Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Fetiales; Orbis

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 31/8/2014, 15:13
Avatar

--------------------
··········

Group:
Administrator
Posts:
34,432

Status:


suNmrQa

uqZyK42
la profezia

Decine di occhi pallidi e lattiginosi saettavano nell'oscurità, alla vana ricerca di una fonte di luce. I loro movimenti erano scanditi dal suono di artigli che battevano sterili contro la pietra come un vecchio metronomo, graffiandola e ticchettando di continuo.
« Quanto manca? » chiese una voce bruciante e antica, spezzata dall'impazienza « Quanto ancora? »
Quella domanda venne accompagnata dal suono di migliaia di piccole ossa che venivano schiacciate e spezzate sotto ai suoi piedi, mentre si faceva strada fra i corridoi bui e abbandonati della città di ʤɛna. Il suo corpo avanzava goffamente e faticosamente fra quelle quattro mura, spostando fitti nubi di polvere e ostruendone completamente il passaggio. Sentiva che i suoi simili erano accanto a lui, ma che evitavano di rispondergli per non suscitare le sue ire; negli ultimi anni il suo carattere era peggiorato e gli altri ne erano perfettamente a conoscenza: si era fatto sempre più impaziente e impulsivo, e con quel sentimento di agitazione era cresciuta in lui anche la fame e la curiosità nei confronti del mondo esterno.
Presto Ιανός sarebbe stato libero, e niente pareva più in grado di contenerlo.
« ...quanto? »
La sua voce era una serie di rumori secchi alternati a un lamento ruvido, simile al pianto disperato di un uomo adulto. Un tono che fra i Maegon non lasciava alcun dubbio sulla determinazione e l'ira con cui l'esemplare aveva pronunciato quell'ultima domanda.

Ιανός era grosso e antico. La razza dei Maegon non smette mai di crescere fintanto che ha lo spazio necessario per farlo, e lui iniziava a sentire strette intorno a sé le mura di ʤɛna. Il suo corpo era quello di un gigante di quasi tre metri, simile ad un grezzo incrocio fra un umano e un dinosauro, coperto da spesse scaglie grigie e con un lungo muso da coccodrillo. I suoi arti erano forti e muscolosi e dalla sua schiena si protendeva una coda lunga tanto quanto il resto del suo corpo, rigida e pesante.
Quelle mura avrebbero dovuto essere il suo rifugio, ma col tempo si erano trasformate in una prigione. Per camminarvi in mezzo era costretto a chinarsi e a strisciare la testa contro il soffitto; non poteva più entrare nelle stanze più piccole e la sua gigantesca mole aveva iniziato a pretendere una quantità di nutrimento che era impossibile recuperare all'interno della città, dove gli venivano serviti perlopiù gli uccelli che venivano cacciati mentre svolazzavano ignari sopra le giungle del Plaakar.
Vagò con gli occhi grigi alla ricerca di una risposta, dilatando le narici in lunghi respiri e sentendo le ossa della selvaggina incastrarglisi fra le dita dei piedi.
« quanto?! »

Ruggì. La sua voce fece tremare tutte le pietre dello ziggurat, svegliando i bambini e facendo scoppiare a piangere le donne. I Maegon presenti sibilarono e si ritirarono, scivolando contro le pareti e arretrando come lucertole spaventate che si infilano fra le crepe di un muro: non era un segreto per loro che presto Ιανός si sarebbe rivelato un pericolo per la sua stessa razza, se non gli avessero permesso di abbandonare ʤɛna. Era cresciuto troppo, e i suoi bisogni erano diventati eccessivi perché i suoi compagni potessero soddisfarli. Fino a quel momento erano riusciti a sopravvivere e nascondersi alle razze progredite proprio grazie alla sua forza, ma negli ultimi anni avevano iniziato a temere che quella stessa potenza potesse riversarsi contro di loro, distruggendoli con la stessa facilità con cui li aveva protetti.
Ciò nonostante, non avevano il permesso di lasciare andare Ιανός fino al giorno della profezia.
« manca poco Ιανός... » sibilò una voce flebile, che sarebbe potuta provenire da qualsiasi punto all'interno delle mura « ti preghiamo, abbi pazienza... ancora poco e sarai libero. »
A quelle parole fece eco un lungo e inquietante tramestio di artigli che lavoravano febbrilmente nell'oscurità. Si accese un fuoco che accecò immediatamente il Maegon, i cui occhi non erano abituati all'incontro con forti luci, e persino quella fiamma sembrava incapace di illuminare per intero la gigantesca figura del rettile. Il pallido barlume della torcia scoprì il colore smeraldino di Ιανός, vagamente ingrigito dall'oscurità; le sue pupille verticali erano strozzate e abbagliate, ma ricolme di una fame inumana, antica e incomprensibile.
Lo sguardo di una creatura pronta a divorare il mondo.

B2kM1wv

L'intero corpo del Maegon era scosso da fremiti incontrollati d'agitazione, coperto e adornato da una patetica collezione di becchi e ossa d'uccello di vario colore. Stava chinato in una stanza che lo conteneva a malapena, sul cui pavimento erano abbandonati i resti in continua crescita dei suoi pasti.
« Noi siamo i Feziali. » disse il suo compagno con la torcia, tremando di paura « Ricordi ancora la profezia, Ιανός? »
Le narici del gigantesco Maegon si dilatarono iraconde, mentre la sua voce cavernosa rispondeva a quella domanda dal tono oltraggioso.
« Io sono il primo. » sussurrò con odio, mentre le fiamme della torcia abbracciavano la sua figura e la scaldavano piacevolmente. Fece una lunga pausa, mentre la sua mente riandava a centinaia di anni prima, quando aveva sentito la profezia pronunciata dalle labbra dei draghi stessi « Anche se oggi ai vostri occhi sono un mostro, non posso dimenticare la profezia. »
L'altro fece un placido cenno d'assenso, tranquillizzato da quella risposta. Fissò la torcia al muro tramite un gancio che si trovava lì accanto, poi poggiò entrambe le ginocchia a terra sedendosi di fronte a Ιανός.
« Ripetiamola insieme. »

Bastò quello per calmare il Maegon, e con lui tutti i suoi compagni. Le loro voci si unirono in un coro melanconico che rimbombò per le pareti dello ziggurat come il canto di migliaia di insetti. Soffiavano, schioccavano le lingue, stringevano i denti e si lamentavano - ma ciò che stavano pronunciando, nella loro lingua era più che mai chiaro:

le ali dei draghi caduti si rifiutano di lasciare il cielo;
roteando, si ripetono eternamente.
i demoni emergono; divorano il mondo; squarciato è il velo;
il ciclo ha inizio nuovamente.


Presto sarebbe giunto il momento di aprire le porte di ʤɛna:
Ιανός avrebbe garantito l'avversarsi della profezia
e per Theras sarebbe iniziata una nuova era.

XJAuGMN

Cemal ed Ekrem non erano mai stati due uomini coraggiosi, ma come tutti i nani non sapevano resistere al richiamo dell'oro. Quando il magnate Mehmet aveva offerto loro una rendita superiore di dieci volte al loro precedente stipendio per esplorare le giungle del Plaakar alla ricerca dei tesori perduti dei Maegon, loro non avevano esitato ad accettare. Dopo settimane di insuccessi, però, i loro nervi iniziavano a scattare ad ogni stimolo, e i loro corpi a sentire la mancanza delle comodità cittadine.
Cemal si lisciò la lunga barba nera mentre pesanti gocce di sudore gli scivolavano dalle sopracciglia e lo accecavano; poco più avanti, Ekrem si faceva largo nella giungla menando con forza davanti a lui un grosso machete, che stava adoperando per scavarsi un passaggio nella vegetazione. Avevano con loro tutto ciò che poteva servire a due esploratori improvvisati: zaini, tende, corde, lame di vario genere e persino un paio di armi da fuoco; ciò nonostante erano ormai giorni che vagavano per il Plaakar senza ottenere alcun risultato: la giungla sembrava prenderli in giro e riportarli sui loro passi, costringendoli a procedere in circolo ed esaurendo inesorabilmente i loro rifornimenti. Benché fossero all'aria aperta, si sentivano intrappolati come se chiusi fra quattro mura: alcune notti l'aria era talmente umida da non riuscire a respirare, e per non parlare delle bestie feroci! Creature di ogni tipo saltavano fuori da ogni angolo, pronte a succhiare il loro sangue e a divorare le loro carni. Fortunatamente Cemal ed Ekrem avevano imparato a difendersi fra i bassifondi di Qashra e prima ancora dagli altri schiavi, quindi di certo non si sarebbero lasciati sopraffare da qualche animale.
In fondo, erano semplicemente stanchi.

« Ekrem, vedi qualcosa? » chiese Cemal al robusto amico sbarbato che gli stava facendo strada con foga, seppur con un tono di velato scetticismo: ormai iniziava a credere che sarebbero dovuti tornare da Mehmet a mani vuote, e sinceramente il pensiero di uscire da quella giungla maledetta non gli dispiaceva affatto, anche se avessero dovuto rinunciare all'oro « Una pietra... un vaso... una punta di freccia... qualsiasi cosa? »
L'altro, dal canto suo, non avrebbe rinunciato così facilmente. Aveva bisogno di quella ricompensa, e non aveva intenzione di fallire in quell'impresa. Il suo viso era contratto in un'espressione di furibonda agitazione mentre muoveva la mannaia con gesti sempre più deboli e secchi, mentre la stanchezza predava inesorabilmente le sue braccia.
« Niente, niente! Maledettamente niente! » disse sbuffando e ansimando, mentre agitava l'altra mano per scacciare delle zanzare grosse come tarantole « E smettila di fare questa domanda! Dammi una mano, piuttosto! »
« Ekrem, io credo che sia ora di andarcene, lo sai. I rifornimenti stanno per finire e... »
« Non me ne andrò finché non troveremo qualcosa! Fine della discussione! »
« Sei un maledetto figlio di un'alga, lo sai?! Non ho intenzione di morire in questa giungla, lontano dalla mia famiglia! »
« E allora vattene! »
« E come pensi che...?! »

La loro diatriba venne interrotta da un suono distante: un coro di schiocchi secchi e lamenti che li fece rabbrividire. Per loro sfortuna, i due si trovavano nei pressi di ʤɛna e assistettero al coro dei Maegon, che penetrò fin nelle loro ossa e distrusse in un'istante ogni briciola rimasta della loro volontà e della loro testardaggine.
Ekrem guardò il compagno, e i suoi occhi erano ricolmi di paura.
« Va bene. Hai vinto. Ce ne andiamo. »



CITAZIONE
Naturalmente tutti dialoghi (tranne quelli dei nani) sarebbero in Maegon, riportati in comune per comodità. Ιανός si pronuncia "Ianòs".
Fetiales = Feziali.


Edited by Ray~ - 1/9/2014, 11:02
 
Top
0 replies since 31/8/2014, 15:13   180 views
  Share