Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Il giovane dagli occhi d'Ambra, [Contest Giugno - "Normale"]

« Older   Newer »
  Share  
Vorgas
view post Posted on 17/6/2014, 17:50




Ricordo d’un fanciulletto dagli occhi d’ambra.
I suoi sguardi silenziosi,
l' emozioni trattenute.

Disteso sull’erba secca riposavo le membra stanche, il cappello copriva i miei occhi dal sole, lasciando uno squarcio dal quale sbirciavo il cielo. A fianco Madeleine, seduta con le braccia dietro a far sostegno, osservava interessata lo sfilare degli artisti nella loro quotidianità. Doveva esser tutto in ordine per domani, giorno di spettacoli. L’andirivieni frenetico era difficile da seguire. Come durante un mercato cittadino, le persone si accalcavano nelle varie zone del circo intente a controllare e preparare il tutto per l’indomani, un corteo dove ognuno spingeva credendo di aver più diritto, nulla di più.

«Ti fissa sempre quando ti vede, e appena lo guardo abbassa la testa»

La voce della ragazza sovrasto il brusio generale attirando la mia attenzione. Non sapevo a chi si riferisse, ma essendoci soltanto io al suo fianco, non poteva che esser qualcosa che riguardasse me.

«Chi?»

Risposi secco senza muovermi, vidi lei girarsi verso di me sorpresa. Forse pensava dormissi e quello altro non era che un pensiero ad alta voce. Madeleine esitò un istante a rispondere, combattuta sul proseguire la conversazione, ma nei suoi occhi vidi che non riusciva più a sopprimere quel pensiero.

«Ismael, il figlio del trasformista.»

Puntai subito l’occhio sul ragazzo. Un fisico asciutto e ossuto dal derma color della sabbia, i capelli crespi e scuri erano lasciati crescere a cespuglio, sottili rovi secchi sul suo capo formavano un cespuglio carbonizzato abbastanza buffo. Ciò che più m’impressionava di lui eran i suoi occhi: colorati con gusto e immaginazione, questi parevan due pezzi d’ambra perfetti. Venature innaturali attraversavano l’iride formando riflessi unici con i raggi del sole. Proveniva dalle terre più meridionali dell’Akerat, dove si diceva che la gente fosse imbastardita con i demoni e per questo avevan la pelle scura. Forse questo preoccupava Madeleine, o più probabilmente una piccola venatura di gelosia che soltanto ora la ragazza mostrava.

«Tutti dicono che è diverso come suo padre. Resta sempre in disparte quando i maschi giocano, preferendo restare con le ragazze. Per questo tutti lo prendono in giro e anche gli adulti sorridono quando lo vedono passare, ma non per diletto. Se poi aggiungi quello stupido nome con cui lo chiama suo padre!»
«Isy? Non mi sembra così stupido»

Sussurrai con voce rauca restando sdraiato.

«Ma non è nemmeno da ragazzo! E poi tutti quei vestiti da donna che usa negli spettacoli, ogni volta che li mette sembra esser a suo agio. Questo non è normale! Non voglio che uno così ti fissi.»

Mi alzai di scatto facendola sussultare, ma non solo lei venne sorpresa. Ismael stava semi nascosto dietro ad una grande cassa in legno, fingendo si rovistare in esse, mentre mi guardava con interesse. Quando mi vide fissarlo abbassò subito lo sguardo, certo che l’avessi. La sua pelle assunse quel bellissimo color olivastro ogni volta che si sentiva in imbarazzo. Probabilmente desiderò d’esser tanto piccolo da risultare invisibile in quel momento.

«Infondo, chi è normale in questo posto?»

Le parole uscirono con leggerezza dalle mie labbra, uno sbuffo umoristico seguito da un sorriso che, sicuramente, avrebbe fatto arrabbiare Madeleine. Paonazza in volto infatti, ruotò il capo dall’altra parte, ribollendo come una pentola di fagioli per l’ennesima sconfitta verbale. Sapevo che un’uscita del genere l’avrebbe zittita, non sopportavo quando riportava dicerie degli artisti, colme d’invidia e vizio. Ben capiva però quel sentimento d’attaccamento e apprensione della ragazza, io per lei ero la sua famiglia intera e sentirla minacciata –anche se per stupida gelosia- la preoccupava. Io stesso concordavo sul fatto che quel giovane fosse strano, più di una volta m’ accorsi di quei suoi sguardi silenti, di quei suoi occhi unici che scrutano la mia figura quasi adorandola. Se in un primo momento m’infastidì, nel corso del tempo divenne comportamento costante e senza alcuna ritorsione, normale tanto da non badarci più. Eppure Madeleine era infastidita da quel comportamento e come lei molti altri, additandolo come diverso e schernendolo, non riuscendo a comprendere che quello era il suo comportamento e nulla aveva a che fare con i vestiti o con i nomi. Infondo –come tutti in quel circo- Ismael e suo padre erano artisti e le vesti che indossavano altro non erano che finte identità. Come la gente riusciva a giudicare strano, qualcosa che già si presenta come falsità?

______________________________


Il cielo disegnava con i suoi astri i miei pensieri in subbuglio. Le lunghe scie cosmiche, s’intrecciavano in modo cortese, non provocandosi disturbo alcuno, mostrando ai miei occhi spenti le forme zodiacali. Distratto guardai senza cogliere alcun segno, troppi i pensieri tristi e gravi che schiacciavano il mio capo, troppe le scritte e i ricordi che fiaccavano il mio morale. Solo una settimana era passata, ma ancora echeggiavano al mio orecchio le parole del vecchio. Maledetto, che ti è saltato in mente? Pensai agitato nello sfogo. Prima muori e poi mi dici di partire per una terra sconosciuta a lavare i tuoi panni sporchi! È forse questa la tua eredità? Avrei preferito una lanterna dorata del tuo calesse! Guardai il terreno scuro ignorando il miracolo celeste. Soltanto il fuoco del bivacco illuminava la zona, era ormai notte ma l’indomani sarei partito e ancora stavo preparando il tutto. La mia mano sfiorò il volto per un fastidio e mi sentii umido. Piangevo, un pianto isterico o forse anche più, infondo il vecchio era stato un padre per me. Nonostante lo maledicessi, sapevo che era soltanto per ricordarlo.

«Stai per partire dunque»

Un crepitio più forte sembrò dar tono a quella voce. Non la riconobbi e subito mi voltai per vedere chi nella notte mi osservasse. Mi stupì nel veder Ismael far capolinea davanti a me, i suoi occhi d’ambra variegata mi lasciarono nuovamente di stucco, come sempre. Quel ragazzo chiuso e distaccato da tutti gli altri da sempre mi osservava con non velato interesse, erano ormai diversi anni che vedevo i suoi sguardi e coglievo il suo interesse, tanto da non farci più caso ormai. Ma il suo avvicinarsi fu una sorpresa, sorrisi cortese chinando un poco la testa.

«Le promesse di un morto vanno mantenute, porta male infrangerle.»

Replicai con un detto comune. Nonostante potesse considerarsi un evento, l’umore volle far scivolare quella conversazione, sarebbe stata inutile .perché da li a poco sarebbe cominciato il mio viaggio. Mi voltai proseguendo con la preparazione, Ismael non avrebbe continuato.

«Verrà anche Madeleine con te?»

Il pronunciare il nome della ragazza fu quasi sofferto, tornai ad osservare il giovane mulatto interessato da quel particolare. Cosa cercava?

«Sarà un viaggio pericoloso e farò di tutto per non far partecipare Madeleine…»
«La invidio»

Fu poco più che un sussurro quello che uscì dalla bocca di Ismael. Quando si accorse del pensiero sfuggito, portò la mano sulla bocca chiudendola. La sua mite carnagione color sabbia, divenne ancor più olivastra dall’imbarazzo. Lo osservai perplesso e lui lo notò, subito si voltò pronto a correre lontano per quella figura, ma non lo potevo permettere, dovevo comprendere.

«Perché? Nemmeno so se riuscirò a tornare»

Le mie parole inchiodarono i piedi del ragazzo, non che fossero d’effetto, probabilmente fu lui stesso a voler restare perché ormai troppo era stato detto per lasciare incompleto. Si girò lentamente, i suoi occhi sembrarono mutare nuovamente per le fiamme del bivacco. S’avvicinò lentamente come a volermi studiare e quando fu abbastanza vicino si fermò fissandomi serio.

«Perché potrà stare con te»

Le sue parole mi colpirono come uno schiaffo, la sorpresa sul mio volto si fece grande dandomi un’aria piuttosto ebete. Senza che mi resi conto, Ismael si allungò verso di me e si avvicinò al mio volto. La sua pelle mulatta aveva un aroma unico, profumi innaturali e tenebrosi, ma suadenti e caldi. Rapide le sue labbra cercarono di poggiarsi sule mie, in un gesto istintivo ruotai il capo lasciando che queste scoccassero un bacio sulla gota. Un lungo istante passò, sentì la guancia bagnarsi ma seppi di non esser io a piangere. Ismael si alzò velocemente e si affrettò ad andarsene, prima di scomparire tra le ombre del tendone si fermò ancora un istante. Il profilo sottile era illuminato per metà dalla luna e dalle fiamme dandogli un’immagine ancor più mistica del solito. Ruotò appena il capo mostrando soltanto un suo occhio, gonfio d’una lacrima tanto grande da inondare il suo cuore.

«Buon viaggio,
Lucilphul l’angelo»

Scomparve tra le ombre perdendosi dopo pochi passi. A nulla servì il mio cercarlo con lo sguardo, la notte lo avvolse in fretta rendendolo un’ombra. Scioccato dal suo gesto e confuso, vidi soltanto una sottile striscia illuminata e comprensibile. Quelli che fino a quel momento furono strani comportamenti, si collegarono dandomi un’idea più nitida su quel ragazzo e su ciò che lo turbava.
Ismael mi amava, e tutto ciò divenne semplicemente normale.

Ho voluto affrontare il tema in un contesto leggero ma comunque particolare: spero nessuno si offenda.
Il testo è una riflessione di Jethro non ben identificata, un ricordo che non ha un preciso motivo di affiorare ma che vuole soltanto mettere in risalto l’accaduto.
Sperimento la prima persona per cercare di sviscerare la meglio il pensiero di Jethro e come sperimentazione personale ^^
Preciso soltanto una cosa: nella prima parte i protagonisti della vicenda hanno all’incirca 9/10 anni, mentre nella seconda sono già nell’adolescenza quindi 16/17 anni.
 
Top
0 replies since 17/6/2014, 17:50   52 views
  Share