Si era svegliato di soprassalto. Era sul suo letto, fissava il soffitto intonacato e le travi di legno scuro che lo attraversavano. Nonostante il caldo aveva sudato freddo, come se quelle poche parole che aveva sognato presagissero il peggio.
Aveva sognato quegli occhi d'ambra, i capelli d'ebano che le cadevano sulle spalle, il ricordo del suo volto non era minimamente sbiadito da quando aveva lasciato Loc Muinne.
Gli aveva detto che avrebbe chiesto il suo aiuto, ma non si sarebbe mai immaginato di sognarla; Montu raramente credeva alle coincidenze, anche se il Destino, o Fato, o in qualunque modo le genti lo chiamavano, era qualcosa di ancor più etereo e sfuggente.
-Ho bisogno del tuo aiuto. Fidati di me.-
Poche parole, pronunciate con la basilica diroccata della città nel Bekâr-şehir a farle da sfondo. Liliana Vess, badessa dell'Ordine Negromantico dei Moros, era una donna di una bellezza tanto semplice quanto indimenticabile. I suoi linementi colpivano per la delicatezza con la quale disegnavano quel giovane volto, e lo scolpivano nelle menti di chi anche solo lo intravedeva. Guardò fuori dalla finestra senza alzarsi, e si rese conto che il sole stava appena albeggiando, e ringraziò il fatto di poter dormire ancora qualche ora. Anche se la noia, a qualunque orario, non era la miglior compagna nel risveglio.
Eppure da quell'esatto momento le cose presero una piega inaspettata. E il Demone fu ancor più certo del fatto che le coincidenze non esistono.
Qualcuno bussò alla porta, e quando l'Eterno si affacciò vide un ragazzo magrolino che non dimostrava più di vent'anni. Vestiva abiti logori, e teneva stretta in mano una lettera, chiusa con un sigillo di ceralacca di un viola molto scuro.
Immaginava il mittente.
Allungò una moneta al ragazzo quando gli consegnò il messaggio, poi tornò nella stanza e si sedette allo scrittoio, strappando la busta.
Caro Montu,
spero ti ricorderai del nostro breve incontro a Loc Muinne. Hai dimostrato grande coraggio in quell'occasione, sebbene non fosse impegnativa e pericolosa come quella che, quasi a malincuore, ti sto per proporre.
Come ti dissi quando recuperasti parte dei tesori destinati ai defunti dei Moros, non amo rischiare la vita altrui, ma i turbamenti personali portano delle volte a fare delle scelte.
La mia scelta, questa volta, sei tu.
Nel Qatja-yakin una donna sta arruolando una ciurma per una missione.
Per convincerti posso solo dirti che la spedizione è più importante di quanto appaia, e ho ottimi motivi, che purtroppo ora non posso svelarti, sia per non raggiungerti fin da subito, che per aiutare quella donna.
Il suo nome è Chandra, forse ne avrai sentito parlare.
L'appuntamento, se come mi auguro concederai il tuo aiuto a Chandra, è alla Locanda dei Re, è isolata ma molto lussuosa, la troverai facilmente.
Ci rivedremo,
Liliana Vess
La grafia delicata e curata della badessa lasciava intendere la sua eleganza e levatura.
Quanto a Chandra... Aveva sentito parlare di lei solo nell'Akerat, forse proprio a Loc Muinne, ma come al solito le voci erano tante quanto discordanti. Qualcuno la dipingeva come una sanguinaria piratessa, senza scrupoli nè cuore, per altri invece era una donna di buon cuore, sempre pronta ad aiutare chi era in difficoltà.
Avrebbe scoperto la verità molto presto.
Si vestì, e assicurò il suo equipaggiamento, prima di abbandonare la stanza e partire verso il Qatja-yakin, la strada non era poca dai Quattro Regni, e non voleva mancare l'appuntamento.
Aveva trovato facilmente la locanda. Liliana aveva ragione: era conosciuta da praticamente ogni uomo che abitava quella regione. Resa fertile grazie all'ingegnosità di Dacels Qatja, un nano, quella zona era diventata il centro nevralgico del commercio del Sud, e i nani, così come qualsiasi altro mercante lì insediatosi, avevano trovato fonti di ricchezza praticamente ovunque. I maggiori vantaggi ovviamente li aveva ottenuti il popolo delle montagne, che addirittura attraversava il Deserto dei See quando il momento era propizio. Appena fuori dal Dortan, e all'estremo confine del dominio del Sultanato; il crocevia del mondo.
Quando entrò l'ambiente curato, lindo, non maleodorante, lo spiazzò, abituato com'era alle bettole di basso borgo in cui era solito ubriacarsi e mangiare maiale o cinghiale in maniera non proprio signorile. Il pavimento era lucido, e sui tavoli erano state addirittura disposte delle tovaglie. Si sentiva fuori luogo, e forse gli uomini che erano già arrivati, sicuramente per lo stesso motivo, provavano la sua identica sensazione.
Erano intenti a sbranare il loro pasto come se non avessero abbandonato i bassifondi da cui provenivano.
-Signori, mi spiace disturbare il vostro pasto, ma è venuta l'ora di discutere d'affari.-
Aveva parlato una donna, non troppo alta, con una folta chioma rossa che le cadeva disordinata sulle spalle, le ferite, alcune delle quali ancora aperte, non la facevano assomigliare alle tipiche damigelle bisognose d'aiuto.
-Quella che ci aspetta è una missione di recupero, possiamo chiamarla così. Qualche tempo fa avevo lasciato in custodia alcune mie cose a R'lyeh per riprenderle dopo un viaggetto. Il problema è che nel frattempo la cittadina ha avuto qualche problema, ed è scoppiata una cosina, una piccola guerra civile, ed è sprofondata nel caos. Ecco io vorrei assicurarmi che nessuno dei miei averi venga danneggiato, riprendendomeli.-
E questa era la facciata, poi c'era quel "qualcosa in più" di cui Liliana era a conoscenza, e che forse loro avrebbero scoperto una volta raggiunta R'lyeh.
-Non voglio finire nel bel mezzo di una guerra. Voglio solo infilarmi in quella fottuta tesoreria, ci siamo capiti?-
Aspettò un tacito assenso da parte di tutti, poi concluse, lasciandoli spiazzati:
-Ah, vi ho già accennato che R'lyeh è sul fondo dell'oceano?-
Liliana aveva dimenticato questo piccolo particolare, e una città in fondo all'oceano non era il luogo più adatto per un Demone del Fuoco. Iniziavano male... Molto male.
-Ora, cercate di ingoiarlo. Intero. O altrimenti non riuscirete a resistere nella profondità dell'oceano. Non riuscireste nemmeno a respirare. I vostri timpani scoppierebbero. E a me non va di fare a botte con i pesci per accaparrarmi i vostri corpi saponificati.-
Dopo sette giorni a bordo de "La Ghigliottina" non poteva aspettarsi di peggio. Il mal di mare era stato uno sconosciuto, vista la calma piatta che li aveva accompagnati durante tutto il viaggio attraverso l'Oceano di Zar. Il suo primo viaggio per nave era andato piuttosto bene, un'esperienza pressoché vuota di emozioni particolari, se non per quell'affascinante inseguimento dell'orizzonte. Un passo si avvicinavano, e un passo faceva indietro la linea sottile dove cielo e mare si fondevano. Sembrava un traguardo tanto impossibile quanto necessario da raggiungere, il cervello del Demone bramava cogliere quel limite e diventarne parte. Forse in un altro momento, forse in un'altra terra.
Quando si fermarono non si vedeva niente all'orizzonte, qualunque fosse la direzione verso la quale si perdeva lo sguardo.
Ancora non era certo che tuffarsi sul fondale oceanico fosse una buona idea, specie se la loro unica assicurazione contro una morte a dir poco atroce era quel pesce rosso dagli occhi luminescenti, che annaspava nella poca acqua della boccia.
Lo ingurgitò intero, e il disgusto provocato da quell'essere viscido gli fece quasi passare inosservato il fatto che un marinaio un po' troppo debole di stomaco era stato gettato fuori bordo. Sentì il freddo pesce corrergli lungo la gola per poi finire dritto nello stomaco mentre Chandra dava le ultime disposizioni, e poi si tuffava.
Corse lungo il ponte e facendo leva con un piede sul parapetto di legno saltò in avanti per saltare ed entrare di testa in acqua.
Si aspettava di essere completamente inzuppato dalla fredda acqua dell'oceano, ma la sentiva scorrergli accanto senza bagnargli i vestiti, tanto meno la pelle.
Scivolava come seguendo un sentiero, senza bisogno di nuotare, l'oscurità che sempre più li avvolgeva non deficitava le sue capacità visive. La cosa sconvolgente era che, normalmente, respiravano.
Gli sembrava di galleggiare nel vuoto di quell'immensità, libero da ogni fatica o pericolo.
Poi videro la loro meta: un enorme palazzo composto da torrioni cilindrici, che terminavano in pinnacoli ramificati irregolarmente, diviso poi in un corpo composto da alti edifici, circondato da torri più basse, che comunicavano con le torri più grandi -quasi il doppio- attraverso quelli che sembravano grandi archi.
Quando si avvicinarono il Demone si rese conto che la struttura non era fatta in pietra, o qualsiasi altro comune materiale da costruzione, ma era viva, pulsante, formata da puro corallo rosso, in crescita e mutazione continua.
Chandra ordinò loro di seguirla, e puntò leggera verso una delle tante finestre del complesso.
Entrò in una stanza fatta interamente di madreperla, evidentemente troppo piccola per tutti, poi aprì una botola nel pavimento e si fermò nel più grande salone sottostante.
Galleggiare in quelle stanze ovviamente allagato era inusuale, e la mente ancora cercava di adattarsi alla nuova situazione.
-Uomini, radunarsi!-
Si schierarono, la sua voce era distorta, e Montu si chiese come avrebbe fatto Liliana a raggiungerli a quella profondità, come avrebbe fatto a trovarli in quel labirinto di corallo e madreperla.
-Purtroppo non conosco bene le difese di questo posto, non so se ve ne siano o meno. Potrebbero esserci trappole, o guardie, od entrambe le cose. Sarebbe meglio che prima andasse un piccolo gruppo di esploratori scelti che si ritirerebbe in caso di ingaggio.-
Lasciò assorbire la notizia da tutti:
-Chi si offre come volont..?-
Non riuscì a finire la frase, poichè le pareti iniziarono a tremare, pulsavano e si gonfiavano come se qualche creatura fosse rinchiusa al loro interno. Poi lo strato più esterno si scolorì, il rosso acceso divenne un rosa pallido fino a diventare di un bianco traslucido che non lasciava presagire nulla di buono.
Quando quella sostanza lattiginosa si dissolse nell'acqua diverse orribili creature ne avevano preso il posto.
Non erano per niente simili ad un uomo, se non per la grandezza, poichè al posto delle gambe avevano un numero indefinito di tentacoli, una viscida pelle bianco sporco che presentava placche rosse, evidentemente corallo, come fossero una corazza. Fuoriuscivano inoltre lische appuntite che avevano tutta l'aria di essere tremendamente affilate. Poi forse quella che sembrava essere, se non nella forma, una caratteristica comune di quelle specie di polpi giganti: una protuberanza, diversa nella forma per ogni individuo, che si agitava senza sosta sulla testa.
Iniziarono a ruotare vorticosamente, e poi caricarono il gruppo.
Non erano, decisamente, i benvenuti.
Estrasse la katana e si accorse che l'acqua non impediva nemmeno i movimenti più veloci: alzo la spada un attimo prima che la lisca del polpo che l'aveva puntato si conficcasse nel suo petto. Roteò il corpo accompagnando il movimento con la lama, sentì l'arma dell'avversario cozzare contro la sua e venire deviata. Si ritrovò alle sue "spalle" -forse- e affondò il colpo nel mezzo di quel molle corpo. Impresse quanta più forza poteva, e si voltò prima che la lama penetrasse le carni dell'essere, sperando che non fosse così veloce da evitarla. Si voltò e vide uno dei marinai scesi con loro in disparte, separato dal gruppo, due polpi stavano per ucciderlo. Montu alzò la pistola e sperò che anche i proiettili non incontrassero resistenza, il suono sarebbe stato attutito dal liquido ma sperava che la forza penetrante si conservasse. Sparò due colpi, in direzione di quelle protuberanze che avevano in cima alla testa, e sperò che i novizi palombari riuscissero ad avere la meglio su quelle mostruosità.
Energia: 100 -10 -10 =80%
Status Fisico: Illeso
Status Psicologico: Illeso
CS Forma Umana: +1 Intelligenza +1 Astuzia = 2CS
Armi:
Shokan: Sguainata
Pistola: Impugnata (3/5 colpi)
Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]
Oggetti:
Biglia Stordente: 1
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante: 1
Rubino: Forma Umana: +1 Forza; +1 Velocità; +2 Maestria nell’uso delle Armi. Forma Demoniaca: +2 Forza; +1 Velocità; +1 Intelligenza.
Gemma della Trasformazione
Abilità Usate:
Parata Consumo: Medio (10%)
il guerriero, muovendo abilmente la propria arma o scudo davanti a sé, può proteggersi da un attacco nemico.
La tecnica ha natura fisica. Il guerriero potrà mulinare la propria arma, o sollevare il proprio scudo dinanzi a sé per bloccare, deflettere o intercettare un'offensiva fisica volta a danneggiarlo. La tecnica consiste in una difesa ampiamente personalizzabile, e può essere attuata anche a mani nude purché nei limiti di buonsenso e sportività. In nessun caso l'attacco parato potrà essere ritorto contro l'avversario. Può bloccare offensive di portata Media o inferiore.
Colpo Duro Consumo: Medio (10%)
il guerriero esegue un attacco più potente del normale, in grado di ferire gravemente l'avversario.
La tecnica ha natura fisica. Consente al guerriero di eseguire una singola azione offensiva più pericolosa della norma. L'azione in questione potrà essere personalizzata con differenti stili o modalità di esecuzione, ma in ogni caso consisterà in uno ed un solo attacco - sia esso a mani nude o portato con un'arma bianca. La tecnica dura infatti solo il tempo necessario a portare a termine il colpo successivo al momento in cui è stata attivata. Andrà considerata come tecnica fisica di potenza Media e fronteggiata in quanto tale.
Note: Mi difendo dalla carica con Parata e contrattacco con Colpo Duro sperando che l'affondo vada a segno, giro la testa e notando un uomo in difficoltà sparo due colpi di pistola sperando:
1- Che l'arma funzioni
2- Qualora funzionasse di colpire le protuberanze che hanno in testa i due "polpi"