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AbyssWalker - Fall, Contest Luglio 2014 - Genesi [Akeran]

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view post Posted on 20/7/2014, 15:56
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Ti prego svegliati, ti prego. Ti prego non essere morta, ti prego non esserlo.
La agita, la tiene per le spalle delicatamente, come se potesse romperla da un momento all'altro e la scuote dolcemente. Piange. Le cadono sul viso le sue lacrime

Non posso io... ho paura. Ti prego, io ho paura. Pensavo... fossi andata.
Cammina solo. Niente vestiti addosso, solo polvere e terra. Sangue e lacrime. All'orizzonte, il tramonto si avvicina, e con esso la fine dell'ultimo giorno di vita per loro

Tutti quanti, ora anche tu? No ti prego.
Non la agita più, la stringe. Lei ha gli occhi aperti ma non vede. Ha dischiuso le labbra ma non piange. Lui la stringe. Lui vede per lei, il cielo che si spezza e cade. Lui parla per lei. Urla il suo ultimo pianto.
Non andare con loro. Non andare. Non farti prendere.

Lasciami morire
Gli mancava la voce di lei. Gli come pronunciava le parole, gli mancavano i singoli suoni, ogni sillaba. Era tanto che non la sentiva parlare. Dall'inizio. Ma non voleva sentirle dire questo
Non voglio che mi prendano. Per favore, non voglio

Non ne sono in grado

Va bene. Va tutto bene. Andrà tutto bene. Aiutami, ti prego.

Ti prego

Mi mancherai

Lo so

Boato. Viene sporcato da lacrime e sangue.



Quando muori rivedi la tua vita. Ogni cosa. La realtà, ma anche i sogni, le fantasie, le illusioni. Quando lei morì, lui poté vedere ogni cosa assieme a lei. La sua vita, la propria, passata, presente. E futuro.

Cammina da solo, il colore dei suoi capelli rossi ancora impresso a fuoco negli occhi. Il suono delle sue parole nelle orecchie. Qualcosa gli scava nel petto. Le sue ultime parole scavano, mordono, dilaniano, distruggono ogni cosa e le gambe gli cedono. Si sente stanco. Vuole dormire. Vuole morire.
Cade e sente il sapore della polvere in bocca, la terra negli occhi, parole nelle orecchie. No, non le parole di lei. Parole basse e sibilanti, che gli avvolgono il cranio come filo spinato e stringonostrappanobucanodilaniano.
Allora?
Non vuole rispondere. Si avvolge su se stesso come un feto, come una larva, rigetta il mondo, rigetta la realtà, rigetta ogni cosa tranne il sapore della polvere in bocca e odia con tutto se stesso le lacrime, quelle maledette schifose lacrime che si rifiutano di uscire. Lacrime non versate che vanno ad aggiungersi alla sua anima, come diceva sempre lei.
Lo hai capito? Lei non può darti quello che vuoi
E' la stessa sensazione. Una belva affamata che affonda gli artigli nel terreno e si muove attorno a te. Una belva invisibile, silenziosa, una belva che non pupi vedere. Ma che sai essere li, intenta a scrutarti, ad annusarti, a pregustare il pasto. Ma anche che vuole farti sapere di esserci, e che ti parla
Io posso. Io posso ogni cosa. Devi solo aprirmi la porta
Piange e sbava e singhiozza. Non vuole vedere, non vuole respirare, non vuole vivere, non vuole ascoltarlo. Vuole lei, solo lei, unicamente lei, per forza lei, per sempre lei, niente che
FAMMI
Si tappa le orecchie. Urla. Fa male, come il ruggito di un animale affianco a se, risuona nel cervello, artiglia i centri nervosi, fa esplodere i timpani
ENTRARE
leileileileileileileileileileileileileileileileileileileileilei

Una nenia mentale, troppo facile da controllare. Troppo facile da aprire. La bestia schiude le labbra, passa la lingua sugli artigli. Si avventa sulla nenia, dilaniandola, aprendola, perforandola, distruggendola. Si fa strada ruggendo, fino al centro. Fino alla sua anima.
Un unico vortice di lacrime mai versate


Quando il dolore è troppo, un uomo trasforma in ghiaccio il proprio cuore. Ghiaccio fragile. Basta poco a romperlo, e a vendere la propria anima.
E' quello che fa lui. Gli occhi svuotati di comprensione, il corpo trascinato, come una marionetta, non dalla bestia nel suo cervello, intenta solo a sorridere, ma da se stesso.
Non accusa lei. Non potrà mai farlo. Non potrà mai odiare la bestia, né giurare vendetta a nessuno. Quello che compie, lo compie da solo.
E' lui stesso la chiave per la porta, la chiave per farla entrare nel loro mondo. Il Malestrom nero, su cui si affaccia, lo attende da troppo tempo e lui si è ritratto abbastanza. Non ha senso aspettare, perché da solo non potrà mai ottenere altro, da solo non avrà mai niente, da solo non avrà mai lei.

Fallo

Non ha bisogno che glielo dica. Allarga le braccia, non chiude gli occhi né urla, si lascia cadere.
Il nero lo avvolge.

All'inizio è piacevole, è caldo.
Si lascia andare a quella sensazione, prima che qualcosa lo svegli. Qualcosa che scorre sul suo volto. Una lacrima, l'ultima della sua vita. Non cade assieme a lui, ma si stacca, galleggia e inizia a sollevarsi, per sottrarsi al Nero che sta per consumarlo.
Quando lui allunga il braccio verso di essa è già tardi.
L'acqua prende vita, lo avvolge, lo stritola, lo incatena, gli strappa la carne e gli spezza le ossa.
Lo prende a se. L'ultima cosa che sente, prima della fine del suo mondo, è il sapore del Nero in gola.

____

Papà, bruceremo tutti per quello che ho fatto

____


Zanne. Si aspettava molte forme o forse nessuna, si aspettava ombre, si aspettava tentacoli e ali di pelle. invece è solo zanne.
Brillano di rosso nel buio. Non ha più un corpo, lo ha sentito diventare polvere mentre cadeva, il suo sangue è vapore, la sua pelle è cenere, la sua carne acqua che cade dal cielo come pioggia. Eppure allunga una mano verso le zanne. Una mano che non esiste, la vede come vede un pensiero ed eppure è li.
Stende le dita, tende se stesso. Vuole... toccarlo. Vuole sentire che c'è, che esiste, che non è mai stato pazzo.
Che è colpa sua.
Nei suoi occhi la sua mano è solo la mano di lei.

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Urla

Il mondo si scioglie, la realtà si sgretola, le immagini sono travolte e divorate. Non diventa cenere con silenzio, quiete, non vi è la pace della polvere mossa dal vento.
Urla, scalcia, si divincola mentre ogni cosa esplode, travolto dal calore

Il mondo brucia.
La pelle gli va a fuoco. Il suo respiro è vapore ustionante, le braccia blocchi di metallo fuso. Il sole ?! gli imprime trame incandescenti sugli occhi che formicolano. Sente la paura sprigionarsi da se stesso in ondate nauseanti. Urla ancora più forte. La paura e il dolore sono olio sul fuoco, le fiamme divampano più alte.
Al centro di questo mondo che arde Karon è la fiamma più rovente


Non sente il demone che lo osserva. Ha aperto la porta per lui, si è gettato per lui, è sprofondato nell'abisso per lui. Ma non gli è bastato. Sorride. L'umano vuole davvero provare l'inferno allora. Bene.
Smette di trattenersi, si lascia andare, la sua mente e la sua anima sono luce rossa e metallo nero che si mordono a vicenda. Riempiono l'abisso, divorano il buio, divorano il vuoto. L'umano vuole essere divorato.
Accontentiamolo.

L'abisso è un forno. Non sa cosa succede, Karon sa solo che ora ha di nuovo un corpo, ha di nuovo terra sotto i piedi e un mondo attorno a se. E tutto sta bruciando.
Lingue gialle di fiamma sotto l'erba secca, il suo respiro acqua sui carboni ardenti, ma non è più un sibilo, è un ringhio e il ringhio ora è un ruggito, un incendio. Non riusciva ad impedirlo, allora lo lasciò andare.
Metallo nero traccia cerchi cocenti, apre ferite senza sangue nella sua carne, la sua carne ribolle e si gonfia come olio bollente. Il suo stesso ruggito lo sta ustionando.
L'abisso è un crogiolo. La sua carne martoriata non smette di gonfiarsi, il nero delle ustioni dipinge la sua pelle, il metallo è spine e artigli che si insinua nelle ferite e buca la pelle per uscire e riprendere aria.


Divertente. Il demone ride. E' molto più di quanto si aspettasse. Non sa cosa sta succedendo, non ha organizzato lui tutto questo. L'anima dell'umano ha chiamato la sua e lui ha solo risposto.
Peccato che non resterà a vedere come finisce. Spalanca le ali di metallo fuso, solleva il viso verso l'alto, un singolo battito e il mondo si apre ad accoglierlo.
Lo stesso mondo che ora si tende e si agita. Ha espulso finalmente quel cancro maligno, inconsapevole che gli ha solo aperto una strada più ampia, ma c'è qualcun altro ancora nel nero. Un orrendo aborto abissale da tirare fuori.

L'abisso è rosso.
Rossa è la sua mente.
Rossi i suoi ricordi.
Rossi i suoi sogni.

Rossi come i capelli di lei.

I pensieri diventano materia, la materia è stoffa scarlatta. Lo avvolge e lo copre, lo prepara alla nascita. Il mondo si tende di nuovo e attorno a lui l'abisso va in frantumi.
L'inferno lo partorisce.


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...MamMa...
...paPà...


____

Non dato ma strappato alla luce
Non una rinascita. Nessuna nuova venuta al mondo. E' morto e questa è solo ciò che ne è rimasto.

un piccolo aborto abissale
un'escrezione metallica

L'abisso lo rigetta. Il metallo ha stuprato la sua carne e ne ha preso il posto.

Mamma Papà
Perché mi guardi così mamma? Perché hai paura?

Non Sono un animale. Un animale. Pelle nera.
Zanne nere. Come lui. Occhi ferali. Desiderio. Brama. Voglio carne

Il regno di fauci è la mia gioia un

PAESE DI METALLO


Giardino di bestie. Trasuda veleno. Lacrime di ferro.
Voglio solo toccarti. Stringimi nelle tue braccia e dimmi
che non è successo niente mamma
TI PREGO

Ma risorgo dalla fossa abissale, uno spettro carnivoro


Padre, Ferro e Abisso Santo

____



Se chiedete a Karon, vi dirà che quando i demoni sono arrivati lui ha combattuto fino alla fine e per ultimo si è sacrificato, diventando ciò che è, nel tentativo di riprendersi ciò che gli era stato strappato ed ingoiato dall'abisso.
In realtà è andata in maniera leggermente diversa.

Nulla di originale ed eccezionale, il contest era genesi e non ho voluto far altro che raccontare una genesi, una morte ed una nascita. Difficile dire quale sia prevalentemente delle due. Spero che il testo piaccia quanto è piaciuto a me scriverlo.


Edited by Bigby - 5/6/2015, 19:09
 
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