Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Fetiales; In Mortem

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view post Posted on 27/8/2014, 22:01

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Freya


Taanach, nel cuore del Tempio. Mezzanotte.



La voce delle donne senz'ombra si leva cupa e dolorosa tra le mura annerite.
Mi sento soffocare, vorrei uscire ma so che se lo facessi di sicuro si volterebbero tutti a guardarmi e io sprofonderei dall'imbarazzo. L’odore dell’incenso mi inebria e mi pizzica il naso, maledetta erba puzzolente! Dev’essere uno di quegli intrugli portati da chissà dove, non certo preparato nel mio laboratorio...Come se le buone vecchie piante del Giardino delle vergini non fossero abbastanza sacre per queste cerimonie, bah!

Cantano un canto lento e lugubre che mi gonfia l'anima di tristezza, il che è logico dato che non siamo esattamente ad una festa, però...Tra di loro spicca Raven, la senz'ombra più anziana. E' cieca, e la sua voce è tanto profonda e perfetta da sembrare ultraterrena. Il suo unico dono al dio.
La osservo con curiosità insieme alle altre donne velate di nero e mi chiedo se non abbiano mai sofferto l'isolamento dal mondo: a differenza delle Vergini, le donne senz'ombra non hanno alcun contatto con l'esterno tranne che in occasioni di grande importanza e comunque sempre in veste ufficiale, mai come donne qualunque. A me non sembrano nemmeno umane.

Ma ecco che sto divagando, di nuovo...

Mi costringo a tornare con la mente al presente, sforzandomi di abbassare lo sguardo in una smorfia contrita, ma a fatica. La fiamma divora il legno della pira sotto cui è sepolta la donna, divampando quasi con rabbia e illuminando i volti dei presenti con lunghe ombre inquietanti; non posso reprimere un brivido nel contemplare le spaventose maschere delle Madri, inespressive e mostruose nell’aria fiammeggiante della sera: e tra tutte Chrysotemis, la madre più anziana, immobile e agghiacciante, sepolta nella sua maschera di corallo di Dorhamat e piume di fenice.

Sono terribilmente curiosa. Oggi in refettorio Leeda mi ha confermato che la vecchia ha vegliato ad ogni ora del giorno e della notte sulla morta. Beh, prima che morisse, chiaramente. Le sue ferite erano gravi, le ho viste, ma a me non sembravano letali: negli ultimi giorni ho dato fondo alle mie scorte di erbe curative e Kajus si è fatto in quattro nel procurarsi i costosissimi impiastri provenienti da Basiledra ma evidentemente quella poveraccia deve averne passate delle belle, là fuori.

Credo che questo funerale sarà solo l’inizio di una buona dose di succosi pettegolezzi: secondo Kajus, due notti prima Chrysotemis avrebbe addirittura acconsentito ad esercitare la Vista per lei.
E’ un gran segreto, ovviamente.
Lui lo sa perché un paio di notti fa ha dovuto procurarle l’erba di luna e i galletti giovani, e certo non si tratta di richieste che una Madre fa tutti i giorni, e Kajus serve le Madri da troppo tempo per non sapere a cosa le servissero.
Cosa non darei per sapere cosa la vecchia abbia visto per quella sconosciuta, e soprattutto perché! Ma nessuno a parte lei lo sa, naturalmente.

La nenia continua.
Le senz'ombra cantano senza sosta da quello che mi pare ormai un tempo interminabile, e il mio sguardo continua a posarsi su Raven. Mi fa venire i brividi. I pozzi neri che ha al posto degli occhi sembrano scrutare nell’anima di tutti noi presenti, e insieme alla severità della sua voce hanno l’effetto di farmi sentire piccola e miserabile.

Poi il canto tace, e nel cordoglio generale devo mordermi la lingua per non ridacchiare nel sentire Kajus emettere un sospiro rumoroso al mio fianco: se lo conosco, il suo disagio in tutta quella solennità è come minimo pari alla mia noia.

- Usciamo di qui - borbotta nei miei capelli camuffando uno sbadiglio sotto un maldestro colpo di tosse.

- Ssst! - lo rimbecco, felice che ci sia lui a farmi sentire normale, e non un mostro di insensibilità.

Chrysotemis ha alzato una mano nel gesto dell’estrema benedizione sulle fiamme morenti del rogo.

Alla fine, il fuoco se l’è dunque presa, quella donna; ho sentito parlare così tanto di lei, che mi sembra quasi di conoscerla. L’ho solo intravista un paio di volte nei giorni scorsi, ma in quella donna ferita e tormentata non ho riconosciuto la leggendaria creatura dell’inferno di cui si canta nelle locande dei vicoli di Taanach.

Dev’essere stata una donna molto sola.

Con un leggero cenno del capo saluto il corteo di Vergini che accompagna sotto lo sguardo implacabile di Chrysotemis l’ultimo viaggio della Strega.

- Addio, Zaide di Taanach. - mormoro nell’aria fredda della notte.


 
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view post Posted on 27/8/2014, 22:02

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...continua da qui.

Zaide


Vecchia Taanach, case popolari. Due settimane prima del funerale.


- Forza, appoggiati a me. Siamo quasi arrivati, ancora poco!

La voce di Kirin era appena un sussurro, ma risuonava come un boato nella mente stanca di Zaide. Il ragazzo si era dimostrato, come sempre, l'amico più leale e instancabile che la Strega potesse dire di avere mai avuto. Non le aveva mai voltato le spalle nemmeno quando la sua stessa vita aveva rischiato di essere in pericolo, mai.
Avevano perso un compagno nelle Saline, e la strega avrebbe fatto la stessa identica fine tra le grinfie dei Maledetti se Kirin non si fosse armato di ostinazione sfidando le ferite, la sete e la stanchezza per trascinarla fuori dall'inferno. Avevano un'altra compagna di viaggio, Astrid, ma alle porte di Taanach le loro strade si erano divise.

- Non posso...Non posso tornare qui. - aveva rantolato Zaide allo stremo delle forze.

L'odio degli abitanti di Taanach nei suoi confronti era una ferita ancora troppo vivida per la strega: non voleva tornare ad essere additata, disprezzata e bandita dalla città che col tempo aveva imparato ad amare e chiamare casa.
Ma Kirin, con una punta d'amarezza, era sicuro che nessuno l'avrebbe riconosciuta.
La folta chioma ramata non era che un ricordo, il volto d'alabastro era segnato da profonde cicatrici e ferite che il tempo non avrebbe più cancellato, e una profonda sofferenza segnava il contorno dei suoi occhi.

Sembrava invecchiata di cinquant'anni, in quelle maledette Saline.

- Fidati di me.

Zaide chiuse gli occhi, stremata.
Le ferite erano solo una parte della tremenda sofferenza che provava: le profonde borse nere sotto gli occhi erano anche frutto della lunga serie di notti insonni che l'aveva accompagnata fino a quel momento. Non poteva, non voleva più dormire. O gli incubi sarebbero tornati...

- Portala dentro.

Una voce di bambina la destò dal torpore. Si era assopita senza volerlo mentre Kirin la trasportava a stento verso una casupola cadente dall'aria vagamente familiare.

- Hel..Helaayne... - sussurrò. Aveva la bocca riarsa, ma se lei era lì doveva chiamare il suo nome. Due grandi occhi la fissarono preoccupati. Ma non avevano l'inconfondibile luce degli occhi della Bambina, né il sinistro bagliore rosso di Helaayne.
Chiuse le palpebre, sfinita.
Troppe volte ormai si era detta che la sua vita era finita, tanto che non ci credeva più nemmeno lei. La sua anima si ostinava a restare attaccata a quel corpo senza più voglia di vivere come una foglia tenace, e aveva deciso di lasciare che il mondo semplicemente le scorresse attorno ignorandola.
Se non fosse stato per Kirin.

- Mariha.

Kirin corse ad abbracciare la sua piccola amica con un moto di felicità da tempo quasi dimenticato. Era stremato, preoccupato e più affamato che mai in vita sua, ma era finalmente a casa. La piccola si affrettò a prestare le prime cure ad entrambi, ma non poté trattenere un grido di sgomento quando liberò Zaide del mantello che le si era talmente incollato alla carne riarsa e ustionata da sembrare una seconda pelle, nel vedere le cui ferite perfino il più smaliziato dei medici avrebbe vacillato.

- Kirin, io non so se...se possiamo fare qualcosa per...

- Dobbiamo! Dobbiamo, Mariha! Gliel'ho promesso. - Zaide nella semincoscienza in cui si trovava percepiva l'urgenza del ragazzo. La paura. La rabbia.
La supplica nella sua voce.
Gliel'ho promesso...

Un denso strato di nebbia sembrò ricoprirle le palpebre. La ragazzina doveva averle iniettato qualcosa per farla riposare. No. No... Per qualche istante la strega tentò vanamente di lottare contro il buio che la inghiottiva, poi più nulla.

- Tẖạ̉r...Tẖạ̉r...Tẖạ̉r...

Un sussurro. Che si moltiplicava fino a diventare un indistinto coro di voci gracchianti come cornacchie impazzite che stridevano nella sua mente, strillandole nelle orecchie quell'unica parola senza senso: Tẖạ̉r, Tẖạ̉r! Era l'inizio del solito incubo.
Dal buio si materializzarono decine, centinaia di occhietti rossi che la fissavano ipnotizzandola: Helaayne...Helaayne? Si vedeva arrancare disperatamente nel buio, cercando di riconoscere tra quegli occhi gli unici per i quali avrebbe dato la vita.

Tẖạ̉r, Tẖạ̉r, Tẖạ̉r! Ancora, ancora e ancora fino a diventare un gracidio assordante, e infine una risata satanica che le faceva esplodere il cranio.

Ridevano di lei.
Delle sue lacrime, della sua paura, e della sua stupidità.

Non hai capito...Non hai mai capito...

Il cuore di Zaide perse un colpo. Questa voce non l'aveva mai sentita prima: chi stava parlando? Si sforzò di discernerla ancora una volta tra l'assordante vociare dei Thar, thar che la stordiva; era come se quelle migliaia di voci tutte insieme avessero misteriosamente composto quelle parole.

Non hai mai capito...Questa volta Zaide la sentì distintamente: era una voce cavernosa, ultraterrena.
E all'improvviso esplose in una risata che le squarciò la testa in due.

- Calmati, calmati!

Kirin si precipitò verso il lettuccio dove Mariha cercava disperatamente di sedare la strega. Un urlo spaventoso l'aveva svegliato dal sonno inquieto nel quale era scivolato incautamente.

- Kirin, Kirin! - la bambina piangeva. - Non posso farlo...Non ce la faccio!

Il ragazzo si prese la testa tra le mani, poi abbracciò la piccola per consolarla. Non era colpa sua. Non era colpa di nessuno. Ma Zaide andava salvata, e forse c'era un solo posto dove avrebbe potuto condurla.

- La porterò al Tempio.

Mariha trattenne rumorosamente il fiato. - Kirin, non puoi farlo. La uccideranno...

Il ragazzo annuì; si sentiva svuotato, come se prendere una tale folle decisione l'avesse di colpo liberato da ogni sua preoccupazione.

- Forse sì, se la riconosceranno. Ma morirà comunque se la teniamo qui.

Se c'era qualcuno in grado di curare delle ferite tanto spaventose, quelle erano le Madri del Tempio di T'al. Era come infilare un agnello zoppo in un covo di lupi famelici, ma era la sua unica speranza.

- Dammi una mano. - disse, risoluto. - Saremo lì prima dell'alba.



Ringrazio Shinodari per la fiducia riposta nell'avermi concesso di utilizzare il suo pg Kirin Rashelo e la sua png Mariha!
 
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view post Posted on 27/8/2014, 22:03

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...continua da qui.

CHRYSOTEMIS


Taanach, Sanatorio del Tempio. Due giorni prima del funerale.


Madre Chrysotemis si appoggiò allo schienale dello scranno con un sospiro, e la giovane novizia incaricata di assisterla si affrettò premurosa a porgerle dell'acqua rinfrescata con succo di limone. Osservò la sua superiora con deferenza: non si sarebbe mai aspettata un simile riguardo per quella donna mezza morta.
Sapeva chi era, naturalmente.
Non esiste mezzo migliore dell'assoluto riserbo per diffondere un segreto: fin da quando quel ragazzo malconcio si era presentato alla foresteria del tempio con la disperazione negli occhi e quella poveraccia semisvenuta tra le braccia non c'era stato altro argomento di conversazione nel refettorio e tra le novizie. Leeda sbirciò di sottecchi la Madre cambiare le pezzuole umide sulla fronte della strega e notò che il volto, nonostante quelle orrende cicatrici che l'avrebbero sfigurata per sempre, sembrava più roseo e sano di qualche giorno prima. Alla fine forse i decotti di Freya e le medicine di Kajus stavano facendo il loro corso.
Annotò mentalmente di riferire quanto visto alla sua amica Freya, quando Chrysotemis fece un gesto chiamandola a sé.
Il cuore le batté forte. Non era abituata a servire una vestale di quel lignaggio, e la maschera della Madre le incuteva una morsa di paura.

La sua voce era appena un sussurro roco.

- Nessuno entrerà qui finché la luna non sarà sorta e tramontata due volte. Nessuno. - fece una pausa come per accertarsi che Leeda avesse capito bene. La ragazza annuì con un nodo in gola. Se la richiesta poteva sembrare strana, la novizia non manifestò alcun dubbio: non era cosa saggia, nemmeno per le vestali più anziane, contestare il volere di una Madre.
- Lasciaci sole, ora.

Leeda si congedò con un inchino rispettoso e uscì all'aria aperta, tirando un lungo sospiro di sollievo.


Tẖạ̉r.
Tẖạ̉r.

Tẖạ̉r.

Zaide si sentiva meglio, molto meglio. Se non fosse stato per gli incubi che le attanagliavano la mente ogni volta che si assopiva, avrebbe forse potuto guarire rapidamente, ma la tortura mentale che quelle strida notturne le provocavano rallentava notevolmente l'efficacia delle medicine. Chrysotemis aveva trascorso con lei ogni ora del giorno e della notte. Conosceva Zaide, la strega di Taanach, come una donna erudita e potente che tutti erano troppo occupati a odiare e temere per riconoscerne la grandezza. Se un ragazzo, quel tal Kirin, aveva rischiato la vita per trascinarla al tempio nel cuore della notte, non poteva esserci solo male in lei, la Madre ne era certa.

Passò un dito sul volto martoriato della ragazza: le streghe sono tutte vecchie e brutte, pensò, proprio come me.

E Zaide aprì gli occhi.

- Tẖạ̉r... - esalò.

Chrysotemis aggrottò la fronte. La strega aveva ripetuto quel monosillabo fino allo stremo, gridandolo con dolore durante gli incubi notturni, sussurrandolo con sguardo vitreo al vuoto nei rari momenti di incoscienza. Ma da qualche giorno Zaide si era ripresa, e la Madre aveva sperato che potesse dire qualcosa di più.
Naturalmente lei conosceva il significato di quella parola.

Vendetta.

Solo, si chiedeva come quella donna potesse conoscere l'antica e strisciante parlata dei demoni.

- Tẖạ̉r- le sussurrò di rimando, esitante. Raramente le Madri parlavano con qualcuno, se non per impartire ordini o a meno che non fosse richiesto dal rito. Le Madri osservano, ascoltano, e comandano. Non comunicano.
Ma Chrysotemis voleva entrare in contatto con Zaide.
- Tẖạ̉r- ripeté, più forte.
La strega spalancò gli occhi, e per la prima volta da quando giaceva in quel letto il suo sguardo guizzò vivo a cercare quello della sua salvatrice.

- Dov'è? Dov'è? - gridò affannosamente. - Helaayne...dov'è?

Chrysotemis tacque, pensierosa. Il ragazzo aveva raccontato per sommi capi le vicende che avevano ridotto Zaide in quello stato: perdere la sua bambina doveva averle sconvolto la mente senza rimedio.

- Aiutami... - mormorò Zaide.

Se anche solo la metà delle voci che si raccontavano su di lei era vera, Zaide non era certo il tipo di persona che chiede aiuto. Ma nei suoi occhi di smeraldo si leggeva ben più di una richiesta d'aiuto: era una preghiera dal cuore, la supplica di una madre disperata.

- Tu sei una Madre...Aiutami ti prego...

- Ma come potrei...? - Chrysotemis era ipnotizzata dalla sua assistita. Aveva davanti a sé una delle creature più magnifiche, potenti e odiate che mai fossero arrivate a Taanach, e quella si prostrava dinanzi a lei come un animale ferito.

- Tu puoi...Vedere...

La Madre si ritrasse.
Aveva già concesso alla strega ben più privilegi di quanto fosse realmente in suo potere concedere, ma quello che Zaide sembrava volere ora andava ben oltre il lecito.

- Usa...la Vista...per me...

- Non posso farlo.

Una fredda austerità permeò all'istante la sua voce, cancellando ogni traccia di umanità e compassione. Nessuno, nemmeno Zaide di Taanach, poteva dimenticare che le Madri vestali sono esseri superiori da venerare con timore e rispetto, non fattucchiere alle quali chiedere favori e numeri di magia.

- Tu...puoi vedere dov'è...dov'è lei... - la voce di Zaide si incrinò e Chrysotemis intuì a cosa si riferisse la strega, ma scosse la testa e si alzò, passeggiando per la stanza.
Solo il dio poteva concedere la Vista, ed era considerato quasi sacrilego servirsene per altri scopi: nemmeno i Triarchi potevano indurre le Madri a Vedere a loro piacimento, nonostante questo potesse indubbiamente favorirli nella loro corsa al potere. Chrysotemis non si sarebbe mai prestata a una tale infrazione delle sacre leggi: nemmeno per una madre che cercava disperatamente sua figlia, perduta chissà dove e forse morta di stenti nel deserto.
Una fitta di compassione le attraversò il cuore al pensiero di tale sofferenza, e improvvisamente una forza sovrumana si impadronì di lei, stringendole il cuore in una morsa agghiacciante.
Si voltò di scatto, incapace di gridare né di articolare alcuna parola, e vide la strega fissarla con sguardo feroce, seduta sul letto a fatica, ma lucida e pericolosa come non mai.

- Tu. Lo farai - la sua voce era malferma, ma carica di potere e costrizione.

Chrysotemis cercò di scrollarsi di dosso quelle catene invisibili, ma invano: la strega aveva approfittato immediatamente dell'attimo in cui aveva concesso al suo animo di vacillare, di mostrarsi umano, e così facendo si era resa nuda e vulnerabile all'attacco.
Pur nel dolore atroce nel quale si dibatteva non poté fare a meno di provare un soffio di ammirazione per Zaide. Calpestata, ferita e annientata, ma sempre pericolosa e imprevedibile. Aveva tanto desiderato di incontrarla, quando non era che una Vergine del tempio...


Buio.

Un buio denso, strisciante e vivo scorre tutto intorno e dentro di me.
Sembra notte, è notte.
La notte della morte.
Occhi.
Occhi di brace.
Occhi di male puro.
Demoni.

- Helaayne...? - chiamo.
Devo vederla, devo trovarla. Sono qui per lei. Questa è la sua mente.

- Helaayne? - la mia voce sembra frantumarsi in mille gocce di cristallo, mentre l'eco la diffonde innaturalmente nella notte.

- Sono qui.

Sussulto.
Non sei Helaayne, penso. No Zaide, hai sbagliato.
Impossibile. Questa è Helaayne. Deve essere Helaayne.

- Non hai capito...Non hai mai capito.

Cavernosa, la voce dell'incubo torna a gracchiare e ridere nella mia mente, facendomi impazzire. Zaide, lasciami andare...lasciami uscire!
No.
Ho bisogno di te.

- Non hai capito...

- Cosa?! - urlo rabbiosa.

Non so nemmeno chi sono io. Chrysotemis? Zaide? O solo una madre? La nostra mente si è fusa in un mondo di oscurità e morte.

- Cosa non ho capito?

- Che Helaayne non esiste. Non è mai esistita.

Il mio cuore perde un colpo. Non è vero. Certo che è esistita. Certo che esiste. E' mia figlia...

- Solo una trappola...Un'esca per portarti qui...Per farti mia...

Cosa? Cosa sta dicendo quella maledetta voce?
Non si vede nulla.
Solo occhi di brace e odore di paura.


La voce ridacchia, sembra gongolare della mia esitazione.

- Nient'altro che una marionetta...Uno Shabāha solo per te...

Sento un gran tumulto nella mia mente.
Uno Shabāha?
Poi un lampo di consapevolezza mi pervade.
Chrysotemis lo sa.
Lo so.
Lo so.
Un soffio vitale generato da una creatura demoniaca capace di permeare come vita vera un essere qualunque. Può possedere un cadavere e renderlo vivo in eterno, o divorare l'essenza vitale di un vivo.

No...Non può essere. Helaayne è solo una bambina...

La voce ride della mia esitazione.
Avverto la costernazione di Chrysotemis. L'ho trascinata in un inferno di cui forse nemmeno lei conosceva l'esistenza...

- Chi sei tu? - grido.

Ancora una volta, la risposta è dentro di me. Chrysotemis sa anche questo.
Sono scioccata nell'attingere alle informazioni celate nel profondo della sua coscienza.

L'Ahriman. Una creatura dimenticata nelle viscere della terra che si perpetua nel corso dei secoli da millenni ormai. Che si nutre di odio, terrore e corruzione. Che ha assaporato il profumo della sua preda molti anni orsono, circuendola con le sue esche ovunque ella andasse, indebolendone lo spirito d'acciaio per poterne infine bere l'anima...
Sei tu la preda dell'Ahriman, Zaide...


- No! - la mia voce esce strozzata, come da una grande distanza.

- Troppo tardi, mia cara. - la voce suadente inizia a rivelare i contorni di un volto inumano.

Avverto la coscienza di Chrysotemis agitarsi incontrollata. Ma non sono ancora pronta ad abbandonare la visione.
Dobbiamo andarcene, o resteremo intrappolate...
No.

Un lampo di comprensione mi illumina all'improvviso, rivelandomi l'orrore nel quale sono quasi annegata nel corso degli anni. No, non è possibile. E se fosse così? Forse Helaayne non è stata la prima. Prima di lei...Qualcun altro...Qualcos'altro ha provato...a indebolirmi. Caelian...La mia amata Caelian...E se anche lei non fosse altro che un...

- Ah! Ah! Ah! - una risata gutturale e odiosa interrompe il mio flusso di coscienza. - Alla fine ci sei arrivata, eh? Ma lei non è stata capace di indebolirti fino in fondo...E chi avrebbe mai pensato che sarebbero state un'incantevole fanciulla e una dolce bambina a divorarti l'anima fino ad ucciderti? Ah! Ah! Ah!

Il dolore mi fa annaspare. Mi sento sempre più debole, schiacciata da un peso insormontabile. Caelian...Ed Helaayne...Nient'altro che una trappola...Shabāha...Per annientarmi...No...Per annientare lei, Zaide.

Il buio inizia a diradarsi.
I contorni delle cose si fanno sfumati ma rassicuranti, gli occhi di brace svaniscono.

Non è sicuro trattenere la Vista quando sta per svanire.
Ho ripreso il controllo, e ora devo farci scivolare fuori di qui con grande attenzione.

La minima distrazione potrebbe distruggere la mente di Zaide, non è abituata a sforzi simili.

Mi concedo un momento di compassione.
Non posso odiarla per avermi costretta in quella visione infernale.

Era sua figlia.

E' sua figlia.

O meglio, figlia del più pericoloso dei demoni mai creati dal Buco del Diavolo: un Ahriman, la creatura perpetua che si autogenera nella corruzione e nel male.

A poco a poco inizio a discernere i contorni della stanza.
Zaide non è ancora al sicuro, il minimo scatto potrebbe ucciderla.
La Vista è un terreno pericoloso, ma ora il difficile è passato.

Ancora pochi passi...Vieni Zaide...Ti porto a casa...


Tẖạ̉r!

Una risata infernale.
Un bagliore accecante.


E poi il nulla.



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