Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Richiamo Fantasma

« Older   Newer »
  Share  
Caccia92
view post Posted on 27/6/2014, 14:14






Richiamo Fantasma

png




Isla Muerta, a largo della costa
Il caduto


La nave scivolava silenziosa nella nebbia, costeggiando il relitto. Intorno allo scafo nero della Piangente, un'ombra enorme agitava le acque. Non vi erano più rumori a sconvolgere il clima tetro di Isla Muerta. La quiete dopo la tempesta regnava sovrana nell'arcipelago, cancellando tutti i segni della battaglia. Il relitto apparteneva ad un mercantile in viaggio verso Dorhamat. Il capitano aveva stupidamente deciso di seguire la Rotta Maledetta, incurante dei consigli e degli ammonimenti dell'equipaggio. Così si erano imbattuti nella Galea che tutti conoscevano e temevano. Ed erano affondati subito, spezzati dalle fauci dell'abisso.
L'occhio bianco dell'ombra si posò sulle assi divelte del mercantile. In rigoroso silenzio osservò il balbettante movimento del legno sull'acqua scura. Le palpebre si socchiusero appena quando il suo sguardo catturò l'immagine di un sopravvissuto.
Si sporse dal parapetto incrostato della Piangente. Un sorriso deturpò la pelle traslucida del volto affilato.
« Uno ci è riuscito. »




_ _______________ _________________________________ _______________ _



Dorhamat, Locanda "Salvador"
Il ricercato


L'uomo stava seduto su uno sgabello al bancone, curvo sul bicchiere, il cappuccio logoro calato sulla testa. Intorno a lui si muovevano i marinai, urlando e bevendo in allegria. C'era chi tornava dal lavoro, chi doveva ancora iniziare e molti disoccupati e fannulloni. Tutti avevano una birra in mano e discutevano animatamente dei pettegolezzi che interessavano l'alta società e la nobiltà di Dorhamat. La baraonda poteva dare fastidio o rendere il chiacchiericcio molto confusionario, eppure l'uomo seduto riusciva a carpire ogni brandello di conversazione. Era una dote segreta, un talento nascosto che gli permetteva di essere sempre un passo avanti rispetto alle guardie della città. Vi erano diverse informazioni interessanti che giravano di bocca in bocca nei bassifondi del porto. Una di quelle informazioni, tuttavia, lo aveva colpito particolarmente.
In sottofondo si udì il rumore indistinto della porta della locanda. L'uomo seduto sullo sgabello si agitò per un istante, come colto da un brivido di freddo. Poi, improvvisamente, sollevò un braccio e agitò la mano. Qualcuno aveva visto il gesto, senza comprenderlo o dandogli poca importanza. Diversi ubriachi facevano movimenti apparentemente insensati a quell'ora della notte. Eppure un individuo cominciò ad avvicinarsi al bancone a passo lento, lo stesso individuo che aveva appena fatto il suo ingresso alla locanda. Il nuovo arrivato, coperto da un mantello nero e nascosto da un berretto a punta, si posizionò esattamente a fianco dell'uomo chino sul bicchiere. Ordinò quindi una coppa di vino rosso e attese.
« Allora? » bisbigliò l'uomo con il cappuccio.
L'uomo con il cappello si prese il suo tempo per rispondere. Sorseggiò il suo vino con gusto, soppesando attentamente la risposta da dare.
« Pare sia tutto vero. Il Governatore ha concesso, oltre l'ingente somma di denaro, anche diverse lettere di marca. »
Una pausa nella conversazione lasciò ad entrambi qualche secondo per riflettere. Il primo ad interrompere il silenzio fu l'uomo con il cappuccio.
« Quanto verrebbe a costare una carta d'imbarco? »
L'uomo con il cappello cominciò a ridere in maniera sommessa. Si interruppe solo quando realizzò che l'altro faceva sul serio.
« D'accordo, Remis. Vuoi salire su quella nave? Ti troverò un giusto aggancio. »




_ _______________ _________________________________ _______________ _



Dorhamat, Porto
Il meschino


Mentre scriveva i nomi degli uomini, Tars si domandava cosa avesse spinto il Commodoro a richiedere quella somma di denaro. Altre volte era partito in spedizioni gloriose, alla ricerca di tesori nascosti o isole sconosciute. Ma mai - e l'avrebbe ripetuto all'infinito - aveva visto un finanziamento così consistente per una battuta di caccia navale. Nessuno sapeva dove stavano andando, almeno quelli che lui aveva interpellato. Il nostromo continuava ad evitarlo come se avesse la peste o il morbo della zanzara nera. Quell'individuo sapeva qualcosa, qualcosa che poteva farlo diventare ricco. Se si era imbarcato con Romolo non era certo per amore dell'oceano o altre cazzate di quel genere. A lui interessava unicamente l'oro. Fiumi di oro, laghi di oro, montagne di oro! E cos'era riuscito a raccattare fino a quel momento? Qualche gemma e poco più. Sgobbava dalla mattina alla sera sul ponte, gestiva i nuovi imbarchi, selezionava le persone adatte ad un viaggio o ad una traversata. Cosa volevano ancora? Era stufo, stufo marcio di quella vita in mare aperto, stufo della puzza di alcool e sudore, dell'odore pungente di salsedine che rimaneva sui vestiti al pari dei molluschi sullo scafo della nave. Doveva cambiare strategia o sarebbe invecchiato spostando casse e scrivendo parole.
« Tars, spicciati! Non abbiamo più tempo. Altri due e poi chiudi! » tuonò il Commodoro dall'alto della sua cabina.
"Fottiti!" Il primo pensiero era sempre quello giusto. Tars era un giovane dalla pelle olivastra, con i capelli scuri e gli occhi marroni. Anche se non possedeva alcun particolare interessante, il suo aspetto era piuttosto gradevole. Vestita in maniera semplice, anonima, nascondendo la sua avidità e la sua natura meschina. Negli ultimi giorni, tuttavia, si era fatto più schivo e asociale, forse perché non riusciva a sopportare l'idea di essere all'oscuro della destinazione. Doveva stare attento: Romolo aveva sfoltito notevolmente il resto dell'equipaggio, eliminando quelli che - a parer suo - non erano degni di fiducia. Se si trovava all'interno del gruppo del Commodoro, significava che qualcosa ancora contava.
Prese il foglio di pergamena e cercò i posti vacanti. Nerkhalam, il cannoniere dalla pelle nera, si era ammalato di febbre grigia diversi mesi prima. Non erano ancora riusciti a trovare un degno sostituto al negro dalla mira infallibile. Ma se doveva muoversi, chiunque poteva andare bene. Sì, un cannoniere e un altro mozzo. Non guastavano mai un paio di braccia in più.
Sorrise amabilmente mentre il primo idiota si avvicinava al tavolo vicino alla passerella.
« Nome e carta d'imbarco. »







CITAZIONE
QM.POINT

Benvenuti alla quest "Richiamo Fantasma"! Spero di farvi vivere un'esperienza interessante e diversa dalla solita, quindi cominciamo subito con l'avventura. Leggetevi gli spezzoni di post, suddivisi appositamente a "punti" per darvi un'idea dell'intreccio delle varie trame. Per quanto riguarda il signor Azazel, ho già dato disposizioni via MP su quello che deve fare e sul lavoro che mi aspetto da lui. Voi della Bianca verrete a sapere (indirettamente, s'intende) ciò che è accaduto quando il sopracitato utente posterà. Passiamo ora al vostro compito: siete giunti a Dorhamat con l'intento d'imbarcarvi sull'ammiraglia del Commodoro Romolo, un capitano che ha viaggiato a lungo per il mare e che sta per intraprendere l'ennesimo viaggio. Avete poche informazioni sul tragitto, tuttavia sapete che la paga è decisamente buona e che ci sono molti posti disponibili nell'equipaggio. Tuttavia non sarà così semplice imbarcarsi, più che altro per un dettaglio fondamentale: la carta d'imbarco. A Dorhamat è usanza presentare ai bandi di arruolamento una carta che vi identifica come marinai. Questo, ovviamente, per evitare che pirati e buoni a nulla salgano sulle navi più rinomate. Non avete questa carta. Dovrete procurarvela. Non importa il modo in cui la otterrete, l'importante è che corrisponda ad alcuni requisiti che voi stessi avete specificato quando avete deciso di intraprendere questa giocata. Starà a voi scegliere i bersagli giusti...se capite cosa intendo. Avete piena libertà per questa prima, piccola missione. Oltre a cercare una carta d'imbarco, potete anche visitare le bettole del porto per ottenere maggiori informazioni su Romolo o sul viaggio, ma se decidete per questa seconda via meglio fare qualche giro in confronto. Sono disponibile a chiarire ogni vostro dubbio.
Buon gioco!

Avete cinque giorni per postare.
 
Top
Ashel
view post Posted on 28/6/2014, 15:46






- Stai facendo un grosso sbaglio, ragazza mia.

Astrid fece scivolare sul tavolaccio di legno grezzo qualche spicciolo dalla tasca e cercò di non guardare il suo compagno, accanto a lei, che beveva l’ultimo sorso di rum.

- Può darsi, Gurz. Ma comunque vada non sono affari tuoi.

- Sì, sì. Ma non dimenticarti di tornare a trovare questo vecchio. E non farti troppe illusioni, piccola. Quello che cerchi non esiste.

Pagò il conto all’oste, poi iniziò a fissare un punto indefinito nello spazio, irritata ma in fondo anche un po’ inquieta. Le parole dell'amico l'avevano turbata.
Avrebbe voluto bere ancora, ma il giorno seguente l’aspettava un lungo viaggio e al mattino avrebbe dovuto essere lucida quanto bastava da non farsi sorprendere da qualche bandito lungo la strada.

- E sentiamo, come lo sai?

Gurz la guardò con comprensione.
Dopo tutti quegli anni la giovane non riusciva ancora a capire che cosa provasse realmente quel vecchio orco per lei, se affetto o commiserazione.

- Lo so per esperienza.

Attese qualche istante, poi si alzò e infine la salutò.
Rimase sola, i riflessi della bottiglia vuota che riverberavano la sua immagine storpiata.

~

Madida di sudore, si rannicchiò in un angolo della strada che puzzava di piscio e di marciume.
L’umidità portata dal mare trasudava dal terreno, dalle case, giaceva stantia nell’aria e penetrava sotto i vestiti, cosicché chiunque si trovasse in quella città merdosa avrebbe provato la sgradevole sensazione di stare imprigionato sotto una cappa di caldo e di afa.
Dorhamat, la discarica.
Astrid non aveva mai avuto il piacere di visitarla, ma quando si era ritrovata a vagare per i bassifondi della zona portuale aveva capito perché quell’epiteto le risultasse straordinariamente azzeccato.
Tagliagole, bari, troie. Pareva che la feccia della peggior specie si fosse riunita proprio per rendere quella città sempre più insopportabile ad ogni nuovo giorno.
Nessun miglioramento, quindi, da quando era partita da Taanach.
In effetti pareva che non fosse in grado di imprimere alcun cambiamento alla sua vita, di farla deviare, per così dire, verso destinazioni migliori, o perlomeno più attraenti.
Delle volte aveva la sensazione di essersi impantanata in una palude infida e marcescente e che senza saperlo lentamente si stesse imputridendo lei stessa; più spesso si ritrovava a pensare che per lei non c’erano più speranze, che forse non c’erano mai state e che nelle sue condizioni la direzione della sua vita era già stata decisa da tempo.
Forse non era concessa alcuna variazione.
A quell’ora le ombre della città cominciavano già ad allungarsi lungo i vicoli sporchi e maleodoranti, cosicché la luce fredda e scostante delle lampade a gas veniva talvolta fagocitata dall’oscurità.
Era allora, quando la notte avvolgeva Dorhamat in un abbraccio spietato e il buio si ispessiva, che la solitudine cominciava a pesare.
Così Astrid sognava una vita diversa, una vita in cui era nata libera, in cui non aveva mai dovuto uccidere nessuno.
In quella sua vita che si figurava nella mente aveva dei figli. Lei e Ariel dormivano sonni tranquilli, nessuno dettava le condizioni della loro esistenza e tutto era diverso, persino i loro sentimenti.
Non c'erano guerre a cui prendere parte, non c'era denaro da guadagnare. Non c'erano desideri, né ambizioni. La vita che Astrid sognava bastava a se stessa e non aveva bisogno di altro.
"Quello che cerchi non esiste".
Che cosa l'aveva spinta a Taanach, se non il ricordo di un amore perduto, l'amore di un'adolescente stupida e ingenua?
Che cosa regolava la sua intera esistenza se non quell'irrequietezza che la rendeva incapace di stabilirsi in un posto, restarvi e mandare al diavolo il resto?
Nella vita che immaginava di avere spesso Astrid amava qualcun altro.
Sì, era vero, Gurz era sempre stato accanto a lei per tutti quegli anni e l'aveva salvata; aveva salvato la persona che amava e l'aveva portata via dalla sua prigione, le aveva dato la possibilità di essere libera.
Ma non era suo amico. Aveva sempre guardato a lei come a una figlia, ma non si era mai concesso il lusso di trattarla come tale. Nessuno che facesse una vita come la loro poteva commettere un simile errore.
Quello che cercava non esisteva perché apparteneva, in gran parte, a un passato che non le sarebbe stato più restituito. Un passato in cui il suo amore era ricambiato e tutto sembrava perfetto, nonostante fosse tutto sbagliato.
Ma Astrid era una folle e continuava ad inseguirlo con la testardaggine di chi, svelato l'inganno, non si arrendeva all'evidenza e continuava a credere in quello che un tempo aveva giurato di aver visto.
Così sotto il cielo della città discarica si consumavano allo stesso modo i suoi sogni e le sue follie; e chi come lei sognava ad occhi aperti era molto pericoloso, perché non poteva sapere quando finiva il sogno e iniziava la follia.

~

Ordinò un'altra birra.
Il denaro che si era portata appresso stava per terminare e la necessità di trovare un nuovo impiego si faceva, di giorno in giorno, sempre più impellente.
Dorhamat era una città che poteva offrire qualsiasi genere di lavoro a una come lei, abituata da sempre ad arrangiarsi. Ma per una volta, per quella volta, Astrid si era imposta di non accettare lavori illegali.
Andare a Dorhamat e prendere un simile impegno con se stessi poteva sembrare una scelta, se ne rendeva conto, davvero paradossale, se non addirittura priva di senso.
Ma oramai aveva deciso così e nulla l'avrebbe fatta desistere. Se la sarebbe cavata, in un modo o nell'altro.
Quella sera, pensò, avrebbe tanto desiderato avere compagnia. Il locale era gremito di clienti, non avrebbe fatto fatica a trovare qualcuno che la distogliesse da se stessa. Voleva illudersi di riuscire a godersi l'amore in quella sua forma semplice e sbrigativa, anche solo per una notte, senza gli impicci dei sentimenti e delle loro conseguenze.
Ma da quanto tempo non stava con qualcuno, beninteso, senza essere pagata?
Forse Astrid aveva dimenticato come si faceva. Aveva imparato a nascondersi dietro i suoi modi rozzi, scostanti, per evitare che qualcuno guardasse dentro di lei e cercasse di trarre profitto da quel vantaggio, come era accaduto in passato.
Tutto sommato non era così brutta. I suoi lineamenti potevano essere considerati anche piacevoli, in un certo senso; ma era il suo atteggiamento nei confronti delle cose e della vita che quasi sempre la faceva apparire sgradevole. Al punto che non ricordava più se erano gli altri che volevano allontanarsi da lei o se era lei stessa a volerli tenere a distanza.
Il vociare confuso della locanda riuscì a coprire tutti quei suoi pensieri; e così sentì, a un certo punto, un marinaio che blaterava qualcosa con i suoi compagni, poco distante da lei.

- Sì, stanno arruolando una ciurma. Non so quanti uomini servano ancora, ma la paga è davvero buona!

- Ah, io questa volta me ne resto qui, a giocarmi il mio ultimo stipendio!

- Che dici, Podrick? Lo sanno tutti che te lo berrai con le tue puttane!

Le loro risate sovrastarono ogni altro rumore.
Astrid, lanciando un'occhiata al nano che aveva parlato per primo, si voltò e attirò la sua attenzione schiarendosi la voce.

- Chi è che cerca un equipaggio?

Quello, guardandola di sbieco, per un momento non seppe cosa rispondere. Grosso e robusto, la sua lunga barba fulva ricordava alla giovane qualcuno che aveva incontrato tanto tempo prima, nei bassifondi di Taanach.

- Non ti interessa, donna.

La compagnia rise di nuovo ma Astrid non parve dare loro importanza.

- Una come te non può servire in una ciurma. E poi lo sanno tutti che fine fanno le donne a bordo di una nave.

- Ascoltami bene, stronzo.

Bevve un altro sorso della sua birra, si asciugò il viso con la manica della casacca e gli rivolse uno sguardo gelido.

- Sono stata il miglior mozzo che il Capitano Buch abbia mai avuto sulla sua dannata nave in tutta la sua vita.

Il nano esplose in una risata fragorosa, seguito a ruota dai suoi compagni, che oramai volevano godersi lo spettacolo.
In effetti, si poteva parlare di miglior cannoniere, o miglior sottoufficiale di vascello... Ma miglior mozzo decisamente non l'aveva mai sentito nessuno.

- Tutti sanno chi è il Capitano Buch. Quella vecchia volpe non prenderebbe mai a bordo una come te.

- E' così. Ero addetta alla santabarbara alle dipendenze di Qorin il nano.

Oramai era l'alcol a farla parlare. In circostanze diverse non avrebbe mai raccontato gli affari suoi a degli sconosciuti, in una qualsiasi bettola del porto.

- Qorin il nano?

Il marinaio si irrigidì. I suoi amici, al tavolo, lo guardarono preoccupati e per qualche secondo tutti i presenti rimasero sospesi assieme a quella sua affermazione.

- Qorin di Llantiva?

- E chi, altrimenti?

- Sei stata alle dipendenze di Qorin di Llantiva?

- Sono stata così brava che poteva vedere il suo brutto muso riflesso nelle palle di cannone della santabarbara.

- Qorin di Llantiva! Quel figlio di puttana mi ha salvato la vita così tante volte che non tengo neanche più il conto! AVETE SENTITO, CANAGLIE? QUESTA DONNA E' STATA A BORDO CON QORIN!

I nani esultarono e in breve ad Astrid fu offerta un'altra birra. Cominciarono ad intonare un canto marinaresco e il clima di entusiasmo che li aveva animati poco prima non fece che rafforzarsi.

- Io sono Gloin. Se sei amica di Qorin sei anche amica mia. Ascolta: è il Commodoro Romolo che sta arruolando una ciurma. La paga è ottima, ma non sappiamo dove sia diretto.

Si sedette accanto a lei e brindarono a Qorin e alle sue canzoni insopportabili.

- Però ti servirà una carta d'imbarco.

- Puoi farmene avere una?

- Ci proverò. Della gente che conta mi deve dei soldi, farò il possibile. Ma ora basta parlare di lavoro! Aggiungiti a noi!

La trascinò giù dallo sgabello e in breve anche lei si ritrovò a bere e a cantare le nenie di Qorin assieme agli altri, con fiumi di birra che scorrevano da un tavolo all'altro.
La testa le pesava ma il suo animo, al contrario, non era mai stato così leggero.

~

"Astrid. Professione: mozzo".
Così recitava la sua carta d'imbarco e sotto una serie di timbri, qualche clausola burocratica e una lista di informazioni che certificavano la validità del documento, capeggiavano un paio di accenni alla sua permanenza sulla Pietra d'Avorio.
Per sua fortuna conservava ancora il contratto che aveva firmato a Llantiva per il Capitano Buch. Se gliel'avessero chiesto, l'avrebbe mostrato fieramente. In un posto come quello tutti portavano rispetto a un vecchio lupo di mare come lui.
Giù al porto sapevano tutti dov'era l'ammiraglia del Commodoro e per Astrid non fu difficile trovare la baracca in cui uno dei suoi sottoposti, tale Tars, stava arruolando gli ultimi uomini per il viaggio.
Era certa che le sue referenze avrebbero attirato l'attenzione del nostromo: in pochi potevano vantare di aver viaggiato con il Capitano Buch per la Nave di Ferro, la prigione galleggiante; aver scortato una pericolosa detenuta, aiutato a sedare un ammutinamento, combattuto contro uno dei guardiani della prigione - il mostro marino più grosso che si fosse mai visto sulla faccia della terra - e essere tornati per raccontarlo.
Per quanto si presentasse in qualità di semplice mozzo immaginava che un ufficiale di marina come quel Commodoro facesse molta attenzione ai marinai che portava sulla sua nave.
Attese a lungo, al cospetto di Tars il nostromo, ch'egli terminasse di controllare i suoi documenti e la sua carta d'imbarco. Cercava di evitare di fissarlo con troppa insistenza e di nascondere l'antipatia spontanea che aveva provato per lui sin dall'inizio; in fondo, si diceva, non era importante che fosse simpatico, ma che la prendesse a bordo.
Voleva solo fare il suo lavoro e guadagnarsi una paga onesta con un impiego onesto.



Ecco il mio primo post!
La prima parte è un lungo pippone in cui ho voluto spiegare lo stato di Astrid e le motivazioni che l'hanno spinta, dopo il suo arruolamento come mercenaria per la guerra di Erdkun, a lasciare Taanach e raggiungere Dorhamat. Spero di non avervi annoiato ^_^
La seconda parte invece narra l'incontro con Gloin, marinaio di professione che le promette di farle avere una carta d'imbarco per arruolarsi nella ciurma del Commodoro, forte dell'amicizia che lo lega da anni a Qorin, compagno di Astrid sulla Pietra d'Avorio.
Visto che Caccia mi ha dato il via libera ho inserito alcuni dettagli sulla permanenza di Astrid presso l'equipaggio del Capitano Buch, che fin dall'inizio voleva rappresentare il collegamento ideale tra la vita della giovane mercenaria prima della guerra, la sua voglia di riscatto e questa nuova esperienza marinara ;)
Naturalmente la carta d'imbarco reca solo, oltre al nome, la professione di Astrid e un accenno al suo ruolo sulla Pietra; nulla di quanto si vanta di aver fatto è indicato sul documento, ma è pronta a raccontare la sua esperienza a chiunque dubiti delle sue capacità e della sua volontà.
 
Top
.Azazel
view post Posted on 29/6/2014, 14:02




Richiamo Fantasma
La Piangente, Atto I
___ _ ___


34yy2w1


~


Non aveva mai visitato Dorhamat e ora ne aveva la possibilità, era curioso di constatare personalmente se era facile reperire contratti o lavori come lo era a Vecchia Taanach. La città-discarica aveva molte caratteristiche comuni con quella che considerava la propria casa, nonché sede della gilda. Entrambe erano due cloache con l'unica differenza che una era a cielo aperto, l'altra no. I loschi affari e i crimini germogliavano continuamente come una piaga venerea che non conosceva barriere o limitazioni di alcun tipo: si trovava pienamente a suo agio e soprattutto sapeva come muoversi in ambienti ostili, immorali e sporchi come quelli. Rari erano i periodi di magra per un settore florido come quello in cui sguazzava l'assassino e per non venir attanagliato completamente dalla noia scelse di lasciare Vecchia Taanach per imbarcarsi verso Dorhamat. Salì a bordo di un mercantile con nonchalanche e senza attirare troppe attenzioni: ai marinai presenti non era anomalo vedere facce nuove sulle galee o sui mercantili. Molti uomini di mare erano soliti cambiare imbarcazione alla ricerca di compiti più sicuri e meglio retribuiti e questo giocava a suo vantaggio.
Si piegò in avanti e poggiò i gomiti sul parapetto della nave mentre in silenzio osservava alcuni uomini percorrere la passerella intenti a caricare barili e merci di ogni genere.

« Il capitano è un povero pazzo » gracchiò l'uomo che trasportava il barile discutendo animosamente col compagno che, ansimando come una puttana, cercava di depositare con cautela una pesante cassa lignea, « per quale cazzo di motivo dobbiamo percorrere la rotta maledetta? »
Passarono le ore e la nave da carico fu pronta a salpare tra bestemmie e lamentele di ogni sorta, tutti gli uomini dell'equipaggio apparivano scontenti e inquieti dalla scelta del loro capitano. Floki, che non conosceva la rotta prescelta o non comprendeva quali pericoli potesse celare, non si sbottonò con nessuno e si limitò a svolgere qualche piccola mansione giusto per non dare troppo nell'occhio e risultare il tipico clandestino che cerca di infiltrarsi su una nave per strappare gratuitamente il trasporto sino a destinazione.

I giorni passavano con lentezza mentre lo scafo della nave solcava placidamente il mare calmo mentre una piacevole brezza marina gonfiava con fare timido le vele dell'imbarcazione. Dopo il terzo giorno tutto cambiò, gradualmente.
Il clima iniziò a mutare abbandonando la quiete dei giorni iniziali e lasciando spazio alla rabbia delle onde che, sospinte da un forte vento, andavano ad infrangersi con violenza sulla chiglia della nave, tutto faceva presagire che si sarebbero ben presto imbattuti in una tempesta.

« L'avevo detto io che questa rotta era pericolosa! »
Sbottò il marinaio che aveva visto il primo giorno caricare la merce sul mercantile.
« Gartus! Tappati quella fogna di bocca e vai ad avvisare il capitano, lurido cane. » rispose prontamente un altro dell'equipaggio.
Il corpulento uomo sputò a terra e invece di dirigersi verso la cabina del capitano liberò un possente pugno in pieno volto al compagno, mandandolo a gambe all'aria col volto ricoperto di sangue. Floki, che stava a debita distanza, sorrise pregustandosi una rissa che avrebbe infervorato gli animi di tutto l'equipaggio.
Il marinaio colpito si rimise in piedi, imprecando e maledicendo gli dèi mentre il resto degli uomini iniziava ad accerchiarli sbraitando parole d'incitamento verso uno e verso l'altro pronti anche loro a divenire spettatori dell'imminente rissa. Tra le grida e gli schiamazzi generali dalla cabina fuoriuscì il capitano, torvo in volto e sguardo truce.

« Cosa diavolo sta succ-- »
Tuonò in un primo momento, poi il volto baffuto del capitano si pietricò in una maschera d'incredulità e terrore e con lui anche gli altri membri della ciurma smisero di sghignazzare e picchiarsi: una fitta coltre di nebbia avviluppò l'imbarcazione, rendendo impossibile la navigazione. Anche Floki rimase per qualche istante fermo ed immobile, basito da quel fenomeno che di naturale aveva poco o nulla. Non era la tipica foschia marina che si poteva spesso incontrare durante la navigazione in mare aperto, era diverso da qualsiasi fenomeno che avesse mai visto. Una nebbia quasi consistente e tetra, simile a quella descritta nelle storie del terrore e che ti fa gelare il sangue nelle vene. Alcuni uomini iniziarono a guardarsi attorno, allarmati e spaventati, come se dalla bruma dovesse scaturire chissà quale mostro antico o un pericolo che li avrebbe sterminati tutti.
Il silenzio di sgomento si infranse quando lo scafo parve incagliarsi. Non viaggiavano ad una velocità elevata ma essendo in mare aperto nessuno poteva aspettarsi di incappare in un tale ostacolo, o tantomeno in una secca. Alcuni caddero a terra, sbilanciati dal contraccolpo. Nessuno osò fiatare né gridare. Altri semplicemente presi dal panico più profondo si buttarono in acqua decretando certamente la loro morte. C'era chi cadeva sulle ginocchia e iniziava a pregare le proprie divinità e c'era chi malediceva il capitano e la scelta di percorrere la rotta maledetta, certamente più breve ma più insidiosa e costellata di leggende e miti talmente orribili e misteriosi da renderla la via meno preferenziale per qualunque marinaio con un minimo di sale in zucca.
Noctis più che spaventato dalla situazione era allarmato dalle reazioni degli uomini che aveva attorno, la vedetta iniziò a blaterare frasi senza senso apparente e difficili da decifrare, solo una parola fu chiara e definita in quell'ammasso ingarbugliato di suoni.

« ...Piangente! »
Fu l'ultima parola emessa prima di avvertire un frastuono assordante, riconducibile a quello di una cannonata da parte di una nave da guerra.
E, difatti, furono letteralmente presi a cannonate da parte di chissà quale nemico oltre la nebbia.
L'albero maestro esplose in un'esplosione di schegge di legno che investirono molti membri dell'equipaggio, ferendone alcuni e uccidendone altri. La vedetta cadde sul ponte della nave fracassandosi il cranio e bagnando le assi di legno col proprio sangue.
Il caos generale divampò come un incendio boschivo.
Urla e grida si univano ai boati delle cannonate mescolandosi in un'orgia di suoni di morte e di puro terrore.
Floki iniziò a correre verso il parapetto del mercantile, pronto a gettarsi in acqua ma uno schianto proveniente dal basso, dal mare stesso, gli fece perdere l'equilibrio: qualcosa sembrava aver afferrato l'imbarcazione e tentava di farla sprofondare nel mare e con essa tutti i componenti della ciurma. L'ennesima cannonata infranse parte del parapetto e alcuni frammenti di legno schiazzarono via come proiettili impazziti, uno di quest'ultimi colpì il polpaccio destro di Floki perforandolo e rimanendo incastrato nella carne. Lanciò un urlo di rabbia e di dolore che andò ad unirsi alla cacofonia generale di disperazione e devastazione. Iniziò a strisciare verso il parapetto distrutto, unica via percorribile di salvezza. Mentre si trascinava con le braccia vide dall'altra parte della nave il corpo del capitano venir squarciato da una palla di cannone mentre budella e le interiora esplodevano e macchiavano di linfa vitale il ponte della nave, oramai ridotto un colabrodo.
Un rumore assordante proveniente dalla stiva fece deflagrare completamente la nave sbalzando via cadaveri e la merce che trasportava il mercantile: Floki finì in acqua mentre una pioggia di frammenti e cianfrusaglie partirono in ogni direzione eliminando i pochi uomini ancora vivi come se fossero stati colpiti da una salva di frecce. Questa volta le tenebre vennero richiamate e la pioggia mortale di detriti attraversò il corpo dell'assassino senza arrecargli alcun danno. Raggiunse un pezzo di legno che galleggiava a poca distanza, abbastanza grande da reggerlo mentre alle sue spalle fuoco e fiamme divampavano sulla superficie dell'acqua e illuminavano il tetro spettacolo di morte che vedeva il mercantile martoriato dalle cannonate, e per metà esploso, venir trascinato negli abissi profondi da chissà quale creatura marina.
Le grida e le urla svanirono rapidamente lasciandolo solo a navigare nel nulla e nel silenzio più totale, aggrappato all'unica àncora di salvezza che lo divideva da morte certa: una misera e mezza bruciacchiata asse di legno. Percepiva solo il lieve rumore delle onde, il suo respiro affannoso e la paura costante e in continua crescita nel pensare che sarebbe morto da un momento all'altro, forse di sete o forse annegato dopo un improvviso svenimento.
La vista diveniva via via più offuscata e le sue ultime forze lo stavano abbandonando ma prima di perdere conoscenza vide qualcosa di sconcertante: una gigantesca galea nera come la notte, piena di falle nello scafo e ricoperta dalle cicatrici di mille battaglie, stava solcando le acque con fare silenzioso, a diversi metri da lui. Alzò lo sguardo - solo quella semplice azione gli costò un notevole spreco di energie - e gli parve di intravedere una sagoma umanoide osservarlo dal parapetto della misteriosa nave.
Fu l'ultima cosa che vide, o forse che immaginò, infine un sipario nero calò sui suoi occhi, oscurando il mondo intero e facendogli perdere i sensi defintivamente.


Floki Noctis
lo Spettro

CS 8 ~ Destrezza 4 - Intelligenza 4

~ Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40% ~

Energia: 100% - 10% = 90%
Status Fisico: Danno Medio (polpaccio dx).
Status Psicologico: Indenne.

Equipaggiamento in uso

Spada d'acciaio__ Inutilizzata.
Crepuscolo__ Inutilizzato. [º º º º º]


Abilità in uso

filius umbra__Floki ha sviluppato una capacità innata di annullare gran parte delle emanazioni fisiche del proprio corpo. Grazie a questa peculiarità sarà in grado di vincolare qualunque rumore produca al fine ultimo della propria esistenza: ovvero il nulla. Qualunque movimento, spostamento o azione egli compia non produrrà rumore o, comunque, produrrà un suono talmente lieve da risultare impercettibile a qualunque orecchio, umano e non. Allo stesso modo, però, finanche ogni odore sarà vincolato al patto innato di vuoto che caratterizza il proprio spirito. Il fisico non emanerà odori, né effluvi tali da poterne evidenziare la presenza ad alcuno. In questo modo, la sua presenza sarà quasi del tutto impercettibile, risultando esistente al pari di una qualsiasi ombra del terreno. Visibile soltanto se visto, ma impossibile da individuare attraverso i suoni o gli odori.
Inoltre vedrà ampliarsi le proprie capacità, estendendo l'effetto annullante anche all'ambiente circostante. Il suo corpo, dunque, non produrrà alcuna conseguenza sul terreno o, in generale, sull'ambiente di gioco. Il suo passaggio non provocherà la vibrazione del terreno, in alcun modo; le piante, la vegetazione o un qualunque elemento della natura, che interessi una determinata area, non si sposterà o non subirà mutamenti dal suo passaggio. Il suo incedere non calcherà il segno sul sentiero percorso, non lasciando il suo passo alcuna traccia di esso. Scomparirà per tutti, finanche per la realtà che lo circonda, rimanendo impressa su di essa come un raggio di buio che scorre rapido, ingannando lo spazio come fosse suo servo. In termini tecnici la passiva annulla le vibrazioni prodotte sul suolo, o sull'ambiente, dal passaggio del possessore ed impedisce che il suo cammino produca tracce sul terreno.
All'apice delle sue capacità, lo Spettro padroneggerà il proprio spirito fino a governare l'ultima espressione della scintilla vitale. Infatti potrà controllare la propria aura, al punto da annullarla e celarne l'esistenza a chiunque. Il suo corpo, dunque, nonché la sua presenza in generale, non sarà rintracciabile attraverso di essa e lui stesso non sarà più vincolato a tale debolezza. Egli non esisterà nemmeno per i più scaltri avversari, capaci di esplorare l'invisibile per mezzo della visione delle auree, eludendo i loro occhi come quelli di un comune inetto. In termini tecnici, la passiva annulla l'aura del possessore.
{Passiva Lvl.1, 2 e 3 Talento Assassino}

ante gradum__Maghi, guerrieri, assassini e mentalisti, chiunque nel bene o nel male era in grado di sfruttare la magia e tale capacità si rivelava un'arma a doppio taglio per chiunque osasse utilizzarla contro Floki Noctis. In termini di gioco ogniqualvolta che il proprio avversario utilizza una tecnica di natura magica, per la durata di quel turno Floki guadagna 2 Capacità Straordinarie che aumenteranno l'Intelligenza. Inoltre, raggiunto il 10% delle energie, Floki non sverrà. Ciò però non significa che non sarà stanco raggiungendo il 20% e non morirà raggiungendo lo 0%.
{Razziale Umana + Pergamena Discendenza Arcana - Mago}

aranae__La tecnica ha natura magica. L'abilità non ha potenza e concede i propri benefici passivamente, sempre funzionanti nel corso di una giocata. Floki Noctis è in grado di camminare e reggersi su qualsiasi superficie, sia essa avversa a lui e alla gravità (come una parete o un soffitto), sia essa liquida (acqua, ad esempio) o aeriforme (camminare sull'aria). Non sarà affetto in alcuna maniera da correnti d'aria o sbilanciato da onde nell'acqua, e potrà camminare tanto agilmente nell'aria quanto lo farebbe sulla terraferma, il tutto non alterando in alcuna maniera la sua agilità o la velocità con la quale si muove normalmente - rendendolo di fatto né più veloce né più lento del solito.
{Pergamena Sostegno - Ladro}

oculi noctem__Cresciuto e abituatosi a vivere in un luogo avvolto da una quasi completa oscurità, Floki ha allenato i propri occhi alla mancanza di luce divenendo in grado di scrutare attraverso il buio senza alcuna difficoltà, proprio come un animale notturno. Allo stesso modo potrà scrutare attraverso nebbie, nubi, fumi o altri impedimenti visivi di potenza passiva. La tecnica ha natura fisica e non avrà alcun effetto contro tenebre di tipo illusorio, agenti direttamente sulla sua mente, indipendentemente dalla loro potenza.
{Pergamena Scrutare nelle Tenebre - Mentalista}

cerebrum inviolabilem__In alcun modo sarà facile scalfire la mente di un assassino. Troppo concentrato sul suo compito, focalizzato solo sul compimento della propria missione, uno Spettro non verrà mai soggiogato dalle più semplici influenze psioniche passive provenienti dall'esterno. In termini di gioco conta come una difesa psionica passiva. Sarà quindi immune alle più blande influenze psioniche, come le auree di paura e riverenza, purchè queste siano esclusivamente abilità di potenza passiva, e non implichino un consumo.
{Pergamena Mente Impenetrabile - Mentalista}


Attive Utilizzate

corporis umbram__Il legame instauratosi tra le ombre è Noctis è inscindibile e intenso come quello connaturato fra una madre e il proprio figlio. Proprio per questo sarà in grado di richiamarle e sfruttarle per difendersi dalle offensive nemiche che tenteranno di ferire la sua persona, inutilmente. Tramite questo dono oscuro ogniqualvolta lo riterrà opportuno, Noctis potrà trasformare il proprio corpo, o parte di esso, in pura tenebra, intangibile e incosistente, e si farà attraversare completamente dalle offensive nemiche, magiche o fisiche che siano, uscendone incolume. In termini di gioco la tecnica è una difesa di natura magica a consumo Variabile.
{Abilità Personale 3/10 - Consumo impiegato: Medio}


Note: allora il danno Alto l'ho suddiviso in due medi. Il primo sotto forma di cannonata che si infrange sul parapetto e che fa schizzare un pezzo di legno infilzando il polpaggio destro di Floki. Il secondo danno Medio deriva dalla pioggia di detriti successiva all'esplosione del barile sottocoperta e che fa sbalzare in acqua Floki (mi proteggo con la variabile difensiva spendendo appunto un Medio). Spero sia tutto chiaro e piacevole alla lettura ^^
P.S. Per quanto riguarda le abilità passive le ho trascritte nella loro interezza solo per il primo post, nei successivi verranno sintetizzate per evitare di appensantire troppo lo specchietto riassuntivo :sisi:

Edit: mi sono reso conto solo ora, copiando e incollando i codici dello specchietto per un'altra quest, che avevo scritto due volte la stessa passiva con due nomi differenti (facepalm), l'ho ovviamente eliminata.





Edited by .Azazel - 8/7/2014, 15:34
 
Top
DanT&
view post Posted on 30/6/2014, 17:28




Richiamo Fantasma
Cannoniere






Dorhamat - Porto

Sputò sul lastricato mentre, mano in tasca, avanzava a passo deciso guardandosi intorno. L'odore del mare attenuava solo di poco il puzzo di pesce e piscio, misti in un connubio in grando di scombussolare anche gli stomaci più forti.
Mickey si trovava nell'Akerat da pochissimi giorni e solo ieri era arrivato a Dorhamat.
La discarica.
Sputò ancora distorcendo l'espressione in una smorfia disgustata, guardandosi intorno. Nella vita aveva bazzicato bettole, bordelli, topaie e luoghi accomunabili tranquillamente a vere e proprie latrine, ma mai, mai cazzo, era andato minimamente vicino a tutto lo squallore qui riunito.
Ripensare alla sua infanzia travagliata lungo i vicoli merdosi del suo villaggio natale lo riscaldò improvvisamente di nostalgica tenerezza. Il tutto era incredibilmente...
Deprimente!

Dorhamat - Locanda "Il cane lercio"

La locanda del porto era sudicia dentro tanto quanto all'esterno. Il pavimento sembrava fatto di terra battuta anche se dopo qualche passo fu subito chiaro che non si trattava di terra, ma di sporco accumulato e lasciato marcire lì da secoli.
Il Tuttofare si sedette su una tavolino basso al centro della stanza poggiandoci sopra l'immancabile valigetta che si portava sempre appresso. Due o tre avventori, palesemente ubriachi, ruotarono gli occhi appannati verso di lui abbassandoli immediatamente alla vista del baluginare sinistro della falce appesa alle sue spalle. Si concentrò sulla valigetta, ma al momento di aprirla una cameriera laida quanto la paccottiglia che doveva essere l'arredamento si fece avanti con un sorriso sdentato.
Cosa desidera, signore?
Mickey la osservò per un attimo fingendo di non notare il rivoletto di saliva che colava da un angolo della bocca sdentata.
Una birra, bella scura. Meglio non vedere cosa c'era dentro.
Fece tintinnare sul tavolo i ramini che teneva già in mano e che rapidamente scomparirono tra le pieghe della scollatura della donna.
Il Faccendiere tornò al contenuto della sua valigetta. La fece scattare, erano secoli che non vi metteva dentro le mani.
Ecco la birra, signore!
Strascicò l'ultima parola con sguardo languido senza staccargli gli di dosso. L'Aggiustatutto rabbrivì impercettibilmente richiudendo con uno scatto le serrature metalliche, prima che la donna potesse sbirciarci dentro.
Posso fare altro per lei?
Ci pensò su un attimo, alla fine si decise a rispondere.
Certo che puoi, dolcezza, sto cercando un lavoro.
Lei ridacciò mormorando qualcosa di inintelligibile, ondegginando come una ragazzina impacciata. Si curvò su di lui, poggiandogli quasi le labbra sull'orecchio per poi sussurrare:
La Bianca sta cercando equipaggio, lo sanno tutti!
Soffocò le ultime parole ridacchiando furiosamente e stringendo le mani attorno alla testa del Tuttofare in un gesto quasi materno.
Mickey sospirò, preparandosi al peggio.
Lo aspettava un'altra nottata di sacrificio.

Dorhamat - Quartiere Flamingo - Casa di Nerkhalam il Nero

La porta si schiuse con un cigolio sinistro e da dietro lo spiraglio comparì un bellissimo occhio che lo fulminò immediatamente, guardingo.
Cosa c'è? Abbaiò la figura riparata dietro lo stipite.
Non vogliamo niente.
Fece per chiudere la porta di scatto, ma il legno incontrò la punta dello stivale del Tuttofare che lo impediva.
Sto cercando Nerkhalam il Nero, mi chiamo Mickey, mi manda Frida. Rispose precipitoso.
La pressione si allentò, anche se di poco. La strada era deserta e avrebbe potuto semplicemente usare la forza per entrare, ma non era nel suo stile.
Cosa vuoi? Il Nero sta morendo. Chiese la voce dubbiosa.
Il Tuttofare sorrise senza farsi notare. Proprio quello che sperava.
Sono qui per aiutarlo.

Venne introdotto nella camera da letto dell'ex cannoniere della Bianca. L'uomo dalla pelle scura era disteso su un materasso bitorzoluto immerso nel sudore e nel tanfo dell'agonia. Il Faccendiere entrò piano sperando con tutto il cuore che la fottuta febbre grigia non fosse poi troppo contagiosa. Tra un gemito e l'altro della notte precedente era riuscito a strappare a Frida qualche informazione. Una grossa nave stava per partire e un certo Commodoro di cui non ricordava il nome pagava bene. Non cercava degli idioti però, solo gente esperta e per questo chiedeva la carta d'imbarco a testimone delle esperienze passate. Con qualche coccola straordinaria che gli era costata un notevole sforzo di volontà era riuscito anche a sapere che il precedente cannoniere si era ammalato e che adesso il suo posto era vacante. Magari poteva convincerlo a vendergli la carta, magari ci riusciva, lui che era così bravo, lui che era così affascinante. Testuali parole.
Si sedette su uno sgabello basso vicino al letto.
L'uomo ansimava e gemeva come un bue moribondo. La pelle, scura, tendeva comunque al grigiastro e si tendeva sulle ossa che risaltavano sinistre a causa del poco grasso rimasto. I muscoli pareva deboli e la respirazione era faticosa. Lo sguardo del cannoniere, a volte vispo a volte languido, cercava di mettere a fuoco il tizio che era appena arrivato a rompergli i coglioni.
Che c... - venne squassato dalla tosse e finì per sputare un grumo di sangue che gli restò incollato sul mento - Che cazzo vuoi?
Mickey sorrise ancora. Aveva sempre la risposta giusta, al momento giusto.

Dorhamat - Porto - La Bianca

Convincere Nerkhalam a cedergli la carta d'imbarco che testimoniava fosse un cannoniere non era stato facile. La trattativa era stata lunga e faticosa ed alla fine il Nero si era dovuto accontentare del solo venti per cento sul bottino totale abbassando le pretese ridicolarmente alte da cui era partito. Il punto con cui era riuscito a fare leva in maniera più che efficace era stato quando gli aveva fatto notare che poteva semplicemente poggiargli un cuscino sulla faccia fino a che non avesse smesso di respirare. Da lì la promessa di un facile guadagno per potersi curare ed il suo charme avevano fatto il resto.
I passi di Mickey risuonarono ancora una volta sul selciato mentre si avvicinava alla Bianca. Non aveva idea di dove fosse diretta e non gliene importava un beneamato cazzo. Si compiaceva semplicemente di sé stesso e di come gli era stato semplice procurarsi il mezzo per imbarcarsi che, incredibilmente, non era nominale anche se attestava la carica ricoperta.
La sua carta era sbiadita e sgualcita, ma era sicuro che andasse perfettamente bene. Con calligrafia articolata ci campeggiava sù la scritta CANNONIERE.
Lui ne aveva mai usato qualcuno?
Ah cazzo, proprio mai!
Si ritrovò a rispondersi ad alta voce, divertito e meravigliato al contempo.
Ma aveva scoperto di avere un gran talento per far esplodere le cose.
Non sarebbe stai poi troppo difficile, ne era più che sicuro mentre risaliva la passerella e si arrestava di fronte ad una sorta di guardia con la faccia da fighetta lessa.
Mickey, cannoniere!
Fece porgendogli la carta e accompagnando la presentazione ad una sottospecie di parodia che doveva essere un saluto militare.




q8qu


CITAZIONE

Narrato
Pensato
Parlato


Parlato Frida
Parlato ???
Parlato Nerkhalam

Note: Ecco giunto finalmente anche il mio primo post. Semplicemente il Tuttofare si trova a Dorhamat in cerca di lavoro e a causa di un incontro fortuito non proprio piacevole. Da lì, grazie alla sua passiva di charme durante un incontro "particolare" reperisce qualche informazione sull'ex cannoniere della Bianca da cui poi si reca. Anche lì, grazie alla passiva, alla contrattazione e un po' appigliandosi al bisogno fisiologico di Nerkhalam di cure lo convince a cedergli la sua carta d'imbarco per il venti per cento su quello che avrebbe guadagnato nella spedizione.
Spero vi sia piaciuto, enjoy =)
 
Top
Caccia92
view post Posted on 3/7/2014, 15:07






Isla Muerta, Piangente
Il caduto


La notte calava lentamente sull'oceano nero. Molti non ricordavano che le acque vicino ad Isla Muerta erano segnate sulle mappe nautiche come sicure tratte commerciali. In realtà Isla Muerta non veniva chiamata così in passato, quando i mercantili attraversavano placidamente la rotta "Maledetta", ma nessuno sapeva qual'era il vero nome dell'isola. Chi vi aveva fatto scalo era già morto da tempo. Un piccolo fazzoletto di terra sperduto in mezzo al mare non rappresentava una tappa importante per le navi che transitavano nelle vicinanze. Da quando poi i relitti avevano cominciato a punteggiare la zona, i capitani dei convogli marittimi si erano tenuti alla larga. Soprattutto per la leggendaria Piangente, la galea pirata che non colava mai a picco, che non poteva essere affrontata in combattimento.
Chi era il capitano della galea? Qual'era il suo equipaggio? Perché pattugliava il perimetro di Isla Muerta?
Domande perse nella storia di Dorhamat.
Una cosa, tuttavia, era certa per i marinai della "Discarica": qualcosa di sbagliato aleggiava intorno alla Piangente.

Floki si ridestò improvvisamente, con il cuore che doveva martellare all'impazzata e che invece pareva completamente fermo. La nebbia non era svanita. Volute di bianco denso serpeggiavano intorno alla sua figura, toccandolo come serpenti spettrali. L'aria era fredda, un pungente odore di salsedine saliva dalla superficie ruvida del ponte della nave. Silenzio. Silenzio e oscurità. Per diversi minuti non percepì nulla se non l'eco delle onde che si infrangevano contro lo scafo, rumori irrilevanti in quell'assordante assenza di vita. Poi cominciò a sentirsi osservato da più punti. Voltando la testa a destra e sinistra, tuttavia, non riuscì a vedere nessuno.

« Nessuno sopravvive alla Piangente. »
Una voce tombale spezzò la monotonia. Una voce da far gelare il sangue nelle vene.

Da un punto imprecisato alle spalle di Floki comparve una figura alta e ammantata di nero. Portava un mantello logoro, un cappello da capitano vecchissimo e il fodero di una spada al fianco. Il volto era in ombra, occultato da un'aura di tenebra talmente fitta da essere papabile. Gli occhi rossi dell'individuo baluginavano come braci dell'inferno.
Il capitano della Piangente si inchinò con fare aristocratico.

« Mi presento: Joe Black. »
La nebbia tremolò un istante.
« Avrei molto piacere di sapere il tuo nome. »




_ _______________ _________________________________ _______________ _



La Bianca, Cabina di Comando
Il Commodoro


Romolo stava seduto sulla sua poltrona, chino sulle carte nautiche. Con un carboncino disegnava rotte, segnava punti, tracciava linee tratteggiate lungo una serie di atolli rappresentati in maniera stilizzata sulla pergamena. Scriveva e cancellava, scriveva e cancellava, colto da una frenesia senza pari. L'occhio buono dardeggiava e saettava in continuazione, evidenziando la zona interessata o ricercando un nome poco visibile tra la confusione delle informazioni. Dopo pochi minuti scaraventò la matita sul tavolo e si pinzò il naso con fare esausto. Non vi erano possibilità, non c'era un'altra scelta. Per Raggiungere Isla Sorta dovevano per forza passare accanto all'Oceano Maledetto. Con tutte le conseguenze del caso. E lui ben sapeva che quelle acque erano malvagie: aveva già perso più di una nave, in passato, a causa della nebbia.
Si appoggiò allo schienale della poltrona, incurante del rumore delle onde o delle urla degli uomini. Per lui, in quel momento, esisteva soltanto la meta da raggiungere. Se era rimasto sorpreso dall'apertura del portale in tempi così brevi, ancora non riusciva a spiegarsi per quale ragione nessun altro stava accorrendo all'isola del fato. Possibile che solo la sua vedetta avesse notato il faro di luce in lontananza? Forse, per una volta, la fortuna era girata dalla sua parte.
"Ma anche il più stolto dei marinai prenderebbe precauzioni."
Già...ma quali precauzioni prendere in quella situazione? Se il portale non era stato attivato, avrebbe condotto i suoi uomini verso un destino crudele e privo di senso. Se il portale, invece, era davvero aperto, avrebbe condotto i suoi uomini su mari inesplorati. Certo la prospettiva di visitare mondi ignoti era allettante, ma chi gli garantiva che sarebbero ritornati?
Un rumore lo destò dal suo sonno di riflessione. Puntò lo sguardo parzialmente invalidato verso l'ingresso. La porta della cabina era socchiusa, come scostata da un alito di vento. Aggrottando le sopracciglia, Romolo si alzò e andò a chiuderla. Nell'esatto istante in cui posò la sua mano sul pomello, la porta si spalancò, lasciando spazio al nostromo Tars.
« Maledizione, Tars! Che modi sono questi? » tuonò Romolo con il cuore in gola.
Tars rimase interdetto per l'aggressività del capitano, ma si riprese quasi subito.
« Signore...c'è qualche problema? »
Romolo si calmò e accompagnò il nostromo all'interno della cabina. Tornò a sedersi sulla poltrona, incrociando le dita davanti al volto.
« Niente, mi era parso di vedere qualcosa. Perché sei qui? »
Tars recuperò alcune carte dalla tasca della giubba.
« Guardi questo. Forse lui sa. »



_ _______________ _________________________________ _______________ _



La Bianca, ???
Il ricercato


Rimase nell'oscurità, acquattato come un serpente marino pronto a scattare. Ma non sarebbe scattato, non alla luce del giorno, non quando l'equipaggio era ancora così vigile e sobrio. C'era la possibilità che qualcuno, durante il viaggio, ricordasse bene la sua faccia una volta attraccati. Tuttavia era quasi certo di aver trovato un travestimento adatto. Scivolò contro la parete silenziosamente, attendendo con il respiro mozzato per la tensione. L'ombra dell'uomo gli passò accanto, portando una folata di odore di sudore e alcool.
E lui rimase in ascolto, sorridendo.









CITAZIONE
QM.POINT

Eccoci al secondo giro. Quelli della Bianca sono salpati e i primi giorni si sono svolti in maniera abbastanza tranquilla. Svolgete le vostre mansioni - pulire i cannoni, spazzolare il ponte, assicurare le cime - e nessuno, apparentemente, viene a disturbarvi. L'equipaggio si riunisce alla sera a piccoli gruppi. Chi dorme, chi parla vicino al parapetto, chi gironzola per la nave senza alcuno scopo. Anche voi, nel limite del possibile, avete una certa libertà e potete sconfinare per la Bianca. In questo modo riuscite a visitare la nave e a comprendere che è suddivisa, essenzialmente, in quattro zone principali: ponte (dove ci sono gli alberi, le sartie, le vele, gli argani, le scialuppe, etc..), coperta (dove ci sono la prima batteria di cannoni, la cambusa, gli alloggi dell'equipaggio, etc..), sottocoperta (dove ci sono la seconda batteria di cannoni, la cantina per il rum, una piccola cella, etc..) e la cabina del Commodoro. Ora, in questo primo turno sulla nave potete decidere come agire, dove andare, con chi parlare o altro. Vi elenco parte dell'equipaggio:
- il vecchio con l'occhio di vetro che ha visto Astrid
- sig. Tars, il nostromo
- sig. Borbon, il cuoco ben pasciuto e sempre sudato
- sig. Kamal, il comandante dei cannonieri
- un uomo che gira sempre con un cappuccio sulla testa
- due fratelli, che di cognome fanno Jhons, che sono spesso di vedetta
- Ben, un mozzo giovane
Fate come preferite. Esplorate, parlate, frugate. Insomma, quello che più vi aggrada. Se volete parlare con il Commodoro, dovrete avere una buona ragione.

Azazel, la tua situazione è leggermente più complessa. L'uomo che ti fissava dal parapetto della Piangente si palesa come Joe Black. Avevi sentito qualcosa di questo individuo sul mercantile appena affondato, ma non ricordi di preciso cosa. Forse una storia riguardo ad un portale e un marinaio che non è più tornato. Fatto sta che il capitano Black, dai modi raffinati, ti domanda cortesemente il nome. A dispetto della gentilezza, tuttavia, ti segnalo che percepisci la malvagità di Joe Black: ti farà del male se non risponderai. Tieni anche presente il fatto che la tua sopravvivenza al suo attacco lo ha irritato non poco.

Questo è tutto! Se avete domande, fatele pure nel thread di confronto. Per il resto ci vediamo in game.
Avete cinque giorni per postare dopo aver terminato il giro in confronto.
 
Top
DanT&
view post Posted on 10/7/2014, 18:00




Richiamo fantasma
Cannoniere






Il ponte di una nave è qualcosa di...indescrivibile.
Mickey se ne sta impalato, lì al centro, osservando meravigliato la vita che gli si muove intorno.
Urla, uomini che raccolgono il sartiame, altri che fanno rotolare barili sulle assi scricchiolanti della Bianca che, piano piano, stacca il fianco dalla pietra sicura del porto di Dorhamat e prende il largo. La vela è gonfia, l'acqua piatta si taglia come burro con uno sciabordio seducente. Il vento soffia una brezza costante che gli solletica la nuca ed il sale nell'aria gli fa prudere l'orbita vuota. Il profumo di mare gli penetra nelle narici andandogli dritto dritto alla testa e spedendolo in un limbo rallentato di felicità che poche volte ha provato prima in vita sua.
Ruota la testa, il Tuttofare, e non può che riempirsi l'occhio, stupefatto, di questa nuova avventura. Sorride, inebetito, forse stonando con le grida rauche dei marinai, ma non riesce a trattenersi.
E' solo, decisamente, contento.

Il tacco degli stivali produceva un rumore sordo mentre urtava il legno delle scale levigato dall'usura. Per scendere dovette chinarsi. Era arrivata l'ora di dare una rapida occhiata alla nave e, sopratutto, a quella che sarebbe stata la sua postazione di lavoro nell'eventualità che si fossero mai imbattuti in qualcosa meritevole di una palla di cannone tra le chiappe. Gli uomini di sopra gli avevano indicato la sottocoperta in maniera abbastanza rude, come ci si aspetta da dei veri lupi di mare. Ci avrebbe trovato Kamal lì, il capocannoniere, che gli avrebbe dato istruzioni ed era anche ora, ché di vederlo a ciondolare sul ponte erano già stufi.
Le pareti erano fiocamente illuminate da lanterne ad olio, appese a ganci sporgenti, che assecondavano il rollio della nave. Un prepotente odore di legno bagnato lo accolse meno bene del mobiletto fatto a celle da cui brillavano, anche se un po' impolverate, bottiglie basse e panciute ripiene di liquido scuro.
Rum!
Il Faccendiere sorrise accarezzandole con gli occhi. Era un bene che la sua postazione si trovasse vicino all'alcool. Il fatto che fosse tanto, era un bene ancora più grande.
Passò oltre i barili contenenti i proiettili micidiali e dosi improponibili di polvere da sparo con cui avrebbe potuto far saltare in aria mezzo continente. Ignorò persino il tizio dietro le sballe di una piccola cella che comunque non si degnò di salutarlo.
Che se ne andasse a fanculo e rimanesse a marcire pure in quella topaia per il resto dei suoi giorni. Si ritrovò a pensare stranamente stizzito dall'assenza di qualsiavoglia tipo di considerazione.
Kamal si rivelò un vecchietto magro come un chiodo e scuro come il carbone. La sua pelle bruciata dal sole sembrava ruvida e grinzosa come cuoio duro lavorato. In compenso la sua barbetta bianca spiccava candida come neve dandogli un tocco estroso che nel complesso faceva pure bella figura. Stavano tremando in quel momento, però, i peli del viso che parevano non pensarci neanche a smettere di muoversi. La mascella del capocannoniere scattava furiosamente mentre abbaiava ordini agli altri uomini sottocoperta e sembrava sul punto di mordere qualcuno.
Problemi eh? Pensò sorridendo.
Non riusciva proprio a starne alla larga.
Mickey, signore! Lo interruppe come se nulla fosse sovrastando la sua voce.
Nuovo cannoniere a bordo. Continuò osservando la sua espressione, serio, per poi andare avanti.
Se ha bisogno di un uomo per risolvere un problema, signore, ha trovato quello giusto.
Gonfiò il petto in una strana parodia di un saluto militare, finendo per somigliare forse a un tacchino.
Il vecchio lo scrutò interrompendo la sua invettiva soffermandosi per un attimo sulla mano nera e sugli occhialini che nascondevano a stento la cicatrice sul volto. Sapeva certamente chi si trovava in fronte, quindi quella sceneggiata della presentazione non era servita proprio a niente. Con un cenno i due si allontanano sotto lo sguardo degli altri uomini lasciati indietro a lucidare le pesantissime canne di ferro bruno.
Kamal aveva qualcosa da dire, ma il tono basso e confidenziale rivelava la delicatezza dell'argomento. Il Tuttofare sorrise tra sé e sé, ascoltando. Chissà come mai non riusciva mai a trovarsi un lavoro tranquillo.
«Il problema, ora, non ha importanza...» sussurrò «...raccontami del negro. Tu lo hai visto! Non era morto?»
Quasi. Rispose Mickey a mezza voce.
Non aveva una bella cera.
Gli raccontò di come avessero concluso un certo affare, non specificando che l'oggetto barattato fosse stata la carta d'imbarco, anche se era praticamente sicuro che si fosse già praticamente sputtanato.
In ogni caso adesso gli aveva dato una risposta, e ne pretendeva un'altra in cambio.
Come diavolo ha fatto a ridursi così, signore? E' contagioso? Il tono era preoccupato.
Stiamo andando nella stessa direzione dove il negro ha contratto la malattia? Perché se così non ci penso due volte a prendere la carretta e puntare dritto verso casa. Il Faccendiere era serio, ed alla fine, forse, non riuscì a tenere la voce poi troppo bassa. Non che volesse davvero proporre un ammutinamento, ma sondare comunque il terreno per capire quanto l'equipaggio er fedele al Commodoro non doveva essere una cattiva idea.
Nemmeno tutti i soldi del continente, infatti, erano sufficienti a convincerlo a ridursi a una sorta di lumaca grigia. Era troppo dannatamente affezionato alla sua pelle.
«La malattia di cui parliamo è una febbre particolare, contratta dopo la puntura di una zanzara.» fece una pausa per riordinare le informazioni «Mio fratello si è ammalato di questa Febbre Grigia quando ero ancora un ragazzo, eppure ricordo distintamente la sua espressione carica di dolore.»
Grugnì, si raddrizzò. Parlarne gli era evidentemente non facile, ma il Faccendiere era avvezzo ai segreti delle persone, a trattare le loro questioni personali con una certa delicatezza per giunta. Diventava inevitabile dopo anni nel suo mestiere. Poi, nel suo caso specifico, gli risultava particolarmente semplice farsi spifferare sempre tutto.
«Lemin cessò di respirare dopo appena tre giorni, agonizzante. Il medico non poté nulla contro la malattia.» le palpebre del vecchio si restrinsero, sospettose «Il negro non è malato di Febbre Grigia, ne sono certo. Non capisco invece perché Tars mi ha rifilato questa frottola... »
Le altre domande, seppur delicate, non portarono ad un nulla di fatto. Il capocannoniere non sapeva altro della malattia, ma qualcosa parve far breccia nella sua dura scorza da marinaio vissuto quando giunse alla conclusione più semplice da perseguire. Il nostromo nascondeva qualcosa? Gliel'avrebbe tirata fuori a suon di calci nelle palle.
Non possiamo lasciarci la pelle in viaggio come questo. Dobbiamo capire dove stiamo andando e soprattutto perché Tars non è sincero con il suo equipaggio. Eruttò incazzato.
Vieni con me, chiediamogli perché è tanto in vena di stronzate.
La mano sulla spalla e l'incrocio di sguardi sortirono l'effetto desiderato.
«Mi piacerebbe mettere sotto torchio il dannato Tars.» Ammise il vecchio mostrando un sorriso sdentato incredibilmente tenero.
«Ci rivediamo qui, stanotte. Per tutti i cannoni, lo conceremo per le feste!»
Si allontanò lasciando sul volto del Tuttofare un ghigno malefico.
Era già riuscito a portare qualcuno sulla nava dalla sua parte, si era già fatto un amico.
E quella notte, già la prima notte, si sarebbe fatto anche il primo nemico.
Scosse la testa ricambiando il sorriso distorto del suo riflesso sul cannone fin troppo lucido. Afferrò uno straccio lercio e cominciò a passarlo sul freddo metallo della canna con gesto meccanico.
Chissà come mai, pensava, per un attimo si era illuso di imbarcarsi per un lavoro tranquillo.





q8qu



CITAZIONE

Narrato
Pensato
Parlato


Parlato Kamal


• Stato fisico: Illeso
• Stato psichico: Illeso
• Capacità Straordinarie: 1 [Intelligenza]
• Abilità Passive:
Sopravvivo alla faccia tua! [Razziale umana; Mickey non sviene al 10% di energie]
Tranquilli, tranquilli. Mickey è qui. [Talento Ammaliatore I; Malia psionica di Fiducia nei confronti di Mickey]
Il marchio del disertore. [Tatuaggio di maschera spezzata nell'incavo del gomito destro; qualsiasi appartenente al Clan Toryu diffiderà del portatore del marchio, sottovalutandolo e disprezzandolo innatamente, anche se non è a conoscenza del tatuaggio]
 
Top
.Azazel
view post Posted on 12/7/2014, 17:03




Richiamo Fantasma
La Piangente, Atto II
___ _ ___


~


Le palpebre si riaprirono con lentezza. Un mondo oscuro, tetro e senza vita prendeva forma, senza lasciargli via di scampo, solo e sperduto nel bel mezzo del nulla, sul ponte di una nave silenziosa e inaffondabile. Notò subito un'anomalia sconcertante, e relativa al suo organismo, venir meno alle leggi naturali della vita stessa: il suo cuore non martellava più come un tamburo nell'incavo del petto e i suoi polmoni non reclamavano più l'aria del mondo.
Era lucido e cosciente, consapevole che tutto quello che era accaduto era la pura realtà e non le finte trame di un incubo.
Si rimise in piedi, frastornato dal pungente odore di salsedine che saliva dalle assi di legno del ponte della nave. L'aria era gelida e spirali di nebbia serpeggiavano ovunque come lugubri fuochi fatui. Per diversi minuti rimase in piedi, a guardarsi intorno, con le orecchie tese, pronte a percepire qualsiasi rumore in grado di infrangere il velo di sinistro silenzio che ammantava la nave e le acque del mare.
L'unico suono era lo sciabordio delle onde che s'infrangevano sullo scafo della nave fantasma. La fastidiosa e assillante sensazione di essere osservato fece ben presto capolino: era solo, apparentemente, eppure si sentiva addosso lo sguardo di qualcuno - o qualcosa -.

« Nessuno sopravvive alla Piangente. »
Una voce spettrale ruppe infine il velo di silenzio facendo calare un gelo ancor maggiore, che si insinuava nelle vene e penetrava le ossa, una voce glaciale e tagliente.
Si voltò di scatto e una figura alta e ammantata di nero si materializzò a pochi passi da lui. Portava un cappello usurato da capitano sulla testa e al fianco il fodero di una spada. Il volto pareva composto completamente dalle tenebre stesse, anzi, ancor più oscuro; in quel pozzo d'oscurità fiammeggiavano ardenti due occhi rossi, minacciosi e carichi di collera.

« Mi presento: Joe Black. »
Il capitano eseguì un inchino, manifestando una raffinatezza oramai scomparsa e che cozzava completamente con il tremendo aspetto che aveva.
Solamente udendo il nome del capitano della nave pure la nebbia parve rabbrividire per un istante.
« Avrei molto piacere di sapere il tuo nome. »
Joe Black.
Joe Black.
Joe Black.
Se lo ripeté mentalmente più volte.
Quel nome gli ricordava qualcosa, perlomeno non gli era del tutto sconosciuto. Dopo qualche secondo di silenzio e riflessione si ricordò che aveva udito una storia prima di partire a proposito di un marinaio che non aveva fatto più ritorno e un misterioso portale posto chissà dove.
Nonostante l'eleganza nei modi di fare e uno stile signorile e sofisticato, Floki poteva avvertire il pericolo e la minaccia, palpabile e concreta, che Joe Black emanava.

« Floki Noctis. »
Rispose con fare meccanico, immobile come una statua. Percepiva una rabbia crescente e non aveva la benché minima idea di incrementarla maggiormente risultando poco accomodante. D'altronde era un ospite su una nave altrui. Una sorta di energia invisibile avviluppò i polsi dell'assassino, come delle manette in grado di trattenerlo e immobilizzarlo sul ponte della Piangente.
Il capitano sorrise, o così gli parve, poi mosse qualche passo verso Floki, puntandogli un dito contro. La nave, nel frattempo, ripartì senza alcun bisogno di un equipaggio in grado di governarla.

« Mai sentito il detto: "I morti non raccontano bugie?" »
Sfoderò la spada che portava al fianco: una lama più nera di un cielo notturno privo di stelle ma al contempo in grado di rilasciare una sorta di aura luminescente, spettrale.
« Dimmi, se non è di troppo disturbo... quanto sai di Isla Sorta? »

« Dipende. »
La voce dell'Ombra appariva calma e tranquilla, gli occhi dello Spettro fissavano quelli fiammeggianti del capitano: voleva vederci chiaro e provare a fare breccia nei pensieri o nei ricordi del famigerato Joe Black.
Poco dopo venne investito da una bufera di rapide immagini. Visioni appartenente a chissà quale spazio e quale tempo, ritagli di una vita passata, fugaci ma chiare e abbastanza distinte da fornirgli un quadro abbastanza accurato.
Per prima cosa, nella sua mente, venne materializzata l'immagine di un promontorio e una casa. Vicino si stagliava alto la figura di un faro di pregevole fattura. Nell'abitazione vi erano un bambino e una donna, entrambi bellissimi e dai capelli corvini; il bambino chiedeva alla madre che fine avesse fatto suo padre e la donna rispose semplicemente che il mare voleva tenerlo con sé.
L'apparizione onirica si dissolse lasciando spazio ad una seconda sequenza di istantanee acquisite dalla mente del capitano: una piccola imbarcazione, rapida e veloce, con a bordo un ragazzo di circa vent'anni che cercava di allontanarsi dalla riva di un'isola e, alle spalle vi era un faro, un faro. Infine giunse l'ultima raccolta di informazioni nella quale poteva osservare un'altra isola, colpita e scossa da una tempesta notturna che aveva gonfiato le onde del mare, mentre tuoni e violente raffiche di vento sembravano desiderosi di cancellare per sempre quello spicchio di terra e sabbia dalla faccia del continente. Lungo la spiaggia e sotto una pioggia fitta e costante un uomo di circa venticinque anni, con un'espressione da disperato, capelli e barba lunghi e sporchi, tirava a secco la propria imbarcazione. Il suo sguardo sembrava aver catturato un qualcosa di inimmaginabile: una caverna alla base del picco illuminata a giorno da una folgorante emanazione azzurra. L'uomo, infine, mosse i propri passi incerti verso la caverna.
Le visioni terminarono e finalmente era anch'egli a conoscenza di qualcosa di molto interessante, ora bisognava capire come avrebbe reagito Black.

« Ecco. »
Esclamò serenamente.
« Ora sono a conoscenza di qualcosa di molto interessante. »
Il volto era impassibile e non era facile cogliere quali fossero le vere intenzioni dell'assassino.
« Quella grotta nascondeva qualcosa di sconcertante, l'ho letto nel tuo viso quand'eri ancora un semplice ragazzo. »
Giocava d'azzardo.
Pesantemente.
Manifestare così clamorosamente che era a conoscenza di fatti e avvenimenti incredibili come quelli poteva far pendere l'ago della bilancia sul piatto che recava la scritta "Morte".
Tutto dipendeva da come avrebbe reagito il capitano: sua la scelta era se trasformarlo in cibo per i pesci o sfruttare in un qualche modo le capacità di colui che era sopravvissuto all'attacco della Piangente.
Interminabili minuti scorrevano lentamente con la figura oscura di Black perfettamente immobile e silente. Floki non osò fiatare per alcuna ragione. Il capitano riprese a camminare avanti e indietro sul ponte della nave, facendo scricchiolare le assi lignee sotto il suo peso, era palese che stesse riflettendo e meditando sulle prossime mosse e l'inaspettata dote dell'assassino sembrò aver cambiato le carte in tavola, obbligando Black a intraprendere una nuova strategia.

« Tu leggi nella mente, straniero. Questo potrebbe tornarmi utile. »
Sussurrò, reprimendo a fatica l'astio che il suo tono di voce trasmetteva.
« Ma quando sono giunto su Isla Sorta, non ero un ragazzo. Considerato che il ciclo del portale dura esattamente mille anni e quella era la terza volta che si apriva... dopo la partenza di mio padre. Fai i tuoi calcoli. »
Il raffinato modo di porsi e l'eleganza con la quale si era presentato pochi minuti prima divennero un semplice ricordo: ora la sua voce risuonava più cupa e potente, probabilmente stava manifestandosi per ciò che era realmente, abbandonando una volta e per tutte una facciata di gentilezza che non gli apparteneva.
« Il portale è aperto, in questo momento, mentre noi parliamo. Dopo soli trecento anni.
Io devo scoprire perché e tu mi aiuterai a farlo.
La grotta che hai visto... presto scoprirai cosa contiene.
»

Floki, saturo di adrenalina e curiosità non aspettava altro che udire tali parole, sprezzante dei pericoli che - probabilmente - celava la grotta. Era ansioso di scoprire tutto ciò su una storia leggendaria come quella.
L'energia che lo imprigionava scomparve: era libero di muoversi a suo piacimento sulla Piangente.
S'avvicinò al capitano.

« Cosa ci guadagno in tutto ciò? »
Il tono di voce trapelava sete di potere, inarrestabile e costantemente alimentata dal suo corrotto animo.
« L'immortalità, come te? Come hai fatto a diventare ciò che sei ora? E' l'effetto che ricevono coloro che varcano il portale, o sbaglio? »
Forse stava esagerando e tartassare Black con tutte quelle domande non si sarebbe rivelata la mossa più giusta ma lui voleva sapere, comprendere ma soprattutto doveva far capire chiaramante che la sua collaborazione aveva un prezzo.
Il capitano si voltò e per un singolo istante Floki riuscì a vedere cosa celava l'oscurità del suo volto: una maschera di pelle devastata, raggrinzita, deturpata e marcescente. Un orrore indecifrabile della durata di un sospiro ma abbastanza lungo da far impallidire il volto l'assassino. Sbatté le palpebre e nuovamente le tenebre s'insinuarono sul suo viso. Black colmò fulmineamente la distanza che vi era fra loro e lo guardò dritto negli occhi, ad un palmo dal naso di Floki. Un'odore pestinenziale, forse dovuto al fiato del capitano, o più semplicemente per via della sua presenza troppo ravvicinata, aveva investito lo Spettro.

« IMMORTALE? QUESTO DESIDERI? »
Le urla colleriche fecero vibrare la Piangente.
« UN'ESISTENZA DI PUTREFAZIONE E CORRUZIONE NELLA TOTALE DECADENZA FISICA? BRACCATO DA EMOZIONI E SENSAZIONI CHE NON PUOI PROVARE? »
L'esplosione di rabbia scomparve, ridimensionando gli animi di tutti. Joe Black s'incamminò verso la propria cabina.

« Per te non esisterà un altro momento identico a questo. Gli acciacchi dell'età... sarebbero una benedizione... il calore di un corpo, il gusto del cibo, il tocco del vento... sogni svaniti nel nulla. »
Una vera e propria maledizione.
Questo era il messaggio che Black voleva far comprendere a Floki: l'immortalità era un pesante fardello, molti lo potevano vedere come un dono, e gli stolti erano in gran numero.

« Recupera le forze. Partiamo all'alba. »
Floki fece un leggero cenno col capo ma non aprì bocca, aveva parlato troppo, si limitò semplicemente ad ascoltare le parole di Joe Black.


Floki Noctis
lo Spettro

CS 8 ~ Agilità 1 - Destrezza 3 - Intelligenza 4

~ Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40% ~

Energia: 100%
Status Fisico: Indenne.
Status Psicologico: Indenne.

Equipaggiamento in uso

Spada d'acciaio__ Inutilizzata.
Crepuscolo__ Inutilizzato. [º º º º º]


Abilità in uso

filius umbra__Floki ha sviluppato una capacità innata di annullare gran parte delle emanazioni fisiche del proprio corpo. Grazie a questa peculiarità sarà in grado di vincolare qualunque rumore produca al fine ultimo della propria esistenza: ovvero il nulla. Qualunque movimento, spostamento o azione egli compia non produrrà rumore o, comunque, produrrà un suono talmente lieve da risultare impercettibile a qualunque orecchio, umano e non. Allo stesso modo, però, finanche ogni odore sarà vincolato al patto innato di vuoto che caratterizza il proprio spirito. Il fisico non emanerà odori, né effluvi tali da poterne evidenziare la presenza ad alcuno. In questo modo, la sua presenza sarà quasi del tutto impercettibile, risultando esistente al pari di una qualsiasi ombra del terreno. Visibile soltanto se visto, ma impossibile da individuare attraverso i suoni o gli odori.
Inoltre vedrà ampliarsi le proprie capacità, estendendo l'effetto annullante anche all'ambiente circostante. Il suo corpo, dunque, non produrrà alcuna conseguenza sul terreno o, in generale, sull'ambiente di gioco. Il suo passaggio non provocherà la vibrazione del terreno, in alcun modo; le piante, la vegetazione o un qualunque elemento della natura, che interessi una determinata area, non si sposterà o non subirà mutamenti dal suo passaggio. Il suo incedere non calcherà il segno sul sentiero percorso, non lasciando il suo passo alcuna traccia di esso. Scomparirà per tutti, finanche per la realtà che lo circonda, rimanendo impressa su di essa come un raggio di buio che scorre rapido, ingannando lo spazio come fosse suo servo. In termini tecnici la passiva annulla le vibrazioni prodotte sul suolo, o sull'ambiente, dal passaggio del possessore ed impedisce che il suo cammino produca tracce sul terreno.
All'apice delle sue capacità, lo Spettro padroneggerà il proprio spirito fino a governare l'ultima espressione della scintilla vitale. Infatti potrà controllare la propria aura, al punto da annullarla e celarne l'esistenza a chiunque. Il suo corpo, dunque, nonché la sua presenza in generale, non sarà rintracciabile attraverso di essa e lui stesso non sarà più vincolato a tale debolezza. Egli non esisterà nemmeno per i più scaltri avversari, capaci di esplorare l'invisibile per mezzo della visione delle auree, eludendo i loro occhi come quelli di un comune inetto. In termini tecnici, la passiva annulla l'aura del possessore.
{Passiva Lvl.1, 2 e 3 Talento Assassino}

ante gradum__Maghi, guerrieri, assassini e mentalisti, chiunque nel bene o nel male era in grado di sfruttare la magia e tale capacità si rivelava un'arma a doppio taglio per chiunque osasse utilizzarla contro Floki Noctis. In termini di gioco ogniqualvolta che il proprio avversario utilizza una tecnica di natura magica, per la durata di quel turno Floki guadagna 2 Capacità Straordinarie che aumenteranno l'Intelligenza. Inoltre manterrà il proprio allineamento sempre nascosto, come se non ne avesse uno. Chi si troverà davanti a Noctis non riuscirà mai ad intuire quali siano le sue intenzioni, se stia dicendo verità o bugie, quali siano i suoi obiettivi e perché si comporti in un certo modo. Qualsiasi supposizione sul suo pensiero sarà vana, e non sarà possibile per gli altri personaggi intuire che cosa stia macchinando; inoltre si confonderanno le sue bugie con la verità e viceversa.
{Razziale Ombra "Allineamento Imperscrutabile + Pergamena Discendenza Arcana - Mago}

aranae__La tecnica ha natura magica. L'abilità non ha potenza e concede i propri benefici passivamente, sempre funzionanti nel corso di una giocata. Floki Noctis è in grado di camminare e reggersi su qualsiasi superficie, sia essa avversa a lui e alla gravità (come una parete o un soffitto), sia essa liquida (acqua, ad esempio) o aeriforme (camminare sull'aria). Non sarà affetto in alcuna maniera da correnti d'aria o sbilanciato da onde nell'acqua, e potrà camminare tanto agilmente nell'aria quanto lo farebbe sulla terraferma, il tutto non alterando in alcuna maniera la sua agilità o la velocità con la quale si muove normalmente - rendendolo di fatto né più veloce né più lento del solito.
{Pergamena Sostegno - Ladro}

oculi noctem__Cresciuto e abituatosi a vivere in un luogo avvolto da una quasi completa oscurità, Floki ha allenato i propri occhi alla mancanza di luce divenendo in grado di scrutare attraverso il buio senza alcuna difficoltà, proprio come un animale notturno. Allo stesso modo potrà scrutare attraverso nebbie, nubi, fumi o altri impedimenti visivi di potenza passiva. La tecnica ha natura fisica e non avrà alcun effetto contro tenebre di tipo illusorio, agenti direttamente sulla sua mente, indipendentemente dalla loro potenza.
{Pergamena Scrutare nelle Tenebre - Mentalista}

cerebrum inviolabilem__In alcun modo sarà facile scalfire la mente di un assassino. Troppo concentrato sul suo compito, focalizzato solo sul compimento della propria missione, uno Spettro non verrà mai soggiogato dalle più semplici influenze psioniche passive provenienti dall'esterno. In termini di gioco conta come una difesa psionica passiva. Sarà quindi immune alle più blande influenze psioniche, come le auree di paura e riverenza, purchè queste siano esclusivamente abilità di potenza passiva, e non implichino un consumo.
{Pergamena Mente Impenetrabile - Mentalista}


Attive Utilizzate

mens lectio__La tecnica ha natura psionica e consumo Basso. Per essere castata vi è necessità che il caster possa percepire il bersaglio in qualche modo, anche solo visivamente. Dopo aver colpito la vittima con successo, l'utilizzatore della tecnica verrà immediatamente a conoscenza di parte della storia del suo bersaglio, di qualche suo segreto, o delle sue paure e passioni. La tecnica in caso di successo provoca danni bassi alla mente della vittima, fornendo al caster informazioni di sorta sulla vittima, e va affrontata come una psionica di potenza bassa.
{Pergamena Spiare - Ladro}



 
Top
Ashel
view post Posted on 12/7/2014, 18:14






L’atmosfera sulla Bianca non era delle migliori.
Astrid non era solita lamentarsi, ma la situazione le pareva, di giorno in giorno, sempre più strana.
C’erano troppe cose che non tornavano: l’equipaggio era costantemente agitato e tutti correvano da una parte all’altra come se fossero in preda di un’incontenibile ansia e non riuscissero a svolgere le loro mansioni senza rimanere preda del nervosismo.
Sulla Pietra d’Avorio ci aveva sempre pensato Buch a far rigare dritto la ciurma e nessuno, nemmeno quando la situazione gli era sfuggita di mano, aveva osato dubitare di lui o sfidare la sua autorità.
Anche se, in effetti, alla fine sarebbero morti tutti quanti...
Ad ogni modo, la mezz’orca non riusciva a capacitarsi di come la destinazione del loro viaggio fosse rimasta segreta. Probabilmente avrebbe dovuto informarsi prima di imbarcarsi; ma in fondo a lei interessava solo lavorare ed essere pagata.
Non chiedeva altro.
Tra i mozzi della nave ce n’era uno con cui aveva cominciato a fare amicizia. Generalmente era scostante, antipatica e decisamente poco incline alla compagnia, ma con lui trovò subito un’immediata affinità.
Forse erano il suo viso pulito e la sua espressione limpida a trasmetterle fiducia.
Ben era un giovinetto schivo di bell’aspetto e non aveva molta esperienza come mozzo. Astrid aveva ragione di credere che fosse il suo primo viaggio per mare, anche se svolgeva le sue mansioni con molto zelo.
Cominciò a breve a parlargli delle sue perplessità circa lo stato d’agitazione dell’equipaggio, ma lui si limitava sempre a fare spallucce o a evitare di dare una risposta precisa; eppure Astrid era certa ch’egli avesse sentito o visto qualcosa di strano.
In fondo nessuno prestava mai molta attenzione ai mozzi e gli ufficiali tendevano a ignorare la loro presenza quando discutevano tra loro di affari importanti; inoltre, membri dell’equipaggio con mansioni come quelle potevano facilmente introdursi nelle cabine e muoversi indisturbati sulla nave senza che nessuno facesse caso a loro.
Un giorno, dopo che avevano condiviso un pasto a base di sbobba e birra annacquata, la mezz’orca riuscì a convincere Ben a dirle qualcosa sullo strano individuo che si aggirava, in perenne stato confusionale, sul ponte della Bianca farfugliando parole in una lingua incomprensibile. Pareva ch’egli fosse solito intrattenere lunghe conversazioni con il Commodoro nella sua cabina; eppure faceva credere a tutti di essere un sordomuto.
La giovane aveva cercato, per quanto possibile, di non manifestare troppo apertamente il suo interesse per quella faccenda; il giorno precedente si era offerta di pulire al suo posto le brande dei marinai in cerca di qualche indizio.
Aveva rovistato tra le lettere d’amore e la biancheria dell’equipaggio, ma non aveva trovato nulla al di fuori dell’ordinario - escluse le riviste pornografiche, il tabacco di contrabbando e qualche aggeggio di cui aveva preferito ignorare l’utilizzo.
Per un momento Astrid pensò seriamente di andare dal nostromo e parlargli a viso aperto; ma poi si rese conto che così non avrebbe fatto che peggiorare le cose. Forse avrebbe persino rischiato di essere allontanata dall’equipaggio per mancanza di disciplina.
Eppure, nonostante sulla Pietra avesse vissuto una traversata infernale e a dispetto di tutti gli imprevisti che avevano impedito il loro arrivo alla Nave di Ferro, aveva sempre avuto la massima stima per il Capitano Buch e non aveva mai dubitato, nemmeno per una volta, della sua autorità. Si era sempre fidata di lui.
Non si poteva dire lo stesso per Romolo. Probabilmente si stavano dirigendo in un luogo pericoloso, o forse la loro meta era, per così dire, fuori dall’ordinario.

- Ah, forse è per questo che che sono tutti così agitati... Probabilmente il luogo dove stiamo andando non è esattamente... sicuro. Che poi un uomo come il Commodoro si debba affidare a quel tipo per ricevere informazioni la dice lunga... Si tratterà di una rotta non conosciuta, o di un luogo inesplorato... Tu che ne pensi, Ben?

Forse il giovane non le avrebbe detto nulla e si sarebbe limitato ad arrossire, terminando il suo pasto in silenzio come faceva di solito.
Le venne quasi da ridere quando cominciò a sospettare che si fosse invaghito di lei. Da quanto tempo non capitava che qualcuno la trovasse piacevole?

- Del resto la paga era molto alta, forse persino troppo. Tutto sommato potrebbe essere divertente! E poi, mi sono già fatta un amico!

Riprese lo straccio, lo strizzò e si mise a carponi sul ponte per riprendere a lavorare.
La loro pausa era terminata e non voleva che qualcuno li vedesse bighellonare, soprattutto in quel clima di agitazione che animava tutti quanti.
A un tratto vide Ben con la coda dell’occhio che le si avvicinava, prendeva uno straccio e ricominciava a pulire accanto a lei senza dire una parola.
Dopo qualche istante il giovane alzò la testa e scrutò il ponte da una parte all’altra per controllare che non ci fosse nessuno a portata d’orecchi; quindi si rivolse ad Astrid con uno strano tono, del tutto inusuale per lui.

- Stanotte è il turno dei fratelli Jhons. Non fanno molto caso a quello che succede di sotto. Io so come entrare nella cabina del Commodoro. Vogliamo tentare?

La mezz’orca rimase immobile a fissarlo, stupita.
Avrebbe giurato di aver scorto nel suo sguardo un lampo di malizia.

- Quindi anche tu vuoi saperne di più. Perché? Dì, Ben, non è che hai paura?

Voleva nascondere la sua agitazione e il suo stupore provando a schernirlo bonariamente; eppure, quella ad avere paura adesso era lei.

- O forse, c'è qualcosa che attira il tuo interesse in tutta questa faccenda? Comunque, non dovrebbe essere difficile mimetizzarsi.

- Tu mi piaci, davvero. E credo che mi potresti aiutare. Su questa nave ci sono delle...cose che mi interessano. Stanotte ci muoviamo.

A quel punto Astrid abbassò lo sguardo e ricomincio a strofinare lo straccio a terra con tale veemenza da sentire dolore.
Chi le ricordava quel giovinetto?
Ma certo: Dagonet.
Anche lui si era infiltrato sulla Pietra d’Avorio recitando la parte dello sprovveduto e dell’ingenuo mozzo dalla buona volontà, riservato e obbediente.
E Buch ci era cascato.
Naturalmente per come erano andate le cose nessuno poteva incolparlo dell’incidente diplomatico con la prigione, ma era chiaro che per tutto il tempo non aveva fatto altro che nascondere le sue reali intenzioni dietro una parvenza di candore e inesperienza.
Dopo i primi momenti di sorpresa la giovane cominciò a riflettere sul da farsi. Anche lei voleva vederci chiaro e non avrebbe rinunciato a penetrare negli alloggi del Commodoro.
Ma non si fidava di Ben e per quanto avessero cominciato a giocare a carte scoperte avrebbe fatto molta attenzione a non dargli le spalle.
Dietro il giovane mozzo inesperto e timido poteva nascondersi, a onor del vero, qualunque tipologia di individuo. In qualsiasi caso non una persona in cui riporre la propria fiducia.
Astrid avrebbe sfruttato le sue abilità per mescolarsi alle ombre della notte e scivolare nelle cabine di Romolo; ma avrebbe anche provato di capire chi fosse quel Ben Hammet che viaggiava con lei.
Per tutto il giorno rimase turbata dal ricordo della strana luce che aveva visto animare il suo sguardo durante quella conversazione.

 
Top
Caccia92
view post Posted on 16/7/2014, 21:50






Da qualche parte sulla Rotta Maledetta, Piangente
Il caduto


Era l'alba. Il sole restava nascosto dietro un manto di nubi scure e non riusciva a riscaldare la superficie increspata dell'oceano. L'acqua nera vorticava impazzita in piccoli mulinelli, gorgogliando e spruzzando. Lo scafo divelto della Piangente scivolava sulle onde come un cadavere nero, allontanandosi velocemente dalla nebbiosa Isla Muerta. Non vi erano gabbiani a stridere mentre il galeone lasciava il suo nido di morte per intraprendere un viaggio senza ritorno. Sussurri incomprensibile, forse prevenienti dalla banchina di denso fumo grigiastro, echeggiavano nell'etere e rendevano il paesaggio circostante simile ad un cimitero.
Joe Black stava a prua, accanto al parapetto. Il suo sguardo penetrante sondava il mare burrascoso, in procinto di sommergere la nave. Nonostante questo, non sembrava particolarmente preoccupato. Gli occhi rossi parevano più concentrati a scovare qualcosa in lontananza, oltre l'orizzonte nebuloso. L'uomo spalancò improvvisamente le palpebre buie, immobilizzandosi come colpito da una maledizione. Allungò quindi un braccio ammantato per indicare un punto nel vuoto oceanico. Piano piano, come un'immagine che diveniva nitida con il passare dei secondi, un profilo frastagliato comparve in mezzo alla nebbia.
Era una nuova isola, un'isola diversa da Muerta. Un piccolo pezzetto di verde nel blu intenso della Rotta Maledetta, ricco di vegetazione, libero dalla tempesta. Una spiaggia bianca si aggrappava alla fila di palme che ricopriva la maggior parte del terreno, mentre un promontorio di roccia pallida si elevava al di sopra degli alberi. Sul promontorio, fiero e antichissimo, spiccava la struttura di un faro decaduto.
Floki ricordava perfettamente quella lama di mattoni e vetro che torreggiava sulla piccola casupola del guardiano.
Il luogo natio del suo "carceriere".
« Tu conosci quell'isola, vero? L'hai vista nella mia infanzia. » sussurrò Joe dando le spalle a Floki « C'è una cosa che mi interessa, all'interno del faro. Una bussola. »
Sulla Piangente non vi erano scialuppe. L'unico modo per abbandonare la nave era buttarsi direttamente in acqua. Sembrava strano che Black lasciasse al suo ostaggio un modo per fuggire dalla sua prigione spettrale. Eppure la sua espressione trasudava sicurezza e sincerità. Era comparso persino un sorriso eccezionalmente bianco, affilato, sul volto d'ombra.
« Se farai per me questa cosa, poi ti racconterò parte della mia storia. »




_ _______________ _________________________________ _______________ _



La Bianca, Cabina di Comando
Il Commodoro


Romolo teneva ben salda la cartina tra le mani, il viso concentrato sui punti appena segnati. Pensieroso e angosciato, seguì con il dito una linea sinuosa, serpeggiante. Poi sollevò il capo e fissò con sopracciglia inarcate il vecchio che stava davanti a lui. Un occhio di vetro e un sorriso sdentato furono le uniche cose che riuscì ad ottenere dal suo contatto segreto.
« Che cazzo ti serve ancora? Tu devi dirmi come proseguire! »
Il vecchio, in tutta risposta, indicò un piccolo bauletto intarsiato che si trovava su un mobile accostato alla parete della cabina. Romolo rimase qualche secondo allibito, dopodiché si trasformò in un marinaio furibondo.
« Ti ho dato una nuova identità, un forziere pieno d'oro e una puttana d'alto borgo! Quelle non te le posso concedere! »
Scaraventò la mappa per terra e si afflosciò sulla poltrona dinnanzi la scrivania. La sua stanchezza era evidente, la responsabilità di quel viaggio cominciava a farsi sentire sulle spalle del Commodoro. L'equipaggio poteva anche fidarsi di lui, ma lui non si fidava della resistenza degli uomini. Navigavano in mari tranquilli da circa una settimana...i mari tranquilli sarebbero terminati, prima o poi. Stava rischiando molto, troppo, per un'informazione che poteva rivelarsi falsa. Il desiderio di esplorare il portale era forte, certo...eppure non valeva tutto lo stress che stava accumulando. Fece scivolare una mano tra i capelli, spettinandoli. Senza una rotta non si andava da nessuna parte.
« Se solo tu mi dicessi... »
Romolo si bloccò improvvisamente. Aveva sentito un rumore provenire dall'esterno.
Si avvicinò a passi pesanti alla porta della cabina, la spalancò e guardò fuori. Non c'era nessuno. Era molto strano: gli era parso di udire delle voci, sussurri appena accennati, e una serie di suoni attutiti. Rimase in silenzio per alcuni istanti, scrutando il ponte deserto. Strinse le palpebre con fare sospettoso.
Sbatté violentemente la porta e ritornò nella stanza. Si sistemò nuovamente sulla poltrona, riflettendo sulle possibili soluzioni. Il maledetto vecchio dall'occhio di vetro era rimasto impalato in mezzo alla cabina, apparentemente privo di qualsiasi interesse. Chissà cosa passava per quella mente antica e piena di ragnatele.



_ _______________ _________________________________ _______________ _



La Bianca, Sottocoperta
Il rivoluzionario


Era notte e l'equipaggio dormiva. Il lento dondolare della Bianca cullava dolcemente gli uomini che avevano lavorato dalla mattina alla sera. Tre figure nere si muovevano con circospezione tra i vari scompartimenti dello scafo, inoltrandosi nella sottocoperta. Indossavano vestiti semplici, ma sul volto portavano un sacco munito di due buchi per gli occhi. In testa stava Kamal, con un sacco aggiuntivo tra le mani e una corda legata alla cintola. I due che lo seguivano da vicino erano probabilmente dei cannonieri al suo comando. Incontrarono Mickey nel punto designato, vicino ai cannoni dell'ultima fila. Kamal porse al ragazzo la "maschera" e la cima.
« Con questa ci leghiamo il maledetto. I sacchi sono per l'anonimato. »
L'anziano marinaio si acquattò, sussurrando con fare eccitato.
« Ho visto Tars nelle cucine. Non so cosa stia facendo lì, ma è il luogo perfetto per coglierlo di sorpresa. »
Kamal fece un cenno e mostrò a Mickey una pistola nascosta nella giacca. I due compagni, invece, lasciarono intravedere le punte dei pugnali.
Era chiaro che se le cose si fossero messe male, loro erano pronti a reagire. Anche violentemente.









CITAZIONE
QM.POINT

Terzo giro, le trame si infittiscono. Faccio una suddivisione di spiegazioni per non creare eccessiva confusione. Sappiate soltanto che prima o poi le strade dei vostri personaggi si incroceranno.
Vediamo insieme cosa vi propone questo post.

Azazel: Siete ad un giorno di navigazione da Isla Muerta, direttamente sulla Rotta Maledetta. Il clima non è mutato per niente, il mare è sempre burrascoso, la nebbia avvolge ogni angolo di orizzonte. Tuttavia, quasi improvvisamente, in mezzo ai banchi di fumo bianco compare il profilo di una nuova isola. La riconosci subito, è lo stesso pezzo di terra visto nei ricordi di Joe Black, con lo stesso faro che spicca sul promontorio. Naturalmente sono passati diversi anni e l'isola è caduta in disuso (anzi, pare che i Black fossero gli unici abitanti). Quello che ti chiede il capitano della Piangente è molto semplice: andare all'interno del faro e recuperare una bussola. Non ti specifica nient'altro, il resto devi scoprirlo da solo. Soprattutto devi ingegnarti per raggiungere la spiaggia in lontananza. Nuotare, cercare una zattera...pensaci tu. Ovviamente potresti anche provare ad abbandonare la Piangente, a tuo rischio e pericolo. Spero sia tutto chiaro. Il premio è un pezzo aggiuntivo di storia di Joe Black.

Ashel: La tua scena comincia con una vista dell'interno della cabina di Romolo. Tu e Ben siete vicino alla porta, in un angolo scuro del ponte. Le sentinelle, come previsto da Ben, non vi hanno notato mentre sgattaiolavate vicino alla poppa della nave. Il Commodoro pare, per un momento, avervi notato o comunque sentito i vostri passi. Esce dalla sua stanza e resta diversi secondi a scrutare il ponte deserto. Non vi individua, ma da questo istante sarà molto più sospettoso. Organizza con Ben l'irruzione nella cabina, preoccupandoti specialmente della segretezza. Se vi scopre, siete in guai molto seri.

Dante: Come precedentemente concordato, ti trovi con Kamal e alcuni dei suoi uomini fidati nella cantina della nave, vicino all'ultima fila di cannoni. Ti porta un sacco che funge da maschera per il viso e una corda per legare il vostro bersaglio. Il capocannoniere ti dice anche che Tars è stato notato all'interno delle cucine. Non sa che cosa stia facendo il nostromo nella cambusa a quell'ora, ma sembra il momento perfetto per intervenire. I tuoi alleati ti mostrano le armi, facendoti capire che intendono arrivare fino in fondo a quella storia. Organizza con Kamal il rapimento di Tars, preoccupandoti soprattutto della buona riuscita della missione.

Questo è tutto! Se avete domande, fatele pure nel thread di confronto. Per il resto ci vediamo in game.
Avete cinque giorni per postare dopo aver terminato il giro in confronto.
 
Top
Ashel
view post Posted on 26/7/2014, 10:45






Il mare era tranquillo, la notte ancora giovane.
Astrid aveva consumato un pasto leggero con gli altri membri dell'equipaggio, ma era rimasta quasi sempre in silenzio.
Ricordava spesso che sulla Pietra i momenti migliori del viaggio erano stati quelli che aveva condiviso con Qorin, che già dopo la prima birra cominciava a sparlare, a bestemmiare e a raccontare aneddoti sulla sua vità di gioventù; e poi con Jethro ed Akilah che, sebbene taciturni a causa della presenza di Dagonet, erano sempre stati disposti a darle chiacchiera, sia pure per poco.
Sulla Bianca nessuno scherzava né si esibiva in canti marinareschi. Ognuno mangiava e beveva da solo, in silenzio. Il morale dell'equipaggio era a terra.
Ad Astrid quella nave pareva un mortorio.
Turbata da Ben e dal suo strano comportamento, si era limitata per il resto della giornata a fare il suo lavoro e non aveva più accennato alla loro piccola missione notturna.
La sera era rimasta in branda a riflettere. Quella situazione la rendeva nervosa: non era abituata a quel genere di sotterfugi. Quando qualcosa non andava per il verso giusto non faceva che trovare la soluzione più breve e anche la più diretta: spaccare la faccia a chi le causava dei problemi.
Ma per quella volta avrebbe dovuto cambiare metodo. Si era imbarcata in cerca di una vita diversa, e quel suo modo di fare non le aveva portato, in fin dei conti, nient'altro che guai.
Eppure c'era qualcosa che la rendeva inquieta. Astrid era rozza, sgradevole, forse persino antipatica; ma ciò che mostrava fuori era anche ciò che aveva dentro; ciò che pensava di fare poi faceva.
Non era avvezza a nascondimenti di nessun genere. Era sempre schietta, trasparente.
Se le cose fossero state diverse, sarebbe filata dritta da uno degli ufficiali in carica a chiedere spiegazioni; avrebbe saputo essere convincente, con le buone o con le cattive. Non poteva fare affidamento sul suo aspetto - che molti umani trovavano a volte persino rivoltante - ma con un bel pugno in un occhio, o un calcio ben piazzato, aveva sempre ottenuto quello che voleva.
Si girò e rigirò nel letto diverse volte, senza trovare pace.
Aveva paura.
Astrid non aveva mai avuto paura - o meglio, non aveva mai lasciato che la paura la sopraffacesse in quel modo.
Reagiva.
Attaccava.
Gridava, bestemmiava.
Invece ora stava lì, a consumarsi nel dubbio. Incapace di prendere l'iniziativa.
Cominciò a pensare che forse avrebbe dovuto bere un po' di quella vinaccia che le avevano offerto: forse non l'avrebbe aiutata a chiudere occhio, ma perlomeno le avrebbe disteso un po' i nervi.
Attese, impaziente.
Quando venne l'ora stabilita, scivolò infine nell'ombra per raggiungere il ponte nel luogo in cui Ben la stava aspettando.
Sudava freddo.

~

Si impose di rimanere calma.
Aveva ancora davanti a sé l'immagine di Romolo che scrutava nel buio davanti a sé, irrequieto e sospettoso. Si sentiva scoperta, vulnerabile. Nemmeno a Ghuthir aveva provato sensazioni così sgradevoli.
Al contrario di lei, Ben sembrava tutto sommato tranquillo.
Il mistero intorno a quel ragazzo cresceva sempre di più man mano che lo conosceva meglio. Che non si fidasse di lui era scontato; eppure per penetrare nelle cabine del Commodoro avrebbe dovuto fare affidamento su ciò che diceva di saper fare...
Quella situazione non le piaceva neanche un po', ma non poteva farci niente. Impossibile continuare il viaggio in quelle condizioni: c'erano troppe cose che non tornavano, troppi segreti tenuti nascosti alla ciurma, troppe inquietanti coincidenze.
Ma che cosa cercava Ben nella stanza di Romolo? Che cosa l'aveva spinto davvero ad arruolarsi sulla Bianca?
Chi era veramente Ben Hammet? Solo un giovane mozzo inesperto?
Che cosa nascondeva dietro i suoi modi apparentemente goffi e impacciati?
Forse aveva ingannato Tars, il nostromo, con documenti fasulli. Astrid non credeva più ch'egli fosse davvero un marinaio. Sotto false spoglie, poteva essere invero un ladro come un mercenario, un cercatore di tesori come un pirata.
Ben Hammet poteva essere chiunque.
Mentre lei non era altro che una stupida.

- Hai detto che sai come entrare nelle cabine del Commodoro.
Bene, questo è il momento giusto per dirmi come.
Per quanto mi riguarda, visto che si è barricato nella sua stanza dovremo farlo uscire in qualche modo, attirando la sua attenzione in modo tale da costringerlo ad uscire. Io mi posso mescolare alle ombre, muovendomi facilmente non vista e potendo sgattaiolare nella cabina senza difficoltà - o almeno credo.


Il giovane le fece segno di stare zitta. Aveva detto di sapere come entrare: e in effetti almeno su questo non aveva mentito.
Strisciò quindi fino all'ingresso della cabina, tirò un gancio all'apparenza innocuo e scoprì un passaggio buio e stretto.
Sconvolta, Astrid lo seguì in silenzio, sentendosi un'idiota.
Si ritrovarono presto all'interno di quello che pareva essere l'armadio del Commodoro. Nascosti tra le uniformi piegate e profumate i due mozzi rimasero in ascolto: dalla fessura dell'armadio potevano scorgere, seppur vagamente, il profilo di Romolo e del suo interlocutore, Occhio di Vetro.

- Allora? La rotta! Dimmi qual'è la prossima tappa!

Ben spinse Astrid ad uscire dall'armadio. Da lì non avrebbero visto quasi nulla, perciò non aveva senso rimanere schiacciati l'uno sull'altro come degli idioti.
Lei annuì sicura di sé, ma intanto se la faceva sotto.
Scivolò tra le ombre e sgattaiolò lungo il pavimento, trovando un mobile sotto cui nascondersi con rapidità felina; era certa che nessuno avrebbe potuto scorgerla, eppure l'occhio del sordomuto pareva non essersi mai staccato da lei.
La giovane deglutì. Com'era possibile ch'egli fosse in grado di vederla? E sopratutto perché non aveva rivelato la sua presenza al Commodoro?
Come mai rimaneva immobile a guardarla - ben sapendo ch'ella ricambiava il suo sguardo, spaventata? Nessuno prima d'allora era stato capace di eludere le sue abilità con una tale facilità.
Romolo, alla scrivania, esaminava una mappa mentre fumava la sua pipa; gli occhi di Ben intanto continuavano a fissarla dalla fessura nell'armadio, come se volesse in qualche modo invitare la sua complice a fare qualcosa.
Ma Astrid rimase semplicemente paralizzata lì dove si trovava. Occhio di Vetro e il suo sguardo penetrante la costrinsero a fare appello a tutta la sua fermezza d'animo.
Forse in fin dei conti non poteva vederla con esattezza; forse aveva solo creduto di vedere un'ombra e si era allarmato... La giovane coltivava insomma la speranza ch'egli pensasse di essersi sbagliato e che tornasse a parlare con il Commodoro della rotta da seguire come gli aveva ordinato.

- Che cosa fai lì impalato? Ti pago per darmi indicazioni, non per ciondolare!


Non riusciva a vedere la mappa, neppure vagamente. Quel maledetto storpio stava giusto davanti a lei, e la grossa schiena di Romolo copriva tutta la visuale.
Perciò si limitò a cercare di sostenere lo sguardo del vecchio con i nervi a fior di pelle. Era certa che si sarebbe tradita con un respiro soffocato, con un gemito, con un movimento brusco; rannicchiata nell'ombra come un ratto non riuscì a decidere cosa fare, se muoversi e cercare un altro nascondiglio o se uscire direttamente e prendere a calci tutti quanti, Romolo compreso.
Quanto lo avrebbe desiderato.
Peccato che poi forse l'avrebbero abbandonata in alto mare con una scialuppa, o peggio avrebbero potuto imprigionarla per ammutinamento. Così avrebbe potuto dire addio alla sua carriera marinaresca.
No, doveva stare calma. Doveva mantenere i nervi saldi senza farsi sopraffare dall'angoscia.
Non c'era niente di diverso da quello che aveva sempre fatto: alla fine che cos'era quella se non una battuta di caccia?
Ma perché non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione che quello non fosse un gioco ad armi pari?
Fu Ben a interrompere il flusso dei suoi pensieri e a spezzare l'incantesimo che l'aveva costretta a rimanere immobile e subire la presenza totalizzante dello storpio, a pochi passi da lei.
La mezz'orca guardò il suo compare come se avesse visto un fantasma.
Come aveva fatto a raggiungerla senza essere visto?
Le indicò uno scrigno proprio sopra di lei.
Dunque era quello che cercava.
Ricchezze? Danaro, gioielli?
Allungò la mano e lo prese saldamente; forse Occhio di Vetro l'aveva vista, questa volta, ma per qualche inspiegabile motivo non denunciò la sua presenza a Romolo.
Non c'era niente che quadrava. Neppure Ben, che aveva lasciato da parte rubini, zaffiri e altre pietre preziose che gli umani amavano tanto.
Non era oro che voleva. Avrebbe dovuto esserci altro in quel cofanetto.
Qualcuno li aveva anticipati.
Il sorriso sdentato di Occhio di Vetro raggiunse i due intrusi come una fucilata e per un istante Astrid ebbe l'impressione che tutto diventasse improvvisamente chiaro.

- Ecco, bravo! Vattene! Maledetto vecchiaccio...

Lo guardò uscire con la sua andatura claudicante, poi si sporse in avanti per cercare di aprire un grosso forziere poco distante da lei, senza riuscirci; osservò bene la serratura: nulla che potesse scassinare senza fare troppo baccano.
Eppure, il Commodoro sembrava veramente sordo, oltre che cieco; pareva che avesse bevuto un bicchierino di troppo e fosse troppo stordito per accorgersi di loro.
All'improvviso ad Astrid balenò l'ipotesi che qualcuno avesse potuto drogarlo. Farlo fuori senza ucciderlo.
Qualcuno che voleva tirare le fila del viaggio non visto, agendo nell'ombra senza che qualcuno si accorgesse di lui.
Un'influenza psionica di qualche tipo, o forse qualche veleno?
Avanzò ancora un po' approfittando dello stato poco vigile dell'uomo e sbirciò sulla mappa. Oramai non aveva più le ombre della stanza a coprirla, ma non importava: egli non la vide né diede segno di sospettare qualcosa.
Astrid ebbe l'impressione che fosse ammalato.
Ma nuovi dettagli attirarono la sua attenzione, dettagli sul viaggio che stavano compiendo loro malgrado.
Rotta Maledetta, Isla Muerta, Triangolo di Ghiaccio.
Lontanissimi dal porto.
Nessuna tappa intermedia.
Nomi ben poco rassicuranti.
E sopratutto un enorme vuoto a dividerli dal triangolo segnato sulla cartina: una mappa incompleta, una rotta sconosciuta e forse del tutto inesplorata.
La giovane scivolò di nuovo nell'ombra con passo felpato e cercò di raggiungere la porta della cabina facendo attenzione a non farsi vedere.
Ora ne era certa: erano tutti nella merda.
Ma c'era qualcuno a cui avrebbe dovuto fare molte, moltissime domande. Inutile interrogare il Commodoro, c'era qualcosa che non andava in lui. Forse se ne sarebbe occupata più tardi.
Anche Ben doveva dirle un bel po' di cose. Avrebbe pensato anche a lui.
Ma per il momento le priorità erano due: il nostromo - il secondo ufficiale in carica - e lo storpio.
Avrebbe cominciato da lui. E questa volta non avrebbe perso tempo giocando a nascondino.
Sarebbe tornata ai suoi vecchi metodi.



Astrid



Stato fisico: Ottimo
Stato psicologico: Ottimo
Energia: 100 - 10 - 10 = 80%

Razza: Mezz'orca, Pelleverde
Classe: Cacciatore/Guerriero
Talento: Tiratore
Armi: Arco lungo (15/15) braccio sinistro, Pugnale nel fodero
Pericolosità: F
Fascia: Gialla

CS: 1 Maestria nell’uso delle armi, 1 Forza Fisica

Passive attive:
CITAZIONE
~ Spirito di guerra: Astrid sarà in grado di combattere nonostante abbia subito un ammontare di danni al corpo notevole, prossimo al Mortale, che ne abbia compromesso irrimediabilmente l'integrità fisica. Contusioni, fratture e mutilazioni fisiche che abbiano compromesso le sue facoltà, le arrecheranno normalmente danno, ma non ne ostacoleranno mai le capacità combattive.

CITAZIONE
Tiratore
» Effetto sulle capacità: i portatori di questo talento godranno di una mira straordinaria. Questa capacità ha il valore di un singolo CS passivo alla Maestria nell'uso delle armi non cumulativo con gli altri livelli del Talento.
» Effetto passivo: la prima capacità che caratterizza i possessori di questo talento è indubbiamente le loro mira ineccepibile in qualsiasi condizione. Essi saranno in grado di scorgere con precisione il proprio bersaglio anche quando quest'ultimo non è che un'ombra fra le ombre, si nasconde fra i rami di una fitta boscaglia o è soltanto una sagoma al di là di uno spesso banco di nebbia. In termini tecnici ciò non significa che i loro colpi andranno sempre a segno, ma che essi sono sempre in grado di prendere la mira sul proprio avversario fintanto che sono in grado di vederne almeno parzialmente la figura, come se nulla possa impedire ai loro occhi di seguire con precisione millimetrica gli spostamenti della preda che ancora possono scorgere.

Attive utilizzate:

CITAZIONE
~ Battuta di caccia
Astrid è una esperta cacciatrice. Ha imparato ad attendere le sue prede confondendosi con le ombre intorno a lei, negli anfratti più bui, tra il sottobosco selvatico, in ogni angolo che le permetta di celarsi alla vista.
Attendere il momento propizio per colpire è la sua specialità. E mentre gli altri non la possono scorgere, i suoi occhi seguono la preda con interesse mortale.
Astrid si mimetizza sfruttando angoli bui o porzioni d'ombra e di oscurità; non può essere colpita con semplici attacchi fisici per due turni.
[Pergamena Iniziale Cacciatore Mimetizzazione]
Consumo di energia: Medio

CITAZIONE
~ Movimenti fulminei
Il fisico di un cacciatore deve sempre essere allenato. Colpire per primi spesso può significare uccidere prima di essere uccisi. Così come muoversi più velocemente degli altri può voler dire sopravvivere a un nuovo giorno.
Per questa ragione Astrid pare in grado di superare i limiti del suo corpo. Guadagna 2 CS in Velocità per due turni.
[Pergamena Iniziale Cacciatore Fratello del Vento]
Consumo di energia: Medio

Riassunto: Nulla che non sia stato già concordato in Confronto.
Astrid penetra nelle cabine di Romolo, assiste al dialogo con Occhio di Vetro e dà una sbirciatina alla mappa, capendo che sono incappati in grossi guai.

Note: -
 
Top
.Azazel
view post Posted on 27/7/2014, 20:28




Richiamo Fantasma
La Piangente, Atto III
___ _ ___


~


L'alba era giunta ma i primi raggi solari non riuscivano a penetrare nella nebbia perenne che avvolgeva la Piangente. La figura oscura del capitano, posta affianco al parapetto di prua, contemplava l'orizzonte mentre l'assassino s'avvicinava a passo lento e in rigoroso silenzio. Dinanzi agli occhi dei due la sagoma di un'isola prendeva forma, Black sgranò gli occhi e tese un braccio in avanti, indicandola.
« Tu conosci quell'isola, vero? L'hai vista nella mia infanzia. C'è una cosa che mi interessa, all'interno del faro. Una bussola. »
Sì, la conosceva. Riconobbe immediatamente la possente struttura del faro, il promontorio e la conformazione stessa dello spicchio di terra che avevano di fronte. Aguzzò lo sguardo verso quel puntino verde immerso nell'azzurro, memore di averlo visto nella mente del capitano poi, senza preavviso, scavalcò silenziosamente il parapetto della carcassa nera. Chiunque avesse assistito ad un'azione così stupida e illogica avrebbe scommesso di vedere la longilinea figura dell'assassino venir ingurgitata dai flutti marini, ma per Floki non era un problema se la Piangente non presentava scialuppe. La gravità sembrò disdegnarlo a tal punto da lasciarlo allo stesso livello del ponte della nave, alla stessa altezza di Black, soltanto che sotto i suoi piedi non vi era il legno marcio e che sapeva di salsedine, bensì il nulla, poggiava sul vuoto, come se un pavimento invisibile potesse reggere il suo peso e tenerlo lontano e al sicuro dalle insidie proveniente dalle acque.

« Consideralo fatto. »
La voce trasudava sicurezza e determinazione, il volto dell'Ombra era puntato sul faro. S'incamminò verso l'isola lasciandosi alle spalle la Piangente e il capitano maledetto, conscio che avrebbe portato a termine qualsiasi incarico. Affondò gli stivali nella bianca sabbia e l'ambiente era pullulante di vita nonostante l'isola era inabitata da chissà quanti anni. La vita comunque procedeva serenamente: le palme oscillavano come danzando, mosse da una piacevole brezza, tanti piccoli granchi si nascondevano nella sabbia o venivano travolti dalle onde, alcuni uccelli cantavano, scandendo con fare placido il lento e pacifico scorrere del tempo. Imboccò l'unico sentiero percorribile per raggiungere il faro, giunto dinanzi alla struttura in mattoni notò che il portone principale era sigillato: tentò vanamente di forzarlo dando due forti calci all'altezza della serratura ma non si smosse nemmeno di un millimetro. Alzò lo sguardo cercando di trovare un altro punto dove entrare e vide una finestra a dieci metri d'altezza. Come un ragno iniziò a camminare lungo il faro e diede un pestone al vetro della finestra, infrangendolo; riuscì finalmente ad entrare. Diverse ragnatele penzolavano un po' ovunque, testimoniando ulteriormente gli anni di disuso e di abbandono dell'intera isola, percorse la rampa di scale che saliva a chioccola ritrovandosi su un pianerottolo che presentava un'altra porta, anch'essa apparentemente inamovibile come la prima. Questa volta doveva ricorrere ad alcuni trucchetti, non vi erano altre finestre da sfondare per proseguire. S'avvicinò alla porta di ferro e si piegò sulle ginocchia osservando la serratura. Piegò il capo verso destra e sorrise.

« Ess lash. »
Apriti.
Le Ombre superano ogni ostacolo.
Il sussurro emesso da Floki fece vibrare per qualche istante il meccanismo della serratura: un forte cigolio metallico lacerò il velo di silenzio e i cardini arrugginiti iniziarono a muoversi aprendo definitivamente la porta. L'assassino si rimise in piedi e superò il polverone prodotto dal trambusto metallico.
Entrò in una stanza avvolta dall'oscurità, le pupille dell'Ombra s'abituarono in un batter d'occhio e tutto risultò chiaro e visibile ai suoi occhi. Un tavolo metallico, posto al centro della stanza e cosparso di macchie scure, si protendeva sino alla parete opposta. Oltre all'inusuale tavolo vi era una sorta di macchinario pieno di valvole e manovelle, alla sua destra c'era un mobiletto con una vasca piena di strumenti chirurgici: coltelli, pinze, seghetti, forbici e tanti altri strani arnesi. Lo scompartimento posto sotto il tavolo attirò la sua attenzione. In pochi minuti riuscì a forzarlo. Trattenne il fiato per qualche secondo. Era un soggetto difficile da stupire o sbalordire ma dovette ammettere che non avrebbe mai scommesso di trovare una cosa simile nascosta nello scomparto.
Davanti a sé aveva il cadavere mummificato di una donna.
La bassa temperatura aveva rallentato il processo di deterioramento lasciando il cadavere in discrete condizioni. Nonostante il macabro ritrovamento non vi era alcuna traccia della bussola che Black voleva. L'unica carta da giocare a sua disposizione era la ricerca di eventuali emanazioni energetiche, ipotizzò che l'oggetto ricercato non fosse una comune bussola ma qualcosa di più. L'ambiente circostante mutò radicalmente durante l'attivazione della particolare abilità dell'assassino: tutte le creature viventi erano ben visibili e distinte nella sua mente, tutte le fonti di energia erano localizzabili. Nella sua desta si delineò una precisa e costantemente aggiornata mappa di tutto ciò che era vivo ed emanava energia.
Trovata.
Un sorriso mefitico gli si dipinse in volto mentre gli occhi rotearono fino a posarsi sulla pancia del cadavere. Un oggetto metallico e pulsante di energia era celato nel ventre della donna, era chiaramente la bussola che stava cercando, finalmente l'aveva trovata. Per nulla disgustato da quello che stava per fare prese in braccio il corpo mummificato e lo adagiò sul tavolo metallico, andò a prendere la vasca sul mobiletto e la posizionò vicino alla donna. Frugò fra i vari attrezzi cercando il più adatto: impugnò un coltello anatomico e incise con forza il ventre penetrando la pelle indurita e della stessa consistenza del cuoio, riposizionò poi lo strumento nella vaschetta e affondò la mancina nella pancia del cadavere. I suoi occhi vedevano oltre, l'unica cosa che percepiva era l'energia emanata dall'oggetto e la sua mano che lo avvinghiava e lo estraeva dal corpo. Un secondo sorriso traboccante soddisfazione proruppe sul volto mentre gli occhi famelici di conoscenza studiavano l'esagonale bussola d'oro sulla quale vi erano incise le lettere S e B.
Fece dietrofront e si lasciò alle spalle la stanza, uscì dalla finestra infranta e raggiunse la Piangente mentre nella sua mano sinistra vibrava l'oggetto che Black desiderava.
Era proprio curioso di sapere cosa gli avrebbe detto il capitano.


Floki Noctis
lo Spettro

CS 8 ~ Agilità 1 - Destrezza 3 - Intelligenza 4

~ Basso 5% ~ Medio 10% ~ Alto 20% ~ Critico 40% ~

Energia: 100% - 0 - 10 = 90%
Status Fisico: Indenne.
Status Psicologico: Indenne.

Equipaggiamento in uso

Spada d'acciaio__ Inutilizzata.
Crepuscolo__ Inutilizzato. [º º º º º]


Abilità in uso

filius umbra__Impossibile da individuare attraverso i suoni o gli odori.
Nessuna vibrazione prodotta e non produrrà tracce sul terreno.
Annullamento completo dell'aura.
{Passiva Lvl.1, 2 e 3 Talento Assassino}

ante gradum__Non sarà possibile per gli altri personaggi intuire che cosa stia macchinando.
Si confonderanno le sue bugie con la verità e viceversa.
+ 2CS al campo "Intelligenza" ogniqualvolta il nemico usa una tecnica magica.
{Razziale Ombra "Allineamento Imperscrutabile" + Pergamena Discendenza Arcana - Mago}

aranae__Capacità di camminare ovunque, dalle pareti e ai soffitti
all'acqua, persino usando l'aria come appoggio.
{Pergamena Sostegno - Ladro}

oculi noctem__Le tenebre non ostacolano la sua vista, né il fumo o la nebbia.
{Pergamena Scrutare nelle Tenebre - Mentalista}

cerebrum inviolabilem__Difesa psionica passiva.
{Pergamena Mente Impenetrabile - Mentalista}


Attive Utilizzate

fugam__La tecnica ha natura fisica, consumo Variabile. Floki diviene in grado di evitare una qualunque offesa avversaria semplicemente facendo ricorso alla sua agilità. Nessun vincolo potrà più trattenerlo, e grazie alla sua innata rapidità sarà in grado di uscire dalle situazioni più spinose. In termini di gioco si tratta di una difesa fisica variabile basata sulla velocità. Ad un determinato consumo quindi, il caster sarà in grado di evitare un'offesa di livello pari o inferiore.
Inoltre questa tecnica, proprio in funzione della particolare destrezza e del controllo sui vincoli, può anche essere utilizzata per forzare serrature o aprire lucchetti, che se non protetti da particolari incantamenti richiederanno un semplice consumo nullo per essere violati.
{Pergamena Sfuggente - Mentalista}

locus__La tecnica è un auspex di natura magica, consumo Medio. Tramite questa tecnica le capacità di percezione di Floki aumentano incredibilmente rendendolo un vero e proprio esperto in magia sensoriale in grado di percepire ogni sorta di aura, alleate o meno anche se queste si nascondono in posti lontanissimi rispetto alla sua posizione. La tecnica consiste in un auspex passivo dispiegato in un'area incredibilmente vasta. Le applicazioni di questo potere sono innumerevoli, e trovano utilità specialmente nel corso di missioni complesse, di individuazione o inseguimento. Tale capacità percettiva può essere interpretata come un semplice potere di auspex, ma anche come un'emanazione energetica o evocazione che farà da guida al caster verso un suo obiettivo designato - in questi ultimi casi, la creatura o l'emanazione non potrà essere né attaccata né dissolta e svanirà dopo aver indicato al caster il suo bersaglio. La guida o la capacità di auspex permane per quattro turni compreso quello di attivazione.
{Abilità Personale 2/10}



 
Top
DanT&
view post Posted on 28/7/2014, 11:02




Richiamo Fantasma
Cannoniere






Il cappuccio di tela grezza aderì al volto come se fosse stato unto. Emanava un leggero olezzo di cipolla, indizio di quello che doveva aver contenuto prima di essere elevato ad un ben più nobile utilizzo.
Dai fori per gli occhi osservò i suoi compagni. Erano pronti, sembravano decisamente agguerriti e se ne meravigliò. Cazzo, non credeva che ci fosse tanta gente su quella nave così ansiosa di fare la pelle al nostromo. E pensare che lui, ultimo arrivato, era riuscito a mettere su così un fretta una così sana brigata gli riempiva il petto d'orgolio. Faceva finta di niente se tutti e quattro sembravano dei topi da stiva con il chiaro intento di depredare. La loro adesso era una missione di pace autoimposta. Tars doveva parlare, era ormai una questione di principio.
Non facciamo rumore però. Non dobbiamo svegliare tutto l'equipaggio e soprattutto posate quei cazzo di coltelli.
Il tono stizzito è dovuto alle lame che lanciano qualche bagliore sinistro di tanto in tanto. Non bisognava arrivare a quello. In linea di massima non era necessario che morisse qualcuno.
Non dobbiamo ammazzarlo, dio, basta strapazzarlo.
E giusto per mettere in chiaro le cose, rafforzò anche la sua posizione di capo della spedizione mettendosi in testa al gruppetto e premendosi un dito sul sacco in corrispondenza del naso. Da lì in poi silenzio assoluto fino alla cucina, dove il nostromo era stato visto l'ultima volta.
Attraversarono la cambusa in punta di piedi, strisciando nel buio, nascondendosi tra le ombre. Erano tutti incredibilmente silenziosi e riuscirono a sgattaiolare tra i corpi addormentati dell'equipaggio come sorci ben avvezzi a non farsi scoprire dai gatti.
La coperta era deserta.
Mickey si guardò intorno.
Fin li tutto facile. Forse un po' troppo.
Il Tuttofare costeggiò due enormi casse a fianco del lato della Bianca e il resto del gruppo lo imitò. Maledisse ogni singolo tacco che urtava il legno del pavimento, ma stringendo i denti si ripeteva che non poteva farci nulla e che chiunque avrebbe pensato a normale amministrazione: uomini che vanno al cesso, giro di guardia, un oggetto che cade per colpa del rollio della nave...
Non poteva biasimare del tutto i suoi uomini. Del resto anche lui non era infallibile nell'arte del silenzio. Aveva ancora molto da imparare, ma troppo poco tempo per cercare di conoscere tutto in questa vita.
La porta della cucina sembrava rovinata più di qualsiasi altra cosa a bordo. Mickey si sporse dall'oblò che riluceva di un bagliore giallastro proveniente dall'interno.
Il sacchetto che gli copriva la faccia ostruiva un po' la visuale e l'occhio solo non aiutava di certo, ma riusciva comunque a scorgere Tars armeggiare con qualcosa tra pentole e padelle.
Era ora di agire.

Tars, il nostromo, la loro preda...
Era lì, totalmente ignaro del pericolo che correva, del branco di animali selvatici pronti a braccarlo. Anche se in maniera un po' inusuale, Mickey sentiva il brivido della caccia attraversargli comunque la schiena. Il Tuttofare smise di indugiare. Due rapidi colpi di mano fecero da istruzione per i suoi compagni. Spinse la porta piano.
Ciò che la preda si sarebbe trovata di fronte avrebbe terrorizzato chiunque. Quattro uomini incappucciati, lame e corde. Il tutto condito da una lugubre atmosfera e impiattato su un oceano salato in cui un corpo sarebbe potuto scomparire come un granello di sabbia nel deserto. Il Faccendiere sorrise anche se nessuno lo avrebbe visto. Quello spettacolo doveva fare davvero paura.
L'urlo che seguì al loro ingresso fu testimone del fatto che il quartetto doveva davvero provocare un terrore sconcertante. Il nostromo non riuscì a trattenersi lasciando per un istante sgomenti persino i cacciatori che, tuttavia, si riscossero abbastanza in fretta da legarlo e ammutolirlo in fretta. Nel vederli, Tars, aveva persino lasciato cadere una piccola chiave che l'Aggiustatutto si fece scivolare in tasca. Poteva tornargli utile così come l'esperienza dei suoi compagni a riguardo della nave.
Posto sicuro.
Kamal li guidò fino ad una specie di sgabuzzino. Era il posto ideale per interrogarlo anche se, durante il breve tragitto, Mickey aveva notato qualcosa di strano provenire dall'uomo.
Non era ancora avvezzo alle potenzialità del nuovo braccio che aveva pagato così tanto. Quando glielo avevano impiantato nessuno gli aveva spiegato un cazzo di niente e adesso, appena sfiorato il nostromo, il brivido che gli aveva restituito la mano nera era stato strano. Una sorta di percezione, un'intuizione o forse solo un'idea. C'era qualcosa di strano in quell'uomo, era come...coperto, da una sorta di velo di cui però non ne capiva esattamente la natura anche se un lieve sospetto cominciava a farsi largo tra i pensieri.
Lo scacciò senza farsi troppi problemi. Era il momento dell'interrogatorio.

Il Faccendiere rimise Tars in piedi. Lì, legato e afflosciato pareva un cazzo di salame. Si aspettava probabilmente qualcosa in più dal nostromo. Forse un pelo di combattività che però non vedeva in quell'omuncolo quasi del tutto normale. In ogni caso era arrivato il momento di metterlo di fronte alle sue responsabilità. Era ora di ottenere risposte.
Allora nostromo, che ne dici di smetterla con le stronzate e cominciare una buona volta a dire la verità?
Il tono pareva conciliante, anche se non si sposava per nulla con la situazione, anzi, stonava leggermente.
Perché vai a dire che il negro è morto? Cosa ci nascondi? Sorrise, anche se sotto il cappuccio Tars non poteva vederlo.
Perché c'è gente che l'ha incontrato, e la faccenda ci puzza. E sai... - gettò un pollice alle sue spalle indicando gli altri - ai miei amici preme sapere la verità, non ti conviene mentire.
Gli occhi dell'uomo schizzarono fuori dalle orbite dallo stupore. Sembrava letteralmente terrorizzato. Il sudore cominciò ad inondargli la fronte e poi il corpo che cominciò subito a tremare, squassato da un fremito incontrollabile.
Che razza di codardo...
Eppure quel tremolio non era che il preludio ed un evento sconcertante. Difatto il tremore mutò quasi subito in una sorta di mutazione. I lineamenti di Tars cambiarono, spuntò una barba, crebbe in statura e persino in stazza, gli occhi si affossarono, porcini e persino gli abiti rivelarono la loro vera natura. Mickey fischiò. Di colpo non avevano più davanti Tars il nostromo, ma quel ciccione del cuoco che già squittiva, supplicando per avere risparmiata la vita.
Il Tuttofare, dobbiamo dirlo, non è uno che prende benissimo gli scherzi. Nonostante sia, in linea di massima eh, un gran burlone, non gradisce particolarmente quando lo si prende per il culo. Solitamente ad un'azione corrisponde una reazione uguale e contraria, diceva spesso filosofeggiando dopo qualche boccale di birra. La sua reazione era in linea di massima sempre la stessa. Si incazzava come una iena, e questo non lo rendeva simpatico perché poteva perdere le staffe ed era meglio non essere lì intorno. Si strappò il cappuccio di dossoe cominciò.
Afferrò, infatti, di scatto il cuoco per la gola, stringendo tanto da far male.
Dimmi dove cazzo è Tars. Sputò aumentando la pressione.
Fece anche saltare la chiave fuori dalla tasca, per poi sventolargliela davanti agli occhi.
E dimmi anche che porta apre questa o giuro che ti faccio in padella.
Il tono di prima è totalmente scomparso, non è più il caso di scherzare.
L'uomo nel vederlo in volto fece una smorfia. Probabilmente l'aveva già visto sulla nave, nel suo vagabondare per esplorarne le parti salienti. E' una faccia che, certo, non si dimentica, ma sembra avere troppa paura per giocare a fare il duro e non spifferare tutto.
« Non so risponderti di preciso. Si è sostituito ad un'altra persona, ma non ho idea di chi sia. So soltanto che è ancora a bordo. »
Fissò la chiave con un moto di disguto più rivelatore di qualsiasi altra parola.
« La dannata chiave di Tars! Mi aveva chiesto di tenerla nascosta, di portarla sempre addosso. Mi ero stufato di girare con quella cose in tasca, così volevo nasconderla...prima del tuo arrivo. »
Sorrise. Un sorriso spaventato e, al tempo stesso, ironico.
« Mi piacerebbe sapere cosa apre quella chiave. Non mi pare adatta per una serratura di una porta. »
Assestò un pugno sui brutti denti al cuoco.
Fanculo ciccione del cazzo! Non sai dov'è? Allora non mi servi a niente.
Sfogò nuovamente la sua frustrazione, stavolta sulle costole dell'uomo che grugnì di dolore. Il Tuttofare era infuriato, si volta verso i suoi compagni, cerca aiuto e, cosa ancora più importante, sputa subito il veleno del dubbio che già gli rendeva amara la lingua.
Amico, uno dei tuoi è un traditore. Disse greve fissando uno ad uno i cappucci degli sgherri di Kamal.
E se c'è una cosa che odio, è che quando provano a fottermi. Concluse tirando un calcio al cuoco, che ormai fungeva da sacco, totalmente di cattiveria.
Ora ditemi, c'è qualche botola, una cambusa, un posto dove nessuno va mai a ficcare il naso o è semplicemente la chiave di un cazzo di scrigno? La pausa di qualche istante fece capire a tutti di cosa si trattava, di cosa c'era in ballo. La chiara possibilità di guadagnare.
Se qualcuno ha qualche idea parli chiaro. Perché pare proprio che il nostromo abbia più di qualcosa da nascondere.
Saggiò i suoi compagni con la mano sinistra così come aveva fatto prima col cuoco. Gli era balenato in mente il sospetto che quel fottuto nostromo si sarebbe potuto infiltrare benissimo nel gruppo destinato al suo interrogatorio. Gli pareva proprio una cosa adatta ad un fottuto malato come lui.
« Ragazzo mio, capisco la tua situazione e la tua...frustrazione. Anche io vorrei saperne di più, ma non ho la più pallida idea di chi possa essere quel Tars. »
Niente traditori tra le altre cose, assicuravano. Ma allora come diavolo aveva fatto il nostromo a scoprire quello che in gran segreto avevano ordito il giorno stesso? Aveva reagito troppo bene e troppo velocemente per non aver avuto nemmeno una spia o forse...forse era solo una coincidenza. Il Tuttofare scosse la testa perché alla coincidenze non ci credeva per un cazzo. Avrebbe accantonato i sospetti per il momento, proseguendo la strada maestra.
Uno scrigno o una porta? Erano quelli i loro suggerimenti?
Bene.
Si diressero a quella che era sicuramente più facile da raggiungere, una porticina vicino alla rimessa delle palle di cannone. Lo scrigno nella cabina del Commodoro non doveva essere facile da agguantare quindi, per sicurezza, meglio eliminare prima le altre possibilità.
Mickey infilò la chiave nella toppa ed il meccanismo della serratura, ben oliato, scattò senza fatica.
La stanza che gli si parò davanti era piccola, nuova, impregnata dell'odore di vernice ma, cosa più importante, buia. Dovette accendere una torcia appesa alla parete lì vicina e durante l'operazione un altro odore colpì le narici del Faccendiere. Un sentore inconfondibile, dolciastro, un aroma che si può sentire solamente in presenza di un cadavere in decomposizione, l'odore della morte.
Il Tuttofare sventolò il braccio per illuminare tutta la stanza.
La prima cosa che saltava all'occhio era, come volevasi dimostrare, il corpo di un vecchio con un occhio solo, sdentato e pietrificato nel momento della morte. L'altro occhio si era già seccato, ma i capelli bianchi e la barba lunga rilucevano ancora ai bagliori delle fiamme della torcia.
Attorno a lui gemme ed oro, oltre che l'immancabile tanfo che si acuiva avvicinandosi, sapientemente smorzato dalla vernice fresca alle pareti.
Tars, maledetto figlio di puttana.
Doveva trovarlo.






q8qu



Narrato
Pensato
Parlato


Parlato Cuoco
Parlato Kamal

• Energia: [100% - 5] = 95% Rimanente
• Stato fisico: Illeso
• Stato psichico: Illeso
• Capacità Straordinarie: 1 [Intelligenza] 1 [Determinazione]
• Abilità Passive:
Sopravvivo alla faccia tua! [Razziale umana; Mickey non sviene al 10% di energie]
Tranquilli, tranquilli. Mickey è qui. [Talento Ammaliatore I; Malia psionica di Fiducia nei confronti di Mickey]
Il marchio del disertore. [Tatuaggio di maschera spezzata nell'incavo del gomito destro; qualsiasi appartenente al Clan Toryu diffiderà del portatore del marchio, sottovalutandolo e disprezzandolo innatamente, anche se non è a conoscenza del tatuaggio]
Red - Rivers - Reverie. [Passiva della Spaccaculi che fa ignorare il dolore fisico e psionico nel turno in cui una tecnica della falce viene attivata; Raggiunti i tre utilizzi delle tecniche concesse dalla falce il portatore cade in berserk perdendo la capacità di ragionare ed attaccando amici e nemici indifferentemente]
Furia [0/3]
Lust. [Tramite il Sinistro Peccatore Mickey intuisce la abilità di un personaggio od un oggetto che entrano a contatto con il suo tocco]

• Abilità Attive:

Attiva Livello I Dominio
» Effetto attivo: spendendo un consumo pari a Basso il personaggio è in grado di sfruttare la sua penetrante personalità per infliggere una malia psionica ai danni di un singolo bersaglio. Tale malia sarà liberamente personalizzabile, potendo consistere in una grande fiducia, in un profondo senso di terrore, in un fascino puramente seduttivo, o altro, purché consegua l'effetto di piegare la volontà del nemico. Questo, quindi, ove non si difenda, subirà un danno alla mente pari al consumo, venendo assoggettato per il singolo turno di cast al possessore e ponendosi favorevolmente rispetto a questi. La tecnica ha natura psionica.

• Note:
Perdonatemi l'attesa.
 
Top
Caccia92
view post Posted on 13/8/2014, 00:59






jpg

Da qualche parte sulla Rotta Maledetta, Piangente
Il caduto


Il capitano seguì con lo sguardo il profilo del suo "prigioniero" mentre rientrava sulla nave. Doveva dirsi soddisfatto e anche fortunato per aver recuperato un così prezioso alleato dalle acque maledette di quella porzione di mondo. In realtà non sapeva ancora il motivo per cui aveva deciso di lasciarlo in vita. Intuizione? Sesto senso? Forse stava semplicemente invecchiando. Rise quasi subito a quell'ultimo pensiero. Già...quando si sarebbe abituato? Lui era da molto, moltissimo tempo che non invecchiava di un giorno. Avrebbe desiderato ardentemente un unico sintomo, un unico segno del passare degli anni. Invece era bloccato, senza età, per sempre. E per sempre era davvero troppo.
Fissò la bussola che il ragazzo gli porgeva. Allungò una mano rapace e la agguantò. Lo fece con noncuranza, come se fosse una cosa dovuta. Sicuramente era rimasto impressionato dalle capacità di quell'individuo, tuttavia non voleva mostrare eccessivo interesse.
« Ovviamente tu non sai cosa sia questa bussola. »
Joe fece un gesto brusco, svitando apparentemente l'oggetto. Un meccanismo di apertura rivelò l'interno della bussola, che conteneva un piccolissimo pezzetto di carta. Lo prese e lo mostrò.
« In sé non ha valore...è quello che sta dentro il vero tesoro. Una mappa, una minuscola mappa. »
Il pezzetto di pergamena, in effetti, pareva disegnato.
« Questa bussola era di mio padre. Le sue iniziali risaltano ancora sull'oro: Santos Black. L'ho trovata sulla spiaggia, la prima volta che sono approdato su Isla Sorta. Lui aveva disegnato questa mappa e l'aveva nascosta, per ricordare il movimento perpetuo della isole al di là della Rotta Maledetta. »
Joe si bloccò un attimo per osservare la reazione di Floki.
« Già...trovare il portale è così complicato perché il percorso non è mai uguale. Ci ho impiegato cinque anni, cinque maledetti anni a raggiungere la nave di mio padre. Ovviamente era troppo tardi e l'unica cosa rimasta - oltre al vascello - era proprio la bussola. L'aveva lasciata per me? Non l'ho mai saputo. »
Il capitano della Piangente rimase un istante interdetto. Si perdeva nei ricordi, immagini lontane dipinte su uno sfondo nebuloso, sfocato. Se il suo corpo non invecchiava, la sua mente diveniva sempre più fragile, sempre più morta. Non aveva molto tempo.
« Ho attraversato il varco ancora aperto a bordo della nave di Santos, anche se aveva perso molto del suo potere. Ci ha respinto entrambi, carne e legno. Eppure ne siamo usciti come condannati, costretti a vagare per l'oceano alla ricerca di un posto dove stare. Come vedi, lo stiamo ancora facendo. »
Agli occhi di Floki la situazione poteva apparire meno confusa. Ora sapeva che la Piangente era quella stessa galea che molti secoli prima aveva solcato le acque alla ricerca di Isla Sorta. Era cambiata, era consumata, spezzata, divorata dall'umidità...ma non affondava. Come il suo capitano, maledetta per l'eternità.
Improvvisamente Joe Black sbarrò gli occhi di fuoco. Avanzò fino al parapetto della Piangente con rapidità e si sporse per osservare il mare aperto. In lontananza, appena visibile, era apparso un minuscolo puntino nero, un inequivocabile presenza.
Qualcuno era salpato per cercare il portale.
« L'altro motivo per cui Isla Sorta risulta introvabile...è perché nessuno può passare sulla mia rotta.
Vai al cannone.
»




_ _______________ _________________________________ _______________ _



La Bianca, Ponte
La Battaglia


La vedetta, uno dei fratelli Jhons, scrutava sospettoso il mare nebbioso. Lo sguardo puntato sull'orizzonte, la pupilla sempre più stretta a focalizzare ogni singolo dettaglio. Tutto quel bianco lo mandava in confusione, ma riuscì comunque a distinguere qualcosa. Non gridò finché non fu sicuro di quello che aveva visto.
« UNA NAVE! A ORE NOVE! »
L'equipaggio cominciò ad agitarsi. Un'accozzaglia di gente in confusione, marinai che roteavano su se stessi, cannonieri che raccoglievano palle di piombo, mozzi dai capelli ritti. Molti osservavano pieni di dubbio la sinistr del ponte, tentando di focalizzare la bandiera della nave in arrivo. Alcuni cercavano il capitano, altri sputavano per terra per scacciare il malocchio, altri ancora prendevano le armi e ringhiavano. Nonostante nessuno sapesse se era giunto il momento di combattere, i cannoni e i moschetti erano pronti.
Poi la vedetta sbiancò.
« L-LA P-PIANGENTE! QUELLA... »
Ed ecco aprirsi la porta della cabina principale. Ne uscì un Romolo piuttosto scosso, inebriato da una precedente dormita profonda. Confuso e disorientato, si guardò intorno con fare ebete. Sembrava un barbone che doveva riprendersi da una sbronza.
L'equipaggio fu rincuorato di vedere il Commodoro sul ponte.
« Cos'è questo bordello? »
Rispose direttamente la vedetta Jhons.
« LA PIANGENTE CAPITANO! CI PUNTA COME UNO SQUALO! »
Il tono del viso di Romolo passò da un bel rosa ad un viola pallido, ad un bluastro e, infine, al colore dei fantasmi. Nell'unico occhio visibile del grosso marinaio passò tutto il terrore che si poteva immaginare. Il Commodoro rimase diversi secondi impalato per la paura, incapace di reagire o di dire alcunché. Solo in un secondo momento, preso a spallate da un mozzo che si dava da fare, si riscosse.
« Ai posti di combattimento! Tutto a babordo!
Tre gradi dovrebbero essere sufficienti, Signor Noland! Vele spiegate e speriamo che Dio ce la mandi buona!
»










CITAZIONE
QM.POINT

Eccoci qui signori. Siamo ad un punto di svolta della quest e avrete capito facilmente perché. Il post è piuttosto breve, ma ci sono vari dettagli fondamentali. Vediamo insieme cosa sta succedendo:

Azazel: Porti la bussola al capitano Black e questi ti spiega una parte della storia della sua maledizione. Capisci che la Piangente, la nave su cui state ora, ha più o meno gli stessi anni di Joe. Questo perché molti secoli prima il giovane Black (che tu hai potuto vedere nei suoi ricordi) ha preso il vascello di suo padre e ha provato ad attraversare il portale. Questo fatto - in qualche modo - li ha maledetti entrambi e li ha costretti ad un legame indissolubile per l'eternità. Vieni anche a sapere che la rotta per Isla Sorta cambia continuamente e che è necessaria una mappa per giungerci indisturbati. Tu hai recuperato la mappa.
Ora, avete avvistato una nave in lontananza. Joe ti ordina di andare al cannone e prepararti alla battaglia. Per il momento lasciamo da parte la storia generale e concentriamoci sullo scontro. Il cannone è così presentato:
CITAZIONE
Tipologia: Triplo Cannone
Cadenza di fuoco: 3 colpi simultanei ogni quindici secondi
Munizioni: 15
Postazione: Mobile a prua con protezione

Ogni cannonata fa un danno Medio. Ci sono diverse zone della nave avversaria che puoi colpite, scegli tu quale (se non hai idea di come sia fatto un veliero standard, ti darò io disposizioni in confronto). Dopo aver tirato un colpo, attendi il turno dei tuoi compagni.

Ashel e Dante: Interrompete momentaneamente le vostre occupazioni per affrontare la battaglia imminente con la Piangente. Ad Ashel posso dire che il Commodoro pare ripresosi dal suo apparente stato comatoso. Infatti sarà lui a guidarvi nello scontro. Avete entrambi (voi utenti) un ruolo predefinito da ricoprire, quindi non perdiamo ulteriore tempo! Ashel, tu dovrai rifornire gli uomini di armi e munizioni. Puoi anche scegliere un cannoniere in particolare ed assisterlo con le ricariche e la scorta (puoi scegliere anche Dante, se desideri). Dante, tu dovrai scegliere un cannone della prima o della seconda fila di sinistra. In ordine sono: cannone 1, 2, 3, 4 (fila superiore); cannone 5, 6, 7, 8 (fila inferiore). I numeri più alti si riferiscono alle armi più vicine alla prua della nave. Una volta deciso, segnalamelo in confronto e io ti darò ulteriori disposizioni.

Ovviamente non sarà solo un botta e risposta. Durante questo piccolo conflitto succederanno cose e giungeranno eventi. Vedremo come riuscirete a reagire ai vari ostacoli. Chi esce vincitore, ovviamente, avrà un vantaggio notevole ai fini del semplice gioco. Buona fortuna!
Avete cinque giorni per postare dopo aver terminato il giro in confronto.
 
Top
DanT&
view post Posted on 24/8/2014, 14:13




Richiamo Fantasma
Cannoniere






La Piangente?
Gli ordini vennero abbaiati con forza da un Romolo visibilmente scioccato. C'era veramente da piangere, dato che il Commodoro si presentava sul ponte con la faccia stralunata di chi è stato interrotto nel bel mezzo di un sonno profondo e adesso, realizzando ciò che lo circondava, il colorito virava come e più della Bianca stessa.
Mickey guardò nella direzione indicata dalla vedetta e vide la prua di un vascello che fendeva le acque scure puntandoli, manco avessero su un grosso bersaglio.
Una corda schioccò troppo vicino all'orecchio del Faccendiere che si riscosse come dopo un pugno in faccia. Era rimasto incantato. Si guardò intorno e vide che l'equipaggio brulicava sul ponte simile ad un esercito di formiche pronto a dar battaglia. Le vele si gonfiavano, il ponte scricchiolava sotto i colpi del timoniere che eseguiva gli ordini del Commodoro virando, per l'appunto, di tre gradi.
Che Dio ce la mandi buona?
Mickey scoppiò a ridere mentre correva alle file di cannoni. Aveva sentito bene?
Ma come? Gira e rigira ci si affidava sempre, anche in mare, ad una qualsivoglia divinità?
Ma fatemi il piacere!
Commentò sdegnato ad alta voce mentre, con la mano, saggiava il ferro freddo del cannone che aveva scelto: prima bocca, il più vicino alla prua! Un rapido calcolo lo aveva convinto che ai vertici del vascello la possibilità di beccarsi una palla di piombo nello stomaco calava drasticamente, anche solo per una questione di margine di tiro, per questo aveva optato per quello.
Un brivido lo attraversò mentre prendeva bene la mira...




L'albero maestro esplose in miriadi di schegge di legno e frammenti di ferro.
Il Tuttofare venne investito da alcune di queste, ma per fortuna si trovava abbastanza lontano dall'epicentro dell'esplosione che, però, non riusciva a non smettere di fissare a bocca aperta.
Cazzo! Brutti figli di puttana! Urlò riscuotendosi.
Il pennone era seriamente danneggiato e la Piangente si poneva in una posizione di netto vantaggio rispetto alla Bianca già tramortita. Il vascello nemico era più veloce della nave del Faccendiere, ma adesso era a tiro.
La verità? Non aveva mai sparato in vita sua! Da quando quel maledetto pazzo di un chirurgo gli aveva impiantato il braccio sinistro, però, l'Aggiustatutto si ritrovava con una gran voglia di far esplodere le cose, probabilmente un effetto collaterale, diceva a sé stesso, e forse per questo aveva accettato il lavoro di cannoniere sulla Bianca senza pensarci due volte. Certo, la paga ben più che alta era stata anch'essa un ottimo stimolo, ma non pensava davvero di ritrovarsi invischiato in uno scontro a fuoco, per giunta marittimo.
A questo punto balliamo ragazze!
Fece l'occhiolino ed un sorriso leggermente folle al mozzo che si avvicinava per aiutarlo.
Com'è che si chiamava? Ah sì! Astrid!
Gli tornò in mente nel guardare la miccia che si riduceva in un battibaleno e dava fuoco alla polvere da sparo. Si tappò le orecchie, felice come un bambino di poter realizzare uno dei sogni proibiti di quand'era ancora uno stupido ragazzino sognatore.
Il boato della cannonata raggiunse comunque i timpani, seppur protetti, ed il Tuttofare potè ammirare la palla di piombo descrivere una traiettoria perfetta e sfondare la poppa della Piangente lasciando dietro di sé un grosso buco che già, dava il benvenuto a barilate d'acqua salata che si facevano largo a tutto spiano nelle viscere della nave.
BOOOOM!
Esultò applaudendosi felice.
Aveva svariati bersagli a disposizione, ma non aveva osato, non ancora. Pur presuntuoso quanto nessun altro, di certo era in grado di valutare le opzioni che meglio si adattavano alla sua esperienza, che in quel caso era pari a zero e quindi era meglio non rischiare. Il colpo, comunque, aveva fatto più danni di quanto si era aspettato e ciò era bastasto per guadagnarsi i propri complimenti.
Vide Astrid affannarsi a ricaricare il cannone di buona lena. Di lì a qualche istante sarebbe stato pronto per il prossimo giro!

Porca miseria!
Mickey si risollevò da dietro il cannone dietro cui s'era buttato.
Non che avesse visto la palla di piombo che mirava esattamente alla prua, ma l'impatto non troppo distante dai suoi piedi lo aveva fatto cagare sotto, tanto da convincerlo a buttarsi a terra.
Come cazzo fanno questi dannati pirati a vivere così?
Eccitante, eh, per carità! Ma la prospettiva di finire inghiottito dalle onde del mare dopo essersi beccati una raffica di piombo in fronte non allettava il Faccendiere che si sentiva più cane di terra che un lupo di mare.
In ogni caso tutto bene. Sì, perché la prua a quanto pare era rinforzata da una placca di metallo che aveva deflesso l'impatto quel che bastava da evitare il fastidio: aveva fatto il suo sporco lavoro insomma, e adesso Mickey si poteva godere la vista della Piangente ben delineata di fronte al suo cannone, pronta a venir ridotta a un colabrodo.
Ehi, dove vai?
Ma Astrid già lo abbandonava. Ma come? Il suo mozzo personale lo lasciava lì impalato con una palla tra le mani per scappare chissà dove? No, no, sicuramente c'era qualche spiegazione, stava andando a soccorrere i feriti.
Se.
Sollevò la palla quel tanto che bastava da farla scivolare nella scura bocca di ferro.
Parapetto, albero o scafo?
Si grattò velocemente la testa mentre in quegli attimi concitati si ritrovava a dover decidere. L'altro tizio vicino a lui mirava al pennone, quindi tanto valeva puntare da un'altra parte. Ma dove?
Il parapetto era decisamente il tiro più facile, quello più pulito, ma...no.
No dai, no, doveva osare, POTEVA osare.
Sì, perché avanti, il primo colpo era andato bene, aveva già capito -più o meno- come calcolare le traiettorie dei colpi. Se la prima volta era stata un successo, la seconda non poteva che ripetersi dato che lui era, oltre che un coglione fortunato, una sorta di genio incompreso no?
Fare il cannoniere, alla fine, non era poi così difficile.

La sottocoperta della Piangente esplose in maniera violenta.
Come mai?
Perché la Bianca aveva a bordo il cannoniere più cazzuto della storia!
Il colpo di Mickey il Tuttofare, figlio di nessuno e da poco proprio riscopertosi cannoniere infallibile, si era abbattuto con furia sullo scafo già fallato della nave che li aveva attaccati.
Adesso il vascello imbarcava tanta di quell'acqua da somigliare ad una spugna, tuttavia non pareva particolarmente in difficoltà.
Il Faccendiere strabuzzò gli occhi.
Di base lui non capiva un accidente di falle, roba da marinai e cose così, ma ci arrivava anche senza un briciolo d'esperienza a realizzare che c'era qualcosa che non andava. Sì, perché l'acqua che la Piangente imbarcava era veramente troppa per permettergli di stare a galla. Eppure la prua del vascello continuava a solcare le acque testimoni di quella battaglia senza fare una piega, anzi...
Quella prua aveva qualcosa di strano perché...stava virando e...li stava puntando!
PORCA PUTTANA!
Qualcuno su quella nave aveva deciso di farla finita. Molto scortese a dire il vero, si ritrovava a pensare il Tuttofare mentre valutava come poteva fare per salvar le chiappe. Non era mica poi troppo corretto ricorrere a questo mezzuccio per vincere la battaglia che si era aperta con un cortese e galante cannoneggiamento tra le due parti e, al momento in cui la vittoria pareva ormai in pugno al Commodoro, ricorrere allo speronamento pur di portare vinti e vincitori negli abissi dell'oceano. Stonava un po', ecco, come un grosso rutto alla fine di una cena di gala. L'Aggiustatutto lo trovava abbastanza fuori luogo ed era persino piuttosto sicuro che un qualsivoglia codice etico piratesco lo avrebbe impedito.
E quindi, ora?
Beh, al diavolo.
Le suole degli stivaletti abbandonarono il sicuro legno del ponte per librarsi, agili, nell'aria salmastra che lo circondava.
Per un attimo fu come volare, fin quando però i medesimi stivaletti non infransero la superficie liquida su cui fino a poco prima galleggiavano tranquillamente. L'acqua era decisamente gelata e per quache istante Mickey ne venne totalmente ricoperto.
Si voltò di scatto mentre, però, era ancora giù.
Persino con le orecchie ricolme un grosso boato lo aveva raggiunto e lo aveva fatto voltare quel tanto che bastava da riuscire a distinguere i contorni sfocati della Piangente che speronava la Bianca e del tutto che terminava in una forte esplosione.
L'onda d'urto lo rispedì in giù mentre tentava di risalire e dovette lottare per riuscire a guadagnare un po' d'aria.
Intontito Mickey emerse tra le onde che si andavano tranquillizzando. Il peggio era passato, era tutto finito. Migliaia di pezzi di legno galleggiavano tra i flutti, ormai alla deriva, e non potè che aggrapparsi ad un barile che gli passava lì di fianco per preservare le energie.
Qualche cadavere gonfio si avvicinava, attratto dal riflusso che provocavano i suoi movimenti, ma quelli si limitava ad allontanarli con una pedata frustrata.
La Bianca affondava, e con lei la cabina piena d'oro e gemme, tuttavia della Piangente non c'era già traccia. Che avesse già raggiunto il fondo del mare?
Questo però non era la sua unica preoccupazione né, al momento la più pressante, dato che si ritrovava disperso chissà dove in mezzo al mare.
E adesso?




q8qu



Narrato
Pensato
Parlato




• Energia: = 95%
• Stato fisico: Illeso
• Stato psichico: Illeso
• Capacità Straordinarie: 1 [Intelligenza] 1 [Determinazione]
• Abilità Passive:
Sopravvivo alla faccia tua! [Razziale umana; Mickey non sviene al 10% di energie]
Tranquilli, tranquilli. Mickey è qui. [Talento Ammaliatore I; Malia psionica di Fiducia nei confronti di Mickey]
Il marchio del disertore. [Tatuaggio di maschera spezzata nell'incavo del gomito destro; qualsiasi appartenente al Clan Toryu diffiderà del portatore del marchio, sottovalutandolo e disprezzandolo innatamente, anche se non è a conoscenza del tatuaggio]
Red - Rivers - Reverie. [Passiva della Spaccaculi che fa ignorare il dolore fisico e psionico nel turno in cui una tecnica della falce viene attivata; Raggiunti i tre utilizzi delle tecniche concesse dalla falce il portatore cade in berserk perdendo la capacità di ragionare ed attaccando amici e nemici indifferentemente]
Furia [0/3]
Lust. [Tramite il Sinistro Peccatore Mickey intuisce la abilità di un personaggio od un oggetto che entrano a contatto con il suo tocco]

• Note:
A voi =)
 
Top
Ashel
view post Posted on 25/8/2014, 20:02






Ben era sparito, così come Occhio di Vetro.
Astrid non aveva perso troppo tempo a cercarli, sapeva che non sarebbe certo finita lì, che il suo compagno di merende sarebbe tornato per chiederle di indagare sul gingillo che aveva mancato di recuperare nella cabina di Romolo.
Ci avrebbe pensato lei a farlo parlare. Conosceva metodi infallibili.

- UNA NAVE! A ORE NOVE!

Si guardò intorno spaesata e confusa. Le vedette avevano avvistato un’imbarcazione che veniva verso di loro: eppure da quello che aveva potuto vedere sulla mappa di Romolo si trovavano molto lontani dal porto più vicino e su una rotta verosimilmente sconosciuta.

- L-LA P-PIANGENTE! QUELLA...

In molti accorsero da sottocoperta per vedere con i loro occhi; lei stessa, approfittando della confusione, avanzò per cercare di capire quanto quell’avvistamento potesse peggiorare la loro già pessima situazione.

- Cos'è questo bordello?

- LA PIANGENTE CAPITANO! CI PUNTA COME UNO SQUALO!

Il Commodoro era uscito dalla sua cabina con quell’espressione inebetita che Astrid gli aveva visto poco prima; eppure, non appena la vedetta pronunciò il nome della nave in avvicinamento parve ridestarsi all’improvviso come se fosse stato colpito da una fucilata.

- Ai posti di combattimento! Tutto a babordo!
Tre gradi dovrebbero essere sufficienti, Signor Noland! Vele spiegate e speriamo che Dio ce la mandi buona!

A quel punto Astrid si guardò intorno senza sapere bene cosa fare; in fondo lei era solo un semplice mozzo e almeno per quella volta non avrebbe voluto fare altro che pulire latrine e lucidare il ponte, guadagnare una paga onesta per poi spendersela in cibo da osteria e in birra annacquata delle peggiori bettole di Dorhamat.
E invece ad attenderla ci sarebbe stata la prima battaglia navale della sua vita: un'esperienza a cui avrebbe felicemente rinunciato, se avesse potuto.
Mandò al diavolo tutti i suoi propositi per Occhio di Vetro e si avvicinò al primo cannoniere che non fosse proprio sulla linea d'attacco della nave nemica - non spasimava certo dalla voglia di stare in prima linea - e si scambiò con lui uno sguardo d'intesa.
Si chiamava Mickey e pareva che non vedesse l'ora di fare un bel po' di baccano con i gingilli della Bianca. Astrid non gli diede molta corda e non gli disse nulla assorbita com'era dalla battaglia imminente; del resto nemmeno lui sembrava desideroso di parlare: non faceva che manovrare il suo aggeggio mentre attendeva il proiettile per sparare con il viso segnato da una strana espressione che Astrid trovò, per certi aspetti, persino inquietante.
Un boato tremendo spezzò l'aria attorno a loro e la giovane sobbalzò. Per un po' le fischiarono le orecchie.
La Piangente aveva attaccato e aveva colpito l'albero maestro: a quel punto erano fregati, non potevano fare altro che sparare a loro volta sperando di non rimanerci secchi.

Cazzo! Brutti figli di puttana!

Frammenti di polvere e legno colpirono Astrid in viso ma cercò di ignorarli mentre si affaccendava attorno al cannone di Mickey: dovevano sbrigarsi a contrattaccare o sarebbero morti tutti quanti.
Qualcuno cercava di attirare la sua attenzione dal ponte, qualche marinaio gravemente ferito che chiedeva aiuto e qualcun altro venuto a soccorrere i sopravvissuti all'impatto.
L'albero maestro necessitava di riparazioni urgenti, ma solo un pazzo sarebbe rimasto a portata di tiro contro una nave con una tale potenza di fuoco. Si voltò per continuare ad aiutare Mickey, ma nel frattempo le tremavano le gambe.

A questo punto balliamo ragazze!

Il sorriso furbo di Mickey precedette il botto, che rimbombò nelle orecchie della giovane per diversi istanti prima di essere seguito dal rumore sordo del legno che si squarciava.

- BOOOOM!

Galvanizzata dal tiro precisissimo del cannoniere si lasciò trascinare dall'entusiasmo e si affannò per ricaricare l'arma con un nuovo proiettile. L'odore della polvere da sparo le penetrò le narici e credette per un istante che avrebbero potuto vincere la battaglia.
Poi, una nuova esplosione le fracassò i timpani. Si gettò dietro una pila di casse e lì vi rimase coprendosi le orecchie.
Che diavolo era quella Piangente? I loro cannoni sembravano non aver alcun bisogno di tempi di ricarica.
Si alzò, tornò da Mickey e gli porse il dannato proiettile.
Avrebbe dovuto fare un bel buco nella stiva di quella cazzo di nave per mandarla a fare compagnia ai pesci, anche se a quel ritmo sarebbero affondati prima loro.
Le urla dei marinai sul ponte vennero sovrastate dalla cannonata, che anche questa volta aveva raggiunto l'obiettivo. Ma non era il caso di esultare: senza guardare Mickey si voltò per ricaricare, ignorò un sottoufficiale che le sbraitava di lasciar perdere il cannoniere per soccorrere i feriti, afferrò un altro proiettile e stordita dal fragore dei colpi di cannone cercò di muoversi con quanta più rapidità poteva.
Poi, tra tanti sguardi smarriti e atterriti, ne incrociò uno che le risultò subito familiare: Ben l'aveva guardata per un attimo prima di sgattaiolare via, approfittando della confusione.
La giovane smise di fare quello che stava facendo, lasciò cadere a terra il proiettile e mandò al diavolo tutti quanti: il suo amichetto se la stava squagliando prima che fosse troppo tardi. Lei non sapeva nulla di navi ma di certo non serviva un esperto per rendersi conto che un altro paio di colpi sarebbero bastati a spedirli sott'acqua senza troppa difficoltà.
Si fece largo tra i detriti, le travi di legno, le casse, i cadaveri.
Un gran casino. In pochi minuti quella che tutto sommato poteva dirsi una navigazione tranquilla, benché segnata dai timori di una rotta sconosciuta, si era trasformata in una vera e propria mattanza.
Astrid cercò di ignorare gran parte di coloro che le chiedevano aiuto. Molti degli uomini comunque erano già morti o spacciati.
Il profilo di Ben si muoveva con rapidità attraverso gli ostacoli a dispetto delle cannonate e dei continui sconquassamenti provocati dalle perdite d'acqua e dalle ondate furiose del mare; la giovane lo seguì fino a quando non lo vide calare una scialuppa di salvataggio.
Non c'era molto tempo per decidere cosa fare. Si voltò invero una sola volta per guardare il ponte in cui ormai frammenti di legno, metallo e carne umana si mescolavano gli uni agli altri.
Un odore di morte, di polvere da sparo, di carne bruciata si diffondeva ormai su tutta la nave e in molti cominciarono a gettarsi in acqua per la disperazione. Persino i cannonieri lasciarono le loro postazioni preferendo a quella carneficina le onde di un oceano sconosciuto.
Una bara ambulante, ecco cos'era diventata la loro Bianca.

- Ben, non voglio rimanere su questa nave!

Si fece strada per raggiungerlo e salire sulla piccola imbarcazione ed egli non parve opporre alcuna resistenza.
Forse, pensò Astrid malignamente, doveva aver trovato in lei un qualche principio di utilità nonostante tutto.
Si udì uno schianto e la scialuppa venne sbattuta a diversi metri di distanza da quello che era ormai un ammasso di detriti e che un tempo era stata la nave del Commodoro Romolo; l'esplosione rimbombò a lungo nello spazio vasto e vuoto dell'oceano e infinite schegge di legno e metallo precipitarono in acqua zampillando come fuochi artificiali.
Il mare nero attorno a loro si illuminò per un istante prima di spegnersi di nuovo in un silenzio assordante, per certi versi persino peggiore del frastuono dei cannoni.

- Cazzo...

La mezz'orca rimase ad osservare i corpi senza vita dei suoi compagni di viaggio che galleggiavano attorno alla loro imbarcazione, risospinti costantemente dalla corrente senza uno scopo che li teneva in superficie.
Sperduti nel nulla, nessuno sarebbe venuti a recuperarli. Dovevano contare solo su loro stessi se volevano sperare di sopravvivere.
Si voltò, cercando lo sguardo di Ben - unico viso amico in quella carneficina - sperando di trovare in lui qualche conforto; ma erano speranze vane.
Si lasciò cadere nella scialuppa, atterrita dalle circostanze, ancora stordita dall'odore acre dei corpi bruciati e dalla polvere da sparo.
Ancora non riusciva a capire come aveva fatto a sopravvivere.
Poi, voltandosi prima da una parte e poi dall'altra, scoprì con sorpresa che la sagoma funesta della Piangente era sparita, svanita nel nulla.
Inghiottita dalla foschia che cominciava a risalire dalle acque agitate del mare.
O forse semplicemente richiamata dalle oscurità da cui era emersa, loro malgrado.



Astrid



Stato fisico: Ottimo
Stato psicologico: Ottimo
Energia: 100 - 10 - 10 = 80%

Razza: Mezz'orca, Pelleverde
Classe: Cacciatore/Guerriero
Talento: Tiratore
Armi: Arco lungo (15/15) braccio sinistro, Pugnale nel fodero
Pericolosità: F
Fascia: Gialla

CS: 1 Maestria nell’uso delle armi, 1 Forza Fisica

Passive attive:
CITAZIONE
~ Spirito di guerra: Astrid sarà in grado di combattere nonostante abbia subito un ammontare di danni al corpo notevole, prossimo al Mortale, che ne abbia compromesso irrimediabilmente l'integrità fisica. Contusioni, fratture e mutilazioni fisiche che abbiano compromesso le sue facoltà, le arrecheranno normalmente danno, ma non ne ostacoleranno mai le capacità combattive.

CITAZIONE
Tiratore
» Effetto sulle capacità: i portatori di questo talento godranno di una mira straordinaria. Questa capacità ha il valore di un singolo CS passivo alla Maestria nell'uso delle armi non cumulativo con gli altri livelli del Talento.
» Effetto passivo: la prima capacità che caratterizza i possessori di questo talento è indubbiamente le loro mira ineccepibile in qualsiasi condizione. Essi saranno in grado di scorgere con precisione il proprio bersaglio anche quando quest'ultimo non è che un'ombra fra le ombre, si nasconde fra i rami di una fitta boscaglia o è soltanto una sagoma al di là di uno spesso banco di nebbia. In termini tecnici ciò non significa che i loro colpi andranno sempre a segno, ma che essi sono sempre in grado di prendere la mira sul proprio avversario fintanto che sono in grado di vederne almeno parzialmente la figura, come se nulla possa impedire ai loro occhi di seguire con precisione millimetrica gli spostamenti della preda che ancora possono scorgere.

Attive utilizzate:
-

Riassunto: Nulla, Astrid aiuta Mickey a ricaricare e poi segue Ben per raggiungere la scialuppa di salvataggio.
Note: -
 
Top
24 replies since 27/6/2014, 14:14   710 views
  Share