Ad Extirpanda ~ Sotto lo sguardo di un cielo stellato L'ora
Silenzio. Kermis non si dilungò in alcun discorso prolisso, anzi non proferì nemmeno una parola, più muto di una tomba.Non vi era quiete disegnata sul volto dell'uomo, quella che lo Stregone aveva cercato di inculcargli, nessun segno di essersi tranquillizzato. Anzi pareva proprio che si stesse agitando,come fosse spaventato da qualcosa, forse il pensiero di essere infine tramontato. Però i suoi occhi vagano tra quelle stelle, e sembravano fissare l'ombra nella quale galleggiavano, come fosse quella a spaventarlo più che la morte vera e propria, come se in quelle tenebra s'annidasse qualcosa di terribile. Il cartomante aveva creduto di essere solo in quel buio, aveva considerato l'apparizione della coppia come evento straordinario, e in qualche misura si aggrappa ancora a quella condizione; forse perché lo voleva. Stare soli, immersi in quella luce, significava riposare finalmente, star lontani da ogni avventura e pericolo, abbandonare ogni preoccupazione; e Jace agognava una simile posizione. Ma era davvero disposto ai sacrifici e le rinunce che una simile serenità richiedeva, l'essere lontano da Afrah e da ogni agitazione, ogni gioia e tormento che si alternavano come maree capricciose, che poi erano il cuore stesso della vita?
No, in realtà per quanto desiderasse quel limbo così denso, non era disposto a rinunciare a tutto il resto. Jace non aveva bisogno di scrutare a fondo nel suo cuore per saperlo, gli era bastato grattare sotto la crosta più superficiale, ma era stato così bello illudersi per un attimo, credere al sonno e la menzogna. Aveva illuso se stesso, ma non era riuscito a illudere il suo corpo che già aveva ripreso a combattere, che aveva tenuto la lancia salda fra le mani e aveva evocato sortilegi pronti a soccorrerlo; l'istinto gli era stato ancora una volta salvifico. I suoi occhi azzurri tentarono di affondare in quelli di Kermis, alla vana ricerca di un briciolo di pentimento, e invece vi trovò un vasto oceano di solitudine e tristezza, che liquido s'agitava incontrollato e incontrollabile, tanto vasto che pareva impossibile da arginare. E mentre affondava in essi, sentì quell'immobile stallo infrangersi come porcellana delicata o cristallo finissimo, e seppe di esser stato troppo lento e fiacco; le danze stavano per cominciare.
Il primo a muoversi fu Gargantua, nonostante la sua mole proverbiale era lestissimo, e non erano pochi ad essere schiacciati ben prima di accorgersi cosa stesse accadendo. Jace aveva già avuto modo di guardarlo, eppure la vista di quella montagna in movimento era ugualmente capace di atterrire il cuore e far sentire chiunque impotente, perché eserciti e mostri, per quanto grandi o feroci, potevano sanguinare fino a morirne, mentre la roccia poteva essere erosa solo dal tempo. Lo stregone si guardò attorno e fu allora che s'avvide della pelle che lentamente si staccava dalle sue braccia, e poi dalle mani e dal suo corpo nell'interezza; fu quasi sul punto di urlare dal terrore. Poteva sentire i lembi sottili che si staccavano dalla carne con strappi fulminei, come tirati via da mani invisibili, e l'aria fresca accarezzare le ossa e i vasi che erano nascosti lì nel profondo; uno spettacolo veramente impressionante. Ma di quello si trattava, nient'altro che uno spettacolo, come tanti lui stesso aveva imbastito, così tanti che ogni tanto qualcuno riusciva a riconoscerlo. Perciò chiuse gli occhi, facendo leva su tutta la sua concentrazione, dimenticando le stelle e la notte, Gargantua e Kermis, e tutto il mondo che stava al di là di lui, per sprofondare in sé stesso; quando li riaprì tutto era tornato alla normalità.
O quasi, visto che una nebbia appiccicosa prendeva a salire dal terreno, un fango nero e denso che però pareva più leggero dell'aria. Jace provò a scacciarlo con la lancia dalle gambe, a calciarlo via, ma ogni suo tentativo pareva destinato all'inutilità, o a peggiorare le cose, mentre la schifezza viscosa era ormai arrivata all'altezza della cintola; e il golem a pochi passi di gigante da lui stesso. Bloccato così non avrebbe potuto evitare i colpi del mostro, sarebbe stato stritolato dalle sue mani, schiacciato dai suoi piedi, travolto come da una frana, e del cartomante non sarebbe rimasto altro che il ricordo in chi l'aveva conosciuto, e forse qualche lembo della cappa a sventolare qua o là. Sarebbe stata una fra le fini più atroci a cui riusciva a pensare, e se non poteva evitarlo doveva ingannare il mostro. Non c'era tempo per un'illusione o un trucchetto simile, perciò mormorò due parole e lanciò un incantesimo vero e proprio. Era come se al suo posto ci fossero tre Jace, tanto vicini che non si poteva dire dove finiva uno e iniziava l'altro, praticamente sovrapposti o quasi, e si poteva vedergli attraverso tanto erano traslucidi. Ad ogni movimento, per quanto breve, la figura prendeva a incresparsi, come la superficie di un lago sotto una fitta sassaiola, e sfruttando quell'imprevedibilità il Cartomante finse di muoversi a destra, per poi gettarsi a sinistra, poco prima che il pugno del gigante lo schiacciasse come una blatta. E l'uomo non fece in tempo a riprendere fiato che già l'altra mano si muoveva verso di lui, il palmo aperto come per ghermirlo e poi stritolarlo. Jace si vide morto, nella sua fuga aveva cozzato contro una parete di cui non aveva nemmeno sospettato l'esistenza, e preso dal panico di una morte orribile, provò stupidamente ad aggrapparsi su di essa, come per scalarla. Sembrava liscia, eppure le sue mani aderivano perfettamente ad essa, e con pochi sforzi si trovò sollevato da terra, diretto verso il cielo. Lo spostamento d'aria lo avvertì che aveva fatto giusto in tempo, la mano del gigante stava dove poco prima c'era il cartomante, fregato da una mossa così insensata e disperata. E così continuò a salire per qualche secondo, il cuore che era fuggito dal torace per rifugiarsi nella sua gola, lasciandolo a corto di fiato. ɲ Ɏ ɳ
Fu dall'alto di quella sua posizione che si accorse di lei, un'ombra più fitta e scura che si assiepava tra gli angoli bui di quella volta; ben attenta a scrutarli senza essere vista. Era informe eppure Jace la attribuiva un che di femminile, forse per capriccio o forse per un guizzo di intuito. Pareva seria e turbata, in un certo senso scossa da quello che stava accadendo sotto il suo occhio vigili; ma anche fortemente interessata. I suoi occhi gialli - così era parso al Cartomante - rimbalzavano dall'uno all'altro dei tre contendenti, cambiando spesso umore, dall'inorridito allo spaventato. Lo Stregone guardò giù, in direzione di Gargantua, e decise che lui ed il suo padrone fossero un problema ben più urgente di quella creatura che sembrava star in disparte.
" Kermis "
La voce era forte e decisa, ma proveniva stranamente dal suolo. Uno sfoggio di ventriloquismo che il ciarlatano stava usando per confondere i due aggressori.
" credevo fossi un uomo interessato alle trattative. Uno che - come me - preferisce la parola alle maniere brusche. Pensavo che su questo ci intendessimo. "
Continuando a tenere la lancia con la destra, usò la mancina per prendere una piccola sfera da una delle tasche interne della sua cappa. Aveva trovato a primo colpo la biglia che andava cercando, ma non per fortuna; avevano forme diverse proprio perché non si sbagliasse in battaglia. Fra le dita stringeva un gustoso trucchetto, capace di vomitare tanto fumo da accecare anche il rapace più dotato.
" Ti ho dato l'occasione di rimediare alle vostre parole. Hai insultato me coi tuoi deliri su pace e ostacoli... "
Schiacciò la biglia fra le dite, schiacciando i cristalli che avrebbero poi creato una densa coltre di nebbia, e la gettò verso la testa del gigante. Confidava che il grosso del fumo si sarebbe avvolto attorno al viso del gigante, bloccandone la vista, sempre che quello non si fosse spostato troppo o che non avesse preso lucciole per lanterne. Poi prese a muoversi lentamente.
" Ma sopratutto hai insultato Afrah, credendo fosse un animaletto grazioso pronto a cambiare idea da un secondo all'altro. "
Schioccò le dita e la trappola magica che aveva invocato prima si attivò. Rune dorate avrebbero illuminato il terreno, là dove prima era stato il Cartomante, in un cerchio di segni che per intensità avrebbe rivaleggiato con le stelle che brillavano alte in cielo. Poi una vampata di fuoco azzurro sarebbe esplosa, allungandosi verso l'uomo per ghermirlo in una presa letale.
" E sopratutto per questo, morirai. Un'altra volta. "
Si era spostato quasi sulla testa del mercante, sfruttando quella strana capacità che non ricordava mai di avere avuto, di muoversi liberamente tra pareti e soffitto proprio come fossero il pavimento. Prese dal mazzo degli Arcana minori una carta, una di quelle che nascondeva una pesante lamina d'acciaio sotto la filigrana di carta, e la scagliò con forza verso il suo rivale. L'avrebbe colpito dritto al cuore, privandolo di ogni amore e di ogni speranza. Un ghigno diabolico si allargò sul volto del cartomante, come deliziato da quel pensiero, come posseduto da un'insensata volontà di sangue.
CS: 5 | Intelligenza 2 Prontezza 2 Maestria con le armi 1 Critico 40 | Alto 20 | Medio 10 | Basso 5
Stato Fisico: Illeso, Stato Psicologico: Illeso, Energia: 75 - 20 - 10 = 55% Passive in Uso: ° Nessuno svenimento al 10% di energie, ° Auspex passivo delle auree, ° Le tecniche illusorie non bisogno di gesti per essere castate, ° Jace può alterare la sua voce ed è un ventriloquo, ° Jace può modificare il suo aspetto a piacimento se un illusione è attiva, ° L'aura di Jace non è individuabile da Auspex Magici, ° Ogni volta che un avversario usa una tecnica magica guadagna 2 CS in Intuito per quel turno, ° Le tecniche offensive ad area di Jace hanno potenza pari al consumo, ° Una volta che il cartomante avrà accumulato un danno Critico al fisico, guadagnerà 2 CS in Istinto, ° Estraendo la Vena, Jace è riconosciuto come un grande cacciatore di nemici del Sorya, ° Non soffre di stenti/intemperie all'interno delle terre dell'Eden, ° Due possessori delle vene si capiscono anche senza parlare; ° Le petites Thriompes (19/20)
Riassunto Post: Jace attende una risposta da Kermis, e quando vede Gargantua muoversi capisce di aver fallito a convincerlo. Si difende dalla tecnica psioncia con La Papessa, usata ad Alto, per neutralizzarne gli effetti, e vista la trappola e l'enorme differenza di CS usa L'imperatrice per rendersi immune agli attacchi fisici del gigante. Sale quindi su una parete della grotta, sfruttando la passiva gratuita dell'ambientazione, e lancia l'Alito di nebbia verso gli occhi di Gargantua, poi rilascia la Ruota del fato, facendola esplodere su di Kermis e lancia verso di lui uno dei suoi Petites Thriompes.
Attive:
CITAZIONE La Papessa: Invocando la saggezza della Papessa, lo Stregone è capace di schermarsi dagli influssi capaci di alterare o danneggiare la sua psiche. È dunque capace, con un consumo Variabile di energia di dissolvere qualsiasi ammaliamento, possessione, o di smorzarne gli effetti tramite gli effetti benefici di questo potere. Consumo impiegato: Alto [Pergamena Autocontrollo]
L'Imperatrice: La benedizione dell'Imperatrice richiede un consumo Medio di energie, e renderà i movimenti del Cartomante distorti ed intermittenti, rendendolo intangibile. Qualsiasi attacco fisico portato contro di lui senza l'ausilio di una tecnica sarà infatti destinato a fallire per due turni. Consumo impiegato: Medio [Pergamena Sfocatura]
Alito di nebbia: Questa piccola biglia metallica contiene un particolare Gas compresso fino ad occupare tutto il volume della sfera. a volta rotto il contenitore la sostanza si spande nell'ambiente velocemente, generando in pochi attimi una densa coltre di fumo grigio. I fumi che si sprigionano non sono venefici in alcuna maniera né dannosi ma per la loro natura sono capaci di oscurare la vista per qualche secondo, dopo il quale si diraderanno, con la stessa rapidità con la quale erano comparsi. [Biglia Fumogena]
Spade: Un segreto ben più meschino delle semplici lame si nasconde dietro ogni Tarocco. Al momento di estrarre una qualsiasi carta dal corpo, infatti, egli subirà l’influenza psionica passiva nascosta nel mazzo: da quel momento egli sarà invaso da una sensazione di disfatta e di inevitabile sconfitta, che potrebbe minare le sue abilità di combattimento. [Passiva d'influenza psionica]
La Ruota del Fato: Un incantesimo molto particolare. L'energia magica bruciata dall'incantatore verrà immagazzinata nel suolo, pronta a scatenarsi sulla vittima al minimo cenno del Cartomante, deflagrando in una vistosa esplosione di fiamme azzurre, causandogli un danno Alto. Egli avrà due turni di tempo per lanciare il comando, con un cenno od un pensiero ma dovrà consumare un quantitativo Alto di energia quando lo invoca e non quando lo fa detonare. (Rilasciato) [Pergamena Trappola Temporale] Note: Purtroppo con un esame imminente non sono riuscito a fare di meglio, me ne scuso. Buona fortuna Yuu! |