Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Il bazar della Capitale, scena free

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Ashel
view post Posted on 27/8/2014, 12:10






- Fermati!

Il ladro svoltò a destra e poi a sinistra lungo le strade del mercato e per quanto Arsona si sforzasse non riusciva mai a raggiungerlo.
L'aveva visto infilare le sue dita scaltre nelle borse dei viaggiatori che giungevano a Qashra per fare affari o per visitare la fiorente capitale del Sultanato dei nani, ignari che soprattutto nei bazar si nascondevano individui talmente lesti da derubare anche il più accorto dei visitatori.
In quella mezza giornata di libertà che le era stata concessa da Yafet aveva deciso di prendere un po' d'aria ed era capitata nel bel mezzo del mercato nel giorno di festa in cui abili venditori esibivano le loro merci talvolta venute da lontano.
Il Bazar di Qashra era un trionfo di colori: tra tappeti lavorati a mano, frutti tropicali, spezie profumate e abiti dai pigmenti sgargianti era facile distrarsi e lasciare che i ladruncoli di strada approfittassero della situazione.
Ma Arsona non si sarebbe data per vinta; avrebbe recuperato tutto il malloppo, a costo di inseguirlo fin dall'altra parte della città. In fondo per quanto fosse stata sollevata dai suoi doveri per qualche ora rimaneva pur sempre una recluta dell'esercito di Qashra.
Aveva già il fiatone quando l'uomo riuscì a saltare una bancarella di pesce con uno scatto felino; lei, per tentare di evitarla, dovette fare il giro perdendo terreno.

- Maledizione, acciuffatelo!

Ma nessuno le diede retta.
Il ladro sgattaiolava tra la folla con una facilità disarmante e la giovane nana, nonostante i suoi sforzi, poteva fare ben poco.
I suoi movimenti erano lenti, goffi, pachidermici in confronto a quelli del rapido borseggiatore.
Del resto l'addestramento a cui Yafet aveva accettato di sottoporla non prevedeva, almeno per il momento, alcuna prova di resistenza. Maneggiavano la spada, per lo più, e la balestra.
Tiravano con l'arco, si esercitavano nella lotta corpo a corpo. E sebbene Arsona gli avesse spesso chiesto di voler fare altro, egli rifiutava sempre sostenendo che non fosse pronta.
Del resto era entrata nell'esercito da poche settimane e quello di Yafet era più che un favore; era il gesto di un vecchio amico di famiglia che aveva acconsentito ad aiutarla quando Jahangir, suo padre, si era rinchiuso nei suoi appartamenti rifiutando di continuare il suo addestramento militare. Antichi debiti lo legavano ai Jahan - quante volte suo padre gli aveva salvato la vita in battaglia? - e vedendola dedicare anima e corpo agli allenamenti quella che era nata come un'incombenza si era trasformata in un piacere che finì presto per esulare dal mero compiacimento per i risultati di Arsona nella scherma e nella pratica delle armi da lancio.
Ma il sottoufficiale di Qashra, a dispetto della simpatia che anch'egli provava per lei, cercava continuamente di mantenere le distanze, se non altro per rispetto a Jahangir e per i dieci anni che lo dividevano dalla sua pupilla.
Arsona, dal canto suo, comprendendo la natura dell'atteggiamento distaccato di lui, aveva sempre evitato di manifestare apertamente il suo affetto; ma questo non aveva reso la situazione meno penosa e senz'altro non aveva giovato alla sua disposizione d'animo, continuamente tormentato dal pensiero di un sentimento non ricambiato.
In quella folle rincorsa per acciuffare il borseggiatore il pensiero della nana andò diverse volte a Yafet e per quanto si sforzasse di non distrarsi era impossibile per lei non soffermarsi sul ricordo di lui e delle parole gentili che sempre le riservava; e allora finiva per associarle ai suoi modi a volte distaccati, come se anch'egli, facendo violenza a se stesso, facesse il possibile affinché le cose non seguissero il loro corso naturale.
Capitava quindi come in quel caso che la sua mente viaggiasse ben oltre le circostanze e perdesse di vista il suo obiettivo: si rese conto che il ladro l'aveva seminata quando, girato l'angolo, non fu più in grado di individuarlo.
Imboccò un vicolo secondario e sbucò in una strada più grande dove una fiumana di gente si muoveva da un bancarella all'altra attirata dalle offerte e dagli inviti dei mercanti.
Il profilo alto di un giovane uomo di fattezze similari a quelle del ladro apparve allora davanti a lei; gli corse incontro e lo afferrò per la spalla, costringendolo a farlo voltare. Tentò anche di atterrarlo, non voleva che fuggisse di nuovo - anche se era possibile che non fosse lui l'individuo che cercava.
Eppure non voleva rassegnarsi a lasciar perdere.

- Ehi, tu! Fammi vedere cos'hai in mano!

Le era parso che avesse tra le mani una borsa simile a quella che era stata rubata, ma avendolo visto di spalle avrebbe anche potuto essersi sbagliata.
Seccata dal pensiero di Yafet e da quell'inseguimento che l'aveva vista perdente, Arsona aveva assunto nel frattempo un'espressione assai lontana da quella solare e pacata che di solito esibiva al prossimo: scrutò infatti con sguardo grave e indagatore il viso del malcapitato sperando di scorgervi le fattezze del suo borseggiatore, nonostante sapesse che probabilmente era già al sicuro in qualche vicolo o in qualche bettola di periferia.



Arsona, nel corso di un inseguimento nel bazar di Qashra, acciuffa un passante - Enoch - scambiandolo per il borseggiatore.
Ovviamente essendo una giocata libera chiunque è libero di prendervi parte :)
 
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