stato onore in quello che avevano fatto. Non erano guerrieri, paladini di una qualche causa. Il loro unico scopo era spezzare catene, salvare vite... ed ucciderne. Si erano accampati nel centro dell'orrore, sicuri che gli uomini delle Città Libere non avrebbero avuto il coraggio di affrontare faccia a faccia l'orrore cui avevano condannati i nani. Avevano avuto ragione.
Fino a quel momento.



« Stai scherzando? » chiese Killibert.
« Perché no? » disse Nain, aspirando nella pipa con gusto. « Non è la prima volta, giusto? »
Killibert Gnam esitò.

Si trovava in una prigione, più precisamente sul tetto della stessa, e Nain aveva ragione a dire che non era una novità per lui. In passato si era infiltrato con lo scopo di far evadere un pluriomicida cannibale condannato a morte per impiccagione e squartamento. Si era finto una comune guardia e il lavoro, durato due lunghe, interminabili settimane, lo aveva quasi ucciso di noia. Vi erano esattamente quattro persone al corrente della storia: lui stesso, Gromet Telkier, sua moglie e...

« Harmond Joll. » sibilò Killibert, digrignando i denti.
« Perspicace. » Il nano batté con cura la pipa sul parapetto. « Si, è stato lui a raccontarmi delle tue esperienze passate. È stato un po' vago... e non vorrei fare supposizioni infondate sul perché... ma non credo abbia mentito. »
« C'è differenza fra essere un secondino qualunque e dirigere un'intera prigione, Nain! » replicò irritato Killibert. « Non puoi aspettarti che tiri fuori dal cilindro procedure, orari o chissà cos'altro fa il direttore di un carcere. Non saprei neppure da dove iniziare! »
« Neanche io. Ed è un problema, perché abbiamo più di cinquanta prigionieri umani da gestire in questo preciso istante. » Nain guardò serenamente l'ameno panorama che si offriva ai loro occhi: ossia marciume e decadimento ovunque conducesse lo sguardo. « Immagino che potremmo limitarci a decapitarli tutti. Un rapido colpo d'ascia e problema risolto. Ma non saremmo migliori dei demoni, immagino. »
« Non puoi aspettarti che tiri fuori dal cilindro procedure, orari o chissà cos'altro fa il direttore di un carcere. Non saprei neppure da dove iniziare. »
« Non è un problema. Non mi aspetto che tu sia un buon carceriere, neppure che nessuno scappi. Tutto quello di cui ho bisogno è tempo. »

Killibert Gnam lo guardò con improvvisa intensità.

« Tempo. » ripeté, privo d'espressione.
« Precisamente. » Nain si alzò in piedi e lo fissò di rimando, sorridendo. « Su con la vita! Si muore una volta sola. »
« Si... » disse, guardando il nano scendere al piano di sotto. « ...si muore una volta sola. »

In quel momento Killibert Gnam si chiese per la prima volta se sapeva davvero la ragione per cui lui e i nani erano lì.

~

Ad aspettarlo di sotto, comodamente intento a pulirsi le unghie con un coltellaccio lungo quanto il suo avambraccio, v'era un ometto che un tempo era stato descritto come 'affabile', 'cortese' e 'affascinante' dai suoi concittadini... gli stessi cui aveva servito carne umana con il sorriso sulle labbra. Sorrise anche nell'alzare lo sguardo su di lui, con il medesimo stile da bravo artigiano che lo aveva contraddistinto nella sua prima vita e che tutt'ora ingannava mercenari e nani al medesimo tempo.
Lui non aveva problemi a vedere le dita di Harmond guizzare sull'elsa del coltellaccio.

« Quali nuove, o mio signore e padrone? » declamò allegramente 'Harmond Joll', alias Hal Brosnar - il Macellaio di Bespur.
« A quanto pare sono il nuovo direttore di questo carcere. » lo informò Killibert, affiancandolo. « E tu, mio caro amico, sei stato promosso... a capo delle guardie. »
Il sorriso di Hal Brosnar svanì come nebbia al sole.
« Oh, non dire niente. » disse Killibert, sorridendo anch'egli... e non con meno falsità. « Hai già dato prova di notevoli capacità in passato, questa promozione è dovuta. Sono sicuro che saprai distinguerti...

... nelle segrete, a guardia dei prigionieri.
»

Una palpebra del macellaio ebbe un tic improvviso, uno spasmo incredulo e furibondo.
Killibert sorrise freddamente, molto freddamente, poi gli diede deliberatamente le spalle e si allontanò di qualche passo lungo il corridoio. Lo sguardo di Brosnar lo stava trapassando in mezzo alle scapole e Killibert era sicuro che se si fosse voltato avrebbe visto nei suoi occhi l'intento di conficcare il suo coltellaccio da macelleria fra le sue costole, proprio all'altezza del cuore. E magari rigirare la lama un paio di volte.

Si fermò.
« Quasi dimenticavo. » disse, e gettò uno sguardo dietro di sé.
« Fai portare l'uomo con cui ho combattuto a Moeras in una sala interrogatori. Voglio parlarci. »



Voilà!

Post introduttivo per definire lo scenario, l'ambientazione e 'come è finito il pg in questa scena'.

Titolo:
CODICE
<font color="#772525" face="times" size="3"><b>Erdkun &#8776;</b></font> <i>Jailbreak</i>

Sottotitolo:
CODICE
I Sopravvissuti
 
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Vorgas
view post Posted on 11/6/2014, 10:08




◊ Jailbreak

Il carro prese l’ennesima buca e Jethro per l’ennesima volta picchiò il capo contro la gogna.
Nemmeno un sussulto lo destò dal suo esser torvo, nemmeno quel boato che rimbombò nella pietra delle prigioni. Il capo chino come in pentimento, gli occhi socchiusi a guardar la terra su cui giaceva. Pensieri tanto oscuri da esser l’ombra stessa del giovane, la sua mente straziata dal mostro e dal Comandante ancora faticava a tornar salda. Figure oscure e terrificanti, infestavano il suo sguardo, illusioni consapevoli eppure presenti, gli occhi stanchi di Jethro non più facevan caso agli sprazzi di memoria che lo rendevano bestia. Ancora si era nutrito d’un uomo, ancora sentiva il sapore della sua carne sulla lingua e ancora provò disgusto al solo pensiero. La bocca impastata dal sapore ferroso del sangue, era secca di saliva, come a voler far patire ancor più quella terribile colpa. Attorno a lui nuovamente una scossa fece agitare i suoi compagni di cella, questi erano tutti guerrieri nani catturati durante la grande guerra delle città libere. Sino a poco prima, si eran divertiti a stigare e insultare Jethro, ridotto ad uno straccio e chiuso in quel collare in legno era la vittima perfetta per sfogare le frustrazioni di quei piccoli esseri. Nessuno di loro si chiese perché fosse anche lui lì, si limitarono a convogliare tutto il risentimento sugli uomini verso il povero cristo seduto in disparte nella cella. Jethro li capì, nonostante non sopportasse quella loro strafottenza, comprese il loro spirito vendicativo nei suoi confronti. Ma ora qualcosa stava cambiando, qualcosa al di sopra di loro si muoveva con mille passi pesanti. Poteva sentirne i tonfi ritmici marciare sulla pietra della costruzione, ad ognuno di questi, i prigionieri restavan senza fiato attendendo che qualcosa succedesse.
Tutto ciò era irrilevante per Jethro, risultando come una pace ritrovata nel suo pensar logorante. Che l’intera struttura crolli su di me! Pensò più volte sperando che succedesse, il rimorso che provava verso le sue azioni era tanto da non cercar più scuse ai suoi atti. Anche se non lui aveva mosso il suo corpo, era proprio questo ad aver compiuto un atto tanto grave e Jethro non lo avrebbe dimenticato. Un ruppe i tristi pensieri del giovane, facendo esplodere l’animo dei suoi compagni di sorte.

«ARRIVANO I NANI!»

______________________________

Erdkun
I Sopravvissuti

Moeras - Akerat
Ex campo di prigionia

Per Jethro non cambiò molto anzi, se prima i suoi compagni nani lo punzecchiavano per la semplice diversità di razza, ora gli umani seduta a fianco a lui cercavano d'ucciderlo con sguardi silenziosi e parole sottovoce. Tutti li dentro sapevano cosa fosse successo, tutti guardavano a quel giovane completamente immobile come ad un demone traditore. Nonostante i nani avessero ribaltato la situazione, liberando il campo di prigionia e rendendo schiavi gli uomini, questi si preoccupavano soltanto di lamentarsi delle cose passate, senza far nulla di veramente efficace. Tipico comportamento dell'uomo, ma in quel contesto venne estremizzato. La guerra aveva ormai stancato quella gente, il solo pensiero di dover tornare sul campo di battaglia alzava le febbri e doleva alla schiena. Quel cambio di fronte, alla lunga, si era tramutato quasi in un giovamento per quegli uomini, tanto che le loro lamentele erano più rivolte a Jethro che alla situazione palesemente "sfuggita di mano".
Un uomo si chinò davanti all'acrobata, il giovane si aspettava un altro buffetto poco amichevole o uno sputo dritto in faccia, invece l'uomo gli prese il mento alzandogli il capo. Profonde rughe solcavano il suo volto, solchi non tanto presenti per l'età, ma più per il cocente sole che nel tempo aveva abbrustolito la sua pelle. Un derma scuro, meridionale, spaccato di netto dagli occhi verdi come preziosi smeraldi. Una barbetta incolta gli dava l'immagine di un mendicante, ma le svariate cicatrici sul corpo e i gradi appesi alla spalla definivano quell'individuo come un soldato. Le sue iridi puntarono dritte alla fronte del giovane, interessate eppur non sorprese da quello che videro.

«Ti porti un brutto segno in fronte ragazzo mio, il Comandante me ne aveva parlato ma non pensavo di rivederne uno tanto facilmente»
Gli occhi spenti del giovane sembrarono riprendere il loro vigore. Seppur il volto e l'animo fossero ancora sciupati dalla colpa e dal disgusto, quelle parole gentili e di comprensione sembrarono accendere qualcosa in Jethro. Per la prima volta, la cella sentì la voce sottile del giovane.
«Una condanna porto in fronte. Mi dica, dove l'ha visto questo simbolo?»
Nascose l'irruenza davanti a quella nuova fonte d'informazioni. Non volle affidarsi subito alle parole dell'uomo, nel corso del suo viaggio aveva imparato a diffidare di coloro che troppo gentilmente porgono la mano.
«Lo vidi nell'Eden, quel maledetto postaccio pieno di ombre e sussurri. Li lo vidi per la prima volta.»
Gli occhi di Jethro si spalancarono, un punto in più sull'affidabilità l'uomo lo aveva guadagnato e senza trattenersi oltre il giovane incalzò con le domande. Le speranze sembrarono riaffiorare.
«Come posso toglierlo?»
Davanti alla richiesta gli occhi verdi dell'uomo si abbassarono incontrando quelli del giovane. Nel suo sguardo l'acrobata scorse la triste risposta al suo quesito. Non servì alcuna parola, come il giovane desiderava la morte per sfuggire alla sua maledizione, l'uomo gli offriva la stessa via per raggiungere la pace.
Un tintinnio metallico richiamò la loro attenzione, un ritmico cozzare di monete o chiavi, non avrebbe saputo distinguere. Probabilmente la guardia carceraria cominciava con il suo giro per schernire e deridere coloro che stavano dietro le sbarre.
«Ciò che ti serve si trova al di fuori di qui, per questo la prima cosa a cui pensare e come uscire»



Ecco il mio primo post ^^
La scena è semplice: imprigionato per l'atto compiuto sul campo di battaglia -l'uccisione di una giovane leva di Tanaach (v. duello)- Jethro viene imprigionato insieme ai nani. Successivamente alla liberazione del campo, la sua situazione non cambia, ritrovandosi sempre prigioniero ma incontrando un individuo interessante.

Mi scuso per il ritardo, dal prossimo giro sarò super presente.
 
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view post Posted on 15/6/2014, 15:13
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Montu riaprì gli occhi, la testa ancora gli faceva male, e il senso di smarrimento riempì la sua mente. Come quando, dopo una sbronza, ci si risveglia in un letto che non è il proprio, così il Demone fissava mura di pietra senza riconoscere la sua casa a Basiledra. Lentamente i ricordi, annebbiati e confusi per colpa del cerchio alla testa, si schiarirono, e Montu rivide l'uomo che aveva affrontato nelle nebbie di Moeras. Quindi... era salvo! Abbassò lo sguardo sul suo petto, lì dov'erano i pugnali fino a... Quanto tempo era rimasto privo di sensi?
Scoprì il petto e vide solo una serie di bendaggi insanguinati, respirava bene e questo bastava a tranquillizzarlo: non rischiava di morire. O almeno non immediatamente; si mise a sedere sulla branda e si guardò intorno, ritrovandosi a fissare pareti con evidenti segni di umidità, e graffi irregolari come a segnare i giorni. La finestra aveva grosse sbarre d'acciaio a limitarne l'apertura, e alla sua sinistra un'intera parete era formata da altre sbarre, sempre d'acciaio, che lo imprigionavano nella cella di una qualche prigione.
Senza dubbio doveva ringraziare l'uomo incontrato a Moeras se ora si trovava lì, e non si sarebbe risparmiato se mai l'avesse incontrato ancora. Il corridoio portava a delle scale, illuminate malamente da alcune torce posizionate ad intervalli regolari sul muro. La conferma, insieme all'aria umida, che si trovava nelle segrete.
Non aveva con sè le sue armi, tanto meno il suo equipaggiamento.
Si alzò e fece un rapido giro della cella, poi mise le mani sulle sbarre e parlò alle celle vicine:
C'è qualcuno? Qualcuno sa da quanto tempo sono qui?
-Pazzi, i nani sono impazziti-
-Ehi amico, vieni qui, vieni qui-
Montu si spostò verso la cella da cui provenivano le voci e i due uomini proseguirono dopo aver atteso qualche secondo.
-La prigione era degli umani, sissignore-
-Sei arrivato qui una settimana fa, ma eri svenuto. I nani hanno preso la prigione liberando tutti i prigionieri, poi hanno sbattuto nelle celle le guardie che non hanno ucciso e tutti coloro che si sono opposti alla loro rivolta, qui nell'Akerat. Facevo la guardia a queste segrete prima che prendessero il sopravvento, ci hanno torturati per semplice divertimento e Haank, qui affianco a me, è impazzito. Io sono Hugo, se mai ti potrà essere utile sapere il mio nome. Tu perchè sei qui?-
Io sono Montu, ho incontrato la persona sbagliata a Moeras, e non l'ho uccisa. Ero alla ricerca dei nani ribelli, nascosti nella palude, ed evidentemente l'uomo che ho affrontato appoggia la loro rivolta. E ora sono qui.
Un piagnucolio sommesso di Haank, che ripeteva lagnandosi -Moeras-, confermò la sua pazzia.
Non penso mi lasceranno in vita, devo fuggire. Parlami della prigione, dove potrebbero tenere la mia roba?
-Fuggire? Ahahah sei uno sciocco, ragazzo, nessuno è mai fuggito da questa prigione. Hanno costruito questa fortezza nel bel mezzo del deserto anni fa, e nessuno è mai fuggito. E ne ho vista di brutta gente rinchiusa qui dentro.
Siamo nelle segrete, due livelli sotto il portone d'uscita; qui non c'è veramente nulla che può esserti utile. Sali le scale e troverai le sale per gli interrogatori, le stanze di tortura e qualcosa che troverai interessante... I magazzini e l'armeria. Lì stipavamo tutti gli oggetti dei detenuti, e in più c'erano le nostre armi per le emergenze. Mi sembra ovvio che non siamo riuscite a sfruttarle a pieno. Forse ritroverai le tue cose in una di quelle due stanze.
Il problema è che i meccanismi di apertura automatica per tutte le celle si trovano al piano d'ingresso. Insieme a vari uffici e archivi. Puoi uscire solo se attivi quelle leve, o se ottieni le chiavi delle celle, cosa che vedo improbabile dal momento che tu sei dentro una di queste.
Più in alto ci sono quattro piani di celle, niente di più.
Non sono molti i prigionieri rinchiusi, ma i nani che hanno preso la prigione non sono di più, ci sono state tante perdite da entrambe le parti.
Ora che sai com'è fatta la prigione illuminami... Come intendi uscire dalla tua cella?-

Al Demone sembrò di sentire un sorriso sarcastico disegnarsi sulla sua faccia.
Aveva disegnato nella sua mente un'approssimativa mappa della prigione, e la risposta alla domanda di Hugo si presentò ai loro occhi ancora prima che il Demone potesse aprire bocca.
L'uomo che si stava avvicinando alla cella di Montu era sicuramente uno degli ex prigionieri, il coltello da macellaio che rimbalzava minaccioso appeso al fianco, il ghigno che fin troppe volte aveva sentito descrivere... il piagnucolio di Haank, che balbettava il nome del pluriomicida, tolse ogni dubbio sulla sua identità. Avrebbe preferito non ritrovarselo davanti, ma evidentemente non c'era mai fine al peggio.
Il Macellaio di Bespur, Hal Brosnar.

-Ehi tu, c'è qualcuno che vuole parlarti, spero di potermi divertire un po' con te.- Scoppiò in una maniaca risata. Stringeva nella mano destra una pistola, e nella sinistra il mazzo di chiavi delle celle, alla cintola aveva legato il coltello da macellaio da cui non si separava mai.
Infilò la chiave nella serratura e alzò la pistola verso l'Eterno.
-Non fare stronzate, e potrei evitare di ucciderti immediatamente.-
Montu sorrise... Stava per uscire dalla cella, e una volta ritrovato l'equipaggiamento il resto sarebbe stata normale amministrazione.



Perdonate l'immenso ritardo, ho avuto problemi su problemi. E sono riuscito solo in questi giorni a ritagliarmi del tempo per scrivere. Prometto di essere più presente d'ora in poi, dovrebbe essere tutto risolto :sisi:


Edited by RamsesIII - 17/6/2014, 23:15
 
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Il Senzanome
view post Posted on 20/6/2014, 19:36




Una spada, un taccuino, una pistola, un amuleto.
Un po' poco per capire l'identità della persona che era giunta nel cuore delle paludi di Moeras. Avrebbe potuto poter fare qualche deduzione dalle azioni del misterioso individuo, ma paradossalmente seguendo questo corso logico otteneva troppe informazioni. Lo sconosciuto era un mago dotato della capacità di alterare il proprio aspetto a piacimento, di creare barriere di energia e di incantare la propria lama. Era anche un guerriero di notevole abilità, capace di metterlo in difficoltà e costringerlo a lottare nel fango per la propria sopravvivenza. Ed era persino uno psion... uno in grado di raggiungere oltre il baratro che separava i suoi ricordi.
Un enigma, dunque.

La porta dello stanzino si spalancò di botto, sbattendo contro il muro opposto. Con la grazie e la raffinatezza che contraddistingueva ogni interazione con lui, Hal Brosnar fece entrare la persona che aveva chiesto. « Signore » -e il disprezzo grondante da quella singola parola colmò lo spazio fra i due di odio puro- « ecco il tuo prigioniero. »
« Grazie. Puoi andare. » Parlò senza guardarlo, leggendo distrattamente dalle pagine del taccuino.
Il fiotto di rabbia velenosa fu percepibile molto dopo che Hal si fu accomodato fuori.

Killibert Gnam chiuse il taccuino senza alcuna fretta e alzò gli occhi sulla persona che per poco non l'aveva massacrato nella palude. « Prego, siedi. » lo invitò, indicando la sedia dall'altra parte dell'ampio tavolo. La sua mano prese un altro oggetto dal mobile, alzandolo in modo che potesse catturare la luce delle torce incatenate alle mura e accendersi in uno sfolgorare di bagliori.
La spada.

« Un'arma interessante. » disse Killibert, guardandolo al di là della lama. « Finemente intarsiata, curata nei minimi dettagli in elsa, lama e fodero secondo i canoni estetici dell'est. Al tempo stesso, è fatta di acciaio bimetallico di ottima fattura... » con un rapido gesto lasciò la presa sull'arma e posò un singolo dito là dove la lama s'innestava nell'elsa. La katana non ondeggiò neppure. « ...perfettamente bilanciata. Un'arma pensata per la battaglia, dunque, affrontata nelle mani di una persona di prestigio. »
Posò con cautela la katana sul tavolo.
« Ora, nelle tue. »

Si accomodò nella sedia, apparentemente rilassato.
Aveva dieci coltelli da lancio ai polsi, un balestrino inserito alla cintola e il caricatore della pistola del suo avversario in tasca. Era pronto a scattare al minimo segnale ostile.

« Il comandante dei nani trova molto interessante il fatto che ad occuparsi della questione di Moeras sia stato un individuo in grado di alterare il proprio aspetto, invece che un regolare drappello di soldati. » Tono dolce, neutro, con giusto un accenno di affabilità. « La sua curiosità è stata solleticata così tanto che mi ha chiesto di aiutarlo a fare luce su questo intrigante enigma. Io invece sono incuriosito da un'altra questione. »

Si chinò leggermente in avanti, trasmettendo interesse.

« Esattamente quanto bene sei in grado di scavare nella mente di un altro individuo? »

nelle segrete...

Thorisil odiava quel posto.
A Moeras la dannata aveva dato sette anni della sua vita, passati a spaccarsi la schiena su quella melma malnata. Sette anni di fatica, sudore, paura e malattia, tutto perché i loro padroni umani potessero ingozzarsi e gozzovigliare alle loro spese. Era stato picchiato, torturato, affamato e infine sbattuto fra quelle mura, a spaccarsi la schiena peggio di prima. C'era stato un periodo in cui era sopravvissuto ad acqua di scarico e rifiuti, così tanto tempo lontano dalla luce del sole da non poterlo contare in giorni, settimane o mesi.
Ma adesso, curiosamente, aveva scoperto che dopotutto qualcosa di quel posto da apprezzare c'era...

« Ehilà, lurida feccia! » gridò.

....la vendetta.
Il nano fischiettò un motivetto allegro nel trascinare un grande calderone di sbobba lungo il corridoio. Altri cinque nani e due dei mercenari umani dell'amico di Nain lo accompagnavano, nessuno troppo felice di stargli vicino. Fra quelle mura striate di urina era diventato un nano cupo e vendicativo, lo sapeva fin troppo bene, e non lo stupiva di non essere compagnia gradita. Francamente non avrebbe neppure saputo

« Oggi abbiamo una buonissima zuppa di roba ignota. » Thorisil gettò uno sguardo nel calderone. Davvero ignota: persino adesso che era libero e aveva potuto andare nelle cucine non aveva idea di cosa gli avevano dato da mangiare per tutti questi anni. C'erano dei cosi che galleggiavano nel liquido, delle cose filamentose che vorticavano, altri cosi la cui forma sfuggiva alla sua comprensione...
Rabbrividì. Solo quando Nain lo aveva liberato assieme agli altri prigionieri nani, solo allora Thorisil aveva capito quanto avesse perso in quella maledetta prigione. La sensazione di un pagliericcio sulla schiena. Il ricordo del cibo degno di questo nome. La capacità di provare felicità.
Era per queste cose che odiava gli uomini delle città libere.

« Oh, e anche del pane raffermo. » aggiunse, allontanando il naso dalla brodaglia. « Allora, branco di assassini e torturatori, chi vuole mangiare? »



Non vi preoccupate dei ritardi, ragazzi.

Montu: Volevi il tuo equipaggiamento? Hai di fronte il tuo equipaggiamento. Assieme alla persona che vorresti strozzare.

Vorgas: Otto persone entrano a distribuire il pranzo. I nani di Nain si riconoscono facilmente per la postura militare e le armi in perfetto ordine. I due mercenari umani sono decisamente meno marziali, disciplinati o comunque "soldatosi", ma sono bene armati e sembra che sappiano usare le loro armi. Gli ex-prigionieri invece sono perlopiù come Thorisil. Dal tuo amico ex-secondino probabilmente potrai sapere che nessuno di loro ha mai fatto da guardia a dei prigionieri prima d'ora.
 
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Vorgas
view post Posted on 24/6/2014, 17:04




« Ehilà, lurida feccia! »

Il brusio nelle segrete si spense, il silenzio delle oscure sbarre parve divenir tangibile e palpabile tanto sembrò inumano. Il solo suono della voce nanica aveva stretto le mandibole di ogni uomo in quella prigione, la rabbia e il rancore per gli eventi di quella maledetta guerra, si univano all’umiliazione di esser divenuti prigionieri. Da padroni a servi, questo ancor più fece contorcer quegli uomini ormai perduti. I più erano assassini, briganti e gentaglia simile raccattata da Tanaach per formare un esercito alla svelta, ma il loro combattere uniti li aveva portati a desiderare una vittoria per la città, così anche da non aver problemi per i loschi affari e poi si sa, la guerra porta sempre ricchezze. Ma l’unica cosa che avevan trovato erano le sbarre, come nella città, ancora prigionieri.

« Oggi abbiamo una buonissima zuppa di roba ignota. »
Il silenzio perpetuò davanti a quell’ennesima beffa, gli animi di tutti vibrarono di rabbia. Unico tra loro Jethro preso nell’osservare lo straniero che sapeva. Con gli occhi domandò nuovamente risposte, ma il vecchio chino su di lui non parlò più limitandosi ad osservare il segno sulla fronte. Alle sue spalle, il secondino continuava il suo spettacolo.
« Oh, e anche del pane raffermo. »

Esclamò divertito il nano, aveva odorato l’olezzo della brodaglia distogliendosi schifato. Un mezzo sorriso squarciava il suo volto, uno scherno a chi prima di lui lo aveva imprigionato.

« Allora, branco di assassini e torturatori, chi vuole mangiare? »
«Si dice che voi nani siate l’incrocio tra una talpa e un orco»
Una giovane voce risuonò nel silenzio della prigione. Tagliente come una spada, orgogliosa nel timbro tanto da parer sincera nel parlare. Nessuno poté vedere chi parlava, soltanto un uomo riuscì a scorgere il volto del ragazzo mentre pronunciava. Le labbra di Jethro si arricciarono in un ghigno malvagio, un sorriso non suo scompose il suo volto afflitto.
«Io ho sempre risposto che non era possibile, la talpa non ha la barba che avete voi. Sicuramente siete figli bastardi d’orco.»
I volti increduli degli uomini cominciarono ad assumere smorfie divertite. Nonostante nessuno potesse vedere Jethro mentre parlava, più di uno cominciò a ridacchiare trattenendosi a stento. Alcuni si portarono la mano allo stomaco già debole per la fame, altri ancora cominciarono a battere le ciotole sul pavimento.
«Ma non dovete temere, il vostro lavorare instancabile vi renderà per sempre eccellenti lavoratori per gli uomini. Suvvia non prendiamoci in giro, avete conquistato qualche campo di prigionia, ma dov’è il vostro Regno? La guerra vi logorerà tanto che tornerete nella profonda terra e condividere il pane con i demoni.»



Le parole acquistarono assenso tra gli uomini imprigionati, alcuni si alzarono avvicinandosi alle sbarre per poter veder meglio. Passò poco tempo e qualche sputo partì da dietro le sbarre, i bersagli erano principalmente i nani, ma anche gli uomini che li accompagnavano non sarebbero stati risparmiati.
L’uomo chinato su Jethro lo guardò stranito, non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere da quel ragazzo tanto fragile. La cosa lo insospettì e gli prese il mento, incrociando i suoi occhi vide che questi s’illuminarono d’una rossa vena. Sulla sua fronte il marchio prese a muoversi lentamente, fiore del male che si sarebbe dischiuso. Ma il volto del giovane parve sicuro nel sostenere la brutale constatazione che il vecchio fece.

«Tu sei…»
«Ora sarò io a gestire questa situazione.
Spero che questo valga come metodo per uscire da qui»


L’acrobata sorrise con una smorfia folle.

Attacco verbalmente Thorisil, da una parte per divertirmi e dall'altra per cercare di farlo avvicinare ancor di più alle sbarre o magari farlo reagire ancor peggio. Ho cercato di calcarela mano. Piccola parentesi: il mostro sopito nel mio personaggio si è risvegliato sostituendosi alla psicologia di Jethro. Nulla di che a livello tecnico, semplicemente ora vuole sangue :v:
 
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view post Posted on 27/6/2014, 17:43
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-Esattamente quanto bene sei in grado di scavare nella mente di un altro individuo?-
Gli incubi... evidentemente sull'uomo non avevano lo stesso effetto che avevano su tutti gli altri individui incontrati finora. Evidentemente i suoi incubi erano il suo stesso passato, e in quei ricordi c'era qualcosa che cercava.
Il Demone chiuse gli occhi un secondo e il tempo quasi rallentò quando raggiunse il grado massimo di concentrazione, poi sorrise; lui aveva qualcosa che il suo carceriere desiderava, e il suo equipaggiamento era lì. Quasi sussurrò:
-Tutto dipende da cosa vuoi scoprire, da cosa sei disposto a mettere in gioco. Forse tenermi qui, legato, non è il modo migliore per parlare di ciò che può esserci utile.-
-Forse.- L'uomo sorrise. -Non biasimerai certo un uomo per essere prudente nell'affrontare l'ignoto. Ad ogni modo, ciò che chiedi non è impossibile. Preferirei tuttavia ottenere un accordo più permanente, per così dire, piuttosto che uno scambio di cortesie che non cambi la realtà dei fatti.-
Quindi non si sbagliava, voleva veramente qualcosa da lui... Ma quant'era forte quel desiderio?
-E questo è quello che potresti mettere sul tavolo, per il nostro... "Accordo permanente".- Attese qualche secondo, per caricare maggiormente le parole successive: -Io uscirò da qui, sai che potrei farlo, o morirò nel tentativo. La scelta è tua: fuggire con me, abbandonando gli interessi dei nani che, non essendo la tua razza, poco possono importarti... O non ostacolare la mia fuga, sperare che esca vivo, e poi incontrarmi lontano da qui, a Basiledra.-
Si sistemò più comodamente sulla sedia.
-Il nostro screzio a Moeras è acqua passata, aiutami ora e non mi dimenticherò di te. Avrai ciò che cerchi.-
-Morire?- Alzò un sopracciglio, pensando a quanto quell'eventualità non gli fosse congeniale. -Sporco affare, in qualunque situazione. No, preferirei di gran lunga vederti uscire dal cancello principale con qualche provvista come regalo di addio. Pensa, persino il comandante dei nani concorda con me.-
Quando gli strizzò l'occhio il Demone si chiese se lo stesse prendendo in giro, o se veramente era un personaggio scomodo per tutti in quella prigione.
-Nella palude mi hai fatto vedere qualcosa del mio passato. Fallo di nuovo.-
Era la prima volta che qualcuno, spontaneamente, decideva di subire un attacco da parte dell'Eterno, ancora di più considerando che il suo attacco mentale poteva causare più danni di quanti potessero essere i vantaggi.
-Capisco... Io posso farti rivivere gli incubi che attanagliano la tua mente. E se è questo ciò che vuoi... Lo avrai.-
Il Demone lo guardò negli occhi, e ancora una volta, come a Moeras, scavò nei profondi strati del suo subconscio per portare alla luce ciò che, di più terribile, vi era nascosto.




Energia: 100 -10 -5 =85%
Status Fisico: Affaticamento per la proiezione dell'incubo (Basso)
Status Psicologico: Affaticamento per la proiezione dell'incubo (Medio)
CS Forma Umana: +1 Intelligenza [In questo turno: + 4CS Saggezza] = 5CS

Armi: //

Oggetti: //

Abilità attive:
Superbia. Consumo: Medio (10%)
Il negromante richiama a sé le forze più arcane della sua mente, pronto a sprigionarle sui suoi avversari.
La tecnica è un power up di natura psionica. Il negromante, dopo un breve periodo di concentrazione, entra in uno stato di concentrazione tale da permettergli di affrontare qualsiasi avversità senza essere colto alla sprovvista. Influenzando la sua stessa mente, il caster otterrà un power up di 4 CS alla Saggezza per la durata di un solo turno.

Personale 1/10
Genera nella testa dell’avversario immagini del più terribile incubo che attanaglia la sua mente. Provoca un danno Psionico Alto (20%).
[Abilità Psionica - Consumo Energetico Basso (5%); Auto danno alla mente Medio (10%); Auto danno al fisico Basso (5%)]

Note: Dialogo concordato in MP, la certezza della sincerità di Killibert (di cui Montu ancora non sa il nome) è dovuta alle CS in Saggezza. Concludo castando la Personale per accontentare il mio carceriere.
 
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Il Senzanome
view post Posted on 2/7/2014, 13:41




nella sala interrogatori...

« Tutto dipende da cosa vuoi scoprire, da cosa sei disposto a mettere in gioco. » sussurrò il suo interlocutore, sorridendo. « Forse tenermi qui, legato, non è il modo migliore per parlare di ciò che può esserci utile. »
« Forse. » Killibert sorrise di rimando. « Non biasimerai certo un uomo per essere prudente nell'affrontare l'ignoto. Ad ogni modo, ciò che chiedi non è impossibile. Preferirei tuttavia ottenere un accordo più permanente, per così dire, piuttosto che uno scambio di cortesie che non cambi la realtà dei fatti. »
« E questo è quello che potresti mettere sul tavolo, per il nostro... "Accordo permanente". » Il prigioniero rifletté « Io uscirò da qui, sai che potrei farlo, o morirò nel tentativo. La scelta è tua: fuggire con me, abbandonando gli interessi dei nani che, non essendo la tua razza, poco possono importarti... O non ostacolare la mia fuga, sperare che esca vivo, e poi incontrarmi lontano da qui, a Basiledra. » Il suo avversario appoggiò la schiena contro lo schienale della sedia, accomodandosi. Giochetti di potere. « Il nostro screzio a Moeras è acqua passata, aiutami ora e non mi dimenticherò di te. Avrai ciò che cerchi. »
« Morire? » commentò Killibert, inarcando un sopraciglio. « Sporco affare, in qualunque situazione. No, preferirei di gran lunga vederti uscire dal cancello principale con qualche provvista come regalo di addio. Pensa, persino il comandante dei nani concorda con me. »

Killibert gli strizzò l'occhio.
Verità, inaspettata verità: una verità che aveva stupito persino lui, ma che aveva senso se Nain voleva davvero...

« Nella palude mi hai fatto vedere qualcosa del mio passato. » disse. « Fallo di nuovo. »
Il suo avversario esitò un istante.
« Capisco... Io posso farti rivivere gli incubi che attanagliano la tua mente. E se è questo ciò che vuoi... Lo avrai. »

Lo guardò dritto negli occhi, e...

past...

Guardava fisso il traditore,
guardava senza battere ciglio Nefer combattere per la vita o la morte con due semplici soldati, ferito e disperato perché sapeva di non potersi permettere alcun indugio nella sua fuga.
Lo guardava, e sentiva nelle narici l'odore penetrante e ferrigno del sangue del Von Liebewitz con cui aveva avuto uno scambio di opinioni e la puzza acre della paura e del terrore di uomini e bestie.
Troppo tardi pensò cupamente il Senzanome. Troppo tardi...

« Pare che abbiamo compagnia. » disse Mallon, indicando un punto alla sua destra. « Mercenari. »
« Intratteneteli se ci riuscite, ma non impeditegli di ammazzare il traditore. » disse calmo, eppure tali parole ebbero la forza di far sussultare il colossale Nemintong. Mallon fece un sorrisetto, abituato al suo tono pacatamente glaciale. « Lo voglio morto, non importa se.... »

Nuove urla lo interruppero, inducendolo a dare un'occhiata giusto in tempo per vedere tre cavalieri irrompere nella piazza ormai deserta. Una seccatura, ma una seccatura prevista.

« E adesso che succede?! » ruggì Nemintong, afferrando l'ascia.
« In nome delle fenici, arrendetevi!! »
« Il Capitano Abbemot, ovviamente. » commentò il Senzanome. « Mallon, occupatene tu. »
« Veramente ci sta già pensando il nano. » replicò, indicando con la canna della pistola fumante.
« Nano? »

Per la prima volta parve stupito. Distolse lo sguardo da Nefer per guardare nuovamente nella direzione da cui erano giunti i cavalieri. Un robusto nano a torso nudo e dai capelli tagliati in una selvaggia cresta arancione li aveva intercettati, colpendo di piatto uno dei cavalli con la gigantesca ascia bipenne che mulinava senza sforzo. Thorisil. Bene bene... commentò fra sé e sé. A quanto pare il Demone vuole ricambiare la cortesia...

« Dagli una mano, allora, poi fermalo. »
« Sissignore! » rispose Mallon. Facendogli uno scherzoso saluto militare si allontanò zoppicando verso i cavalieri, vomitando piombo dalle sue pistole.
« Noi prendiamo Nefer? » domandò Nemintong, sulla difensiva.
« No. »
La sua voce suonò persino più perentoria, più definitiva, pur non essendo salita di voce né d'intensità.

« Noi ammazziamo Nefer. »

nella sala interrogatori...

Riemerse dal ricordo -dall'incubo- con la sensazione che qualcuno gli avesse ficcato della cenere giù in gola, e con forza. Lui sentiva la potenza dell'odio che l'Altro (il Senzanome? Era un nome, non un titolo?) aveva provato nei confronti di quel Nefer, la sentiva ancora, come fuoco nelle vene! Aveva voluto ucciderlo, ucciderlo dolorosamente, far sì che la sua morte fosse un monito e un motivo di terrore in.... in...

« ....interessante. » sussurrò.

Il suo sguardo tornò a fuoco sul prigioniero, e con esso l'intera massa della sua curiosità. Parecchia curiosità.

« Prima hai detto "incubi": significa che sei in grado di selezionare le visioni indotte? » inquisì, piegandosi in avanti. « Appartengono solo ad una generica categoria oppure sei in grado di rastremare le possibili scelte, avendo maggiori informazioni? Puoi- »

Non finì mai la frase.
La porta si aprì senza preavviso, permettendo ad uno dei suoi mercenari di scaraventarsi dentro con sguardo distintamente nel panico. Killibert alzò lo sguardo su di lui e sui mercenari che si intravedevano oltre la porta. Il ragazzo aprì la bocca per parlare, si accorse della presenza di due persone nella stanza e disse con notevole intelligenza: « Oh. »
Grandioso. « Che succede? » domandò Killibert.
« Beh... c'è un problema. » rispose Jonny, spostando lo sguardo dal prigioniero a lui.
« Questo l'avevo intuito. » Un interessante colorito rosato cominciò ad impadronirsi delle orecchie di Jonny. « Quale problema? »
« Ehm... pare che uno degli ex-prigionieri stia cercando di ammazzare un ex-secondino. »
« Ad un volume di voce comprensibile? »
« Pare-che-uno-degli-ex-prigionieri-stia-cercando-di-ammazzare-un-ex-secondino! » disse tutto d'un fiato.
Killibert inarcò un sopraciglio.
Jonny Bo si fece rosso come un pomodoro. « Beh, io l'ho detto! »
Sospirò.

Comandante della prigione.
Come no.

« Mi dispiace, davvero. » disse, alzandosi in piedi « ma sono costretto a chiederle qualche minuto di pausa. Cercherò di non impiegarci troppo. »
Stava quasi per uscire dalla massiccia porta quando si fermò, come sovrappensiero.
« Oh, quasi dimenticavo... »

Si girò a guardarlo da sopra una spalla, come un gatto sonnacchioso che scruti sornione un cagnolino abbastanza impertinente.

« ...posso fidarmi che non facciate sciocchezze? »

nelle segrete...

«Si dice che voi nani siate l’incrocio tra una talpa e un orco»

Le parole colpirono i nani di Nain facendoli diventare fermi come statue. Anche i mercenari umani si fecero d'improvviso molto, molto quieti, comprendendo all'istante come l'atmosfera di quella segreta si fosse appena raggelata. Thorisil non se ne accorse neppure. Non li sentì. Non sentì neppure la replica, se replica vi fu.
Il frastuono del suo sangue pulsante nelle tempie sovrastava ogni cosa.

«Io ho sempre risposto che non era possibile, la talpa non ha la barba che avete voi. Sicuramente siete figli bastardi d’orco.»

Una risatina.
Thorisil si girò molto lentamente. I suoi occhi brillarono di una luce malsana nello squadrare uno ad uno i fetidi occupanti delle celle che il nano conosceva intimamente, per aver passato gran parte della sua vita in quelle mura.
...qualcuno aveva davvero riso?

«Ma non dovete temere, il vostro lavorare instancabile vi renderà per sempre eccellenti lavoratori per gli uomini. Suvvia non prendiamoci in giro, avete conquistato qualche campo di prigionia, ma dov’è il vostro Regno? La guerra vi logorerà tanto che tornerete nella profonda terra e condividere il pane con i demoni.»

Si avvicinò casualmente alle sbarre, puntando il dito contro uno di loro.
« Tu. » disse.
L'umano gli sghignazzò -gli sghignazzò!- in faccia e disse qualcosa come: « Si? ».

Thorisil impazzì completamente.

Senza sapere bene come, la sua mano si ritrovò attorno al collo dell'umano e la faccia dell'individuo pressata contro le sbarre - una, due, tre, molte volte. Una mano lo afferrò per una spalla: Thorisil sbatté il pugno sul grugno della seccatura, rompendogli il naso e facendolo schiantare contro le sbarre dalla parte opposta.
Se ne curò appena, incantato dallo strano miscuglio di colori sul viso dell'umano. Una curiosa sovrapposizione di rosso cremisi che impiastricciava i lineamenti su uno sfondo lentamente sempre più bluastro, quasi violaceo. Qualcuno cercava di allontanarlo dalla visione e lui lo colpì senza neppure accorgersene; qualcun altro lo afferrò per la cintola e vide i propri gioielli di famiglia presentati al lungo e duro mestolo del rancio; qualcun altro volò prima ancora di riuscire a posare una mano su di lui.
E in sottofondo a tutto, qualcuno sussurrava con la sua voce...

« SEI STATO TU A RIDERE, BASTARDO ASSASSINO?! »



Montu: se rispondi «si» Killibert ti lascia solo con le guardie mercenarie alla porta. Sono una mezza dozzina, tutte umane, ma probabilmente non starebbero a guardare se tu prendessi la spada. La pistola invece è senza munizioni.
Vorgas: Thorisil è letteralmente impazzito. Non che fosse particolarmente sano prima della tua provocazione, ma adesso ci sta dando dentro a tutto spiano... e pare che i nani lì vicino non siano granché in grado di fermarlo. Attualmente Thorisil ha 5 cs in forza e 4 in velocità, e gli attacchi rivolti all'ex-secondino sono fisici.

Nota: il fatto che il nano della visione e il nano col rancio si chiamino entrambi Thorisil è puramente una coincidenza.
 
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Vorgas
view post Posted on 4/7/2014, 20:59




◊ La Rivolta degli Stracci

Fu un tripudio di rabbia e rancore.
Il Principe Nero sorrise soddisfatto di aver adirato tanto il nano, magnifico nella sua sua sanguinosa furia. Sentì un brivido quando vide le tozze dita del nano affondare sino nel collo del prigioniero sino a toccarne il midollo. Gli occhi dell'uomo sembrarono schizzare dalle orbite tanto gli mancò l’aria. E poi via, ogni pretendente che si avvicinava alla piccola furia, veniva sbalzata senza alcuna difficoltà. Prensiyah osservò divertito tutto quello spettacolo di sangue e violenza. L’uomo al suo fianco lo guardò storto, facile era pensare che l’essere avesse aizzato il nano soltanto per divertimento. Lo sguardo solcato da rughe contratte, si voltò completamente verso Jethro, imbambolato nel godersi la macabra scena.

«Vuoi vederci morire tutti solo per un tuo bieco divertimento!»

Jethro voltò lo sguardo meccanicamente, un sorriso ebete e malevolo si scontrarono con la durezza dell’uomo. Nessuno dei due si scompose.

«Vorrei tanto assistere alla disfatta degli uomini davanti ai nani, non si era mai visto infondo. Ma restare questa cella è per me un limite troppo grande.»

Lo sguardo tornò ad osservare l’avanzata del nano verso un altro gruppo di uomini. Quella fierezza, quel portamento, i nani erano espressione di compostezza e forza pura. Poteva sentirle, la rabbia che ribolliva nella sua belle esplodendo in quella forza portentosa. Combatteva perché soffriva, soffriva per la perdita dei suoi amici, dei suoi simili. Costretti ad una vita all’inferno, ora si ritrovavano nomadi.

Avrebbe sgretolato quella dura roccia che li sosteneva.

«Preparati vecchio, quando sentirai la mia voce dovrai correre veloce e spingere anche gli altri con te. Scapperemo.»

Nessuno avrebbe compreso ciò che da li a poco sarebbe successo. Lo sguardo dell’acrobata fissò intensamente la figura del nano. I suoi occhi cominciarono a tingersi dei rossi più vivaci, universi in continua mutazione miscelati tra il nero della pupilla e il cremisi dell’iride. Per un istante, il simbolo tatuato in fronte a Jethro, cominciò a fiorire, animato anch’esso dal pensiero terrificante del Principe. Infatti tramite il potere della sua mente, cercò di colpire il nano con una potente illusione. Se fosse caduto vittima di questa, egli avrebbe visto il mondo sciogliersi e sgretolarsi in una poltiglia senza alcun significato. Ogni suoi senso sarebbe stato coinvolto in questa catastrofico incanto e la furia si sarebbe allentata. Il vecchio guardò fisso Jethro, vide la mutazione nel suo sguardo e nei suoi occhi, sentendo un brivido terrificante percuoterlo. Nonostante questo attendeva. Da troppo desiderava fuggire da quella gabbia, era un disonore che un’Alta Guardia come lui fosse imprigionato da quei miseri esseri. Non fu contento d’esser aiutato da quell’essere, ben sapeva cosa le ombre potevano divenire, ma nel momento in cui vede i polmoni del giovane riempirsi per parlare si preparò a partire.

«È GIUNTA L’ORA DI LOTTARE UOMINI, LOTTEREMO PER IL NOSTRO DIRITTO DI LIBERTÀ»

In quello stesso istante il vecchio partì verso il nano, al suo fianco molti presero l’esempio già pronti da tempo a scattare davanti l’attacco del carceriere. In poco tempo quasi tutti i prigionieri si ritrovarono a formare una calca per poter uscire dalla cella. Cercarono di prendere le chiavi, altri provavano a sfodare, il marasma generale venne a crearsi nelle segrete, ora bolgia di demoni.
Il Principe assistette alla scena sorridendo di pura follia.
Gli uomini erano essere tanto stupidi ma versatili, legati alla vita più di ogni altra cosa. Contorcendo il bacino all’inverosimile, punto le piante dei piedi sulla gogna che lo teneva. Con forza – e lussandosi i polsi e il collo- riuscì a scivolare dalla morsa. Si toccò il collo massaggiandoselo, non era mai piacevole quella pratica contorsionistica. Lentamente si alzò in piedi e cominciò a camminare verso la bolgia. Avrebbe sfruttato ogni varco tra la calca per avanzare, lasciando avanti loro in caso di attacchi da parte delle guardie. Il suo obbiettivo era confondersi il più possibile e uscire in superficie.
Il giovane Jethro aveva ceduto il suo corpo in preda alla disperazione e lui era stato ben disposto a comandarlo. Le loro strade ancora andavano nello stesso senso.

Fisico: /
Mente: /
Energia 80% (100 -20)
Passive Utili
Contorsione, prima tra le discipline che l'acrobata deve apprendere, nonché la più importante per comprendere i movimenti del proprio corpo. Il contorsionista conosce ogni possibilità di movimento di ogni suo arto o appendice, riuscendo dove qualsiasi persona troverebbe dolore e rotture. Tramite la contorsione del proprio corpo, l'artista riuscirà a flettere, ruotare e piegare ogni sua parte del corpo oltre il limite naturale, assumendo posizioni e compiendo azioni solitamente precluse alla maggior parte. Le sue giunture potranno assumere angoli opposti ai soliti, il suo torso e le sue gambe potranno ruotare quasi indipendentemente l'uno dalle altre e il suo capo riuscirà a compiere una rotazione tale da "guardarsi le spalle". [Passiva I Talento]

Attive
Liman: Riuscire a veder tale porta è sempre stato considerato segno di grande sfortuna, questa infatti si dice sia la porta degli inferi stessi se non peggio. Comprendere come il Principe sia riuscito a controllare tale arcano passaggio è ancora un mistero, ma i pochi che son riusciti a sopravvivere all'apertura di questa porta, definiscono l'evento catastrofico. La ferocia e la crudeltà del Principe trasudano non soltanto dal corpo di Jethro ma pure dalla sua mente, questa infatti è la plancia necessaria per permettere al mostro di approcciarsi con il mondo al di fuori del suo contenitore. Grazie a queste sue conoscenze, il principe riuscirà ad aprire una piccola Liman, una sorta di buco nero che squarcerà l'ambiente circostante distorcendo tutto ciò che lo circonda. Non sempre è visibile il cratere, esso infatti potrebbe manifestarsi sotto forma di una semplice nausea e manchevolezza nei sensi. Ma se impiegato con un potere adeguato, questo si aprirà distorcendo completamente i sensi avversari i quali verranno rallentati e perfino annichiliti da tale onda psichica. Chi verrà colpito infatti, non riuscirà a comprendere la sua posizione, ne a distinguere le direzioni, ne tanto meno a comprendere l'evolvere degli eventi. I suoi sensi infatti verranno colpiti da una potente onda mentale che genererà l'illusione del buco nero che velocemente distrugge i sensi. Tutto ciò che verrà percepito sarà presente soltanto nella mente di chi verrà colpito, non manifestandosi in realtà.
[Pergamena “Indebolire” / Pergamena "Sconvolgere i sensi"]

Sunto
Dopo la sfuriata di Thorisil, Jethro lo attacca con una potente illusion mentale (Pergamena “Sconvolgere i Sensi” - Consumo Alto) cercando di confonderlo e placare la sua ira. Contemporaneamente spinge i prigionieri ad attaccare il nano e a cercare una via d’uscita dalle prigioni.
Nel finale Jethro si libera dalla gogna grazie all’Attiva I del Talento “Acrobata”.
 
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view post Posted on 7/7/2014, 22:02
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
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-...Posso fidarmi che non facciate sciocchezze?-
Lo guardava da sopra la spalla, era terribilmente tranquillo, nei modi e nel tono di voce.
Sciocchezze? Beh tutto dipendeva dal punto di vista, perchè di certo per il Demone la sciocchezza era rimanere in quella stanza, fiducioso nella clemenza dei nani, fin troppo esaltati per la conquista della prigione.
Le parole dell'uomo, ancora senza nome, erano sincere, tutto sembrava si dovesse concludere per il meglio. Ma come poteva esserne veramente sicuro? Gli ex prigionieri aggredivano quelli che fino a poco tempo prima erano i carcerieri, e di sicuro l'aria non era delle migliori per temporeggiare. Si guardò intorno, solo in quella stanza, a pochi passi dal suo equipaggiamento, gli sarebbe sembrata una -sciocchezza- non approfittarne.
Già... Ma come?! L'uomo aveva aperto la porta per alcuni secondi, lasciando intravedere cinque o sei uomini a guardia della sala interrogatori. E probabilmente erano ancora tutti lì fuori, con l'unico scopo di impedire la fuga al Demone.
-Evidentemente il nuovo Direttore mi vuole fuori di qui, ma non tanto in fretta.-
Nel migliore dei casi, sperando che la causa dell'interruzione dell'interrogatorio fosse più di un semplice battibecco fra vecchi "conoscenti", aveva non più di qualche minuto.
Così agì come meglio credeva, sperando che il suo piano funzionasse, altrimenti uscire da quella prigione non sarebbe stato più tanto facile.

Si alzò, facendo scivolare le mani legate lungo lo schienale della sedia. Le corde erano strette, ma non aveva tempo nemmeno per sciogliere il più semplice dei nodi. Così si avvicinò alla sua spada e, con la schiena rivolta al tavolo, la estrasse di alcuni centimetri.
Quanto bastava per far scivolare i polsi lungo la lama affilatissima. La katana affondò nel cordame, come un coltello caldo nel burro, e in pochi secondi le mani furono libere. Si tastò i polsi, leggermente segnati dalle corde fin troppo strette.
-Almeno questa è fatta. Il problema ora è uscire da qui, con i cani alla porta.-
Recuperò in fretta il suo equipaggiamento, accorgendosi che la pistola era senza munizioni, facendo attenzione a non lasciare niente in quella stanza. Si fermò un attimo a pensare, con la sua preziosa Gemma fra le mani.
L'aveva usata a Moeras, e forse poteva dargli anche in questo frangente un aiuto non trascurabile. La mise in tasca e pensò a -come- usarla.
Poi la risposta gli si presentò, in tutta la sua semplicità, e in tutto il suo rischio.
Posò la mano sulla maniglia e quando la spalancò, con il fiato corto, i capelli spettinati di proposito e una mano a tenersi il costato con aria dolorante, gli occhi delle guardie erano tutti puntati su di lui: non erano agguerrite, non volevano fermarlo, erano solamente sorprese, sbigottite.
Lo avevano visto uscire da quella stanza qualche minuto prima. O meglio, avevano visto uscire -l'originale-, visto che ora Montu era solo una perfetta copia dell'uomo che lo stava interrogando. Non sapevano cosa fare. Stava a lui togliere loro ogni dubbio.
-IDIOTI! Smettetela di fissarmi! Quel maledetto uomo può trasformarsi in qualunque cosa. E voi l'avete lasciato passare come se fosse un ospite! Cercatelo, TROVATELO, e portatemelo qui! Devo restituirgli quello che mi ha fatto... Con gli interessi.-
Li guardò uno per uno, poi aggiunse le ultime parole, con il quale sperava di toglierseli definitivamente di torno:
-Sospetto che Hal Brosnar sia suo complice: vogliono fuggire insieme. Potete uccidere Brosnar, ma dovete portarmi vivo l'altro. VIVO!-



Energia: 85%
Status Fisico: Affaticamento per la proiezione dell'incubo (Basso)
Status Psicologico: Affaticamento per la proiezione dell'incubo (Medio)
CS Forma Umana: +1 Intelligenza

Armi:
Spada: Riposta
Pistola: Riposta (Scarica)

Oggetti:
Anello [nessuna utilità]
Biglia Stordente: 1
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante: 1
Gemma della Trasformazione
Rubino

Abilità attive: //

Note: Rimasto solo nella stanza Montu recupera il suo equipaggiamento. Poi usa la Gemma della Trasformazione per trasformarsi in Killibert e aizzare le guardie contro il vero Killibert, e contro Hal Brosnar (immagino che fra ex detenuti si conoscano, e in ogni caso la "fama" del Macellaio dovrebbe renderlo noto a mercenari o criminali di ogni genere).

P.S. Montu ha un "accordo" con Killibert, e avendo comunque manifestato la volontà di liberarlo, il Demone ordina ai mercenari di riportarlo vivo alla Sala Interrogatori. Discorso diverso per Brosnar, che essendo un maniaco omicida ha tutto l'odio di Montu, e ha una mezza dozzina di mercenari che, se il mio piano va a buon fine, cercheranno di ucciderlo.
Facciamo un po' di casino in questa Prigione! :wosd:
 
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Il Senzanome
view post Posted on 14/7/2014, 19:39




nelle segrete...

La scena che aveva di fronte era un completo disastro.
Una ressa di prigionieri era accalcata contro le grate, protendendosi attraverso i varchi per cercare di afferrare le guardie. I secondini avevano fatto cerchio attorno al carretto della zuppa, difendendosi con i manici delle asce e le else delle spade.
Troppo pochi, troppo ravvicinati al nemico.
Sarebbero stati sopraffatti.

« Io »

« odio questo lavoro. »

Il mondo rallentò.

Le urla si distorsero fino a diventare impossibilmente grevi. Spruzzi di saliva si coagularono in cordoni ombelicali appiccicaticci e disgustosi; una selva di arti si paralizzarono in un intreccio tentacolare di carne e fuliggine; ogni barbiglio, ogni tenue riflesso del metallo sporco fu catalogato e analizzato dalla sua mente secondo calcoli di traiettoria, movimento, direzione. Le sue dita si mossero ipersensibili sul legno del balestrino e del suo caricatore, percependo ogni minima imperfezione del materiale.

Killibert Gnam prese la mira.

Velocissimo, quasi senza lasciare tempo all'arma di esaurire un caricatore prima di inserire quello successivo, il mercenario sparò una pioggia continua di proiettili. I prigionieri urlarono di dolore, colti alla sprovvista da dardi che schizzavano attraverso le grate o a volte sfioravano di pochissimo il braccio o il naso di uno dei carcerieri prima di conficcarsi nella mano o nel polso di uno degli aggressori. Nessuno dei colpi sarebbe stato letale, ma tutti avrebbero ridotto le capacità prensili dei prigionieri.

E se si fossero voltati a vedere cosa li stava attaccando, avrebbero visto soltanto un singolo uomo, assolutamente calmo e placido, che li apostrofava con voce pacata.

« La prossima ondata sarà mirata ad uccidere. » informò. « Vi preghiamo gentilmente di allontanarvi dalle grate e muoversi in ordine composto verso le rispettive postazioni, grazie. »

altrove...

Hal Brosnar fischiettò una marcetta allegra, un anello di chiavi che roteava gaio dal suo dito. Ma pensa un po' tu, da carcerato a carceriere. La vita è piena di sorprese!

Considerati i pro e i contro, questa nuova esperienza non era esattamente catastrofica. Entrare nella fortezza demoniaca era stata l'esperienza peggiore della sua vita - cosa per cui il bastardo avrebbe pagato, poco ma sicuro - ma per il resto... beh, aveva tempo e modo per uccidere quanto voleva. Il come voleva faceva ancora difetto, purtroppo: entrare in cucina gli era stato espressamente proibito.
Chissà perché, poi.

Con la coda dell'occhio vide Joel e il suo gruppetto di scalmanati uscire alla carica da dietro un angolo di quel labirinto di corridoio. Hal salutò con un cenno della mano, sorridendo con perfetta cortesia. Forse avrebbe dovuto cambiare strategia: da quando la sua vera identità era stata rivelata la sua maschera da gentiluomo cortese, affinata nei lunghi anni dietro il bancone della sua salumeria, suscitava più occhiate raccapriccianti. La reputazione! Una vita per crearla, un attimo per distrugge-
Si girò.

« ...ma sul serio? » chiese in tono pacato.
La risposta arrivò sotto forma della spada di Joel, abbassata nel gran finale di un affondo coi fiocchi.

Hal Brosnar si chinò esattamente di quaranta centimetri, facendosi passare la lama della scimitarra sopra la testa. Il palmo della mano destra finì chissà come cinque centimetri dentro il naso di Joel: sfortunatamente fu la lunga appendice nasale a cedere di schianto... con un ululato assai meno belluino, doveva ammettere. La medesima mano si allungò ad afferrare il collo e sbatté violentemente il naso già duramente appiattito contro la roccia dura alla sua destra. Bah.
Andiamo: una spada in un corridoio? Tanto valeva che girovagasse nudo con un cartello con su scritto «Uccidetemi!».

Il primo dei tirapiedi di Joel andò giù con un calcio al ginocchio. Succede, specialmente se non si tiene la guardia alta e si porta una dannata spada in un ambiente angusto. Fece in tempo ad estrarre due dei suoi immancabili coltelli da macellaio prima che gli altri si facessero sotto... e quando videro cosa aveva in mano, i rimanenti quattro si pietrificarono.

« Chi di voi vuole diventare un eunuco? » domandò affabile.

Scapparono, scapparono tutti.
Che diavolo! Non poteva più neppure guardare assatanato dei prede pusillanimi adesso?!

Con un sospiro desolato si voltò verso i due poveracci a terra, incapaci di muoversi. Joel era fuori gioco, purtroppo, ma l'altro era ancora cosciente e lo guardava con la medesima espressione di un maialino che ha appena visto il fratello sgozzato dal macellaio. Sospirò, ancora, più porte. Non era come se Hal non progettasse qualche giochetto coi coltelli ogni tanto, ma non sempre, che diavolo! A sentire i suoi compagni mercenari sembrava che lui fosse un mostro.

Si accucciò davanti al galoppino e rinfoderò uno dei coltelli, poggiandogli l'altro sotto la palpebra. Così doveva tenergli fermo la testa, ma almeno sarebbe stato breve.
« Allora, cos'era questo? » chiese con voce annoiata. « Rito di iniziazione parte seconda? Il cuoco vi ha mandato a 'darmi una lezione'? Resterà un sol macellaio? Mm? »

Due balbettanti minuti dopo, Hal Brosnar si ritrovò steso sul pavimento accanto al galoppino, sghignazzando come un matto.

« Oh, come vorrei vedere la faccia di Killibert! »



Vorgas: Il nuovo arrivato -io- usa la 2a passiva del dominio tiratore per scagliare esattamente un dardo lungo 10cm ad ognuno dei presenti, te incluso. Si tratta di un attacco fisico portato a 2cs in mira.
Montu: Complimenti: i mercenari di Killibert adesso sono concentrati a 1. Catturare Killibert, e 2. Uccidere Hal Brosnar. Poiché Killibert è andato in profondità piuttosto che in superficie, a questo giro non viene trovato. Hal Brosnar invece si... e due dei mercenari tornano indietro per dirti che la pattuglia che lo ha trovato (Joel e i suoi) è stata ampiamente neutralizzata.

Nota 1: il fatto che il nano della visione e il nano col rancio si chiamino entrambi Thorisil è puramente una coincidenza.
Nota 2: scusate il ritardo!
 
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