Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

L'Onore dei Codardi

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Vorgas
view post Posted on 6/9/2014, 18:25




Il vento soffiava calmo, giornata di pacifico silenzio sulla via sacra.
In quel paesaggio sterile e roccioso, battuto dai freddi residui dell’alto Erydlyss e baciato dalla lussureggiante foresta dell’ Erynbaran, le figure dei viandanti erano appena scosse da quella stranamente gentile corrente. Camminavano verso il crocevia, in una marcia lenta e funeraria. Nonostante la Talamlith fosse un luogo “sicuro” dopo la grande montagna, il suo estendersi per tutta quella regione incuteva non poco timore ai mercanti che ne usufruivano. Il primo crocevia per il nord, situato in un piccolo crepaccio dal fondo piano era detto Primofuoco, costellato di tende e ornato da baracche in legno scuro magazzini per le merci. Non sempre era così colmo, anzi, spesso soltanto poche tende stanziavano attorno alla piazza e al sua grande focolare comune da cui prendeva il nome. L’accampamento allargato era dovuto alla giornata di mercato. Le tre vie che portavano alla piazza erano infatti zeppe di banchetti che vendevano ogni tipo di merce. Nulla di colorato e mistico come si potrebbe immaginare, i mercati della Talamlith erano cupe accozzaglie di merci dalle forme più strane e singolari. Merci d’ogni tipo certamente, ma provenienti dall’Edhel e per questo scarti di paure sconosciute.
La via centrale, quella più corta ed ampia, permetteva di veder subito la piazza e il grande fuoco che stava in centro. Sembrava animata da un gruppo di persone raccolte attorno ad un oratore, il suo vociare si poteva appena udire dall’inizio della via, disturbato dal brusio dei mercanti e delle loro trattative. Molti di loro, osservavano la piazza interessanti all’accadimento, forse ancor più raro di quel grande mercato.
Le vie laterali invece eran più lunghe e ancor più colme di mercanzia bizzarra e inquietante. La strada di destra in particolare era nominata via delle armi. Un continuo clangore di metallo era l’unico suono che si poteva sentire, gli acquirenti eran forse ancor più spaventosi dei mercanti. Individui di tutte le razze si aggiravano con sguardi cupi e malevoli, osservando le armi e i presenti. Molti di loro bramavano la vita di altri, ma nessuno avrebbe agito lì.
La via di sinistra invece era più pacifica, nonostante fosse quella che più di tutte era battuta dal vento leggero. Qui le merci erano tra le più varie, ma la vera attrazione era la taverna, unica costruzione reale di Primofuoco. Il suo legno più chiaro e lucido delle baracche, la faceva spiccare, illuminata da due torce poste all’ingresso. Attorno ad essa ciondolavano varie persone alticce e stranamente felici, dagli sguardi persi e dal sorriso plastico.

______________________________

L'Onore dei Codardi

??? - ???
Foresta

Soltanto il suono dei suoi passi riusciva a sentire, attorno a lui la fitta foresta oscurava ogni cosa, facendo tacere persino il vento che non più agitava le fronde. Perché fratello vento non continuava il suo viaggio? Era un cattivo presagio, come i molti che lo avevano spinto sino a lì. Continuò a camminare guidato dall’istinto, non sapeva dove realmente si stava dirigendo ma avrebbe comunque proseguito. Lo stava chiamando, qualcosa lo cercava e lui seguiva quel silenzioso richiamo nel buio. La sua mente era salda, nulla lo costringeva, eppure sentiva che quella era la sua direzione unica. Attorno a lui, i rovi scuri gli graffiavano la pelle diafana, sottili raggi insanguinati si forarono sulle braccia lasciate tra esse. Nessun dolore solcava il suo volto marmoreo, fatto di lunghi lineamenti arrotondati quel tanto che bastava per renderlo piacente. Incorniciato da un crine di fulgido vermiglio, lasciato crescere come la vegetazione stessa dell’Edhel, intrecciato di stessi rovi che ne facevano ornamento. Il suo passo continuò ancora per poco, un bagliore improvviso lo colse accecandolo. Si portò una mano agli occhi per cercar di contrastarlo, ma non riuscì a spiare oltre l’ombra delle dita rassegnandosi a chiuderli. Durò un istante. La luce si concentrò soltanto in un punto creando un bagliore sopportabile, rapido spostò la mano guardando cosa lo ostacolasse e rimase di pietra. Una creatura antica e fatta di pura energia vibrante come una fiamma si era formata davanti a lui, dalle fattezze d’un grande volatile restava sospesa davanti a lui, muovendo appena le ali. Il giovane la guardò stupito e incerto, uno strano torpore lo prese alla testa. Improvvisamente cominciò a comprendere, riuscì a percepire i pensieri di quella creatura che lo aveva attirato sin lì. Immobile ascoltò ogni cosa, leggero il messaggio come il più dolce dei canti, venne scolpito nella mente del giovane tanto che il suo sguardò mutò divenendo nuovamente serio.

«Go raibh maith agat»

Le parole furono seguite da un inchino ossequioso, l’essere di luce scomparve facendo tornare le ombre. Gli occhi del giovane fissarono il buio della foresta in punto preciso per poi scomparire tra le cupe pozze nere.

CITAZIONE
Benvenuti ^^
Viene qui presentata l'ambientazione iniziale della quest ovvero un crocevia detto Primo Fuoco della Talamlith. Ho lasciato volutamente fumose e imprecise le descrizioni per darvi la possibilità di dipingere come meglio credete l'ambiente. Come primo post vi chiedo un semplice post di presentazione su come siete giunti, cosa vi spinge e tutto ciò che desiderate. Scegliete da quale via arrivare e descrivetela a vostro piacimento seguendo le linee guida date nel mio post. Unico limite al questo primo post è l'interazione: per ora non potete agire con l'ambiente, se avete piacere a farlo tra di voi.
La seconda parte è per introdurre la storia, il parlato è semplicemente un ringraziamento.
Considerata la facilità del post, avete fino a Mercoledì 10 Settembre, con la possibilità di un giorno di proroga se richiesto.
Per qualsiasi domanda usate pure il topic di confronto Qui.
Buon divertimento ^^

 
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view post Posted on 10/9/2014, 22:42
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Studioso
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Orgoglio dei codardi

Il vuoto a tavola -
Il punto di partenza.


[Erydlyss – nei pressi del luogo natio di Àlfar]



I
l vento gelido dell’Erydlyss sferzava la pelle del volto e agitava gli orli della cappa, passando come dita giocose tra le frange lanose e tra i capelli.
Àlfar inspirava a fondo contrastando con il proprio fiato l’aria glaciale, mentre ad ogni passo affondava nella neve che copriva la strada per Grandi Gole.
Assaporava il momento in cui la birra di licheni sarebbe corsa a fiumi, come era usanza in quel periodo dell’anno, per non parlare delle carni pregiate che venivano dall’interno della montagna – tra le gallerie scavate dalla lava e dai nani nidificano creature da incubo, la cui carne nera è squisita se cotta nel modo giusto – o delle uova di fenice. I colori e le danze, le zuffe da sbronzi: tutte le immagini che gli affollavano la testa riscaldavano il cuore e rendevano il viaggio denso di aspettative.
L’ultima volta che vi aveva partecipato, prima di cominciare il proprio vagabondaggio, i festeggiamenti erano durati dieci giorni e undici notti: il dedalo di gallerie aveva risuonato delle cornamuse e dei liuti, danzatrici e cori avevano allietato la serata con elaborate coreografie e le cibarie sembravano non terminare mai.

Oltre alle impronte lasciate dal mezzo-drago nella neve si poteva notare la striscia lasciata dalla rete che Àlfar trascinava con sé, carica di cibi essiccati per la festa.


[…]




La grotta principale era sigillata da una grande porta di ottone e legno.
I battenti si spalancarono e lo sciamano entrò seguito da uno sbuffo di aria gelida, la piazza principale era stranamente affollata: un patio grettamente confezionato torreggiava sulle teste di uomini e donne di ogni razza, le tavolate ricolme di cibo erano state sostituite da alcune file di fiori e il pianto disperato di madri e mogli aveva preso il posto della musica e dei balli.

“Non importa quanto breve sia il mio viaggio. Al mio ritorno tutto è già cambiato.”

Quella constatazione colpì il figlio di Lilith dal profondo della mente, come una pietra gettata in una pozzanghera troppo piccola.
Si accostò ad una piccola stele incisa per leggere i nomi scritti in varie lingue e grafie.

“Erano tutti andati nel Talamlith. Un gruppo ben nutrito.” – Una voce gracchiante si avvicinò dalle ombre, accompagnata da passi incerti e rintocchi lignei. – “La famiglia di Börre è stata decimata. Gli restano solo una figlia troppo piccola ed un figlio zoppo.” – il nano uscì dall’ombra, vecchio e guercio e zoppo. Reggeva nella mano libera un orsetto di pezza, stretto con disperazione. – “Quest’anno, a tavola ci saranno molti posti vuoti. Ma alcuni non sono tornati…forse…forse…”
Il vecchio crollò in un pianto silenzioso. Àlfar si voltò verso l’uscita. Con pochi passi spediti fu di nuovo avvolto dalla bufera: la lancia in pugno, da usare come appoggio nella marcia che lo attendeva, fiamme sanguigne che fendevano l’aria gelida e un singolo ruggito a scuotere l’aria.

Conosceva molti di quelli che erano partiti.
Loro o la causa della loro scomparsa: avrebbe trovato almeno una delle due.
La prima destinazione era…


[Talamlith - Primofuoco]





Il mercato di Primofuoco.

L’odore delle spezie, il vociare della gente, la noncuranza dei mercanti, l’avidità dei compratori. Il passo di Àlfar si arrestò sulla via principale mentre egli contemplava la varietà di persone e di merci: cercava risposte e forse lì le avrebbe trovate.
Avanzò deciso verso la piazza centrale, tendendo l’orecchio e guardandosi intorno con attenzione: ricchi mercanti e compratori ancora più ricchi, mendicanti e straccioni pronti a tendere agguati od elemosinare, carrozze nobiliari e cavalieri solitari…nessun segno di coloro che cercava.

Giunse alla piazza centrale, spintonando la folla e guardando le facce di chiunque gli capitasse a tiro. Una volta nella calca, si rese conto del tizio che parlava – anzi gridava – al centro di quella. Non sapeva da quanto quello parlasse, ma cominciò a prestare attenzione alle parole.
Neppure lui aveva chiaro il motivo della propria attenzione.



Legenda dialoghi:
- Parlato Àlfar
- Pensato Àlfar
- Parlato PnG


Note:
Post per la maggior parte di Background: ho voluto creare una motivazione per Àlfar facendo perno sulla comunità che lo ha ospitato nella prima fase della propria adolescenza e sui miei progetti futuri per il PG. In questo caso si reca a Primofuoco in cerca di risposte riguardo alla scomparsa di un gruppo di sui compaesani. Giunge quindi alla parte piccolina del post in cui arriva a destinazione. Dato il veto di interagire con l'ambiente ho preferito tenerlo semplice e corto.

Non vedo l'ora di vedere dove andremo a finire con questa Quest :D
 
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K@til
view post Posted on 11/9/2014, 16:51




CITAZIONE
N a r r a t o
« Parlato Enoch »
« Parlato altrui » (altri colori)
"Pensato"

Basiledra - Taverna


I

l sole era sorto da pochi istanti quando il giovane mezzo demone venne colpito in pieno viso dai suoi penetranti, seppur caldi, raggi di luce mattiniera. Aprì gli occhi con inspiegabile fatica e sconforto, il suo sangue infetto preferiva l'oscurità alla luce e si sarebbe svegliato molto meglio sotto il freddo abbraccio della Luna. Ciò, però, non sembrava importargli minimamente: nonostante avesse ormai accettato la sua “condizione”, la sua mente ed il suo cuore erano ancora umani e non si sarebbe mai e poi mai atteggiato a demone, creatura della notte, portatrice di caos e distruzione. Alzò il busto goffamente a causa del dolore muscolare provocato dall'allenamento del giorno precedente e si mise seduto. Usò entrambe le mani per scuotersi il viso e cercare di svegliarsi completamente mentre i capelli spettinati si muovevano qua e là come avessero vita propria. Sin dal suo arrivo a Basiledra, alloggiava da qualche mese in una squallida taverna, testimone delle scarse possibilità economiche del giovane. La sua stanza, tuttavia, nonostante potesse fare pena all'umiltà stessa, non era poi così male: la vernice, un tempo forse bianca delle pareti, era chiaramente vecchia e si sgretolava anche per la minima vibrazione mentre vistose crepe decoravano l'intera stanza; il pavimento era interamente in parquet, un parquet graffiato e macchiato in svariati punti ed ingiallito in altri, forse a causa del vomito di qualche ubriacone che aveva alloggiato lì prima di lui. Erano presenti anche un paio di mobili: una modesta toeletta con lo specchio frantumato per il settanta percento e un sasso messo sotto uno dei piedi distrutto per reggere il tutto. Dall'altra parte della stanza era presente un comò che il giovane non osò neanche aprire a causa dell'orrendo tanfo che proveniva da uno dei cassetti. Il letto sembrava l'unica cosa passabile in quella stanza: nonostante le basi in legno mostrassero anche loro i segni del tempo, il materasso e le lenzuola erano inspiegabilmente pulite e abbastanza nuove, non comprate l'altro ieri, sia chiaro, ma abbastanza da permettere ad un essere umano di poter dormire una tranquilla notte di sonno. Il mezzo demone si alzò di botto mentre numerosi scricchiolii uscivano da ogni suo arto. Ai piedi del letto era presente il suo zaino: non lo avrebbe mai e poi mai messo da nessun altra parte in quel lerciume di stanza. Tirò fuori da esso una camicia bianca, una giacca nera non troppo pesante ed un paio di pantaloni larghi, anch'essi neri, ottimi per permettere il movimento libero. Ormai completamente vestito, si avvicinò alla toeletta e si pettinò con le mani specchiandosi nei residui dello specchio ancora attaccato alla base. Uscì dalla stanza e si fiondò giù per le scale senza neanche prestare attenzione al resto della fatiscente taverna. I corsi universitari erano in pausa ed il giovane studente era in una vacanza che non desiderava minimamente; il suo era uno spirito che amava avere sempre qualcosa da fare e tenere la mente impegnata. Riluttante, si avvicinò alla bacheca nella piazza della città: essa raccoglieva, oltre che notizie, anche incarichi e offerte di lavori patetici. Il problema è che tali missioni erano quasi sempre sciocche e inutili, come cercare un gatto scomparso, spostare oggetti pesanti da un posto all'altro. Senza neanche bisogno di dirlo, la paga era qualcosa di esilarante e tali manifesti restavano appesi anche per mesi interi senza che nessuno li prendesse in seria considerazione. Oggi però era diverso: un incarico spiccava tra gli altri e non sembrava neanche troppo male. Enoch si avvicinò e lesse a bassa voce, non voleva certo attirare l'attenzione di qualche altro avventuriero che gli avrebbe potuto rubare tale occasione. “Cercasi guardie del corpo per convoglio merci diretto a Talamlith, nella regione dell'Edhel. Buona paga.”. Era sconcertante la carenza di informazioni su quel manifesto eppure Enoch appariva visibilmente intrigato. Lesse l'indirizzo e si avviò verso di esso senza farsi troppe domande mentre l'idea di intraprendere una nuova avventura gli infiammava l'animo di puro entusiasmo. Raggiunse la periferia e notò tre carovane trainate da innumerevoli cavalli mentre un uomo molto paffuto urlava ordini a destra e a manca. Il guerriero gli si avvicinò,
« Chiedo scu- »
Chiese rispettoso il mezzo demone,
« Cosa c'è?! Non ho monete, vai a chiedere l'elemosina da qualche altra parte! »
Rispose sgarbato l'uomo, interrompendo il giovane, mentre poneva nuovamente l'attenzione alla forza lavoro. Persa la pazienza e mettendo da parte la gentilezza, poggiò la mano sulla spalla dell'omone e cominciò a stringere con forza provocando un urlo effeminato di quest'ultimo.
« Ripeto: Chiedo scusa. Ho letto il vostro annuncio, siete in cerca di una guardia per il convoglio merci? »
Chiese apatico il guerriero senza lasciar trasparire nessuna emozione dal suo viso,
« Ah! V-Vi chiedo umilmente perdono! Non avevo notato che foste qui per l'incarico. Si... Si, certo. Vorreste prendere parte alla spedizione, messere? »
Rispose visibilmente scosso l'omone mentre si girava nevroticamente i pollici come fosse una mosca.
Il viaggio non fu troppo degno di nota: il convoglio merci trasportava semplici provviste, come cibo, acqua e altri beni di prima necessità. A quanto pare, una delle guardie precedentemente assegnata aveva abbandonato improvvisamente senza avvertire, lasciando così un posto vacante. La meta era, come già detto nel manifesto, nell'Edhel, in un curioso crocevia della tortuosa Talamlith chiamato Primofuoco. Qui, convergono mercanti e compratori da ogni dove in cerca di merci interessanti e, possibilmente, anche redditizie alla rivendita.


Primofuoco (Via di sinistra)


Era a dir poco incredibile il numero di bancarelle e saltimbanchi presenti nella via di sinistra, il cui forte vento soffiava spietato in quell'insenatura. Le altissime pareti di quel crepaccio erano decorate da manifesti, insegne, cartelloni, ma anche disegni e graffiti di bambini. L'aria era satura dei più disparati odori che il mezzo demone non faticò troppo a distinguere grazie al suo olfatto ultra sviluppato: profumi di cibi appena sfornati e aromi ma anche puzza di concimi, metalli e sostanze chimiche. Il brusio e le urla della gente, misto al fortissimo sibilo del vento, rendevano davvero difficoltosa la comunicazione all'interno del convoglio che si strinse per evitare di perdere membri nella folla. A quanto pare, le strade che convergono al cuore di Primofuoco erano tre: quella centrale, la più corta e ampia ma, a causa dell'enorme quantità di individui più o meno disonesti, il convoglio aveva preferito evitarla come fece per la Via delle Armi, la strada forse più ostile del crocevia, piena zeppa, senza neanche bisogno di dirlo, di spade, coltelli, archi e tutto ciò che è poteva essere stato congegnato per fare del male al prossimo. No, la spedizione scelse la via di sinistra, la strada apparentemente più “tranquilla” di Primofuoco, dedita esclusivamente al puro commercio. Quella pace e serenità, però, erano soltanto un velo che nascondeva una malvagità forse superiore a quella della Via delle Armi: ad un occhio poco allenato, quella poteva sembrare una zona di armonia e genuina compravendita... niente di più falso! I mercanti erano e sempre saranno delle bestie senza cuore che venerano un solo e unico dio: il denaro. E' vero: nella Via delle Armi e in quella centrale si poteva rischiare la vita in ogni istante, ma almeno lì era una verità nuda e cruda sotto gli occhi di tutti. Qui, invece, ogni mercante, ogni venditore, perfino il più povero senzatetto era pronto a svuotarti le tasche e lasciarti sul lastrico senza il minimo segno di rimorso. Non troppo lontano si poteva scrutare anche una grande taverna, apparentemente il più prestigioso tra gli edifici dell'intera via ma che non attirò più di tanto l'attenzione del giovane dai capelli corvini che passò avanti senza dargli conto. Diversamente dalle numerose e fatiscenti baracche, quella taverna mostrava una struttura solida e allo stesso tempo molto curata, quasi regale. Tantissime erano le finestre che si affacciavano sulla strada, alcune di queste erano aperte ma, essendo parecchio in alto, non lasciavano scrutare l'interno, le altre, invece, erano chiuse con delle meravigliose persiane in mogano, sicuramente roba d'alta classe. All'entrata erano presenti numerose persone con lo sguardo spento, quasi fossero storditi, che fosse opera dell'alcol o di qualche droga?
Dopo pochi minuti, il convoglio raggiunse finalmente la piazza centrale e, subito dopo aver ricevuto il compenso per l'incarico svolto dal capo della spedizione, il guerriero cominciò a girare a casaccio tra le bancarelle, curioso di quello che potesse trovare. Era un'occasione più unica che rara fare acquisti di merci venute dall'Edhel ed Enoch non voleva di certo farsela scappare!



Oh... ed ecco qui il mio post introduttivo :) mi scuso per il ritardo di un giorno ma come detto nel confronto, ultimamente ho avuto pochissimo tempo libero :sigh:
 
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<Ark>
view post Posted on 11/9/2014, 19:23








     Per quanto le Aslingard fossero delle vie ampiamente battute, si snodavano in un territorio talmente enorme che non importava quante carovane mercantili viaggiassero di solito per quei territori, ti sentivi comunque da solo in mezzo allo sconfinato nulla. Seduto sul retro del carro osservavo tranquillo il sole al tramonto, che tingeva il mondo del color del sangue. Intorno a me non c’erano che rocce, praterie e colline fin dove arrivava l’occhio, una terra aspra e dura che solo pochi avevano deciso di considerarla come casa.
     « Che fai, Shaoran? »
     Una voce infantile interruppe il silenzio, ed io mi voltai verso il ragazzino che si stava arrampicando accanto a me e gli sorrisi.
     « Niente di che, Rick. Ascoltavo il vento. »
     Rick era un ragazzo di circa undici anni, un orfano che era diventato il protetto del nano Borin molti anni prima e che era diventato suo apprendista come mercante. Mi trovavo infatti sul retro di un carro mercantile, ed il mio compito era di scortare Rick ed il conducente del carro, un uomo di mezza età di nome Locke, fino alla nostra destinazione.
     Avevo conosciuto il nano qualche tempo fa a Taanach, e da allora quando avevo occasione mi occupavo per lui di lavoretti come questo viaggiando per il mondo. Lui da tempo non seguiva di persona le proprie spedizioni perché troppo vecchio, ed il fatto che Rick facesse le sue veci alla sua giovane età la diceva lunga su quanto il ragazzino fosse sveglio e rapido coi conti.
     « Hai sentito qualcuno vicino a noi? »
     Scossi la testa, ed il ragazzino sbuffò deluso. « Uffa, io voglio vedere una Dominazione! »
     Durante il viaggio Locke ci aveva parlato un po’ della storia di quella terra, e quando Rick aveva saputo di combattenti solitari che vagavano senza meta per fare epici combattimenti s’era letteralmente messo a saltellare per l’eccitazione. Per quanto il suo futuro fosse nel commercio era affascinato da quei misteriosi cavalieri, e dovevo ammettere che pure a me sarebbe piaciuto incontrarne uno e saggiarne di persona l’abilità nel combattimento.
     Io sorrisi e gli arruffai i capelli biondi con una mano. « Forse ne troveremo uno, manca ancora un po’ di strada. Tu intanto occupati del tuo studio. »
     Doveva imparare la storia del paese, cosa veniva prodotto e dove, tutta una serie di nozioni sui prezzi e lavorazione dei materiali… Ho dato un’occhiata ai libri che s’era portato dietro, ma leggerli mi faceva venire il mal di testa. Sicuramente il mio destino non era fare il mercante, bisognava conoscere troppe cose che mi annoiavano.
     « Ok… Poi stasera ci alleniamo vero? »
     Per quanto non facesse parte del suo addestramento principale, Rick mi aveva praticamente implorato di insegnargli qualcosa sul combattimento ed alla fine io accettai. E’ sempre bene sapersi difendere, a prescindere da quale sia il tuo mestiere.
     « Certo, ma solo se finisci in tempo! »

     Lasciato solo Rick coi suoi doveri, io passai davanti per scambiare quattro chiacchiere con Locke. Era un uomo robusto e completamente calvo, il viso era bruciato dal sole e segnato dalle intemperie per aver guidato un carro per tutta la vita a prescindere dalle condizioni climatiche. Quando lo avevo conosciuto l’avevo ritenuto un tipo burbero e di poche parole, ma dopo aver viaggiato un po’ assieme Locke aveva dimostrato d’essere una buona compagnia e soprattutto era molto informato sul folklore del Talamlith, ed io volevo sempre saperne di più perché ne ero affascinato.
     In particolare i Rahm as Aid, popoli nomadi senza una fissa dimora, avevano colto la mia attenzione. Lì non c’erano re né leggi, ed ogni gruppo doveva badare a sé stesso… Non credo che mi sarei trovato male a vivere una vita del genere, lontano dal mondo e dai suoi problemi. Ovviamente però c’era il rovescio della medaglia: in un luogo dove non ci sono regole e spesso attraversato da mercanti, ladri e furfanti erano un pericolo ben più che reale.
     « Quanto manca per Primofuoco? » chiesi a Locke mentre fermavamo il campo per accamparci durante la notte.
     « Non molto ormai. Vedi quelle montagne laggiù? »
     Seguii la direzione del dito che stava puntando avanti a noi, notando come le colline più avanti cominciassero a diventare sempre più alte fino a diventare vere e proprie montagne.
     « Quando riesci a vederle vuol dire che manca all’incirca un giorno di viaggio, nel nostro caso arriveremo domani pomeriggio, all’incirca. Lì ci sarà una locanda! Finalmente potrò dormire in un letto vero, le mie vecchie ossa non sono più fatte per dormire all’aperto. »
     A quell’ultimo commento risi perché quell’uomo era talmente coriaceo che probabilmente sarebbe vissuto ben più a lungo di me.

     Quella sera dopo cena cominciai la consueta sessione di allenamento con Rick, usando due spade di legno che m’ero procurato intagliando dei rami. Aveva imparato bene le basi di attacco e difesa, ed ogni giorno diventava sempre più fluido nei movimenti. I lividi che gli lasciavo su braccia e gambe però dimostravano che aveva ancora molto da migliorare.
     « Per stasera basta, che domani devi essere in forze per il mercato. » dissi io abbandonando la posizione di guardia, mentre Rick stanco e sudato si accasciava al suolo cercando di riprendere fiato.
     « Cavolo, nemmeno questa volta sono mai riuscito a toccarti! Non è giusto… » disse mettendo il broncio.
     « Ho anche un po’ più esperienza di te eh! » dissi sorridendo « Ma non temere, continua a fare pratica e mi raggiungerai in breve tempo. »
     « Ma quand’è che potrò usare una spada vera come la tua? »
     « Quando sarai pronto. Anch’io ho cominciato usando un bastone sai? »
     « …Ok. »
     Si vedeva che non era affatto soddisfatto dalla mia risposta, ma forse quella piccola somiglianza d’esperienze aveva placato la sua impazienza. Ma per il resto non potevamo essere più diversi: io avevo cominciato per sopravvivere e sete di sangue, lui per semplice interesse. Speravo che per lui il fato fosse più clemente e che gli venisse risparmiato il destino di uno che sa solo combattere.
     Siccome nessuno di noi voleva fare tardi ci mettemmo a dormire stesi sull’erba, ed io attesi il sonno osservando le stelle brillare sopra di noi. Domani sarebbe stata una lunga giornata dove dovevo aspettare che Rick facesse il suo dovere vendendo ed acquistando merci, per poi cominciare il viaggio di ritorno.
     Ma sarebbe andato davvero tutto secondo i piani?
 
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