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| L'uomo dal mare « Killian Jones »
I
Nubi e onde parevano unirsi lungo la linea d'orizzonte, giunte in una danza apparentemente senza fine. Cielo e mare si tingevano dei toni più scuri, grigio e blu si mescolavano come fossero pigmenti sulla tavolozza di un pittore, creando sfumature che ricordavano a fatica quegli azzurri tenui della mattina precedente, quando la Ninth Tide e il suo equipaggio salparono diretti verso l'Akeran. La nave viaggiava nella tempesta ormai da qualche ora, onde sempre più grandi si schiantavano contro lo scafo e le fiancate, scalfendo le assi di duro legno che componeva l'imbarcazione come fossero nient'altro che fuscelli. Rombi e scrosci si facevan eco l'un l'altro, unici orchestranti di quello spettacolo funesto. Di tanto in tanto qualche fulmine faceva capolino strappando il velo di nubi e mostrandosi a quel pubblico incredulo che osservava con sgomento il crescere del cataclisma attorno a sé. I pirati tentavano di arginare i danni che lentamente stavano colpendo ovunque. Un boato più lungo e profondo dei precedenti scoppiò attirando l'attenzione di chiunque stesse a bordo. La nave fu attraversata da un forte tremore che fece perdere l'equilibrio a gran parte degli uomini, ognuno fradicio, bagnato fino ai piedi. « CAPITANO! » le parole di un uomo spiccarono oltre tutto, la voce in un misto fra rabbia e paura. Killian si voltò immediatamente verso poppa, sapendo già cosa gli sarebbe stato detto. Cercò di gestire al meglio il suo equipaggio tentando di far rimanere stabile la Ninth Tide; rassicurava ogni marinaio riguardo all'approdo sempre più incerto, spartiva ordini, tirava funi e forzava nodi; per poi correre al timone.
Il turbinare del vento faceva muovere nubi e onde, danzatrici incombenti, portatrici di terrore. Il sudore dei mozzi che formava un'unica umida patina insieme all'acqua del mare e della pioggia. « L'albero maestro sta cedendo, il timone è ingovernabile e dalla prua si sentono strani rumori! » Riuscì a non cadere in acqua per miracolo, si resse giusto all'ultimo istante all'impavesata vicino alla passerella. « Che il Dio del mare ce la mandi buona, se riusciremo ad attraccare non salperemo per almeno sei mesi! » Terminò -affannato come non mai- proprio quando l'ennesimo boato assordò la ciurma intera, violente onde intaccarono ancora lo scafo; la nave tremò così forte che parve quasi volersi ribaltare e dimostrare a tutti che l'acqua del mare non era poi così umida rispetto al ponte. Un'altra onda si schiantò; la schiuma salì talmente che parve quasi volesse accompagnare le gocce di pioggia in quella rapida e mortale discesa. « IMBARCHIAMO ACQUA! »
Un orda di uomini si fiondò sotto coperta munita di secchi e di paura della morte. Qualcuno parlava, o meglio, ci provava; il rumore prodotto dalla tempesta e dall'oscillare dell'imbarcazione era così forte da coprire ogni altro suono. Il vento divenne improvvisamente più forte, il timone scappò di mano al capitano roteando all'impazzata. I pochi uomini rimasti sul ponte rimasero immobili, consapevoli della fine imminente. Killian camminò lungo il ponte, il rumore muto degli stivali, la bocca che si muoveva senza emettere alcun suono. Per un attimo l'acqua smise di scendere, e fu silenzio. Forse un minuto, forse una frazione di secondo. Chi piangeva, chi chiudeva gli occhi o chi si buttava in acqua cercando una disperata salvezza. E gli scogli azzannarono la barca come un mostro squarta la sua preda, prima che potesse emettere un lamento. Silenzio. Soffiare del vento, tuoni in lontananza. Rumore di pioggia sul mare. Silenzio.
Assi di legno e pezzi di corde galleggiavano cullati dall'acqua del mare. Movimenti lenti e prolungati che portavano le onde a spezzarsi dolcemente contro la scogliera. Un sole pallido si circondava da candide nuvole, il cielo azzurro si specchiava sulla superficie marina; chiunque guardasse quello spettacolo dubiterebbe della tempesta avvenuta poco tempo prima. I resti della Ninth Tide erano ammassati fra gli scogli e l'acqua del mare, alcuni portati via dalle onde, altri raccolti da un piccolo gruppo di pescatori e portati sulla cima della scogliera. Annaspando e tossendo acqua Killian tornò a respirare, stupito riguardo al suo essere ancora vivo. Ricordando l'infrangersi dei suoi averi e del sogno di una vita -letteralmente- contro la roccia degli scogli, si chiese istintivamente se fosse realmente salvo; se potesse ancora permettersi di definirsi vivo. Si chiese se fosse il fato, a volere ciò; se la sua vita da pirata dovesse terminare. Accettò quell'idea, realizzando dove si stesse trovando.
« Lewe! Tu vede, Dom? » sorrise un pelleverde voltandosi verso un altro. Entrambi vestivano stracci e utensili per la pesca ormai distrutti, reti di vario tipo e dimensioni; uno dei due addirittura impugnava una canna da pesca con attaccato ancora un amo. Il secondo orco si voltò lamentandosi nella sua lingua incomprensibile, gesticolando con le sue enormi mani si portò a sistemare gli scarti ripescati dal naufragio. Osservava ogni oggetto con cura e lo raggruppava in una zona differente, appoggiandolo bruscamente. « Tu, Omo... sta bene? » chiese la voce gutturale del primo pescatore con un tono misto fra curiosità e preoccupazione mentre lo stesso scuoteva fastidiosamente il capitano. Le dita che toccavano la spalla provenivano da una mano grande come l'intero sterno umano, e quando il pirata alzò la schiena per osservare con i suoi occhi l'energumeno, la sua grandezza lo lasciò a dir poco sorpreso.
« Aye, aye, ma dubito che scuotermi in quel modo possa aiutare la ripresa. » Rispose con voce scocciata, ignorando la pessima pronuncia della lingua comune e posando la mancina adornata di anelli sulla spalla torturata dalla mano dell'orco, per poi massaggiarsela lentamente mentre si guardava attorno. Nel mucchio notò immediatamente Dalga, la sciabola, per poi cercare addosso a sé stesso il pugnale e il set di coltelli da lancio; trovandoli con eterna gioia. Si alzò barcollando e fissando i due pelleverde, avvicinandosi alla sua arma, per raccoglierla e metterla al suo posto, nella cinghia. Sporgendosi dalla scogliera il relitto galleggiante non poté che amareggiarlo un minimo. Tossì non ancora ripresosi totalmente e sputò di sotto, per poi rivolgersi a quelli che gli parvero salvatori, se così potevano definirsi degli omuncoli verdi vestiti di stracci. Appena si voltò sentì un gracchiare con la seguente sensazione di un peso alla spalla, conosceva già quella sensazione; il suo pappagallo si accorse del suo risveglio, anch'egli reduce dalla tempesta. « Spugna! Vecchio mio! Mi stavo giusto per chiedere dove fossi finito; noto con piacere che sei un po' ammaccato ma tutto intero! » Killian abbozzò appena una risata mista a dei colpi di tosse, mentre Spugna saltellava sulla giacca esibendo il piumaggio investito da colori caldi, per poi ripetere con la sua voce stridula « Tutto intero, tutto intero! »
« Signori! Sapete forse dirmi dove io e.. » si scambiò un occhiata con il pennuto per poi indicarlo « .. il mio equipaggio! » rise all'idiozia della sua stessa battuta, sicuro di avere l'attenzione degli orchi, per poi continuare « Dicevo, sapresti mica dirci dove ci siamo ritrovati? Eravamo diretti all'Akeran, ma è evidente che il Dio del mare ha in serbo una sorte differente per noi. » E che il Dio del mare ce la mandi buona.
Un gabbiano volava in cerchio sopra di loro forse credendosi un avvoltoio, strillò sbattendo le ali e guardando di sotto con quegli occhi lucidi come perle. Qualcuno si godeva lo spettacolo di un uomo di mare a presa con dei selvaggi, pensò Spugna guardando l'altro volatile. Picchiettò il cuoio del vestito del capitano con il becco striato. « Equipaggio, equipaggio! » fece eco tristemente.
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Edited by Roseleen - 10/9/2014, 17:37
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