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il mostro e la fanciulla, Arrivo di IlRattoConGliStivali

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view post Posted on 28/7/2014, 18:33

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~ il mostro e la fanciulla ~



L'insegna della locanda sbatacchiava con violenza sotto l'impeto del vento gelido, illuminata a stento dalla luce della lanterna ad olio; attraverso un velo di pioggia si poteva distinguere la rozza l'incisione intagliata nel legno marcito: una giovane donna dai lunghi capelli minacciata da un essere molto più grande e dall'aspetto terrificante, con zanne, artigli, arti deformi e tentacoli, quasi che il creatore avesse voluto sopperire alla mancanza di fantasia mescolando assieme gli elementi più disparati in un'accozzaglia caotica. Sotto al disegno una scritta mezza sbiadita recitava a grandi lettere: il mostro e la fanciulla. La taverna era situata nella parte più degradata e antica della città, Vecchia Taanach, e come molti altri locali di quella zona non godeva della fama migliore, per quanto in giro si trovasse anche di molto peggio. Si affacciava su una via affollata di baracche marcescenti, casupole in rovina, botteghe dalle merci inquietanti e vicoli bui nei quali era meglio non avventurarsi con la speranza di riemergerne. Attorno alla locanda gravitavano scansafatiche e ubriaconi, ladruncoli da quattro soldi e truffatori di bassa lega, mercenari in cerca d'impiego e forestieri disorientati, oltre ovviamente a prostitute e lenoni. Era il posto ideale per sprecare le giornate e perdere la propria dignità in una coppa di brodaglia che chiamare vino era un azzardo, ma anche per chi fosse in cerca di informazioni e notizie di ogni genere: il mostro e la fanciulla era un autentico crocevia di genti, lingue e storie, oltre che di malattie veneree. La sua posizione, nei pressi di una delle strade che conducevano dall'esterno verso il cuore di Vecchia Taanach, favoriva l'afflusso degli stranieri giunti da poco in città, e di conseguenze la circolazione di racconti e dicerie - talvolta veri, molto più spesso inventati di sana pianta.

Non c'era da stupirsi, insomma, se Tourette il cacciastorie fosse finito proprio lì.


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L'interno era afoso, l'aria resa opprimente dal calore e gli odori dei corpi che affollavano la locanda; nella luce soffusa delle candele s'intrecciavano a mezz'aria sottili volute di fumo. Il locale era pregno del lezzo di sudore e birra scadente, mischiato al sentore acre dell'incenso usato per coprirli - ma che finiva solo per peggiorare le cose.
Gli avventori erano numerosi e occupavano per lo più i tavoli rotondi al centro del locale; lungo due delle pareti c'erano poi altri posti, più discreti e in disparte. In corrispondenza della quarta, opposta all'ingresso, si trovava invece il bancone, un lungo ripiano di legno nodoso che correva quasi da muro a muro, dietro al quale si affaccendava un oste grasso e sudaticcio, i capelli unti che gli ricadevano sugli occhi.
La maggior parte della clientela era occupata nei suoi diversi svaghi: alcuni armigeri giocavano a dadi in una delle tavolate più grandi, sperperando la paga appena guadagnata; poco distante un gruppo di amici si sollazzava in compagnia di cinque o sei donne dagli abiti succinti e i volti accaldati; molti altri bevevano da soli o in compagnia, cantando e urlando ubriachi, e non mancavano quelli che avevano già raggiunto il limite e giacevano ora riversi sul tavolo, privi di sensi. Altri invece parlottavano a bassa voce nei posti riservati a chi non voleva attirare troppe attenzioni, discutendo di chissà quali miserabili piani.
In tutto questo Tourette era passato quasi inosservato: i forestieri non erano una vista rara nella locanda. Quasi, appunto: una figura vestita di grigio che sedeva solitaria lo fissava da quando era entrato; il cappuccio calcato sul volto ne nascondeva i lineamenti, ma nella penombra si potevano distinguere i suoi occhi blu ghiaccio, dallo sguardo duro e penetrante che non prometteva nulla di buono. Tutt'altra accoglienza gli aveva riservato un omone dalla folta e lunga barba nera che gli arrivava fin sotto il petto: le sue parole si perdevano nella confusione generale, ma i gesti erano chiari e lo invitavano a raggiungerlo per accomodarsi al posto vuoto accanto a lui; come ulteriore incentivo, spinse sul tavolo un boccale sbeccato colmo fino all'orlo e spumeggiante. Infine, una delle signore impegnate ad allietare la compagnia di amici, dal volto pesantemente truccato e il seno abbondante strizzato nel corpetto, gli accennava con fare lascivo di avvicinarsi e unirsi alla festa.

Quali storie attendevano il bardo itinerante?


CITAZIONE
Benvenuto al tuo arrivo nell'Akeran! Al termine di questa scena riceverai una valutazione sulla base dei criteri di Scrittura, Strategia e Sportività. Se ti sarai comportato bene potrai essere promosso alla fascia Gialla o Verde, altrimenti rimarrai Bianca; riceverai anche una ricompensa proporzionata al risultato ottenuto, quindi impegnati al massimo e non fare caso ai miei post che potranno risultare scarni per procedere più spediti: in fondo sei tu ad essere valutato! Il tuo personaggio si trova a Taanach, in una locanda dalla fama non proprio felice; hai piena libertà nel descrivere come e perchè ci sia arrivato. Noti in particolare le tre figure descritte nel testo: puoi scegliere cosa fare, se accettare l'invito del barbuto o della donna, affrontare faccia a faccia l'uomo in grigio, alzarti e andartene o che altro. Dovrai comunicarmi le tue intenzioni nel topic dell'arrivo, così da poter proseguire lì con dei mini-interventi da integrare poi nel post vero e proprio. A te!

 
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