Esperto ······ - Group:
- Member
- Posts:
- 4,537
- Location:
- Oltre la Barriera.
- Status:
| |
| ...continua da qui. CHRYSOTEMIS
Taanach, Sanatorio del Tempio. Due giorni prima del funerale. Madre Chrysotemis si appoggiò allo schienale dello scranno con un sospiro, e la giovane novizia incaricata di assisterla si affrettò premurosa a porgerle dell'acqua rinfrescata con succo di limone. Osservò la sua superiora con deferenza: non si sarebbe mai aspettata un simile riguardo per quella donna mezza morta. Sapeva chi era, naturalmente. Non esiste mezzo migliore dell'assoluto riserbo per diffondere un segreto: fin da quando quel ragazzo malconcio si era presentato alla foresteria del tempio con la disperazione negli occhi e quella poveraccia semisvenuta tra le braccia non c'era stato altro argomento di conversazione nel refettorio e tra le novizie. Leeda sbirciò di sottecchi la Madre cambiare le pezzuole umide sulla fronte della strega e notò che il volto, nonostante quelle orrende cicatrici che l'avrebbero sfigurata per sempre, sembrava più roseo e sano di qualche giorno prima. Alla fine forse i decotti di Freya e le medicine di Kajus stavano facendo il loro corso. Annotò mentalmente di riferire quanto visto alla sua amica Freya, quando Chrysotemis fece un gesto chiamandola a sé. Il cuore le batté forte. Non era abituata a servire una vestale di quel lignaggio, e la maschera della Madre le incuteva una morsa di paura.
La sua voce era appena un sussurro roco.
- Nessuno entrerà qui finché la luna non sarà sorta e tramontata due volte. Nessuno. - fece una pausa come per accertarsi che Leeda avesse capito bene. La ragazza annuì con un nodo in gola. Se la richiesta poteva sembrare strana, la novizia non manifestò alcun dubbio: non era cosa saggia, nemmeno per le vestali più anziane, contestare il volere di una Madre. - Lasciaci sole, ora.
Leeda si congedò con un inchino rispettoso e uscì all'aria aperta, tirando un lungo sospiro di sollievo.
Tẖạ̉r. Tẖạ̉r.
Tẖạ̉r.
Zaide si sentiva meglio, molto meglio. Se non fosse stato per gli incubi che le attanagliavano la mente ogni volta che si assopiva, avrebbe forse potuto guarire rapidamente, ma la tortura mentale che quelle strida notturne le provocavano rallentava notevolmente l'efficacia delle medicine. Chrysotemis aveva trascorso con lei ogni ora del giorno e della notte. Conosceva Zaide, la strega di Taanach, come una donna erudita e potente che tutti erano troppo occupati a odiare e temere per riconoscerne la grandezza. Se un ragazzo, quel tal Kirin, aveva rischiato la vita per trascinarla al tempio nel cuore della notte, non poteva esserci solo male in lei, la Madre ne era certa.
Passò un dito sul volto martoriato della ragazza: le streghe sono tutte vecchie e brutte, pensò, proprio come me.
E Zaide aprì gli occhi.
- Tẖạ̉r... - esalò.
Chrysotemis aggrottò la fronte. La strega aveva ripetuto quel monosillabo fino allo stremo, gridandolo con dolore durante gli incubi notturni, sussurrandolo con sguardo vitreo al vuoto nei rari momenti di incoscienza. Ma da qualche giorno Zaide si era ripresa, e la Madre aveva sperato che potesse dire qualcosa di più. Naturalmente lei conosceva il significato di quella parola.
Vendetta.
Solo, si chiedeva come quella donna potesse conoscere l'antica e strisciante parlata dei demoni.
- Tẖạ̉r- le sussurrò di rimando, esitante. Raramente le Madri parlavano con qualcuno, se non per impartire ordini o a meno che non fosse richiesto dal rito. Le Madri osservano, ascoltano, e comandano. Non comunicano. Ma Chrysotemis voleva entrare in contatto con Zaide. - Tẖạ̉r- ripeté, più forte. La strega spalancò gli occhi, e per la prima volta da quando giaceva in quel letto il suo sguardo guizzò vivo a cercare quello della sua salvatrice.
- Dov'è? Dov'è? - gridò affannosamente. - Helaayne...dov'è?
Chrysotemis tacque, pensierosa. Il ragazzo aveva raccontato per sommi capi le vicende che avevano ridotto Zaide in quello stato: perdere la sua bambina doveva averle sconvolto la mente senza rimedio.
- Aiutami... - mormorò Zaide.
Se anche solo la metà delle voci che si raccontavano su di lei era vera, Zaide non era certo il tipo di persona che chiede aiuto. Ma nei suoi occhi di smeraldo si leggeva ben più di una richiesta d'aiuto: era una preghiera dal cuore, la supplica di una madre disperata.
- Tu sei una Madre...Aiutami ti prego...
- Ma come potrei...? - Chrysotemis era ipnotizzata dalla sua assistita. Aveva davanti a sé una delle creature più magnifiche, potenti e odiate che mai fossero arrivate a Taanach, e quella si prostrava dinanzi a lei come un animale ferito.
- Tu puoi...Vedere...
La Madre si ritrasse. Aveva già concesso alla strega ben più privilegi di quanto fosse realmente in suo potere concedere, ma quello che Zaide sembrava volere ora andava ben oltre il lecito.
- Usa...la Vista...per me...
- Non posso farlo.
Una fredda austerità permeò all'istante la sua voce, cancellando ogni traccia di umanità e compassione. Nessuno, nemmeno Zaide di Taanach, poteva dimenticare che le Madri vestali sono esseri superiori da venerare con timore e rispetto, non fattucchiere alle quali chiedere favori e numeri di magia.
- Tu...puoi vedere dov'è...dov'è lei... - la voce di Zaide si incrinò e Chrysotemis intuì a cosa si riferisse la strega, ma scosse la testa e si alzò, passeggiando per la stanza. Solo il dio poteva concedere la Vista, ed era considerato quasi sacrilego servirsene per altri scopi: nemmeno i Triarchi potevano indurre le Madri a Vedere a loro piacimento, nonostante questo potesse indubbiamente favorirli nella loro corsa al potere. Chrysotemis non si sarebbe mai prestata a una tale infrazione delle sacre leggi: nemmeno per una madre che cercava disperatamente sua figlia, perduta chissà dove e forse morta di stenti nel deserto. Una fitta di compassione le attraversò il cuore al pensiero di tale sofferenza, e improvvisamente una forza sovrumana si impadronì di lei, stringendole il cuore in una morsa agghiacciante. Si voltò di scatto, incapace di gridare né di articolare alcuna parola, e vide la strega fissarla con sguardo feroce, seduta sul letto a fatica, ma lucida e pericolosa come non mai.
- Tu. Lo farai - la sua voce era malferma, ma carica di potere e costrizione.
Chrysotemis cercò di scrollarsi di dosso quelle catene invisibili, ma invano: la strega aveva approfittato immediatamente dell'attimo in cui aveva concesso al suo animo di vacillare, di mostrarsi umano, e così facendo si era resa nuda e vulnerabile all'attacco. Pur nel dolore atroce nel quale si dibatteva non poté fare a meno di provare un soffio di ammirazione per Zaide. Calpestata, ferita e annientata, ma sempre pericolosa e imprevedibile. Aveva tanto desiderato di incontrarla, quando non era che una Vergine del tempio...
Buio.
Un buio denso, strisciante e vivo scorre tutto intorno e dentro di me. Sembra notte, è notte. La notte della morte. Occhi. Occhi di brace. Occhi di male puro. Demoni.
- Helaayne...? - chiamo. Devo vederla, devo trovarla. Sono qui per lei. Questa è la sua mente.
- Helaayne? - la mia voce sembra frantumarsi in mille gocce di cristallo, mentre l'eco la diffonde innaturalmente nella notte.
- Sono qui.
Sussulto. Non sei Helaayne, penso. No Zaide, hai sbagliato. Impossibile. Questa è Helaayne. Deve essere Helaayne.
- Non hai capito...Non hai mai capito.
Cavernosa, la voce dell'incubo torna a gracchiare e ridere nella mia mente, facendomi impazzire. Zaide, lasciami andare...lasciami uscire! No. Ho bisogno di te.
- Non hai capito...
- Cosa?! - urlo rabbiosa.
Non so nemmeno chi sono io. Chrysotemis? Zaide? O solo una madre? La nostra mente si è fusa in un mondo di oscurità e morte.
- Cosa non ho capito?
- Che Helaayne non esiste. Non è mai esistita.
Il mio cuore perde un colpo. Non è vero. Certo che è esistita. Certo che esiste. E' mia figlia...
- Solo una trappola...Un'esca per portarti qui...Per farti mia...
Cosa? Cosa sta dicendo quella maledetta voce? Non si vede nulla. Solo occhi di brace e odore di paura.
La voce ridacchia, sembra gongolare della mia esitazione.
- Nient'altro che una marionetta...Uno Shabāha solo per te...
Sento un gran tumulto nella mia mente. Uno Shabāha? Poi un lampo di consapevolezza mi pervade. Chrysotemis lo sa. Lo so. Lo so. Un soffio vitale generato da una creatura demoniaca capace di permeare come vita vera un essere qualunque. Può possedere un cadavere e renderlo vivo in eterno, o divorare l'essenza vitale di un vivo.
No...Non può essere. Helaayne è solo una bambina...
La voce ride della mia esitazione. Avverto la costernazione di Chrysotemis. L'ho trascinata in un inferno di cui forse nemmeno lei conosceva l'esistenza...
- Chi sei tu? - grido.
Ancora una volta, la risposta è dentro di me. Chrysotemis sa anche questo. Sono scioccata nell'attingere alle informazioni celate nel profondo della sua coscienza.
L'Ahriman. Una creatura dimenticata nelle viscere della terra che si perpetua nel corso dei secoli da millenni ormai. Che si nutre di odio, terrore e corruzione. Che ha assaporato il profumo della sua preda molti anni orsono, circuendola con le sue esche ovunque ella andasse, indebolendone lo spirito d'acciaio per poterne infine bere l'anima... Sei tu la preda dell'Ahriman, Zaide...
- No! - la mia voce esce strozzata, come da una grande distanza.
- Troppo tardi, mia cara. - la voce suadente inizia a rivelare i contorni di un volto inumano.
Avverto la coscienza di Chrysotemis agitarsi incontrollata. Ma non sono ancora pronta ad abbandonare la visione. Dobbiamo andarcene, o resteremo intrappolate... No.
Un lampo di comprensione mi illumina all'improvviso, rivelandomi l'orrore nel quale sono quasi annegata nel corso degli anni. No, non è possibile. E se fosse così? Forse Helaayne non è stata la prima. Prima di lei...Qualcun altro...Qualcos'altro ha provato...a indebolirmi. Caelian...La mia amata Caelian...E se anche lei non fosse altro che un...
- Ah! Ah! Ah! - una risata gutturale e odiosa interrompe il mio flusso di coscienza. - Alla fine ci sei arrivata, eh? Ma lei non è stata capace di indebolirti fino in fondo...E chi avrebbe mai pensato che sarebbero state un'incantevole fanciulla e una dolce bambina a divorarti l'anima fino ad ucciderti? Ah! Ah! Ah!
Il dolore mi fa annaspare. Mi sento sempre più debole, schiacciata da un peso insormontabile. Caelian...Ed Helaayne...Nient'altro che una trappola...Shabāha...Per annientarmi...No...Per annientare lei, Zaide.
Il buio inizia a diradarsi. I contorni delle cose si fanno sfumati ma rassicuranti, gli occhi di brace svaniscono.
Non è sicuro trattenere la Vista quando sta per svanire. Ho ripreso il controllo, e ora devo farci scivolare fuori di qui con grande attenzione.
La minima distrazione potrebbe distruggere la mente di Zaide, non è abituata a sforzi simili.
Mi concedo un momento di compassione. Non posso odiarla per avermi costretta in quella visione infernale.
Era sua figlia.
E' sua figlia.
O meglio, figlia del più pericoloso dei demoni mai creati dal Buco del Diavolo: un Ahriman, la creatura perpetua che si autogenera nella corruzione e nel male.
A poco a poco inizio a discernere i contorni della stanza. Zaide non è ancora al sicuro, il minimo scatto potrebbe ucciderla. La Vista è un terreno pericoloso, ma ora il difficile è passato.
Ancora pochi passi...Vieni Zaide...Ti porto a casa...
Tẖạ̉r!
Una risata infernale. Un bagliore accecante.
E poi il nulla.
|
|