Memorie della Polvere L’Odore del Sangue Annaspava in quel caldo inusuale per lui. A ogni passo il corpo sembrava farsi più pesante carico com’era di fatica e sudore, le vesti zuppe s’asciugavano a quel sol leone, venendo nuovamente infradiciate per la fatica che stava compiendo. La testa bassa si alzò catturata da uno strano olezzo, respirò profondamente volendone cogliere l’odore appieno, lo sguardo si mosse circolare in quella steppa calda in cerca della fonte di quel puzzo dolciastro di sangue. Jethro camminava ormai da giorni, la sua fuga dalle paludi di Moreas dove era prigioniero, cominciava con l’affrontare i vari ambienti della Akerat i quali, portavano sempre ed inesorabilmente un clima desertico. Quel meridione torrido e pericoloso, nascondeva ancora molti segreti tra le pieghe della sabbia e i miraggi di salvezza. Jethro lo stava imparando passo dopo passo, riuscendo a vedere come il mondo cambiasse tanto facilmente da divenir quasi scontato. Gli echi della guerra erano ancora troppo alti per essere ignorati, i territori su cui stava camminando appartenevano al Sultanato, nuova patria dei nani. Coriacea come la rocca ma fragile come il vetro, si era ripetuto più volte. Il fatto che la razza che fino a poco prima sputava terra nel sottosuolo ora avesse delle sue terre, sarebbe sicuramente divenuto bersaglio per chi l’Akerat lo desiderava da ancor più tempo. Ciò altro non poteva che minare la convivenza in quelle terre ostili, mettendo i nuovi inquilini in una pericolosa posizione centrale. Tutto ciò non riguardava direttamente l’acrobata, chi come lui era itinerante non aveva interesse a governi o regnanti. Ma dove questi erano incerti e pronti a tutto per aver potere, ogni strada poteva rivelarsi pericolosa e ogni incontro fatale. Si mosse seguendo l’olezzo di morte, poteva trattarsi di qualche macellaio di qualche villaggio sperduto in quella vegetazione sempre più rada. In cuor suo sapeva che ciò non sarebbe stato possibile, chi mai si sarebbe inoltrato sin li per viverci? Non vi era nulla, niente che potesse porre le basi per un insediamento. Giunse davanti a quello che un tempo somiglio ad un villaggio; poté vederne le costruzioni praticamente rase al suolo da chissà quale furia, calcinacci ovunque insieme a laterizi e pietre, davano l’impressione che un cataclisma si fosse abbattuto su quel luogo, radendo al suolo ogni cosa e lasciando soltanto un ricordo di polvere. Atterrito ma allo stesso tempo rassicurato di non aver fatto brutti incontri, varcò quelli che un tempo erano i confini della zona. Qui l’odore s’intensificò indicando che la fonte fosse proprio quel luogo, distrattamente notò una grande apertura nel terreno appena entrato nel perimetro della zona. Alcune scale conducevano ad una zona sotterrane, probabilmente crollata vista l’incuria che dominava. Jethro non volle approfondire proseguendo deciso e vedendo ciò che mai si sarebbe aspettato.Davanti a lui si mostrò come un enorme abominio fatto di mille braccia, mille gambe e mille teste, il sole alle sue spalle fece proiettare l’ombra tanto lunga da coprirlo e rendendo quella visione terribilmente maestosa. Mise mano all’elsa, fermandosi l’istante dopo. Si rese conto che ciò che stava davanti a lui non era un mostro ma qualcosa di più spaventoso. Un cumolo di corpi smembrati e bruciati dal feroce sole, cuoceva da giorni emanando quel tipico odore dolciastro della carne bruciata. Ciò che risultava nauseabondo però, era l’acre odore di liquidi corporei colati sino ad imbrunire la terra. Tutti i cadaveri apparteneva a nani e ciò meravigliò Jethro, il suo pensiero infondo non era molto distante alla realtà e quella era una triste conferma. Cos’era quel luogo? Si chinò sul cumolo osservandolo meglio. I corpi potevano esser lì da giorni, forse settimane, quelli che erano più esposti all’esterno apparivano quasi del tutto scarnati e tarlati dai vermi. Con disgusto scostò un mezzo busto per poter osservare il cuore di quel cumolo, ciò provocò una vampata di puzzo impressionante, tanto che Jethro dovette ritirarsi per non rigettare. Sotto il primo strato infatti, lontano dalle intemperie e dall’azione del sole, i corpi ancora erano in piena fase di decomposizione, tanto che sembrarono messi lì da meno tempo rispetto agli altri. Un rumore attirò la sua attenzione, volse lo sguardo a destra e vide un individuo torreggiare su di lui. Ammantato da una veste di pelo che gli copriva il torso, questo era macchiato di sangue come lo stesso libro che portava alla mano. L’aspetto dello straniero era tutto fuorché rassicurante, silente osservò l’acrobata con aria sospettosa e il suo pensiero fu subito chiaro. Il derma violastro e le fattezze inumane, fecero facilmente associare quella creatura ad un demone o simili, il suo silenzio poi fu proprio ciò che fece reagire Jethro che sentì di trovarsi davanti al carnefice di quella mattanza. « Hai fatto tu questo macello?» «TU! Sei tu l'assassino?» Le voci uscirono all’unisono, questo confuse ancor più l’acrobata, sicuro di esser davanti al colpevole. Guardò attentamente la postura dello straniero, quello sguardo oltreumano gli ricordava qualcosa di sepolto ormai da tempo, un pensiero che lentamente prese forma nella sua mente. Non era la prima volta che incrociava gli occhi di quell’essere, non la prima volta che lo vedeva brandire le armi.Un guizzo di memoria lo sorprese, lasciandolo sconcertato e stupito.
«Velta…?» Domandò quasi esitando. Possibile che quel ricordo fosse più di un incubo? Eppure più la sua mente scavava cercando i ricordi di quel viaggio, più il volto di quella creatura si delineava facendosi conosciuta. L’iride viola delicato, uno sguardo superiore a quello di ogni uomo, millenario eppure semplice. Sentiva che quella creatura poteva esser alleata, sentiva che chiunque avesse combattuto la Torre poteva definirsi amico.«Anche tu l’hai vista?»
Ritrovò un tono più forte. La tenebra di quel pensiero spaventoso sembrò squagliarsi nell’osservare il compagno e l’ambiente: quello non era l’Edhel, qui la dama non poteva arrivare.
«Velta...ora ricordo, eri uno degli altri tre.»
Si pronunciò la creatura abbassando l’arma, un sorriso nervoso e imbarazzato dipinse le sue labbra di dispiacere il che, fece sorridere genuinamente l’acrobata.
«Di quella notte possiedo soltanto orribili ricordi, ma ricordo anche di aver combattuto al tuo fianco. Il mio nome è Luchilpul, cosa ti porta in queste terre?» La sua presentazione fu seguita da un piccolo inchino, ancora una volta mentì sul suo nome abitudine ormai assodata. Egli infatti nemmeno si poneva problema su questo, Luchilpul era il suo nome quanto lo era Jethro.«Àlfar. Per quanto Velta ci abbia lasciato incubi...fa piacere ritrovare lame familiari»
Scambiati i convenevoli i due tornarono a guardarsi negli occhi, nonostante questo momento di riunione nulla sapevano l’uno dell’altro e questo tanto bastava per rendere guardingo l’acrobata.
«Ero di strada per la biblioteca di Qashra e...questo era per terra.»
Le lunghe dita dell’essere indicarono il cumolo di cadaveri, anche lui probabilmente era stato attirato dall’olezzo sgradevole della zona. Mai avrebbe pensato d’incontrare uno studioso in quel luogo destinato a briganti e predoni.
«Perdonami per aver supposto male.» Scuse. Cose strane in quei tempi di tradimenti e guerre. L’acrobata venne ancor più sorpreso da quelle parole amichevoli, stupidamente si sentì sicuro a fianco di quell’essere e nonostante mantenesse una certa diffidenza, non si mise in allerta aspettandosi azioni folli da parte altrui. La sua versione era un poco strana, perché passare per quella zona se era diretto a Qashara? Vi erano fior fior di strade più sicure e battute dalle guardie, invece si era ritrovato nel mezzo della steppa in quel cimitero per nani.«La diffidenza è buona dote, con i tempi che corrono basta poco per ritrovarsi una lama nella schiena.»
Con un cenno del capo indicò il cumolo di cadaveri a fianco a loro.
« Nemmeno l'onore salva più i popoli» Vi fu uno sguardo intenso fra i due, quasi volero spostare la comunicazione verso un livello che non comprendeva le parole. Jethro volle dimostrare quanto poteva stargli a cuore quella situazione, nonostante non fosse minimamente interessato a scoprire cosa avesse causato tutto ciò. Lui era stato in un campo di prigionia e ben sapeva che una volta caduti, tutti i prigionieri avrebbero fatto la fine di quelli ammassati in quel luogo. Questa era la guerra, questa era la realtà e nessuno l’avrebbe mai potuta cambiare.«Tristemente vero...» Sospirò Àlfar, con gesto secco gettò il libro che poco prima teneva tra le mani sporche di sangue direttamente sulla pila di cadaveri. Le sue labbra si mossero recitando parole magiche, la sua voce era ancor più profonda e antica mentre tesseva la trama d’incanto, la sua espressione assunse un’aria terribilmente seria, da cerimonia. Improvvisamente le membra lacerate dei nani presero ad ardere d’un fuoco creato dal nulla, le carni presero fuoco senza alcun problema cominciando a crepitare come legna secca. Ciò sorprese non poco il giovane acrobata che fece un balzo indietro spaventato da quella combustione improvvisa. Chi era costui?«Questa è la sepoltura che vi si concede...Addio»
Pronunciò in tono solenne come alla fine di una funzione, forse questo era il suo ruolo in quel mondo tanto strano e variopinto.
«Almeno il fetore sarà meno pesante» Jethro sorrise nervoso a quella che probabilmente voleva essere una battuta per sdrammatizzare, anche se l’odore di carne bruciata si sarebbe diffuso forse ancor più del semplice ristagno di sangue. Infondo a nessuno dei due sembrava veramente interessato a quell’evento, ma per qualche strano motivo si erano uniti in quel finto cordoglio, forse per non tradire l’etica. Ma una coincidenza continuava a tarlare il pensiero dell’acrobata, sconcertato più dalla presenza di Àlfar che dalle morti naniche. Il giovane infatti arrivò alla conclusione che quel loro incontro non era stato del tutto casuale e che qualcosa sarebbe successo.
≈ Lex vincŭlum de Civitas ≈
Corpo: Sano Danni: / Mente: Sorpreso Danni: / Energia: 100% (/) CS: 3 (2 Velocità; 1 Acrobazia)
Equipaggiamento ₪ Shahrazād [Arma - Sciabola: 1.50 m; acciaio] (Infoderata) Khiṣyān [Arma - Pugnali da lancio: 20 cm; acciaio] 10/10 Yılan [Arma Naturale - Coda pensile: 1.80 m; simil-acciaio]
Dhvani [Oggetto "Biglia Dissonante"] 1/1 Mūṅgā [Oggetto "Corallo"] 1/1
Passive ₪ Ottime capacità di contorsionismo; equilibrio pressoché perfetto; capacità di mantenere la forma umana
Contorsione, prima tra le discipline che l'acrobata deve apprendere, nonché la più importante per comprendere i movimenti del proprio corpo. Il contorsionista conosce ogni possibilità di movimento di ogni suo arto o appendice, riuscendo dove qualsiasi persona troverebbe dolore e rotture. Tramite la contorsione del proprio corpo, l'artista riuscirà a flettere, ruotare e piegare ogni sua parte del corpo oltre il limite naturale, assumendo posizioni e compiendo azioni solitamente precluse alla maggior parte. Le sue giunture potranno assumere angoli opposti ai soliti, il suo torso e le sue gambe potranno ruotare quasi indipendentemente l'uno dalle altre e il suo capo riuscirà a compiere una rotazione tale da "guardarsi le spalle". [Passiva I Talento] Equilibrismo, dote spesso ritenuta naturale e quindi difficile da imparare, questa disciplina si traduce in un impiego pressoché perfetto del proprio equilibrio, capacità fondamentale per ogni acrobata. Questo infatti è la base per la stragrande maggioranza di esibizioni per un acrobata. Coloro che sono particolarmente dotati di tale disciplina vengono comunemente detti Funamboli, o Equilibristi, e riescono a mantenere l'equilibrio anche se la base d'appoggio è decisamente ridotta. Camminare su cornicioni o merlature, e addirittura su di una fune è cosa quotidiana per queste figure, le quali anche se spinte, non perderanno il loro equilibrio.[Passiva II Talento] Imge - إالزائفة Ogni ghermitore necessita di un corpo per muoversi nel mondo di Theras. Egli infatti può confondersi tra la folla come una delle tante razze appartenenti al ricettacolo del continete, riuscirà infatti ad assumere le fattezze di un uomo mostrando però sempre un piccolo spiraglio della sua diversità, rappresentato dal tatuaggio che porta in fronte.[Razziale]
Attive ₪ Nessuna
}●{ ₪ Sunto Post introduttivo al combattimento. Jethro in fuga dal campo di prigionia nella paludi di Moreas, cerca di dirigersi verso Nord finendo nei territori del Sultanato. Qui incappa nel capo di prigionia distrutto e trova una pila di cadaveri nanici, presenti probabilmente da tempo. Incontra Àlfar e pur sospettando che sia lui il fautore di tutto questo, lo ricorda nell'avanzata verso Velta, limitandosi al dialogo in principio e interrogandosi su chi sia lui e cosa avesse generato quella situazione.₪ Note I dialoghi tra Àlfar e Jethro sono stati concordati tra gli utenti. Buon gioco a tutti ^^ |
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