Il cappuccio di tela grezza aderì al volto come se fosse stato unto. Emanava un leggero olezzo di cipolla, indizio di quello che doveva aver contenuto prima di essere elevato ad un ben più nobile utilizzo. Dai fori per gli occhi osservò i suoi compagni. Erano pronti, sembravano decisamente agguerriti e se ne meravigliò. Cazzo, non credeva che ci fosse tanta gente su quella nave così ansiosa di fare la pelle al nostromo. E pensare che lui, ultimo arrivato, era riuscito a mettere su così un fretta una così sana brigata gli riempiva il petto d'orgolio. Faceva finta di niente se tutti e quattro sembravano dei topi da stiva con il chiaro intento di depredare. La loro adesso era una missione di pace autoimposta. Tars doveva parlare, era ormai una questione di principio. Non facciamo rumore però. Non dobbiamo svegliare tutto l'equipaggio e soprattutto posate quei cazzo di coltelli. Il tono stizzito è dovuto alle lame che lanciano qualche bagliore sinistro di tanto in tanto. Non bisognava arrivare a quello. In linea di massima non era necessario che morisse qualcuno. Non dobbiamo ammazzarlo, dio, basta strapazzarlo. E giusto per mettere in chiaro le cose, rafforzò anche la sua posizione di capo della spedizione mettendosi in testa al gruppetto e premendosi un dito sul sacco in corrispondenza del naso. Da lì in poi silenzio assoluto fino alla cucina, dove il nostromo era stato visto l'ultima volta. Attraversarono la cambusa in punta di piedi, strisciando nel buio, nascondendosi tra le ombre. Erano tutti incredibilmente silenziosi e riuscirono a sgattaiolare tra i corpi addormentati dell'equipaggio come sorci ben avvezzi a non farsi scoprire dai gatti. La coperta era deserta. Mickey si guardò intorno. Fin li tutto facile. Forse un po' troppo. Il Tuttofare costeggiò due enormi casse a fianco del lato della Bianca e il resto del gruppo lo imitò. Maledisse ogni singolo tacco che urtava il legno del pavimento, ma stringendo i denti si ripeteva che non poteva farci nulla e che chiunque avrebbe pensato a normale amministrazione: uomini che vanno al cesso, giro di guardia, un oggetto che cade per colpa del rollio della nave... Non poteva biasimare del tutto i suoi uomini. Del resto anche lui non era infallibile nell'arte del silenzio. Aveva ancora molto da imparare, ma troppo poco tempo per cercare di conoscere tutto in questa vita. La porta della cucina sembrava rovinata più di qualsiasi altra cosa a bordo. Mickey si sporse dall'oblò che riluceva di un bagliore giallastro proveniente dall'interno. Il sacchetto che gli copriva la faccia ostruiva un po' la visuale e l'occhio solo non aiutava di certo, ma riusciva comunque a scorgere Tars armeggiare con qualcosa tra pentole e padelle. Era ora di agire.
Tars, il nostromo, la loro preda... Era lì, totalmente ignaro del pericolo che correva, del branco di animali selvatici pronti a braccarlo. Anche se in maniera un po' inusuale, Mickey sentiva il brivido della caccia attraversargli comunque la schiena. Il Tuttofare smise di indugiare. Due rapidi colpi di mano fecero da istruzione per i suoi compagni. Spinse la porta piano. Ciò che la preda si sarebbe trovata di fronte avrebbe terrorizzato chiunque. Quattro uomini incappucciati, lame e corde. Il tutto condito da una lugubre atmosfera e impiattato su un oceano salato in cui un corpo sarebbe potuto scomparire come un granello di sabbia nel deserto. Il Faccendiere sorrise anche se nessuno lo avrebbe visto. Quello spettacolo doveva fare davvero paura. L'urlo che seguì al loro ingresso fu testimone del fatto che il quartetto doveva davvero provocare un terrore sconcertante. Il nostromo non riuscì a trattenersi lasciando per un istante sgomenti persino i cacciatori che, tuttavia, si riscossero abbastanza in fretta da legarlo e ammutolirlo in fretta. Nel vederli, Tars, aveva persino lasciato cadere una piccola chiave che l'Aggiustatutto si fece scivolare in tasca. Poteva tornargli utile così come l'esperienza dei suoi compagni a riguardo della nave. Posto sicuro. Kamal li guidò fino ad una specie di sgabuzzino. Era il posto ideale per interrogarlo anche se, durante il breve tragitto, Mickey aveva notato qualcosa di strano provenire dall'uomo. Non era ancora avvezzo alle potenzialità del nuovo braccio che aveva pagato così tanto. Quando glielo avevano impiantato nessuno gli aveva spiegato un cazzo di niente e adesso, appena sfiorato il nostromo, il brivido che gli aveva restituito la mano nera era stato strano. Una sorta di percezione, un'intuizione o forse solo un'idea. C'era qualcosa di strano in quell'uomo, era come...coperto, da una sorta di velo di cui però non ne capiva esattamente la natura anche se un lieve sospetto cominciava a farsi largo tra i pensieri. Lo scacciò senza farsi troppi problemi. Era il momento dell'interrogatorio.
Il Faccendiere rimise Tars in piedi. Lì, legato e afflosciato pareva un cazzo di salame. Si aspettava probabilmente qualcosa in più dal nostromo. Forse un pelo di combattività che però non vedeva in quell'omuncolo quasi del tutto normale. In ogni caso era arrivato il momento di metterlo di fronte alle sue responsabilità. Era ora di ottenere risposte. Allora nostromo, che ne dici di smetterla con le stronzate e cominciare una buona volta a dire la verità? Il tono pareva conciliante, anche se non si sposava per nulla con la situazione, anzi, stonava leggermente. Perché vai a dire che il negro è morto? Cosa ci nascondi? Sorrise, anche se sotto il cappuccio Tars non poteva vederlo. Perché c'è gente che l'ha incontrato, e la faccenda ci puzza. E sai... - gettò un pollice alle sue spalle indicando gli altri - ai miei amici preme sapere la verità, non ti conviene mentire. Gli occhi dell'uomo schizzarono fuori dalle orbite dallo stupore. Sembrava letteralmente terrorizzato. Il sudore cominciò ad inondargli la fronte e poi il corpo che cominciò subito a tremare, squassato da un fremito incontrollabile. Che razza di codardo... Eppure quel tremolio non era che il preludio ed un evento sconcertante. Difatto il tremore mutò quasi subito in una sorta di mutazione. I lineamenti di Tars cambiarono, spuntò una barba, crebbe in statura e persino in stazza, gli occhi si affossarono, porcini e persino gli abiti rivelarono la loro vera natura. Mickey fischiò. Di colpo non avevano più davanti Tars il nostromo, ma quel ciccione del cuoco che già squittiva, supplicando per avere risparmiata la vita. Il Tuttofare, dobbiamo dirlo, non è uno che prende benissimo gli scherzi. Nonostante sia, in linea di massima eh, un gran burlone, non gradisce particolarmente quando lo si prende per il culo. Solitamente ad un'azione corrisponde una reazione uguale e contraria, diceva spesso filosofeggiando dopo qualche boccale di birra. La sua reazione era in linea di massima sempre la stessa. Si incazzava come una iena, e questo non lo rendeva simpatico perché poteva perdere le staffe ed era meglio non essere lì intorno. Si strappò il cappuccio di dossoe cominciò. Afferrò, infatti, di scatto il cuoco per la gola, stringendo tanto da far male. Dimmi dove cazzo è Tars. Sputò aumentando la pressione. Fece anche saltare la chiave fuori dalla tasca, per poi sventolargliela davanti agli occhi. E dimmi anche che porta apre questa o giuro che ti faccio in padella. Il tono di prima è totalmente scomparso, non è più il caso di scherzare. L'uomo nel vederlo in volto fece una smorfia. Probabilmente l'aveva già visto sulla nave, nel suo vagabondare per esplorarne le parti salienti. E' una faccia che, certo, non si dimentica, ma sembra avere troppa paura per giocare a fare il duro e non spifferare tutto. « Non so risponderti di preciso. Si è sostituito ad un'altra persona, ma non ho idea di chi sia. So soltanto che è ancora a bordo. » Fissò la chiave con un moto di disguto più rivelatore di qualsiasi altra parola. « La dannata chiave di Tars! Mi aveva chiesto di tenerla nascosta, di portarla sempre addosso. Mi ero stufato di girare con quella cose in tasca, così volevo nasconderla...prima del tuo arrivo. » Sorrise. Un sorriso spaventato e, al tempo stesso, ironico. « Mi piacerebbe sapere cosa apre quella chiave. Non mi pare adatta per una serratura di una porta. » Assestò un pugno sui brutti denti al cuoco. Fanculo ciccione del cazzo! Non sai dov'è? Allora non mi servi a niente. Sfogò nuovamente la sua frustrazione, stavolta sulle costole dell'uomo che grugnì di dolore. Il Tuttofare era infuriato, si volta verso i suoi compagni, cerca aiuto e, cosa ancora più importante, sputa subito il veleno del dubbio che già gli rendeva amara la lingua. Amico, uno dei tuoi è un traditore. Disse greve fissando uno ad uno i cappucci degli sgherri di Kamal. E se c'è una cosa che odio, è che quando provano a fottermi. Concluse tirando un calcio al cuoco, che ormai fungeva da sacco, totalmente di cattiveria. Ora ditemi, c'è qualche botola, una cambusa, un posto dove nessuno va mai a ficcare il naso o è semplicemente la chiave di un cazzo di scrigno? La pausa di qualche istante fece capire a tutti di cosa si trattava, di cosa c'era in ballo. La chiara possibilità di guadagnare. Se qualcuno ha qualche idea parli chiaro. Perché pare proprio che il nostromo abbia più di qualcosa da nascondere. Saggiò i suoi compagni con la mano sinistra così come aveva fatto prima col cuoco. Gli era balenato in mente il sospetto che quel fottuto nostromo si sarebbe potuto infiltrare benissimo nel gruppo destinato al suo interrogatorio. Gli pareva proprio una cosa adatta ad un fottuto malato come lui. « Ragazzo mio, capisco la tua situazione e la tua...frustrazione. Anche io vorrei saperne di più, ma non ho la più pallida idea di chi possa essere quel Tars. » Niente traditori tra le altre cose, assicuravano. Ma allora come diavolo aveva fatto il nostromo a scoprire quello che in gran segreto avevano ordito il giorno stesso? Aveva reagito troppo bene e troppo velocemente per non aver avuto nemmeno una spia o forse...forse era solo una coincidenza. Il Tuttofare scosse la testa perché alla coincidenze non ci credeva per un cazzo. Avrebbe accantonato i sospetti per il momento, proseguendo la strada maestra. Uno scrigno o una porta? Erano quelli i loro suggerimenti? Bene. Si diressero a quella che era sicuramente più facile da raggiungere, una porticina vicino alla rimessa delle palle di cannone. Lo scrigno nella cabina del Commodoro non doveva essere facile da agguantare quindi, per sicurezza, meglio eliminare prima le altre possibilità. Mickey infilò la chiave nella toppa ed il meccanismo della serratura, ben oliato, scattò senza fatica. La stanza che gli si parò davanti era piccola, nuova, impregnata dell'odore di vernice ma, cosa più importante, buia. Dovette accendere una torcia appesa alla parete lì vicina e durante l'operazione un altro odore colpì le narici del Faccendiere. Un sentore inconfondibile, dolciastro, un aroma che si può sentire solamente in presenza di un cadavere in decomposizione, l'odore della morte. Il Tuttofare sventolò il braccio per illuminare tutta la stanza. La prima cosa che saltava all'occhio era, come volevasi dimostrare, il corpo di un vecchio con un occhio solo, sdentato e pietrificato nel momento della morte. L'altro occhio si era già seccato, ma i capelli bianchi e la barba lunga rilucevano ancora ai bagliori delle fiamme della torcia. Attorno a lui gemme ed oro, oltre che l'immancabile tanfo che si acuiva avvicinandosi, sapientemente smorzato dalla vernice fresca alle pareti. Tars, maledetto figlio di puttana. Doveva trovarlo.
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[Tatuaggio di maschera spezzata nell'incavo del gomito destro; qualsiasi appartenente al Clan Toryu diffiderà del portatore del marchio, sottovalutandolo e disprezzandolo innatamente, anche se non è a conoscenza del tatuaggio]
[Passiva della Spaccaculi che fa ignorare il dolore fisico e psionico nel turno in cui una tecnica della falce viene attivata; Raggiunti i tre utilizzi delle tecniche concesse dalla falce il portatore cade in berserk perdendo la capacità di ragionare ed attaccando amici e nemici indifferentemente]
[Tramite il Sinistro Peccatore Mickey intuisce la abilità di un personaggio od un oggetto che entrano a contatto con il suo tocco]
» Effetto attivo: spendendo un consumo pari a Basso il personaggio è in grado di sfruttare la sua penetrante personalità per infliggere una malia psionica ai danni di un singolo bersaglio. Tale malia sarà liberamente personalizzabile, potendo consistere in una grande fiducia, in un profondo senso di terrore, in un fascino puramente seduttivo, o altro, purché consegua l'effetto di piegare la volontà del nemico. Questo, quindi, ove non si difenda, subirà un danno alla mente pari al consumo, venendo assoggettato per il singolo turno di cast al possessore e ponendosi favorevolmente rispetto a questi. La tecnica ha natura psionica.
Perdonatemi l'attesa.