Bastard de la Nuit |
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| Mattina sulle vette dell’Erydlyss. Vibrante di sole e tagliente di gelo, la brezza scorreva fra le dita e dietro il collo esaltando la sensazione onnipresente e indescrivibile dell’essere vivo. Le dita sottili intrecciate sul pomo di un bastone d’argento, gli occhi color oltremare persi in un punto imprecisato fra i denti di roccia e l’accecante azzurro che ne veniva quasi azzannato, Alchor scrutava le vette innevate in lontananza. L’Elfo Alto era a Lithien da poco, ma la rocca si amalgamava con la natura in maniera così armoniosa che spesso gli sembrava fosse vissuto sempre lì durante le sue ormai dieci decadi di vita. Forse era il senso di appartenenza al Tutto che gli donava la vista di quella terrazza ogni volta che vi saliva. Già, perché a Lithien il sapere non era custodito solo nei tomi rilegati in pelle delle cento biblioteche che rivaleggiavano in ricchezza e varietà con i più grandi centri di erudizione del resto del continente: il sapere era nell’aria, nella linea frastagliata dell’orizzonte, nel moto eterno delle stelle. Alchor era giunto alla conclusione che la città fosse stata costruita per essere un gigantesco osservatorio da cui capire il senso recondito della natura, dei suoi cicli di decadimento e resurrezione. Una folata di vento artigliò l’orlo del mantello di lana candida e lo fece sbatacchiare oltre il parapetto. Per tutta risposta, l’Elfo ne strinse i bordi attorno a sé abbracciandosi, mentre un brivido di freddo lo percorreva.
…freddo?
No, stavolta era qualcos’altro. In qualche modo un senso come di allerta, di pericolo imminente spinse Alchor ad affacciarsi al parapetto e a guardare di sotto. Sbattè un paio di volte le palpebre per abituarsi all’immensa luce riflessa sulle nevi, poi vide qualcosa nel bianco. Un essere dalle fattezze umanoidi si avvicinava, arrancando sul sentiero in forte pendenza. L’elfo allore comprese la sensazione di prima: era l’antica magia di Lithien, che percepiva ogni raro visitatore e ne avvertiva i suoi guardiani. La consapevolezza da sola bastò a tranquillizzarlo: da studioso del mondo visibile e arcano qual era, egli era a disagio se non aveva un totale controllo mentale della situazione. Mormorò qualche parola a bassa voce, lasciò che il vento ne strappasse via il suono dalle labbra pallide e sottili: e subito una raffica di vento lo sollevò in un turbine e lo portò al di fuori della balconata, dalla quale discese con lentezza regale fin davanti al nuovo arrivato mentre il mantello candido si gonfiava e si arricciava tra i vortici d’aria. Arrivato in basso lo squadrò da capo a piedi. Pelle di un insolito colore scuro, naso sgraziato, addome prominente. La creatura sembrava più un esperimento malriuscito di umanizzare un hobgoblin che un vero e proprio umano. Sorrise cordialmente per dissimulare il disappunto che quella creatura gli suscitava offendendo il suo senso estetico, il suo ideale di bellezza, e gli parlò nel tono più affabile che gli riuscì di produrre.
- Ti saluto, straniero. Il mio nome è Alchor Giltaloth, custode della sapienza. Chi sei, cosa ti porta qui? Nessuno sfida i ghiacci dell’Erydlyss senza un motivo più che buono. -
Ristette in attesa di una risposta, scrutando la creatura con quegli occhi profondi… CITAZIONE Ciao e benvenuto ^^ Sarò io a gestire il tuo arrivo, e lo faccio con Alchor, uno degli arcimaghi elfi che vivono a Lithien. Non preoccuparti della qualità dei miei post: per impegni vari sarò più o meno sempre costretto a farne di affrettati, l'importante è che tu ci metta il massimo impegno. Infatti, se a fine arrivo ti sarai dimostrato meritevole, potrò assegnarti la fascia Gialla o anche la Verde. Per questo post non ci sono richieste particolari: puoi interagire con il Guardiano ma anche attaccarlo. Sta a te interpretare al meglio il tuo pg. Per qualsiasi chiarimento sono disponibile ad essere contattato nel thread della richiesta d'arrivo. Buon divertimento e fatti valere!
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