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Il Ricercato., Arrivo di Martìn G. Saez

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Emelianenko
view post Posted on 6/7/2014, 16:59






Vesti, cibo, vino.
Ed armi, ed armature, ed ancora cibo ed ancora vino.
E colori di tende e tendoni, tappeti ed insegne, che quasi oscuravano i muri tappezzati di taglie e manifesti.
E genti d'ogni età: bambini, anziani, uomini. Lì, in quel porto di un'isoletta semisconosciuta dell'arcipelago di Dorhamat, sembrava esserci una gran festa. Eppure era appena mattina; e la gente, con i suoi modi un po' rudi tipici degli uomini di mare, aveva addobbato l'intero porto quasi attendesse la visita di chissà quale sultano.
Era solo il mercato, in realtà.
Un chiassoso, allegro ed alquanto particolare mercato.

Sul bancone bagnato giacevano inermi un paio di pesci. Erano stati pescati chissà da quanti giorni, ma Al'vin, forse il più conosciuto dei pochi pescatori dell'isoletta, li spacciava per freschi. E di tanto in tanto piazzava un pesce vivo nel recipiente e non appena questi s'agitava, gridava:
"Solo il meglio da me! Guardate, appena pescato!"
E la gente accorreva, ignara della truffa che stava per subire. Solo in pochi la comprendevano, ed ancora meno andavano a reclamare; di tutta risposta Al'vin si limitava a grattare il grosso pancione o ad accarezzarsi la folta barba, per poi esclamare: "Beh, capita anche ai migliori!".
Era un buon uomo, infondo; forse ammaliato dalla vista del facile guadagno, o intimorito da una vita all'insegna della povertà, aveva trovato la soluzione ai suoi problemi in quel modo di fare.


Di fronte a lui, Dementiy offriva una degustazione di vino; beh, offriva è un parolone, considerando che chiunque s'avvicinava per provarne anche un solo bicchiere, veniva subito persuaso dalla sua parlatina a sedersi e mangiare qualcosa. "Solo carne di prima qualità!" diceva, ma chissà da che bestia proveniva ciò che l'ignaro cliente stava per mangiare.
Dementiy aveva dei lunghi capelli biondi, una carnagione abbastanza scura, occhi azzurri ed un fisico abbastanza muscoloso; e per certi versi non era neanche troppo disonesto. Sfruttava il suo bell'aspetto e la sua abilità oratoria per i suoi affari: chi mai poteva biasimarlo?


Un paio di tende più in la, invece, c'era Olesya. Una ragazzina di appena quattordici anni, dalla corporatura minuta ed il viso grazioso. Sul corpo, già da un annetto, cominciavano a vedersi le prime traccie della pubertà: e con esse i primi clienti. Sì, perché, l'avrete capito, ciò che Olesya vendeva era l'amore. Ed i clienti, di solito, erano vecchi ubriaconi o marinai che non si sarebbero più visti per mesi e che spesso neanche pagavano.
Fissava gli occhi, Olesya, verso gli uomini che passavano e di tanto in tanto si fermavano ad osservarla, sperando che questa volta a comprarla sarebbe stato un ragazzino o quantomeno un uomo un po' più gentile del solito.
Poi spostava lo sguardo verso sua madre: lavoravano insieme, ma lei – sua madre – era molto più brava! Oh, passavano giorni in cui aveva così tanto lavoro che non riusciva neanche a vederla!
In quel momento, però, erano entrambe libere da più di qualche ora.

E la gente girava senza sosta tra queste ed altre bancarelle, e parlava, e rideva.
Solo in un angolo, quasi in disparte, un pezzo di strada era vuoto: niente commercianti, niente passanti. Solo qualche individuo pesantemente armato che, scrutando i manifesti con le taglie dei criminali, abbandonò ben presto il luogo. Tra i tanti nomi scritti su quei fogli, si imponeva uno.
Il testo non recitava la classica scritta "vivo o morto", quasi come se chi lo avesse affisso non si aspettasse che qualcuno riuscisse a trovare il ricercato. Solo un nome: Sidor; ed in basso, un ritratto di una balestra.


CITAZIONE
Benvenuto! Gestirò io il tuo arrivo e se tutto andrà bene guadagnerai una promozione ad energia gialla, o addirittura alla verde. In caso contrario resterai bianca. Non badare alla qualità dei miei post: spesso la trascurerò per garantirti una maggiore celerità; tu, d'altro canto, vedi di dare il meglio di te: sei tu quello sotto esame!
Passando al post, ti trovi in quest'isoletta minore dell'arcipelago ed al porto hanno allestito un mercato. Puoi facilmente notare quella strana insegna del ricercato, ma non c'è nessuno nell'immediata vicinanza che possa darti spiegazioni. Puoi però interagire liberamente con chiunque al mercato: con i png da me descritti, ma anche con nuovi da te creati, se vuoi - sappi però che questi ultimi non sapranno darti nessuna informazione utile.
A te il motivo peri il quale ti trovi lì: puoi già aver sentito parlare di quel ricercato, essere venuto apposta sull'isola, notarlo solo ora, o persino non notarlo neanche e limitarti a girare per il mercato. Hai piena libertà, insomma!
A te la penna e per qualsiasi cosa manda pure un mp!
 
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Lul~
view post Posted on 11/7/2014, 17:12




{I}

Il vento in prua si faceva sentire tutto. Anche una brezza leggera poteva diventare fastidiosa, anche le gocce leggere d'una pioggia primaverile potevano pungere le guance come fossero aghi. Soffiava gagliardo il Maestrale, quella mattina, gonfiando le vele d'una forza invisibile ma incredibilmente potente, capace - probabilmente - di spingere la nave in porto già per l'ora di pranzo. Era stata una navigazione tranquilla e senza paturnie, durata poco più di tre giorni: quella cosa sferica che riempiva il fagotto sulla sua branda aveva già cominciato a puzzare. Ritardare ancora l'approdo avrebbe significato - probabilmente - il linciaggio di quel prezioso bottino, e il conseguente venir meno d'ogni profitto. Mentre la mano sinistra assicurava la presa all'albero, il corpo si era protratto sull'Oceano, quasi ad immaginare di poter volare su quella distesa blu profondo. Le dita della mano destra, dopo aver solleticato e goduto della carezza del vento, finirono nel taschino interno del corpetto, ad assicurarsi - anche se lo avevano già fatto pochi minuti prima - della presenza di quel foglietto ripiegato, importante quanto il fagotto in stiva.
La vedetta gridò come se non ci fosse in domani: aveva stimato le distanze, e in due-tre ore il vascello sarebbe arrivato a Dorhamat. Già, la Capitale dell'Arcipelago, il margine orientale, l'avamposto più estremo del dominio del Sultano. Dorhamat, perla dell'Ocenao di Zar, rifugio di pirati, bucanieri e avventurieri, perfetto approdo per le rotte commerciali di gente onesta e contrabbandieri. Dorhamat, casa.


Quando mise piede sul molo respirò la salsedine essiccata sulle costruzioni del borgo: non è spiegabile la differenza fra la costa e il mare aperto. Quell'odore, quella brezza così familiari solo a marinai e uomini di mare. L'Oceano, con le sue insidie e i suoi sollievi, le sue tradizioni e la sua lingua. Se ne sentivano, di idiomi, a Dorhamat, ma più di tutti la lingua comune cedeva il passo alla lingua del mare, un dialetto che variava da costa a costa ma sempre ben comprensibile per chi era avvezzo alla navigazione e ai viaggi.

I Nani governavano l'arcipelago - e Dorhamat in particolare - solo nominalmente: di fatto il controllo dei vicoli e della popolazione era riservato a criminali e pirati, coloro che con il timore che incutevano nel prossimo riuscivano a imporre la propria parola e il proprio volere. L’estrema lontananza dal governo centrale dell'Akeran e un ribrezzo diffuso per la legalità hanno reso l'arcipelago una regione praticamente fuori controllo. Concessioni mercantili rilasciate a feccia della peggior specie, traffichi nelle mani di contrabbandieri e pirati di dubbia provenienza, briganti che in nome della propria ingordigia eleggono la capitale delle isole a propria residenza. Era questa la popolazione di Dorhamat, e crescere in un mondo portava i ragazzi - ovviamente - a sopportare e tollerare, considerandola quasi normale, quella assurda condizione. Solo i duri e i forti possono legittimamente sperare di far di Dorhamat la propria casa, solo i duri. O gli scaltri. Certo non chi non sia pronto a dormire sempre con un occhio aperto, a guardarsi le spalle di continuo, o che non possegga un potere così incommensurabile da allontanare gli altri semplicemente esistendo. Per un derelitto nato senza particolari talenti, Dorhamat può essere un inferno. Per Martin Saez è andata esattamente così.
Spinse con la mano l'anta destra dell'uscio della casa di giustizia. Chiamarla casa è forse un'esagerazione, perché quella baracca, che fungeva anche da casa del funzionario del governo, non forniva un rifugio migliore di qualche asse inchiodata alla meno peggio.

« Hai ammazzato qualche altro bastardo, Saez? »

I coraggiosi che sceglievano di collaborare con la giustizia si contavano sulle dita di una mano, ma i Nani non facevano nulla per rendersi simpatici. Non molto più che offrire delle taglie in cambio della testa o della mano di qualcuno di quei topi di fogna. Non rispose, Martìn: quel nano non gli era mai stato simpatico, ma scherzare col fuoco avrebbe significato non potersi pagare del buon rhum nella locanda affianco. Lanciò il fagotto sul banco del nano, e una testa rotolò fuori dalla stoffa, ormai rigida e cremisi per il sangue secco. « Che cazz-- ». Non finì la frase. Quelli erano i capelli, gli occhi e gli orecchini di Daario Sette-Sei Ziggah, un contrabbandiere che aveva messo su un bel racket del perudo, il gioco dei dadi a cui giocavano i pirati e gli uomini di mare. « E questo è quanto mi spetta, ser ». Non era un cavaliere. Non poteva esserlo, quel nano, ma il cacciatore gli doveva quantomeno esternare un minimo di rispetto, quale funzionario del Sultanato. Schiantò con la mano sinistra la taglia - rivolta a faccia in su - sul bancone, lasciando che la destra piantasse un coltello fra gli occhi della figura riportata sul volantino.
Contò i pezzi d'oro uscendo dalla baracca, sotto gli occhi di persone che - un giorno - probabilmente sarebbero diventate sue prede. Sapeva benissimo che i tre quarti degli occhi aveva su di sé appartenevano alla feccia dell'arcipelago, ma non ci fece caso, dirigendosi al mercato per comprare qualcosa da mettere sotto i denti.

~~~

Il suono del morso a quella rossa e succulenta mela risuonò nell'aere, ma probabilmente nessuno - a parte le sue orecchie - se ne accorse: il mercato era un'alchimia di voci e sapori, odori ed etnie, un caos ordinato di affari e contratti, imbrogli e truffe. Idee e opportunità. Sorrise ad una bambina prima di accorgersi che fosse una puttana: aveva pagato donne, anche molto in qualche occasione, ma la perversione dello scoparsi una ragazzina non l'aveva mai nemmeno sfiorato. Evidentemente in quel posto c'era anche gente del genere: feccia e spazzatura. Come d'altronde la quasi totalità degli abitanti di Dorhamat. Fu quando distolse lo sguardo dalla piccola, che lo vide. Si era scordato fosse lì: affari lo avevano portato lontano dalla sua città per settimane, e aveva completamente rimosso del muro dei ricercati, dove - almeno in teoria - chiunque poteva affiggere taglie in cambio di quel che poteva offrire. Una vera e propria occasione per gente come lui. La prassiperò voleva che nessuno - escluso quel che rimaneva del braccio del governo del Sultano - prometteva alcunché: la paura delle ritorsioni superava la realtà dei problemi, questo era un deterrente sufficiente ad allontanare qualsiasi pretesa.
Quel giorno, però, c'era qualcosa di diverso. Tra i tanti fogli, tutti uguali, affissi su quel muro, ne risaltava uno.
Nessuna immagine, nessun recapito, nessuna specificazione sul vivo o morto. Nulla di nulla, come se lo avesse affisso un fantasma, un ingenuo, un vigliacco. Uno senza fede. Campeggiava solo un nome, oltre al ritratto d'una balestra.
Sidor.

« Vecchio, sai chi ha affisso questo volantino? » gridò al barbone che da anni elemosinava davanti a quel muro.
Vide i suoi occhi riempirsi di terrore. « N-No, figliolo » « Rischi la sorte, vecchio, a dirmi stronzate del genere »

Doveva fare da solo, senza destare sospetti. Lanciò uno sguardo carico di disprezzo all'uomo, prima di lasciarselo alle spalle. Si diresse ancora fra i banchi del commercio, cercando di capire chi potesse essere l'interlocutore più informato, e più sincero. D'improvviso sorrise, speranzoso d'aver risolto l'arcano. Stringeva ancora in mano la taglia, che non aveva esistato a strappare dal muro, quando tornò sui suoi passi, accarezzando il viso della bambina, pronta a vendergli il suo corpo.

« Sei graziosa, piccola, ma a me piacciono - come dire - le donne mature. Puoi chiamare quella puttana di tua madre? »

~~~

Yo! Eccomi, finalmente ce l'ho fatta. :riot:
In ogni caso, tutto regolare, bel post d'introduzione secondo me.

Dal prossimo turno piazzo lo schemino riassuntivo tanto comodo per tutti, tranne per chi lo compila. Tanto non ho passive rilevanti :v:

 
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Emelianenko
view post Posted on 13/7/2014, 22:24




"Non dovresti parlare in questo modo della vecchia Yuliya."

Aveva il corpo un po' tozzo ed il viso tondo, Al'vin, ma non era un sempliciotto. Anzi, ben poche cose sfuggivano ai suoi occhi: l'uomo che con fare arrogante interrogò Olesya non era tra queste.
E subito gli si era avvicinato, lasciando la propria bancarella ad un paio di ragazzini che già da qualche tempo stavano imparando il mestiere.

"È solo una donna, ma non ti nascondo che fa più paura del più grosso dei Kraken!"

Aggiunse poi abbozzando una grossa risata, mentre con una mano carezzava il viso della ragazzina; quest'ultima, dal canto suo, rispose con un grosso sorriso: era davvero felice che fosse intervenuto.

"Stai tranquillo, Al'vin."

Li interruppe Yuliya, uscendo dalla piccola baracca allestita appena qualche ora prima. E mentre usciva, guardò con sdegno la figlia.
In realtà non la disprezzava, né la odiava; infondo, forse, le voleva persino un po' bene. Ma come era possibile che quella ragazzina dal così bell'aspetto non era in grado di guadagnarsi il pane da sola?
Invece lei, Yuliya, aveva perso la bellezza di un tempo, sebbene l'età ed i segni di chissà quali violenze lasciassero ancora intravedere un viso dolce e persino un po' gentile.
Ma gentili non erano i suoi modi.

"Quanto denaro hai con te, giovanotto?"

Aggiunse, avvicinando il viso a quello dell'uomo; era infastidita, ma non lo lasciò trasparire come suo solito. Infondo aveva bisogno di lavorare: pareva che, in quegli ultimi tempi, anche il più pezzente dei pescatori si credesse sultano e preferisse a lei quelle viziate puttane d'alto borgo.
Olesya, assistendo alla scena, non disse nulla, anzi, arretrò ed entrò nella baracca: la madre aveva già trovato il suo cliente.


CITAZIONE
Semplice post di role; dal prossimo, sta tranquillo, faremo evolvere la situazione ;).
Rispondi pure come meglio credi, solo considera Yuliya come se avesse una passiva psionica che fa provare disagio a chi le sta vicino.
 
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