Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Memorie della Polvere, [Duello Ufficiale]

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Vorgas
view post Posted on 28/7/2014, 19:40




Terre un tempo dopo uomini e demoni si scontravano per la sopravvivenza, ora sono divenute la rocca forte dei Nani, i quali hanno restituito la luce al loro popolo grazie al Sultanato. Le terre che interessano questa zona sono abbastanza estese e molte risultano impraticabili o sconsigliate per il loro estendersi nel deserto. Questo particolare fa si che alcuni resti della guerra per l’indipendenza nanica, siano ancora sparsi per le pianure del dominio dei nani.
Il campo di prigionia 56-A fa parte di questi antichi reperti.
Completamente distrutto dalla violenza della guerra e dalla liberazione dei nani, le strutture che formavano le guardiole e il piccolo accampamento sono ridotte a schegge, poco rimane in superfice se non macerie. Pietre sconnesse e sbriciolate, crepate in più punti, ridotte a sassi. Le assi che formavano le strutture ormai sono annerite sino a divenir carbone, nulla sembra muoversi come dopo un disastro. Ma sotto di queste, nascosti tra le sabbie e le rocce, una rete di corridoi sotterranei porta a quelle che un tempo erano le celle. Cunicoli e niente di più, ma abbastanza intricati da risultare ostici se non attenti o se distratti, la luce del sole penetra dalla superfice tramite buchi abbastanza grandi da illuminare la via, lasciando però oscure le stanze dietro le sbarre. Per entrare in questa ragnatela sotterranea, sono presenti due entrate: una a nord e a sud, unici due antichi ingressi, lasciando spazio sulla superficie solo alle macerie della potenza nemica.

Di recente gira voce che da quelle parti qualcosa di strano accada. Alcuni avventori nani sono scomparsi durante le loro ricerche sul territorio, e spesso si è detto che il loro viaggio si sia interrotto nelle vicinanze del campo 56-A. Cosa li abbia spinti verso questo è ignoto e forse poco importante. Ma quando le pietre divengono più calde e la loro superfice arde, un olezzo di sangue e carne putrida si alza diventando annusabile anche a qualche chilometro, attirando attenzioni di tutti i generi.
CITAZIONE

Scontro Ufficiale

Akilah Shayndel (Verde, E) & Arsona (Gialla, E)
VS
Jethro (Gialla, E) & Àlfar (Gialla, F)

Primo post: Shinjuhi Chan
Player Killing: Off
Durata: 1+5 (1 Presentazione; 5 Combattimento)
Tempi di risposta: Illimitati


 
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view post Posted on 31/7/2014, 23:59

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Erano ormai trascorsi parecchi giorni dai terribili eventi di Qashra. Akilah, che era tornata in servizio nella città fortificata di Sarhakat, poteva finalmente respirare. Non era infatti stato più necessario aumentare il numero delle guardie a protezione delle mura, visto che i moltissimi demoni che si era spinti fin lì per settimane e settimane, attaccando anche da diverse posizioni nello stesso momento, erano diminuiti di numero. Per cui, dopo giorni e giorni che quasi non dormiva perché le guardie erano poche e la città aveva ricorso fino all'ultimo mercenario per difendere i propri confini, adesso poteva rilassarsi un poco. Considerata la situazione, inoltre, non sembrava mancasse molto prima che il suo compito finisse. A quel punto, con la sua compagnia di mercenari, sarebbe partita per andare alla ricerca del prossimo patrocinante a cui offrire i propri servigi.
Prima di fare ciò, però, seppur non le pesassero molto, le erano stati affidati molti incarichi minori, perlopiù da svolgere direttamente in città. Solo uno di questi variò un poco dall'ordinario.
Una mattina lei e Senkun furono convocati dal Consiglio di Sarhakat per ricevere informazioni circa una missione che era stata affidata loro. Questa riguardava la sparizione di due membri di rilievo della città, i quali si erano spinti fuori dalle mura per andare a rappresentare Sarhakat in una città in cui si era tenuta un'assemblea circa gli ultimi avvenimenti. Tutto si era svolto secondo i piani, a parte il fatto che, alla loro partenza da quella città, i due uomini erano improvvisamente spariti. L'ultima volta che erano stati avvistati si trovavano nei pressi del campo 56-A, nome che fu enfatizzato da chi riferì loro quelle informazioni.
E con questo?, domandò Akilah, pensando che fossero moltissimi i luoghi che si trovavano dopo questo campo in cui i due sarebbero potuti sparire.
Fu in quel momento che venne a conoscenza degli eventi che circondavano questo nome.
Un luogo che puzzava di morte, non solo letteralmente parlando: nel trovarsi lì, si avvertiva davvero l'odore del sangue e della carne in putrefazione. Come se ciò non bastasse, i due consiglieri non erano stati i primi a sparire nei dintorni del campo 56-A. Si era perso il conto di quanta gente, appartenente a qualsiasi razza, fosse scomparsa tra le macerie e i cunicoli del luogo.
La mezz'elfa ascoltò un po' scetticamente quello che sembrava un "racconto fantasma", così come lo voleva dare ad intendere il suo interlocutore. Doveva trattarsi di qualcosa di concreto, chessò, una banda di esaltati che si nascondeva in quei luoghi e che attaccava per svariati motivi, magari proprio per fermentare queste dicerie. In ogni caso, che si trattasse di una storiella per bambini o di un evento a cui prestare davvero attenzione, Akilah avrebbe accettato l'incarico.
Per cui, dopo aver alzato gli occhi e sbuffato nel sentire l'elenco dei vari episodi che erano pervenuti loro circa alcune sparizioni, cercò di far tagliare corto all'uomo chiedendogli che dicesse loro semplicemente dove potessero trovare quel luogo.
Dopo aver dato loro le indicazioni che gli occorrevano, l'uomo concluse dicendo:

- Potrete ben capire che questi episodi hanno riscosso l'attenzione di diverse città che stanno cercando in questo momento di indagare sulla faccenda. Non mi stupirei se, strada facendo, trovaste qualcuno inviato nel campo 56-A a tale proposito. In questo caso vi pregherei di collaborare con loro per poter far luce su questo mistero. -

Akilah si limitò a fare un cenno d'assenso col capo, poi se ne andò dal palazzo in compagnia di Senkun, che per tutto il tempo non aveva fatto altro che ridere e fare battutacce di cattivo gusto.
L'indomani partirono di buon'ora in compagnia di un paio di altri mercenari. Viaggiarono tutto il giorno e, giunti a sera, li separavano dalla destinazione solo poche ore di strada. Decisero comunque di fare una sosta per la notte in un accampamento che sembrava una sorta di villaggio nanico, dove furono accolti di buon grado dai nani che vi abitavano non appena questi vennero a conoscenza delle ragioni che li avevano portati fino a lì. Fu offerto loro da mangiare, da bere e un posto dove dormire. Il clima di gioia, quasi festivo, di cui Akilah poté godere stando in mezzo a quella piccola, allegra comunità, le fece provare alcune ore di inaspettata serenità.
Il mattino seguente, quando la mezz'elfa e i suoi compagni stavano per rimettersi in viaggio, un nano avvertì loro che nella notte era giunto qualcun'altro che doveva raggiungere la loro stessa meta.

- Ah sì? Dove possiamo trovarlo? -

Domandò Akilah incuriosita.
Furono guidati attraverso i falò spenti e i nani che ancora dormivano dopo una nottata passata a ubriacarsi, ad un gruppo di tende al confine dell'accampamento. Lì incontrarono una nana dai capelli rossi e dalla corporatura robusta. Akilah e gli altri mercenari si presentarono e la nana fece altrettanto. Dopo essersi detti reciprocamente i motivi per cui si stavano dirigendo al campo 56-A e aver discorso un poco, decisero di avviarsi insieme verso la destinazione.

- Arsona, giusto? Mi hai fatto proprio una bella impressione. Diamoci una mano a vicenda, ok? -

Partirono poco dopo, in sella ad alcuni cavalli. Fortunatamente lungo la strada non trovarono alcun ostacolo a rallentarli, cosa che invece sarebbe stata possibilissima fino a poco più di una settimana prima, considerato il gran numero di demoni che vagava in quelle terre.
Mentre cavalcavano in tutta tranquillità, Arsona si rivolse ad Akilah:

- Non sapevo che il Sultanato si servisse di soldati di ventura.
Da dove venite? -


La mezz'elfa si voltò un attimo verso di lei, pensando a come rispondere a quella domanda all'apparenza così semplice.

- Mmh... Beh, viaggiamo parecchio. Fino a un anno fa non potevo dire di essere di alcun luogo. Ora io sono registrata come cittadina di Dortan, anche se in realtà ho trascorso poco tempo in quelle terre. -

Akilah, a sua volta, domandò di dove fosse la nana, ricevendo conferma che fosse della zona. Più precisamente, abitava a Qashra.

- Un cacciatore di tesori ha detto di essersi imbattuto assieme alla sua compagnia in... mostri, forse... non-morti.
Ho sentito strane storie su questi posti e nell'Akeran... beh, nell'Akeran puoi trovare di tutto. -


Quelle ultime parole le ricordarono degli avvenimenti vissuti in quell'ultimo mese: l'incontro con Kirin, un mezzo uomo e mezzo demone, le lotte contro tutti i demoni che si erano avvicinati a Sarhakat, la visione di quegli orrendi e immondi mostri che si erano spinti fino ai confini di Qashra.

- Già, ne ho avuto sufficiente prova in questi ultimi tempi. -

Confermò Akilah con un po' di amarezza.

- Quindi sono stata inviata qui per ritrovare i dispersi. Due nani e una donna, forse la loro guida. Una nomade, pare, che avrebbe dovuto conoscere queste zone come le sue tasche.
Teniamo gli occhi aperti. -


La mezz'elfa ascoltò attentamente Arsona mentre spiegava un poco più dettagliatamente cosa andava cercando nel campo 56-A.
Il fatto che pure una nomade fosse scomparsa in quei luoghi doveva metterli sull'attenti fin da subito.

- Certo. Cerchiamo di non allontanarci troppo l'uno dall'altro.
Chissà chi o che cosa si nasconde dietro a tutto questo... -


Non passò molto tempo prima che potessero vedere di fronte a loro una zona molto estesa di macerie e detriti, abbandonata da tutto e da tutti.

- Ecco. Quello dovrebbe essere il campo che cercavamo. Direi di procedere a piedi così da reagire più prontamente se dovessimo venire attaccati. -

Detto ciò, scese da cavallo. Si guardò in giro pensando che ci potesse essere qualcuno lì per il loro stesso motivo ma le bastarono pochi istanti per capire che erano soli. Legò quindi l'animale ad un albero.
Attese che tutti gli altri seguissero il suo consiglio, poi si addentrò in quella landa spettrale che era il campo 56-A.

In bocca al lupo a todos. :zxc:
Ashel, facciamogli vedere quanto siamo forti noi donne! :8D:

 
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Vorgas
view post Posted on 5/8/2014, 23:02




Memorie della Polvere
L’Odore del Sangue

Annaspava in quel caldo inusuale per lui. A ogni passo il corpo sembrava farsi più pesante carico com’era di fatica e sudore, le vesti zuppe s’asciugavano a quel sol leone, venendo nuovamente infradiciate per la fatica che stava compiendo. La testa bassa si alzò catturata da uno strano olezzo, respirò profondamente volendone cogliere l’odore appieno, lo sguardo si mosse circolare in quella steppa calda in cerca della fonte di quel puzzo dolciastro di sangue.
Jethro camminava ormai da giorni, la sua fuga dalle paludi di Moreas dove era prigioniero, cominciava con l’affrontare i vari ambienti della Akerat i quali, portavano sempre ed inesorabilmente un clima desertico. Quel meridione torrido e pericoloso, nascondeva ancora molti segreti tra le pieghe della sabbia e i miraggi di salvezza. Jethro lo stava imparando passo dopo passo, riuscendo a vedere come il mondo cambiasse tanto facilmente da divenir quasi scontato. Gli echi della guerra erano ancora troppo alti per essere ignorati, i territori su cui stava camminando appartenevano al Sultanato, nuova patria dei nani. Coriacea come la rocca ma fragile come il vetro, si era ripetuto più volte. Il fatto che la razza che fino a poco prima sputava terra nel sottosuolo ora avesse delle sue terre, sarebbe sicuramente divenuto bersaglio per chi l’Akerat lo desiderava da ancor più tempo. Ciò altro non poteva che minare la convivenza in quelle terre ostili, mettendo i nuovi inquilini in una pericolosa posizione centrale.
Tutto ciò non riguardava direttamente l’acrobata, chi come lui era itinerante non aveva interesse a governi o regnanti. Ma dove questi erano incerti e pronti a tutto per aver potere, ogni strada poteva rivelarsi pericolosa e ogni incontro fatale. Si mosse seguendo l’olezzo di morte, poteva trattarsi di qualche macellaio di qualche villaggio sperduto in quella vegetazione sempre più rada. In cuor suo sapeva che ciò non sarebbe stato possibile, chi mai si sarebbe inoltrato sin li per viverci? Non vi era nulla, niente che potesse porre le basi per un insediamento. Giunse davanti a quello che un tempo somiglio ad un villaggio; poté vederne le costruzioni praticamente rase al suolo da chissà quale furia, calcinacci ovunque insieme a laterizi e pietre, davano l’impressione che un cataclisma si fosse abbattuto su quel luogo, radendo al suolo ogni cosa e lasciando soltanto un ricordo di polvere. Atterrito ma allo stesso tempo rassicurato di non aver fatto brutti incontri, varcò quelli che un tempo erano i confini della zona. Qui l’odore s’intensificò indicando che la fonte fosse proprio quel luogo, distrattamente notò una grande apertura nel terreno appena entrato nel perimetro della zona. Alcune scale conducevano ad una zona sotterrane, probabilmente crollata vista l’incuria che dominava. Jethro non volle approfondire proseguendo deciso e vedendo ciò che mai si sarebbe aspettato.

Davanti a lui si mostrò come un enorme abominio fatto di mille braccia, mille gambe e mille teste, il sole alle sue spalle fece proiettare l’ombra tanto lunga da coprirlo e rendendo quella visione terribilmente maestosa. Mise mano all’elsa, fermandosi l’istante dopo. Si rese conto che ciò che stava davanti a lui non era un mostro ma qualcosa di più spaventoso. Un cumolo di corpi smembrati e bruciati dal feroce sole, cuoceva da giorni emanando quel tipico odore dolciastro della carne bruciata. Ciò che risultava nauseabondo però, era l’acre odore di liquidi corporei colati sino ad imbrunire la terra. Tutti i cadaveri apparteneva a nani e ciò meravigliò Jethro, il suo pensiero infondo non era molto distante alla realtà e quella era una triste conferma. Cos’era quel luogo? Si chinò sul cumolo osservandolo meglio. I corpi potevano esser lì da giorni, forse settimane, quelli che erano più esposti all’esterno apparivano quasi del tutto scarnati e tarlati dai vermi. Con disgusto scostò un mezzo busto per poter osservare il cuore di quel cumolo, ciò provocò una vampata di puzzo impressionante, tanto che Jethro dovette ritirarsi per non rigettare. Sotto il primo strato infatti, lontano dalle intemperie e dall’azione del sole, i corpi ancora erano in piena fase di decomposizione, tanto che sembrarono messi lì da meno tempo rispetto agli altri.
Un rumore attirò la sua attenzione, volse lo sguardo a destra e vide un individuo torreggiare su di lui. Ammantato da una veste di pelo che gli copriva il torso, questo era macchiato di sangue come lo stesso libro che portava alla mano. L’aspetto dello straniero era tutto fuorché rassicurante, silente osservò l’acrobata con aria sospettosa e il suo pensiero fu subito chiaro. Il derma violastro e le fattezze inumane, fecero facilmente associare quella creatura ad un demone o simili, il suo silenzio poi fu proprio ciò che fece reagire Jethro che sentì di trovarsi davanti al carnefice di quella mattanza.

« Hai fatto tu questo macello?»
«TU! Sei tu l'assassino?»

Le voci uscirono all’unisono, questo confuse ancor più l’acrobata, sicuro di esser davanti al colpevole. Guardò attentamente la postura dello straniero, quello sguardo oltreumano gli ricordava qualcosa di sepolto ormai da tempo, un pensiero che lentamente prese forma nella sua mente. Non era la prima volta che incrociava gli occhi di quell’essere, non la prima volta che lo vedeva brandire le armi.

Un guizzo di memoria lo sorprese, lasciandolo sconcertato e stupito.

«Velta…?»

Domandò quasi esitando. Possibile che quel ricordo fosse più di un incubo? Eppure più la sua mente scavava cercando i ricordi di quel viaggio, più il volto di quella creatura si delineava facendosi conosciuta. L’iride viola delicato, uno sguardo superiore a quello di ogni uomo, millenario eppure semplice. Sentiva che quella creatura poteva esser alleata, sentiva che chiunque avesse combattuto la Torre poteva definirsi amico.

«Anche tu l’hai vista?»

Ritrovò un tono più forte. La tenebra di quel pensiero spaventoso sembrò squagliarsi nell’osservare il compagno e l’ambiente: quello non era l’Edhel, qui la dama non poteva arrivare.

«Velta...ora ricordo, eri uno degli altri tre.»

Si pronunciò la creatura abbassando l’arma, un sorriso nervoso e imbarazzato dipinse le sue labbra di dispiacere il che, fece sorridere genuinamente l’acrobata.

«Di quella notte possiedo soltanto orribili ricordi, ma ricordo anche di aver combattuto al tuo fianco. Il mio nome è Luchilpul, cosa ti porta in queste terre?»

La sua presentazione fu seguita da un piccolo inchino, ancora una volta mentì sul suo nome abitudine ormai assodata. Egli infatti nemmeno si poneva problema su questo, Luchilpul era il suo nome quanto lo era Jethro.

«Àlfar. Per quanto Velta ci abbia lasciato incubi...fa piacere ritrovare lame familiari»

Scambiati i convenevoli i due tornarono a guardarsi negli occhi, nonostante questo momento di riunione nulla sapevano l’uno dell’altro e questo tanto bastava per rendere guardingo l’acrobata.

«Ero di strada per la biblioteca di Qashra e...questo era per terra.»

Le lunghe dita dell’essere indicarono il cumolo di cadaveri, anche lui probabilmente era stato attirato dall’olezzo sgradevole della zona. Mai avrebbe pensato d’incontrare uno studioso in quel luogo destinato a briganti e predoni.

«Perdonami per aver supposto male.»

Scuse.
Cose strane in quei tempi di tradimenti e guerre. L’acrobata venne ancor più sorpreso da quelle parole amichevoli, stupidamente si sentì sicuro a fianco di quell’essere e nonostante mantenesse una certa diffidenza, non si mise in allerta aspettandosi azioni folli da parte altrui. La sua versione era un poco strana, perché passare per quella zona se era diretto a Qashara? Vi erano fior fior di strade più sicure e battute dalle guardie, invece si era ritrovato nel mezzo della steppa in quel cimitero per nani.

«La diffidenza è buona dote, con i tempi che corrono basta poco per ritrovarsi una lama nella schiena.»

Con un cenno del capo indicò il cumolo di cadaveri a fianco a loro.

« Nemmeno l'onore salva più i popoli»

Vi fu uno sguardo intenso fra i due, quasi volero spostare la comunicazione verso un livello che non comprendeva le parole. Jethro volle dimostrare quanto poteva stargli a cuore quella situazione, nonostante non fosse minimamente interessato a scoprire cosa avesse causato tutto ciò. Lui era stato in un campo di prigionia e ben sapeva che una volta caduti, tutti i prigionieri avrebbero fatto la fine di quelli ammassati in quel luogo. Questa era la guerra, questa era la realtà e nessuno l’avrebbe mai potuta cambiare.

«Tristemente vero...»

Sospirò Àlfar, con gesto secco gettò il libro che poco prima teneva tra le mani sporche di sangue direttamente sulla pila di cadaveri. Le sue labbra si mossero recitando parole magiche, la sua voce era ancor più profonda e antica mentre tesseva la trama d’incanto, la sua espressione assunse un’aria terribilmente seria, da cerimonia. Improvvisamente le membra lacerate dei nani presero ad ardere d’un fuoco creato dal nulla, le carni presero fuoco senza alcun problema cominciando a crepitare come legna secca. Ciò sorprese non poco il giovane acrobata che fece un balzo indietro spaventato da quella combustione improvvisa. Chi era costui?

«Questa è la sepoltura che vi si concede...Addio»

Pronunciò in tono solenne come alla fine di una funzione, forse questo era il suo ruolo in quel mondo tanto strano e variopinto.

«Almeno il fetore sarà meno pesante»

Jethro sorrise nervoso a quella che probabilmente voleva essere una battuta per sdrammatizzare, anche se l’odore di carne bruciata si sarebbe diffuso forse ancor più del semplice ristagno di sangue. Infondo a nessuno dei due sembrava veramente interessato a quell’evento, ma per qualche strano motivo si erano uniti in quel finto cordoglio, forse per non tradire l’etica. Ma una coincidenza continuava a tarlare il pensiero dell’acrobata, sconcertato più dalla presenza di Àlfar che dalle morti naniche. Il giovane infatti arrivò alla conclusione che quel loro incontro non era stato del tutto casuale e che qualcosa sarebbe successo.

≈ Lex vincŭlum de Civitas ≈

Corpo: Sano Danni: /
Mente: Sorpreso Danni: /
Energia: 100% (/)
CS: 3 (2 Velocità; 1 Acrobazia)


Equipaggiamento
Shahrazād [Arma - Sciabola: 1.50 m; acciaio] (Infoderata)
Khiṣyān [Arma - Pugnali da lancio: 20 cm; acciaio] 10/10
Yılan [Arma Naturale - Coda pensile: 1.80 m; simil-acciaio]

Dhvani [Oggetto "Biglia Dissonante"] 1/1
Mūṅgā [Oggetto "Corallo"] 1/1

Passive
Ottime capacità di contorsionismo; equilibrio pressoché perfetto; capacità di mantenere la forma umana

Contorsione, prima tra le discipline che l'acrobata deve apprendere, nonché la più importante per comprendere i movimenti del proprio corpo. Il contorsionista conosce ogni possibilità di movimento di ogni suo arto o appendice, riuscendo dove qualsiasi persona troverebbe dolore e rotture. Tramite la contorsione del proprio corpo, l'artista riuscirà a flettere, ruotare e piegare ogni sua parte del corpo oltre il limite naturale, assumendo posizioni e compiendo azioni solitamente precluse alla maggior parte. Le sue giunture potranno assumere angoli opposti ai soliti, il suo torso e le sue gambe potranno ruotare quasi indipendentemente l'uno dalle altre e il suo capo riuscirà a compiere una rotazione tale da "guardarsi le spalle". [Passiva I Talento]
Equilibrismo, dote spesso ritenuta naturale e quindi difficile da imparare, questa disciplina si traduce in un impiego pressoché perfetto del proprio equilibrio, capacità fondamentale per ogni acrobata. Questo infatti è la base per la stragrande maggioranza di esibizioni per un acrobata. Coloro che sono particolarmente dotati di tale disciplina vengono comunemente detti Funamboli, o Equilibristi, e riescono a mantenere l'equilibrio anche se la base d'appoggio è decisamente ridotta. Camminare su cornicioni o merlature, e addirittura su di una fune è cosa quotidiana per queste figure, le quali anche se spinte, non perderanno il loro equilibrio.[Passiva II Talento]
Imge - إالزائفة Ogni ghermitore necessita di un corpo per muoversi nel mondo di Theras. Egli infatti può confondersi tra la folla come una delle tante razze appartenenti al ricettacolo del continete, riuscirà infatti ad assumere le fattezze di un uomo mostrando però sempre un piccolo spiraglio della sua diversità, rappresentato dal tatuaggio che porta in fronte.[Razziale]

Attive
Nessuna

}●{

Sunto

Post introduttivo al combattimento. Jethro in fuga dal campo di prigionia nella paludi di Moreas, cerca di dirigersi verso Nord finendo nei territori del Sultanato. Qui incappa nel capo di prigionia distrutto e trova una pila di cadaveri nanici, presenti probabilmente da tempo. Incontra Àlfar e pur sospettando che sia lui il fautore di tutto questo, lo ricorda nell'avanzata verso Velta, limitandosi al dialogo in principio e interrogandosi su chi sia lui e cosa avesse generato quella situazione.

Note

I dialoghi tra Àlfar e Jethro sono stati concordati tra gli utenti. Buon gioco a tutti ^^
 
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Ashel
view post Posted on 26/8/2014, 12:52






Arsona non si era mai spinta così lontano da casa.
Come recluta dell'esercito di Qashra aveva spesso effettuato delle ricognizioni nei territori circostanti, per lo più nel contado e nelle terre adiacenti la capitale in compagnia di qualche soldato più esperto; ma quella volta aveva insistito per essere lei a cercare la combriccola di avventurieri che risultava dispersa da settimane. Troppo inesperta, tuttavia, per andare da sola.
Aveva raggiunto allora Akilah e i suoi in un villaggio a metà strada tra loro e il famigerato campo di prigionia 56-A, oggetto di numerose storie inquietanti che allietavano le serate dei commilitoni in caserma e ottenevano di spaventare le reclute più giovani.
Addentrandosi nel cuore dei territori del Sultanato le due rimasero quasi sempre in silenzio e si limitarono a scambiarsi qualche informazione sulla natura della loro sortita e sulla loro provenienza. In particolare la nana era stupita nel constatare che l'esercito avesse scelto per quella missione una mercenaria di Dortan, quella giovane donna dall'aspetto piacevole e gentile, eppure dal fisico robusto e chiaramente temprato dalla fatica e da un addestramento militare.
Una professionista, senza ombra di dubbio; al contrario di Arsona, che non aveva mai avuto l'occasione di svolgere missioni così pericolose.
Proseguirono a lungo cavalcando senza fretta. La calura premeva su di loro come una morsa e la polvere sollevata dai loro cavalli penetrava nei polmoni facendole tossire; la giovane era quindi costretta a coprisi il viso e la testa con una sciarpa di cotone rosso.

- Ecco. Quello dovrebbe essere il campo che cercavamo. Direi di procedere a piedi così da reagire più prontamente se dovessimo venire attaccati.

Un cumulo di macerie, edifici di pietra e legno crollati o bruciati e ammassi di materiali metallici arrugginiti: questa la visione che si stagliava davanti a loro, ciò che rimaneva invero del vecchio campo di prigionia in cui tanti nani e dissidenti avevano trovato la morte.
Arsona scese da Biancomanto sussurrandogli parole dolci per tranquillizzarlo, ma sapeva che in ogni caso non avrebbe proseguito insieme a lei: il pony era notoriamente affetto da una particolare forma di codardia che lo spingeva ad abbandonare la sua padrona nei momenti in cui avrebbe avuto maggior bisogno di lui.
Legò le redini a un palo che spuntava dal nulla - forse residuo di un'antica palizzata di legno che cingeva il campo - e lo salutò con un cenno. Il pony la guardò come se fosse una pazza.
In effetti man mano che lei e Akilah proseguivano un odore acre di sangue cominciò a risalire dal terreno e a spandersi nell'aria intorno; la nana ebbe l'impressione che il tanfo si intensificasse sempre di più, peggiorato senz'altro dal caldo soffocante che da giorni non lasciava scampo.

- Cadaveri...

Si voltò verso la mezz'elfa con sguardo grave per condividere le sue preoccupazioni, poi deglutì e continuò ad avanzare cercando di mantenere il sangue freddo.
Eppure tutto ciò la disturbava e non poteva fare a meno di pensare che si stavano cacciando in un mare di guai.

~

L'odore aumentava man mano che scendevano le scale di pietra.
Arsona aveva l'impressione che stessero entrando in un'oscurità senza fine, come se in fondo le tenebre che si aprivano da quella buca nel terreno non avessero fatto altro che fagocitarle per non farle uscire mai più.
Ma era tardi per avere dei ripensamenti.
A un tratto, il puzzo inconfondibile della carne bruciata raggiunse le due giovani e infestò il cunicolo tanto che dovettero affrettarsi a scendere per raggiungere quello che sembrava uno spiazzo in fondo al tunnel. La nana fu scossa da un violento conato di vomito e fu costretta a fermarsi un momento per rigettare il contenuto del suo intestino sulla nuda pietra calcarea.
Due sagome si resero visibili allora davanti a loro, entrambe di due esseri che non avrebbero dovuto trovarsi lì, di fronte a una pila di cadaveri putrefatti a cui pareva avessero appena dato fuoco.

- Almeno il fetore sarà meno pesante.

La nana lanciò un'occhiata ad Akilah e come di riflesso afferrò la balestra che si era portata appresso e la puntò verso i due figuri che si stagliavano sul cumulo di corpi morti come due fantasmi.

- Altolà! Esercito del Sultanato!

Quelle parole rimbombarono a lungo sulle pareti di roccia e l'eco sotterraneo le fece sembrare in qualche modo più altisonanti di quanto non volessero sembrare.
Forse in un territorio dimenticato come quello avvalersi della legge di Qashra poteva apparire piuttosto ridicolo, nonché privo di utilità; era probabile che avrebbero trovato solo la legge del più forte a decidere delle loro vite, come del resto era avvenuto per tutti i detenuti che avevano concluso laggiù la loro esistenza.

- Identificatevi!

Le tremò la voce.
Forse suggestionata dalle circostanze non riuscì a fare altro che puntare la sua arma contro il più alto dei due, torbidamente illuminato dalla luce del fuoco. Avvolto da una spessa pelliccia sembrava il più robusto dei due: forse era il capo.
Non riusciva a scorgere altri dettagli da quella distanza - circa dieci metri - anche a causa del riverbero delle fiamme.
Impossibile che fossero capitati lì per caso: che fossero cacciatori di tesori come i nani che stavano cercando? Arsona si sentiva di escluderlo.
In breve tutti loro furono avvolti dal puzzo indistinguibile della morte, che impregnò i loro corpi come una antica eppure sempre efficace maledizione.
Arsona sentì l'irresistibile impulso di vomitare, mentre da Tughlaq non giungeva alcun conforto.



Arsona "Shah" Jahan



Stato fisico: Ottimo
Stato psicologico: Ottimo
Energia: 100%

Armi: Tughlaq (sulla schiena), Balestra (15/15) (mano sinistra)
Pericolosità: E
Fascia: Gialla

CS: 1 Destrezza, 1 Costituzione


Passive attive:

CITAZIONE
~ Contrattare. Arsona ricaverà più facilmente informazioni da chi interrogherà, risultando istintivamente simpatica o minacciosa a seconda del comportamento. E' una malia psionica passiva la quale, a seconda della psicologia del dialogo, o delle finalità dello stesso, consentirà all'approccio della nana di risultare naturalmente più efficace in riferimento allo scopo cui tendono le sue parole. Infatti, ove questa vorrà apparire benevolmente al suo interlocutore, dunque, l'altro sarà naturalmente ed istintivamente convinto dal suo approccio. Diversamente, ove le sue parole scadranno nella minaccia, l'avversario subirà un contraccolpo psicologico che gli farà subire maggiormente il tono malevolo delle stesse.
[Passiva razziale]

CITAZIONE
~ Artigiano » Effetto passivo: coloro che sviluppano l'innata intessono uno stretto legame con l'arma, tanto che essa vibrerà delle medesime pulsazioni del possessore. L'arma infliggerà danno di elemento Luce come il riflesso della propria anima; in aggiunta provocherà un senso di intorpidimento nei muscoli della zona colpita, rallentandone i tempi di reazione.
Ciononostante, la personalizzazione del potere concesso dal primo livello del talento, non pregiudicherà in alcun modo la regolamentazione sugli attacchi fisici e le Capacità Straordinarie; il danno totale inflitto dagli attacchi fisici non cambierà in alcun modo, ne verrà solo caratterizzata l'entità aggiungendovi proprietà elementali Luce.



Riassunto: Arsona e Akilah raggiungono il cumulo di corpi e vedono Jethro e Alfar: così la nana chiede loro di identificarsi sospettando che siano gli autori della strage.

Note: Mi scuso per il ritardo nella risposta ma come vi avevo detto in vacanza non ho potuto scrivere :)
EDIT: sistemato il font dello specchietto riassuntivo



Edited by Ashel - 26/8/2014, 15:42
 
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view post Posted on 14/9/2014, 16:19
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Memorie della Polvere

Le vie dipinte di rosso -
Overture.




L
a vita di un drago è lunga e spesso solitaria. La ricerca di una conoscenza più profonda delle proprie radici, magari l’individuazione di un gruppo di propri simili, sono quindi diventate poco meno di un’ossessione per Àlfar.
Come primo passo, Àlfar era deciso a cercare la conoscenza nelle pagine delle biblioteche naniche di Qashra. Eppure il Fato tesse le proprie trame a piacimento suo e le vite che il Tempo trasporta possono solo mettere un piede avanti all’altro seguendo fila invisibili, che in ultimo possono portare ogni anima a incrociarne altre sulla strada verso diverse mete.

Avvenne sulla via principale che attraversa il sultanato da e verso la capitale: una tempesta di sabbia aveva inghiottito la carovana con cui il mezzo drago si era incamminato. Per un giorno e una notte si era ritrovato a camminare nell’occhio della tempesta senza sapere dove si stesse dirigendo, fino a quando la sabbia si era dissolta lasciandolo disperso nel nulla. In lontananza poteva notare le mura di un centro abitato, verso il quale si diresse nella speranza di trovare indicazioni.
Un alito di vento sotto il sole di mezzogiorno trascinò con sé l’odore di morte e sangue e marcescenza, pregnando le narici dello sciamano con disgusto. Àlfar accelerò il passo, l’energia dispersa rapidamente nella sabbia soffice e incandescente, correndo verso le mura – visibili ora in tutto il loro decadimento.
Si arrestò su quello che una volta doveva essere il confine del luogo: una cinta muraria distrutta, filo spinato e una porta di dimensioni disumane crollata al suolo sul selciato coperto di sabbia rossa e coaguli scarlatti. “56-A” recitavano le poche scritte ancora riconoscibili sulla porta di metallo “Ingresso Ovest”.

Avanzando lentamente, Àlfar scrutava la morte e la devastazione e il loro crudo spettacolo. Sui muri che ancora non erano crollati si potevano vedere segni di graffi, scavati da dita disperate in cerca di fuga, incisioni di rune e simboli protettivi da quattro soldi; per terra si trovavano i cadaveri dei folli che credevano di essere protetti dalle loro predicazioni e che ancora stringevano nelle loro mani libri sacri o presunti tali. Pagine strappate e logore costellavano invece la via principale. Il cadavere di un nano teneva stretto un orso di pezza zuppo di sangue e gravemente rovinato da quelli che somigliavano a morsi di una bestia selvaggia. Una lettera insanguinata accompagnava l’orsetto nelle mani del proprietario, probabilmente un dono inviato da una figlia a cui mancava il padre. Accanto al cadavere ne stava uno poco più alto: Àlfar scostò il cadavere con la punta della lancia, premendosi la cappa sul naso per contrastare l’odore di cadavere vecchio almeno di giorni, e vi trovò un diario in buona parte illeggibile.

Con il cadavere in una mano e il diario nell’altra, si diresse verso il centro dell’abitato. In quella che una volta avrebbe potuto essere una piccola piazza, cominciò ad accatastare i cadaveri: predicatori, umani, nani, tutti morti in maniera ugualmente brutale.
E nel frattempo leggeva le pagine ancora intellegibili.


[…]




Le parole nel diario erano quelle di un folle, si leggeva chiaramente il delirio di anni di prigionia. Ma tra quella pazzia, comparivano spesso riferimenti alla negromanzia e all’evocazione di demoni. Un diario accuratamente impazzito della tortura e delle violenze del campo di prigionia 56-A, questo aveva il giovane mezzo drago tra le mani.
Era plausibile che la causa della distruzione fosse umana? Probabilmente nella forma, ma nulla di ciò che lo aveva accolto cadeva poi così distante dalle maniere di una bestia.

Assorto nei suoi pensieri lasciò andare il cadavere che trascinava sulla pila di altri defunti, appena in tempo per voltarsi ed incrociare lo sguardo di un secondo “vivo”. La mano corse istintivamente all’asta della lancia, protendendone la punta in direzione dell’altro. In modo quasi speculare anche l’altro aveva esteso la propria arma verso di lui e la loro voce uscì all’unisono, equamente sospettosa ed equamente allarmata.

“Hai fatto tu questo macello?” – esplose l’altro.
“TU! Sei tu l’assassino?” – esclamò Àlfar.

Ma l’agitazione del momento si dissolse in un quasi piacevole rincontro: l’individuo di fronte a lui aveva un ché di familiare o, più esattamente, di noto.
Era uno dei compagni con cui aveva dato l’assalto a Velta, la torre che per tanti era stata luogo di un incubo e per altri di un buffo sogno.
Insieme avevano ricacciato un demone negli abissi, ma mai avrebbe immaginato di ritrovare uno qualunque di quei suoi commilitoni improvvisati.

Scoprì che il nome dell’altro era Luchilpul e che, almeno quanto lui, era colpevole solo di essersi trovato a vagare per quelle macerie pestilenziali. Con la lancia in resta porse le proprie scuse al compagno d’armi per aver sospettato di lui, gettò il libro sopra i corpi In fine, nulla è il massimo che sia riuscito a scoprire qui. Vaneggiante scrittore di questo diario hai portato con te la verità sugli eventi qui accaduti, ora riposa in pace.

“Non vi è pace su questa terra, per vivi o morti che siano. Nelle fiamme vi siano gli spiriti compagni di viaggio. Possa la terra fiorire e l’acqua sgorgare nel suolo che vi ha visti soffrire: come monito ai futuri, come premio per i trapassati.” – Aveva abbassato la voce di proposito, non gli importava che si capisse tra i vivi ciò che diceva poiché era agli Spiriti che andava la sua invocazione. Gonfiò il petto, inalò l’aria densa e soffiò sulla pira di corpi un singolo globo di fiamme scarlatte. La cerimonia era terminata. Corpi bruciati secondo il Volere della Montagna. “Questa è l’unica sepoltura che vi si concede…” – Aggiunse in fine con fare pragmatico. – “Addio.”

“Almeno il fetore sarà meno pesante.” Concluse assorto nei propri pensieri, per poi venirne riscosso dalla voce tremante di una donna. – “Identificatevi!” aveva abbaiato la nana, o forse era un ruggito, la cui voce tremava per la rabbia e l’impazienza più che per insicurezza o timore.

“I nomi sono Àlfar e Luchilpul.” – Rispose placidamente il meticcio, inchinandosi ed indicando prima sé e poi l’altro. Strinse le mani sull’asta della lancia e la sporse in avanti – “E credo che ci sarà da ballare.”



Scheda Tecnica:
Nome: Àlfar
2 CS: 1(Intelligenza) + 1(Saggezza)

Fisico: 100%
Mente: 100%
Energie: 100%

Passive:
- Soffio di fuoco (arma naturale indistruttibile) [Razza]
- Evocazioni a tempo zero [Talento Lv.I]

Attive:
-
-

Riassunto:


Note:
Eccoci qui, finalmente sono arrivato anche io :D ho approfittato del fatto che Vorgas ha presentato il dialogo tra i nostri PG per glissare e concentrarmi sull'antefatto :D

In bocca al lupo a tutti noi! :P
 
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view post Posted on 30/9/2014, 18:53

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La distesa di ruderi e carcinacci parve prendere vita per un'istante mentre assumeva delle tonalità più scure, sopprastata com'era da nuvoloni grigi che ben si confacevano a quelle terre. Quel rabbuiarsi improvviso diede ad Akilah l'impressione che fosse il campo di prigionia stesso a non gradire la presenza umana e che quindi, scuro in volto come poteva essere una qualunque specie vivente, si liberasse senza troppe cerimonie della loro presenza.
Era chiaro però che quella non fosse altro che una insignificante, anche infantile, impressione. Dietro tutte le morti recenti non c'era un qualche spirito che animava muri e resti di abitazioni, ma una presenza ben più concreta e tangibile, presenza che lei e Arsona dovevano in qualche modo smascherare.
Il gruppo procedeva lentamente lungo l'inospitale e silenziosa distesa e più avanzava, più percepiva un'odore acre e nauseabondo, qualcosa che diventava pian piano insopportabile, perché sempre più intenso e penetrante. Akilah, abituata com'era ad una vita di battaglie e stenti, non impiegò molto tempo a riconoscere di cosa si trattasse: era l'odore della morte, della carne bruciata per evitare il proliferare delle malattie in tempo di guerra. La prima cosa che fece fu associare quell'odore ai colpevoli della strage i quali, ovviamente, per evitare di lasciare qualche prova che potesse identificarli, avevano cercato di far piazza pulita delle povere vittime. Sfortunatamente per loro avevano scelto il momento peggiore per liberarsi di loro.
Ora perciò non rimaneva altro da fare che seguire quell'unica, inconfondibile traccia.
La mezz'elfa e Arsona, guidate dall'olfatto, imboccarono poco dopo un cunicolo scuro e tortuoso. Nello scendere i gradini, Akilah si rese conto che probabilmente l'identità dei colpevoli sarebbe stata chiara non appena fossero uscite di lì, in quanto, avvertendo quell'odore farsi insopportabile, concluse che i cadaveri divorati dalle fiamme fossero ormai vicini. Perciò accelerò inconsciamente il passo, finché non vide la luce proveniente dall'uscita del cunicolo.
A quel punto il gruppo fu accolto da una vista raccapricciante, qualcosa di ancora tollerabile in tempo di guerra e pestilenza, ma non ora, non così. Soprattutto sapendo che quelle morti non erano giustificate da nessuna valida motivazione.

- Identificatevi! -

Lo sguardo di Akilah, prima fisso sui corpi in fiamme, era ora rivolto alle due figure di spalle accanto ad essi, figure alle quali Arsona aveva rivolto la parola.
Visti così parevano proprio loro i colpevoli, se non delle morti, almeno del fuoco appiccato sui cadaveri. In realtà, per quanto la mezz'elfa poteva saperne, quei due potevano trovarsi lì per il loro stesso motivo e quindi essere del tutto innocenti. Stava a loro spiegare perché si trovassero lì.
Uno delle due figure si voltò verso la nana e l'elfa e, senza giustificare la sua presenza lì, si identificò, così come Arsona l'aveva sollecitato a fare:

- I nomi sono Àlfar e Luchilpul... E credo che ci sarà da ballare. -

Akilah rimase per un attimo perplessa, chiedendosi il motivo per cui non tentavano di giustificarsi. Lo ritenevano una cosa inutile, visto che erano stati colti praticamente con "le mani nel sacco"? Avevano semplicemente voglia di menare le mani? O pensavano che, nonostante tutte le parole usate, non sarebbero stati creduti?
In ogni caso, qualunque fosse il motivo, Akilah era ben disposta a lottare contro di loro. E comunque, se erano colpevoli o meno, l'avrebbe capito mentre menavano le mani.
Stabilito ciò, le tornarono improvvisamente i mente i nomi dei due, in particolare del secondo pronunciato: Luchilpul. Si rese conto che era un nome talmente strano che non poteva trovare due persone nell'arco di poche settimane che condividessero lo stesso nome. Guardò dunque la seconda figura, che nel frattempo si era voltata verso Akilah e Arsona. Immediatamente capì che i suoi sospetti erano fondati... Si trattava dello stesso Luchilpul, l'acrobata dagli abiti dai colori sgargianti con cui aveva condiviso un viaggio surreale per mare che li aveva condotti quasi alla morte.
Certo che quella era una situazione davvero bizzarra in cui ritrovarlo!
La cosa fece sorridere Akilah:

- Chi non muore si rivede! Ti sei stufato di pulire il ponte delle navi, dopo il bel viaggetto che abbiamo fatto? Peccato che non ti sia elevato a un titolo migliore, visto che ora fai pulizia di cadaveri. -

Scherzò, con quell'ironia che sapeva avrebbe infastidito l'acrobata.
Poi le si spense il sorriso in volto e si fece più seria e pensierosa.

- Spero che, se sopravviveremo anche oggi, ci troveremo prima o poi in una situazione più normale. -

Concluse, sperando che egli non fosse coinvolto davvero nelle morti avvenute in quel campo di prigionia.
A quel punto si voltò verso Arsona e, con sguardo deciso, esclamò:

- Strappiamogli la verità a suon di pugni! -

Senza aspettare un minuto di più, utilizzò la psicocinesi per sollevare qualcuno di quei corpi in fiamme e farli rovinare a terra di fronte ai due, così che la loro vista fosse per qualche istante coperta dall'ostacolo infuocato e la loro attenzione indirizzata ad altro.
Approfittando di quella mossa, la mezz'elfa avrebbe concentrato buona parte dell'energia sulla mano e, con la sua notevole velocità, sarebbe andata incontro a Luchilpul. A quel punto avrebbe tentato di colpirlo con un gancio destro sullo stomaco che, in sé, non avrebbe fatto granché danni, se non fosse stato per il fatto che era un modo diretto per colpirlo con scariche elettriche di notevole voltaggio.
A suon di pugni, ripeté Akilah tra sé e sé. Nelle parole e nei fatti.


Akilah Shayndel

Fisico: Illeso
Mente: Illesa
Energia: 100% - 20% = 80%
CS: +2 velocità



Riassunto: Akilah, decisa a scoprire la verità sulle ragioni che hanno condotto Jehtro e Àlfar nel campo di prigionia, acconsente ad uno scontro con i due in coppia con Arsona. Inizia il suo turno d'attacco provando a confonderli grazie ad alcuni corpi in fiamme lasciati cadere di fronte ai loro occhi. Poi, dopo aver concentrato parte dell'energia su braccio e mano destra, corre incontro a Luchilpul e prova a colpirlo sullo stomaco.

Passive in uso:

~ Talento Acrobata (I livello): il possessore del talento padroneggia totalmente i movimenti del proprio corpo, ignorando qualsiasi normale vincolo fisico. In tal senso, il possessore del talento potrà contorcere i propri arti, la propria testa ed il proprio busto come se fosse una marionetta, ossia un corpo inanimato e del tutto privo di limitazioni di sorta dovute ad ossa e muscoli. In termini tecnici è possibile sfruttare questa passiva per liberarsi da corde, manette o simili impedimenti che legano il personaggio, di attraversare spazi notevolmente più piccoli del corpo del personaggio stesso o altro ancora.

~ Talento Acrobata (II livello): al secondo livello i possessori di questo talento potranno godere di un equilibrio perfetto, qualunque sia la situazione nella quale si trovino. Essi saranno quindi sempre in grado di cadere sui propri piedi e senza subire alcun danno, indipendentemente dalla violenza con cui stavano toccando terra o quanto violento sia stato il tracollo. La perfezione con cui sapranno muovere il loro baricentro permetterà loro di ottenere anche altri notevoli risultati: sarà impossibile ad esempio buttarli a terra con una semplice spinta e potranno attraversare superfici strettissime senza il timore di perdere l'equilibrio e caderne al di sotto.

~ Abilità razziale: Sensi migliorati (Vista acuta). Esclusi e denigrati, i mezz'elfi hanno dovuto arrangiarsi per vivere, pur non possedendo un corpo forte in grado di affrontare qualsiasi tipo di situazione. Questa vita di stenti li ha costretti, per la maggior parte, a divenire ladri, assassini o simili. Evolvendosi in questa direzione, quindi, la loro razza ha migliorato le prestazioni sensoriali, consentendo a ciascuno di sviluppare un particolare senso oltre ogni normale limite.

Attive in uso:

~ Psicocinesi: Grazie al duro allenamento, Akilah è divenuta capace di manipolare a distanza oggetti di piccole e medie dimensioni, facendo loro compiere movimenti a proprio piacere. Non è comunque possibile causare danni o influenzare direttamente parti dell'equipaggiamento dell’avversario.
E’ un’abilità di natura magica a consumo nullo.

~ Energia interiore: L’utilizzo della magia ha fatto comprendere ad Akilah di avere un’enorme energia interiore da poter controllare liberamente al di fuori del corpo. La mezz’elfa riuscirà perciò a richiamare tale risorsa fuori di sé a suo piacere, dove si comporterà come tante scariche elettriche che potranno essere dirette verso l’avversario. Inoltre, se Akilah si limiterà a concentrare tale energia attorno ad un arto, riuscirà a potenziare un attacco fisico compiuto con lo stesso. L’energia può assumere di volta in volta un colore diverso, anche se in genere è bianca.
Tale abilità è di natura magica. E’ a consumo variabile e può essere usata solo contro un avversario per volta a scopo offensivo. (Alta in questo turno)

 
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5 replies since 28/7/2014, 19:40   164 views
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