Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Rou ~ Vuurkring

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view post Posted on 31/8/2014, 11:25
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Vuurkring
il Cerchio di fuoco



« Eretico »
il tono greve si rimarcava nella voce tremula e cadenzata « reietto e senza onore. »
Bara-katal stava seduto ai margini del campo, nascosto alla maggior parte dei pelleverde. Invero, si biascicava in un rimorso che pareva spandersi dalla sua carne, al punto da intonare un sofferto lamento, udibile distintamente nel silenzio circostante. Voleva ignorare gli sguardi, i giudizi ed i cinici scherni dei guerrieri più giovani, che lo fissavano ormai come l'empio dissapore di un passato poco glorioso.
« Eretico » ripeteva continuamente, come una nenia dissacrata e senza fine. « Reietto e senza onore. » Parlava a se stesso, nel vano tentativo di dar forma al proprio rimorso.
Non voleva vedere nessuno; anche se - era abbastanza sicuro - nessuno lo avrebbe comunque cercato. Mai più.

« Ti ho trovato finalmente, fratello. »
Nessuno tranne loro.

La minuta sagoma di Geeste arrancò a fatica tra i cumuli di vegetazione che si agitavano qua e la, mossi dal vorticoso vento della sera. Lambì piano alcuni rami, facendo attenzione a non agitarli oltre la naturale movenza generata dal vento. Quando passò, si voltò - fissando in basso dietro di se. Un sonoro sbuffo si udì, in risposta alla sua occhiata. Alascura passò tra i viticci, rimarcando gli stessi passi del suo padrone e senza levar il minimo rumore oltre di essi. Alla fine, non fece proprio come Geeste: fece molto meglio.
Bara-katal li fissò entrambi, con sufficienza. Rimase quasi immobile a scrutarne le sagome scivolare in sua direzione, quasi incurante - o negligente - di tutto il resto. Poi, mosso da un pavido sentore di pericolo, si guardò in giro. Alle sue spalle e di fianco a lui.
« Non ci ha visti nessuno, stai tranquillo » asserì Geeste, in risposta « anzi - dubito qualcuno ci vorrebbe realmente vedere. »
« Non è per questo » tagliò corto Bara-katal, passandosi una mano sul volto. « Le tribù si sono mosse all'alba; nel campo non c'è quasi più nessuno. »
Geeste rimase immobile, fissando il volto dell'orco contratto in un'espressione quasi pietosa, scioccata. Si grattò il mento nervosamente, sforzandosi di trovare un'espressione sufficientemente gentile per porgli la domanda successiva. « Si - Geeste - mi hanno lasciato indietro » lo anticipò Bara-katal « non c'è bisogno che me lo chiedi, quindi. »
Geeste annuì, perplesso. Non conosceva modi gentili per chiedere certe cose, evidentemente.
Il chierico si avvicinò a Bara-katal, appoggiandosi al masso sul quale l'orco era seduto. Fece leva sulle braccia, salendo e guadagnando un posto al fianco dell'altro.
Alascura, fissando la scena, emise un rantolo indispettito, salvo poi accovacciarsi silenzioso ai piedi di entrambi.
« Raccontami, fratello » aggiunse Geeste, afferrando una radice dalla sacca sulla cintura « raccontami cosa è successo. »
« Eretico » sussurrò Bara-katal « reietto e senza onore. »
Sbuffò, fissando il cielo.
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Il Cerchio di fuoco.
Aveva avuto sempre grandi difficoltà a spiegare ai non pelleverde il significato del Cerchio di fuoco.
Per qualche motivo, sfuggiva loro il senso di una simile autorità, la ragione per la quale la sua voce avrebbe dovuto tradursi in legge per tutto il popolo dei groenleer, senza alcuna autorità apparente.
Il popolo Pelleverde, infatti, era figlio di un'ordine istituzionale e gerarchico di natura tribale e - per sua stessa definizione - frammentario. Le molte tribù dei pelleverde erano sempre vissute storicamente separate tra loro, per lo più adagiate su tradizioni e storie completamente indipendenti le une dalle altre. Questo almeno fino a quando le altre razze - e l'uomo, in particolare - non erano divenute una presenza scomoda per gli stessi pelleverde. Si dice che fu allora che venne creato il "Cerchio di fuoco", ovvero una grande assemblea formata dai Chierici più potenti ed anziani di tutte le tribù. Un'assemblea autoritaria, sapiente e capace di interpretare il volere stesso del Grande spirito, ovvero del dio, nelle innumerevoli forme e negli innumerevoli nomi che aveva assunto nel tempo.
Il Cerchio di fuoco era, dunque, un'autorità religiosa - in un certo senso - spirituale, capace di interpretare l'onore del popolo tutto e le virtù proprie del Grande gioco, ogni volta che le stesse erano state messe in discussione. Un'autorità permeata nella radicata spiritualità dei pelleverde, che egli stesso - Bara-katal - aveva rappresentato durante la Guerra del Crepuscolo, quando aveva chiamato a raccolta le armate dei Groenleer per seguire la volontà di un falso dio. L'aveva fatto grazie all'onore concesso dal Cerchio di fuoco, che l'aveva reso Hoepriester ed omaggiato con la loro benedizione, oltre che col potere di decidere e parlare in loro nome. Ovvero, l'unico nome che il popolo pelleverde avrebbe seguito.

Il Cerchio di fuoco l'aveva plasmato come loro condottiero, loro eroe e loro simbolo spirituale.
Poi, però, lo stesso Cerchio di fuoco gli aveva sottratto ogni onore, caricandolo del peso della sconfitta sopraggiunta nella stessa Guerra del Crepuscolo.
Un'onta indelebile che l'aveva messo ai margini, estromesso dalla vita di qualunque tribù pelleverde, fino a considerarlo un eretico.
Fino a costringerlo ad andare nella città degli uomini - o, come la chiamano loro, Basiledra - per cercare l'Oorblyfsel disperso.
Fino a tentare il tutto e per tutto pur di riuscire nell'impresa mai riuscita a qualunque pelleverde.
Ovvero, riguadagnare l'onore perduto di fronte al Cerchio di fuoco.

« Cosa vuoi da noi, Bara-katal? »
Il primo Chierico sedeva sulla nuda terra a gambe incrociate. Era un orco dall'aspetto imponente, fregiato di tatuaggi rituali su gran parte del petto ed in volto; vestiva coperto di una pelle d'orso scura, impreziosita in più punti con denti e zanne affilate. Il suo sguardo era duro e la sua voce rimbombava nel silenzio della valle, rifrangendosi contro il fumo del grande fuoco accesso al centro del cerchio. Il Cerchio di fuoco prendeva il suo nome da ciò: il fuoco, invero, era considerato - da sempre - il vettore spirituale per eccellenza. Il fuoco rafforza le carni, piega il metallo e brucia nel cielo i corpi dei nemici, trasformando in cenere tutto ciò che non gli resiste. Il fuoco è il messaggio con cui interpretare il volere del dio, nonché il simbolo sul quale erigere il comando dei suoi figli.
I Chierici sedevano attorno al fuoco ricercando nelle fiamme la saggezza necessaria per decidere; decidere del destino del proprio popolo, della guerra e della vita.
Decidere del destino di Bara-katal.

« Ascoltate »
Bara-katal si era trascinato quasi con forza innanzi alla loro autorità. Aveva vinto il proprio orgoglio, la propria rabbia e la propria frustrazione.
Ma l'aveva fatto cosciente di quanto avesse sacrificato per quel momento; di quanto gli ultimi istanti della sua vita passassero per la redenzione dinanzi agli occhi della massima autorità.
Tutti avrebbero dovuto vedere il suo coraggio, e ciascuno di loro avrebbe dovuto testimoniare nel fuoco la virtù insita al suo agire.
« Sono cosciente di meritare la vostra ira per ciò che ho fatto » aggiunse, fissando la terra grezza che scivolava lenta, sospesa dal vento e dagli sbuffi di fuoco che si alzavano dalle fiamme.
« Eppure, ho agito nel nostro interesse; ho agito nell'interesse di tutte le tribù. » Al suo richiamo si levarono alcuni brusii; generali, capi ed araldi dei Chierici erano seduti all'esterno del Cerchio di fuoco, spettatori e giudici di uno spettacolo dai toni quasi grotteschi, che - però - il vecchio Hoepriester non poteva esimersi dal recitare.
La sua redenzione passava anche per la loro volontà.

« So quanto siete stati spaventati dalla scomparsa dell'Oorblyfsel » aggiunse, allargando le braccia ed incrociando i loro sguardi uno per uno « ma io mi sono spinto sin nella città degli uomini per riportarlo da noi. »
Infine, abbassò nuovamente lo sguardo verso la terra, mentre il calore delle fiamme gli faceva scivolare gocce di sudore lungo il volto, fin sul collo. Si abbassò verso il sacco di tela che teneva tra le gambe, afferrando con entrambe le mani il ferro freddo in esso contenuto. Il metallo gelido gli provocò un brivido che lo scosse appena, in un lamento tracimante a metà tra la paura e la tensione.
« Purtroppo, però, quando sono arrivato era già troppo tardi » aggiunse, con voce tremula « e questo è tutto ciò che sono riuscito a riportarvi. »
Trascinò le mani fuori dal sacco, smuovendo con gran forza la propria coscienza, prima che i suoi muscoli. La maschera in ferro lucido emerse tra i fumi delle fiamme come un simbolo di virtù.
Tutti parvero riconoscerne la forma, al punto che alcuni pelleverde si inchinarono fino a baciare il suolo. Altri, invece, si limitarono a sbuffare indispettiti. Altri ancora, grugnirono appena.
I Chierici non si mossero affatto, invece.

« Punitemi per il mio fallimento, dunque » aggiunse l'orco, reggendo il Ba-Xian con entrambe le mani « ma siate coscienti della mia buona fede. »
« Ho agito nell'interesse di tutte le tribù, per regalare al Cerchio di Fuoco la fiducia che sembrava perduta. »
Infine, fissò il Chierico dinanzi a se. « L'Oorblyfsel è morta, ma non lo è la sua fiducia nei nostri confronti. »
« La sua essenza vivrà tra noi per sempre! »

« Stolto »
Una voce si levò al di là del cerchio, come un rantolo di fastidio che emerse atono. Subito dopo, i più si girarono verso l'imponenza di una figura poco distante. Era un troll alto più di due metri, dalle enormi zanne che sbucavano dalla bocca, contratta in un'espressione rabbiosa. Reggeva una grossa lancia di legno rinforzato nella mano sinistra, che si passava da un palmo all'altro come non pesasse affatto. « Sei uno stolto se pensi che crederemo alla tua storia... »
Bara-katal impiegò pochi istanti a riconoscerlo. Al suo collo ciondolavano decine frammenti per lo più di forma rettangolare, tutti dal colore rossastro, tendente al nero. Erano frammenti d'osso dipinti ed asciugati al sole rosso del deserto; trofei di guerra ricavati dai crani dei nemici morti. Invero, l'usanza era tipica della tribù dei Krygers van woestyn, i guerrieri del Deserto. E chi parlava altro non era che Hunkesh, il loro guerriero più imponente. « La tua forza è ormai limitata ed il tuo onore dimenticato » ribadì, squadrandolo con tono infastidito « chi ci dice che l'oggetto che ci porti come prova non sia falso? »
« Potresti averlo forgiato tu stesso » asserì, indicandolo con la punta della lancia.
Bara-katal rimase immobile, attonito. Non aveva considerato affatto che avrebbero potuto non credergli. In verità, la prova era tanto evidente che il suo nome sarebbe dovuto uscirne riscattato in ogni caso. Attese qualche istante, cercando di ribattere alle accuse; l'eventualità che la sua parola avesse perso di credibilità, oltre che di potenza, non se l'era ancora immaginata. E le diverse sfaccettature del suo fallimento, parevano pesargli più del dovuto, più di quanto potesse credere. Invero, la sua colpa sembra superare anche le sue peggiori aspettative.
Non fece comunque in tempo a ribattere, che un'altra voce fece eco alla prima. « O peggio - yep yep » disse, levandosi dal lato opposto dell'assemblea « potrebbe essere anche peggio di così - yep yep. »
Un goblin dalla pelle verde scura se ne stava seduto a gambe incrociate sulla sommità di una roccia. Teneva tra le gambe due affilati coltelli, che ripuliva con attenzione con un panno di pelle logoro.
Le orecchie erano ripiene di anelli ed il volto dipinto di varie iscrizioni sulle tonalità del blu. Bara-katal lo riconobbe come Witko, capo spirituale della tribù degli abitanti dei laghi, gli Inwoners van mere.
« Potresti aver sottratto con viltà quell'oggetto all'Oorblyfsel - yep yep » asserì, schernendolo a denti stretti « oppure potresti averlo ucciso con le tue mani, colpendolo alle spalle. »
« Sei un vile Bara-katal - yep yep » aggiunse poi, Witko « e da te potremmo aspettarci di tutto. »

« Come osate... » grugnì Bara-katal, scosso ed agitato « io non potrei mai... »
« Non importa » lo interruppe il Chierico, alzandosi in piedi al centro del Cerchio « qualunque cosa sia accaduta, non è realmente importante, ora. »
Il Chierico si portò vicino a Bara-katal, che se ne stava prono sul sacco di tela. Teneva gli occhi bassi, ma i muscoli tesi ed il volto contratto dall'ira. « Il tuo desiderio di riscatto ti ha reso cieco ed anche sordo al pericolo, Bara-katal » aggiunse, con voce ferma « ...non ti sei accorto della sofferenza che attanaglia il nostro popolo, infatti. »
« Sofferenza? » Bara-katal stesse immobile, mutando l'espressione in una più evidente sorpresa.
« Mentre eri via, due nostre tribù sono state sconfitte e sterminate » disse l'orco, con tono accusatorio « ed una terza è tenuta prigioniera sulla Rocca del Grifone »

Attese qualche istante, lasciando il tempo alle parole per raggiungere gli animi dei presenti.
« Ci stanno sterminando Bara-katal » aggiunse poi il Chierico « e tu non te ne sei nemmeno accorto. »
L'anziano Hoepriester era attonito, scosso dalla notizia e muto a qualunque risposta. Si scosse, però, cercando di giustificarsi e sbottò in una prevedibile replica « io non sapevo, di certo non- »
« Non importa » lo interruppe il Chierico, ancora una volta « come dicevo, la tua opinione o il tuo agire non sono più importanti per questa assemblea. »
Rimase in silenzio un altro istante, invocando l'attenzione di tutti gli altri. « Il Cerchio di fuoco ha già parlato: tutte le tribù si muoveranno in guerra, dirette alla Rocca. »
« Il nemico che ci muove guerra da settimane nelle Hooglans si fa chiamare l'esercito delle due Sorelle ed ha ucciso già centinaia di pelleverde. »
Infine, afferrò della terra e la lanciò nel fuoco, che rispose con un'ampia fiammata « abbiamo già perso troppo tempo a parlare con te. »
« E' il momento per i pelleverde di combattere. »

Negli istanti successivi, il brusio si levò imponente, fino a divenire un urlo di guerra. Le lance rintuzzarono tra loro, sbattendo poi contro il terreno. A queste fecero eco i passi dei guerrieri e le urla dei comandati, che richiamarono le schiere. I Chierici del Cerchio di fuoco si levarono uno ad uno, seguendo le proprie tribù. In ultimo, rimase solo Bara-katal ed il fuoco quasi spento.
Fermo, immobile. Con lo sguardo del Chierico che ancora lo fissava.
Bara-katal lo guardò, implorandolo. « Io sono un guerriero » disse, con tono supplichevole « i giovani ancora rimembrano il mio nome. »
« Lasciate che mi unisca alle schiere; lasciate che combatta per il mio popolo. »
Il Chierico rimase silente. Poi scosse il capo, senza lasciar trapelare alcuna emozione. « Nessuna tribù ti accetterebbe, ormai. »
« Sei solo ciò che resta di un eretico - Bara-katal » aggiunse, freddo « un reietto e senza onore. »
Concluse, allontanandosi dall'accampamento.
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« Capisco »
tagliò corto Geeste, lanciando ad Alascura un pezzo di carne cruda ricavata dalla sua sacca.
« No, non è vero » aggiunse Bara-katal, subito dopo « tu sei stato cacciato dalla tua tribù troppo tempo fa »
« non puoi capire. »

Geeste sorrise, divertito. « Già è vero, non posso » disse, sornione « anche perché di loro non me ne frega niente. »
« Per come la vedo io, non si meritano il tuo onore, né la tua forza » disse, accarezzando il piccolo drago, che rispose con un sonoro sbuffo.
« L'esercito delle due sorelle sta sterminando il nostro popolo » aggiunse l'orco, amaro « approfittando della caduta del regno degli uomini e del caos che regna nella regione. »
« Io vorrei combattere per loro » disse, stringendo le mani in un pugno robusto « vorrei dimostrare il mio valore. »
Geeste afferrò ciò che rimaneva della carne di Alascura, strappandogliela dalla bocca. Le diede un morso, iniziando a masticarla, tra le proteste del drago che prese a pizzicargli la gamba.
« Allora fallo » disse, semplicemente « combatti; dimostra quanto vali. »
Bara-katal sbottò in una risata nervosa, quasi amara. Si picchiò la gamba con una mano, salvo poi trasformare il volto in un'espressione disperata.
« Non ho una tribù » commentò, amaro « né un esercito per farlo - idiota. »

Dunque, Geeste fece leva sul braccio sinistro, saltando giù dalla roccia.
« Noi veniamo da una tribù, secondo te? » chiese, laconico. « Io, Moorden o Sapp, intendo. »
« Sai quanti pelleverde vivono nell'ombra generata dal Cerchio di fuoco, emarginati dal resto del popolo perché ritenuti indegni del Grande Gioco? »
Lasciò che le parole scivolassero rapide nella mente del vecchio Hoepriester « sai quanti reietti come noi esistono? »

Bara-katal lo fissò, quasi rapito. « Quanti...? » chiese, perplesso.
« Abbastanza da formare un esercito » disse Geeste, camminando verso la vegetazione « e ciascuno di loro darebbe qualsiasi cosa per dimostrare il proprio valore. »
Bara-katal fissò l'altro intensamente, quasi trasformando quel pensiero ardito in qualcosa di più grande; disegnò qualcosa con la fantasia, immaginandoselo nel cielo ormai scuro.
« Potremmo convocarli? » chiese ancora l'orco, quasi sussurrando.
« Certo » rispose Geeste, sicuro « basta sapere dove cercarli. »



La scena continua da qui; la stessa, infatti, si colloca come successiva agli eventi di Fetiales; rou.
Pertanto, quando si parla dell'Oorblyfsel è evidente che ci si riferisca a Venatrix Verber de Valde Igni et Ferre Aer, idolo e reliquia dei pelleverde. La scena è, quindi, fa da ponte tra questi eventi e la capagna di "Rou: il prezzo della vita" di prossima apertura. Si rimanda al thread in confronto (qui) per maggiori informazioni.
E' evidente che tutti i dialoghi di questa scena debbano intendersi fatti in lingua Aardens; ma, per praticità, li ho riportati in Comune.


Edited by janz - 31/8/2014, 12:55
 
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