Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

L'Uomo ed il Medico, Arrivo di Vassem Taryo

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Emelianenko
view post Posted on 6/8/2014, 14:09




Giovani, donne, bambini ed anziani.
Popolani, in maggioranza, ma tra loro c'era anche qualche forestiero.
E tutti giravano tra i bazar e le bancarelle di quel piccolo quartiere di Qashra; erano allegri, forse spensierati, qualcuno persino felice.
Quando il sole era alto nel cielo, infatti, sembrava quasi di trovarsi in pieno centro.
C'era un grosso viavai di gente che, per quanto caotico, non lasciava dubbi sulla sicurezza del posto. Di tanto in tanto si poteva trovare persino qualche guardia.
Si stava tranquilli, lì.
Beh, quantomeno di giorno.



Quando solo la fresca brezza notturna alitava tra quei vicoli, invece, il quartiere aveva un'aria piuttosto desolata.
Solo i ratti percorrevano le strade malmesse, sporche dell'urina e del vomito di chissà quali nani e che sarebbero state ripulite alla bell'e meglio solo l'indomani.
Per il resto, non c'era traccia del chiassoso movimento di genti di qualche ora prima: il quartiere era deserto.
Beh, quasi.
In un piccolo vicolo seminascosto, un nano sedeva scomposto ed annoiato.
Poggiava il sedere su uno sgabello, mentre i piedi scalzi e sporchi andavano a gravare su di un tavolino. Le sue tozze dita stringevano un grosso sigaro, mentre l'altra mano carezzava la barba ingiallita.
Era lì, solo.
Di tanto in tanto qualcuno si avvicinava, mostrandogli un foglio di carta e traversando la porta che pareva sorvegliare.
E lui pronunciava qualche parola incomprensibile, e subito tornava al suo ozio.
E questo accadeva quasi ogni notte, ma quella sera molta più gente si presentò da lui, quasi come se si stesse recando ad una ricorrenza speciale.
Ed in fondo quest'ipotesi non era poi così lontana dalla realtà.



CITAZIONE
Benvenuto al tuo arrivo!
Inizio con il chiederti scusa del ritardo e nell'assicurarti che non ricapiterà.
Cerca di dare il massimo in questa giocata, senza badare alla qualità dei miei post: spesso la trascurerò in favore di una maggiore celerità. Al termine ti assegnerò la fascia gialla o addirittura verde, se dimostrerai di meritarla, altrimenti resterai fascia bianca.
Passando al post, penso sia chiaro, è notte ed il biglietto da te ricevuto ti invita ad andare alla porta presenziata da quel nano. Puoi relazionarti come meglio credi con lui, facendo attenzione a non essere autoconclusivo.
Per qualsiasi dubbio non esitare a scrivere nel post in confronto.
 
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Lorgenn
view post Posted on 7/8/2014, 11:11




L'Uomo ed il Medico



La Capitale. Erano anni che non camminava tra le sue mura, attraverso quella miriade di strade e vicoli che costiutiscono le arterie e i capillari della metropoli, ma constatò da subito che nulla era cambiato: le vie deserte nella notte, la luminosità scarsa e quell'odore penetrante di vomito e lerciume che entrava nelle narici attraverso i fori della maschera. Vassem adorava Qashra, specialmente a quell'ora, non solo per il ricordo dei felici momenti passati con il suo defunto mentore, bensì per quello stato di estrema solitudine che le vie gli comunicavano, attraversandole nel buio più totale; considerava tutto ciò benefico per la sua mente, la quale ben poco sopportava la società frenetica della città, e per i suoi penseri che potevano così scorrere liberi, come un'inondazione di un fiume in piena. Non poteva scacciare le accuse di pensare troppo, poiché sarebbe stata una vera e propria ipocrisia, senza tralasciare il fatto che i dialoghi con sè stesso erano di gran lunga migliori di quelli affrontati con illustri medici, i quali esponevano con pomposità e senza alcuna dignità le loro fallaci quanto inutili tecniche di medicina. Temeva che sarebbe successo anche a questo misterioso "congresso segreto", di cui non sapeva nulla di più di quello che era scritto sulla lettera: poteva benissimo essere una trappola per arrestarlo secondo un non si sa quale capo d'accusa oppure, peggio ancora, di un barboso convegno di altrettanto barbosi medici che espongano le loro barbose teorie "rivoluzionarie", le quali vanno di moda per circa due o tre mesi prima che ci scappi il morto e una successiva raffica di arresti e di radiazioni dall'albo.

Man mano che Vassem si avvicinava al luogo vagamente descritto dal biglietto "segreto", l'odore rancido dei rigurgiti post-alcool si faceva sempre più forte e pozze giallastre iniziarono a spuntare qua e là, aggiungendo al "profumino di città" anche il puzzo del piscio che qualche nano ubriaco non era stato in grado di tenere. Un nano qualunque avrebbe girato i tacchi e cambiato strada con aria schifata e con le labbra mosse a comporre insulti sottovoce contro il degrado, la mancanza di fede o qualsiasi altra fesseria da esseri "sani"; tuttavia chi stava percorrendo quella via non era affatto "sano", bensì più malato dei pazienti che curava: fece un bel respiro, allargando le narici affinché quell'insieme di aromi penetrassero completamente all'interno del naso fino al cervello, il quale emise stimoli di piacere. Sì, era proprio quello l'odore della società! Non è forse vero che esistono gli ubriachi e chi pulisce le loro nefandezze? Dopotutto non esiste solo una tipologia di ubriachi; infatti ci sono quelli che oscurano la loro mente con fiumi alcool e altri a cui invece fiumi di denaro danno alla testa. E poi? Il primo vomita per terra, sporcando i muri e i lastricati, l'altro vomita crudeltà e soprusi. L'uno vuole bere sempre di più, l'altro vuole guadagnare sempre di più. Le differenze sono minime. Chi pulisce, invece, non è mai l'ubriaco che ha causato quella situazione, bensì un poraccio qualsiasi, il quale si deve sobbarcare le fatiche per gli altri. Ma alla fine chi dei due verrà ricordato?

Lasciò la domanda in sospeso, poiché riteneva la risposta scontata, e proseguì il suo cammino, distogliendo il suo sguardo da quelle pozze maleodoranti. Guardò la luna: era in ritardo, forse, dato che, come riferimento temporale, l'astro era molto più utile per calcolare giorni e mesi piuttosto che ore e minuti. Iniziò ad allungare il passo e giunse in breve ad un bivio senza aver visto alcuna entrata; le due strade erano entrambe buie, ma Vassem tentò di scorgere qualche figura, umana o nanesca che fosse. Ricontrollò il biglietto e si assicurò, leggendo una targa affisa ad una casa, che il luogo d'incontro era proprio la via appena superata. Odiava i contrattempi. Si appoggiò alla casa della targa, picchiettando sulla parete con le dita, con un'espressione seria sotto la maschera, aspettando che qualcuno dei novelli "ribelli" si avvicinasse a lui o qualcosa del genere. Andava bene anche un sassolino in testa, ma un segnale, diamine!

Improvvisamente tornò alla sua mente un nano, forse seduto, intento a fumare qualcosa, che aveva notato con un'occhiata rapida, senza soffermarsi troppo. Credeva fosse un ubriacone qualsiasi o un delinquentucolo in pausa relax, che sciocco che era stato! Ma era veramente lui il tramite? Non ne era certo, ma valeva la pena provare. Dopotutto, la cosa peggiore che poteva capitare era una risposta sgradevole o un insulto, tutte cose che non tangevano minimamente Vassem.

Tornò indietro velocemente, a passi lunghi e decisi. Era ancora là e più si avvicinava, più diveniva visibile ai suoi occhi: era seduto su di uno sgabello, con le gambe appoggiate su un tavolino, e intento a fumare un sigaro, mentre con una mano carezza la barba ingiallita per non si sa quale motivo. Il medico si fermò davanti a lui, il vestito nero che si confondeva con il buio notturno rendendo visibile solo la maschera bianca, e gli porse la lettera senza proferire alcuna parola, esattamente come indicato dal misterioso firmatario, aspettando la sua reazione.

 
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Emelianenko
view post Posted on 7/8/2014, 17:07




"Eh?"

Mugugnò il nano fissando l'ennesimo individuo che gli si era avvicinato.
Si trattava di un uomo con indosso una maschera.
Proprio come gli altri prima di lui, possedeva un foglietto di carta: l'ormai classico invito che permetteva di entrare nell'edificio.
Ma cosa c'era di tanto prezioso in quell'edificio da permettere l'entrata solo a pochi uomini curiosamente eccentrici?
Non lo sapeva, il nano; veniva pagato – e neanche poco – solo per selezionare la gente che sarebbe dovuta entrare. E non è che doveva fare un granché, infondo, visto che oltre loro non si presentava praticamente nessuno.

"Entra pure, terza porta a destra."

Aggiunse, gettando a terra il sigaro ormai terminato.
Quante persone erano arrivate quella sera? Venti? Forse trenta?

"E ricorda: non potrai andartene finché il sole non sarà alto nel cielo".

Chissà quante ne sarebbero uscite.



CITAZIONE
Molto bene, bel post.
Il prossimo turno si svolgerà in confronto (nel topic dove hai richiesto l'arrivo, quindi).
Devi semplicemente dirmi le tue azioni: se chiedi qualcosa al nano, entri nell'edificio, ecc.
Non c'è bisogno di romanzarle: faremo una serie di botte e risposte finché non ti fermerò e dovrai riassumere il tutto - romanzando, questa volta - nel vero post che posterai (perdona il termine!) qui.
Ricordati di non essere autoconclusivo.
Se tutto è chiaro, procedi pure in confronto, altrimenti chiedi pure - sempre in confronto.
 
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Lorgenn
view post Posted on 29/8/2014, 09:54




All'udire quelle parole, Vassem non diede loro iniziale importanza; il suo sguardo si diresse dal viso unto del nano all'entrata che si stagliava nel buio alle sue spalle e non lasciava intravedere nulla dell'interno. Fece appena qualche passo, due o tre, prima che quella frase "E ricorda: non potrai andartene finché il sole non sarà alto nel cielo" gli rimbombasse di nuovo nella mente. Cosa significava? Era una frase molto, troppo sospetta per non far nascere nel medico il germe del dubbio; iniziò davvero a temere fosse una trappola, ma ne doveva sapere di più prima di arrivare a possibili conclusioni, le quali potevano essere anche errate. Doveva saperne di più.

Si fermò. "Sei stato pagato per dire quelle parole?" fu la sua domanda al nano, da cui indirettamente voleva saperne di più; non sembrava un tipo sveglio, avrebbe potuto benissimo estorcergli con l'inganno qualcosa riguardo quel posto e quell'incontro. Di sua risposta, il nano lo guardò con disappunto. Forse Vassem era il primo che gli aveva rivolto una domanda? A giudicare dalla sua espressione, la risposta poteva essere affermativa.
Passò qualche istante: l'uomo era ancora lì, fermo, dando le spalle al nano, il quale rimase in silenzio per quel lungo attimo.

"Beh, sì, insomma... È parte del mio lavoro spiegare le regole."
furono le parole che uscirono dalla sua bocca, che ora si era modellata per formare un gran sorriso. Beffardo? Molto più probabilmente era per dimostrare la sua innocenza e per invitare Vassem ad oltrepassare la soglia. Se era così, era un illuso. Il medico mascherato non era affatto contento della risposta e il disappunto si dipinse sul suo volto, seppur non visto dal suo interlocutore. Decise di interrogare di nuovo il nano, ma stavolta con una domanda più diretta, la quale necessitava di più "privacy".
Si volta verso di lui e lo osserva, facendo scorrere alcuni secondi, era ovvio che il suo intento era far innervosire il guardiano, così avrebbe ceduto più facilmente. Lasciato passare sufficente tempo, Vassem ritornò sui suoi passi, affiancandosi al nano. Da lì, per mettergli ancora più agitazione, si avvicinò con il corpo al suo orecchio e disse, abbassando la voce "Chi ha fatto queste regole? Il tuo capo?" Forse non c'era nemmeno un capo, ma era proprio ciò che voleva sapere.

Il nano bofonchiò qualche parola "Beh, sì, ecco... Immagino di sì. Non è che lo conosca poi tanto bene, eh! Io sto qui solo per accogliervi; non ho idea di cosa si faccia li dentro, né tantomeno del perché dobbiate sottostare a simili regole. Ora, ti prego, va'.", ma era più che sufficiente: gli aveva confermato che c'era un capo, ma di cui non si sapeva nulla e questo rendeva il dubbio ancora più forte e radicato nella mente dell'uomo. Nei libri che aveva letto da giovane, un capo misterioso equivale sempre ad affari loschi o trappole. Inoltre, la visibile agitazione del nano gli confermava il pensiero che forse non sarebbe stato un normale e noioso convegno di babbuini in divisa da medico. Forse c'era nascosto ben altro.
Tuttavia, per evitare di allarmare il guardiano, cosa che gli sarebbe stata controproducente in quanto non voleva sembrare sospettoso, decise di accogliere l'invito del suo interlocutore di entrare e varca la soglia.

Al di là trova unicamente un lungo e deserto corridoio bianco: era visibilmente ben tenuto, forse era stato pulito da poco o forse proprio per quella occasione, e alle pareti vi erano numerose torce, le quali illuminavano l'ambiente. Dieci porte. Cinque a destra, cinque a sinistra. Quale aveva detto il nano? La secon...quart...prima porta a destra? Era così impegnato a giocare all'investigatore che aveva già dimenticato le indicazioni del guardiano.
All'improvviso, un forte odore acre penetrò nelle sue narici attraverso i fori della maschera. Riconosceva quell'odore, era praticamente inconfondibile per un medico. Era oppio, puro, di quelli usati per alleviare i dolori dei malati. I giovani rampolli lo usavano pure per il loro divertimento personale, ma la sostanza veniva venduta loro contaminata da altre sostanze, le quali rendevano più impura tale droga, con pericolosi effetti. Alla fine chi ci guadagnava erano sempre i medici.
Da dove veniva? Era difficile da scoprire, ormai era diffuso in tutto il corridoio! Tentò di aprire la prima porta alla sua destra, ma era chiusa. Maledizione.

In quel momento preciso, la terza porta a destra si aprì e ne uscì un uomo ( un uomo? evento abbastanza raro nella capitale del Sultanato ) sfiorito, non più negli anni della giovinezza, forse aveva tra i quaranta e i cinquanta anni, e la sua barba brizzolata era talmente lunga da superare quella di qualsiasi nano della metropoli. I suoi abiti erano molto eleganti, sembravano quelli per le cerimonie o gli eventi importanti.
I loro sguardi si incrociarono. Chi fosse quell'individuo, Vassem non lo sapeva, anzi non l'aveva mai visto prima. Forse era uno dei medici costretti alla clandestinità? Non lo sapeva. In ogni caso aspettò fosse l'altro a parlare, era sgarbato che l'ospite iniziasse per primo una discussione. Maledette reminescenze della sua educazione nobiliare.
L'uomo lo squadrò in un attimo, poi sollevò il cilindro come salutano i gentiluomini e disse "Oh, un altro ospite. Da questa parte, di grazia."
Vassem dedusse che chi aveva di fronte non lo conosceva altrettanto, altrimenti l'avrebbe riconosciuto dal suo bizzarro modo di vestirsi e dalla sua maschera bianca. In ogni caso, mentre si dirigeva verso quella porta, la curiosità lo vinse e chiese "Buonasera. Lei chi è?"
"Eusébio Luìs Silva" fu la risposta. Fece per aggiungere altro, ma Vassem non lo sentì. La vista si stava affoscando, diveniva tutta nera. Cosa stava succedendo? Aveva sentito qualcosa sulla nuca, come un colpo, ma non era era certo, poiché la sua naturale incapacità di provare dolore gli rendeva impossibile capire se stava svenendo o qualcuno l'aveva attaccato alle spalle. Il risultato era lo stesso però: sentì il suo corpo farsi pesante, i suoi occhi chiudersi. Poi il tonfo. Perse i sensi. "Lo sapevo", fu il suo unico pensiero prima del buio.

 
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Emelianenko
view post Posted on 2/9/2014, 17:41




"Oppio, mandragora, cicuta."

La voce di Eusébio era udibile chiaramente nella stanza.

"Ed estratti, ed infusi di erbe e chissà quale altra sostanza."

Seguì un attimo di silenzio.

"Palliativi, miei cari. Sostanze forse più dannose dell'intervento stesso.
Ed ora, quì, io vi offro l'anestetico perfetto.
All'ombra delle imponenti università del Sultanato, noi faremo la scoperta che rivoluzionerà il continente."


Una decina di medici osservò l'uomo concionare in maniera autoritaria. Poi si munì dei ferri.

"Il suo cuore, il suo cervello, il suo sangue. Portatemi tutto."

Terminò Eusébio , uscendo dalla stanza e sbattendo la porta. Poi, sottovoce, aggiunse.

"Vassem Taryo, questa volta hai portato sventura solo a te stesso."

__ __


I dottori restarono soli.
Avevano tutti il viso coperto da una mascherina, mentre qualcuno di loro stringeva tra le mani qualche ferro.
Si guardarono in volto per qualche istante, giusto il tempo di chiedersi se era giusto quello che stavano per fare.
Poi, uno di loro pronunciò:

"Cominciamo."

E cercò di togliere la maschera dell'uomo che era sdraiato sul lettino.



CITAZIONE
Ovviamente, l'uomo sdraiato sul lettino è Vassem.
A tua discrezione, puoi aver ascoltato le parole di Eusébio , o riprenderti solo alla fine.
Puoi tranquillamente impedire che il medico di tolga la maschera. Anzi, dovrai trattare autoconclusivamente questi dieci medici ed affrontarli, considerandoli - tutti insieme - come un nemico di pericolosità G.
Ho scritto che indossano mascherine e qualcuno di loro è armato di "ferri": ho dato volutamente poche informazioni per permetterti di personalizzarli come meglio credi.
A te la penna e qualsiasi dubbio non esitare a chiedere in confronto.
 
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Lorgenn
view post Posted on 14/9/2014, 12:12




La testa era incredibilmente pesante, la vista riprendeva pian piano, passando dal nero dell'incoscienza ad una stanza illuminata, piena di figure non ancora ben distinguibili, scure. I sensi a poco a poco tornarono, ma Vassem non mosse un muscolo, decise di attendere che quella voce terminasse; non sapeva cosa dicesse, ma la riconosceva, era una voce maschile. Era la voce di Eusébio. Dunque era lui il responsabile di tutto ciò? E chi lo aveva colpito? Il nano che stava all'entrata? Era molto probabile quest'ipotesi. In ogni caso, nel momento più adeguato, si sarebbe alzato e sarebbe andato a cercare sia il suo aggressore sia il suo capo, poi, dopo avergli chiesto il perché lo avessero colpito, avrebbe deciso se eliminarli o lasciarli vivi. Sentì sbattere la porta. Chi se n'era andato? Sperava proprio non fosse Eusébio, altrimenti gli sarebbe potuto sfuggire, rendendogli pan per focaccia ( un'espressione dialettale che Vassem adorava ), mentre il dottor Peste stava diventando ogni secondo più avido di risposte e di vendetta. Perché? era la domanda che continuava a rimbalzare da un neurone ad un altro della sua mente in maniera incessante. Non poteva lasciare che quel maledetto riuscisse a scappare, voleva, pretendeva una risposta.
Si guardò intorno: le figure erano divenute molte più nitide ed ora distingueva molto bene circa nove o forse dieci uomini, tutti vestiti con i tipici abiti da medico, nessuno di loro era sprovvisto di mascherina e alcuni di loro avevano in mano dei ferri, quelli che si usano durante le operazioni più difficili, come ad esempio le esportazioni di organi, e il fatto che lui si trovasse disteso in mezzo a loro non lo tranquillizzava affato, anzi iniziò a temere che quello da operare fosse proprio lui. Doveva eliminarli? Sì, altrimenti lo avrebbero aperto come un maialino nelle feste di paese, ma non avrebbe agito con la forza bruta: doveva giocare d'astuzia, altrimenti lo avrebbero sopraffatto con la superiorità numerica e sarebbe stata la fine. Decise ancora di aspettare per valutare la loro prima mossa, reagendo immediatamente nel caso uno di quei uomini armati di ferri si avvicinasse troppo al suo corpo.

All'improvviso uno di loro, a lato del "paziente", disse "Cominciamo" e le sue mani lentamente si mossero verso il volto di Vassem, molto probabilmente per sfilargli la maschera e incominciare l'operazione. Era quello il momento adatto per agire? Sì, li avrebbe colti di sorpresa, dato che la maschera impediva loro di vedere i suoi occhi aperti, e quindi erano ignari del fatto che si fosse risvegliato.
Il suo cuore martellava forte nel petto, nell'attesa di scegliere il momento adatto per colpire. Le mani del medico sconosciuto erano ormai a pochi secondi prima dell'"Ora X", come Vassem aveva definito l'istante giusto. Ecco, ci siamo, pensò. Ogni cellula del corpo batteva all'unisono con il cuore. Paura? Forse. Dopotutto è un sentimento umano. Anche i suoi aggressori l'avrebbero provata, lui puntava proprio su questo.
Le dita dello sconosciuto si erano appena appoggiate alla superfice bianca e liscia del mascherone. Allora Vassem, agì.

Con la mano più vicina al medico sconosciuto, gli afferrò il polso e strinse in modo che non sfuggisse alla sua presa, mentre gli altri uomini che lo circondavano ebbero tutti un sussulto dallo spavento e, instintivamente, fecero qualche passo indietro. Ognuno di quei passi rappresentava il grado di paura che li attanagliava. Beh, non a caso lo credevano svenuto, un po' come se un morto resuscitasse nell'obitorio e afferrasse chi in quel momento toglieva il classico lenzuolo che copriva il corpo.
Prim'ancora che la loro ragione tornasse, il dottor Peste mise in atto la seconda fase del piano: si alzò con il busto, sempre tenendo il polso del medico, e gli sferrò un pugno in pieno viso, colpendo lo zigomo e il naso del suo avversario. Non era sufficiente a metterlo k.o. o fargli uscire del sangue, ma di sicuro gli aveva procurato un bel dolore. Lasciò la presa sul braccio e quell'uomo cadde a terra, dolorante, coprendosi con la mano la zona colpita ed emettendo dei lamenti.
Uno era fuori, ma ne erano rimasti altri nove, di cui erano ancora in piedi tutti quelli armati di bisturi, i quali rappresentavano di sicuro quelli più pericolosi. E ora non poteva più contare sull'effetto sorpresa. O forse sì?
Si girò verso di loro, la maschera bianca che risplendeva nella penombra, e la sua classica veste nera che invece nascondeva interamente il corpo. Sembrava un demonio o uno spirito maligno, ma ben sapeva che poco poteva spaventarli, erano comunque medici dediti alla scienza e poco inclini alle superstizioni.
Tuttavia, nemmeno uno di loro aveva mosso un muscolo, cosa che aveva favorito di gran lunga la fase tre del piano, ovvero alzarsi velocemente. Mossa altamente sbagliata. Il corpo stette in piedi a fatica, barcollando un attimo, la testa gli girava e la vista a tratti si annebbiava, proprio come accade quando qualcuno si alza troppo in fretta dopo una lunga dormita.
Ansimò un attimo per lo sforzo e quel segno di debolezza fu il "via" del contrattacco dei suoi aggressori. "Forza, non vedete che è uno straccio? Blocchiamolo!" urlò uno di loro. Il cuore di Vassem continuò a pulsare più velocemente. La parte difficile arrivava proprio ora.

Mentre i medici iniziavano ad avvicinarsi lentamente per circondarlo, Vassem controllò la sua cintura e, con sua somma gioia, notò che non avevano portato via il suo bisturi portatile, probabilmente certi che non si sarebbe svegliato prima dell'inizio dell'operazione. Lo estrasse e lo puntò verso i suoi nemici, i quali non sembrarono affatto spaventati: loro erano in nove, ora dieci visto che l'uomo a terra si era rialzato e riunito al gruppo, e una lama piccola come quella di un bisturi non poteva di certo fermarli se avessero attaccato tutti insieme. Doveva riflettere, ma il tempo non era molto, anzi si assottigliava ad ogni passo dei suoi aggressori, mossi da un'eccessiva, e anche giustificata, sicurezza. Dannazione! Non avrebbe avuto scampo.
O forse sì? Era la prima e unica soluzione che gli venne in mente in quei secondi di tensione, ma era talmente debilitato che sarebbe stato per lui un grosso sforzo. Aveva alternative? In quel momento gli sembrava di no.

In un secondo, successe il finimondo: Vassem cadde in ginocchio, indebolito, mentre gli uomini davanti a lui iniziarono ad urlarsi contro, accusandosi a vicenda di essere dei maledetti untori che li avevano infettati, per poi passare alle mani. In breve, mentre il dottor Peste si riprendeva a fatica, ansimando, per l'enorme quantità di energia spesa, i suoi aggressori avevano dato vita ad una vera e propria rissa tra di loro e alcuni, quelli armati di ferri, avevano accoltellato o ferito gravemente i loro compari, mentre altri ancora, quelli disarmati, colpivano gli altri a calci e pugni. Ecco l'effetto della tecnica di difesa "Peste di follia", la quale, tuttavia, richiedeva un non trascurabile sforzo da parte di chi la usava e, contando la pregressa debolezza di Vassem, ciò gli aveva causato un crollo fisico. Si sarebbe ripreso, certo, ma l'importante era che i suoi nemici si sarebbero massacrati tra loro prima della fine dell'effetto della tecnica sulle loro menti. Alcuni, erano persino morti, sgozzati o infilzati dai ferri, purtroppo non tutti erano deceduti o fuori gioco. Due di loro erano sopravvissuti, seppur uno ferito ad una gamba , era per terra e l'altro lo stava per finire, se non fosse finito l'effetto della tecnica. Si guardarono intorno, i loro occhi esprimevano il terrore e la confusione, mentre osservavano i corpi dei loro colleghi riversi a terra, molti dei quali in un lago di sangue. "Cosa..cosa è successo. Oddio, oddio!" gridò quello in piedi, osservando le sue mani e le sue vesti macchiate del rosso ferrigno tipico del sangue. Il suo respiro iniziò a farsi lento, a tratti ansimante, le sue mani tremavano. Paura. Sconcerto. Orrore. Terrore. Erano questi i sentimenti che si leggevano nelle sue azioni, nei suoi occhi sbarrati, nel tremolio della sua voce. La sua testa si girò lentamente verso Vassem, ancora inginocchiato a terra e debilitato Tu..tu..tu! Sei stato tu, vero? Figlio di una meretrice, io ti ammazzò! Fanculo la ricerca ed Eusébio, io ti squartò come un vitello!". La sua espressione si congelò nella pura rabbia e il suo ansimare si fece molto più forte. I suoi passi si trasformarono in una corsa, i ferri tenuti come un pugnale nella mano, pronti a colpire.

Vassem non si mosse, lo guardò mentre l'uomo riduceva sempre di più la distanza, sempre di più, sempre di più. In un attimo era lì, i denti drigrignati, e il corpo che sembrava una sola cosa con l'arma. Il "pugnale" si fece strada tra la carne del braccio non armato del dottor Peste. Non potendo parare il colpo, Vassem decise di sacrificare il braccio, facendosi scudo con esso. Dolore? Nemmeno l'ombra.
L'altro braccio si mosse, non proprio scattante, ma abbastanza veloce da riuscre a portare il bisturi ad altezza addome, per poi penetrare nella carne viva del suo aggressore, il quale urlò dal dolore e lasciò la presa dei ferri. Con un ultimo, grande sforzo, Vassem si alzò, una gamba alla volta, continuando a rigirare la sua arma nel corpo dell'avversario, il cui urlo si faceva sempre più straziante e inumano. Ricordalo, quando andrai all'inferno, che io non sono un uomo nè un demonio. Io sono la Paura gli sussurrò nell'orecchio mentre estraeva il bisturi dal suo corpo. E poi, zac. Un colpo preciso recise la giugulare di quell'uomo che cadde a terra, dimenandosi come un pesce fuor d'acqua.
Vassem non aspettò di vedere il suo corpo raffreddarsi e smettere di muoversi, ma, indebolito e a tratti barcollante, si diresse verso la porta chiusa della stanza. Ad un tratto si fermò, sentendo il respiro pesante dell'ultimo sopravvissuto, che si trascinava per il pavimento cercando di sfuggire a quel demonio. Il dottor Peste fermò la sua fuga premendo con il piede sulla schiena e bloccandolo a terra. Ora, gli avrebbe potuto fare mille domande, tipo il perché era stato aggredito, cosa volessero da lui, chi era Eusébio. Tuttavia, la domanda fu un'altra "Dove sono i medicamenti?". La risposta dell'uomo non si fece attendere e indicò un ripiano. "Grazie" disse Vassem, un attimo prima di sfilarsi i ferri dal braccio e infilarli sul collo nudo dell'uomo.
Si medicò ed uscì da quella stanza. A noi due, Eusébio


Vassem Taryo, il dottor Peste



Tecniche utilizzate: Manuale di difesa vol.2 "Peste di follia": Se vi trovate a combattere contro nemici più numerosi di voi e agguerriti, nulla è più utile di tale tecnica! Vi basterà spendere un valore Alto di energia per infettare i vostri avversarsi con il morbo della follia: essi vedranno il loro corpo cosparso di piaghe e daranno la colpa a chi sta loro intorno, credendo che essi siano untori. Immaginate di vedere i vostri avversarsi massacrarsi tra di loro! Ah che meraviglia! (pergamena "Ira" del Necromante)

Energia rimasta: 80% ( 20% spesa )

Salute mentale: 100%

Salute Fisica: 90%

Riassunto: Vassem si sveglia poco dopo che Eusébio se n'è andato e non ha quindi la minima idea del perché è lì. Quando uno dei medici tenta di togliergli la maschera, lui lo blocca e lo colpise facendolo a cadere a terra, mentre gli altri medici si allontana dal lettino sorpresi. Allora Vassem si alza in piedi, ma è debole, e, nonostante la minaccia del bisturi, i medici iniziano ad avvicinarsi per circondarlo e bloccarlo, ma vengono "investiti" dal potere della tecnica mentale di Vassem ( spendendo il 20% di energia ) e, non avendo difese mentali per contrastarla, iniziano a combattersi ed uccidersi tra di loro, proprio perché presi dalla follia. Solo due si salvano quando la tecniche sparisce. Uno attacca Vassem, il quale blocca l'attacco con il braccio e poi uccide il suo aggressore, l'altro cercava di fuggire trascinandosi, ma viene bloccato da Vassem che prima gli chiede dove siano i medicinali per curarsi e poi lo uccide. Dopo la strage, Vassem esce dalla porta per cercare Eusébio
 
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Emelianenko
view post Posted on 16/9/2014, 09:21




"Ma che diavolo!"

Gridò Eusebio nell'osservare Vassem traversare la porta.

"Non può essere..."

Poi rivolse lo sguardo verso l'altra persona presente nella stanza; fu in quel momento che comprese cosa era appena successo: il suo collega non aveva somministrato alcun sedativo a Vassem.

"Olavo..."

Borbottò.

"Perché?"

"Non potevo farlo... Lui è un medico migliore di quanto pensi.
Migliore di me, di quelli che stavano per operarlo e di chiunque sia mai entrato in questo edificio. Lui è l'unico dottore alla tua altezza, l'unico con cui potresti f-"


Un rombo interruppe le parole di Olavo; poi il camice del medico cominciò a macchiarsi di rosso: era stato sparato.

__ __

Stringeva ancora la pistola fumante tra le mani, Eusebio, quando si rivolse a Vassem.

"Prenderò io stesso il tuo cuore."

Ai piedi di Vassem prese forma una stella a cinque punte, illuminata da una strana luce.
Ben presto avrebbe bruciato l'uomo.
Subito dopo, Eusebio gli avrebbe sparato un colpo di pistola al viso, per poi estrarre dalla sacca un proiettile speciale, con una croce dipinta sopra.
Lo avrebbe inserito nell'arma, ed avrebbe premuto ancora una volta il grilletto, mirando ora alla parte bassa dell'addome.


CITAZIONE
Puoi riconoscere in Olavo un paziente guarito, un medico che aveva fallito nella cura di un suo paziente ed ha quindi dovuto ammettere la sua superiorità, un parente di un tuo paziente, o una qualsiasi altra figura che puoi aver incontrato in passato e che in qualche modo ha un'immagine positiva di te come medico.
Passando alla parte tecnica, Eusebio utilizza la pergamena
CITAZIONE
Trappola incandescente: il cacciatore crea una sagoma di luce sotto i piedi dell'avversario, causando gravi ustioni a chiunque permanga all'interno della stessa che non sia il cacciatore stesso.
La tecnica ha natura magica. La tecnica sarà personalizzabile a piacimento circa natura, forma e fattezze della sagoma, purché questa renda sempre identificabile l'area di effetto della stessa. Chiunque permanga nella sagoma di luce, e non sia lo stesso caster, subirà danni da fuoco pari a Medio per ciascun turno. La tecnica dura complessivamente due turni e svanisce al termine del secondo turno seguente dell'avversario. Qualunque materiale infiammabile presente nell'area di effetto subirà danno da fuoco come se esposto ad una fonte diretta di calore. Per evitare il danno, l'avversario dovrà sfruttare le proprie abilità e combinarle in uno stratagemma idoneo a liberarlo dall'effetto della sagoma, non potendo sottrarsi semplicemente camminando. L'effetto agisce su tre dimensioni, interessando chiunque attraversi la sagoma, anche volando.
Consumo di energia: Alto

seguita da un colpo di pistola al viso, che devi considerare come un semplice attacco fisico portato con 2Cs in mira ed 1Cs in intelligenza (3 totali).
Subito dopo utilizza
CITAZIONE
Tiro esplosivo: il cacciatore lancia una freccia o un proiettile carico di energia che esplode all'impatto col bersaglio, causando danni all'avversario.
La tecnica ha natura fisica e consiste nel potere del caster di donare, al suo prossimo tiro, una carica energetica di tipo esplosivo che danneggerà l'avversario presente nel punto di impatto. La tecnica è utilizzabile solo con armi da lancio, quali frecce, proiettili e simili, ma mai con armi da mischia. La sua durata è istantanea. La tecnica causa un danno Alto ad un singolo bersaglio. La tecnica potrà essere accompagnata da effetti scenici che interessino il caster, le sue armi o l'ambiente circostante, purché l'effetto della tecnica non muti in quanto tale ed il caster sia sempre riconoscibile in quanto tale ed in quanto "fonte" del danno.
Consumo di energia: Alto
 
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