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La Via per Atlantide - Il Tesoro di Chandra

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The Grim
view post Posted on 30/8/2014, 13:11





La lunga attesa solitamente insopportabile questa volta non gravava più di tanto sulle sue spalle. R'lyeh era così diversa da qualsiasi altra città che aveva visto da rendere affascinante anche il solo stare in quell'angusta celletta. Quella stessa saletta era straordinaria, una stanza a piana circolare completamente fatta di madreperla scolpita finemente, modellata come fosse l'interno di una conchiglia e decorata da alghe e stelle marine fin su nel soffitto a punto. Non vi era alcun mobile ad arredarla, solo una panca intagliata nel muro che seguiva il perimetro della cella, due strette finestre l'una di fronte all'altra che mostravano la ricca e maestosa città dagli edifici così unici: un ricco giardino dai colori sgargianti, interrotto da sinuosi pinnacoli di pietra ma simili a conchiglie, da foreste di alghe ondeggianti e grossi banchi di pesci che scorrazzavano da una parte all'altra della conca. La botola circolare al centro del pavimento fu scossa da un lieve ed educato bussare, poi si aprì di scatto, scivolando lateralmente. Benché fosse da qualche giorno a R'lyeh l'aspetto dei Ved'quan continuava a turbarla, la loro pelle chiara pareva mole e viscida, i grossi occhi senza sclera conferivano loro un'aria idiota, e quella strana maschera di squame colorate che circondava la loro faccia dava alle loro forme un ché di incompiuto e patetico. Quando si era immaginata un popolo di abitanti degli abissi nella sua mente si erano formate immagini di uomini e donne dalla lunga coda di pesce, ma simili agli umani per il resto, mentre questo popolo aveva due braccia e due gambe, ma il loro viso assomigliava più a quello di un grosso tonno; sicuramente lei causava loro lo stesso disgusto. Il servo nuotò fin davanti a lei e rimase immobile per qualche secondo - il loro tradizionale saluto - poi prese a muoversi usando il loro articolatissimo linguaggio dei segni: il metallo portato da Chandra li soddisfaceva parecchio ed erano entusiasti sia delle lance che dei grossi scudi circolare quindi l'affare era fatto.

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Signora, ma perché l'avete fatto?
Non è ovvio?
Purtroppo no, non per me. Non avrei chiesto altrimenti.
R'lyeh è ben nascosta, sconosciuta ai più, e quei pesciolini son bravi a tenersi fuori dai guai.
Insomma il posto perfetto per custodire qualcosa prima di venirlo a riprendere.

Ah, si beh, ovvio. Quindi stiamo per fare un lungo viaggio?
Sto per farlo.
Nessuno potrà seguirmi in questa impresa.

E sarà molto pericoloso?
Direi mortale.
Allora perché avete lasciato là i vostri guanti?
La donna sorrise, non aggiungendo altro. Sputò lo strano pesciolino rosso - non sapeva come altro chiamare quella creatura - dalla nuca, e lo ributtò in acqua. Tante, troppe cosa potevano andare storte, nonostante tutti i preparativi. Forse avrebbe dovuto lasciare stare, nonostante la giusta causa per cui stesse per fare tutto ciò; lasciare ad altri sbrogliare la pesante matassa del Destino. Almeno avrebbe potuto perdere altro tempo in un saluto...
È difficile separarsi dai propri tesori?
Un sorriso amaro si schiuse sul suo volto chiaro. Tesori?
No, quelli erano utilissimi strumenti ma non di certo ciò che di più prezioso aveva.
E realizzò che se avesse organizzato un altro incontro non si sarebbe più decisa a fare il suo assurdo viaggio.
Si, tantissimo. Ma ci sono cose che semplicemente vanno fatte.
La aspettava un sonno lungo trecento e passa anni, la morte.
E poi un'ordalia ancora più dura.
Andiamo.




Antefatto della prossima quest del ciclo, ambientato solo qualche secolo fa.
Se vi interessa scoprire altro di Chandra... potreste leggere qua.
A breve avrete il bando.



Edited by The Grim - 9/9/2014, 01:09
 
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.Neve
view post Posted on 9/9/2014, 19:18




Il Tesoro di Chandra

N e l p r o f o n d o





Tra la fresca brezza del pomeriggio inoltrato, Rufur stringeva il grosso timone della Gigliottina come se quello fosse stato il suo ultimo viaggio. I suoi piccoli occhi scaltri scrutavano oltre l'orizzonte bluastro fissando le immagini colorate di quel cielo stranamente sereno. Il mare era una tavola. Piatto come mai prima di allora. Stranamente affabile con i suoi scapestrati visitatori. Il nano dalla grigia chioma a spazzola si interrogava, in quella calma apparente, su tale fenomeno singolare e straordinario. Solo lievi refoli sospingevano adesso il brigantino di Chandra, la rossa. Solo il dolce cullare delle piccole increspature a pelo d'acqua. La piratessa sostava cheta sul ciglio della prua. Gli stivalacci di cuoio rilucevano adesso sotto un sole cocente e sinistro, ma nonostante quel clima malato ed arrendevole, il suo animo era in preda ad astratti furori. Sotto quel letto di cobalto si celava il più grande tesoro di tutta la sua vita, il suo. Eppure avrebbe detto la stessa cosa di quell'anima così scaltra e dolce al tempo stesso, così cerea e violacea. Così scarlatta, come il suo cuore pulsante di passione. Tutte le ricchezze del mondo non avrebbero mai sanato quella ferita profonda che da tempo deturpava il suo cuore. Tutte le ricchezze del mondo non avrebbero mai riportato indietro il suo amore. Eppure, tra le ricchezze, i sogni, la gloria, ella copriva la sua rabbia. Eppure tra quegli infiniti oceani di sale, le sue emozioni affogavano. Così come il rancore.

Si volse verso il timoniere, sicura delle sue azioni. La sua mente solida era ben più affidabile di qualsiasi cartina o bussola. Conosceva quei posti a memoria: le creste d'onda che si stagliavano contro il cielo, i banchi di pesci che vorticavano infinitamente tra il fondo del mare e la tiepida acqua di superficie. Ogni tanto guizzavano come uccelli fuori dall'oceano, librati in piroette spettacolari. Li chiamava "i danzatori in apnea", così leggiadri ed incauti. Così perpetuamente boccheggianti. Ne aveva addentati a decine, nei suoi anni migliori. Ma non sapevano di nulla. Solo carne fibrosa al sale e scaglie dure come pietre. Ed un po', Chandra, li invidiava. Tanto ingenui da volare in territori ostili, tanto pazzi da sfidare il vuoto ed i predatori. Diede l'ordine a Rufur di fermarsi e poi i suoi occhi di smeraldo si fissarono i quelli mutevoli della sua ciurma.

"Compagni, quest'oggi ci inabisseremo in questo mare cheto."
La sua voce era vibrante, forte. Come il tonare di mille tempeste.
"Questa..."
Riprese, passandosi la mano sulla folta chioma di capelli rossi.
"Questa non è una missione per signorine. Non tollererò cagasotto in corso d'opera. Per cui, chi non ha intenzione di proseguire lo dica subito ed abbandoni la nave immediatamente."

Squadrò i suoi uomini, ad uno ad uno. Tra di essi vi si trovavano amici, fedeli compagni di vita, mozzi appena arruolati, briganti, truffatori, aguzzini. E poi lo sparuto gruppetto di mercenari che avevano avuto l'azzardo di volerla seguire. Sorrise con una smorfia in volto. Sapeva che comunque fosse andata, tutti loro erano ormai parte della sua memoria personale. Non si sarebbe arresa di fronte a qualsiasi traversia, non avrebbe gettato la spugna. Non così facilmente. Sollevò di peso il grosso barile alle sue spalle e lo portò in mezzo ai suoi uomini, prelevando dal suo interno alcune strane boccette di vetro. E le distribuì ai compagni, ad uno ad uno. Dentro ognuna di esse, un piccolo pesce rosso si dibatteva, sguazzando il una pozza già misera. I suoi occhietti rotondi emanavano una fluorescenza innaturale, quasi arcana.

"Ora, cercate di ingoiarlo. Intero. O altrimenti non riuscirete a resistere nella profondità dell'oceano.
Non riuscireste nemmeno a respirare. I vostri timpani scoppierebbero. E a me non va di fare a botte con i pesci per accaparrarmi i vostri corpi saponificati."


Alcuni ingoiarono prontamente il piccolo animaletto, altri - più scettici - masticarono il pesce di tutto piglio. Uno di loro facendolo, si riversò sulla poppa in preda ai conati di vomito. Chandra stessa si avvicinò a lui e con un calcio lo rimise in piedi, gettandolo poi di forza fuori dalla nave. La dipartita del mozzo servì da monito a tutti gli altri. Non potevano rischiare di sbagliare una sola sua disposizione. Avrebbero dovuto fidarsi, anche al costo di perdere la loro integrità. Anche a costo di sfidare la morte.

La rossa ingoiò il pesce in una volta e si sporse sulla ringhiera di legno.

"Rufur e voi cinque rimanete sulla nave."
Intimò ai suoi uomini.
"Voialtri seguitemi e non perdetemi di vista."

Poi si tuffò insieme al resto della ciurma.
L'oceano inghiottiva i loro corpi.

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Co-qm Point


Benvenuti alla terza quest di ciclo, "il Tesoro di Chandra"!
Come sempre è un piacere fare da Co-qm in queste narrazioni immaginifiche proposte dal nostro Grim.

Parlando del post, quel che dovete sapere è che i vostri personaggi hanno viaggiato per sette giorni sul brigantino di Chandra "La Ghigliottina" e che finalmente sono quasi giunti alla meta. Chandra intima i personaggi e la restante ciurma - composta da una ventina di elementi - ad ingoiare un particolare pesciolino rosso. Questo, non appena ingerito, modificherà il loro corpo per permettere di sopravvivere alle condizioni estreme sottomarine. È una passiva che perdurerà per tutta la giocata. Chandra si immerge quindi, e tutti gli altri la seguono. Aspettate il post di Grim con la parte successiva del post!





Edited by .Neve - 9/9/2014, 21:28
 
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The Grim
view post Posted on 9/9/2014, 19:24





Chandra non si sarebbe mai abituata a quella sensazione, sebbene trecento anni prima avesse fatto più di un viaggio a R'lyeh. Quel che stavano facendo non era nuotare, non gli somigliava nemmeno lontanamente. Quel che facevano era più simile allo sgusciare, come andare per uno scivolo invisibile del quale si poteva cambiare facilmente la forma, bastava soltanto una piccola spinta. L'acqua sfrecciava attorno al suo corpo senza però che lei o i suoi vestiti si bagnassero, sembrava fosse impermeabile come se una patina di cera invisibile rivestisse il suo corpo. L'acqua salata non bruciava i suoi occhi, né l'oscurità sembrava influire sulla sua vista e riusciva a scrutare le profondità abissali senza problemi. Le orecchie non fischiavano, ma era a disagio perché i suoni laggiù erano molto diversi che in superficie, più ovattati ma anche molto distorti; la sua stessa voce le sembrava aliena. Quelle sensazioni non erano né piacevoli, né spiacevoli di per sé ma sfrecciare a tutta velocità nell'acqua, muovendosi come un uccello poteva nell'aria senza però affaticarsi troppo era grandioso. Si sentiva libera, piena di una gioia infantile come mai gli era capitato, e per un secondo si scordò di ogni preoccupazione che le ingombrava il cervello. Le scappò una risata sghemba e stranissima, quasi gorgogliante, e poi si contenne: erano quasi arrivati alla loro meta, meno di cinque minuti e l'avrebbero raggiunto. La sede del Sinodo della Conoscenza era un'immenso palazzo composto da più torrioni tubulari dalle punte ramificate ed irregolari, diviso in un corpo dove stavano gli edifici più imponenti ed alti, mentre attorno stava una corona di torri più basse ed esili, la cui circonferenza era più o meno la metà delle sorelle maggiori; con le quali comunicavano attraverso stretti corridoi che dalla distanza sembrano leggiadri archi a volta. La caratteristica più sorprendente era però il materiale di cui era fatto l'intero complesso: corallo, rosso e vivo, tanto levigato che dalla lontananza pareva proprio marmo o qualche altra pietra; solo avvicinandosi era possibile vederne la differenza e notare che le pareti non fossero affatto lisce. La donna diede ordine al gruppo di fermarsi, e scrutò la città di R'lyeh, sulla quale fluttuavano ad un paio di chilometri di distanza; non pareva che nulla di anormale si muovesse laggiù. Fece dunque segno di seguirla, avviandosi verso una finestrella circolare lontana, identica alle tante altre del complesso. Chiunque fosse giunto lì non avrebbe saputo quale di queste molte entrate sfruttare, per poi perdersi nel dedalo di corridoi tutti uguali; ed anche lei forse si sarebbe smarrita se avesse sbagliato entrata. Fortunatamente non era una sprovveduta, sapeva benissimo il percorso da fare benché fossero passati secoli; aveva preso delle precauzioni. Sperò solo che i suoi preziosi fossero ancora là, intonsi e al sicuro.

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Attraversato il varco si trovò in una piccola stanza circolare decorata con madreperla scolpita, la stessa dove un tempo aveva atteso guardando il panorama sottomarino; adesso erano in troppi per potervi sostare. Aprì la botola sul terreno e si catapultò in grosso salone, anch'esso circolare, e decorato in maniera simile all'altra per stile ma meno ricco di dettagli e particolari.

" Uomini, radunarsi! "

Attese che l'intera ciurma fosse nel salone prima di continuare a parlare, appoggiandosi a muro con le spalle. Istintivamente le veniva voglia di poggiare i piedi al suolo, ma in realtà non ne aveva alcun bisogno. Effettivamente l'intera struttura era formata da corridoi senza alcun pavimento, spesso tubi cilindrici o stanze sferiche; ma con delle eccezioni. Purtroppo non era abbastanza esperta di architettura e roba simile per saperne i motivi.

" Purtroppo non conosco bene le difese di questo posto, non so se ve ne siano o meno.
Potrebbero esserci trappole, o guardie, od entrambe le cose. Sarebbe meglio che prima andasse un piccolo gruppo di esploratori scelti che si ritirerebbe in caso di ingaggio.

Chi si offre come volont..?
"

Le pareti presero a vibrare, come scosse da diverse onde, poi si gonfiarono come enormi membrane ripugnanti mentre delle figure si muovevano in maniera convulsa, presagio che qualcosa abitasse là dentro. Lo strato più esterno del corallo si fece sempre più traslucido, quasi bianchiccio ed infine si dissolse nell'acqua, lasciando il posto ad una nutrita schiera di bestie mostruose. La piromante per prima cosa notò che non assomigliavano affatto ai Ved'quan: innanzitutto non erano bipedi ma avevano un imprecisato numero di tentacoli che si agitava in basso, erano grandi poco più di un uomo, ed una pelle liscia ed untuosa di un bianco sporco da cui escrescevano placche rossastre e ramificate, come una corazza di corallo, ma anche lische appuntite come lame di varia lunghezza che sembravano tremendamente affilate; infine possedevano un'altra strana protuberanza si agitava sulla testa simile ad un corno o ad un rostro molle o forse un'antenna, diversa di creatura in creatura. Uno dei polipi si alzò a mezz'aria, rivelando tra i tanti tentacoli un'orifizio ricolmo di denti e punte aguzze, probabilmente le fauci di quella mostruosità. Tolta questa non possedeva nessun segno distintivo: né occhi, né naso, né orecchie o arti superiori, nessuna pinna o chela. Le creature presero a ruotare furiosamente su di loro, prendendo sempre più velocità, non serviva molta immaginazione per capire che si apprestavano a caricare il gruppo. Chandra, disgustata da quegli orrori, sguainò la sciabola, con polso tremante; nei suoi occhi non vi era che orrore.

Eppure non indietreggiò neppure di un millimetro ed anzi assunse una posa vagamente marziale,
preparandosi all'imminente impatto di quei cosi.



QM Point Benvenuti a tutti.
Niente è meglio di un'entrata in scena rocambolesca, un po' d'azione per cominciare non può che farci bene. Innanzitutto voglio dirvi che nonostante siate nelle profondità oceaniche, i vostri personaggi non subiranno alcuna ripercussione sul loro fisico, respireranno normalmente, la pressione non distruggerà le loro ossa e altre cose simili. Ovviamente ci saranno differenze anche tecniche rispetto ad una quest normale, alcune palesi (possibilità di muoversi liberamente in qualsiasi direzione come se aveste una passiva di levitazione) mentre altre sono nascoste. Riguardo al post vero e proprio le strane creature vi attaccano con una carica di potenza Media che vi causerà un danno della medesima entità se colpiti. Gestite il tutto come un normale turno di gioco, senza essere autoconclusivi coi mostri, pur avendo molto spazio di manovra sulle reazioni dei pirati; che di certo non saranno inermi. Non vi si sta dando carta bianca sul loro uso, come fossero compagni animali, ma vi lascio una certa soglia di tolleranza anche a fini valutativi, ma sopratutto per lasciare spazio alla vostra fantasia.

Avete cinque giorni pieni, quindi entro la mezzanotte di Domenica 14. Qualora vi servano chiarimenti, aiuti, o proroghe usate pure il thread di confronto, nel quale potrete anche elaborare una strategia comune.
 
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view post Posted on 10/9/2014, 11:30
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥
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La via per Atlantide ~ Il Tesoro di Chandra - Il mondo sottomarino -
Non sapeva bene perchè aveva deciso di seguire quella donna dall’aria forte e coraggiosa, forse in qualche modo si era sentita attratta da lei e aveva soltanto desiderato poter combattere al suo fianco, qualsiasi cosa avesse bisogno da dei mercenari inoltre, chiaramente, fare quel genere di lavoro era l’unico modo per poter avere sempre un pasto caldo sulla tavola. Forse avrebbe rischiato la vita ma cosa importava? Se alla fine sarebbe dovuta morire di fame tanto valeva provarci invece di lasciarsi morire senza nemmeno essersi messa d’impegno. E così, alla fine, si era ritrovata su quella meravigliosa nave a navigare in mezzo ai mari inesplorati. I suoi occhi erano pieni di meraviglia, in fondo lei veniva da un piccolo villaggio nascosto fra gli alberi, non aveva mai conosciuto niente del mondo, stava vedendo tante cose nuove e meravigliose soltanto ora che iniziava a viaggiare, iniziava a vedere e a conoscere. La maggior parte del tempo libero l’aveva passato sul parapetto della grande imbarcazione per poter osservare attentamente l’acqua che passava placida sotto di lei; però aveva scoperto anche il risvolto negativo della cosa. Non era abituata a navigare a lungo quindi, ai primi accenni di mare agitato, iniziava a venirle un forte mal di stomaco e i conati non si facevano certo attendere. Peccato ma quello era soltanto un piccolo risvolto negativo in mezzo a tante cose nuove e meravigliose. Un’altra cosa che amava fare era ammirare Chandra con quella sua meravigliosa chioma rossa; il suo volto, spesso, era pensieroso, quasi come se portasse sulle sue spalle un peso grande e devastante, a volte le faceva male il cuore nel vederla ma non poteva farci niente.


”Da dove viene tutta quella pietà?”



Le chiedeva il demone in quei momenti, ridacchiando di quell’umanità così insita in Ririchiyo. Non poteva farci niente, quella era la sua natura e non avrebbe mai potuto smettere di provare certi sentimenti, nemmeno se la stessa Litih sarebbe riuscita a prendere possesso del suo corpo.
Queste cose iniziavano a susseguirsi dopo essersi imbarcati, proprio come in quel momento in cui presto le sarebbe stato chiesto di immergersi nelle profondità marine: guardava Chandra cercando di mettere a tacere il demone. Il cappuccio della mantella viola della giovane era ben calato sulla sua testa per non mostrare a nessuno quei due piccoli segreti che celava sul suo capello fra i suoi folti capelli neri. Per fortuna quel giorno il mare era piatto e lei non era presa dai suoi soliti conati appena le onde facevano dondolare la Ghigliottina e così poteva guardare da lontano la donna che li aveva ingaggiati. La vedeva quasi fremere, come se stesse attendendo quel momento da molto tempo, ma Ririchiyo non poteva saperlo perché non conosceva la sua storia e non sapeva nemmeno quello che stava per succedere.
Appena Chandra distolse lo sguardo dal cielo e dal mare, rivolgendosi al timoniere, la giovane cacciatrice si buttò nuovamente sul parapetto, per fingere di non aver visto niente, per nascondere quella specie di reverenza che provava nei confronti di quello che era il loro capitano. Vide la nave fermarsi mentre le acque lambivano il duro legno testati in molte notti tempestose e alzò lo sguardo proprio sulla loro datrice di lavoro che si ergeva davanti a tutti loro, richiamando l’intera ciurma a raccolta. In maniera magnetica Ririchiyo non potè fare altro che abbandonare per l’ennesima volta il parapetto e rimanere in contemplazione di quella donna di cui invidiava la forza che dimostrava davanti a loro, se soltanto anche lei fosse riuscita ad acquistare una simile autostima forse avrebbe anche smesso di nascondere le sue corna, di nascondere chi davvero lei era.
Quello non era però il momento per pensarci, era il momento di rimanere in silenzio e ascoltare. A quanto pareva stava cercando di fare forza a tutti e, soprattutto, stava anche dicendo che non avrebbe accettato inetti nella sua spedizione. Questo fece deglutire leggermente la giovane che sentì fremere il suo arco che pendeva leggero insieme alla faretra sulla sua schiena. Doveva cercare di essere all’altezza delle cose e si sarebbe impegnata per non essere di peso.


”Ce la farò!”



Pensò, cercando di farsi forza proprio sull’onda delle parole di Chandra.


”Certo che ce la farai: tu hai me!”



A volte quel demone sapeva essere un po’ troppo sicuro di sé, forse avrebbe avuto bisogno di una lezione e prima o poi lei gliel’avrebbe data. L’unica cosa che però adesso la lasciava perplessa era il fatto di scendere negli abissi. Stava scherzando? Lei sapeva a malapena nuotare, come avrebbe potuto resistere sott’acqua? Forse non aveva intenzione di scendere troppo, però Ririchiyo iniziò ad essere in ansia, aveva avuto delle brutte esperienze con l’acqua e di sicuro in quell’occasione non le erano certo d’aiuto. La giovane non sapeva cosa avrebbe dovuto affrontare e che di sicuro erano peggio delle esperienze vissute fino a quel momento. Comunque, quasi come a voler rispondere alla domanda della mezzodemone, Chandra scese tra di loro con un enorme botte sulle spalle che contenevano dei pesci particolari.


”Ingoiarli interi? Ma stiamo scherzando?”



<blokquote>Pensò, quando si ritrovò con la boccetta e il pesce che aveva un’aria tutt’altro che invitante. Era rosso il povero malcapitato però aveva un’aria strana, che lo rendeva quasi eterno, come se provenisse da ere antiche e da popoli ormai dimenticati. Lo stava ancora fissando quando uno degli uomini ebbe la brillante idea di masticarsi il suo bel sushi. Impallidì nel vederlo vomitare e, soprattutto, il cuore iniziò a batterle per la paura quando vide il loro capitano buttarlo giù dalla nave. Davvero avrebbero fatto tutti quella fine? Nonostante la grande stima che provava nei confronti della rossa, iniziava davvero a pensare che quella fosse completamente pazza. Tutta la saggezza che pensava di aver intravisto nei suoi occhi si perse nella memoria e l’unica cosa che in quel momento era rimasto di lei era la follia di aver intimato chi non voleva seguirla di abbandonare la nave, quindi buttarsi in mare, e aver dato morte certa a quel poverette che aveva avuto la malsana idea di masticarsi quel pesciolino dall’aria tutt’altro che appetibile. Purtroppo si era cacciata in quella situazione con le sue mani e adesso doveva subire, sperava soltanto che quella donna non li stesse portando verso morte certa. Alla fine si decise e si buttò il pesciolino in bocca. Poteva sentirlo dibattersi tentando di trovare nuovamente la libertà ma, con un eccezionale sforzo di autocontrollo, dovette riuscire ad ingoiarlo intero, sopprimendo i conati di vomito che si facevano sentire per il disgusto di sentire quella cosa viscida dentro la sua bocca. Le ricordava tanto la pelle di un serpente…e lei ne aveva il puro terrore. Con il fiato grosso per lo sforzo di trattenere dentro quel piccolo animaletto, si dovette appoggiare per un attimo al parapetto e si toccò la gola. Era strano, ora non lo sentiva più, eppure l’aveva ingoiato. Si rimise in posizione eretta per vedere cosa fosse successo agli altri e tutti sembravano stare bene. Tirò un sospiro di sollievo e alla fine sorrise leggermente sotto il suo cappuccio viola.
La donna aveva seriamente intenzione di buttarsi, lasciando di guardia soltanto il nano e alcuni suoi uomini. Un po’ le spiaceva che la simpatica creatura non facesse parte della spedizione, ma probabilmente avrebbe avuto altro da fare che chiacchierare con un nano.
Alla fine si trovò davvero davanti al fatto di doversi buttare in mare. Osserva Chandra tuffarsi e, dietro di lei, molto uomini che le erano fedeli. Ora toccava anche a lei.

”Non pensare alle brutte esperienze, ora sei abbastanza forte per sopportare qualsiasi cosa ci sia lì in fondo!”



Cercò di farsi forza mentre si arrampicava sul parapetto, si tappava il naso e si preparava a buttarsi. Si lanciò e l’impatto con l’acqua non era esattamente come se lo aspettava. L’unica cosa che sentì era l’acqua che si apriva al suo passaggio e poi la discesa mentre mille ricordi le tornavano alla mente.


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Era molto piccola quando aveva iniziato a sperimentare le sue prime esperienze con l’acqua, in particolare con il fiume che stava proprio dietro il suo piccolo villaggio. Aveva avuto tanta paura un giorno in particolare.
Si trovava, come sempre, sulle rive del fiume e stava guardando il suo riflesso specchiato nell’acqua. Si chiedeva in continuazione perché le sue corna non piacessero agli altri e le fissava, non riusciva capire cose che avrebbe compreso più avanti insieme a Lilith, ancora il demone non riusciva a farsi sentire, ancora Ririchiyo era troppo piccola. Proprio mentre stava avvicinando le dita al suo riflesso, qualcuno comparve dietro di lei: era un bambino che la guardava con aria cattiva e che spesso se la prendeva con lei quando la vedeva in giro.


«Adesso farò annegare il mostro!»



La ragazzina non ebbe modo di alzarsi o fuggire perché il giovane le diede una spinta, facendola portare via dai flutti leggeri del fiume. La piccola stava iniziando ad andare a fondo dal momento che non aveva mai imparato a nuotare, da fuori, però, sentiva provenire voci ovattate e qualcuno che chiamava il suo nome.


«…Ririchiyo…RIrichiyo….dove sei?»



Poi sentì dei rumori che si propagavano da un punto impreciso non molto lontano da lei e alla fine la vide: sua madre; i lunghi capelli molto simili ai suoi le incorniciavano il viso svolazzando letteralmente intorno a lei. Le cinse la vita con un braccio e la portò via. Gli occhi ametista della piccola brillavano leggermente e lei si voltò per guardare le profondità marine. Era spaventata, pensava di morire con quell’acqua birichina che tentava di entrare nel suo corpo con tutte le sue forze ma, nello stesso momento, si chiedeva cosa il fiume potesse nascondere nel suo ventre.


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Quello per lei poteva essere un grande giorno, si stava spingendo là dove aveva sempre avuto paura e ora non aveva intenzione di fermarsi. Il cappuccio intanto le era scivolato dalla testa ma, proprio come lei non ci aveva fatto caso, probabilmente nessuno avrebbe notato la cosa, stavano vivendo un’esperienza troppo unica per potersi guardare in faccia l’un l’altro alla ricerca di particolari che erano sfuggiti. Così ora le sue corna erano libere di essere lambite dalle acque, così come i due fiori che erano applicati sui fiocchi che li decoravano.
Inoltre in quel momento era diverso rispetto a quando ci era caduta dentro. I suoi vestiti sembravano quasi essere impermeabili, così come la sua arma che non sembrava correre il rischio di marcire; gli occhi non le bruciavano, anzi, sembravano vedere particolarmente bene nel buio, sensazione provata spesso da Lilith e trasmessa a lei attraverso l’anima che avevano in comune. Che si fosse trasformata senza però rendersene conto? La luce non riusciva più a raggiungere il punto fin dove si erano spenti e una notte eterna senza luna si era calata su di loro. L’unica cosa che era uguale a quella volta erano i suoni: ovattati, distorti…eppure sapeva di sentirci bene perché le sue orecchie non fischiavano e non erano tappate. Insomma era davvero come quel piccolo pesce che aveva avuto modo di ingoiare senza fiatare. Tutte le imprecazioni che prima avrebbe voluto mandare a Chandra adesso erano scomparse dalla sua mente, lasciando spazio soltanto alla frenesia di capire dove dovevano arrivare.
In breve arrivarono finalmente alla loro destinazione. Ririchiyo non ne sconosceva il nome ma i suoi occhi funzionavano benissimo e potè vedere gli enormi torrioni che componevano l’edificio, anzi il complesso di edifici, inoltre c’erano le entrate che sembravano essere tutti uguali. Dal canto suo la ragazzina non sarebbe stata in grado di orientarsi in quel posto, quindi doveva confidare in Chandra che sebrò perfettamente riconoscere il posto. Si mosse, facendo cenno agli altri di seguirla, così attraversarono una delle entrare e si ritrovarono in un dedalo di corridoi che soltanto una persona del posto avrebbe sputo dire dove portavano e, alla fine, si ritrovarono in un salone enorme decorato con madreperla e circolare. Non erano particolarmente ricche le decorazioni ma rendevano comunque la stanza molto bella e le davano un’aria eterna, almeno agli occhi di Ririchiyo che non sapeva come staccarli. Come una sciocca girava in tondo cercando di fissare ogni minimo particolare di quel posto nei suoi occhi. Soltanto la voce del loro capitano la riportò alla realtà, riportando la sua attenzione su Chandra. Si radunarono tutti intorno a lei per poter ascoltare di nuovo le sue parole. Stava cercando dei volontari che avevano voglia di esplorare quel posto per scoprire eventuali trappole o guardie ma non fece in tempo a finire la frase perché le pareti iniziarono a vibrare. Spaventata da quell’anomalia Riirchiyo si guardò intorno spaventata, imbracciando subito il suo arco e pronta a difendersi. Gli occhi avevano preso a illuminarsi ad intermittenza, segno che anche lilith era pronta ad intervenire nel caso per la giovane fosse stato troppo difficile combattere. Lo strato esterno del corallo prese a cambiare colore, illuminandosi appena e, alla fine, lasciando posto ad una piccola schiera di nemici. Erano davvero orribili, avevano dei tentacoli e sembravano essere viscidi e soprattutto molto ostili. Si guardò subito intorno cercando il volto degli altri. Non incrociò nessuno sguardo notando che tutta la loro attenzione e il loro disgusto era per quelle creature abominevoli. Ma in fondo le trovavano orribile solo perché erano diversi da loro.


”Anche io sono diversa…forse è per questa che nessuno vuole avvicinarmi?”



Accompagnato a questo pensiero partirono anche accuse nei propri confronti, proprio lei che subiva l’emarginazione trovava ripugnanti quelle creature senza nemmeno conoscerle? Allora anche lei era come tutti gli altri?
Alla mente poi le tornò il nano che aveva incontrato sulla nave. Anche lui era diverso ma a lei piaceva la sua compagnia, non perché era un nano, ma perché aveva dimostrato di non essere ostile. Sbatte per un attimo le palpebre con forza, quasi come a voler mandare via pensieri malsani e, alla fine, giunse ad una conclusione. Non li trovava orrendi perché erano diversi e avevano quella forma, li trovava davvero disgustosi perché sentivano che li stavano per attaccare.
A conferma del suo dubbio quelle creature si prepararono per attaccarli, andando verso di loro e cercando di colpirli come un’anomala che cerca di travolgere qualsiasi cosa incontri sul suo cammino.
Ririchiyo provò a difendersi, i suoi occhi si illuminarono in maniera definitiva e schivò i loro attacchi con una velocità innata e superiori alle sue capacità, cercando di capire come poter attaccare. Si guardò in giro mentre schivava i colpi e vedeva gli altri pirati che incassavano con grande maestria, o forse con grande esperienza, e ripartivano subito all’attacco come animali spaventati senza intelletto, persi perché non avevano ordini da seguire. Anche lei non aveva ordini da seguire ma era chiaro che questi comprendessero l’eliminazione di quelle creature. Allora lo avrebbe fatto. Incoccò una freccia e cercò di farla sibilare nell’acqua per raggiungere i loro nemici e far esplodere il suo colpo. Sperava di investirne almeno un paio con quel colpo, poi avrebbe tentato di colpire a mani nude chiunque di loro avrebbe avuto la possibilità di avvicinarsi troppo a lei, tentando di colpirli con un calcio ben assestato sui loro tentacoli e provare così a fermare la loro marcia.



CITAZIONE

RIRICHIYO


Basso: 5% - Medio: 10% - Alto: 20% - Critico: 40%


»Stato fisico: Indenne
»Stato mentale: Indenne
»Sinossi: Egoista, indipendente e irascibile; coriacea, corna e occhi viola
»Energia: 100%-10%-20% = 70%
»Cs: 2 (1 Maestria Armi, 1 Astuzia)
»Equipaggiamento: Arco, 14 colpi a giocata
Difesa
Fratello del vento: il cacciatore assume una posa caratteristica, guadagnando una rapidità incredibile e superando i limiti del proprio corpo per qualche tempo.
La tecnica è un power up di natura fisica. All'attivazione potranno essere associate personalizzazioni come una posa caratteristica o leggere mutazioni nell'aspetto, ma mai trasformazioni complete: il caster dovrà restare riconoscibile come tale. L'utilizzatore guadagnerà 2 CS ad una singola caratteristica per una durata totale di due turni al fine di potenziare la velocità del caster; questo potrà decidere di sciogliere la tecnica prima del termine, nel caso lo desiderasse. La singola capacità potenziata può essere potenziata liberamente, ma dovrà essere specificata al momento dell'acquisto prima di inserirla in scheda.
Consumo di energia: Medio

Attacco
Tiro esplosivo: il cacciatore lancia una freccia o un proiettile carico di energia che esplode all'impatto col bersaglio, causando danni all'avversario.
La tecnica ha natura fisica e consiste nel potere del caster di donare, al suo prossimo tiro, una carica energetica di tipo esplosivo che danneggerà l'avversario presente nel punto di impatto. La tecnica è utilizzabile solo con armi da lancio, quali frecce, proiettili e simili, ma mai con armi da mischia. La sua durata è istantanea. La tecnica causa un danno Alto ad un singolo bersaglio. La tecnica potrà essere accompagnata da effetti scenici che interessino il caster, le sue armi o l'ambiente circostante, purché l'effetto della tecnica non muti in quanto tale ed il caster sia sempre riconoscibile in quanto tale ed in quanto "fonte" del danno.
Consumo di energia: Alto

Usa 4 CS fisici per tirare un calcio ai nemici che potrebbero essersi avvicinati

Specchietto riasuntivo
Si difende usando movimenti veloci dati grazie a fratello del vento, attacca usando tiro esplosivo con una freccia che ho già scalato dal conto dei colpi utilizzabili e, nel caso alcuni nemici siano riusciti a penetrare nel gruppo utilizza i 4 CS per tirargli un calcio ben assestato sui tentacoli, altrimenti non li usa, però intanto ottiene il powerup delle CS dato da fratello del vento.

 
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view post Posted on 12/9/2014, 20:46
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
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Si era svegliato di soprassalto. Era sul suo letto, fissava il soffitto intonacato e le travi di legno scuro che lo attraversavano. Nonostante il caldo aveva sudato freddo, come se quelle poche parole che aveva sognato presagissero il peggio.
Aveva sognato quegli occhi d'ambra, i capelli d'ebano che le cadevano sulle spalle, il ricordo del suo volto non era minimamente sbiadito da quando aveva lasciato Loc Muinne.
Gli aveva detto che avrebbe chiesto il suo aiuto, ma non si sarebbe mai immaginato di sognarla; Montu raramente credeva alle coincidenze, anche se il Destino, o Fato, o in qualunque modo le genti lo chiamavano, era qualcosa di ancor più etereo e sfuggente.
-Ho bisogno del tuo aiuto. Fidati di me.-
Poche parole, pronunciate con la basilica diroccata della città nel Bekâr-şehir a farle da sfondo. Liliana Vess, badessa dell'Ordine Negromantico dei Moros, era una donna di una bellezza tanto semplice quanto indimenticabile. I suoi linementi colpivano per la delicatezza con la quale disegnavano quel giovane volto, e lo scolpivano nelle menti di chi anche solo lo intravedeva. Guardò fuori dalla finestra senza alzarsi, e si rese conto che il sole stava appena albeggiando, e ringraziò il fatto di poter dormire ancora qualche ora. Anche se la noia, a qualunque orario, non era la miglior compagna nel risveglio.
Eppure da quell'esatto momento le cose presero una piega inaspettata. E il Demone fu ancor più certo del fatto che le coincidenze non esistono.
Qualcuno bussò alla porta, e quando l'Eterno si affacciò vide un ragazzo magrolino che non dimostrava più di vent'anni. Vestiva abiti logori, e teneva stretta in mano una lettera, chiusa con un sigillo di ceralacca di un viola molto scuro.
Immaginava il mittente.
Allungò una moneta al ragazzo quando gli consegnò il messaggio, poi tornò nella stanza e si sedette allo scrittoio, strappando la busta.

Caro Montu,
spero ti ricorderai del nostro breve incontro a Loc Muinne. Hai dimostrato grande coraggio in quell'occasione, sebbene non fosse impegnativa e pericolosa come quella che, quasi a malincuore, ti sto per proporre.
Come ti dissi quando recuperasti parte dei tesori destinati ai defunti dei Moros, non amo rischiare la vita altrui, ma i turbamenti personali portano delle volte a fare delle scelte.
La mia scelta, questa volta, sei tu.
Nel Qatja-yakin una donna sta arruolando una ciurma per una missione.
Per convincerti posso solo dirti che la spedizione è più importante di quanto appaia, e ho ottimi motivi, che purtroppo ora non posso svelarti, sia per non raggiungerti fin da subito, che per aiutare quella donna.
Il suo nome è Chandra, forse ne avrai sentito parlare.
L'appuntamento, se come mi auguro concederai il tuo aiuto a Chandra, è alla Locanda dei Re, è isolata ma molto lussuosa, la troverai facilmente.
Ci rivedremo,
Liliana Vess


La grafia delicata e curata della badessa lasciava intendere la sua eleganza e levatura.
Quanto a Chandra... Aveva sentito parlare di lei solo nell'Akerat, forse proprio a Loc Muinne, ma come al solito le voci erano tante quanto discordanti. Qualcuno la dipingeva come una sanguinaria piratessa, senza scrupoli nè cuore, per altri invece era una donna di buon cuore, sempre pronta ad aiutare chi era in difficoltà.
Avrebbe scoperto la verità molto presto.
Si vestì, e assicurò il suo equipaggiamento, prima di abbandonare la stanza e partire verso il Qatja-yakin, la strada non era poca dai Quattro Regni, e non voleva mancare l'appuntamento.



23xoC




Aveva trovato facilmente la locanda. Liliana aveva ragione: era conosciuta da praticamente ogni uomo che abitava quella regione. Resa fertile grazie all'ingegnosità di Dacels Qatja, un nano, quella zona era diventata il centro nevralgico del commercio del Sud, e i nani, così come qualsiasi altro mercante lì insediatosi, avevano trovato fonti di ricchezza praticamente ovunque. I maggiori vantaggi ovviamente li aveva ottenuti il popolo delle montagne, che addirittura attraversava il Deserto dei See quando il momento era propizio. Appena fuori dal Dortan, e all'estremo confine del dominio del Sultanato; il crocevia del mondo.
Quando entrò l'ambiente curato, lindo, non maleodorante, lo spiazzò, abituato com'era alle bettole di basso borgo in cui era solito ubriacarsi e mangiare maiale o cinghiale in maniera non proprio signorile. Il pavimento era lucido, e sui tavoli erano state addirittura disposte delle tovaglie. Si sentiva fuori luogo, e forse gli uomini che erano già arrivati, sicuramente per lo stesso motivo, provavano la sua identica sensazione.
Erano intenti a sbranare il loro pasto come se non avessero abbandonato i bassifondi da cui provenivano.
-Signori, mi spiace disturbare il vostro pasto, ma è venuta l'ora di discutere d'affari.-
Aveva parlato una donna, non troppo alta, con una folta chioma rossa che le cadeva disordinata sulle spalle, le ferite, alcune delle quali ancora aperte, non la facevano assomigliare alle tipiche damigelle bisognose d'aiuto.
-Quella che ci aspetta è una missione di recupero, possiamo chiamarla così. Qualche tempo fa avevo lasciato in custodia alcune mie cose a R'lyeh per riprenderle dopo un viaggetto. Il problema è che nel frattempo la cittadina ha avuto qualche problema, ed è scoppiata una cosina, una piccola guerra civile, ed è sprofondata nel caos. Ecco io vorrei assicurarmi che nessuno dei miei averi venga danneggiato, riprendendomeli.-
E questa era la facciata, poi c'era quel "qualcosa in più" di cui Liliana era a conoscenza, e che forse loro avrebbero scoperto una volta raggiunta R'lyeh.
-Non voglio finire nel bel mezzo di una guerra. Voglio solo infilarmi in quella fottuta tesoreria, ci siamo capiti?-
Aspettò un tacito assenso da parte di tutti, poi concluse, lasciandoli spiazzati:
-Ah, vi ho già accennato che R'lyeh è sul fondo dell'oceano?-
Liliana aveva dimenticato questo piccolo particolare, e una città in fondo all'oceano non era il luogo più adatto per un Demone del Fuoco. Iniziavano male... Molto male.



23xoC




-Ora, cercate di ingoiarlo. Intero. O altrimenti non riuscirete a resistere nella profondità dell'oceano. Non riuscireste nemmeno a respirare. I vostri timpani scoppierebbero. E a me non va di fare a botte con i pesci per accaparrarmi i vostri corpi saponificati.-
Dopo sette giorni a bordo de "La Ghigliottina" non poteva aspettarsi di peggio. Il mal di mare era stato uno sconosciuto, vista la calma piatta che li aveva accompagnati durante tutto il viaggio attraverso l'Oceano di Zar. Il suo primo viaggio per nave era andato piuttosto bene, un'esperienza pressoché vuota di emozioni particolari, se non per quell'affascinante inseguimento dell'orizzonte. Un passo si avvicinavano, e un passo faceva indietro la linea sottile dove cielo e mare si fondevano. Sembrava un traguardo tanto impossibile quanto necessario da raggiungere, il cervello del Demone bramava cogliere quel limite e diventarne parte. Forse in un altro momento, forse in un'altra terra.
Quando si fermarono non si vedeva niente all'orizzonte, qualunque fosse la direzione verso la quale si perdeva lo sguardo.
Ancora non era certo che tuffarsi sul fondale oceanico fosse una buona idea, specie se la loro unica assicurazione contro una morte a dir poco atroce era quel pesce rosso dagli occhi luminescenti, che annaspava nella poca acqua della boccia.
Lo ingurgitò intero, e il disgusto provocato da quell'essere viscido gli fece quasi passare inosservato il fatto che un marinaio un po' troppo debole di stomaco era stato gettato fuori bordo. Sentì il freddo pesce corrergli lungo la gola per poi finire dritto nello stomaco mentre Chandra dava le ultime disposizioni, e poi si tuffava.
Corse lungo il ponte e facendo leva con un piede sul parapetto di legno saltò in avanti per saltare ed entrare di testa in acqua.
Si aspettava di essere completamente inzuppato dalla fredda acqua dell'oceano, ma la sentiva scorrergli accanto senza bagnargli i vestiti, tanto meno la pelle.
Scivolava come seguendo un sentiero, senza bisogno di nuotare, l'oscurità che sempre più li avvolgeva non deficitava le sue capacità visive. La cosa sconvolgente era che, normalmente, respiravano.
Gli sembrava di galleggiare nel vuoto di quell'immensità, libero da ogni fatica o pericolo.
Poi videro la loro meta: un enorme palazzo composto da torrioni cilindrici, che terminavano in pinnacoli ramificati irregolarmente, diviso poi in un corpo composto da alti edifici, circondato da torri più basse, che comunicavano con le torri più grandi -quasi il doppio- attraverso quelli che sembravano grandi archi.
Quando si avvicinarono il Demone si rese conto che la struttura non era fatta in pietra, o qualsiasi altro comune materiale da costruzione, ma era viva, pulsante, formata da puro corallo rosso, in crescita e mutazione continua.
Chandra ordinò loro di seguirla, e puntò leggera verso una delle tante finestre del complesso.
Entrò in una stanza fatta interamente di madreperla, evidentemente troppo piccola per tutti, poi aprì una botola nel pavimento e si fermò nel più grande salone sottostante.
Galleggiare in quelle stanze ovviamente allagato era inusuale, e la mente ancora cercava di adattarsi alla nuova situazione.
-Uomini, radunarsi!-
Si schierarono, la sua voce era distorta, e Montu si chiese come avrebbe fatto Liliana a raggiungerli a quella profondità, come avrebbe fatto a trovarli in quel labirinto di corallo e madreperla.
-Purtroppo non conosco bene le difese di questo posto, non so se ve ne siano o meno. Potrebbero esserci trappole, o guardie, od entrambe le cose. Sarebbe meglio che prima andasse un piccolo gruppo di esploratori scelti che si ritirerebbe in caso di ingaggio.-
Lasciò assorbire la notizia da tutti:
-Chi si offre come volont..?-
Non riuscì a finire la frase, poichè le pareti iniziarono a tremare, pulsavano e si gonfiavano come se qualche creatura fosse rinchiusa al loro interno. Poi lo strato più esterno si scolorì, il rosso acceso divenne un rosa pallido fino a diventare di un bianco traslucido che non lasciava presagire nulla di buono.
Quando quella sostanza lattiginosa si dissolse nell'acqua diverse orribili creature ne avevano preso il posto.
Non erano per niente simili ad un uomo, se non per la grandezza, poichè al posto delle gambe avevano un numero indefinito di tentacoli, una viscida pelle bianco sporco che presentava placche rosse, evidentemente corallo, come fossero una corazza. Fuoriuscivano inoltre lische appuntite che avevano tutta l'aria di essere tremendamente affilate. Poi forse quella che sembrava essere, se non nella forma, una caratteristica comune di quelle specie di polpi giganti: una protuberanza, diversa nella forma per ogni individuo, che si agitava senza sosta sulla testa.
Iniziarono a ruotare vorticosamente, e poi caricarono il gruppo.
Non erano, decisamente, i benvenuti.
Estrasse la katana e si accorse che l'acqua non impediva nemmeno i movimenti più veloci: alzo la spada un attimo prima che la lisca del polpo che l'aveva puntato si conficcasse nel suo petto. Roteò il corpo accompagnando il movimento con la lama, sentì l'arma dell'avversario cozzare contro la sua e venire deviata. Si ritrovò alle sue "spalle" -forse- e affondò il colpo nel mezzo di quel molle corpo. Impresse quanta più forza poteva, e si voltò prima che la lama penetrasse le carni dell'essere, sperando che non fosse così veloce da evitarla. Si voltò e vide uno dei marinai scesi con loro in disparte, separato dal gruppo, due polpi stavano per ucciderlo. Montu alzò la pistola e sperò che anche i proiettili non incontrassero resistenza, il suono sarebbe stato attutito dal liquido ma sperava che la forza penetrante si conservasse. Sparò due colpi, in direzione di quelle protuberanze che avevano in cima alla testa, e sperò che i novizi palombari riuscissero ad avere la meglio su quelle mostruosità.



Energia: 100 -10 -10 =80%
Status Fisico: Illeso
Status Psicologico: Illeso
CS Forma Umana: +1 Intelligenza +1 Astuzia = 2CS

Armi:
Shokan: Sguainata
Pistola: Impugnata (3/5 colpi)

Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]

Oggetti:
Biglia Stordente: 1
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante: 1
Rubino: Forma Umana: +1 Forza; +1 Velocità; +2 Maestria nell’uso delle Armi. Forma Demoniaca: +2 Forza; +1 Velocità; +1 Intelligenza.
Gemma della Trasformazione

Abilità Usate:
Parata Consumo: Medio (10%)
il guerriero, muovendo abilmente la propria arma o scudo davanti a sé, può proteggersi da un attacco nemico.
La tecnica ha natura fisica. Il guerriero potrà mulinare la propria arma, o sollevare il proprio scudo dinanzi a sé per bloccare, deflettere o intercettare un'offensiva fisica volta a danneggiarlo. La tecnica consiste in una difesa ampiamente personalizzabile, e può essere attuata anche a mani nude purché nei limiti di buonsenso e sportività. In nessun caso l'attacco parato potrà essere ritorto contro l'avversario. Può bloccare offensive di portata Media o inferiore.

Colpo Duro Consumo: Medio (10%)
il guerriero esegue un attacco più potente del normale, in grado di ferire gravemente l'avversario.
La tecnica ha natura fisica. Consente al guerriero di eseguire una singola azione offensiva più pericolosa della norma. L'azione in questione potrà essere personalizzata con differenti stili o modalità di esecuzione, ma in ogni caso consisterà in uno ed un solo attacco - sia esso a mani nude o portato con un'arma bianca. La tecnica dura infatti solo il tempo necessario a portare a termine il colpo successivo al momento in cui è stata attivata. Andrà considerata come tecnica fisica di potenza Media e fronteggiata in quanto tale.

Note: Mi difendo dalla carica con Parata e contrattacco con Colpo Duro sperando che l'affondo vada a segno, giro la testa e notando un uomo in difficoltà sparo due colpi di pistola sperando:
1- Che l'arma funzioni
2- Qualora funzionasse di colpire le protuberanze che hanno in testa i due "polpi"
 
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Emelianenko
view post Posted on 15/9/2014, 21:27




Sergey poteva sentire il proprio corpo galleggiare nell'acqua. Sembrava quasi stesse volando.
Si sentiva libero, accarezzato dalla corrente ed incoraggiato, forse, ad intraprendere un imminente viaggio.
Un viaggio. Non era forse questo la sua vita? Un viaggio verso una meta a lui sconosciuta, un luogo misterioso, che temeva ed ammirava allo stesso tempo. Probabilmente, in realtà, era consapevole di ciò che voleva trovare, di questa destinazione che riteneva giusto auspicarsi di raggiungere.
Ma era realmente in grado di affrontare questo viaggio? Era pronto a guardare in faccia la sua vita?
Non lo sapeva.
Aveva avuto molta stima di se stesso in passato, o quantomeno credeva di averla; ultimamente, però, numerosi avvenimenti avevano fatto sorgere in lui il seme del dubbio. Forse non era la persona forte ed intelligente che credeva. Poteva persino essere un mediocre, un patetico essere che per nulla si differenziava dalla massa di uomini che abitava il continente.
Probabilmente era solo un arrogante, debole e cialtrone: un individuo incapace di giungere al termine di quello stesso viaggio che dava senso alla sua esistenza.
Era proprio per questo, forse, che si era convinto così facilmente a partecipare a quella spedizione.
Una spedizione che rappresentava un ennesimo viaggio, diretto però nelle profondità marine. Lì, lontano da tutti e da tutto, distante da quel mondo che così facilmente riusciva a tormentarlo, avrebbe potuto fare i conti con se stesso. Avrebbe potuto affrontare quel Sergey cattivo che ogni giorno lo angosciava e lo torturava. E dopo di lui, avrebbe distrutto suo padre; e ancora, avrebbe ritrovato sua figlia.

Un brivido percosse la sua schiena, ma non fu l'acqua a provocarlo. In effetti il mare non provocava in lui alcun fastidio, né lo limitava in alcun modo: merito di Chandra, una donna autoritaria che aveva radunato la ciurma di cui faceva parte.
Il motivo di quel disagio era un altro.
Anche se avesse ritrovato in sé stesso quell'uomo buono che sperava di essere, anche se avesse eliminato suo padre e persino se avesse ritrovato sua figlia, c'era una cosa che non poteva essergli restituita. Arina, sua moglie, era morta: aveva intrapreso anche lei un viaggio, ma si trattava dell'ultimo.

L'impossibilità di salvare la sua amata gli fece provare un forte senso d'impotenza; incrociò le braccia, quasi chiedesse protezione e le sue dita toccarono la pelle liscia dei suoi tricipiti. Era a petto nudo, con pistola e fucile ben visibile, le mani scoperte ed il tatuaggio in bella vista.
Aveva lasciato la giacca in superficie per non rischiare di rovinarla, ma, in effetti, se si era gettato con il dorso privo di vestiti c'era un altro motivo.
Lo stesso per il quale faceva ora parte di quella ciurma: non stava aiutando Chandra per mero buonismo, né tantomeno per il vile denaro.
Aveva sfruttato quell'occasione per scoprire sé stesso; ma se ciò era vero, allora doveva smettere di mentire: non c'era più ragione di nascondere la sua natura coprendo i suoi arti con bende e guanti.





Grosse costruzione s'imponevano di fronte a lui. Rimase abbagliato di fronte a quel paesaggio: una città, gli pareva, composta interamente da corallo.
Era tutto di una bellezza che assai raramente si poteva trovare; tutto così dannatamente affascinante. Ed altrettanto bella era la sensazione che Sergey provava, lì, disteso sull'aria, rilassato come mai lo era stato negli ultimi anni.
Voltò lo sguardo verso Chandra; era a lei che doveva tutto ciò. Se non avesse inghiottito quel pesciolino, non sarebbe riuscito neanche ad immergersi per più di qualche metro. Non che non sapesse nuotare, sia chiaro, ma di certo preferiva la terraferma; la terraferma era stabile, infondo; lì poteva avere maggior controllo.
In quel momento, però, scoprì l'ebrezza del lasciarsi andare. La singolare esperienza del sentirsi leggeri, scevri da qualsivoglia costrizione. Mera suggestione, a suo parere.
Chandra fece segno alla ciurma di fermarsi, poi di seguirla; comandi, questi, che riportarono Sergey alla realtà.

Giunsero tutti in una stanza, e la donna continuò a dare ordini; questa volta, però, non riuscì a terminare il suo discorso.
Le pareti cominciarono a tremare e strane creature travolsero l'intera ciurma.
Si trattava di mostri più simili ai polpi che agli umani: il viscido tentacolo di uno di questi parve persino colpire l'addome di Sergey. Ma riuscì solo a sfiorarlo, infrangendosi in una nube d'oscurità ed ombre, riflesso forse della pena che albergava nell'animo di Sergey stesso.
E dunque, quest'ultimo uscì illeso da quell'offensiva.

Una smorfia di disgusto si dipinse sul suo volto, mentre osservò quegli orrendi esseri.
Per la prima volta maledisse quel posto. Non lo fece tanto per il fatto che era stato attaccato; si aspettava uno scontro, ed in effetti combattere era ciò che meglio sapeva fare e che forse persino si auspicava: si trattava di una valvola di sfogo immediata e – almeno in quel momento – socialmente accettata.
Se deprecò, fu perché aveva dannatamente voglia di una sigaretta, ed in quelle condizioni non poteva accenderla.
Sbuffò.

Imbracciò l'archibugio con entrambe le mani e guardò i suoi "compagni".
Qualcuno di loro era riuscito a difendersi, ma altri avevano incassato il colpo. I suoi occhi scrutarono le loro ferite, ammaliati dal sangue che lentamente si disperdeva nell'acqua.
Affascinante, pensò.

"Dannazione!"
"Sapevo che non sarei dovuto venire."
"Li affronterò!"
"Dobbiamo fuggire..."


Li sentì borbottare. Uomini diversi, con diverse personalità; ed ognuna di questa era colorata da un'immensa sfaccettatura di caratteristiche che rendeva ogni individuo un'entità unica.
Eppure erano tutti così patetici. Tutti differenti da chiunque altro, ma allo stesso modo incredibilmente mediocri.
Banali.

Poi un boato. Proveniva dall'alto e probabilmente sarebbe stato avvertito da tutti: era stato Sergey, in realtà, a provocarlo. Voleva semplicemente distrarre quei mostri e distruggerli prima che quegli idioti si facessero uccidere – anche se forse meritavano la morte ben più della vita.
Sparò un colpo di archibugio al polpo più a sinistra; subito dopo la sua mano destra lasciò l'impugnatura per poter prendere la pistola; e di nuovo premette il grilletto, indirizzando però il colpo al nemico immediatamente di fianco al precedente.

Fece vagare di nuovo lo sguardo, e incrociò ancora una volta il viso di Chandra. Ora, però, si soffermò a guardarla per un istante.
Era carina.
Un sorriso beffardo si dipinse sul suo volto.

"Io mi offro volontario."

Asserì.
Non sapeva perché lo disse. Probabilmente solo per differenziarsi da quella massa di inetti di cui era composta la ciurma; forse voleva dimostrare a Chandra che lui era diverso.
Ma perché l'opinione di Chandra gli stava tanto a cuore?
La verità era che a lui non importava poi molto di quella donna. Semplicemente, in quel momento lei rappresentava gli altri.
E Sergey temeva gli altri.
Si riteneva migliore della maggior parte delle persone, ma non di tutti. C'erano altri – appunto – come lui e forse persino migliori.
Aveva il terrore che costoro lo considerassero incapace, debole e codardo. Non voleva che lo guardassero come lui guardava i mediocri.
Non voleva che qualcuno lo potesse ritenere banale, ma soprattutto non riusciva a sopportare l'idea di essere visto come un malvagio.




Energia:
100 - 10 - 05 = 85%

Status fisico/Psicologico:
16/16 / 16/16

Cs: 3
2 Destrezza
1 Resistenza

Armi:
L'arto sinistro di Sergey è simile a quello di un qualsiasi altro uomo; eppure è incredibilmente duro e possente, al pari dell'acciaio. [Arma naturale]
Allo stesso modo, la tibia destra e la tibia sinistra, hanno una consistenza pari all'arto.
L'arto destro ha invece un'anomalia che consiste nello spessore esagerato delle vene, e nelle unghie estremamente affilate; esse sono infatti lunghe circa il doppio del normale ed in grado di tener testa persino alla lama più tagliente. L'uomo è solito coprire la mano con delle bende, che ne celano malamente le anormità. [Arma naturale]
L'intero corpo, in realtà, è estremamente resistente, al pari delle armature più leggere. Nonostante ciò, non presenta particolari anomalie. [Arma naturale]
Le uniche armi che in effetti possiede, sono una pistola antica dalla lunghezza di 37 cm e l'altezza di 11 cm [Pistola – (5-1) 4 colpi disponibili], ed un archibugio della lunghezza di 70 cm, l'altezza di 15 cm ed il peso di 3,5 kg [Fucile – (3 -1) 2 colpi disponibili].

Consumi:
B:5 M:10 A:20 C:40

Abilità passive:
Зло:E Sergey non avrà bisogno di percepire il pericolo: la sua natura demoniaca penserà a tenerlo in vita; ciò si tradurrà nella capacità di potersi difendere anche inconsciamente, senza essere effettivamente consapevole dell'attacco. Si tratta di una tecnica passiva. [Abilità personale III]
Непроходимые ум: Fin da quando era piccolo, Sergey è sempre stato poco influenzabile dagli eventi esterni, forse per la sua natura, forse per il modo in cui è cresciuto. In termini tecnici, possiede una difesa psionica passiva. [C: Pergamena Mente impenetrabile]
Убийца: Sergey ha sviluppato la capacità di muoversi senza far alcun rumore ed al contempo riesce a non emettere alcun odore, impedendo a chiunque di percepire la propria presenza attraverso l'udito o l'olfatto. Inoltre il suo passaggio non crea alcuna vibrazione, e non lascia traccia alcuna sul terreno.[I e II Effetto passivo del dominio Assassino]
Неутомимый: Le lunghe giornate di allenamento hanno permesso a Sergey di sviluppare una resistenza fuori dal comune. In termini tecnici, raggiunto il 10%, non sverrà, pur avvertendo la stanchezza al 20% e morendo allo 0%[Abilità razziale Audacia]

Abilità attive:
Непобедимый: Le tenebre e l'oscurità, insite nella natura di Sergey, possono essere la sua arma più potente. O meglio, una difesa impenetrabile. Ed ecco che il corpo di Sergey sarà difficile da colpire, proprio come se fosse composto dalle ombre del suo cuore. E gli attacchi sferrategli vonyto colpiranno solo una figura che evaporerà, quasi fosse solo fumo. In termini tecnici si tratta di una difesa fisica di potenza variabile (media), la cui portata difensiva varierà in base al consumo utilizzato. [U: Pergamena Fondersi con le ombre]
Преследование: Una voce, un suono, un rumore. Qualcosa di lontano e disturbato, qualcosa di superfluo. Eppur sarà difficile da colui che subirà questa tecnica, non prestar attenzione a quest'interferenza. Nulla di sovrumano, s'intenda: semplicemente anni ed anni di allenamento che hanno permesso a Sergey di dar l'impressione che la propria voce provenga da un'altro luogo. Si può considerare quest'abilità come la quintessenza del ventriloquismo. In termini tecnici è una tecnica fisica con effetti psionici - e va dunque difesa come una tecnica psionica - ad area, con consumo basso, che non causa danni e non ha altri effetti se non quello di distrarre l'avversario per una singola azione. [I effetto attivo del dominio]

Riassunto:
Sergey si difende con la variabile difensiva a potenza media; subito dopo usa il primo effetto attivo del dominio e spara al nemico alla sua sinistra con l'archibugio ed a quello a quest'utlimo più vicino con la pistola.

 
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The Grim
view post Posted on 17/9/2014, 18:53





Era stata una carneficina, un vorticare di tentacoli che si infrangeva su un mulinare di lame e altre armi, urla e strepiti messi a tacere da versi disumani; nonché più di una bestemmia rivolta ai cieli tanto quanto agli inferi. L'acqua ormai era un miasma colorato, ed al suo profondo blu si mischiavano il vermiglio del sangue dei suoi uomini ma sopratutto un icore verdastro che schizzava da ogni ferita di quelle cose. Il pavimento gorgogliava, come le fauci di una qualche bestia spaventosa, inghiottendo i resti dei mostri caduti; i cadaveri dei due uomini morti restavano presero invece a galleggiare. Chandra si guardò attorno, la lama lorda dei resti delle creature, esaminando la scena: le cariche di quei polpi avevano si fatto due vittime, ma per il resto vi eran stati solo feriti lievi e nient'altro di preoccupante; i mostri invece erano crepati tutti quanti. Era schifata da quella battaglia, mille volte più nauseabonda di una qualsiasi scaramuccia, resa più cupa dall'aleggiare dei due corpi che spinti dall'aria si erano schiacciati sul soffitto della stanza ed ora incombevano come un tremendo monito; sembravano suggerire che loro erano i primi ma non sarebbero stati gli ultimi. La piromante non era superstiziosa, ma ciò non rendeva la scena meno inquietante e se avesse potuto usare i suoi poteri avrebbe incenerito quei corpi impossibili da riportare a casa; non potevano nemmeno seppellirli, soltanto dimenticarli o ignorarli. Un nuovo tremore scosse la donna dai suoi cupi pensieri, un nuovo gonfiarsi di pareti, stavolta con più energia e vigore; averlo visto una volta non rendeva la scena migliore. Stavolta quel che si riversò nella stanza fu un vero e proprio esercito: almeno la sagoma di una ventina di creature si stagliava dalle spesse pareti di corallo; per loro sarebbe stata la fine.

" Merda.
Merda. Merda.
Merda!
"

Allungò una mano verso la parete più vicina, irrigidendo i muscoli e digrignando i denti. Gli occhi si tinsero di rosso mentre più di un capillare esplodeva rendendo la vista più incerta, ma non era il momento di essere schizzinosi.
Urlò e poi usò la sua magia per rendere quel suono più potente, più forte , modellandolo come se fosse creta. La sua voce divenne un boato, cento volte più potente o forse anche mille, eppure nessuno degli uomini alle sue spalle sentì un fruscio, quasi dalla sua bocca non uscisse alcun fiato. Anziché spandersi tutto intorno a lei quell'urlo si accumulò in un sol punto ed ad un suo comando si schiantò su una delle sezioni della torre, riducendola a niente più che una nuvola di polvere rossastra, una fine nebbia di corallo.

" Via!
A R'lyeh.
"

Batté i pugni a terra e un'energia incredibile proruppe da lei, gettando tutti i suoi uomini fuori dalla stanza. Era come se l'intero edificio fosse divenuto di gomma e sotto il suo urto si fosse deformato senza rompersi, accumulando l'impatto per poi scagliarlo indietro. L'acqua trasmise il colpo rendendolo meno mortale, una spinta abbastanza forte da trascinare con sé i corsari senza però ferirli o danneggiarli; nessuno ci sarebbe riuscito meno che lei, e Chandra lo sapeva benissimo. Ed appena lo sgangherato gruppo fu uscito dal Sinodo, si tuffò al loro inseguimento per poi capeggiare quella fuga sgangherata in una ritirata composta. Durò poco, molto poco.

" Bastardi di un branco di merluzzi senzapalle.
Stoccafissi inutili e fetenti, ve la faccio vedere io, se ve la faccio. Siete peggio di tutti i maghi sodomiti del continente, di tutti i sacerdoti panciuti, e di tutti quanti i...
"


Una dozzina di uomini pesce stava in formazione sparpagliata a pochi metri da loro, la loro carnagione era biancastra come quella dei mostri di prima ma le somiglianze finivano là. Queste creature avevano un'anatomia umanoide, solo che il loro fisico era più tozzo, la pelle glabra e grassa, il viso ricoperto di squame del colore del rame. Erano tutti armati di lunghe sarisse dalla punta di corallo, e rinchiusi in una corazza ricavata dal carapace di un qualche crostaceo; sotto il quale si scorgeva però grigio metallo. Non puntavano le armi verso verso di loro, ed anzi uno dei Ved'quan sventolava un gonfalone di alghe su cui era stato ricamato un glifo della loro lingua - Pace. Chandra sapeva quanto era ingannevole quel gesto, e non perché i soldati tritonici stessero per tendergli un agguato ma perché stavano per fare qualcosa di parecchio peggio: usarli. Con la rabbia nel cuore e il capo chino, si fermò consapevole che in uno scontro forse avrebbero avuto la meglio, ma chissà quanti dei suoi sarebbero morti; e non avrebbe di certo trovato una via sicura alle sue cose. Si rassegnò a seguire il drappello, guidando il gruppo sopra R'lyeh mormorando insulti e ingiurie per tutto il tragitto.


Z18bS

La città sfrecciava sotto di lei bella come trecento anni prima, ma più spoglia e morta, senza quei grossi branchi di pesci colorati a volteggiare fra i suoi edifici. Vi erano certamente somiglianze fra questi e le case degli abitanti della terra, ma erano solo similitudini superficiali. Già solo ad uno sguardo dall'esterno si capiva che non erano solo i materiali a differire, ma anche le forme suggerivano una concezione della casa molto diversa, che si sviluppava verticalmente e spesso verso il sottosuolo. Un punto in comune invece erano le capanne di alghe e rifiuti, messi assieme alla bene e meglio come le catapecchie nelle periferie delle città, accatastate accanto a magioni signorili, ben curate, fatte di conchiglie fuse assieme e cariche di coralli e stelle marine. I soldati Ved'quan nuotava attorno a loro, impedendogli di scendere fra le vie della città, e indirizzandoli anzi verso il centro della stessa, dove sorgeva su di un alto promontorio dove sorgeva la più grande fra le altre costruzioni, pareva essere una colossale conchiglia di paguro lunga una dozzina di metri, una spirale la cui punta tendeva verso il cielo. Era grande una frazione dell'immenso edificio di corallo da dove erano fuggiti, ma rimaneva pur sempre imponente. Spinti dalle guardie varcarono le enormi porte d'oro massiccio, ed attraverso un corridoio di colonne di marmo giunsero infine ad un sontuosissimo salone ovale, fatto di pietra scolpita al centro del quale stava un trono fatto interamente di conchiglie ingioiellate. Questo non era però ancorato a terra ma giaceva sospeso in aria grazie ad una fitta ragnatela di funi e catene, lo scranno era però vuoto e nessuno sedeva su di esso tranne una corona d'argento immacolato. Poco sotto ad esso stava un tritone, il suo volto immobile sembrava essersi paralizzato in un'espressione al contempo solenne e serena. Una tunica bianca impreziosita da fili di perle nascondeva il suo fisico magro e raggrinzito, mentre un buffo cappello tondeggiante sormontava il suo viso rugoso, coperto di squame argentate. Non proferiva parola, né muoveva un muscolo, quindi fu l'impulsiva piratessa a prender parola; fregandosene di ogni etichetta.

" Sua Eminenza,
o come preferisce farsi chiamare, purtroppo per voi ho una pessima notizia. Io sono Chandra Naalar, avventuriera, e quindi per definizione ben poco educata. Inutile fingervi impassibile con me, so benissimo che conoscete e parlate la lingua della superficie perché era tradizione che venisse insegnata ai pezzi grossi di questo paese.
O così era nella mia ultima visita.
Il vostro linguaggio di gesti e segni è affascinante ma fin troppo lento per i miei gusti, sopratutto quando si ha da parlare di cose urgenti.
"
Fece un breve inchino, che però ne sembrava la parodia forse intenzionalmente, o forse per la stanchezza e la difficoltà di replicare il gesto in fondo al mare
" Vengo qui per recuperare qualcosa di mio, ed ho i modi per provarlo, e senza alcuna intenzione ostile.
Ora che sapete chi avete di fronte ed i suoi motivi, potrei sapere con chi ho l'onore di parlare?
"

L'altro attese, immobile, gli occhi ridotti a fessure che scrutavano chissà cosa, e chissà quando. Forse era solo appisolato.
La donna attese la risposta per un minuto, senza mai staccare gli occhi dal vecchio poi, stancatasi, si voltò verso una sedia accanto a lei, chiuse il pugno e quella si accartocciò su se stessa, spaccandosi in mille frammenti.

" Allora? "
" Siete impulsiva, irosa, violenta... "
" Grazie dei complimenti. "
" E mi avete interrotto. "
" Ditemi come arrivare al mio forziere e non lo farò più. "
" Siete davvero fastidiosa, umana. "
" Smettete di adularmi, vi prego. "
" Non avrete ciò che volete donna, né vi lascerò andare; non ancora almeno.
Io sono l'altissimo Voyen Fan, custode della tradizione e reggente di R'lyeh. La mia parola al momento è legge.
"
" Finché quelli là fuori non conquisteranno la vostra città. Non fate quella faccia, credete veramente che sia una sprovveduta?
Che sia venuta qui senza informarmi? No, no. Sono queste vostre scaramucce ad avermi portato qua, voglio riprendermi le mie cose perché temo non siate più capaci di assicurare la loro custodia.
E perché mi servono, ovviamente.
"
" Voi e la vostra soldataglia avete violato la sacralità della sede del Sinodo della Conoscenza, è una violazione gravissima, meritereste la morte. Ahimè la situazione è critica perciò potrei graziarvi della vostra ingenuità. "
" E spedirci a combattere i vostri nemici, se dovessimo tornare vivi ci aprireste i cancelli e bla bla bla. Avreste chiesto lo stesso anche se fossimo venuti con le buone. "
" La vostra insolenza.... "
" ... è meravigliosa. Da noi si dice che non conviene sputare nel piatto da cui si sta per mangiare. Allora...
Cosa dobbiamo fare?
"


QM Point Questo turno si preannuncia di parecchio più complicato, e di gran lunga più corposo.
Fuggiti dalla Sede del Sinodo, venite scortati al palazzo reale di R'lyeh dove il reggente e capo dei sacerdoti propone a Chandra un patto: attaccare i suoi nemici per l'accesso ai propri oggetti. Lei vi chiama a sé, si fa portare una mappa della regione, ed assieme al capo del plotone da il via ad una riunione strategica; il resto del turno continua nel thread di confronto, seguendo le regole tipiche di quella modalità di gioco. Al momento non do' un termine finale per il post, ma gradirei procedere il più celermente possibile.
 
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view post Posted on 6/10/2014, 12:35
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥
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La via per Atlantide ~ Il Tesoro di Chandra - All’arrembaggio -
Quella battaglia era stata orrendo per quanto le riguardasse. L’acqua colorata del sangue di varie creature si era mescolata, facendo ricordare che nel fatidico momento in cui la morte veniva a prenderti per lei non eri altri che una vita, non importava se umano, demone, cetaceo o mezzosangue, eri solo una vita che lei si veniva a prendere; urla disumane raggiungevano le orecchie di Ririchiyo che avrebbe voluto tapparsele per non sentire più niente e rannicchiarsi a terra in attesa che tutto quello potesse finire, ma non sarebbe stato così facile, il demone, invece, godeva e gioiva di quelle urla e di quel dolore, soprattutto nel vedere, attraverso gli occhi del suo involucro, cadaveri che galleggiavano senza vita, uomini di Chandra che si erano battuti coraggiosamente. Ririchiyo era schifata e non ce la faceva più ma doveva continuare a combattere per poter proteggere la propria vita che era la cosa più importante di tutte in quel momento.
Non sentì subito l’urlo di disperazione del capitano, soltanto il suo secondo urlo fu ben distinto in mezzo a tutto il vociare di dolore e di terrore. A quanto pareva quella battaglia insensata stava giungendo al suo termine perché la donna battè i pugni a terra facendo vibrare tutto intorno a lei ed evitando a loro, alla sua ciurma, colpi così mortali che non avrebbero più permesso a nessuno di vedere di nuovo la superficie. Inveì brutalmente contro quelle guardie ma non c’era nulla che potesse fare e, alla fine, vide sventolare una bandiera. Lei non capiva cosa volesse dire, non consoceva né quelle creature né il significato di quello stemma.


”Si stanno forse arrendendo?”



Si chiese fra sé e sé rimanendo ferma. No, non poteva essere impossibile, insomma loro stavano vincendo, loro stavano avendo la meglio perché mai avrebbero dovuto arrendersi? No, quella bandiera doveva significare qualcos’altro, qualcosa di più letale e di più oscuro della pace.
Alla fine, però, Chandra chinò il capo, facendo cenno a tutti di seguirla a R’Iyeah mentre lanciava imprecazione che non si curava di nascondere. Qualcosa a Ririchiyo puzzava e quella situazione non le piaceva per niente ma non poteva fare altro che seguirli tutti, in fondo se si fosse separata da sola lei sarebbe rimasta da sola e questo poteva soltanto dire avere possibilità di rimanere in vita pari a zero. Lanciando un profondo respiro cercò di mimetizzarsi con gli altri della ciurma per essere il meno riconoscibile possiible.


1564ilj



La città correva sotto di loro ma non avevano la possibilità di avvicinarsi o di scendere perché le guardie li tenevano stretti stretti nei ranghi senza dare loro alcuna possibilità di movimento. Fu costretta a rimanere al suo posto fino a raggiungere un altro enorme edificio di corallo rosso. Attraversarono tutti insieme gli enormi battenti d’oro lasciando Ririchiyo a bocca aperta per tutto quello sfarzo. Era già incredibile trovare una simile civiltà sott’acqua, vedere poi tutte le cose meravigliose che erano riusciti a costruire la lasciava a bocca aperta incapace di poter emettere anche solo un suono. Quando finalmente arrivarono al luogo di arrivo era ancora più meravigliata in quella sala tutta ingioiellata sospesa sull’acqua. Era meraviglioso e, almeno da parte sua, non c’erano parole per poterlo definire.
Finalmente l’udienza con il sovrano poteva avere inizio e la giovane rimase in silenzio, ascoltando attentamente le parole che avrebbero iniziato a volare tra Chandra e quell’altra creatura. Alla fine eccoli discutere in maniera anche piuttosto fastidiosa sia per la giovane che per il demone. Alla fine, da tutto il loro discorso si poteva evincere soltanto una cosa: sarebbero stati coinvolti nella guerra di qualcun altro. Una cosa piuttosto singolare ma che aveva imparato essere comune quando si desiderava ottenere qualcosa con tutto sé stessi. Lei era partita conoscendo a priori i pro e i contro ma sapeva anche che, forse, poteva essere pagata meglio. Per ora il gioco valeva ancora la candela quindi sarebbe rimasta alle loro regole, ma non intendeva mettere troppo a repentaglio la propria vita, non per creature che per lei non significavano assolutamente nulla.
Infine Chandra richiamò a sé tutti gli uomini, con una mappa alla mano e cercando di creare una buon strategia per poter distruggere i nemici di quel sovrano capriccioso che aveva nel pugno, o meglio nel tentacolo, le loro vite.
Il tritone distese la mappa, mostrando a loro due punti principali che erano presidiati e vicini: i campi di Naya e le fucine di Jantos. Ririchiyo rimase per un attimo a riflettere, lei non era per niente brava con le strategie, doveva ammetterlo, quindi iniziò ad ascoltare i pareri degli altri lasciando che le parole volassero senza alcun problema da una parte all’altra.


«Quante forze ci sono a proteggere campi e fucine? Se dobbiamo andare meglio sapere come dividere le nostre forze prima di poter fare qualsiasi cosa!»



Annuì la mezzodemone cercando di capire cosa fare prima di tutto. Il tritone la guardò annuendo sul fatto che non sapeva bene quante forze c’erano ma che erano dei traditore ma, probabilmente, un piccolo manipolo di uomini poteva anche bastare, era la fucina quella che sicuramente era meglio protetta e quindi avrebbe potuto richiedere forze maggiori.
Quindi era meglio separarsi. Un piccolo manipolo di loro optò di andare verso i campi


«Io vi seguirò alle fucine!»



Disse senza la minima increspatura di paura nella sua voce. Il demone era tranquillo perché sapeva che se lei si fosse trovata nei guai sarebbe potuta uscire senza problemi a salvarle la pelle. La sua richiesta venne accetta seguendo poi domande su come agire. Lei non sapeva assolutamente cosa proporre quindi si ritrovò obbligata a stare in silenzio e ascoltare. Improvvisamente, però, la giovane pensò di aver avuto una grande idea quindi non ci mise troppo a proprorre.


«Scusate, da quel che ho capito dai vostri discorsi la fucina è priva di acqua….perchè non l’allaghiamo? Almeno fermeremo la loro produzione di armi, direi che sarebbe già una cosa buona!»



Le sembrava un’idea geniale ed era anche quasi orgogliosa di sé, prima di vedere gli sguardi che il tritone, e non solo le lanciavano. Improvvisamente si sentì la scema di turno. Aveva davvero detto una stupidata così grande da meritarsi quegli sguardi?
Impallidì letteralmente dicendo che non si poteva fare perché sarebbe andata sprecata una grande risorsa e che quella bolla era cosa più unica che rara. L’idea venne scartata a priori e la giovane iniziò a sentirsi un po’ messa da parte. Non aveva idee brillanti al contrario di quello che, invece, sapeva perfettamente cosa dire al momento giusto. Era un umano, come tutti gli altri e lei sentì che aggregarsi a lui, che avrebbe preso le strade della fucina, sarebbe stata una cosa saggia.
Lentamente il piano stava venendo fuori finchè, finalmente, non venne il momento di agire. I gruppi erano stati fatti e poterono così partire cercando di raggiungere il loro obiettivo, ossia debellare quelle creature. Insieme, Sergey, Ririchiyo, il capitano ed i due tritoni provarono a nascondersi in alcuni sacchi per poter essere portati all’interno di quella fortezza inespugnabile, mentre il resto dei pirati faceva da diversivo con un attacco secondario alle mura, sembrava davvero ottima come cosa, soprattutto perché, l’umano, sapeva anche come far percepire la sua presenza all’esterno. Mentre mettevano in atto il tutto e i pirati iniziavano a lanciare grida disumane, si sentì echeggiare anche la voce dell’ideatore di quel piano apparentemente suicida. La giovane riuscì solo a sorridere perché era un ottimo modo per fare le scarpe a quei babbei.
Chandra era quella meno entusiasta di tutte ma, in fondo, non avevano un piano migliore, quindi tanto valeva muoversi e cercare di finire quel lavoro il prima possibile.
Quando si issarono su notarono che i posto dei cocchieri erano completamente vuoti così misero due cetacei al loro posto, avrebbero attirato meno sospetti e, inoltre, non avrebbero avuto problemi con la lingua del posto, cosa che a Ririchiyo era sfuggita alla grande. Per fortuna anche quella parte del piano riuscì bene ed entrarono senza particolari problemi dopo aver fatto spogliare i tritoni da qualsiasi cosa avrebbe potuto farli vedere come nemici.


”Però, hai dei compagni intelligenti e furbi! Il mio intervento non ti sarà necessario se andate avanti così!”



Annuì il demone mentre RIirchiyo continuava quella sua stramba avventura che per ora era celata dal sottile tessuto del sacco. Quando riuscirono ad entrare la ragazza uscì immediatamente dal sacco respirando a pieni polmoni, in fondo si stava stufando di stare lì ferma e chiusa. Si guardarono intorno e avevano raggiunto un punto in cui non solo c’erano delle armi già pronte all’utilizzo ma anche dei prigionieri che li guardavano in una muta richiesta di aiuto.


«Liberiamoli, potrebbero aiutarci ad introdurci o, al massimo a coprire la nostra fuga! Sono prigionieri, il loro destino è comunque già segnato!»



Queste parole potevano solo dimostrare quanto lei si sentisse distaccata da quella loro situazione. Certo, le facevano pena ma non aveva alcuna intenzione di rischiare la sua vita per loro, avrebbe accettato di salvarli solo se si fossero resi utili.
Per fortuna la cosa venne accolta bene così li liberarono, armandoli e provando ad avviarsi verso la caldera dove tutto si sarebbe svolto con molta più crudeltà. Purtroppo il loro cammino venne di nuovo sbarrato da nemici: tritoni feriti. Erano una quindicina e agguerriti più che mai. Non intendeva farsi mettere i piedi in testa ora. Sergey aveva in ente qualcosa, glielo si leggeva nello sguardo e sapeva che, qualsiasi cosa avesse fatto, sarebbe stato efficace se tutti quanti avessero agito insieme. Attese che lui provò ad attaccare e di nuovo sentì qualcosa di strano, una sensazione simile a quella che aveva provato quando il giovane aveva fatto echeggiare la sua voce all’esterno: un attacco mentale quindi!
Ririchiyo sfoderò il suo arco cercando di mirare ai suoi avversari e renderli ciechi agli altri attacchi, la freccia che sibilò nell’aria era diretta agli occhi di un cetaceo cercando di renderlo inoffensivo nel caso uno dei prigionieri avesse tentato di colpirlo, poi si voltò veloce, lanciando altre due frecce diretti a due cetacei diversi e cercando proprio di mirare al loro cuore, sempre ammesso che en avessero uno.



CITAZIONE

RIRICHIYO


Basso: 5% - Medio: 10% - Alto: 20% - Critico: 40%


»Stato fisico: Indenne
»Stato mentale: Indenne
»Sinossi: Egoista, indipendente e irascibile; coriacea, corna e occhi viola
»Energia: 70%-5% = 65%
»Cs: 2 (1 Maestria Armi, 1 Astuzia)
»Equipaggiamento: Arco, 11 colpi rimasti
Attacco
Cieco: il cacciatore annulla la vista dell'avversario con un singolo attacco.
La tecnica ha natura fisica. Consente al caster di accecare un avversario. Grazie alle proprie capacità di combattimento, dunque, il caster potrà compiere un singolo attacco con lo scopo di accecare il suo avversario. L'attacco sostanzialmente consisterà in un colpo arrecato a mano chiusa, o con la parte contundente dell'arma impugnata, ovvero finalizzato a causare meno danno possibile (es. l'elsa della spada), ma diretto agli occhi dell'avversario. Questa offensiva, se non difesa, costringerà l'avversario a chiudere gli occhi per qualche attimo prezioso e rimanere alquanto confuso. La natura e le specifiche relative all'attacco, che dovranno mantenere l'effetto "accecante", sono totalmente rimesse alla personalizzazione del giocatore: l'attacco potrà consistere anche in una freccia che applica un effetto di "buio" sugli occhi dell'avversario, o della vernice lanciata direttamente sulla sua faccia o qualunque altro espediente che renda logico l'effetto di annullarne la vista. La tecnica, comunque, non arrecherà mai altri danni che non siano l'accecamento. La tecnica, se usata a scopo difensivo, può causare autoconclusività. L'effetto dura un singolo attacco.
Consumo di energia: Basso

4 CS fisici ai suoi due colpi semplici con le frecce (fratello del vento, attivato il turno precedente, dovrebbe essere ancora attivo)

Specchietto riasuntivo
Attacca uno dei cetacei con cieco, per cercare così di renderle attaccabile dai prigionieri che avevano appena armato, poi utilizza 2 CS a colpo per i due colpi diretti ai cuori di altri due tritoni dal momento che dovrebbe essere ancora attivo fratello del vento, questo dovrebbe essere l’ultimo turno.

 
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Emelianenko
view post Posted on 6/10/2014, 13:58




La fucina di Jantos.
Sergey indicò alla bell'e meglio quel luogo sulla mappa: era lì che voleva andare.
Combattere in prima linea, senza possibilità alcuna di potersi tirare indietro, né tantomeno di fuggire dai propri demoni: cosa poteva chiedere di meglio?
Beh, probabilmente avrebbe rischiato anche la vita, forse l'avrebbe persino persa; ma importava realmente qualcosa? No, sicuramente no.
Almeno continuava a ripeterselo; e ne era realmente convinto, tanto che non poté celare un sorriso quando venne accontentato.

E così si diresse insieme agli altri alla caserma della guarnigione, dove passò la notte. Una notte lunga, un sonno leggero, ma privo di sogni.
Di tanto in tanto si svegliava, chiedendosi a cosa andava incontro. Ripensò al motivo per il quale si trovava, con gli altri, in quelle condizioni: Chandra gli aveva confidato che in quel luogo aveva nascosto artefatti magici di grande potenza.
Di che tipo di potenza poteva aver mai bisogno quella donna? Non era di certo debole, né pareva aver bisogno di aiuto.
Non riuscì, Sergey, a venir a capo di quei pensieri, ma lambiccandosi il cervello, il seme del dubbio cominciò ad insinuarsi: chi era realmente Chandra?
Il sonno calò su di lui e le sue domande rimasero senza risposta.



Cancelli metallici, mura di pietra, portoni e gallerie. Quando Sergey, con gli altri, si diresse alla fucina, non poté che rimanere sorpreso da ciò che gli si parò d'inanzi. Era un vero e proprio forte, del tutto differente dalle costruzioni in corallo che aveva ammirato il giorno prima.
Gli parve tutto così stranamente familiare; era certo di non essere mai stato lì (e d'altronde come avrebbe mai potuto arrivarci?), eppure quelle costruzioni parevano così dannatamente simili a quelle che era abituato a vedere sulla terraferma, tanto da sembrargli persino fuori luogo.
Non si soffermò più di tanto a pensarci e proseguì.

Come da piano, il gruppo si era diviso e si trovò come compagno di guerra i pirati che aveva definito inetti; con loro, però, c'era anche qualche tritone e Chandra.
Di comune accordo decisero di evitare un attacco diretto: i pirati avrebbero fatto da esca allontanando gli uomini dal forte, mentre Sergey, Chandra, i tritoni ed una ragazzina incappucciata – che come lui aveva preso parte alla spedizione di quella donna e si era distinta dagli altri, restarono nascosti.
Tutto andò come pianificato e non appena i pirati ingaggiarono battaglia, Sergey simulò un grido di proveniente dalla direzione opposta alla loro: in quel momento si mossero.
Mentre i pirati spostavano la battaglia stessa lontano da quel luogo, Sergey e gli altri si diressero verso dei cetacei, nascondendosi; subito dopo i tritoni entrarono nel forte, seguiti a ruota dagli altri.
Era andato tutto così dannatamente bene, che proprio Sergey, che aveva proposto il piano, si stupì. Ciò che trovò all'interno di quella costruzione, però, lo sorprese ancora di più: una cinquantina di tritoni erano rinchiusi in delle prigioni; erano malridotti ed a giudicare da come reagirono alla loro presenza, si trattava di soldati.
La vista di quegli esseri non turbò Sergey più di tanto. Infondo aveva vissuto situazioni forse anche peggiori. Provò un minimo di compassione, certo, ma non stette a pensarci poi molto: la razionalità prese il sopravvento e subito pensò a come potessero tornargli utili.
All'interno del forte v'erano delle armi: decise, quindi, di liberare ed armare i prigionieri.
Riuscì anche a farlo, ma questa volta – manco a dirlo, qualcosa andò storto.
Una quindicina di soldati nemici gli sbarrò la strada.
Erano feriti, ma ancora in grado di combattere: segno che avevano avuto la meglio sui pirati.
“Che patetici, potevano aspettare ancora prima di crepare!”, pensò Sergey, ma non pronunciò nulla.
Spostò la gamba destra indietro ed alzò le braccia: si stava preparando allo scontro.
Mosse lo sguardo verso i suoi alleati, poi di nuovo verso gli avversari.
Beh, almeno non si sarebbe annoiato.

Simulò un ulteriore grido alle spalle dei tritoni della guarnigione, sperando che questi pensassero che altri pirati li avessero seguiti.
Subito dopo scattò, sferrando un calcio basso ad uno di loro e tentando di lacerargli la gola con la mano destra.
Si stava divertendo: era persino felice che quei pirati fossero stati sconfitti; beh, più che felice considerava la loro eventuale morte come un prezzo più che accettabile per ciò che era riuscito a fare ed ancor più per ciò che lo attendeva.
Appena avrebbe riguadagnato la posizione, avrebbe sferrato un gancio sinistro al nemico più vicino.
Sì, si stava proprio divertendo.



Energia:
85 - 05 – 05 - 05 = 70%

Status fisico/Psicologico:
16/16 / 16/16

Cs: 3
2 Destrezza
1 Resistenza

Armi:
L'arto sinistro di Sergey è simile a quello di un qualsiasi altro uomo; eppure è incredibilmente duro e possente, al pari dell'acciaio. [Arma naturale]
Allo stesso modo, la tibia destra e la tibia sinistra, hanno una consistenza pari all'arto.
L'arto destro ha invece un'anomalia che consiste nello spessore esagerato delle vene, e nelle unghie estremamente affilate; esse sono infatti lunghe circa il doppio del normale ed in grado di tener testa persino alla lama più tagliente. L'uomo è solito coprire la mano con delle bende, che ne celano malamente le anormità. [Arma naturale]
L'intero corpo, in realtà, è estremamente resistente, al pari delle armature più leggere. Nonostante ciò, non presenta particolari anomalie. [Arma naturale]
Le uniche armi che in effetti possiede, sono una pistola antica dalla lunghezza di 37 cm e l'altezza di 11 cm [Pistola – 4 colpi disponibili], ed un archibugio della lunghezza di 70 cm, l'altezza di 15 cm ed il peso di 3,5 kg [Fucile – 2 colpi disponibili].

Consumi:
B:5 M:10 A:20 C:40

Abilità passive:
Зло:E Sergey non avrà bisogno di percepire il pericolo: la sua natura demoniaca penserà a tenerlo in vita; ciò si tradurrà nella capacità di potersi difendere anche inconsciamente, senza essere effettivamente consapevole dell'attacco. Si tratta di una tecnica passiva. [Abilità personale III]
Непроходимые ум: Fin da quando era piccolo, Sergey è sempre stato poco influenzabile dagli eventi esterni, forse per la sua natura, forse per il modo in cui è cresciuto. In termini tecnici, possiede una difesa psionica passiva. [C: Pergamena Mente impenetrabile]
Убийца: Sergey ha sviluppato la capacità di muoversi senza far alcun rumore ed al contempo riesce a non emettere alcun odore, impedendo a chiunque di percepire la propria presenza attraverso l'udito o l'olfatto. Inoltre il suo passaggio non crea alcuna vibrazione, e non lascia traccia alcuna sul terreno.[I e II Effetto passivo del dominio Assassino]
Неутомимый: Le lunghe giornate di allenamento hanno permesso a Sergey di sviluppare una resistenza fuori dal comune. In termini tecnici, raggiunto il 10%, non sverrà, pur avvertendo la stanchezza al 20% e morendo allo 0%[Abilità razziale Audacia]

Abilità attive:
Преследование: Una voce, un suono, un rumore. Qualcosa di lontano e disturbato, qualcosa di superfluo. Eppur sarà difficile da colui che subirà questa tecnica, non prestar attenzione a quest'interferenza. Nulla di sovrumano, s'intenda: semplicemente anni ed anni di allenamento che hanno permesso a Sergey di dar l'impressione che la propria voce provenga da un altro luogo. Si può considerare quest'abilità come la quintessenza del ventriloquismo. In termini tecnici è una tecnica fisica con effetti psionici - e va dunque difesa come una tecnica psionica - ad area, con consumo basso, che non causa danni e non ha altri effetti se non quello di distrarre l'avversario per una singola azione. [I effetto attivo del dominio]
x2
низкий удар: Sergey è in grado di far perdere l'equilibrio all'avversario e farlo cadere - ponendosi in vantaggio - semplicemente con un calcio, una leva, o persino con l'utilizzo di qualche arma. Si tratta di offensiva fisica di potenza e consumo basso, che fa cadere l'avversario.[I: Pergamena Colpo basso]


Riassunto:
Tutto come da copione.
Nello scontro finale, Sergey usa prima il primo effetto attivo del dominio, poi la pergamena colpo basso: il nemico bersagliato da quest'ultima viene attaccato anche da un fendente alla gola sferrato con la mano destra (arma naturale). Subito dopo sferra un gancio sinistro (arma naturale) al nemico più vicino.

 
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view post Posted on 10/10/2014, 17:48
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
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Marciavano.
O meglio, nuotavano. I pirati di Chandra, accompagnati dai tritoni della città, dal Capitano e dal suo vice. Nuotavano in silenzio, ognuno con pensieri diversi. I pirati erano lì per il denaro, Montu perchè aveva promesso aiuto a Liliana, Chandra per i suoi tesori, e i tritoni per la loro città. Eppure erano tutti lì, marciavano contro gli esseri che minacciavano la città sommersa.
Gli obiettivi erano due, Montu si sarebbe diretto ai Campi di Naya. Ma ancora non sapeva cosa lo aspettava, tanto meno come poter agire efficacemente.
Arrivarono al relitto di una nave, si era adagiata sul fondale oceanico dopo essersi spezzata a metà, il legno era stato colonizzato da migliaia di alghe, muschi e coralli. Sicuramente era lì da tempo immemore, ma l'acqua aveva impedito al legno di marcire.
Da lì in poi si sarebbero divisi, la maggior parte dei tritoni e il vice capitano sarebbero andati con Montu ai campi, mentre tutti gli altri si sarebbero diretti verso le fucine.
Finalmente l'ufficiale lo informò della situazione che avrebbero affrontato.
I campi, interamente in pianura, erano sorvegliati da un solo, imponente, torrione. La struttura, interamente rocciosa, dominava la depressione oceanica in cui sorgevano le fattorie. Apparentemente non presentava entrate, ma sul pinnacolo alcune placche di conchiglia venivano aperte per far entrare truppe e provviste, o per dare libero sfogo ai tiratori.
Placche che, però, si potevano aprire solo dall'interno della torre.
-Qualcuno ha sempre sostenuto l'esistenza di un tunnel segreto, ma personalmente non l'ho mai percorso, nè ho mai avuto prova certa della sua esistenza. Se anche il vociare della città corrispondesse a realtà non posso assicurare che sia effettivamente percorribile.-
Le cose non sembravano facili. Se i loro avversari erano asserragliati nella torre dovevano trovare il modo di farli uscire allo scoperto, o di sfondare.
Il Demone combatteva una battaglia che non era la sua... Si chiese se ne valesse veramente la pena.
-La torre sembra quindi inespugnabile, non possiamo permetterci di perdere tempo a cercare un passaggio che poi potrebbe rilevarsi impossibile da percorrere. Però potremmo sfruttare le aperture, e servirà un diversivo per farli uscire allo scoperto.
Potremmo nuotare io, lei, e qualche guerriero in una posizione nascosta mentre gli altri attirano i tiratori? Una volta aperta anche una sola delle placche possiamo irrompere da lì.-

Il tritone non disse un'altra parola, si limitò ad annuire.
-Ci vedranno arrivare già da lontano, dobbiamo dividerci ora e avvicinarci al torrione da due direzioni diverse.-
Montu indicò sulla mappa le vie che avrebbero potuto percorrere sperando di arrivare inosservati. -Non c'è bisogno di rischiare troppo, non avvicinatevi più del dovuto. Irromperemo senza perdite, dovremo essere veloci. Uno di voi con me e il Vice Capitano, agli altri auguro buona fortuna, non fate gli eroi e filerà tutto liscio. Liberiamo i campi di Naya, restituiamo l'avamposto alla città! Marciamo.-

La torre era immensa, sembrava impenetrabile. Le placche erano chiuse, ed era impossibile capire se all'interno erano pronti a reagire all'attacco.
La maggior parte dei tritoni era avanzata fino ad una distanza sicura, e aveva iniziato a girare in tondo, mentre Montu, insieme al vicecapitano e un altro soldato, era rimasto in disparte, e si era avvicinato il più possibile sfruttando la vegetazione oceanica.
Quando suonarono un rudimentale corno, ricavato dallo scheletro di un mollusco, due placche si aprirono, i due tritoni comparsi nelle loro armature di acciaio lasciarono partire dalle loro mani due raggi di violetta luce arcana.
Uno dei tritoni arrivati con il Demone fu incenerito all'istante.
Il gruppo si divise e iniziò a nuotare in maniera del tutto caotica, cercando di evitare la stessa sorte. Era il momento buono per agire, ma per coglierli alla sprovvista avrebbe dovuto nuotare in fretta. Più in fretta di quanto si credeva capace.
Arrivato quasi all'altezza delle aperture sfruttò tutta la potenza rimasta nelle gambe per colpire con una testata il petto di uno dei due guardiani.
Sentì l'armatura cedere sotto il colpo, e le ossa incrinarsi, quando il tritone cadde a terra privo di sensi, forse morto, il Demone estrasse la pistola.
Nemmeno un colpo partì dall'arma, forse inceppata. E ad attenderlo rimanevano il secondo Ved'quan affacciatosi, più un terzo che era rimasto in un'alcova superiore, a bersagliare i tritoni rimasti fuori.
Il Ved'quan si voltò di scatto, e un nuovo raggio viola partì dalle mani palmate.
La roccia della torre si frantumò, e in un istante un muro si erse fra Montu e il dardo. Il muro esplose, e numerose schegge colpirono le braccia e il corpo del Demone, ferendolo.
Doveva contrattaccare. Il mezzo pesce sembrava più stanco dopo ogni colpo sparato. Lanciò una biglia nell'alcova, per fermare il terzo avversario e impedirgli di colpire altri tra i suoi.
Poi con un guizzo l'Eterno fu addosso al mezzo pesce che l'aveva attaccato, e affondò la sua spada affilata nel ventre molle del suo nemico. Il vicecapitano e il tritone irrupperò nella fortezza, e mentre il secondo finiva il Ved'quan trafitto dalla katana decapitandolo, l'ufficiale lanciava una scarica di energia arcana verso il soldato nell'alcova.
-Non mi avevate detto di questa vostra... capacità.-
Sorrise il Ved'quan, evidentemente trovava la possibilità di essere inceneriti divertente: -Speravo non fosse necessario.-

Quando gli uomini rimasti fuori li raggiunsero, si prepararono a sgombrare la torre da chiunque fosse rimasto a difenderla. Sperò solo che alle fucine le cose fossero andate più liscie di come si prospettavano a lui. Quello sembrava un luogo in grado di contenere molti, forse troppi soldati.



Energia: 80 -20 -10 -10 =40%
Status Fisico: Tagli sparsi (danno Medio)
Status Psicologico: Illeso
CS Forma Umana: +1 Intelligenza +1 Astuzia = 2CS

Armi:
Shokan: Sguainata
Pistola: Inceppata (3/5 colpi)

Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]

Oggetti:
Biglia Stordente
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante: 1
Rubino: Forma Umana: +1 Forza; +1 Velocità; +2 Maestria nell’uso delle Armi. Forma Demoniaca: +2 Forza; +1 Velocità; +1 Intelligenza.
Gemma della Trasformazione

Abilità Usate:
Muro d'Ossa Consumo: Medio (10%)
Il negromante richiama davanti a sé una barriera invalicabile composta dalle ossa dei suoi nemici, bloccando gli attacchi che gli sarebbero rivolti contro.
La tecnica ha natura magica. Il caster richiamerà un muro di ossa dal terreno per bloccare le offensive rivoltegli contro; a seconda della personalizzazione, la barriera potrà essere composta da ossa, carne, lame o qualsiasi altro materiale solido che possa essere utilizzato per la stessa funzione. La tecnica ha potenziale difensivo pari a Medio e nessun potenziale offensivo. Le dimensioni coperte dal muro potranno essere particolarmente grandi, permettendo di generare una difesa non solo potente, ma anche di grande portata.

Colpo Duro Consumo: Medio (10%)
il guerriero esegue un attacco più potente del normale, in grado di ferire gravemente l'avversario.
La tecnica ha natura fisica. Consente al guerriero di eseguire una singola azione offensiva più pericolosa della norma. L'azione in questione potrà essere personalizzata con differenti stili o modalità di esecuzione, ma in ogni caso consisterà in uno ed un solo attacco - sia esso a mani nude o portato con un'arma bianca. La tecnica dura infatti solo il tempo necessario a portare a termine il colpo successivo al momento in cui è stata attivata. Andrà considerata come tecnica fisica di potenza Media e fronteggiata in quanto tale.

Note: Il primo attacco è la pergamena Contraccolpo, come da confronto. Poi mi difendo da un attacco Alto del Ved'quan con Muro d'Ossa, ammortizzando solamente il danno. Rispondo lanciando uno Stordente nell'alcova e usando Colpo Duro sul Ved'quan che mi ha attaccato. In seguito il tritone (anche lui pericolosità F) e il vicecapitano irrompono e finiscono i due soldati.

Mi scuso anche qui per l'immenso ritardo, e soprattutto per il post che, mi rendo conto, è illeggibile. Perdono.
 
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.Neve
view post Posted on 13/10/2014, 19:25




Il Tesoro di Chandra

C a t t i v e a c q u e




La fortezza era in trambusto. Gli schiavi fuggivano a destra e a manca alla ricerca di una via libera e sicura, le armi tremavano, la magia crepitava. Innanzi agli occhi di quel mare di velluto, il fondale sotto di loro pareva tremare e scombussolarsi di forti paure. Ma loro non cedevano. Coraggiosi ed impavidi i liberatori di Chandra affondavano i nemici innanzi a loro. I Ved'quan erano alle strette, tremavano quasi di fronte a quella forza dirompente. Un paio caddero, mentre l'acqua raggelava i loro organi trasparenti . Ed il sangue violaceo si sperse, libero in nugoli di particelle fluttuanti nell'oceano. Così fitto da inondare l'intera fortezza, così denso da disperdersi come fumo. Era strano quel fenomeno. Lo percepiva tutte le volte che si inabissava in quei fondali. Vedeva i liquidi rarefarsi al mare salato, Chandra. E non riusciva mai a capacitarsi come essi potessero sciogliersi, diventare un tutt'uno con l'acqua. Era, in quei giorni, in preda alle fantasie più disparate. Eppure continuava a combattere come se il tempo si fosse fermato a qualche secolo prima. Eppure gli arti guizzavano, le membra fremevano. Non si dava pace.

Un rumore sinistro destò la loro curiosità. Il suono di uno scoppio, o il gorgogliare di una corrente.
E lei si mostrò in tutta la sua interezza.

Alta e possente, dalle fattezze di pesce. Una donna-cernia, quasi. Bipede. I piedi palmati, le pinne e la coda, le braccia possenti e coperte dalla poderosa armatura che ricopriva oramai tutto il corpo viscido ed oleoso. Verdognolo. La lunga cresta seghettata si estendeva per tutta la schiena, il volto boccheggiante ed irato al tempo stesso. Gli occhi a palla, così grandi ed accusatori. Sul muso, le scaglie di rame facevano intuire la sua provenienza alla casta dei guerrieri. Eppure le sue origini erano ben diverse. Figlia del precedente sovrano avrebbe dovuto intraprendere la carriera governativa. Ma il fato e la natura la vollero tra le file dei soldati. Così ingiustamente quanto a merito. Si era dannata per anni di quel suo supplizio, ma il suo corpo era fatto per combattere. Le sue braccia erano armi dalla rapida potenza, le sue zampe erano colonne. Non poteva deludere il suo popolo, non poteva deludere la sua casta. Non le era mai andata giù questa divisione. Lei avrebbe voluto un oceano libero da ogni pregiudizio, una Atlantide liberata da qualsiasi discriminazione relegata alle scaglie. Eppure, benché si potesse pensare a questo come un nobile scopo, ciò che l'interessava veramente era ristabilire la discendenza di uova. Padri e figli uniti nei secoli della regnanza.

11axudh

"Siete disgustosi."

Esordì con rauca voce, schifata.

"Ma guardatevi, umani.
La vostra pelle è così colorata e secca. I vostri arti sono lunghi e spaventosi.
E poi cosa sono quelle propaggini sul vostro capo che ondeggiano come alghe?"


Si portò una mano palmata alla bocca, quasi soffocando un conato di vomito.

"Ora, dovrei sbattervi fuori a calci nelle chele! Non dovete impicciarvi dei nostri affari qui giù.
Qui giù decido io. Le cose, da ora innanzi, andranno secondo i nostri ideali. Mai più differenze di rango, solo un'unica discendenza! "


Le bolle si sperdevano per tutta la fortezza.

"Al figlio del Re, una vita da Re."

"E al figlio del contadino una vita da contadino?"
Chandra la osservava di sbieco.

"Cazzate!"
La sua voce tonava.

"Vuoi solo sostituire una forma di ingiustizia con un'altra. Il tuo, il vostro, è solo buonismo da quattro soldi."
Si lisciò i capelli con la mano in un gesto di assoluta fermezza.
Poi quella continuò a fissarla assottigliando le squame attorno ai grossi e tondi occhi.
Doveva fargliela pagare, a quella umana ossuta e a tutti quegli altri camminatori del suolo. Urlò in un impeto di sfida ed assoluta arroganza. Poi mosse il grosso braccio destro repentinamente. Così forte da creare quasi un vortice, un mulinello d'acqua che scagliò contro ai suoi nemici. La mano sinistra si strinse poi intorno alla lunga lancia e questa si tinse di mille e cento sfumature dai riflessi trasparenti. Con un colpo secco la scagliò in direzione del petto pulsante e caldo di Chandra.

Una rapida risposta.

Co-qm Point

Il combattimento sembra andare a buon fine e riuscite ad eliminare un paio di Ved'quan. Improvvisamente però entra in scena il capo dei soldati. Una Ved'quan dalle scaglie ramate, figlia del precedente sovrano, che comincia un'accesa discussione con Chandra. Dopodiché casta queste due tecniche; la prima contro di voi, la seconda contro Chandra.
CITAZIONE
Vortice violento:
La tecnica ha natura magica ed è legata all'elemento acqua. Il caster, senza particolari tempi di concentrazione, può muovere una mano con un gesto secco, rapido, violento; subito verrà quindi generata un vortice d'acqua fortissimo e impetuoso. Questo potrà spingere via un essere umano (e creature di stazza equivalente, o inferiore) scaraventandolo lontano con violenza. Il vortice causerà un danno di entità Alta totale. Utilizzata ad area avrà un potenziale offensivo Medio.
Consumo di energia: Alto usata ad area

CITAZIONE
Lama dell'elemento: [abilità personale]
La tecnica ha natura fisica. Lo sciamano sferra un attacco fisico, muovendo la propria arma tanto rapidamente da farla sembrare quasi trasparente, opaca e priva di consistenza, come se fosse fatta totalmente di acqua. La conseguenza principale della tecnica, dunque, è quella di generare un effetto sorpresa ai danni del proprio avversario, che vedrà comparire l'arma soltanto all'ultimo istante. L'effetto dura il tempo di un singolo attacco fisico che, se non difeso, cagiona un danno Alto.
Consumo di energia: Alto

Aspettate il post di Grim.



 
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The Grim
view post Posted on 13/10/2014, 20:57





Campi di Naya

Zaigù prese la mira, valutando attentamente i movimenti del folto gruppo di soldati. Il gruppo di Lealisti pareva muoversi in maniera casuale, come se fossero agitati dalla paura e dal panico, ma il tritone conosceva bene quella manovra; era stato un soldato anche lui. La loro signora aveva insegnato ad eseguire simili espedienti alla perfezione, quel branco di traditori invece manteneva ritmo e costanza, eseguiva gli stessi movimenti, si mantenevano ognuno alla medesima distanza dall'altro; mantenevano un ordine rigido e preciso. Nessuno aveva insegnato loro l'importanza del caos, del non seguire uno schema, del lasciarsi guidare dall'istinto ed ora l'avrebbero pagata cara: quando si è sotto tiro rendersi prevedibili è una strategia pessima. Tenne la lancia dritta davanti a sé, salda nelle mani, poi rilasciò la scarica magica. Una saetta gialla vibrò nell'acqua dirigendosi a tutta velocità verso uno dei soldati e friggendolo in un istante, poi il fulmine si divise rimbalzando verso l'alto e uccidendo un secondo tritone; due con un colpo solo, un ottimo risultato. Fu in quel momento che si accorse che il nemico era arrivato alla torre, e si stupì della cosa. Aveva previsto una manovra simile, per questo aveva fatto riempire i vari tunnel di trappole, rotto i puntellamenti così che crollassero sopra di loro; seppellendoli. Non aveva sentito nessuna vibrazione, nessun crollo ed allora da dove erano arrivati i nemici? Purtroppo non aveva tempo per quelle domande, fece scorrere la conchiglia per bloccare l'entrata, poi raccomandò agli ultimi due soldati che gli rimanevano di tenere lontani i Tradizionalisti, mentre lui si occupava degli altri scocciatori. Quando non esisteva più vittoria, non rimaneva che un massacro per rendere la propria morte il più onorevole possibile.

ɲ Ɏ ɳ

Le sorprese parevano non finire.
Zaigù riuscì a malapena a contenere un urlo di stupore mentre scrutava l'essere che massacrava un suo compagno d'arme. Aveva sentito vaghe descrizioni degli esseri di superficie, e pensava che sarebbe riuscito a tollerare la vista di uno di quei mostri; invece si era sbagliato. Le alghe scure che crescevano sulla loro viso erano qualcosa di disgustoso, così come le proporzioni completamente sbagliate della loro costituzione: la testa piccola e staccata dal busto, le braccia gigantesche e le gambe lunghissime, ma sopratutto l'assenza di qualsivoglia pinna. Come si spostassero sulla terra era per lui un mistero, qualcosa che forse aveva a che fare con quelli che chiamavano capelli o peli, ma non ne era sicuro; non era un ricercatore lui, ma un soldato.

" Xishood!
Disonore!!
"

La sua voce era rabbiosa, malferma, piena di rancore. Da quelli che amavano definirsi Tradizionalisti si sarebbe aspettato di tutto, ma non un simile tradimento. Questo mostrava la loro doppiezza, rendeva palese come non a loro non fregasse nulla della gloria del loro paese e dei valori del loro popolo, come invece andavano berciando da anni. Era tutta una menzogna per celare le loro reali motivazioni: paura del cambiamento e avidità di potere.

" Assoldare dei Gariib, stranieri disposti a uccidere per quattro conchiglie.
Siete ninna cees? Senza vergogna?
"

Tremava mentre parlava, gli occhi rossi iniettati di sangue, le mani che riuscivano a malapena a reggere l'arma. I muscoli del soldato erano tesi, le vene a fior di pelle.
Un'energia gialla l'avvolgeva, come se della corrente lo percorresse.

" GEERI!
MORTE!
"

E fu allora che un fulmine partì dalla punta dell'arma, pronto a ridurli in cenere.



QM Point Ramses, come hai ben capito, questo post è tutto tuo. Il capitano della guarnigione ribelle - Zaigù - vi attacca, visibilmente arrabbiato. Scaglia addosso a te ed al Vicecapitano del tuo gruppo la tecnica personale Lampo rimbalzante * poi si butta con un affondo - la pergamena Attacco furtivo - sul Vice capitano.

CITAZIONE
Lampo rimbalzante:
La tecnica ha natura magica. Il caster lancia un fulmine che folgora una vittima per poi incenerire anche il bersaglio a lui più vicino, infliggendo ad entrambi un Danno Medio Alto, equamente diviso fra fisico e psiche.
Consumo di energia: Alto

Attacco furtivo: La tecnica ha natura fisica. Il caster compie un unico, rapido movimento per affondare la propria mano, un proprio dito o una propria arma da mischia nel corpo del nemico, nel tentativo di provocargli una ferita molto profonda, ma estremamente localizzata alla zona colpita - a seconda della personalizzazione è possibile utilizzare qualsiasi parte del corpo e qualsiasi arma, purché queste ultime siano da mischia. La tecnica ha potenza Media e provoca un danno Medio; la sua efficacia si basa sulla rapidità con la quale viene eseguita il gesto, tramite la quale è possibile penetrare più o meno in profondità.
Consumo di energia: Medio

Tutti: Avete quattro giorni per rispondere, fino alle 23:59 di Venerdì diciassette. Questo non è un combattimento autoconclusivo.

*= Questa tecnica è potenziata in maniera anormale nei danni - infliggendoli di un livello superiore rispetto al consumo per via dell'ambientazione oceanica.
 
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view post Posted on 16/10/2014, 19:44
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥
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La via per Atlantide ~ Il Tesoro di Chandra - L’importanza della propria vita -
Quegli schiavi avevano visto subito una possibilità di fuga e di poter riconquistare quella libertà che era stata loro negata per troppo tempo, Ririchiyo provò una certa invidia per loro che potevano lasciare così il loro posto, in fondo lei era partita soltanto per la speranza di avere quattro soldi ma continuava a chiedersi se tutto quello ne valeva davvero la pena, in fondo si era invischiata in una battaglia che non era la sua ma, alla fine, ormai aveva dato la sua parola e quindi doveva rimanere a combattere proprio come stava facendo, cercando di superare i suoi limiti e utilizzando ogni tecnica di cui fosse a conoscenza. Il suo arco, nonostante tutta quell’acqua, sembrava funzionare perfettamente ma in fondo quel giorno di cose fantastiche e fuori dal comune ne aveva viste tante, la stessa possibilità che aveva di poter vedere e sentire perfettamente a quella profondità senza essere schiacciata dalla pressione era già una cosa di per sé unica e rara.
Le lame si scontravano e le carni venivano dilaniate, la ragazzina non potè fare altro che sorridere nel vedere che ad essere distrutti erano proprio i nemici e che loro stavano avendo la meglio. Non poteva fare che esultare e il demone insieme a lei. Finchè l’involucro che lo accoglieva non veniva ferito, o peggio ucciso, allora andava tutto bene. Purtroppo la giovane non si perse nemmeno per un attimo sulle questione filosofiche che portavano l’acqua a mescolarsi con il sangue sia loro che di quelle strane creature, l’unica cosa che riusciva a pensare in quel momento era ad uccidere e a farne fuori il più possibile, questo per proteggere la sua vita, questo per poter tornare indietro viva. Anche se non aveva nessun posto dove tornare il suo obiettivo era comunque quello di rimanere in vita.
Le cose sembravano andare decisamente bene per il suo gruppo, finchè un suono non sembrò quasi interrompere la loro frenetica battaglia. Quella che sembrava una “donna-pesce” degna di questo nome si era presentata davanti a loro, bardata di tutto punto e pronta alla battaglia. Ririchiyo si era imbarcata in quell’impresa con tutta l’ignoranza del caso, quindi non sapeva assolutamente nulla di quella creatura che si trovò a fronteggiare insieme agli altri e sinceramente non le interessava nemmeno niente. In quel momento per lei era solo un ostacolo che si stava frapponendo fra la sua vita o la sua morte, quindi doveva morire! Si chiamava selezione naturale. Strinse un po’ di più l’arco fra le sue mani nervose, avrebbe voluto davvero partire subito all’attacco per poterla distruggere e sapere subito quale potesse essere il risultato di quello scontro ma quella creatura parlo.
Li stava accusando di qualcosa, di immischiarsi in affari che non li riguardavano e, per quanto potesse avere ragione riguardo il piccolo gruppo di mercenari, lo stesso non si poteva dire di Chandra che sembrava avere tutto il diritto di essere lì dove si trovava. La giovane avrebbe voluto rispondere ma il demone dentro scoppiò a ridere obbligandola a fermarsi.


”Stai zitta cuccioletta, è meglio per te se tieni la bocca chiusa, piuttosto pensa a un modo per essere d’aiuto a queste persone, inizi a sembrarmi stanca, vuoi per caso il cambio?”



Già, nonostante l’adrenalina scorresse veloce nelle sue vene la stanchezza stava iniziando a farsi sentire ma non aveva alcuna intenzione di lasciare il suo posto al demone. La loro nemica sembrava già piuttosto alterata per vedere gente che camminava sul suolo, non voleva nemmeno immaginare come avrebbe potuto reagire nel vedere un demone in fondo al mare. No, se la sarebbe cavata da sola e, in ogni caso il corpo era uno solo, era quello a stancarsi non le loro anime quindi scambiarsi di posto sarebbe stato piuttosto inutile.
Il momento della lotta, però, sembrò arrivare ancora in fretta. Dopo il breve scambio di battute fra quella creatura e Chandra la loro nemica sembrò davvero prepararsi ad attaccare ma in fondo per cosa stavano combattendo? Chandra e quella specie di pesce probabilmente lo stavano facendo per la purezza di una qualche razza a lei sconosciuta mentre la giovane combatteva solo per quattro soldi eppure le sue intenzione le sembravano decisamente più nobili di quelle delle due idealiste.


”Già, io combatto per sopravvivere mentre loro mettono solo in atto guerre che si potrebbero tranquillamente evitare!”



Pensò, mentre l’attacco di quel pesce nemico prendeva consistenza davanti ai suoi occhi. La nemica mosse semplicemente una mano mentre un vortice iniziò a crearsi. Doveva fare qualcosa e doveva farlo subito. Alzò bene l’arco davanti a sé incoccando velocemente una freccia e guardando fissa davanti a sé saltando via dal suo posto e cercando di colpire il vortice con una freccia cerando di far tornare quell’attacco al mittente. Già, vedere quel pesce donna schizzare via dopo essere stata colpita dal suo stesso attacco non avrebbe fatto ridere sadicamente soltanto il demone ma anche la ragazzina stessa. Per fortuna riuscì ad allontanare da sé quella specie di mulinello, incoccando nuovamente un’altra freccia ma, stavolta, per indirizzarla direttamente agli occhi di quella regnante malcapitata. La freccia venne scoccata e sibilò cercando di dirigersi proprio verso gli occhi del suo obiettivo, soltanto allora si accorse del resto della gente che stava combattendo.


«Vi copro io le spalle, voi provate ad attaccarla per bene, io cercherò di fare qualcosa con le mie frecce!»



Aveva decisamente parlato poco durante quella piccola missione, non che di solito fosse di molte parole ma, in qualche modo, si sentiva in soggezione davanti ad una donna forte come Chandra, quindi aveva evitato di farsi notare ma adesso era finito il tempo della paura, adesso la lotta per la sua sopravvivenza sembrava aver raggiunto l’apice e doveva mettercela tutta.
Proprio con questo pensiero in testa incoccò velocemente tre frecce per lanciarle contro il loro obiettivo comune, nella speranza di vederlo cadere, nella speranza di non vedere più la loro vita minacciata.



CITAZIONE

RIRICHIYO


Basso: 5% - Medio: 10% - Alto: 20% - Critico: 40%


»Stato fisico: Indenne
»Stato mentale: Indenne
»Sinossi: Egoista, indipendente e irascibile; coriacea, corna e occhi viola
»Energia: 65%-20%-5%=40%
»Cs: 2 (1 Maestria Armi, 1 Astuzia)
»Equipaggiamento: Arco, 7 colpi rimasti
Attacco
Colpo riflettente:
    il cacciatore ferma i colpi rivolti alla sua persona e fa sì che questi si ritorcano contro il proprio nemico.
    a tecnica ha natura fisica. Il caster sferza la propria arma velocemente, sferrando uno o più fendenti in grado di incrociare e bloccare attacchi rivolti contro di se. Inoltre, ogni attacco incrociato dai fendenti, potrà essere rispedito all'indietro. La difesa avrà potenza Alta: tecniche di potenza Alta verranno deviate dalla loro traiettoria - tecniche di potenza Media e Bassa, invece, verranno riflesse contro il nemico che, al momento della difesa, dovrà considerarle come semplici attacchi fisici. A seconda della personalizzazione è possibile se il caster crei una vera e propria barriera semplicemente muovendo l'arma innanzi a se, dandole forma a scelta, o che sia il caster stesso a deviare e riflettere gli attacchi nemici per mezzo delle sue sole mani/armi. E' possibile aggiungere effetti scenici di qualunque tipo all'azione, purché non si snaturi la tecnica in quanto tale. L'entità dei danni e degli attacchi che vengono riflessi contro il nemico, è rimessa alla sportività dell'avversario. La tecnica può essere compiuta con qualunque arma, anche da lancio, benché non se ne faccia abuso.
    Consumo di energia: Alto
Cieco:
    il cacciatore annulla la vista dell'avversario con un singolo attacco. La tecnica ha natura fisica. Consente al caster di accecare un avversario. Grazie alle proprie capacità di combattimento, dunque, il caster potrà compiere un singolo attacco con lo scopo di accecare il suo avversario. L'attacco sostanzialmente consisterà in un colpo arrecato a mano chiusa, o con la parte contundente dell'arma impugnata, ovvero finalizzato a causare meno danno possibile (es. l'elsa della spada), ma diretto agli occhi dell'avversario. Questa offensiva, se non difesa, costringerà l'avversario a chiudere gli occhi per qualche attimo prezioso e rimanere alquanto confuso. La natura e le specifiche relative all'attacco, che dovranno mantenere l'effetto "accecante", sono totalmente rimesse alla personalizzazione del giocatore: l'attacco potrà consistere anche in una freccia che applica un effetto di "buio" sugli occhi dell'avversario, o della vernice lanciata direttamente sulla sua faccia o qualunque altro espediente che renda logico l'effetto di annullarne la vista. La tecnica, comunque, non arrecherà mai altri danni che non siano l'accecamento. La tecnica, se usata a scopo difensivo, può causare autoconclusività. L'effetto dura un singolo attacco.
    Consumo di energia: Basso

Utilizza 2CS per cercare di colpire il nemico con due frecce.


Specchietto riasuntivo
Prima di tutto utilizza colpo riflettente per allontanare da sé il mulinello e rimandarlo contro il nemico, poi utilizza cieco nel tentativo di toglierle la vista e, alla fine, cerca di coprire l’attacco degli altri usando le sue 2CS e quindi due frecce proprio scoccate verso il loro nemico.

 
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Emelianenko
view post Posted on 17/10/2014, 17:44




Un vortice si diresse verso di lui. Sergey lo vide distintamente. Un turbine nell'acqua che in pochi istanti lo avvolse. E con lui, avvolse i suoi alleati. Soffi d'aria e di acqua, energia che avrebbe scagliato gli uomini lontano in pochi attimi.
Ma le parti del suo corpo apparentemente colpite evaporarono in una densa nube, nera come il carbone.
Sergey uscì illeso, come se la corruzione presente in lui lo avesse salvato.

Strinse i denti.
Non poteva farsi sconfiggere, infondo.
No, non aveva liberato i prigionieri per farli catturare subito dopo; non aveva offerto il suo aiuto a Chandra per poi morire; non aveva affrontato quel viaggio per tornare a casa con più demoni di prima.
Doveva vincere.

Alzò lo sguardo verso quell'essere.
Metà donna, metà pesce.
Un essere di un gradino inferiore all'uomo e di due alla bestia.
Orrenda.
Era in grado di parlare, ma – non appena aprì bocca – Sergey maledisse questa sua capacità.

“Così maledettamente stupida”

Disse.

“E patetica. E banale, e bigotta, ed egoista.”
Aggiunse nella sua mente. Un essere immeritevole della propria vita, sia in questo mondo, che nell'altro.
Un essere che ben presto sarebbe morto.
Lo desiderava, Sergey, allo stesso modo in cui desiderava la morte dell'essere umano medio.
Doveva vincere quello scontro: era una sfida per lui.

Fece uno scatto verso costei. Dietro di lui, la ragazzina incappucciata imbracciò l'arco. Guardò quest'ultima, poi di nuovo il suo nemico.
E sorrise.
Aveva alle sue spalle ciò che meritava di vivere e dinanzi ciò che presto avrebbe distrutto.
C'era qualcosa di stranamente poetico in quella situazione.
Qualcosa di bello, di pulito, di incredibilmente lontano dalla malvagità che era solito attribuirsi. Qualcosa che presto sarebbe entrato in conflitto con la libidine che lui stesso avrebbe provato.
Lo sapeva. Sapeva che i sensi di colpa gli avrebbero ben presto fatto pagare le sue azioni con una pena immensa.
Sì, perché avrebbe goduto nell'ucciderla, avrebbe riso delle sue urla ed assaporato la gioia del dolore infertogli.
Ma tutto ciò aveva importanza?
No, in effetti no. Ora doveva pensare a quella mastodontica donna e non ai suoi demoni.
Scacciò via quei pensieri come un oste scaccia un ubriaco dal suo locale.

Fintò un destro, per poi cercare di afferrare il bacino della donna con la mano sinistra. Un istante dopo la ragazzina incappucciata scoccò la sua freccia.
Sergey avrebbe chiuso la presa con l'altra mano, per poi proiettare la donna spazzandole le gambe con la tibia sinistra. Subito dopo avrebbe affondato le unghie della mano destra in quella che aveva tutta l'aria di essere la sua gola; o le sue branchie.
Oh, sì, l'avrebbe uccisa.
Mentre combatteva, non riusciva a pensare ad altro. Non riusciva a togliersi dalla mente il pensiero della sua mano infilata nel corpo del suo avversario, scortata dal sangue caldo e dalle correnti marine.
Anche in quest'immagine, infondo, c'era qualcosa di poetico.



Energia:
70 - 10 - 05 = 55%

Status fisico/Psicologico:
16/16 / 16/16

Cs: 3
2 Destrezza
1 Resistenza

Armi:
L'arto sinistro di Sergey è simile a quello di un qualsiasi altro uomo; eppure è incredibilmente duro e possente, al pari dell'acciaio. [Arma naturale]
Allo stesso modo, la tibia destra e la tibia sinistra, hanno una consistenza pari all'arto.
L'arto destro ha invece un'anomalia che consiste nello spessore esagerato delle vene, e nelle unghie estremamente affilate; esse sono infatti lunghe circa il doppio del normale ed in grado di tener testa persino alla lama più tagliente. L'uomo è solito coprire la mano con delle bende, che ne celano malamente le anormità. [Arma naturale]
L'intero corpo, in realtà, è estremamente resistente, al pari delle armature più leggere. Nonostante ciò, non presenta particolari anomalie. [Arma naturale]
Le uniche armi che in effetti possiede, sono una pistola antica dalla lunghezza di 37 cm e l'altezza di 11 cm [Pistola – 4 colpi disponibili], ed un archibugio della lunghezza di 70 cm, l'altezza di 15 cm ed il peso di 3,5 kg [Fucile – 2 colpi disponibili].

Consumi:
B:5 M:10 A:20 C:40

Abilità passive:
Зло:E Sergey non avrà bisogno di percepire il pericolo: la sua natura demoniaca penserà a tenerlo in vita; ciò si tradurrà nella capacità di potersi difendere anche inconsciamente, senza essere effettivamente consapevole dell'attacco. Si tratta di una tecnica passiva. [Abilità personale III]
Непроходимые ум: Fin da quando era piccolo, Sergey è sempre stato poco influenzabile dagli eventi esterni, forse per la sua natura, forse per il modo in cui è cresciuto. In termini tecnici, possiede una difesa psionica passiva. [C: Pergamena Mente impenetrabile]
Убийца: Sergey ha sviluppato la capacità di muoversi senza far alcun rumore ed al contempo riesce a non emettere alcun odore, impedendo a chiunque di percepire la propria presenza attraverso l'udito o l'olfatto. Inoltre il suo passaggio non crea alcuna vibrazione, e non lascia traccia alcuna sul terreno.[I e II Effetto passivo del dominio Assassino]
Неутомимый: Le lunghe giornate di allenamento hanno permesso a Sergey di sviluppare una resistenza fuori dal comune. In termini tecnici, raggiunto il 10%, non sverrà, pur avvertendo la stanchezza al 20% e morendo allo 0%[Abilità razziale Audacia]

Abilità attive:
Непобедимый: Le tenebre e l'oscurità, insite nella natura di Sergey, possono essere la sua arma più potente. O meglio, una difesa impenetrabile. Ed ecco che il corpo di Sergey sarà difficile da colpire, proprio come se fosse composto dalle ombre del suo cuore. E gli attacchi sferrategli contro colpiranno solo una figura che evaporerà, quasi fosse solo fumo. In termini tecnici si tratta di una difesa fisica di potenza variabile media, la cui portata difensiva varierà in base al consumo utilizzato. [U: Pergamena Fondersi con le ombre]
Финта: L'utilizzo delle finte è sempre utile. Una finta può far credere che un'attacco giungerà da una direzione e non dall'altra, sconvolgendo, dunque, i sensi dell'avversario. Si tratta di una tecnica fisica, a consumo e potenza bassa, che causa però danni psionici bassi.[I: Pergamena Disorientare]

Riassunto:
Sergey si difende con la variabile citata a consumo medio. Contrattacca usando disorientare (contemporaneamente a cieco di Misato) e tentando una proiezione (cerca di afferrare il bacino della donna e spazzare le gambe con la sua gamba sinistra - arma naturale). Subito dopo tenta un affondo alla sua gola con la mano destra (arma naturale).

 
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view post Posted on 17/10/2014, 22:44
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Il tempo è la sostanza di cui sono fatto.
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-Assoldare dei Gariib, stranieri disposti a uccidere per quattro conchiglie. Siete ninna cees? Senza vergogna?-
Uccisi i tre tritoni a guardia dell'apertura comparse un altro essere. Aveva la stessa armatura brunita, con la fascia rossa ad attraversare il petto, e l'ippocampo giallo. Impugnava una lancia più lavorata e appariscente di quelle dei tritoni che giacevano morti, sembrava più alto in grado, e decisamente fuori controllo per la morte dei suoi compagni e, soprattutto, la presenza di Montu.
Le mani, palmate, tremavano visibilmente mentre stringevano l'arma. La rabbia permeava l'aria, la sua bocca schiumante rendeva la sua figura ancor più orribile -almeno per un abitante della superificie-. Di colpo un'energia gialla attraversò il suo corpo, come se un fulmine l'avesse colpito, poi i lampi di luce convogliarono verso la punta della lancia, che esplose insieme alla voce del tritone.
-GEERI!
MORTE!-

La saetta guizzò nell'acqua puntando il Demone e il vice capitano, troppo simile a quei raggi violacei che avevano incenerito i tritoni poco prima. La fatica, forse dovuta ai movimenti in quell'elemento che non era il suo, costrinse Montu ad allargare le braccia, aspettando solamente che il raggio lo attraversasse e incenerisse. Avrebbe voluto combattere con tutte le sue forze, ma lo stavano abbandonando. Avrebbe voluto tornare in superficie all'istante, ma lo doveva a Liliana, aveva avuto ragione a dire che avrebbe messo a rischio la sua vita. Troppa spavalderia, e ora, mentre il raggio lo colpiva in mezzo al petto, la pagava tutta.
Il dolore esplose in un secondo arrivando alla testa; ancora con le braccia larghe alzò il volto verso quella superficie che invocava, spalancando la bocca in una smorfia di dolore e rabbia. I capelli galleggiarono un attimo verso l'alto, sentì la pressione aumentare sulle sue ossa, come se l'effetto dello strano pesce fluorescente di Chandra fosse in un secondo diminuito.
Poi lo stesso raggio entrato nel suo corpo uscì dalla bocca aperta e puntò in alto, per poi abbattersi sul vice capitano. Montu fu scagliato all'indietro, sbattendo contro le pesante paratia di conchiglia dalla quale erano entrati.
Vide il tritone alzare l'arma, pronto a scagliarsi contro il vice capitano stordito.
La vista era annebbiata, ma sapeva che poteva fare qualcosa... -doveva- fare qualcosa.
Morto per morto... avrebbe dato una possibilità a tutti gli altri.
Si rialzò di scatto, puntando i piedi contro la parete, e si spinse verso i due tritoni. Un secondo prima che la lama della lancia affondasse nel petto dell'ufficiale il Demone gli fu accanto. Lo afferrò e si mise fra lui e l'arma, che cozzò con un forte rumore metallico in mezzo al petto di Montu. La punta premeva sullo sterno, senza riuscire a penetrare la carne.
L'Eterno sorrise guardando gli occhi del tritone, che dall'altra parte dell'arma ancora spingeva con quanta forza e rabbia gli era rimasta in corpo. La distanza era ottimale... L'incertezza restava solamente per l'ambiente allagato, poichè il Demone non sapeva come le sue armi avrebbero reagito a quella profondità. Già la pistola lo aveva tradito... Sperava che la cosa non si ripetesse. Infilò una mano in tasca, ne estrasse una biglia sferica, del diametro di qualche centimetro, e la scagliò verso il corpo dell'aggressore. Se tutto fosse andato come sperava, la biglia sarebbe esplosa, e del tritone non sarebbe rimasto che qualche brandello.



Energia: 40 -10 =30%
Status Fisico: Tagli sparsi (danno Medio); Ustioni al petto (danno Medio)
Status Psicologico: Dolore lancinante (danno Medio)
CS Forma Umana: +1 Intelligenza +1 Astuzia = 2CS

Armi:
Shokan: Sguainata
Pistola: Inceppata (3/5 colpi)

Armature:
Pelle Coriacea [Arma Naturale]

Oggetti:
Biglia Stordente
Biglia Tossica: 1
Biglia Deflagrante
Rubino: Forma Umana: +1 Forza; +1 Velocità; +2 Maestria nell’uso delle Armi. Forma Demoniaca: +2 Forza; +1 Velocità; +1 Intelligenza.
Gemma della Trasformazione

Abilità Usate:
Tempra di Ferro. Consumo: Medio (10%)
il guerriero rende una parte del proprio corpo resistente come il ferro, in modo da poter parare i colpi.
La tecnica ha natura fisica. Il guerriero rende il proprio corpo o una parte dello stesso, che sia essa il petto, la testa, un arto, o anche solo un dito, resistente quanto il ferro. Questo potrà provocare un parziale mutamento del suo aspetto fisico, ma non al punto tale da renderlo irriconoscibile. In questo modo la parte mutata sarà in grado di parare un colpo ad essa rivolto per un totale di forza pari a Medio o inferiore. Riacquisterà le proprie naturali sembianze subito dopo l'urto.

Note: Subisco il primo attacco di Zaigù, incassando il danno Alto diviso fra fisico e psiche. Vengo scaraventato all'indietro, e quando mi accorgo che sta per colpire nuovamente il vice capitano mi metto in mezzo attivando Tempra di Ferro sul punto d'impatto con la lancia (petto). Dopo aver neutralizzato l'offensiva lanciò la Biglia Deflagrante verso il corpo di Zaigù.
 
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