| Drag. |
| | ( Dorhamat, spiaggia di Tessaria - Akeran ) pov - ???
« Io non riesco a comprenderti, Xari. »
Xari non vi fece caso; il pirata continuò a giocare con la corta lama, Litigio, cercando di tenerla in equilibrio sulla punta dell'indice destro. Dopo qualche oscillante tentativo, vi riuscì. Sorrise soddisfatto, tendendo appena le labbra sul volto: pareva più il ghigno di uno squalo, ed era capace di mettere sulle spine chiunque - ma non Jericho "l'Annegato". A differenza dell'amico - che se ne stava mezzo sdraiato su due sacchi di iuta colmi di cotone - Jericho era rimasto in piedi sin dall'inizio dell'incontro. Non si era mosso di un millimetro, come incapace di camminare o allontanarsi da quel singolo quadrato di sabbia grigia. « Di che parli? », domandò oziosamente Xari lanciando una fugace occhiata al compagno; sapeva perfettamente ciò che intendeva con quella dichiarazione, ma lui aveva sempre amato le lunghe, inutili discussioni. Gli piaceva sentire la propria voce e lo divertiva spingere il taciturno Jericho a parlare controvoglia. Le sue aspettative vennero disattese dal silenzio del suo interlocutore. Questo, ed il suo totale immobilismo, per qualche istante lo fecero quasi sentire solo: volse lo sguardo prima verso il falò, vivace e determinato, che bruciava alla sua sinistra consumando assi di legno e botti marce. Le fiamme ricaldavano l'ozioso bivacco sulla larga spiaggia di Tessaria, due miglia dalla città di Dorhamat: due promontori cadevano a picco nel mare proteggendo la corta insenatura dentro la quale la giungla lasciava ampio spazio alla sabbia, prima di scendere dolcemente verso l'acqua. Xari seguì con lo sguardo il fuoco alzarsi verso il cielo notturno, così scuro da essere capace di confondere l'orientamento. Le stelle erano numerosissime, ma il manto marino era così cristallino che esse venivano riflesse perfettamente su di esso creando una magnifica coperta di gioielli tutt'attorno a loro. Jericho osservò freddamente il suo ex capitano, cercando di indovinare ciò che frullava nella sua testa - impresa davvero impossibile, persino per lui. Nessuno era mai stato capace di sciogliere l'enigmatico pirata, e se l'Annegato non era in grado di riuscirvi, allora era improbabile che qualcun'altro ce la facesse. « Stai perdendo tempo. », disse invece il nuovo capitano della Prigione Cobalto, rompendo il silenzio. « Ti ostini a cercare qualcosa che non esiste e di cui non hai neppure necessità. Hai delle responsabilità. » « No, non ne ho. Sei tu il capitano della Cobalto - è per questo che ti ho lasciato il comando. » Xari riprese a giocare con Litigio, sereno. « Magari me ne sono andato proprio per sfuggire a queste responsabilità... », commentò poi, gettando lì una spiegazione del tutto plausibile. Jericho non vi cascò: « No. Sei troppo ambizioso ed avido » e qui Xari gli fece un'occhiolino di ringraziamento « per lasciare i tuoi uomini e la tua impresa nelle mani di qualcun'altro. » « Sono i tuoi uomini e la tua impresa, ora. Ho sentito dire che gli affari non sono mai andati tanto bene e che hai creato contatti fino allo stretto di Qatja e persino a Taanach... L'Annegato è un eccellente comandante di flotta. » Jericho s'inchinò lievemente, accettando il complimento del vecchio amico. La sua espressione, tuttavia, non era cambiata. Xari capiva che l'altro stava indagando sul suo conto e sui suoi spostamenti, cercando informazioni dagli scampoli di discussione che intavolavano durante i loro incontri. Non lo biasimava: lui avrebbe fatto lo stesso (in effetti lo faceva, cacciando notizie sugli affari della Prigione e del suo nuovo capitano); tra i due amici esisteva un certo grado di fiducia, ma esso era stemperato dalla conoscenza della natura reciproca e annacquato dall'opportunismo. Nessuno dei due si sentiva offeso: l'amicizia era una cosa, il libero mercato un'altra. Tutto ciò che contava era il profitto - a qualsiasi costo. « Mi accompagnerete in quest'impresa, dunque? », decise di chiedere Xari, arrivando al nocciolo della questione. La secca risposta dell'Annegato lo fulminò. « No. I Prigionieri hanno deciso che il gioco non vale la candela. » Quella risposta apparantemente infuriò Xari: il suo carattere mutevole e falso trasformarono il suo volto placido in una maschera di rabbia. Il pirata balzò in piedi, ponendosi dinanzi a Jericho; questi non si mosse, ovviamente, ma aveva già pronti una lunga serie di incantesimi di protezione ed attacco per dare del filo da torcere all'ex capitano. I suoi occhi truccati lampeggiavano di sorda, fredda furia ed il fuoco tingeva la sua elegante (ma disparata) armatura dei colori del tramonto. Persino l'alta coda, di un verde slavato, pareva in fiamme come tutta la sua chioma. I due si squadrarono per qualche terribile istante, poi Xari sorrise inaspettatamente e pose la sua mano destra (quella priva di bracciali, perle e anelli) sulla spalla del compagno. « Ho scelto bene. » Ed era vero: serviva una mente calcolatrice e gelida come quella di Jericho per comandare la Prigione ed i suoi Prigionieri, frenando la travolgente ambizione di Xari quando egli si fosse rifatto vivo per chiedere un favore. La sua fantasia avventurosa avrebbe potuto portare tutti loro alla rovina, e il nuovo capitano non era disposto a mettere a rischio tutte le loro risorse per un enorme "se". Jericho era un'assicurazione che lui stesso aveva posto contro di sè per proteggere ciò che aveva creato. L'Annegato si inchinò ancora, mostrando però un volto sempre privo di emozioni. « Questo non significa che non ti aiuteremo. » Nelle sue mani apparve un libro, vetusto e consumato, che porse all'amico. « Come avevi richiesto. » Xari lo aprì, cercando con gli occhi un punto ben preciso. Quando lo trovò, annuì visibilmente compiaciuto. « Ci è costato molto. », ricordò Jericho. « Vi ho pagato molto. », rispose Xari, restituendo il libro. « Sai a chi consegnare questa mappa. » « Muoverò le leve adeguate, ma questo è tutto l'aiuto che riceverai dai Prigionieri, Xari. »
Questa volta fu il turno dell'ex capitano di inchinarsi, senza smettere di sorridere. « Basterà - mi serve soltanto un passaggio, dopotutto. »
A NATION OF THIEVES take what is ours
( Dorhamat, Porto Occidentale "dello Squalo" - Akeran ) pov - Ged; Vaalirunah; Floki Noctis
Cleomenes scorse con gli occhi stanchi la lunga pergamena in carta di canapa, leggendo tutte le annotazioni di Barthèz. Anche solo sfiorare con lo sguardo la lista di approvvigionamenti scritti con la calligrafia del quartiermastro lo infastidiva immensamente. Barthèz non si era visto sul ponte, però, quindi toccava a lui quell'incombenza. Alzò il mento, guardando oltre la lunga banchina: nonostante cercasse in tutti i modi di ignorare il baccano che lo circondava, non poteva ignorarlo. La folla più confusa e variegata che avesse mai visto si era assiepata attorno al palco improvvisato dal Governatore, acclamando i coraggiosi esploratori che stavano per cimentarsi nell'impresa nautica più grande che l'Akeran avesse mai visto dai tempi di Zar. Cleomenes sospirò piano, tornando al suo lavoro e sbraitando secchi ordini ai marinai che caricavano merce nella stiva. Lui aveva vissuto quasi cinquanta estati e da molti era considerato tra i più abili nocchieri del sud di Theras, ma una follia come quella non gli aveva mai sfiorato il cervello. Sapeva dentro di sè che anche lui avrebbe voluto trovarsi laggiù, sulla banchina, a ricevere gli onori degli emissari del Sultanato e del governo di Dorhamat. Non si trattava di invidia, nè di ambizione: lui la descriveva più come "la giusta retribuzione". Tutti loro - chi più chi meno - erano stati pirati; a Dorhamat era davvero raro trovare qualcuno che non si fosse mai dato al saccheggio almeno una volta nella vita. Pochi arrivavano a solcare i mari all'età di Cleomenes, perchè i più o si trovavano un lavoro (quasi) onesto o morivano di malattie, guerra o povertà. Il fatto che a Dorhamat imperasse un clima di libertà e sregolatezza non significava che questa fosse la realtà. Cleomenes era convinto che non sarebbe sopravvissuto a quel lungo viaggio esplorativo: voleva essere l'eroe del giorno, almeno per qualche minuto... ma lui era lontano da quel palco. Il nocchiero, commissario di bordo e vicecomandante della Orgoglio stava invece ritto sul parapetto, procedendo all'inventario del materiale (un compito che avrebbe dovuto svolgere il quartiermastro Barthèz) e gettare rapide occhiate di rimpianto verso l'uomo che invece stava ricevendo quegli onori. Quell'uomo era Ortiz Lopes de Santos, comandante e proprietario della Orgoglio. Ortiz non era un grand'uomo; i più lo rispettavano semplicemente per i suoi agganci con il governo ed il Sultanato, o lo adulavano per il suo patrimonio. Era un nobiluomo alle prime esperienze come comandante di vascello, la cui famiglia aveva antiche radici nella regione ed umili origini: con i decenni si erano trasformati da piccoli pescatori a vero e proprio motore commerciale, comprandosi con il denaro una patente di nobiltà che il sangue tecnicamente non gli dona. Ortiz era supponente ed ambizioso, e ciò traspariva da ogni suo gesto. Cleomenes riusciva quasi a vederlo accarezzarsi i lunghi baffi arricciati e fumare la lunga pipa, scintillante nella sua armatura leggera da parata. Si inchinava in continuazione, annuiva severamente e poi tornava a tirare una boccata da quella pipa infernale. Era viscido e un dilettante, e se a Cleomenes non fosse stato ordinato di salire a bordo della sua grande caracca lui non avrebbe mai partecipato alla spedizione verso il Nuovo Mondo, come la gente di Dorhamat aveva preso a chiamare il continente al di là dell'oceano. « Signor Padro - PADRO! - smettila di perdere tempo e aggancia i paranchi alle funi. Questa roba deve essere stivata prima della fine della cerimonia. » e non manca molto, pensò il nocchiero. Si passò una mano sulla zazzera un tempo bionda e folta, guardandosi attorno e cercando altri lavativi. Padro ed i suoi compagni - Liam, Jèrome, Theo... non ricordava tutti - erano "mezzo-pirati", come li chiamavano a Dorhamat: bucanieri di scarsa fama o perizia arruolati stagionalmente da un capitano o da un altro per colmare i buchi nell'equipaggio di una nave. Erano pirati a mezzo servizio che trascorrevano troppo tempo a terra e poco in mare, e sulla Orgoglio ne erano stati reclutati un'infinità. La caracca dei de Santos era un vascello magnifico, un possente quadrialbero manovrato da quasi centocinquanta uomini e dotato di una doppia batteria per fianco di dodici colubrine, per un totale di quarantotto cannoni. Era un'imbarcazione capace di combattere chiunque - meno i grandi galeoni ed i vascelli di prima classe del Sultanato -, praticamente nuova. Era stata utilizzata solamente per manovre d'addestramento nelle acque attorno all'arcipelago di Dorhamat: essa era il vero e proprio "orgoglio" della famiglia de Santos messa a disposizione del Governatore. Il problema era proprio l'equipaggio: c'erano troppi volti freschi, troppi volti nuovi. Mercenari di tutte le razze erano arrivati dall'intero continente, ingrossando le fila dell'Orgoglio di gente abile con le lame, ma principiante con le vele. Aveva visto qualche personaggio piuttosto noto, ma anche un mezz'orco, un tizio del regno di Dortan e persino due Stirpe dei Draghi. Il nocchiero imprecò a bassa voce: la multietnicità di Dorhamat aveva reso il razzismo pressochè debellato (nel nome del glorioso Denaro e della prodigiosa Razzia), ma in un viaggio che poteva impiegare mesi non si poteva mai sapere.
« Signor Ged, lei è un sacerdote. Noi siamo lontani dalla festa, », disse Cleomenes, indicando il molo. « ma un po' di aiuto divino non farà male. Una preghiera, per favore. »
Il nocchiere non attese che il draconide recitasse le sue sacre parole, ma fece un cenno del capo al suo simile, il signor Vaal (davvero non riusciva a pronunciare il suo nome per intero) e, poco più in là, al signor Floki. Di quest'ultimo aveva sentito parlare parecchio, ed era un elemento valido da avere sulla nave - per quanto inquietante potesse essere. La sua attenzione venne però catturata da Ortiz, finalmente libero dalle incombenze politiche. Salutato da un mare di folla, il trentacinquenne rampollo dei de Santos salì a bordo attraverso una robusta passerella che entrava nella pancia della nave. Vedendolo più da vicino, Cleomenes notò i teschi di scimmia legati come ferma mantello sulla spalla destra e l'enorme teschio di Pelleverde che pendeva dal suo fianco sinistro (presumibilmente come contrappeso per la scintillante scimitarra ingioiellata sull'altro lato. Quindi Ortiz non solo è mancino (il che porta male), pensò, ma è pure un cacciatore di orchi. « Belu-Maz non la prenderà bene. », commentò piano parlando a se stesso, riferendosi all'agile e possente mezz'orco mercenario che stava terminando le azioni di carico. Con estremo disappunto, il nocchiero osservò Barthèz seguire compunto il comandante della Orgoglio; scuotendo il capo avvilito, Cleomenes si incamminò sottocoperta in direzione del suo capitano. « Finalmente, signor Cleomenes. Pensavo che non avreste mai terminato i preparativi: non sapevo più come scusarmi, con il Governatore... » Anche la sua voce è fastidiosa, pensò il nocchiero. Invece si inchinò per scusarsi di un errore che non aveva mai commesso, ricevendo un rimprovero del tutto fasullo ed inventato al solo scopo di denigrarlo dinanzi a tutta la ciurma.
« Chiedo perdono, comandante. La Orgoglio è sua e pronta a partire. Il capitano Urrka e la sua Garmurath sono alla fonda fuori dal porto e attendono il segnale. »
« Sì, sì. Quel nano pirata. Brutto affare, la sua presenza. Ma immagino non si possa fare a meno del loro ingegno, giusto? Questi nani sono così intelligenti... » Cleomenes tossì, cercando di deviare l'attenzione di tutto l'equipaggio dai commenti men che lusinghieri del comandante. Urrka era un corsaro al servizio del Governatore da anni, ma ai suoi tempi era stato un pirata estremamente famigerato. La sua nave era una fregata che si diceva non fosse mai stata sconfitta e non avesse mai dovuto ritirarsi dalla battaglia, il che faceva della sua ciurma un monolite imbattile e temuto. Dubitava che Ortiz sarebbe stato così sarcastico se si fosse trovato faccia a faccia con il capitano Urrka. La cosa lo fece peraltro riflettere sul luogo della partenza: non sapeva come fosse accaduto, ma all'ultimo momento la spedizione era stata ritardata dalla necessità di cambiare molo di partenza. Il porto Occidentale di Dorhamat (chiamato "dello Squalo" per via dell'enorme mercato da cui prendeva il nome - alla cui entrata svettava la gigantesca mandibola irta di fauci di un megalodonte) era piuttosto piccolo: la Garmurath aveva dovuto rinunciare alla cerimonia e attendere fuori dall'insenatura. Le malelingue dicevano che questo contrattempo fosse stato provocato dall'imbarazzo di Ortiz, che non voleva mostrare la propria debolezza in pubblico accanto ad Urrka, ma Cleomenes era più dell'idea che i Grandi Pirati di Dorhamat (che gestivano l'intero arcipelago con la complicità del Governatore) avessero tirato un brutto tiro agli ufficiali governativi. Quella spedizione poteva spostare tanti equilibri, soprattutto se fosse andata a buon fine, e il pericolo di eventuali sabotaggi era molto reale.
Salirano sul castello di poppa; Ortiz lasciò che Cleomenes prendesse il timone, dirigendo le operazioni della partenza. Non pronunciarono alcun discorso, per quanto quello fosse un momento storico per tutto l'Akeran. Erano già state spese troppe parole a terra, mentre ora stavano inoltrandosi nel regno dell'acqua e del mare. Ogni marinaio a bordo della Orgoglio aveva sete di avventura e fame di gloria e bottino: raccontare qualche favola sull'importanza della loro missione non avrebbe motivato nessuno.
« Avanti, uomini! Sollevate gli ormeggi e preparate a remare! Il vento è dalla nostra parte oggi! ISSATE LE VELE DI TRINCHETTO E MEZZANA! SI SALPA! »
QM POINT :: Benvenuti al primo capitolo di A Nation of Thieves! Primo turno molto semplice: tutti e tre fate parte dell'equipaggio di Ortiz Lopes de Santos a bordo dell'Orgoglio, un'enorme caracca a tre alberi. La nave è nuova e l'equipaggio non è proprio dei più addestrati nè disciplinati, ma assieme a voi ci sono anche altri mercenari provenienti da tutto Theras. Alla spedizione partecipa anche una seconda nave, la Garmurath del capitano corsaro Urrka - figura nota e temuta in tutta Dorhamat: essa funge da scorta della Orgoglio e da appoggio in caso di problemi (senza contare che Urrka è uno dei più competenti navigatori della regione). Questo primo turno è puramente di presentazione. Sentitevi liberi di organizzare qualcosa tra voi o fare conversazione in Confronto. Se volete ulteriori informazioni sull'equipaggio chiedete pure, ma in questo turno non avrete modo di parlarci direttamente. Avete tempo fino al giorno 05/09/14 compreso. Buon divertimento!
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