Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Jethro vs Lommie Volkoff

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 7/6/2014, 16:40
Avatar

And...bla..Bla..BLA
·······

Group:
Administrator
Posts:
6,262

Status:




Le sabbie di Syrit (Midgard settentrionale)

2uglx87

Grande, sconfinata, immensa. Una distesa desertica apparentemente senza confini si staglia oltre l'orizzonte. La sabbia fine è calda ma non particolarmente bollente. È un clima mite quello che accoglie viandanti e carovanieri, il sole non brucia così avidamente come dovrebbe, non scotta, non affatica le membra. È solo un tiepido calore che accompagna il viaggio, un vento imperante ma piacevole. Non un animale si vede aggirarsi in questo territorio apparentemente placido. Eppure molti si chiedono cosa abbia provocato tale siccità, cosa abbia generato una zona così brulla e priva di arbusti nel bel mezzo del Midgard. Un territorio apparentemente aspro e senza alcun refolo di vita ma vivo e mutevole in ogni sua forma. Il deserto celato cambia continuamente, le dune prendono nuova forma sussultate dal vento e piccole linee tremolanti si disegnano su di esse, come onde di un immenso oceano. Molti pensano che in realtà le sabbie dorate e luminose trattengano a sé l'afosa calura, molti non si sanno semplicemente spiegare perché il cielo così limpido e privo di nubi risplenda di un vivido violaceo. A volte, nella più assoluta calma e tranquillità, si può scorgere in lontananza il richiamo di una città perduta. Syrit la chiamano. È bella e maestosa, capace di divorare l'aria attorno a sé che - tremula - si spande oltre la vista ed il cielo. Un miraggio forse, o la culla di un'antica civiltà. I saggi pensano sia la sede dei sogni, lì ove ogni cosa viene creata. Le sabbie infatti inducono gli uomini a cedere alle loro passioni, ai loro desideri più nascosti. Immagina, viaggiatore. Immagina e sogna, dunque. Perché ciò che vedrai in questi luoghi lo scorgeresti solamente nelle notti di riposo.

Jethro Vs. Lommie Volkoff
Gialla Vs. Verde
E Vs. E


Primo post: Vorgas
Player Killing: Da definirsi nel primo post di presentazione.
Durata: Un solo post di presentazione e quattro post di combattimento. Il termine per postare è fissato il 10 Luglio.
Tempi di risposta: Quattro giorni dalla risposta dell'avversario. Per ulteriori informazioni consultare il regolamento del torneo.
Caratteristiche Tecniche: Qualunque personaggio in quest'arena vedrà immagini fasulle prodotte dal proprio inconscio.
 
Top
Vorgas
view post Posted on 10/6/2014, 08:18





I am a man who walks alone
And when I'm walking a dark road
At night or strolling through the park


Il corpo si contorse in un movimento spastico, sentì le budella stringersi, compresse, schiacciate in un dolore sordo. Dunque quella era la sua fine? L’oscurità generata dalla disfatta dell’ombra riempì velocemente tutta la zona, nonostante la fatica Jethro cercò con lo sguardo i compagni, ormai completamente inghiottiti dalla notte. Forse a quello portava il candido canto di Velta, forse sin dal principio doveva sapere che quella torre non avrebbe portato altro che morte. Si maledisse per la sua ingenuità, si sarebbe preso a sberle se solo avesse potuto muovere le mani, ma nulla. Gli sembrò di restar immobile per un’eternità, stremato per quell’immenso peso che gravava su di lui. Nemmeno a piangere riuscì, le lacrime arse da quel destino infernale, occhi immobili e perduti in quella notte di terrore. Cercò invano di urlare ma la sua bocca serrata tanto da sanguinare agli angoli non si mosse. Perché tutto ciò? Perché? Forse le sue colpe sarebbero state cancellate con la morte, forse quella altro non era che la tortura prima di poter raggiungere la sua salvezza eterna. Cercò di rilassarsi davanti a quel pensiero, aspettò paziente la morte non ostacolandola con la rigidità del suo corpo. Fu lì che un sospiro leggero uscì dalla sua bocca, una parola trattenuta a stento dalle labbra. Un nome.

«Madeleine…»
______________________________



Ad Extirpanda
Sogno d'un Meriggio Infuocato

Comprendere quello che successe fu impossibile. Come il corpo immobile e la mente sgualcita da quell’incubo, potessero ancora esser saldi era un mistero. D’improvviso sentì il terreno cambiare sotto di lui, non più la nera e dura landa dell’Eden, sotto il suo corpo un tepore sopportabile e una consistenza morbida accolsero le sue membra dilaniate dall’ombra. Aprì gli occhi, gli spalancò con uno scatto quasi fossero secoli che le palpebre fossero chiuse. I colori che ricordava erano totalmente cambiati, ora a dominare vi era un tenue color rosso, mescolato con perizia a dosi d’ocra e terra, dando un aspetto più caldo all’ambiente. Jethro non credette ai suoi sensi, troppe volte lo avevano ingannato da quando si avvicinò a quel dannato monolite e, anche stavolta, fu sicuro d’esser stato raggirato. Restando immobile palpò la consistenza del terreno sbigottendo al risultato. Sabbia. Sottile sabbia distesa sino a perdita d’occhio, balzò in piedi con uno scatto. Spaventato e incredulo si guardò attorno e si toccò il corpo scoprendo che le sue ferite non vi erano più. Dov’era finito stavolta? Il suo respiro si fece affannato per l’ansia, nuovamente si ritrovava in un luogo sperduto e dimenticato da ogni divinità. Cercò all’orizzonte la fine di quell’agonia, ma soltanto altre dune il suo sguardo incontrava ad ogni allungo della sua vista. Dune dalla superficie perfettamente liscia, battute da un vento leggero eppur costante, levigate perennemente tanto che la sabbia trascinata dallo zefiro, dava un’impressione di movimento a quelle dolci montagne desertiche. Mai Jethro era stato in un deserto, in passato ne aveva sfiorato più volte i confini ma si sa, nel mezzo di quegli oceani di sabbia nessuno usciva vivo e per questo i più evitavano di calpestare quel suolo arso dal sole. Lo stesso acrobata era sempre stato ben lontano da esso, ma il destino volle posizionarlo proprio su di una grande duna. Il paesaggio era tutto uguale, eccezion fatta per alcune colonne candide apparentemente abbandonate, obelischi marmorei perfettamente lisci e privi d’ogni significato. In lontananza, miraggio confuso, alcune costruzioni che sembravano costituire una città. Il giovane non volle nuovamente affidarsi ai suoi sensi, pensò che proprio la disperazione che in quel momento lo consumava, cercava di logorar ancor di più la sua mente mostrandogli una via di salvezza comoda. Portò le mani al viso coprendosi il volto, si levò il sudore che poco a poco rese madida la fronte. Ma ancor più volle coprirsi gli occhi, infantile tentativo per non vedere la realtà.

Pensi davvero basterà? Pensi davvero che sarà sufficiente per uscirne?
Ancor peggio della calura, la sottile voce del mostro cominciò a tintinnare nella già spezzata mente di Jethro. Ormai i suoi occhi non più tremavano al suono di quella voce, al contrario risposero seccati per lo schifoso tempismo. Lo ignorò, continuando ad affogare nella disperazione.
Sei solo feccia come quando abbandonasti Madeleine per paura di me, tu…
«ZITTO! SENZA DI ME SARESTI ANCORA PRIGIONIERO DEL NULLA!»
Il giovane sbottò di rabbia, ciò che aveva detto l’abominio riaprì una grande ferita nell’animo di Jethro. Un taglio che ancora faticava a rimarginarsi, una cicatrice che lo avrebbe sfregiato per tutta la sua esistenza. Ma non avrebbe permesso a quell’essere di giudicarlo, non lui, non quell’ombra malevola che ricercava soltanto morte e sangue. Con forza strinse il pugno destro e menò un colpo diretto al suo stomaco, sentì il fiato mancare per un istante e cadde in ginocchio, il suo volto non assunse alcuna smorfia di dolore restando serio eppur rassegnato da quel destino.
Hai ancora un po’ di coraggio uomo, anche se dato dalla stupidità. Ma da dove ti trovi ora non uscirai senza di me, io ti servo come tu servi a me.
«Come potrebbe essermi utile la tua schifosa perversione nel mezzo di questo deserto? In nessuno qui scorre sangue.»

Fu in quel momento che il piccolo spiraglio di fede dell’acrobata scivolò nuovamente nell’ombra.
Come un ciclone inatteso, distrugge le coste al suo passaggio, l’animarsi oscuro della linea dell’orizzonte infranse le speranze di Jethro, rendendole polvere ancor più sottile della sabbia. Una congestione sconnessa di linee nere e mormorii portati dal vento, diedero velocemente forma ad alcune piccole figure molto lontane da lui. Non avrebbe saputo dire quanto, ma queste riempirono velocemente l’orizzonte come formatesi dal nulla. Predoni forse, bestie, o peggio ancora demoni, impossibile definirli vista la distanza ma la sola presenza fece crollare il giovane nello sconforto. Ciò che videro gli occhi bigi di Jethro, lo fecero inorridire e spaventare, nuovamente si ritrovò in una situazione inimmaginabile e lontana da qualsiasi obbiettivo cercasse. Flesse leggermente le gambe come pronto a balzare, ben presto si rese conto che nulla poteva in realtà ma non riuscì a togliere lo stato d’allerta. Unica via sicura era quella alla città, ma nuovamente la ignorò considerandola trappola fin troppo ghiotta. E mentre il giovane si disperava per la situazione, qualcuno mostrava il suo ghigno nascosto nel profondo dell’acrobata.

Il mostro rise della disgrazia dell’uomo.

When the light begins to change
I sometimes feel a little strange
A little anxious when it's dark



≈ Lex vincŭlum de Civitas ≈

Corpo: Sano Danni: /
Mente: Spaventato (Sano) Danni: /
Energia: 100% ()
Capacità Straordinarie: 2 Velocità


Equipaggiamento
Shahrazād أموري [Sciabola] (Infoderata)
Falco Nero [Pistola] 5/5
Coda pensile [Arma Naturale]

Stridio [Biglia Dissonante] 1/1

Passive
Ottime capacità di contorsionismo; Equilibrio pressoché perfetto; Insensibilità al dolore fisico

Prima tra le abilità inculcate ad un acrobata è il Contorsionismo. Quest'esercizio permette un controllo assoluto sulle articolazioni del proprio corpo, superando i limiti umani senza che il fisico ne risenta in dolore o ne cagioni danno. La contorsione degli arti è spesso fonte di disgusto in chi la osserva nella sua completezza, l’abilità con la quale gli acrobati riescono a slogare le proprie spalle, torcere il collo sino a guardarsi la schiena e piegare i propri arti senza seguire il normale decorso delle articolazioni, lascia esterrefatti gli spettatori, sicuri di veder l’artista spezzarsi. Ma il corpo di questi è simile a quello di una marionetta o di una bambola, rendendoli capaci di muoverlo e “modificarlo” a loro piacimento e utilità. Diverrà infatti difficile, se non addirittura impossibile, costringere questi uomini in gabbie o con catene, o chiuderli in morse che provocherebbero fratture. Gli sarà possibile anche infilarsi in passaggi ben più stretti del suo corpo, scivolare tra fessure inaccessibili e molto altro ancora senza che il loro corpo venga minimamente leso da questi spostamenti interni. Proprio da questa loro capacità inusuale, gli acrobati vengono spesso associati alle serpi, ricordando il sinuoso movimento del rettile, ogni volta che il corpo si torce oltre il comune umano.
Tale controllo del proprio corpo, ha portato inevitabilmente ad un incremento dell’equilibrio del giovane, per il quale sarà quasi impossibile venir colto di sorpresa in una manovra acrobatica o di precisione. Egli infatti potrà tranquillamente precipitare da qualsiasi altezza senza subire alcun danno e semplicemente atterrando al pari di un felino. Oltre a questo, riuscirà a mantenere l’equilibrio anche nelle situazioni più critiche come nei tentativi d’esser atterrato o nel camminare su passaggi stretti, in ogni caso l’acrobata riuscirà a mantenere la stabilità evitando di cadere.[Passiva I-II Acrobata]

Dopo il “banchetto” con le carni di Garnet, primo fra tutti fu il corpo di Jethro a risentire di quell'atto osceno. Non sempre è visibile il cambiamento, ed è proprio quando questo s’annida sotto la superficie che diviene ancor più pericoloso e profondo. Le membra del giovane infatti hanno subito velocemente una desensibilizzazione, ma non dannosa come si potrebbe pensare, bensì vantaggiosa in svariati sensi. Jethro infatti, non è in grado di sentire alcun dolore fisico dovuto a ferite di qualsiasi genere. Che sia un’insidiosa lama, una forte caduta o una qualsiasi fonte di dolore per il suo corpo, esso riuscirà ad ignorarla, raggiungendo soglie molto alte di sopportazione, impossibili per un comune uomo. Ciò non renderà le carni del giovane invulnerabili o le ossa infrangibili, egli infatti subirà le normali conseguenze fisiche di ogni lesione che subirà, riuscendo soltanto a negarne il dolore derivato.[Razziale]

Attive
Nessuna

}●{

Sunto

Il post comincia con un piccolo spezzone sul primo turno, descrivendo la sensazione che ha portato Jethro alla "trasmigrazione" nel sogno.
Subitamente si ritrova nel deserto del Midgard Settentrionale, sconvolto per logiche ragioni. Jethro ha un breve dialogo con il mostro che alberga nella sua anima nel quale viene messo davanti alle sue colpe. Infine, osservando nuovamente l'orizzone, l'acrobata comincia a scorgere alcune figure nere, queste sono le figure create dalla passiva dell'arena che rendono inquieto il giovane che si sente nuovamente in pericolo.

Note

Come da accordi presi con il mio avversario, il mio Servo di Volontà comparirà più avanti nel duello.
La scheda di riferimento per questo combattimento è quella nello spoiler in fondo alla scheda, questo per un cambio pg avvenuto pochi giorni fa. Cercherò comunque di riportare tutti i particolari utili, evitandoti di aprire ogni volta il papiro :v:
La canzone sarà la "colonna sonora" dei miei post, l'ho scelta per rimarcare il sentimento predominante in Jethro. Spero sia piacevole.
Buon duello ^^
 
Top
view post Posted on 15/6/2014, 22:16
Avatar

Esempio
·········

Group:
Member
Posts:
19,427
Location:
Palermo

Status:


MIDGARD SETTENTRIONALE
EDHEL

Le viscere oscure e vorticose dello spazio e del tempo si schiusero a mezz’aria, rigurgitandolo fuori dalla tempesta di tenebre e incubi come un pasto andato a male. Lomerin ansimava così tanto da non riuscire a respirare. Aveva conosciuto poche volte la paura, il terrore, prima di aver viaggiato nei luoghi dei suoi orribili sogni durante la veglia, prima di aver incontrato i mostri che li popolavano fuori dalle mura della sua mente. Quando il sogno e la realtà avevano smesso di essere due mondi distinti, in lui erano emerse delle emozioni in grado di farlo impazzire. I sensi annebbiati gli svelarono soltanto un’immensa distesa gialla, rossa, arancione avanzare, veloce e inesorabile, verso di lui. Non fu in grado di fermarla: il suolo impattò contro il suo volto duro come la roccia, sgretolandosi e insinuandosi nella bocca, nel naso, negli occhi. Nella bocca, la sabbia degli incubi aveva un sapore moderatamente salato.

Soltanto allora Lommie si accorse che il suo viaggio era finito. L’uomo si agitò convulsamente, cercando di liberarsi dall’abbraccio invadente delle sabbie, e scattò in avanti con il busto. Allora il suo orizzonte si distese mille e mille miglia lontano da lui, perdendosi in infinite dune che, per quanto poteva vedere con i suoi occhi, potevano susseguirsi all’infinito fino ai confini del mondo. Accanto a lui torreggiava solenne la sagoma di un grosso lupo; gli occhi gelidi del suo cane brado lo scrutarono con una terribile indifferenza, quasi giudicando taciti la sua patetica follia. Il Guercio schiuse le labbra secche, come volendosi difendere, ma a malincuore realizzò che non avrebbe potuto fare nulla per cambiare l’espressione flemmatica dell’animale. Le parole gli morirono in gola.

E nel guardare tacitamente nel muso brutale, fiero del lupo circondato dalle sabbie Lomerin si sentì catapultato indietro di troppi inverni persino per contarli. Avrebbe riconosciuto il Midgard in ogni suo punto, perché in quel luogo maledetto dagli dèi tutto cambiava, continuamente, ma alla fine nulla era. Da qualche parte, sotto le sinuosità di quelle dune, giaceva un giovane di nome Lomerin Volkoff che aveva creduto, che aveva amato, che aveva perso. Da quelle sinuosità invece era nato un uomo con lo stesso nome, nient’altro che un involucro di pelle ed ossa per contenere odio e pensieri di vendetta. Wredwald aveva assistito a quella nascita, come Lomerin aveva assistito alla sua, e una luce nei suoi occhi canini sembrava ricordare quei momenti.

Poi, d’un tratto, l’espressione melanconicamente serena del lupo si contorse in un ringhio sommesso. Il Guercio si voltò rapidamente, seguendo l’ombra che era scivolata alle sue spalle. Ma dietro di lui non c’era nessuno. Rapidamente Lomerin fece leva con la mancina e si portò in piedi, conquistando con lo sguardo l’ambiente intorno a lui; un’altra ombra gli passò accanto, mentre il ringhio del lupo si trasformava in un rumoroso e ritmico abbaiare. L’animale si voltava convulsamente da una parte e dall’altra; anche lui le vedeva, le ombre, ma non poteva sapere cosa fossero. Lui lo sapeva, e per questo ne aveva timore.

E’ lui, amico mio
gli disse, per farlo calmare.
Credevo di averlo ucciso, e invece è tornato alla vita.

Lomerin Volkoff seguì con il capo la direzione presa dall’ombra di Lomerin Volkoff, e insieme a lui gli altri fantasmi del suo passato. In un punto lontano, ma vicino all’orizzonte, nel cielo violaceo come un mare di veleno si stagliava la tremula ombra di una città nel deserto. Forse un tempo era stata maestosa, splendida, fiorente, lussureggiante, eppure il fetore della gloria perduta gli invadeva le narici. L’immagine tremava come un riflesso sull’acqua, come fosse un miraggio. Eppure, qualcosa gli diceva di raggiungerla. Incredulo il Guercio levò le mani, come per accertarsi di non avere le traveggole; i palmi rudi e luridi gli si avvicinarono lentamente al volto, senza tremare. Poi le voltò, ed esse si trasformarono nelle grosse, villose mani artigliate e lorde di sangue di un pelle-di-lupo. Allora Lommie portò le dita a toccarsi il volto, ma nessuna unghia gli scavò la pelle.
Un’altra ombra gli scorse accanto. La seguì con lo sguardo, e finalmente lo vide. L’uomo aveva un corpo esile e snello, che affiorava dalle larghe e sgargianti vesti da giullare soltanto ad uno sguardo più attento. I capelli corvini, neri come pece, gli incorniciavano il viso pallido e scavato.

Dov’è?
urlò il Volkoff, avvicinandosi a passo lento all’uomo che gli stava dinanzi. Dietro di lui, il lupo ringhiò. E l’ombra alle sue spalle emerse come un astro nero. Non era un lupo, non era un uomo, era entrambe le cose.

Non credere che lo abbia visto passare, maledetto!
Dove lo hai nascosto?


—◊◊—

CITAZIONE

LOMERIN VOLKOFF
SPECCHIETTO



Energia: 100%
Consumi: 0%
Status fisico: Illeso (100%)
Status psicologico: Illeso (100%)

Capacità straordinarie: 3
- Maestria nell'uso delle armi: 1
- Intelligenza: 2
- Agilità: 1 (Forma demoniaca)
- Forza: 2 (Forma demoniaca)

Equip:
- Compagno animale, armi: pelle e manto (difensive), artigli (offensive)
- Arco, 15x frecce
- Daga

Abilità passive rilevanti:
- Terrore passivo (abilità razziale)

Abilità attive utilizzate:
/

Riassunto:
Come ho già spiegato nel primo turno, Lomerin crede che nell'Edhel siano i propri incubi a incastrarsi con la realtà, e non l'Oneiron. Ogni cosa di "sovrannaturale" che accade, dunque, la intepreta come se avesse a che fare con lui. Le ombre che vede per effetto Gdr sono personalità del suo passato, in particolare la "vecchia" versione di sé stesso che ha già ucciso una volta e che intende uccidere una seconda volta, se necessario. Approfondirò questo concetto in seguito.
Il Servo della Volontà di Lomerin non è altro che la sua parte di mannaro, quella che lo distingue dalla sua controparte giovanile. E' per questo che, trascinato da quella volontà, intende uccidere il giovane Lomerin Volkoff quando lo scopre vivo. O lo crede vivo, almeno. Visivamente si manifesta semplicemente come un'ombra umanoide che, verso la parte superiore, assume le fattezze di un lupo. In quest'immagine (www.fightersgeneration.com/np6/char/unknown-artwork3.jpg) puoi farti un'idea. Magari non vederlo con i teschi e con il sangue, ecco. E' molto meno macabro nella mia versione XD

Note: Utilizzo i due giorni di proroga a me disponibili. Come avevo già spiegato in Assenze, ho avuto un cambio di linea che non mi ha permesso di postare.

 
Top
Vorgas
view post Posted on 18/6/2014, 10:02




Fear of the dark, fear of the dark
I have constant fear that something's
always near.

Quel brulicare di fondo lo nauseava, dalla coda dell'occhio poteva percepire appena l'ombra che su tutta la linea dell'orizzonte s'animava. Forme in continuo mutamento, tanto leggere che al sol voltare lo sguardo scomparivano, come se non potessero esistere nitide all'occhio dell'acrobata. Quello stancante riverbero del deserto lo fece camminare a testa bassa, teneva le braccia lunghe sul corpo e la posizione ingobbita, dando l’immagine della sua resa, presentandolo però come un folle per il suo incedere. I campanelli tintinnavano appena, le vesti sudate avevano ormai un colore scuro e un odore acre. Avrebbe vagato per quel deserto in eterno? Forse quello era il purgatorio e lui avrebbe dovuto attraversarlo, o forse era l'inferno e mai avrebbe mai raggiunto la fine. Qualunque fosse la risposta, Jethro si sentiva dannatamente attaccato alla vita e non perché volesse vivere, pensava che una volta morto non avrebbe più dovuto temere di perder tutto, come sentiva in quel momento. Ma mentre marciava in quella distesa sabbiosa i suoi pensieri tristi divennero paurosi nel sentir quella presenza. Alzò il capo in modo meccanico, avrebbe preferito continuare a tenere basso il capo ma l’istinto agì prima della ragione. Il volto piagato dallo sconforto e macchiato dai trucchi colati, s’allungò in un’espressione di puro stupore.
Un uomo ammantato di notte s’erse davanti a lui con fierezza seppur incerta. Dalle fattezze straniere all’occhio di Jethro, lineamenti marcati e maschi, invecchiati quel tanto che basta per farsi chiamar uomo, diedero un’immagine d’oscura determinazione in quei due occhi tanto diversi. Si, gli occhi. Se uno di essi era d’un verde pastello appena accennato, l’altro era macchiato da una nera perdizione, profonda come l’ombra della Torre. Che fosse un suo rigurgito? Tale pensiero scosse ancor più l’acrobata tanto che la sua marcia s’interruppe, pur non variando quella posizione alquanto strana. Il giovane si ritrovò nuovamente davanti ad un’incomprensibile situazione e non riuscì a reagire, lasciando semplicemente che la sua mente si squagliasse davanti a quell’ennesima visione. Forse ignorandola sarebbe scomparsa, forse facendolo con qualsiasi cosa tutto sarebbe scomparso, lasciando che quell’agonia finisse. A fianco dell’uomo un grosso lupo sembrò innervosirsi, digrignò i denti pronto ad azzannare qualsiasi cosa si muovesse, ma non Jethro sembrava esser il pericolo per entrambi.

Dov’è?
Urlò improvvisamente l’uomo come in preda alla follia. Una spessa coltre oscura lo avvolse assumendo fattezze lupine, nere e grondanti d’una paura selvaggia, dai lunghi artigli che brutali emergevano dalle falangi. Quel languido timore che Jethro provava esplose in un terrore profondo, spalancò gli occhi si preparò ad indietreggiare.
Non credere che lo abbia visto passare, maledetto!
Dove lo hai nascosto?


Come le parole dello straniero finirono, l’acrobata allungò il braccio sinistro. Qui stava il marchingegno avuto nel Samarbethe, pronto a lanciare le sue biglie al solo movimento del giovane. Questa non tardò a presentarsi, rotolando rapida nel tubo metallico, la piccola sfera grigiastra fece la sua comparsa. Perfettamente liscia, vitrea e limpida tanto da vederne il contenuto, si schiantò poco distante dall’uomo generando un soffice manto fumoso che rapidamente conquistò il terreno. Non attese oltre Jethro, balzando lontano di qualche metro indietro e intento a scappare. Un dolore allo stomaco lo colse facendolo piegare sul ventre. La sua bocca si aprì ormai colma, non riuscì a trattenere oltre quella fastidiosa sensazione di vomito. Dischiuse le labbra spalancandole poco dopo, un denso fumo nero prese ad uscire senza sosta. Questo non si disperse come il precedente ma rimase compatto, velocemente prese un forma sempre più vicina a quella di un umano, meravigliando sempre più lo sguardo già sorpreso dell’acrobata. Quel denso accumulo, cominciò a compattarsi e a prender colore. Divenne candido e poi roseo e poi castano, dividendosi nelle giuste proporzioni e formando una figura che minò ogni convinzione del giovane.

Madeleine

Mosse appena le labbra senza parlare, la sua gola era secca e la sua voce muta. La ragazza prese forma in tutta la sua giovane età mostrandosi per intera. Le curve appena abbozzate in un corpo ancor da bambina seppur già grande, le donavano un fascino infantile e delicato, come quello della primula in primavera. Vestita d’un armatura metallica, coperta soltanto al busto e alle spalle, sotto di essa indossava stracci d’un colore grigio pietra, nulla di sgargiante o appariscente, bastavano infatti gli occhi scuri e la carnagione olivastra a donare un tocco esotico a quella bellezza pura. Per un istante sembrò guardarlo, i suoi occhi erano freddi eppur le labbra sottili di Madeleine s’inarcarono formando un sorriso. Solo un momento, poi la ragazza partì alla carica dell’uomo, questa brandiva una spada lunga portata con entrambe le mani sul fianco sinistro. Senza nemmeno pensare, Jethro si gettò nell’inseguimento della ragazza. Nonostante sentisse che quello sguardo non fu reale, quella era la persona che più di tutti cercava e non poteva lasciarla andare, o almeno non poteva rischiare. Non si sarebbe mai perdonato se quella bestia l’avesse colpita o peggio ancora uccisa, tutto il suo viaggio non avrebbe avuto un senso.

Non essere sciocco, quella non è che un’illusione!

Lo spirito del giovane venne smorzato in un istante, ma nonostante questo non volle ascoltare proseguendo, anche se il suo passo si fece più lento.

Credi davvero di poterla trovare qui? Credi davvero che avrebbe attaccato senza nemmeno sapere il perchè? È un inganno e tu ne sarai vittima

Il passo rallentò tanto da arrestarsi, Jethro alzò il sinistro ed esplose due proiettili davanti a lui rivolti alla gamba destra dell’uomo. Successivamente cominciò a spostarsi lateralmente rispetto al bersaglio, verso destra, cercando di aggirarlo sul lato sinistro. Il mostro aveva ragione –anche se odiava ammetterlo-, la comparsa della ragazza così improvvisa non poteva esser che frutto di un’illusione. Come poteva trovarsi in quel luogo Madeleine? Nemmeno lui sapeva l’ubicazione, ma soprattutto lei era comparsa dal nulla, come un sogno divenuto realtà, situazione sin troppo felice per esser veritiera. Avrebbe osservato da lontano quel compiersi d’azioni, tenendo abbastanza metri da venir celato dalla nebbia ma allo stesso tempo da poter intervenire. Sperava infatti che quell’apparizione fortuita fosse realtà, anche se ciò avrebbe significato una mancanza di coraggio in lui. La sua era si una speranza infondata e dettata dalla disperazione, ma allo stesso tempo era la volontà di continuare il suo cammino per raggiungere Madeleine, suo traguardo. Combattuto tra l’agire e il preservarsi scelse la seconda, con un piede pronto a scattare. La figura di donna avrebbe cercato di colpire il nemico con un affondo al ventre, un gesto goffo ma determinato. I proiettili sarebbero però giunti in anticipo vista la velocità e con questi Jethro sperava di preservare anche Madeleine, facendola magari desistere. Non riusciva infatti a convincersi che tutto fosse soltanto una bieca burla, ma il suo continuo incedere verso la Torre lo aveva portato a dubitare di ogni cosa. Seppur il pensiero di Velta sfiorò la mente di Jethro, questo non distolse l’attenzione dal suo dilemma immediato, continuando a combattere fra la propria mente e il proprio cuore.

Guardando l’uomo sconvolgere i suoi pensieri, il mostro rideva di grasso divertimento.
L’inganno è arte sottile ancor più del filo d’un pugnale.
Più l’aguzzino è vicino, più la sua lama affonderà nella carne della vittima.

Fear of the dark, fear of the dark
I have a phobia that someone's
always there.



≈ Lex vincŭlum de Civitas ≈

Corpo: Illeso Danni: /
Mente: Combattuto e spaventanto (Illeso) Danni: /
Energia: 80% (100 -10 -10)
Capacità Straordinarie: 2 Velocità


Equipaggiamento
Shahrazād أموري [Sciabola] (Infoderata)
Falco Nero [Pistola] 3/5
Coda pensile [Arma Naturale]

Stridio [Biglia Dissonante] 1/1

Passive
Ottime capacità di contorsionismo; Equilibrio pressoché perfetto; Insensibilità al dolore fisico

Attive
Nebbia occultante 1/2 - Costrutto magico offensivo (Medio)

Bruma Nera Composto essenziale nella guerriglia dei Chiarroccia, esso infatti fu insegnato direttamente dagli Esuli a Jethro il quale ora è in grado di riprodurne in grandi quantità. In una biglia completamente nera e apparentemente calma e placida al suo interno, tale “arma” è spesso utilizzata sia in attacco che in difesa, creando una perfetta elusività davanti agli occhi meno attenti. Rompendo infatti il contenitore, in pochi istanti verrà rilasciato un denso fumo nero che conquisterà in poco tempo una buona porzione del terreno. Questo apparirà come una densa nebbia nera, impedendo la vista in lontananza a chiunque venga coinvolto, lasciando che Jethro riesca ad agire indisturbato. Egli infatti non verrà afflitto dalla nebbia riuscendo a muoversi senza alcun problema. [Pergamena “Nebbia”]

Non di uno è fatto quest’incubo che affligge Jethro, ma di molti, tanti talvolta da sembrar infiniti per il loro agitarsi ma allo stesso tempo nessuno per gli interminabili silenzi che lo scuotono. Ricordi, sogni, passioni, in una miscelana confusa e spropositata che nella mente del giovane s’intrecciano e si combattono generando un continuo tumulto o un eterno silenzio. Ecco infatti che spesso accade che tutto ciò viene a galla, pretendendo si uscire, ricercando una libertà anche se momentanea e giungendo sul piano materiale in cui si trova Jethro. Un denso fumo all’apparenza ardente fuoriesce dagli orifizi del giovane che invano riesce a trattenerlo, prendendo forma sempre più consistente e tornando alla vita per pochi istanti, spinto da una rabbia verso chi ha infranto l’unica ragione che ancora lo lega all’esistenza. Ciò che ne uscirà è soggettivo e dipende da quanta opposizione Jethro farà. La creatura potrà essere un semplice ammasso di fumo e braci ardenti dalle forme più fantasiose e in base all’essenza stessa del desiderio che viene a galla. Ma questa altro non è che la semplice forma contenuta nell’incubo, se infatti Jethro non resisterà alla nascita di quest’abominio, questo prenderà la sua forma originale. Dal denso fumo infatti potranno fuoriuscire i più svariati personaggi intrappolati in quel terribile sogno, uomini e donne di tempi ormai andati, guerrieri o fattucchieri. Questi avranno durata limitata per la loro quasi esistenza, riuscendo con rabbia ad attaccare il nemico utilizzando armi che li resero grandi o biechi. Da tale miscela potrà fuoriuscire l’essenza stessa di Jethro, mescolata a tutte le altre già presenti, formando una copia fedele del suo corpo e delle sue armi, mostrando come lui non sia altro che uno dei molti intrappolati in quell’incubo di cui è soltanto il portatore. [ Pergamena “Alleato di Tenebra”]

}●{

Sunto

Via che si comincia ^^
Quando Jethro vede Lomerin non gli fa sicuramente una bell'impressione, ma soprattutto quando incede verso di lui sviluppando quell'ombra alle spalle, il terrore lo pervade (complice la tua passiva). Utilizza "Nebbia" (Medio) per crearsi una via di fuga, ma mentre sta scappando un evento inaspettato lo coglie, infatti utilizzando la pergamena "Alleato di Tenebra" (Medio) viene creata l'immagine di Madeleine -amica d'infanzia non che motivo del viaggio di Jethro- la quale comparsa attacca subito Lomerin con un affondo al ventre. Questa particolare visione è frutto sia della pergamena che della passiva dell'arena. Infatti viene creata dal mostro che alberga nell'anima del giovane, il quale è anche parte del suo subconscio. Successivamente Jethro esplode due proiettili diretti alla gamba destra del Guercio, questi arriveranno prima del costrutto magico per ragioni di velocità. Il turno si conclude con l'acrobata che cerca di aggirare l'avversario sul fianco sinistro (quello di Lomerin) e con una frase che fa da preludio all'idea che voglio attuare per spronare a combattere il mio personaggio.

Note

Dimenticato di specificare la mia scelta nel post precedente.
PK: ON
 
Top
view post Posted on 1/7/2014, 12:17
Avatar

Esempio
·········

Group:
Member
Posts:
19,427
Location:
Palermo

Status:


MIDGARD SETTENTRIONALE
EDHEL

La nebbia lo avvolse in un abbraccio freddo e leggero, quasi etereo. Benché sentisse le proprie mani e il proprio corpo muoversi sotto il suo sguardo sempre più cieco, fendendo la densità dell’aria, quel mare ritinteggiò il suo mondo dal giallo stinto del deserto ad un uniforme grigio scuro: e d’un tratto non vide più nulla. La rabbia di Lomerin Volkoff lo spinse a contrarre le mani, immerso inerme in quella coltre di grigie tenebre: tra le reazioni di quell’uomo, quel patetico giochetto era l’ultima cosa che si era aspettato. Ma sua risposta arrivò rapidamente.
Improvvisamente un sottile, impercettibile soffio iniziò a levarsi intorno a lui, carezzandogli dolcemente la testa, il viso, le braccia, il petto. Ma quando il pericolo avesse iniziato ad avvicinarsi, muovendo le sue trame celato pavidamente in quel mare grigiastro e stinto, il vento si sarebbe levato in sua difesa senza alcun indugio, ruggendo intorno alla sua carne per difendere ciò che gli era caro. Eppure, nemmeno la forza di quel vento bastava a liberarlo della nebbia. Avrebbe dovuto scatenare forze più grandi, imprevedibili e terribili. E decise che lo avrebbe fatto.

Ma la spada giunse come una folgore a ciel sereno a fendere il suo fianco. Mentre una corrente di gelido freddo fluiva dal metallo verso la sua carne, il Volkoff sentì un’onda di calore sanguinare via dalla sua pelle, colando via dalle sue viscere come lava incandescente. E paradossalmente il dolore fu l’ultima di quelle sensazioni a frustarlo, muovendosi come un brivido insopportabile in tutto il suo corpo. La spada abbandonò il suo corpo lasciando uno squarcio bollente e pulsante; la sua mano istintivamente scese a tastarsi la ferita, incontrando due grossi e irregolari lembi di pelle ricoperti di un liquido estremamente caldo.
Il suo lamento di dolore spezzò il silenzio che, fino ad allora, era stato un tutt’uno con la nebbia. La sua voce echeggiò alcuni secondi nel vuoto, prima di trasformarsi in suoni molto più brevi e gravidi di senso.

Vieni fuori, codardo e senza-onore
tuonò Lommy, furibondo, alzando la voce affinché il suo avversario potesse sentirlo ovunque si celasse.
Non saresti nemmeno capace di ferirmi, se io potessi vederti.
E quando la rabbia prese infine il massimo sopravvento su di lui, l’uomo sollevò le braccia dinanzi a sé. Era il momento di scatenare la vera furia del vento.

E quando una nuova corrente prese a carezzargli le braccia, Lomerin Volkoff sapeva che il suo tocco non sarebbe stato altrettanto dolce con il volto del giullare. Nell’istante che immediatamente seguì, una corrente di vento si scatenò tutto intorno a lui, minacciando di portare via con sé chiunque non avesse la forza per opporvisi.

—◊◊—

CITAZIONE

LOMERIN VOLKOFF
SPECCHIETTO



Energia: 70%
Consumi: Medio (10%), Alto (20%)
Status fisico: Danno medio al fianco (87%)
Status psicologico: Illeso (100%)

Capacità straordinarie: 3
- Maestria nell'uso delle armi: 1
- Intelligenza: 2
- Agilità: 1 (Forma demoniaca)
- Forza: 2 (Forma demoniaca)

Equip:
- Compagno animale, armi: pelle e manto (difensive), artigli (offensive)
- Arco, 15x frecce
- Daga

Abilità passive rilevanti:
- Terrore passivo (abilità razziale)

Abilità attive utilizzate:
CITAZIONE
Scudo d'aria: Lo sciamano ricopre le proprie mani di una patina di vento spessa, così da poter deviare gli attacchi nemici.
La tecnica ha natura magica. Consistente in una difesa di elemento vento. Il caster, senza particolari tempi di concentrazione, concentrerà sui palmi delle proprie mani dei piccoli vortici d'aria che gli consentiranno di deviare attacchi non tecnica nemici. Queste patine protettive si potranno estendere per tutto il suo corpo fino a proteggerlo a 360°, per una durata complessiva di due turni. La tecnica può essere annullata in qualsiasi momento dal caster.
Consumo di energia: Medio

CITAZIONE
Vento violento: Lo sciamano sfrutta le sue conoscenze degli elementi per generare, con un solo gesto, una sferzata di vento abbastanza forte da spazzare via un essere umano.
La tecnica ha natura magica ed è legata all'elemento vento. Il caster, senza particolari tempi di concentrazione, può muovere una mano con un gesto secco, rapido, violento; subito verrà quindi generata una folata di vento fortissima e impetuosa. Questa potrà spingere via un essere umano (e creature di stazza equivalente, o inferiore) scaraventandolo lontano con violenza. Il vento (o la caduta, a discrezione della vittima) causeranno un danno di entità Alta totale, ragion per cui la tecnica non è utilizzabile come difesa: sarebbe in quel caso infatti una countermove. Utilizzata ad area avrà un potenziale offensivo Medio.
Consumo di energia: Alto

Riassunto:
Immerso nella nebbia, Lomerin attiva "Scudo d'aria"; visto l'impedimento visivo, il pg non si accorge neanche di aver parato i proiettili dell'avversario. L'altra tecnica attiva invece riesce a raggiungerlo.
Detto questo Lomerin attiva "Vento violento" ad area, così da non doversi preoccupare di vedere il suo bersaglio per colpirlo.

Note: Chiedo scusa al mio avversario per il ritardo, dovuto sempre alla mancanza di linea, e annuncio il mio impegno a postare prima della fine dei quattro giorni, così da recuperare i ritardi accumulati. A te la penna, Vorgas.

 
Top
Vorgas
view post Posted on 3/7/2014, 18:16




Have you run your fingers down
the wall
And have you felt your neck skin crawl
When you're searching for the light?

L’immagine di Madeleine si dissolse dopo che questa colpì l’uomo, la ragazza lasciò una ferita non indifferente sul suo fianco per poi sfumare, nemmeno si accorse l’uomo delle fattezze dell’immagine e ciò lo fece ribollire di rabbia. Era nervoso, lo si poteva vedere dal suo modo convulso di muoversi, perso nella fitta nebbia che infestava la zona. Attorno a lui venne a crearsi una sottile corrente che fece inevitabilmente rimbalzare i proiettili metallici. Jethro si sorprese, intimorito ancor più restò guardingo davanti all’essere.

«Vieni fuori, codardo e senza-onore»
Sbraitò furente l’uomo.
«Non saresti nemmeno capace di ferirmi, se io potessi vederti»

Le parole non toccarono l’acrobata, le vedeva reali e la paura era tanto grande da non aver nemmeno il coraggio di replicare. Si sentiva al sicuro in quella coltre bianca, ma al sicuro da cosa?

Credi di poter scappare da questo tuo destino? Pensi che il deserto possa essere la tua terra promessa?


Lo schernì l’abominio, la sua voce riecheggiò fiera nella sua mente con quel odioso tono saccente e superiore che tanto infastidiva il giovane. Avrebbe preferito gli stenti del deserto piuttosto che la fredda morte portata dallo straniero, quell’enorme massa oscura che aleggiava alle sue spalle era un qualcosa di estremamente terrificante e il solo pensiero di avvicinarsi lo terrorizzava a morte. Aveva appurato che quell’immagine rappresentate Madeleine altro non era che illusione e tanto gli bastò per ripiegare sulla fuga. Il suo piede cominciò a ruotare in direzione delle distese desertiche, quella sarebbe stata la sua strada, l’unica soluzione lontana dal furioso accanirsi dell’uomo quando avrebbe ritrovato la vista.

Quando la nebbia scomparirà lui potrà vederti nuovamente. Guarda l’arco che imbraccia, le sue frecce ti colpiranno alla schiena prima ancora che tu possa esser lontano e la tua pena finirà soltanto per allungarsi.

Jethro aguzzò la vista e vide l’arma. Di pregevole fattura e sicuramente da caccia o da guerra, quando il tiratore avrebbe recuperato la vista, sicuramente avrebbe lo avrebbe colpito senza esitare e senza cortesia. Infondo per quell’uomo, l’acrobata altro non era che un codardo e di quella morte lo avrebbe voluto vedere. Il giudizio sarebbe stato univoco e questa concezione si allargò sempre più nel pensiero del giovane sino a schiacciarlo per la sua veridicità e lasciandolo immobile.

Bastardo! Urlò nella sua mente Jethro. Già sapevi che vomitando quell’immagine mi avresti costretto a combattere, vuoi che io muoia? Eppure la tua logica dice che senza di me sei soltanto aria in pancia!

Lo sfogo fu tale da sovrastare la paura generale che affliggeva l’acrobata, il suo volto ora era un misto tra l’ira dei comportamenti del mostro e la consapevolezza di esser in trappola. Ogni logico pensiero di fuga venne spazzato via da quelle rivelazione, non vi era modo per proseguire se non affrontare ciò che il fato gli proponeva. Eppur il giovane sembrò restio nell’attaccare, troppe ancora le paure verso quell’essere sbucato dal nulla, troppe le riserve verso l’abominio che sino a quel momento altro non aveva fatto che sfruttarlo. La bestia sentì ogni dubbio tarlare la mente di Jethro, ridendone con gusto e continuando la sua scalata verso la conquista di quel corpo.

Un tempo fui principe d’un grande regno, magnifico per potenza e virtù sedevo alla destra di mio padre re dominando con giustizia. Ma l’invidia nei miei confronti fu la fiele per chiunque mi stava intorno, tutti bramavano il potere che possedevo, tutti volevano essere ciò che io ero.

Il tono del mostro si fece più sottile, un sussurro appena soffiato come da labbra di donna cominciò a pervadere la mente stremata del giovane, il quale cercò di rimaner saldo.

Le tue parole son lusinghe da serpente. Tu mi hai trascinato qui, perché dovrei crederti?

Ascolta e poi deciderai da te. La mia anima venne maledetta con i più neri incanti, questa dal suo retto proseguire s’insozzò del più immondo dei mali, condannandomi a ricercar per sempre qualcosa. Venni chiamato Prensiyah, Principe Nero nella lingua che tu puoi comprendere, ciò soltanto perché tutti invidiavano la mia grandezza e per questo cancellarono dalla memoria di ognuno ciò che di grande feci.

Lo sguardo di Jethro mutò impercettibilmente, la diffidenza s’allentò come la cintura dopo un’abbuffata. Perché quella era nella sua mente, una continua tempesta d’emozioni altalenanti che lo ingozzavano, macchiata sempre più dall’ombra che dipingeva i suoi contorni. Era stanco, ma non con il corpo bensì con il pensiero, continuamente reso incerto da piccole vittorie e grandi paure. Questo fece sciogliere la mente dell’acrobata che decise di credere.

E cosa cerchi?
Chiese timido Jethro.

La risposta dovette però aspettare. Un improvviso e furente zefiro partì dall’uomo loro rivale in quell’incubo. Il potere del flusso che prima lo ricopriva sembrò esplodere, generando una folata tutt’attorno tanto forte da spazzar la fitta nube. Una bolla di visibilità si formò attorno allo straniero, sorpreso da questo attacco l’acrobata venne investito completamente sbalzando all’indietro di qualche metro. Per qualche istante fu visibile nella nebbia, la figura arancione comparve come un punto stonato nel candido manto.

Cerco solo una via d’uscita, come tu stai facendo ora.

Sussurrò il Principe all’orecchio del Giullare. Il vento trascinò Jethro a terra facendolo cadere di schiena, un trascinarsi che gli fece mancare il fiato per un istante, ma non limitò il suo movimento. Rovinò a terra ma subito le sue mani si alzarono per sorreggerlo e con un balzo tornò ad esser coperto dalla nebbia. Questa ricominciò ad avanzare conquistando il terreno perduto, gli occhi di Jethro puntarono direttamente sull’uomo.

Ti mostrerò che i nostri passi seguono la stessa via

Le parole del mostro colpirono il giovane che le ascoltava. Più di una volta il mostro stesso aveva detto di esser parte di lui, ma ciò che aveva raccontato e la disperazione che aveva letto in quelle parole lo facevan sentir più vicino a ciò che covava dentro di lui. Stupidamente sentì di aver molto in comune con quell’essere.
I suoi occhi rimasero un poco inorriditi davanti alla dimostrazione di Prensiyah, ma quel suo manifestarsi macabro e oscuro che sempre lo caratterizzava cominciava ad esser abitudine, tanto che nonostante il disgusto trovò sorprendete ciò che successe. La grande ombra che sovrastava lo straniero cominciò ad agitarsi, la sostanza stessa di era fatta cominciò come a sobbollire perdendo velocemente la forma lupina, la stessa bestia sembrò soffrire di questa mutazione, ululando mentre l’intero suo corpo mutava. Gli arti s’allungarono e separarono formando svariati lacci completamente neri, l’ombra senza volto che agitò i suoi lunghi tentacoli sopra lo straniero che sicuramente l’avrebbe notata durante il suo mutare. Quando sembrò calmarsi, i lunghi arti neri cercarono d’immobilizzare il guercio, avvolgendo alle gambe, strisciando in mezzo ai suoi piedi.
Un’illusione, pensò divertito Jethro. Come riuscisse a comprendere che quella fosse un’illusione non lo capiva nemmeno lui, deputando la cosa alla presenza del mostro nel suo corpo. Forse di questo era fatto il potere del Principe, o forse soltanto questo ora riusciva a manifestare. Il pensiero intimorì un poco l’acrobata che però strinse forte l’elsa della spada. Era giunto il suo turno di onorare l’accordo. I piedi partirono rapidi nella corsa, la visuale che aveva del nemico era ottimale, considerato che sfruttando la nebbia lo stava attaccando al fianco destro senza che lui potesse apparentemente individuarlo. Ad ogni falcata Jethro stringeva ancor più forte l’elsa dell’arma, pronto ad estrarla nel momento più congeniale. Mentre correva, ruotò il busto sfruttando la sua dote e raggiunto il limite concesso dalla nebbia prima d’esser notato, spiccò un balzo verso il nemico. Usando la rotazione della parte superiore del tronco, fece una giravolta in volo, volendo aumentare la potenza del singolo colpo con la rotazione e sfruttando l’effetto sorpresa. Lo straniero si sarebbe ritrovato l’acrobata a mezz’aria intento nella rotazione e con la lama della scimitarra diretta al capo. Sfortuna volle che un sospiro di vento fosse restato a protegger il guercio, la lama rossa s’infranse su questa difesa residua fermandosi come davanti ad uno scudo. Jethro non si sorprese, nonostante riconoscesse il potere avversario. Poggiò il piede destro a terra e rapido si slanciò in una rotazione contraria cercando di colpir però con la coda, regalo stesso del Principe. Questa già da prima vibrava per la potenza che si stava accumulando, pronta a colpire il nemico all’improvviso. Un potere enorme e forse inaspettato in quel momento, ma che voleva dimostrare come Jethro volesse superare velocemente quell’inferno, stanco d’illudersi e di continuar a fuggire. La coda partì come una lancia verso il ventre dell’uomo, nel ruotare portandosi faccia a faccia con esso, vide gli occhi diversi dello straniero rabbrividendo e deconcentrandosi, un brivido di terrore lo scosse per un istante. La direzione del colpo si spostò verso la gamba sinistra perdendo la sua traiettoria mortale ma cercando comunque un bersaglio. Erano ormai faccia a faccia, l’uno dell’altro poteva sentire i respiri lamentosi dell’anima, poteva contare le gocce di sudore per ogni attimo di tensione. Che la coda colpisse o fallisse, il suo potere avrebbe completamente squarciato la nube che celava la presenza dell’acrobata, sarebbero stati immersi nel deserto rosso di quell’incubo.
Fu proprio in quell’istante, in quel fotogramma di lotta e follia, che avvenne un qualcosa d’impensato. Jethro discostò gli occhi per un istante e vide il cielo che sconvolgersi. Sembrò graffiato da una bestia immensa, il tessuto stesso del cielo si lacerò aprendo una finestra su qualcosa d’incomprensibile. Un universo completamente oscuro congestionato da un macabro mutamento ed evoluzione, si affacciò su quel deserto e allo scontro. Le ombre che infestavano gli angoli della sua vista si fecero più intense e agitate, una musica famigliare cominciò a danzare nell’aria, note già sentite eppure lontane.

Velta?

Forse no.
Riuscì appena a voltare gli occhi e vide l’immagine di Madeleine a fianco a loro.
Il suo sguardo innocente osservava Jethro come indifferente al combattimento

«Perché mi hai abbandonato?»



Sometimes when you're scared
to take a look
At the corner of the room
You've sensed that something's
watching you



≈ Lex vincŭlum de Civitas ≈



Corpo: Ottimo Danni: Contusione Media alla Schiena
Mente: Convinto, sconvolto sul finale Danni: /
Energia: 40% (80 -0 -40)
Capacità Straordinarie: 2 Velocità

Equipaggiamento
Shahrazād أموري [Sciabola] (Impugnata dx)
Falco Nero [Pistola] 3/5
Coda pensile [Arma Naturale]

Stridio [Biglia Dissonante] 1/1

Passive
Ottime capacità di contorsionismo; Equilibrio pressoché perfetto; Insensibilità al dolore fisico

Attive
Nebbia Magica Occultante 2/2 / Offensiva Psionica (Basso al corpo) + Immobilizziazione Psionica (Basso) / Offensiva Fisica (Critico)

(Negromante Iniziale) Utilizzata tramite l'impiego del Servo di Volontà
Rianimazione: Il negromante si insinua nella mente dell'avversario, costringendolo a credere che una schiera di cadaveri stia risorgendo per trattenerlo e trascinarlo con loro.
La tecnica ha natura psionica. Attraverso un contatto fisico o visivo, il caster creerà nella mente della vittima l'immagine di una armata di cadaveri risorti dall'oltretomba, che si avvicineranno a lei per afferrare le sue gambe e immobilizzarla. A seconda della personalizzazione è possibile far credere che ad apparire siano piccole parti cadaveriche, come mani e braccia, creature striscianti o semplicemente dei lacci, o altro ancora. Le creature, così come immaginate dalla vittima, sembreranno tentare di bloccare ed impedire alla vittima di muoversi, ma saranno comunque incapaci di provocare alcun tipo di danno fisico. La tecnica, se va a segno, causerà un danno Basso alle gambe della vittima, oltre a immobilizzarla per quel turno.
Consumo di energia: Medio

Non soltanto di movimenti articolati e di pose innaturali è fatto il corpo di Jethro, egli infatti, dopo le lunghe sessioni di esercizi e dopo aver trovato il suolo con il viso più volte, è riuscito a comprendere come concentrare la sua forza in pochi movimenti, o in uno soltanto, per ottenere la massima potenza dal suo corpo. Tale potenza non si trasmetterà in modo plateale e arrogante, l’arte del corpo necessita di svariati particolari nascosti all'occhio dello spettatore, lasciando che questo si goda soltanto il finale e non la lavorazione. Jethro riuscirà a concentrare la sua forza e la sua velocità in un’offensiva fisica, imprimendo un quantitativo di energia a suo piacimento. L’attacco che verrà portato non avrà nessuna caratteristica particolarmente appariscente anzi, a tutti gli effetti sembrerà un semplice attacco fisico se non per il sottile stridio che lo precede. La vera potenzialità si mostrerà su ciò che viene colpito, infatti dalla lama verranno rilasciate delle vibrazioni potenti, motivo dello stridio precedente al colpo. Se queste colpiranno una casa o un muro potrebbero generarne il crollo, mentre se andranno a colpire un corpo vivente, provocheranno dei danni agli organi interni in base alla potenza impiegata nel colpo. Tale è la potenza di un acrobata, in grado di concentrare la sua forza in un unico movimento, senza che ve ne resti traccia, ma sconvolgendo profondamente qualunque cosa venga a contatto con il suo corpo. [Abilità Personale I - Variabile Critico]

}●{

Sunto

Il mostro che alberga in Jethro si presenta come Prensiyah, il Principe Nero, dando finalmente qualcosa della sua identità. Questo particolare però serve soltanto a covincere Jethro a seguirlo, portandolo verso l'inganno e permettendo al Principe di prendere il controllo sul corpo dell'acrobata. Sorpreso dalla folata di vento generata dall'avversario, viene sbalzato di qualche metro (Danno Medio), l'effetto descritto della nebbia che si allarga e poi si stringe è puramente narrativo, visto che la pergamena è ancora presente. Prensiyah è il Servo di Volontà di Jethro nonostante si trovi nel suo corpo e per questo utilizzando i suoi poteri cerca d'immobilizzare alle gambe Lommie per permettere all'acrobata di attaccare (Pergamena "Rianimazione" Neg/In - Consumo Nullo - Servo di Volontà). Successivamente Jethro attacca sfruttando la copertura della nebbia, facendo una rotazione a mo' di trottola -sfruttando le passive di contorsione ed equilibrio- tenta inutilmente di colpire con la spada, questa s'infrange sullo scudo d'aria. Continua la sua azione compiendo una giravolta in senso opposto e cercando di colpire con la coda carica d'energia (Abilità Personale I - Consumo Critico) con un affondo diretto alla gamba sinistra. Dopo l'attacco, prima del suo esito, il malus "Intreccio dei Mondi" ha effetto e considerato che con un solo turno salto due "livelli" la botta è tanto forte da veder il cielo squarciarsi oltre che al riverbero sulla coda dell'occhio. In più, agisce la passiva d'arena facendomi comparire Madelaine (comparsa nel primo post) a fianco. Considerato questo lascio a te la valutazione del mio stato d'animo.

Note

La parte del mutamento del Servo di Volontà e il relativo impiego è stato concordato con il mio avversario.
Piccola inezia: considerato l'impiego del Servo di Volontà e il particolare soggetto che ho voluto dargli, ho fatto si che Jethro comprendesse che ciò che vedeva accadere (impiego pergamena "Rianimazione") fosse soltanto un'illusione anche se effettivamente non l'ha lanciata lui.

 
Top
view post Posted on 5/7/2014, 18:04
Avatar

Esempio
·········

Group:
Member
Posts:
19,427
Location:
Palermo

Status:



MIDGARD SETTENTRIONALE
EDHEL

La nebbia aveva invaso il suo mondo di prepotenza, appropriandosi del ruolo di protagonista con la forza. Le sue tinte grigie lo avevano privato dell’esperienza sensoriale: la sua esistenza si era ridotta ad un ripetersi di pensieri sempre uguali, di domande e di dubbi privi di risposte che gli echeggiavano in testa. Lomerin Volkoff pensava quando sarebbe finita, e che non saperlo era la cosa peggiore di quel supplizio. A volte cominciava a credere che quel manto monocromatico fosse la vera realtà delle cose, e cominciava a temere che la ferita che aveva ricevuto fosse solo un’autolesionistica conseguenza della sua andante follia. Forse nessun giullare in arancio stava nascondendo Lomerin Volkoff a Lomerin Volkoff. E intanto persisteva in una corsa lamentosa ma tacita, perché nessuno rispondeva ai suoi appelli, afferrandosi soltanto ad un flebile barlume di speranza: forse quella tortura aveva un confine, oltre la quale sarebbe ritornato al deserto. O forse quel deserto non era mai esistito. E quando quell’ultimo pensiero riprendeva forma nella sua mente, il Guercio chiudeva entrambi gli occhi, e le tenebre velavano il suo sguardo; il grigio spariva per un breve, piacevole, istante e poi ritornava, più intenso di prima. E allora l’uomo riprendeva ad insistere, sapendo che prima o poi quelle tenebre sarebbero andate via. Ma non sapere quando era la cosa peggiore di quel supplizio.

Chiuse gli occhi ancora una volta, sperando che al riaprirli la nebbia sarebbe svanita. Invece quando Lomerin li riaprì il grigio ricomparve, ma il nero rimase. Gli ci volle un brevissimo istante per capire che una gigantesca ombra si era levata sopra di lui, minacciosa. Rapido quanto gli concesse il tempo di reazione, l’uomo lasciò scivolare la mano alla cintola e cercò rapidamente l’elsa della daga, stringendola rapidamente. In breve l’ombra fu il bersaglio di un letale affondo, e la lama la falciò così profondamente da dividerla in due. Ma la creatura non sembrò risentirne: a partire dal primo squarcio se ne crearono tanti, sempre più larghi e lunghi, finché la macchia nera non si ridusse ad un groviglio di lacci neri.
Odiava che l’unica cosa a rompere la folle routine in cui si era trovato incastrato non fosse una creatura delle più amichevoli. I suoi tetri artigli si serrarono intorno alle sue caviglie, stringendole in una morsa letale: non poteva più muoversi. E in quell’istante capì cosa stava per succedere, perché era così vicino che poteva sentire il suo odore. Nonostante il dolore, nonostante la stanchezza, nonostante la rabbia poteva sentirlo, vicino come non era mai stato.

Il dolore fu così forte che per un istante sentì la gamba esplodere e schizzare via dal suo corpo. L’eco del colpo lo frustò in ogni parte del suo corpo: Lomerin Volkoff si sentì mancare, i sensi che cedevano l’uno dopo l’altro trasformandosi in una nebbia anche di suoni, odori e sensazioni tattili. Il sangue era così caldo che poteva sentirlo scorrere e bruciare la pelle che baciava. Improvvisamente si sentì vuoto, come se tutti i suoi liquidi lo stessero abbandonando fuoriuscendo da quella terrificante ferita. Per un breve momento, tutta la sua realtà fu la sua gamba dolorante. Non riuscì a sentire altro. Le mani piovvero come avvoltoi avidi sulla gamba, cercando di creare un dolore diverso per non dover sopportare quello della carne dilaniata. E infine l’urlo giunse per ultimo, ad esclamare caustico l’entità della sua sofferenza.
Il suono del suo dolore fu forte quanto lo stesso: era come se non venisse dal suo corpo, suonava innaturale. Lo sentì echeggiare nella sua mente, ma ancora stava gridando. E all’improvviso capì che Lomerin era ritornato a pensare, e che il dolore aveva smesso di uccidere i suoi pensieri. E per prima cosa, Lomerin Volkoff volle vederlo soffrire. Era ancora lì: doveva sbrigarsi. Voleva vederlo soffrire come aveva sofferto lui, urlare come aveva urlato lui. Voleva torturarlo esattamente come lui lo aveva torturato. Quella era la sua volontà. Non aveva mai voluto così tanto una cosa come quella, in quel preciso istante.

E qualcuno o qualcosa sembrò sentire il flusso dei suoi desideri. L’ombra che avvinghiava le sue caviglie divenne più chiara, più chiara e ancora più chiara. In breve il guercio s’accorse che stava brillando. Fece appena in tempo a chiudere gli occhi, prima che la luce della sua volontà esplodesse della sua forza.

Quando li riaprì, la nebbia era scomparsa. Il giullare in arancio era ancora dinanzi a lui, e Lommie poteva vederlo. Forse gli occhi del suo nemico non potevano godere di questo beneficio. Se lo avessero avuto, avrebbero visto non più un uomo e una bestia, ma una bestia e un’altra bestia, che era anche un uomo. Un lupo mannaro: quanto di peggio la natura e gli déi avessero potuto creare.
Il grosso lupo si mosse rapidamente, correndo verso l'uomo che aveva aggredito il suo padrone per tentare di distrarlo, aggredendolo con un salto al volto provando sfigurarlo per sempre con gli artigli. E seppur dolorante, seppur stanca, l'altra creatura non esitò nemmeno un istante. Le sue zampe artigliate si mossero con una rapidità che non aveva più nulla di umano, tentando di graffiare il petto dell’avversario fino a privarlo di tutta la carne. La sua foga era così grande che sembrava avesse intenzione di scavare un fosso e attraversarlo da parte a parte. E la sua mente umana avrebbe patito quella rabbia.

—◊◊—

CITAZIONE

LOMERIN VOLKOFF
SPECCHIETTO



Energia: 50%
Consumi: Nullo (0%), Alto (20%)
Status fisico: Danno medio al fianco + Danno critico alla gamba sinistra + Danno basso ad entrambe le caviglie (33% circa)
Status psicologico: Danno alto da autodanno (75%)

Capacità straordinarie: 3
- Maestria nell'uso delle armi: 1
- Intelligenza: 2
- Agilità: 1 (Forma demoniaca)
- Forza: 2 (Forma demoniaca)


Equip:
- Compagno animale, armi: pelle e manto (difensive), artigli (offensive)
- Arco, 15x frecce
- Daga

Abilità passive rilevanti:
- Terrore passivo (abilità razziale)

Abilità attive utilizzate:
CITAZIONE
Riverbero: il campione scatena un bagliore intenso in direzione del suo avversario tanto da accecarlo.
La tecnica ha natura psionica. Adoperata per fini strategici, il campione genera un flash unidirezionale in grado di colpire un unico bersaglio; l'abilità non infligge alcun tipo di danno, fisico o psionico che sia, ma indurrà uno status di cecità temporanea che si protrarrà per due turni di gioco complessivi. Gli occhi perderanno iride e pupilla per riacquistarle al termine del secondo turno, e sarà possibile schermarsi dalla tecnica con un’apposita difesa psionica di livello Medio. Sarà inoltre possibile personalizzare il colore del flash purché rimanga di colori sgargianti, fastidiosi alla vista o quantomeno lesivi, in via temporanea, all'apparato ottico.
Consumo di energia: Medio

CITAZIONE
Carica violenta: il cacciatore carica il suo avversario, colpendolo con un'offensiva tanto potente da subirne egli stesso un contraccolpo.
La tecnica ha natura fisica e consiste in un'offensiva di potenza variabile. Il caster carica l'avversario a testa bassa, attaccandolo con una serie violenta di attacchi a raffica, tutti in corpo a corpo. La tipologia degli attacchi varia a seconda della personalizzazione fatta dal giocatore, potendo consistere in una serie di pugni, o in alcuni attacchi in rapida successione con l'arma bianca, oppure, ancora, in una combinazione di arti marziali e prese varie. L'effetto che ne deriverà, comunque, sarà quello di causare all'avversario un danno pari al doppio rispetto al consumo speso. L'attacco, però, sarà tanto violento che inciderà, in termini di fatica, anche sulla mente del caster stesso, che si autoinfliggerà una quantità di danno alla mente pari al consumo speso. L'unica limitazione imposta alla tecnica è che l'offensiva consista solo e soltanto in un confronto corpo a corpo, quindi compiuto a mani nude o con l'utilizzo di armi da mischia. La tecnica dunque non è utilizzabile con armi da tiro, da fuoco o da lancio. La durata è di una singola offensiva.
Consumo di energia: Variabile -> Alto

Riassunto:
Lomerin subisce in pieno il danno critico, come anche il danno basso. Accusa dunque dell'immobilità. Tuttavia questo non gli impedisce di attivare la pergamena Riverbero, grazie al Servo della Volontà. Scenicamente, l'ombra che avvolge le sue caviglie si illumina fino ad esplodere di luce. Va interpretata come il segno della volontà di Lomerin che, letteralmente, esplode.
A questo punto la nebbia si dissolve: il volkoff passa in forma demoniaca e utilizza la pergamena Carica violenta a consumo Alto. Di conseguenza la tech ha potenza Critica. Trovandosi esattamente di fronte a Jethro, egli non ha bisogno di muoversi.
Il compagno animale, invece, mira a graffiargli semplicemente il volto. Gli artigli sono armi naturali.

Note: Dai che ce la facciamo a fare otto turni di combat!! XD

 
Top
Vorgas
view post Posted on 6/7/2014, 22:45




I Quattro Regni – Crocevia per il Nord
Notte di nuvole scure

Da ore ormai il sole era scomparso, le tenebre già dominavano l’orizzonte tingendo il paesaggio d’un placido nero. Nessun timore in quelle ombre, né nelle nuvole scure che coprivano il cielo, questo pensò Madeleine già troppo impaurita da ciò che qualche giorno prima era successo. Jethro la osservò per qualche minuto prima di decidere come avvicinarla; sapeva che a preoccuparla era stato il Battesimo del Re. Nulla che fosse spaventoso in realtà, il vecchio Abel li aveva semplicemente benedetti in nome d’un antico re, come buon auspicio e protezione verso il male. Aveva detto infatti che molti su al Nord, erano stati posseduti da spiriti malvagi che li avevano portati sino alla pazzia, per questo aveva deciso di proteggere i due piccoli da tale sorte. Ma la tenera età della piccola e la sua incurabile diffidenza, l’avevano portata a temere questi spiriti, tanto che inquieta la si poteva vedere mentre si contorceva terrorizzata. Jethro la guardò e sorrise, si sentì per la prima volta realmente più grande di Madeleine.
Uscito dal carrozzone si dirise a passi lenti verso la bambina, ella stava seduta sull’erba fresca con la testa tra le ginocchia. Con un’elegante piega, l’acrobata raccolse uno degli ultimi fiori rimasti, una campanella azzurra molto particolare che riusciva a resistere anche ai primi freddi invernali. Giunto alle spalle di Madeleine, si chinò sopra di lei superandola con il busto e mise il suo viso davanti al capo della bambina, sorrise genuino e schiarì la voce per richiamare la sua attenzione. La mano destra che teneva il fiore raggiunse il volto, mostrando sin da subito il dono.

«Mi scusi principessa triste, forse questo mio dono può tirarla su di morale?»

Esordì con tono enfatico l’acrobata. Lei nemmeno sussultò, come se già sapesse della sua presenza. Si limitò ad alzare il volto a guardare gli occhi grigi dell’amico, nascondendo il volto tra le braccia. Tornò subito china sprofondando tra le ginocchia, il volto di Jethro divenne perplesso ma non perse le speranze. Poggiò il fiore a terra e si sedette di fronte alla bambina ora guardandola in fase contemplativa. In realtà il tutto risultò piuttosto satirico, visto il soggetto completamente truccato e variopinto, la sua sembrò più un’ imitazione.

«Dimmi Madeleine, non saranno stati i discorsi di Abel a farti venire questa fifa?»

Disse l’acrobata battendosi l’indice sul mento. Ora il suo volto era fintamente infastidito.

«Soltanto i mocciosetti potrebbero credere a certe cose…»
«Smettila stupido! Tutto ciò che ha detto Abel è vero! Io conoscevo qualcuno che è stato al Nord… impazzì e dovettero ucciderlo…»

La bambina alzò il capo decisa mentre parlava, dai suoi occhi sgorgarono lacrime blu enormi, cariche d’una paura tanto profonda come solo i piccoli potevano provare. Jethro la osservò stupito, dispiacendosi per tanta sciocca tristezza.

«Io non voglio impazzire! Io non voglio che mi uccidano!»

Il pianto divenne più intenso, gli occhi sembrarono deformarsi per le lacrime che sgorgarono. L’acrobata allungò il suo braccio esile poggiando la mano sul capo della bambina. Nonostante tutto ciò lo divertisse molto, sentì una paura tanto intensa in lei da intenerirlo. Non volle deriderla com’era solito fare, non sarebbe servito a consolarla. Madeleine guardò Jethro fermando il suo pianto, il suo volto straziato apparve privo di ogni speranza, terrorizzato come davanti alla morte stessa. L’acrobata allargò il suo sorriso in una smorfia bonaria e accondiscendente, guardò con occhi gentili la bambina rincuorandola.

«Non devi far brutti pensieri Madì, fino a che sarai vicino a me nessuno ti farà impazzire e nessuno ti ucciderà.
Non ti abbandonerò mai.»


Il volto della bambina sembrò illuminarsi alle ultime parole del ragazzo, un sorriso si distese dall’imbronciarsi precedente. Ma durò per poco, questa infatti ripiombò subito in una tristezza forse ancor più profonda, i suoi occhi tornarono a guardare il suolo, le labbra si mossero lente timorose nel parlare.

«E se dovesse succedere a te?»

______________________________

◊ Mosca Cieca

Perché mi hai abbandonata?
Perché mi hai lasciato sola?
Perché mi hai tradito?
Perché mi hai ucciso?


Un urlo muto sconvolse suoi lineamenti.
Ogni logico pensiero di Jethro venne completamente fatto a pezzi. Il solo manifestarsi della figura di Madeleine lo aveva fatto crollare completamente, spezzando ogni più sottile ramoscello su cui si poggiavano le sue certezze. Quell'immagine comparsa improvvisamente nel nulla di quel deserto era davvero la ragazza. Come poteva esser scomparsa per poi apparire lì? Una terribile verità invase la mente dell'acrobata portandolo completamente alla pazzia. La terra rossa su cui camminava altro non poteva essere che il mondo dei morti. Ecco allora spiegate le ombre torturatrici, le immagini sfuggenti e le creature diaboliche, tutto raggiunse un'armonia perfetta spiegando nitidamente tutto. Ma fu proprio tale pensiero a squarciare la mente di Jethro, decaduta in un sol respiro della ragazza. La sola ragione per cui Madeleine potesse esser lì era perché morta, e ciò era imputabile soltanto ad una mancanza da parte di Jethro. Questa fu la prima ed unica motivazione che trovò l'acrobata e non riuscì a reggerne il peso. Schiacciato dalla colpa lasciò che il suo pensiero per intero cadesse nell'oblio, spalancando le porte della prigione del Prensiyah. Troppo sconvolto il giovane per notare l'echeggio malefico delle parole di Madeleine, fin troppo semplice per la creatura interfacciarci con l'ambiente circostante creando quelle illusioni. Attirò il ragazzo verso la disperazione più profonda permettendo la sua ascesa. L'intero universo in cui si trovavano era pervaso dall'essenza dell'Oneiron, tanto che il mostro poté quasi essere sicuro di esserci dentro. Da tempo ormai non varcava le soglie di quel mondo e anche in quell'occasione vi era un grosso limite. Prese completamente il controllo sul corpo di Jethro e lo manifestò con oscura arroganza. Il marchio sulla fronte cominciò a diramarsi velocemente pochi istanti dopo che Jethro vide l'immagine della ragazza, di lì bastò poco prima che l'Ombra riuscisse a risalire il subconscio del giovane prendendo possesso delle sue membra. Il derma venne completamente tinto dalla china più nera, alcune linee bianche cominciarono a disegnare strani simboli sul suo corpo seguendone l’ossatura, non mutando le fattezze dell'uomo ma semplicemente decorandolo con quel lucido bianco.
Nemmeno riuscì a dischiudere gli occhi della sua nuova rinascita che l'ombra venne privata della vista. Un'intensa luce colpì la visuale completamente, tanto intensa da far contrarre le nere pupille del mostro renderlo cieco. Si da subito l'Oneiron lo mise alla prova con le sue illusioni, che rifiutasse un suo figlio all'interno d'un corpo impuro? Non si diede risposta. Barcollò d'un passo all'indietro e istintivamente portò le proprie braccia davanti al volto, qualunque cosa l'avesse accecato avrebbe sicuramente attaccato. Non tardò il fato a dargli ragione, gli artigli di una bestia cercarono di graffiare le braccia poste a difesa riuscendo a scalfire poco, la coda del mostro partì rapida cercando di colpire nella direzione da dove provenne l'attacco con poca precisione. Ciò che accadde successivamente non venne compreso appieno dall'Ombra, ma riuscì soltanto a percepire che qualcosa nel suo avversario era cambiato. La sua stessa presenza ora grondava di un sentimento d'odio tanto profondo da essere inumano. Nessun uomo poteva provare tale sentimento nero, nessuno che avesse mai incontrato il mostro, l'unico ricordo dello straniero era ciò che Jethro aveva visto. Non riuscì a muovere un passo, sentì il suo corpo venir dilaniato da diverse lame. Partendo dal pettorale sinistro e scendendo sul fianco, la forza impressa dalle lame fu tale da fermarlo sul posto impedendo qualsiasi movimento. Una sensazione calda lo avvolse in quel punto, l'Ombra seppe che si trattava di sangue sentendo l'odore ferroso infestare la zona. Il dolore non gli impedì di reagire prontamente, nessuna smorfia solcò il suo volto se non quella d'un ampio sorriso malevolo. Sembrava divertito, entusiasta davanti a tutti quegli accadimenti tanto che i suoi occhi si erano dischiusi mostrando uno spettacolo osceno. Il nero della pupilla era completamente coperto dal cremisi dell'iride, l'occhio stesso sembrò grondare sangue scuro. Avrebbe desiderato tanto vedere lo straniero basito davanti a quella mancanza nel sentir dolore, nonostante l'attacco avesse completamente colpito il mostro. Dalla sua mano sinistra scivolò una biglia color arancione, agile rotolò dal tubo metallico che l'essere si portava avvinghiato al braccio, facendo comparsa quando già stava ai fianchi di Jethro.



«Della vista mi fai difetto straniero ...»

Le mani del Principe salirono a tapparsi le orecchie, faticò un poco con la sinistra ma il ritardo fu breve, il sorriso si allargò ancor più mostrando la dentatura bianca, maschera di pura follia.

«... cantami allora del tuo odio!»

La biglia toccò per terra ed esplose, un suono stridulo si propagò rapido nell'aria cercando di disorientare l'avversario davanti a lui. Già malconcio, quel stridulo rumore metallico avrebbe potuto intontirlo quell'attimo che bastava al mostro per reagire. Nulla poteva vedere in quel momento, ma presuppose che il nemico che poco prima lo aveva squarciato fosse ancora davanti a lui. Portò rapidamente il braccio sinistro in avanti e aiutandosi con un passo cercò di afferrare alla cieca il suo avversario. Il braccio si mosse in modo circolare così da aver più portata. Se l'avesse preso in qualche appiglio, sia di pelle che di vesti, avrebbe cercato di tirarlo a se con forza portandolo a terra. Contemporaneamente la destra armata della sciabola partì. Seguita dalla coda che viaggiava sottostante seguendo i movimenti della spada, avevano anch'essi una traiettoria circolare, in un movimento di tondo diritto.
L'insidia sarebbe stata maggiore se la sua mancina avesse avuto presa salda sul corpo dell’uomo. Se ci fosse stato un contatto, la mente dell'Ombra avrebbe generato nel pensiero altrui un immagine terrificante della sciabola. La sua lama sarebbe fiorita in altre due d'uguale fattura. Provenienti dalla stessa elsa, queste avrebbero tagliato l’aria tre direzioni perfettamente parallele tra di loro. Ciò sarebbe stato soltanto un abile giogo della mente dell’Ombra, quella reale infatti sarebbe stata quella al centro, mentre le altre avrebbero soltanto attraversato il corpo dell'avventore, perdendosi poi in una nuvola.

≈ Lex vincŭlum de Civitas ≈



Corpo: Malconcio Danni: Contusione Media alla Schiena, Lacerazioni Critiche sul petto e il fianco sinistri Totale: Critico+Medio
Mente: Attratto dalla potenza avversaria Danni: /
Energia: 35% (40 -0 -5)
Capacità Straordinarie: 6 (4 Velocità 2 Forza)

Equipaggiamento
Shahrazād أموري [Sciabola] (Impugnata dx)
Falco Nero [Pistola] 3/5
Coda pensile [Arma Naturale]

Stridio [Biglia Dissonante] 0/1
Anch’esso un composto essenziale dei Chiarroccia, utile in diverse situazioni e per questo utilizzato spesso. Una biglia verdastra apparentemente innocua nasconde dentro di se svariati componenti quali metalli e gas che reagiscono con l’ossigeno. Quando infatti la biglia verrà fracassata, i reagenti a contatto con l’aria genereranno un suono molto acuto, uno stridio che colpirà i timpani di chi è nella zona provocando un lieve senso di confusione e dolori ai timpani e alle tempie. Il suono durerà pochi istanti, provocando fastidio subito e deconcentrando per qualche istante chiunque ne senta l’acuta nota. [Oggetto: Biglia Dissonante]

Passive
Ottime capacità di contorsionismo; Equilibrio pressoché perfetto; Insensibilità al dolore fisico

Attive
Potenziamento CS +2 Velocità +2 Forza 1/2 - Offensiva Psionica danno Fisico (Basso)

Mornòl Questo il nome dell’incubo, o almeno così crede Jethro. Da quando realizzò ciò che aveva fatto, soltanto questo nome salì alla sua mente per definire l’orrore –e il piacere- che provava. Ma questo è soltanto un nome, uno dei tanti per chiamare quel cancro che lo getta senza esitazione in un vortice di violenza e massacro senza alcun significato. Quando infatti il suono di Mornòl echeggia dentro di lui, per colmare il vuoto e la fame che ormai regnano in Jethro, quando il sangue maledetto scorre ancor più forte, pulsando nel cuore per dargli forza, l’incubo prende forma mostrandosi a tutti. Il suo corpo è molto simile a quello di Jethro, uguale in tutto in realtà se non per le ordite trame tatuate che si dipanano dall’emblema posto al centro della sua fronte. I suoi occhi si tingono di un rosso sanguineo, vogliosi di aver ancora sangue e carne, bramosi di una nuova preda. Il derma assume un tono scuro, un grigiore malsano eppur forte e feroce. La sua mente si perde completamente, lasciando che soltanto il puro istinto affiori e spingendolo soltanto verso il massacro incondizionato. Tutto ciò non darà soltanto un aspetto terrificante e una mente perduta, la forza e la velocità di Jethro infatti verranno aumentate in modo consistente e duraturo, fornendo il potere necessario alla bestia di compiere la sua razzia di corpi. Ma quando l’euforia scompare dopo il suo sfogo, quando la ragione torna a guidare la mente corrotta di Jethro, egli paga uno scotto per le capacità donate, perché tanta è la foga del sangue da voler superare ciò che il corpo consente. Il giovane infatti si ritroverà affaticato e lesionato nel suo interno, in quei vasi che prima potenti portavano il sangue malefico, come un ricordo di come quel potere altro non è che una maledizione.
[Oggetto: Pergamena vuota + Pergamena “Berserk” 2 CS Forza 2 CS Velocità]

Non soltanto la precisione è ciò che rende gli attacchi di tali guerrieri sorprendenti, essi infatti sono abili ingannatori nell’arte bellica, non fermandosi soltanto al rude cozzare delle spade ma mettendo anche in pratica alcuni escamotage atti a cogliere di sorpresa il nemico. Primo fra tutti è la capacità di duplicare le proprie armi, non in senso fisico ma soltanto dando l’apparenza che queste siano di più di quello che sembrano. Gli esuli infatti, sono in grado di creare delle vere e proprie copie delle proprie armi percepite soltanto da coloro che ne sono il bersaglio. Che sia lo propria spada, un proiettile o una freccia, questa verrà affiancata da svariate sue copie irreali, atte semplicemente a confondere così da non poter percepire quale sia la reale. Si potrà quindi vedere la spada esser seguita da una scia di altre spade mentre la si muove oppure un dardo volare in stormo con molti altri suoi simili, diretti verso il proprio obbiettivo. Con una misera concentrazione sarà possibile dissipare tale illusione tornando a veder soltanto l’originale, ma in caso contrario, tale colpo andrà sicuramente a segno senza che si riesca a comprendere quale fosse la reale offensiva.[Pergamena “Arma Illusoria”]

}●{

Sunto

La prima parte è un flashback di Jethro, qui Madeleine (la ragazza che infesta i suoi incubi nel combattimento) teme per alcune leggende e dicerie legate alle ombre dell'Edhel.
La visione della ragazza "ancora viva" strazia completamente la mente di Jethro. Questa infatti è la prova per lui che quell'intero mondo è l'aldilà (concettualmente) e per questo entrambi sono morti. Ciò convince Jethro della sua colpa per la morte di Madeleine e permette all'ombra Prensiyah di prendere il controllo del suo corpo. Essendo posta nel subconscio dell'acrobata è stata l'ombra stessa a provocare le visioni, così da permettere il suo emergere. Ciò coincide con la trasformazione (Pergamena "Berserk" - Consumo Nullo / +2CS Forza & Velocità) la quale tinge di nero la pelle dell'acrobata e lo disegna con linee chiare, tutto ciò avviene in contemporanea della luce accecante, che priva della vista Jethro. Istintivamente si porta le braccia al volto e para l'artigliata del lupo senza subirne danni consistenti, al quale cerca di rispondere con un attacco fisico con la coda. Lo stordimento dalla cecità improvvisa gli impedisce di difendersi dall'attacco avversario prendendolo in pieno (Danno Critico), ma il non partir alcun dolore gli permette di reagire abbastanza velocemente. Lancia infatti una Biglia Dissonante la quale genera un forte stridio cercando di confondere l'avversario. Successivamente -sfruttando le CS- Jethro compie un movimento circolare con il braccio cercando di afferrare l'avversario e tirarlo a se, successivamente seguirà un attacco contemporaneo con la spada e con la coda seguendo il movimento stesso del braccio. Se il primo contatto dovesse andare a buon fine, la lama della spada verrebbe percepita dall'avversario come triplicata, se non difesa a livello psionico. (Pergamena "Arma Illusoria" - Consumo Basso).

Note

Contrariamente a ciò che pensavo sono riuscito ad accorciare i tempi di risposta.
Ho approfittato dell’Evento e della sua trama per introdurre (a livello narrativo) i cambiamenti avvenuti nella patch di questo mese, dando nuovi particolari sulla storia di Jethro e dell’Ombra. La trasformazione è ispirata a Hidan di Naruto.
Sottolineo soltanto che il modo in cui utilizzo la pergamena "Arma Illusoria" è dato da questo ragionamento: per lanciare una tecnica psion è necessario un contatto con l'avversario, ed essendo cieco provo ad avere un contatto fisico afferrandolo, considerato che ti trova a poca distanza da me.
 
Top
view post Posted on 18/7/2014, 00:17
Avatar

And...bla..Bla..BLA
·······

Group:
Administrator
Posts:
6,262

Status:


Jethro vs Lommie Volkoff

» Vorgas

Scrittura. 6.5 /10

Il tuo stile si imposta su ritmi lenti, che lasciano molto spazio alla convincente - anche se a tratti prolissa - introspezione di Jethro. Cominciamo però a parlare della parte sintattico-grammaticale del tuo operato.
Leggendo i tuoi interventi ho notato soltanto una manciata di errori di battitura, alcuni dei quali immagino siano dovuti a una mancata correzione della correzione. Ad esempio a me capita spesso, quando rileggo, di stravolgere intere descrizioni, modificare periodi, aggiungerli, toglierli o spostarli. Una volta fatto ciò è comunque necessario rileggere di nuovo, perché spesso sfuggono alcune incongruenze. Non sono affatto errori gravi, ma è giusto segnalarli. È però del ritmo del tuo testo che voglio parlarti. Costruisci i periodi in modo tal volta poco efficace, come quando coordini con una semplice virgola un paio di frasi che potrebbero benissimo restare staccate per via del loro significato completamente differente, o al limte unite con una semplice congiunzione e. Gli esempi sono davvero molti, e ti invito a rileggere qualche tuo post facendo attenzione all'effetto che questa accoppiata di frasi (poco vincente se ripetuta) provoca alla lettura. È anche questo uso improprio e soprattutto continuo che fai delle coordinate che rende alcuni tratti del testo un po' stopposi e poco piacevoli da leggere. Dovresti inoltre fare attenzione alla divisione in paragrafi del testo. È una scelta che spesso gli scrittori fanno in modo istintivo, senza pensarci, ma l'effetto di una serie di paragrafi bene equilibrata è davvero sorprendente e piacevole.
Non posso però che premiare l'impegno che hai messo in questa giocata, ed apprezzo lo sforzo di evolvere il personaggio in qualcosa di nuovo. Sfrutti dunque - com'è giusto che sia! - quest'occasione particolare (l'introduzione di un grosso pezzo dell'ambientazione, l'Oneiron) e lo fai in modo organico a quanto detto grazie alla presenza del Servo della volontà, condiviso col tuo avversario in modo poco chiaro ma efficace per entrambi. Mi è piaciuta l'interpretazione che dai di questa "dualità", l'abominio all'interno di un animo buono. Non si tratta certamente di un concetto originale da prendere in considerazione, ma sono sicuro che saprai renderlo speciale, a modo tuo. Per adesso si tratta di innovazioni poco brillanti, che mancano di qualcosa per rendere davvero speciale il tuo personaggio.
Hai un'ottima cura dei post che arricchisci con immagini e musica, anche se la chitarra in quella cover strumentale di Fear of the Dark mi è sembrata decisamente incerta - ma è solo un mio parere.


Strategia. 6.5 /10

Il duello è terminato prima del previsto, in uno stato di precario equilibrio. Tra i due tu sei quello che ha calcato un po' di più la mano, elaborando le strategia più complesse ma osando di più in terminio energetici e tecnici. Subisci molto ma infliggi altrettanto, e anche l'uso che fai del Servo della volontà non è affatto male. Attenzione però che consumi proibitivi come un Critico avrebbero potuto metterti in difficoltà, verso la fine del duello. Hai fatto bene a "risparmiare" grazie al servo e a Berserkr, che ti ha permesso di ignorare il dolore di un colpo del genere, e anche l'uso strategico della Nebbia mi è piaciuto molto.
Ne approfitto per farti un appunto: è rischioso non difendersi mai, ma è davvero poco intelligente non possedere difese contro tecniche, soprattutto contando la tua pericolosità che non è tra le più basse. L'utilizzo pseudo-difensivo che fai con la pergamena Nebbia non è abbastanza, come non lo sarebbero state le difese dagli attacchi fisici fornite dal tuo talento. Cominciare un duello con la consapevolezza di dover subire ogni cosa che il tuo avversario ti lancia dosso ti mette semplicemente in balia del nemico. Dopo del tempo può addirittura essere considerato un comportamento antisportivo, poiché un avversario potrebbe essere costretto in qualche modo a trattenersi, sapendo di avere la strada libera davanti a sé. Procurati una difesa il prima possibile, mi raccomando, altrimenti la tua strategia non potrà mai fare un salto di qualità.
Sei il vincitore - anche se di pochissimo - sul campo, e questo è comunque un punto a tuo favore.


Sportività. 5.75 /10

Sono rimasto un davvero interdetto per via dell'autoconclusione che commetti quando, nel secondo turno attivo, il tuo attacco fisico si infrange sulla barriera d'aria del nemico e fallisce miseramente. Di certo questa scelta non ti avvantaggia in alcun modo, ma anzi ti sei praticamente auto-penalizzato, poiché l'attacco aveva qualche remotissima chance di andare a segno. Ma, e questo è l'appunto più importante, hai descritto qualcosa che non spettava a te decidere: la sola (anche se quasi totale) certezza che il tuo avversario si sarebbe di sicuro difeso non ti autorizza ad autoconcludere l'esito del colpo, poiché l'ultima parola spetta lui. Si tratta comunque di un errore innocuo, un comportamento borderline, anche se ha in qualche modo costretto l'avversario a compiere una certa azione. Quello che ti è sembrato un semplice espediente narrativo è in realtà una mossa al limite del lecito, anche se non ti ha penalizzato come avrebbe fatto un'autoconclusione vera e propria.
Meno "innocente" è invece il tuo ultimo turno, in cui forzi decisamente la mano per mantenere il ritmo delle offensive precedenti: utilizzi biglie, attacchi fisici e tecniche di distrazione psionica tutte insieme, pur essendo completamente cieco. Avresti dovuto adottare una contro-offensiva di sicuro meno elaborata, perché la situazione risultasse perlomeno credibile. Ed ecco un altro appunto sempre sul tuo ultimo turno: non ho ben capito inoltre come Jethro riesca a "percepire l'odio" del nemico in modo istintivo, quasi sovrannaturale, senza possedere apposite passive. Capisco la necessità descrittiva, ma avresti potuto considerare altri fattori meno fantasiosi, ad esempio quello uditivo, per comprendere che qualcosa non andava.
Ad ogni modo il combattimento si svolge senza complicazioni e deficienze comportamentali, e neanche grosse incomprensioni dal punto di vista del regolamento.


Voto finale: 6.25 /10

Oblivion «


Scrittura. 7.25 /10

Non ho molto da dire in questo campo. Il tuo stile è molto diverso da quello del tuo avversario sotto svariati aspetti. I tuoi post sono brevi, concisi - forse eccessivamente, ma non si tratta di un indicatore di scarso impegno -, leggeri e scritti in modo assolutamente corretto ed equilibrato, ma soprattutto diretto e piacevole da leggere. Non ho riscontrato errori grammaticali o sintattici di nessun genere, a parte una ripetizione sola nel primo paragrafo del tuo ultimo post (era la cosa peggiore di quel supplizio). Ad ogni modo non commetti errori o imprecisioni rilevanti.
Lomerin mi è sembrato decisamente vivido e prominente all'interno di questa particolare ambientazione, protagonista in questo sogno almeno quanto l'avversario. Questo grazie alla sua personale ed erronea interpretazione dell'Oneiron ma anche grazie al rapporto con il se stesso del passato (buon modo di sfruttare questo Servo della volontà che c'è e non c'è), un'iterpretazione resa in modo abbastanza gradevole e sorprendente. L'interpretazione è convincente e anche le descrizioni sono appropriate, soprattutto quelle del dolore che provi sono state molto azzeccate. Peccato che queste epopee introspettive (di entrambi) siano rimaste leggermente in sospeso, a metà del duello. Da un giocatore esperto come te non c'era da aspettarsi altro, forse uno sforzo in più per rendere la giocata un po' più memorabile.


Strategia. 6.25 /10

Devo fare un appunto iniziale, prima di cominciare, che è valido per entrambi ma che interessa soprattutto te. I pochi post attivi di questo duello sono stati appena sufficienti a fare considerazioni strategiche abbastanza puntuali, e chissà come sarebbe terminato lo scontro se fosse stato completo. I risvolti a lungo termine delle rispettive strategie si possono solo intuire, ed è impossibile valutarli. Si tratta pertanto di una valutazione meno completa di quanto avrei voluto.
Subisci troppi danni - davvero troppi - in poco tempo ed è strano che tu, essendo l'unico che tra i due possiede difese, ne esca più malridotto del tuo avversario. Avresti potuto cercare di smorzare quel critico così pericoloso che ti ha davvero fatto male, avresti potuto anche evitare di adottare strategie così autodistruttive come quell'ultimo critico. Se nel primo turno non ti è proprio possibile farlo per via degli impedimenti visivi, anche nel secondo eviti di infierire sull'avversario più del dovuto - anche se lo metti in una posizione davvero difficile. La prima offensiva che lanci è quindi debole dal punto di vista strategico, mentre la seconda è più vincente, non tanto per la carica devastante, bensì per l'uso che fai del Servo della volontà. Con quella mossa hai messo seriamente in difficoltà il nemico, più che con il danno Critico che poi hai subito, senza però infierire più del necessario.
Avrei voluto leggere il tuo terzo post attivo per farmi un'idea migliore, ma così non è stato. Ad ogni modo si tratta di una prova più che convincente, anche se ti è mancata l'incisività strategica che avresti potuto avere ed il tempo di ribaltare una situazione, alla fine di questi due turni, decisamente poco rosea per Lomerin.


Sportività. 3.5 /10

Le regole sono regole, ed è mio compito applicarle.

Considerati dunque i tuoi otto giorni di ritardo senza proroghe, e la penalità prevista (0.5 ogni turno), ti ho assegnato una penalità di -4 al voto in sportività.

La tua prestazione, come puoi intuire, è stata irrimediabilmente inficiata da questo consistente malus, che però era inevitabile arrivasse, e penso che riceverlo non ti sorprenderà. Ed è un vero peccato, poiché hai sempre mantenuto un comportamento decisamente corretto, senza calcare troppo la mano su un avversario privo di difese e senza forzare in nessun modo la tua strategia offensiva quando eri accecato dalla Nebbia. Conosci bene il regolamento e non compi errori. Ci ho messo un po' a capire che Affinità animale permette di usare il compagno animale in combattimento. Ti consiglio di inserire una piccola nota in scheda e renderlo esplicito.
Hai mantenuto un comportamento più che distinto, insomma. Molti dei tuoi demeriti strategici si tramutano in meriti sportivi, da questo punto di vista, e non ho altro da aggiungere se non un'altra lode al comportamento cordiale mantenuto da entrambi voi.


Voto finale: 5.66 /10


Il vincitore del duello è Vorgas!
Il vincitore ha diritto ad un post conclusivo di vittoria.


Correttore Hole.
 
Top
Vorgas
view post Posted on 18/7/2014, 19:39




L’enfasi di sangue crebbe ancor più. L’ombra ormai possedeva per intero il corpo del giovane muovendolo a suo piacimento e senza alcun limite posto dalla volontà dell’umano. Nemmeno lo sentiva agitarsi nel suo subconscio, sprofondato in quel nero oblio senza fine dal quale non sarebbe mai risalito. Troppe le emozioni che l’ombra aveva instillato in lui, troppe le paure che divoravano l’anima dell’acrobata. Nella grande distesa sabbiosa dell’Edhel, non vi era traccia dell’uomo chiamato Jethro. Nemmeno il suo corpo era più riconoscibile, tinto completamente in nero e ornato da quelle grezze linee bianche a definirne l’ossatura. Nessuna innocenza nel malefico ghigno, nessuna redenzione nelle iridi cieche di quella bestia. Il lupo avrebbe visto soltanto una creatura più simile ad un demone che ad un uomo. La mano dell’Ombra riuscì a prender il braccio del mezzo lupo, con presa salda lo piegò a terra facendolo suo. Gli stava sopra senza riuscire a vederlo, poteva soltanto sentire l’odore ferroso dell’abbondante sangue che copriva entrambi. Era lì, sotto di lui, avrebbe calato la sciabola con potenza e senza badare alla forza; ovunque avesse colpito la sua lama avrebbe tranciato. Già sentiva tra la lingua la calda sensazione del sangue, quel gusto che riempiva per intero la bocca mandando in estasi i sensi del mostro. Non riuscì a resistere oltre e la sua arma cominciò a calare potente, il suo braccio si gonfiò per lo sforzo mostrando tutta la potenza del muscolo, era pronto per la mattanza.

Fermati

Un potente comando dominò la sua mente, un’imposizione imperativa che non riuscì ad ignorare. La bestia non vide cosa successe, pervasa dalla cecità e dalla rabbia. Il suo corpo venne completamente bloccato senza che potesse proseguire l’azione, il suo colpo restò sospeso a mezz’aria nella completa immobilità. Cercò di liberarsi da quella costrizione ma fu inutile, egli infatti non poté vedere i lunghi lacci candidi, allungarsi da quello che fino a poco prima lo aveva accecato. L’ombra che sovrastava l’avversario infatti, tornò ad esser candida più della luce assumendo fattezze di donna. Il crine di essa cominciò ad allungarsi formando tentacoli di pura luce, cingendo il mostro ad ogni giuntura e riuscendo a fermare il suo insano gesto. Era furioso, digrignò i denti tanto da far sanguinare le gengive, quasi sembrò ruggire per quell’ennesimo ostacolo che gl’impediva di proseguire. Cosa ancora lo bloccava? Così insormontabile era l’avversario che sotto di lui era disteso? Ben presto ebbe la risposta.
Il suo corpo cominciò a svanire lentamente. Dapprima soltanto momentanee sparizioni, alcune parti sembrarono venir coperte da un invisibile velo, ma più il tempo passò più questo svanire della sua figura divenne concreto e duraturo. Come il riflesso su di uno stagno mosso, l’immagine dell’oscuro abominio cominciò a scomparire dall’ambiente circostante. La bestia si accorse di questo fermando la propria ira e anzi, cominciando a sorridere d’un ghigno osceno.

«Infondo mi dispiace»

Sentenziò con voce pacata e calma, i tentacoli luminosi cominciarono a stringer ancor più attorno agli arti dell’Ombra immobilizzandola ora del tutto, soltanto il capo restò libero.

«Dentro di te si agita qualcosa d’oscuro, una forza antica e brutale, una creatura affine a me»

Il sorriso della bestia si allargò ancor più ingrandendosi in modo innaturale; i denti ingialliti e lerci davano un’aria ancor più mostruosa all’essere dell quale rimaneva soltanto il capo. I suoi occhi completamente neri sembrarono osservare divertiti lo straniero ai suoi piedi, colmi d’una cieca fame che non conosceva riposo.

«Avremmo potuto essere amici»

Fu proprio sul finire di quella frase che anche la testa dell’Ombra scomparve non lasciando alcuna traccia della sua precedente esistenza. Impossibile comprendere dove fosse finita, inutile cercare in quel mondo fatto d’illusione e incubi. L’ombra era finita a danzare con le sue consorelle nell’immenso mare dell’Onerion.

 
Top
9 replies since 7/6/2014, 16:40   386 views
  Share