Asgradel - Gioco di Ruolo Forum GDR Fantasy

Rou ~ Grysleer

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view post Posted on 7/9/2014, 21:53
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Maestro
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CITAZIONE
Continua da qui.

« Pelle...grigia? »
Al pronunciare di quella parola, il carro sussultò. Un rumore sordo, misto ad un sinistro scricchiolio, riempì rapidamente l'interno del carro, catalizzando l'attenzione di tutti i presenti.
Oltre all'uomo tozzo con la cassa ed al giovane ragazzo, infatti, si incrociavano gli sguardi perplessi di diversi protagonisti. Tra tutti, spiccava il rauco riverbero di un vecchio nano, poco distante. Aveva la pelle ambrata ed una folta barba incolta che incorniciava un volto anziano e "vissuto": cicatrici, orecchini e tatuaggi riempivano tutta la faccia dell'uomo. Invero, l'essere borbottava qualcosa di incomprensibile e lo alternava ad un colpo di tosse catarrosa ed un suono rauco. Rumori rapidi e sordi, che si levavano secchi, ritmico e ripetuto, ogni dieci minuti.
Il nano sembrava un mercante esperto, proveniente dal Sultanato, ma abitante del mondo. Il suo volto crucciato, però, ne lasciava trasparire un animo misto di perplessità e preoccupazione, probabilmente ingenerata più dal proprio precario stato di salute che dagli scossoni del viaggio. Si asciugava più volte la pelle con i lembi del suo pesante vestito di tela rossa, picchiando sonoramente il pesante sacco che usava come cuscino per poggiare la schiena. Ad ogni colpo, il sacco risuonava di un rumore metallico, quasi a tradirne il prezioso contenuto. Tutta la sua merce, probabilmente.

« Lanetlenmek »
Dannazione

Si lamentò, parlando tra se e se.

« Bu geziler için çok yaşlıyım »
Sono troppo vecchio per questi viaggi.

Poco distante, un uomo lo fissava intensamente. Aveva una pelle bianca, occhialetti fini sul naso adunco e sottili baffi chiari, curati, a sottolinearne l'aspetto elegante. Vestiva un lungo cappotto spesso di colore verde, che lo ricopriva fino a piedi; pesante ed apparentemente ripieno di tasche ed altrettante merci. Spuntavano bagliori, rintocchi leggeri ed altri dettagli dalle tasche interne, che lo stesso non esitava a mostrare talvolta. D'altronde, non portava altro con se; né sacche, né mercanzia altrimenti esposta. Ad accompagnarlo solo l'intenso odore del tabacco del Sud, che inspirava profondamente con ampie boccate da una lunga pipa in legno. Fissava il nano con ardore misto a ribrezzo, rivolgendogli con disinvoltura ampie nuvole di fumo denso, che il nano accoglieva sempre con altrettanti colpi di tosse.
Poi, quest'ultimo gli rivolgeva contro talune occhiate di sfida, benché fosse troppo orgoglioso per dirgli di smetterla. Era un giogo di tensione e silenzi, che durava quasi dall'inizio del tragitto.
In ultimo, c'era un uomo adagiato nell'angolo più remoto. Aveva un cespuglio di capelli rossi, disordinati sopra la testa. Un ciuffo gli scendeva di lato, coprendo parte del volto; zigomi aguzzi e toni ispidi tradivano una certa somiglianza con le genti dell'est, benché fosse altro a contraddistinguerlo. Da sotto il ciuffo rosso, infatti, erano ben visibili alcune scaglie scure, robuste, che lasciavano intendere una commistione genetica troppo confusa ed oscura perché qualcuno volesse conoscerla realmente.
Portava anch'egli un grosso sacco nero, legato con un laccio al suo torso. In volto teneva uno sguardo basso, con occhi verdi che fissavano talvolta il nano, talaltra il tozzo mercante, altre volte - infine - il ragazzo spaventato.
Qualche volta sbuffava; altre ancora accompagnava i discorsi dei presenti con una risata strozzata. Negli ultimi minuti aveva preso a giocherellare con un coltellaccio da macellaio, che teneva nascosto in uno stivale. Con la punta toccava il fondo del carro e si divertiva ad intagliarlo in piccole ed enigmatiche figure.
Probabilmente scarabocchi partoriti dalla sua misteriosa psiche.
« Piantala » disse, con tono nervoso, rivolgendosi al mercante tozzo « lo stai spaventando, non vedi? »
Il mercante voltò la massa di stracci che teneva sulla testa, squadrando il mezzosangue col coltello per qualche istante. « Io lo sto spaventando? »
« Sono solo storie del deserto » aggiunse l'uomo con la pipa « narrate dai bedouin ed ingigantite dai nani, per scoraggiare il viaggio attraverso il deserto. »
« Io non ci presterei troppa attenzione » disse ancora l'uomo, dando un'altra boccata alla pipa « a quello che dicono i nani, intendo. »
Il nano stette silente per qualche istante, schiarendosi la gola da un grumo di catarro. Poi tossì ancora una volta, per sputare - infine - il grosso grumo verde a pochi centimetri da dove stava l'uomo.
« Fossi in te, invece, starei molto attento ai nani - pislik! »

Il nano fece per alzarsi, ma fu interrotto dall'ennesimo sobbalzo del carro. Per lo scossone, ricadde sul suo posto, con un sonoro tonfo, che accompagnò con un altrettanto profondo colpo di tosse.
Subito dopo il carro si arrestò. Il vento parve placarsi, così come ogni rumore nei dintorni. Dopo poco, la quiete fu interrotta da un vociare caotico attorno alla carovana.
« Dannazione » disse il mercante tozzo, avvicinandosi la cassa che, nello scossone, si era allontanata appena; « che sarà successo, ora? »
« Siamo nella sessizlik vadi credo » disse ancora l'uomo coi baffi curati « le dune sono troppo alte, il carro non ce la fa più. »

Nemmeno un istante dopo, un uomo aprì le tende del carro. Aveva una serie di stracci chiari arrotolati su tutto il corpo ed un turbante che gli lasciava scoperti solo due occhi azzurri incorniciati da un volto di pelle scura. Dalla cintura spuntava una sciabola dal manico lucido e le braccia mostravano numerosi bracciali scintillanti, che rimbalzavano l'un l'altro emettendo uno strenue tintinnio.
« Cıkışları subìto » disse l'uomo, abbaiando con uno strenue accento del sud « güç, sbrigatèvi. »
Il ragazzo, ancora scosso, tenne stretta la sacca, squadrando il Bedouin come avesse visto la morte in persona: « dobbiamo... uscire? »
« Prosegguiremo a pìedi » aggiunse il bedouin, facendo segno al ragazzo di alzarsi « quindi muovvi il culo, oğlan »
« E benvenuto nel Deserto dei See. »
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Grysleer

I Bedouin fecero uscire tutti dai carri, alternando ad ampi richiami incomprensibili, urla in stretto dialetto dell'Akeran.
Molto presto, sulla sabbia ardente si riversarono decine e decine di persone; decine di voi, impressioni e sguardi presero il lungo cammino del deserto, sollecitati dai richiami dei bedouin. Alcuni di questi, poi, distribuirono pesanti sacche, caricandole sui corpi dei mercanti già carichi delle proprie merci. Un Bedouin si avvicinò al giovane, che trasportava la propria sacca, allungandogliene una seconda.
« Co-cosa...? » Chiese il giovane, perplesso. « Perché? »
« Noi guidiamo voi, voi aiutate noi » tagliò corto il bedoiun.
« Non farci caso » disse il nano al giovane, camminandogli di fianco « sanno che abbiamo bisogno di loro e se ne approfittano. »
Il nano tirò su la sacca, caricandosela sulla schiena. Manco a dirlo, il gesto gli provocò l'ennesima crisi di tosse. « C-ce la fai... amico ?! »
Chiese il giovane, perplesso. « Algback » disse il nano, di tutta risposta « mi chiamo Algback... e non fare mai ad un nano una domanda simile. »
Il ragazzo rimase perplesso, ma poi si sciolse in un timido sorriso. « Calvin » aggiunse il giovane « io sono Calvin. »
Poco distante, l'uomo con i baffi biondi si portava dietro il proprio sacco con una certa dimestichezza; nel mentre, parlottava fitto col mezzosangue, benché non sembrassero piacersi alquanto.
« Perché ti ha trattato così, quel tipo? » Chiese Calvin, rivolto al nano. « Umani » aggiunse lui, con tono frustrato « alcuni di voi sono delle gran teste di cazzo. »
Il gruppo era seguito da un Bedouin che tirava due cavalli, portati non senza fatica sulla sabbia ardente; in coda, c'era il mercante tozzo, che trascinava con fatica la pesante cassa.
Improvvisamente, un vento prese a spirare con violenza, alzando cumuli crescenti di sabbia. La carovana rallentò, per poi fermarsi del tutto.
Infine, una voce si levò tra il vento che spirava ormai violento e la sabbia che si alzava con altrettanta potenza.

« Kum Fırtınası » disse uno dei bedouin, in cima al gruppo « Kum Fırtınası! »
Il nano rabbrividì, rimanendo immobile. Non tossiva neanche più. « Co-cosa vuol dire...? » chiese Calvin, fissandolo con preoccupazione.
« Tempesta di sabbia » disse, pallido « vuol dire che siamo fottuti. »



CITAZIONE

QM Point ~
Benvenuti al primo atto di Rou. Usate il primo post, a livello narrativo, come pura introduzione alla quest. Non ho reale interesse al motivo per cui vi siate uniti alla carovana, ma non sarebbe male una contestualizzazione della circostanza. Per il resto, siete spettatori pressappoco di tutti gli eventi narrati nel post e si può dire che carpite quasi ogni dialogo, con annesse traduzioni.
Quando, poi, venite fatti scendere dal carro, anche voi ricevete una sacca; sostanzialmente i bedouin fungono anche da "trasportatori" di varie merci e vi affidano un sacco per trasportarlo.
Ciascuno di voi riceverà un mp da parte mia con le indicazioni di cosa c'è nel sacco, ove vogliate saperlo. Ve lo mando via mp, perché potete - se volete - tenere nascosto questo elemento agli altri e sfruttare il contenuto per il prosieguo. Potete, quindi, anche mentire ai vostri compagni sul contenuto o far intendere che ci sia altro rispetto al reale contenuto. Cercate, però, di non essere autoconclusivi tra di voi (o con i png principali), né è concesso ingannare gli altri dicendo "apro il sacco e ci sono banane" (quando in realtà vi ho scritto che ci sono pere). Ovviamente io so cosa vi scrivo e punirò queste scelte "decontestualizzanti", diciamo così.

Per il resto, il primo ostacolo del viaggio è una tempesta di sabbia improvvisa.
Nel post, dovrete fare due scelte. La prima sarà decidere dove siete posizionati quando la tempesta vi coglie. Nei vostri dintorni potrete stare, infatti, con uno dei "gruppi" che ho citato, ovvero:

• Calvin e Algback;
• L'uomo dai baffi e la pipa ed il mezzosangue col coltello;
• Il Bedoiun con i cavalli (potete anche salire su di un cavallo);
• Il mercante tozzo che trascina la grossa cassa.

Ove vogliate, potete anche porre loro domande, cui vi risponderò in confronto.
Seconda scelta, poi, è "come affrontare la tempesta". La tempesta agisce su di voi come una tecnica di potenza Alta, che causa un danno Medio da lacerazione (sabbia che lacera la pelle) ed un Medio da sollevamento (venite sbalzati via). Potete, quindi, parare con un alto tutto o con un medio uno dei due effetti (subendo l'altro). O potete non parare nulla. Scegliete voi e comportatevi di conseguenza.
Naturalmente, potrete sfruttare il contenuto del sacco a vostro favore. Il contenuto è "vario", in quanto ogni sacco avrà vari oggetti; quindi usarne uno non significherà rivelarli tutti. Darà, però, indizi sul contenuto agli altri.
Ragionate bene.

Tempi: Venerdì 12 Settembre.
Turni: liberi.

 
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view post Posted on 8/9/2014, 00:36
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥
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Rou ~ Grysleer - Ricerca nel deserto -
Ririchiyo continuava a non capire quella sua natura demoniaca, da dove veniva, come controllare, sempre se il controllo su Lilith fosse possibile perché lei iniziava ad arrivare lentamente a quella verità che non sembrava avere voglia di accettare: il demone era parte di lei, non erano due cose scindibili, avrebbero dovuto trovare, insieme, il modo di andare d’accordo e di trovare un punto d’incontro. La giovane ancora non sapeva cosa era bene o cosa era male, fino a quel punto aveva capito che gli esseri umani non andavano salvati: perché? Beh, facile, perché sapevano solo commettere costantemente errori in cui erano già caduti, non sapevano accettare le diversità e avevano paura dell’ignoto.


”Anche io ne ho”



In fondo, per quanto le sue corna la rendessero diversa dagli altri, per quanto Lilith cercasse di farle capire che lei, che loro, erano meglio degli infidi esseri umani, lei aveva un lato antropico che in nessun modo avrebbe potuto sopprimere.
E fu così che, con questi pensieri e questi dubbi, le due anime vaganti si ritrovarono in mezzo al deserto. Ririchiyo diceva di voler trovare una cura, trattando Lilith come se fosse una malattia, ma forse voleva solo arrivare alla verità per poter capire e comprendere quello che stava facendo e dove voleva arrivare. Nemmeno lei lo sapeva perché nella sua testa c’era solo un vortice confusionale che non le permetteva di capire dove stava il bene o il male, che strada prendere. Tutto era così confuso e i confini così fragili e delicati che sorpassarli richiedeva una decisione che lei non aveva, che non poteva avere. Così si ritrovò in quel deserto ufficialmente per fare da scorta come mercenaria ma, in fondo, per cercare un po’ sé stessa in quel nulla.
Ririchiyo si era stretta nella sua mantella viola e con il cappuccio accuratamente calato sulla testa, non aveva alcuna intenzione di far scoprire la sua vera natura, sembrava umana e tanto bastava; non aveva alcuna voglia di doversi confrontare con l’odio verso le sue corna, con la paura di non essere accettata, anche se sapeva che quello era soltanto un lavoro come un altro quindi anche il fatto di essere scoperta non le avrebbe arrecato grande danno ma chissà come mai, non si sentiva pronta.
Mentre il carro continuava sulla strada, la giovane cacciatrice si era persa nei suoi pensieri ma si risvegliò soltanto sotto la parole di “pelle verde”. Di cosa stavano parlando? Probabilmente si era persa gran parte del discorso, quindi si limitò a rimanere in silenzio per continuare ad ascoltare, guardandosi in giro per studiare nuovamente chi aveva intrapreso il viaggio insieme a lei.
Un uomo tozzo con una cassa e un giovane ragazzo stavano vicini mentre, un po’ più in là, c’era un nano dall’aria simpatica. La faceva quasi sorridere, tenendo conto che questa per lei era la prima volta che si trovava faccia a faccia con un piccolo uomo come quello. Si stava anche iniziando a chiedere cosa fosse in grado di fare, ma si limitò a guardarlo per cercare di non perdersi nessuna sua tosse, nessuna sua parola e nessuna nuvola di fumo. In fondo lei aveva sempre vissuto in villaggi di esseri umani, uscire un po’ dagli schemi le poteva soltanto fare bene, soprattutto dopo l’accoglienza che le era stata riservata a Basiledra. Il nano sembrava lamentarsi di tanto in tanto pronunciando parole che non poteva capire. Si limitò a sbuffare appena mente si grattava il mento con la mano destra e si sforzava nel tentativo di poterci arrivare con la pura logica o carpendo qualcosa dai suoi movimenti. Peccato che quella non fosse proprio una cosa fattibile, quindi alla fine lasciò perdere, scivolando leggermente sul suo posto e provando ad accomodarsi un po’ meglio. Il viaggio le si prospettava molto lungo ma sperava anche che si potesse concludere senza troppi intoppi.
Continuando a far girare i suoi occhi, notò che uno degli uomini stava fissando intensamente quella piccola creatura che poteva quasi essere paragonata ad una ciminiera o una sputacchiera per tutti i colpi di tosse che facevano fremere le sue membra. Non le piacevano le occhiate che le tirava, eppure il nano sembrava aver accettato la sfida.


”Io non sarei in grado di sostenere un simile sguardo!”



Si ritrovò a pensare mentre osservava come il nano riusciva a giostrarsi la cosa, senza vergognarsi di ciò che era, senza distogliere lo sguardo, senza farlo sentire migliore, senza farsi sotterrare da pregiudizi o differenziazioni di ogni sorta. Si, si ritrovò ad ammirare quella creatura che aveva l’animo diametralmente opposto alla sua piccola statura. Era un grande, non c’erano altre parole con cui Ririchiyo avesse potuto definirlo.
Tutta questa attenzione sul nano le fece perdere interesse verso gli altri umani, anche verso il rosso che si trovava poco distante da loro. Anche le storie del deserto perdevano importanza o attenzione davanti al nano che era entrato così tanto nelle sue grazie. Forse c’era qualcosa che poteva imparare da lui, forse osservandolo anche lei avrebbe smesso di abbassare lo sguardo quando qualcuno fissava le sue corna.


”ma come, te lo dico io che non ti devi sentire inferiore a nessuno, che io e te siamo tra le creature destinate a regnare su questa terra di oscurità…e tu ti lasci affascinare da un piccolo e stupido nano? Oh, ragazza mia, hai ancora tante cose da imparare da me….”



Liltih riuscì ad esprimersi nella mente della giovane che tentava comunque di non ascoltarla. Dimenticava che i demoni erano in grado di tirare fuori il peggio degli esseri umani, forse perché erano proprio la loro metà ecco perché si trovava dentro di lei. Scosse la testa mentre le prime parole sul ragazzo spaventato iniziarono a volare. Già, faceva pena anche lei e non riusciva a capire perché si trovasse lì. Anche lei aveva paura ma non la dimostrava in quella maniera, era come attirare a sé i peggiori predatori. Dissero di tutto, fino anche a mettere in discussione la parola di un nano. Di nuovo provò un moto di orgoglio quando la piccola creatura rispose in maniera risoluta. Si, le piaceva davvero tanto. Ridacchiò anche coprendosi le labbra con una mano quando il nano provò ad alzarsi per poi ricadere indietro. Il colpo che aveva ricevuto il carretto era stato bello pesante e iniziarono ad allarmarsi in molti. Che cosa poteva essere successo? C’era per caso un attacco in corso?
Quasi come a voler rispondere alle sue domande, un uomo pieno di stracci aprì le tende, dicendo qualcosa verso di loro e incitandoli a scendere dal carretto. A quanto pareva erano impossibilitati a proseguire in quella maniera e avrebbero dovuto farlo a piedi. Non che la cosa le dispiacesse, anzi, stare per troppo tempo rinchiusa con quelle creature e con altre che ancora non era riuscita bene a identificare, le metteva ansia, una terribile ansia. Così sarebbe stata libera di potersi anche chiudere un po’ in sé stessa e nelle sue riflessioni.

”Ricorda però perché sei qui!”



<blockquote>Già, doveva tenerlo bene a mente. Fu così che intraprese quel viaggio a piedi nel deserto dei See, affiancandosi subito al piccolo nano. Era sicura che con lui vicino sarebbe stato un tragitto divertente.


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Mentre iniziava quel cammino affiancata sia dal nano che dal giovane ragazzo spaventato, rimase a bocca aperta davanti all’immensità del deserto e alle decine e decine di persone che erano scese dai vari carretti. Non pensava che potesse sembrare così grande, quasi più di come le sembravano enormi i boschi del suo villaggio natio. Il caldo poi era qualcosa di inconcepibile, stava sudando soltanto a respirare…come avrebbe fatto addirittura a camminare? Quello non era certo il momento per fare la principessina, quindi non oppose alcuna resistenza né fiatò, prendendo la sua strada e andando avanti in quell’avventura in cui si era cacciata con le sue mani.
Prima però le venne consegnata una sacca, come a molti dei presenti. Aiutare per aiutare: poteva ache avere senso per lei.


”Vermi, vi stanno soltanto usando!”



La silente affermazione di Lilith udibile soltanto dalla mente di Ririchiyo, le sembrava piuttosto palese. Era ovvio che preferissero far trasportare quelle cose ad altri invece che sobbarcarsi tutto il lavoro. Quindi non c’era altro da fare che mettersi la saccoccia in spalla e continuare quel tragico esodo.
Per un attimo perse di vista il nano ma lo vide poco lontano vicino al ragazzo, quindi si mise a correre per raggiungerli e stare al loro fianco durante il cammino. Parlavano di come i bedoiun li stessero sfruttando e, alla fine, il giovane gli chiese come mai l’uomo lo stesse guardando in quella maniera. Bastardi: Ririchiyo non poteva che essere d’accordo.
Quando poi ci fu il veloce giro di presentazione non riuscì più a trattenersi, schiudendo le se labbra e decidendosi finalmente a parlare, smettendo di essere soltanto una spettatrice e prendendo vita in quell’avventura, facendo sentire che c’era anche lei e che non aveva alcuna voglia di essere ignorata per le sue paure.


«mi presento anche io….mi chiamo Ririchiyo e hai proprio ragione Algback, a volte gli uomini sanno proprio essere delle vere teste di cazzo!»



Una parola che poteva sembrare così volgare, detta da lei sembrava quasi non essere nemmeno più un inutile sproloquio. Adesso si che si sentiva davvero parte della spedizione. Molte volte si passava sopra a quanto valore potesse avere un nome ma per lei era estremamente importante, la differenziava dagli altri, non la faceva sentire uno dei miliardi di abitanti che c’erano su quel pianeta. Era lei, era Ririhiyo Shirakiin ed era ora di far sentire anche la sua voce.
Peccato che questo idilliaco momento fu interrotto da qualcosa di davvero grave. Davvero erano fottuti.


«Fate attenzione!»



Furono le uniche parole che riuscì a dire prima che la tempesta li colpisse con tutta la potenza distruttiva di cui il deserto era capace. Strinse i denti, cercando di muoversi velocemente per poter così essere colpita il meno possibile. Peccato che la cosa non andò del tutto a suo favore, venendo così sbalzata via e colpita in pieno rimanendo poi a terra e cercando di coprirsi gli occhi per non far entrare troppa sabbia, incurante del fatto che il suo cappuccio era scivolato dalla testa, lasciando in libertà le sue piccole corna: questo era l’ultimo dei suoi problemi però.



CITAZIONE

RIRICHIYO


Basso: 5% - Medio: 10% - Alto: 20% - Critico: 40%


»Stato fisico: medio da sollevamento
»Stato mentale: Indenne
»Sinossi: Egoista, indipendente e irascibile; coriacea, corna e occhi viola
»Energia: 100%-10% = 90%
»Cs: 2
»Equipaggiamento: Arco, 15 colpi a giocata
Difesa
Abilità personale: Nel corso dei suoi anni di solitudine e di caccia, Ririchiyo ha sviluppato dei movimenti particolarmente veloci, permettendole quasi di vedere un po’ più a rallentatore i movimenti del suo avversario. Questa variabile di tipo fisico le permette di fare un’agile scatto e poter così schivare l’attacco.
Consumo di energia: Medio

Specchietto riasuntivo
Si difende con un consumo medio dal danno da lacerazione ma viene colpita dal danno medio da sollevamento. Il cappuccio le scivola dalla testa scoprendo così le sue corna.

 
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Vermilion
view post Posted on 11/9/2014, 11:34




ROU
Grysleer
Ancora non capivo fino a che punto si era spinta la razza umana, per troppi eoni avevo dormito, assistito alla nascita e alla morte delle civiltà in un lasso di tempo per me tanto insignificante da non avere il tempo di soffermarsi a pensare. Prima era una vita eterea, mille universi aperti davanti ad occhi immaginari, come guardare il mondo attraverso un diamante sfaccettato. Il tempo non aveva alcun significato, il passato si accavallava al futuro ed il presente era tanto sottile da non essere nemmeno preso in considerazione. È diverso vivere alla velocità dei mortali, star seduto sul retro di un carro che muove appena qualche metro ogni manciata di secondi, impiegando giorni a colmare una distanza che prima nemmeno consideravo tale. Non sapevo se considerare questa mia forma una maledizione o meno: ero stato richiamato a forma fisica dopo che questo mondo risvegliò un antica e potete forza oscura, alterando e smuovendo lo stato di calma che l'energia aveva raggiunto in millenni di pace. Non ero energia pura, non quella che ero in origine, contaminato dalle tenebre e costretto ad una forma ibrida e sporca tale è la cenere. Emozioni: ciò che si lascia dietro l'oscurità erano entrate a far parte di me, a pormi domande, a dare uno scopo personale alle mie azioni. Umanità, ecco cosa mi aveva spinto a salire su quel carro, ad accettare di scortare quei fragili umani. Sarei rimasto alla velocità dell'uomo per molto tempo, e dovevo integrarmi a loro se volevo avere la minima speranza di ripristinare la mia condizione primigenia.

« Cıkışları, güç » Mi svegliai dalla meditazione. Due piccoli tizzoni ardenti si accesero sotto la maschera, e un respiro di aria calda mi uscì dai polmoni. Colsi sguardi timorosi nei miei confronti, gli altri passeggeri mi guardavano come se non avessero mai visto nessuno risvegliarsi da uno stato di quiete. Il Bedouin però non parve curarsi troppo della mia rinascita, continuando a dare ordini questa volta nel linguaggio più comune ai mortali. Appoggiai la mano al legno della seduta, sentendone le fibre scricchiolare al calore, e afferrate le armi affondai i piedi nella sabbia calda e dorata del deserto.
Issai ogni oggetto in spalla mentre muovevo i primi passi su quelle che in pochi avrebbero considerato minuscoli frammenti di roccia. Guardai dritto verso il sole, riconoscendo in quell'astro ardente un frammento dell'originale fiamma. Nel giro di qualche minuto, tanti piccoli uomini si riversarono in quella sterminata distesa di sabbia come tante piccole macchie d'inchiostro su un foglio. Respirai profondamente, un crepitio di brace seguì il petto che si alzava e gli occhi mi si illuminarono di un arancione acceso. Rilasciai l'aria pulendo il corpo in una sottile nube di fuliggine giusto un istante prima che un umano del deserto mi lasciasse ai piedi una sacca di juta; presumibilmente parte del carico. Misi in spalla l'ennesimo fardello, prendendo a seguire la fila che lentamente andava formandosi e trovandomi a stare poco dietro un tozzo nano ed un paio di ragazzini. Continuai a guardarmi in torno, a scrutare gli individui che formavano quella scorta e a chiedermi per quale motivo tanta gente si era dovuta unire alla compagnia se gli effettivi mercanti erano così pochi. Ancora mi era vago il concetto di furto, di come potessero certi esseri uccidere loro simili per sottrargli beni e quello che più di tutti pareva contare in questo mondo: il denaro, vile metallo colato in stampi d'argilla. Passo dopo passo, l'immacolata sabbia del deserto si sporcò di solchi e orme lasciando un sentiero curvilineo e disomogeneo che andava a rompere la perfezione della natura: donna vanitosa e vendicativa. La carovana si arrestò, e voci lontane in una lingua ancora a me sconosciuta si levarono da oltre una duna. Il nano parve sbiancare, e fu su di lui che volsi lo sguardo in attesa di una parola. « Tempesta di sabbia...vuol dire che siamo fottuti. »
La Grande Madre stava scacciando noi con un colpo di mano, inutili insetti che avevamo osato deturparne la bellezza incontaminata. Un muro scuro si levò all'orizzonte, il vento parve impazzire nei cambi di direzione e i drappi del vestito presero a sbattere tra di loro. L'ombra calò sul deserto dei See e su quella carovana, inghiottendo gradualmente ogni cosa. Strinsi la mano sul sacco nemmeno sapendo il perché stessi continuando a proteggere tale fardello, e allentando la presa sulla cenere di cui ero composto iniziai a dissolvermi alle continue raffiche. Le lame d'aria potevano passarmi attraverso senza sbalzarmi via, ma i detriti scagliati a velocità folle aprivano di tanto in tanto piccoli tagli che prendevano a brillare della luce ardente di un tizzone. Strinsi i denti prendendo a muovermi alla cieca nella speranza di trovare qualcuno, o meglio qualcosa, dietro il quale attendere la fine della tempesta.
SWIFT■■■■MASFOR■■
Tenere il puntatore sulle tecniche per visualizzarle

FISICO
M.tagli superficiali sparsi
2/16
MENTE
Illesa
0/16
ENERGIA
90% (100-10)
PASSIVE
Ashes

ATTIVE
Ashes, 10%

RIASSUNTO
Scorch si trova a seguire il gruppo composto da Calvin, Algback e Ririchiyo, anche se mantiene le distanze e non da confidenza a nessuno. Al sopraggiungere della tempesta cerca nelle vicinanze un riparo.
NOTE
Ho usato una difesa Fisica che mi rende "impalpabile" per evitare di essere sbalzato via, e sfruttando le passive di equilibrio e movimento mi metto alla ricerca di un riparo.



 
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DanT&
view post Posted on 11/9/2014, 16:07




Rou ~ Grysleer
Rolling to the stars






Immerso nella folla batteva a destra e a manca, trascinato dalla fiumana di uomini e mercanti che popolavano il mare d'oro. L'Alcrisia era così, per questo la amava.




Si chiedeva sempre se, ad essere un uccello, dall'alto la vista gli avrebbe restituito la stessa sensazione di vivere in mezzo a un formicaio. Il confine dei quattro regni letteralmente brulicava, di esseri viventi il cui unico scopo era produrre, lavorare, ammassare ricchezze che ad ogni battito di ciglia passavano di mano in mano, di collezione in collezione, e che ogni notte sparivano e ricomparivano da un'altra parte, spesso avvolte in un panno o sigillate nel doppiofondo di una vecchia cassettiera.
Mickey si sentiva a casa.
Ci aveva messo piede per puro caso dopo aver rischiato la vita alla Torre Nera. Ci era finito per combinazione cercando di fuggire il più lontano possibile da qualsiasi cosa attentasse alla sua vita. Andando incontro ad uno stimolo, un suo bisogno, di tornare per un po' alla normalità a lui tanto cara, a quei piaceri monotoni che per sé significavano tanto, aveva sentito parlare del mare d'oro e aveva colto al volo l'occasione per visitarlo.
Era stata una gioia vedersi stagliare le mura gialle della città contro il cielo di un azzurro così splendente da decuplicare il bagliore dorato del territorio circostante.
Il Tuttofare credeva di esser morto ed aver raggiunto il paradiso. L'idioma del carrettiere coi baffi, cui aveva scroccato un passaggio per poche monete, suonava melodioso e lontano e faceva capire promesse.
C'era lavoro in Alcrisia per lui.
C'era sempre qualcosa, per un Faccendiere.


Il culo nella sabbia rovente doleva non tanto per il calore, quanto per il calci che aveva appena ricevuto. Le punte degli stivali erano andati a segno più e più volte prima di decidersi a lasciarlo perdere ed era piuttosto sicuro che avessero lasciato il segno.
Mickey si tirò su spolverandosi il vestito e cercando di ritrovare un po' di dignità che forse era ancora sparsa per strada, lì intorno.
Odiava quando gli affari andavano a finire così, lo detestava con tutto il cuore.
C'era sempre qualcuno che credeva di essere più forte, più furbo, qualcuno che pensava di poterlo sfruttare ed alla fine di poter non pagare.
E che cazzo.
Perché no, caro mio, non esiste.
Il Tuttofare non lavora gratis, per nessuno. Non si fanno sconti, non vuole meno, e non chiede troppo, non vuole di più. Vuole il giusto, quello per cui ci si è accordati, perché un patto è un patto e non rispettare una stretta di mano non rientra in quella che lui ama etichettare come "etica professionale".
Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.
Non ricordava dove l'aveva letto, ma era quello che pensava mentre varcava la soglia dello Stivale e andava a verificare se quello che gl'era giunto all'orecchio qualche giorno prima era vero.
Percorse con lo sguardo la sala della locanda.
Dietro il bancone stava il classico oste intento a spillare birra per i pochi avventori seduti su alti sgabelli e una bella cameriera trotterellava tra i tavoli per ripulirli dalle briciole e della macchie bagnate che li tappezzavano.
Era ancora presto ed il locale non era stracolmo come ogni sera.
Aveva sentito il suo nome da una puttana che aveva paragonato la sua parlantina, scioltasi nel cercare di ottenere la di lei merce gratuitamente, a quella udita qualche giorno prima da un tale. Un tale che conosceva e da cui aveva deciso di farsela bene alla larga.
Adesso eccolo lì, il maledetto Itinerante.
Seduto in fronte ad un boccale e ad un piatto tipico, ad ingozzarsi come se non mangiasse da giorni.
Probabilmente era squattrinato come sempre, ma non gliene importava, non gliene fotteva proprio un cazzo. Bando alle remore, aveva dei debiti da riscuotere dal Rosso ed era l'ora di farlo pesare. Lo avrebbe aiutato, volente o nolente.
La sua faccetta pulita avrebbe contribuito a fargli assaggiare il dolce piatto freddo che in molti, chiamavano vendetta.


Adihil Mashbà era appena arrivato scortato dalla sua guardia del corpo.
Il mercante esibiva una veste di broccato verde pisello con intarsi luccicanti probabilmente realizzati in vero e proprio oro. Il suo sorriso viscido scivolò via dalle paffute guance quando i suoi occhi infossati incontrarono quelli del Tuttofare, tuttavia chinò il capo come le buone maniere solevano in città.
L'Aggiustatutto ricambiò la riverenza con labbra serrate, storte. Non sembrava contento di vederlo. I precedenti tra i due non erano stati rose e fiori ed il gelo calato nella stanza era il testimone.
Non avrei mai sperato di avere un uomo così influente ad una vendita di così poco conto. Sorrise Mickey.
L'uomo scacciò il complimento con la mano emettendo un lieve squittio compiaciuto, appena udibile.
Se è di poco conto il venditore, non vuol dire che lo sia anche la merce. Vediamo.
Fece allungando una mano ed avvicinandosi al tavolo su cui era poggiato qualcosa nascosto allo sguardo da un panno scuro.
Non ancora.
Sorrise nuovamente il venditore spostando l'oggetto fuori dalle grinfie del mercante.
Non so come tu sia venuto a conoscenza di questo affare, ma non sei l'unico interessato.
Adihil piegò il capo in un'altra riverenza, bonario.
Sapeva che chiunque altro non avrebbe potuto nulla se lui avesse deciso di comprare.
Attese dunque, pacifico allo sguardo, ma ardente di quella brama lussuriosa che solo un altro collezionista sarebbe stato in grado di cogliere.
La porta cigolò.
Era arrivato un altro acquirente.



Un viaggio attraverso il deserto non era stato esattamente programmato.
La carovana si muoveva lenta, appesantita dalle merci che trasportava e dal numero di persone che componeva il capannello in viaggio.
Mickey ne conosceva soltanto uno, ci si era messo in viaggio assieme più per necessità che per vero e proprio interesse.
Dopo quello che era successo avevano pensato insieme che era meglio allontanarsi un po' dall'Alcrisia per qualche tempo, giusto per lasciar che le acque si acquitassero.
Perché sì, regolare i proprio conti è sempre dolce, ma non si può sperare che la controparte si accontenti e non pretenda di mettere anch'essa la parola fine.
Per questo il Tuttofare se ne stava seduto con le ginocchia al petto immerso nei suoi pensieri. Contemplava l'orizzonte ascoltando distrattamente le chiacchere che gli stavano intorno, stuzzicato solo dalla parole Pellegrigia che destò per un istante la sua attenzione.
Bene, altri mostri.
Scosse la testa ripensando al Pelleverde che era quasi riuscito ad ammazzarlo a suon di mazzate per uno stupido malinteso. Se si trattava della stessa stirpe non poteva che essere andato per l'ennesima volta ad infilarsi in un cespuglio di rovi. Era incredibile quanto talento avesse nell'andarsi a cercare queste situazioni. Pareva che di tirare a campare per qualche altro decennio, non ne avesse proprio voglia.
Picchiò la testa contro le assi della carovana che si era fermata ed imprecò ad alta voce accentuando il cipiglio che lo accompagnava sin da quando aveva messo piede sul carro.
Solitamente nei viaggi era di compagnia, ma non era quello il caso.
Ora che c'è?
Chiese sbuffando.
Per tutta risposta ricevette una sacca da portarsi dietro, per giunta a piedi.
Di bene in meglio.
Si lamentò allargando le braccia rivolto al suo compagno.
Gli toccava pure fare il mulo per qualche spicciolo e proprio non gli andava giù.
Camminare era faticoso, faceva caldo e aveva sete. Per di più il vento diventava mano mano più forte e la sabbia gli volava in faccia, nelle orecchie, nel naso, nella bocca che aperta cercava un po' di frescura.
Il sole gli bruciava la faccia e le spalle, era stanco e desiderava essere da tutt'altra parte piuttosto che in compagnia di quegli idioti che borbottavano di storie del deserto e quant'altro.
Quasi quasi si pentiva di aver avuto la pretesa di vendicarsi.
Forse era una cosa che ai poveracci come lui, come tutto del resto, non veniva così semplice se queste erano le controindicazioni.
Per una volta avrebbe potuto lasciar correre, ma no! Lui era troppo orgoglioso! Lui era Mickey, il Tuttofare! Il Faccendiere! Aveva lavorato e doveva essere pagato, quindi se non lo facevano apriti cielo! Mettersi su ad inscenare teatri e teatrini.
Y asshole.
Che coglione.
Sputò ad alta voce contro se stesso mentre arrancava sempre più contro il vento.
Intorno, turbini di sabbia si sollevavano ed i membri della carovana correvano a destra e manca per ripararsi e fare cerchio.
Il Faccendiere si affrettò nel raggiungere i due più vicini, ossia il tizio col giaccone verde da cui provenivano mille ticchettii di orologi sicuramente rubati ed il mezzosangue che giocava con un coltellaccio nel tentativo di impressionare i più suscettibili, cosa che per assurdo stava riuscendo a fare.
Ehilà.
Fece tetro Mickey con un cenno del capo.
Amser yna o'r cachu.
Che tempo di merda.
Ma non seppe se le sue parole vennero udite, inghiottite forse dal boato del vento che esplose intorno a loro come un tuono.
Il deserto dei See pareva un vero e proprio mare in tempesta ed rischiava di essere, come dalle onde, trascinato lontano dal resto del gruppo.
I granelli dorati viaggiavano all'impazzata, schizzando da un punto all'altro dell'etere e colpendo indiscriminatamente tutto ciò che incontravano sul loro cammino, compreso il volto del Tuttofare impegnato in una estenuante lotta per non essere spazzato via.
Il sangue prese a rigargli il volto e le mani, il vestito venne lacerato in più parti dalle minuscole schegge impazzite ed il muro d'aria lo spingeva all'indietro passo dopo passo facendolo allontanare dai due vicini.
Mickey urlò.
Urlò la sua frustrazione, la sua rabbia, il suo umore nero.
Reagì d'istinto, come suo solito, sferrando un pugno arrogante contro il vento come se un miserabile come lui potesse anche solo sperare di contrastare la natura.
Funzionò.
Quel tanto che bastava da permettergli di raggiungere la strana coppia cui si era aggregato che lo vide avanzare furibondo come un marito tradito.
Ma lui una moglie non ce l'aveva.
Chi era mai a fargli dei dispetti tali da ridurlo così?
Come non fare a capirlo?
La sua eterna avversaria: la vita.





q8qu


CITAZIONE

Narrato
Pensato
Parlato
Parlato Adihil

• Energia: [100% - 10] = 90% Rimanente
• Stato fisico: Medio [Da lacerazione, sparso]
• Stato psichico: Illeso - Frustrato
• Capacità Straordinarie: 1 [Intelligenza] 1 [Determinazione]
• Abilità Passive:
Sopravvivo alla faccia tua! [Razziale umana; Mickey non sviene al 10% di energie]
Tranquilli, tranquilli. Mickey è qui. [Talento Ammaliatore I; Malia psionica di Fiducia nei confronti di Mickey]
Il marchio del disertore. [Tatuaggio di maschera spezzata nell'incavo del gomito destro; qualsiasi abitante di Dortan diffiderà del portatore del marchio, sottovalutandolo e disprezzandolo innatamente, anche se non è a conoscenza del tatuaggio]
Red - Rivers - Reverie [Passiva della Spaccaculi che fa ignorare il dolore fisico e psionico nel turno in cui una tecnica della falce viene attivata; Raggiunti i tre utilizzi delle tecniche concesse dalla falce il portatore cade in berserk perdendo la capacità di ragionare ed attaccando amici e nemici indifferentemente]
Furia [0/3]
Lust [Tramite il Sinistro Peccatore Mickey intuisce la abilità di un personaggio od un oggetto che entrano a contatto con il suo tocco]
Envy [Una volta usato un consumo Alto delle tecniche dell'artefatto, il braccio si animerà per pochi secondi di vita propria, assorbendo, divorando o distruggendo un'altra arma in possesso di Mickey e causandogli un danno Medio al corpo. Nel caso in cui il tuttofare non disponesse di altre armi il braccio si sfogherà sul corpo del suo possessore, causandogli un danno Alto al corpo.][1/2]
[Mente impenetrabile [resistenza ad auree di potenza passiva]

• Abilità Attive:

Gluttony
Attiva, consumo Medio, natura fisica: sferrando un colpo in direzione di un attacco nemico, fisico o magico, esso verrà bloccato o deviato, costituendo una difesa di livello Medio per il suo possessore.

• Riassunto:
Nella prima parte il Tuttofare spiega come e perché, nella seconda parte, si trova invischiato nel viaggio che coinvolge la carovana. Si tratta di un semplice manino ai danni di un mercante con cui, da poco arrivato in città, aveva avuto un alterco per un lavoretto non pagato. Coinvolge un altro personaggio per attuare la sua vendetta ed alla fine si vede costretto ad abbandonare la città.
Per quanto riguarda la tempesta di sabbia viene affrontata non nella sua interezza con la tecnica sopra riportata [Gluttony], per evitare di farsi sbalzare via e l'allontanamento dai compagni. Nel farlo si avvicina ai tipi più strani della compagnia, e questo è quanto.

• Note:
Ho lasciato la descrizione del contenuto della sacca al prossimo post per non dilungarmi troppo. Se volete saperlo, l'umore nero di Mickey è accentuato dal caldo torrido. Non lo sopporta! E' pur sempre un uomo del Nord! Il suo idioma, infatti, si rifà al gallese moderno. Si va!

 
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view post Posted on 11/9/2014, 19:58
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Cardine
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R   O   U
Grysleer



Non era riuscito a dirgli di no.
   Lo avrebbe fatto senza indugio, eh, se soltanto non si fosse sentito profondamente in debito con lui. Il mercante, il caravanserraglio fuori città, la truffa e la vendetta: tutto molto colorito e pittoresco, degno di una storia decente, ma nulla di davvero eccezionale. Aveva scelto di accettare solo perché in qualche modo si sentiva in dovere di risarcirgli l'occhio ed il braccio - e tra l'altro fu una gran sorpresa (e anche motivo di sollievo) scoprire, poi, che aveva trovato un validissimo rimpiazzo all'arto mancante. Ma questo è un altro discorso.
   Taliesin si era dunque fatto coraggio, considerando che la richiesta di Mickey non pareva né complessa né pericolosa, magari anche vagamente divertente. Si era ormai lasciato alle spalle i suoi loschi e pericolosi affari nell'Alcrisia, che stava attraversando per andarsene. In effetti non sopportava stare troppo tempo in un posto, e non sopportava quando troppi problemi si accumulavano e la situazione cominciava a puzzare di marcio. Si era fatto coraggio e, ripulito il suo piatto di gustoso tajine, aveva seguito il tuttofare con la camminata tranquilla di chi è sicuro di sé e sa come godersi la vita.
   Povero sciocco.

Entrò nella stanzetta privata - altra scelta di buon gusto da parte del faccediere - con un tempismo eccezionale, facendo svolazzare il mantello rosso alle sue spalle e ghignando al mercante con aria volutamente arrogante.
   La parte noiosa l'aveva già fatta, facendo si che il šīša sembrasse qualcosa in più del pezzo di spazzatura quale in realtà era. Ora arrivava il bello, ciò che Taliesin aveva aspettato. Moriva dalla voglia di impersonare la parte dell'acquirente arrogante e pacchiano, che gonfia i prezzi e fa il grande intenditore. E la cosa migliore era che Mickey non gli aveva dato un copione, ma un canovaccio appena abbozzato.
   In questo modo poteva dare il meglio di sé.
   «Giù le mani dal mio gioielo» esordì con un improbabile accento. Si compiacque di vedere il suo volto sbiadire. Evidentemente era pronto a tutto, a parte un rivale con cui contrattare. Aveva scombinato i suoi piani in modo simile a un guardiano che coglie il furfante con le mani nel sacco.
   «Torna a mendicare da dove sei venuto» gli rispose Adihil, la cui incredulità aveva improvvisamente fatto spazio all'ira. L'omaccione al suo fianco rimase impassibile, le mani intrecciate dietro la schiena ed il mento in alto.
   «Quattrodieci talenti» fece Taliesin a Mickey, agitando le mani e trotterellando verso il tavolo con aria baldanzosa.
   «Fai offerte al buio, أبله? Non hai nemmeno visto la tua merce!» sputò quello, con il tono di chi rimprovera un apprendista dopo un malanno.
   «Ma almeno io ho i soldi a farlo, sei tu sproveduto» gli fece il verso con lo stesso tono saccente. Gli passò davanti, e per poco non lo travolse. L'energumeno fece un passo in avanti, ingrociando le grosse braccia e fissando in modo severo il bardo-mercante.
   Senza che Mickey potesse fermarlo Taliesin aprì il fagotto, rivelandone il misterioso contenuto. Il narghilé appariva come un vero e proprio capolavoro, di fattura a dir poco pregevole e tempestato di zaffiri in tutta la sua lunghezza. Taliesin però ne conosceva bene la vera natura: nel giro di non molto tempo tutti gli ornamenti si sarebbero tramutati in niente più che polvere. Doveva fare in fretta.
   «Te ne do quindieci, amico, questo sì che è fortuna! E il grassonne non può -»
   «TRENTA TALENTI» ruggì il mercante in un comune non più perfetto, che ora tradiva il suo esotico accento. Era letteralmente fuori di sé, tanto che persino la sua guardia del corpo si era lasciata sfuggire uno sguardo perplesso. C'è un etichetta, tra coloro che partecipano alle aste, e Taliesin ne aveva appena infranto ogni precetto. Si accorse del sorriso beffardo di Mickey, ricambiandolo appena, e a quel punto la guerra a colpi di offerte e rilanci entrò nel vivo.

Poi, beh, le cose andarono come andarono. Raggiunto un prezzo ragionevolmente vantaggioso, l'affare fu chiuso in fretta e furia. Mickey recuperò il suo gruzzolo ed i due si diedero appuntamento al varco del caravanserai nel giro di pochi minuti, percorrendo due strade diametralmente opposte.
   Taliesin, liberatosi di ogni pacchiano accessorio, si fece trovare con due destrieri già sellati, cosa che si rivelò provvidenziale. Nel giro di poco i due dovettero galoppare verso l'orizzonte infuocato, con le guardie del posto alle calcagna. Ma in tutto quel trambusto non ci fu nulla di epico. Ad accompagnarli non c'erano musiche o sguardi d'ammirazione, ma solo un caldo torrido ed il vento polveroso che seccava le labbra. Il Deserto dei See era troppo vicino, ma in fondo non poteva esserci meta più adatta per sparire per qualche tempo dalla circolazione.

3haDu


Per poco non fece cadere il pesante sacco che gli avevano lanciato. Riuscì stranamente ad evitare di lamentarsi nonostante il caldo, il peso e l'ingombro; se lo caricò in spalla e cominciò la sua marcia, come avevano fatto tutti gli altri, ma in perfetto silenzio. Non poteva fare altro che tenere duro, e non era la prima volta che gli capitava di dover faticare nel corso di un viaggio. E poi lì, in mezzo al deserto, non poteva esattamente mandare al diavolo tutti quanti e andarsene per gli affari suoi. Non più.
   Si voltò e osservò con grande rammarico il carro scomparire tra le dune, mentre il drappello di persone si addentrava nel deserto. Su quell'aggeggio con le ruote aveva passato gran parte del tempo ad ascoltare i battibecchi tra mercanti, a discutere con Mickey - peccato che egli non fosse dell'umore giusto per scherzare un poco - e a canticchiare. Era stato un viaggio (obbligato, certo, ma) piacevole, anche se il calore del carro gli era a tratti sembrato un insopportabile forno. Ora, con la sabbia rovente che si riversava sotto i vestitii, rimpiangeva l'ombra del rifugio appena perso.
   Ma poteva andare peggio. Può sempre andare peggio, no? Passo dopo passo anche il sacco che si portava sulle spalle non pareva più così pesante. E fu a quel punto che fece l'errore di ripetersi va tutto bene, ce la posso fare.
   Aveva molto sentito parlare degli uomini del deserto, nascosti sotto vesti pesanti, che passano la vita tra le dune ardenti ad allevare bestiame e cercare acqua per dissetarsi. Conosceva qualche canzone sul loro conto, aveva sentito parlare delle loro usanze ed ammirava la loro caparbietà nel cercare di vivere in condizioni del genere.
   Certo, era stato estremamente scortese da parte dei bedouin approfittarsi così di loro, soprattutto considerando che Taliesin e Mickey si erano uniti alla spedizione in qualità di... guardie mercenarie, mercanti per i propri affari o intrattenitori ed esperti viaggiatori, non erano stati molto chiari - andavano di fretta. Probabilmente entrambi speravano di cavarsela con qualche urlo mascolino e un paio di espedienti per facilitare il viaggio agli altri.
   Le cose non erano andate come Taliesin aveva desiderato. Nonostante gli importasse solo di arrivare il prima possibile a destinazione, cominciò a immaginare cosa potesse trasportare quel tozzo umano che si trascinava appresso una cassa. E di conseguenza si domandò che cosa ci fosse nel suo, di fagotto. Non mi pagano abbastanza per fare tutta questa fatica senza farmi domande, concluse, soddisfatto
   Quindi, divorato dalla crescente curiosità, aprì il sacco, e ne rimase estremamente sorpreso. Dopo averlo esaminato frettolosamente lo svuotò della sabbia riuscita ad intrufolarvisi, e si osservò in giro turbato. Per il resto del tragitto se ne restò zitto e pensieroso, marciando qualche passo avanti al Bedouin coi due cavalli e cercando di ricordare qualcosa che potesse aiutarlo.

UnvQfIX

   Ma non rimase incupito per molto, per sua somma sfortuna. Sfortuna che aveva lui stesso attirato - colpa sua, colpa sua!
   «Oh». Quella sillaba di meraviglia fu l'unica cosa che riusì a constatare, quando vide la tempesta di sabbia avanzare, oscurando il cielo azzurro con la sua immensità. Uno stormo si sollevò e volò in alto, mentre il rombo si avvicinava. Fu una visione sublime, nel vero senso della parola, ma l'agitazione di tutti gli altri compagni di viaggio non gli permise di godersela tanto quanto avrebbe voluto. E probabilmente fu un gran bene, poiché non perse altro tempo ad incantarsi.
   Cominciò a pronunciare una serie di parole con calma e determinazione, mentre il vento cominciava a soffiare con una violenza inaudita. Fece più in fretta, conscio che da quel poema dipendeva forse la sua vita.
   Riuscì a parlare con il vento e a convincerlo, ed esso cominciò a spirare ancor più forte della tempesta. Vide per qualche istante i suoi compagni di viaggio lottare contro la veemenza degli elementi, ma fu subito costretto a nascondersi nel mantello e abbassare il cappuccio perché la sabbia rovente non lo ferisse. La sua gabbia di vento però non lo difese dalle folate più potenti. Furono due, entrambe in grado di scaraventarlo da una parte. La potenza con cui lo investirono fu simile a quella di un cavallo in corsa, tale da lasciarlo stordito per alcuni istanti.
   Terrorizzato, continuò a pregare il vento. Lo scongiurò di smettere. Finire sepolto sotto la sabbia del deserto non era il modo migliore per cominciare il viaggio.




Condizioni generali
Stato fisico - 14/16
• danno medio da contusione
Stato mentale - llleso
CS - 6 (2 intelligenza, 1 astuzia, 2 destrezza, 1 determinazione)
Energia - 90/100

Equipaggiamento
Itinerante, artefatto/arma difensiva, mantello di panno rinforzato.
Fabula, arma bianca, acciaio, 48 cm di lama, 15 cm di impugnatura.
Pistola ad avancarica, arma da fuoco piccola, cinque colpi per giocata.
Pugnale celato, arma bianca, acciaio, 15 cm di lama, legata all'avambraccio sx.
Vene di Pietra, artefatto/set di armi da lancio, materiale sconosciuto, venti unità per giocata.
Liuto di Luke Mannersworth, oggetto generico, strumento musicale.
Il Flauto di Cenere, artefatto/oggetto generico, strumento musicale.
Amuleto dell'auspex, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Tomo magico, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Tomo furtivo, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Cristallo del talento, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Diamante, oggetto dell'erboristeria (due unità), conferisce un potere passivo.
Biglia fumogena, oggetto dell'erboristeria, un uso per giocata.
Erba rigenerante, oggetto dell'erboristeria, funziona come una cura dell'equipaggiamento.
Erba rinvigorente, oggetto dell'erboristeria, rigenera il 5% della riserva energetica.
Miscela logorante, oggetto dell'erboristeria, applicabile a un'arma per danneggiare l'Energià nemica del 5% a turno, per due turni di gioco.
Corallo, oggetto dell'erboristeria, conferisce un CS ai riflessi e un CS alla concentrazione per due turni di gioco.
Rubino, oggetto dell'erboristeria, conferisce due CS al vigore e due CS all'agilità per un solo turno di gioco.

Poteri passivi
Audacia, passiva razziale umana, non sviene sotto il 10% delle energie.
Amuleto dell'auspex, auspex passivo basato sull'udito.
Tomo magico, accesso alle pergamene della classe Mago.
Tomo furtivo, accesso alle pergamene della classe Ladro.
Cristallo del talento, accesso al livello successivo del Talento.
Diamanti, 2 CS aggiuntive in Destrezza (due unità).
Illusionista, passiva di primo livello, le illusioni non necessitano di vincoli fisici, come il movimento e la voce, per essere castate.
Illusionista, passiva di secondo livello, possibilità di modulare tono, volume e punto di provenienza della propria voce a piacimento.
Illusionista, passiva di terzo livello, fintanto che un’altra illusione è attiva, come effetto aggiuntivo anche l'aspetto del caster può essere modificato a proprio piacimento, nonostante rimanga una semplice illusione.
Mente Impenetrabile, pergamena comune, classe mentalista. Difesa psionica passiva.
Seconda abilità personale, aura psionica passiva di fascino.
Quinta abilità personale, utilizzo della polvere in combattimento per avantaggiarsi infastidendo gli avversari.
Sesta abilità personale, cure di potenza pari al consumo.
Itinerante, "Nessuno farà domande a chi si nasconde allo sguardo della gente", passiva: qualora lo desiderasse, il mantello potrà celare sotto di esso le aure, proteggendole da auspex passivi.
Vene di Pietra, il possessore di una delle Vene sarà noto in tutte le terre come uno dei cacciatori che più ha abbattuto nemici del Sorya, e che più è sopravvissuto all'Edhel infido, rimanendo anonimo e irriconoscibile sino a che non paleserà la Vena.
Il Flauto di Cenere, razza selezionata: umana; razza scartata: progenie dei demoni. La razza selezionata subirà danni aggiuntivi dalle tecniche dell'artefatto, come specificato in esse; quella scartata sarà immune ai poteri del flauto.

Tecniche attive
Accolito degli elementi. [pergamena iniziale, classe mago. Natura magica, consumo medio. Controllo elementale del vento di stampo offensivo, manifestazione liberamente personalizzabile, causa un danno medio al fisico ma può essere castata ad area, infliggendo danno normalmente diminuito]

Riassunto
Ecco qua il mio intervento. Cominciamo con alcune precisazioni.
La scena iniziale è ovviamente concordata con Dante, la mia è la metà mancante (da notarsi il divider coordinato, asd). Il tajine è una pietanza di orgine marocchina (semplicemente Akeraniana, considerando Theras e non il mondo reale) che Taliesin sta mangiando. Carne in umido con frutta, praticamente. Il šīša è un altro modo per definire il narghilé, mentre la parola araba (lingua del sultanato) significa "imbecille". In sostanza Taliesin inganna il mercante (che è stato invitato in un caravanserraglio sulla strada verso il deserto) grazie ai suoi poteri illusori. Poi i due fuggono in modo sgangherato quanto basta per strappare un sorriso.
Tutto quanto si svolge al confine tra l'Alcrisia ed il Deserto dei See. L'influenza del Sultanato è evidente, e ne ho approfittato per inserire alcuni elementi che non dovrebbero essere fuori ambientazione (come il caravanserraglio, che ho immaginato come edificio "tipico" delle tratte commerciali del sud.
Dal punto di vista tecnico succede ben poco di rilevante: anch'io mi difendo solo per metà dalla tempesta (che immaginazione, eh? Eppure mi è sembrato il compromesso di gran lunga migliore, anche se meno originale), utilizzando la pergamena Accolito degli elementi per evitare che la sabbia mi faccia troppo male. Vengo comunque colpito dal vento più forte, che mi cagiona danni medi sbattendomi in giro un paio di volte. Ho scritto "contusioni", come se fossero danni da impatto (in effetti lo sono).
Rimpiango di non aver pensato prima a questa soluzione per difendermi, ovvero di contrastare l'attacco con un altro attacco. Avrei potuto dare a una mano anche a voi altri, con un consumo maggiore e un uso ad area di Maestro degli elementi invece che Accolito. Che mi serva da lezione per i turni seguenti, starò più attento (e noi saremo anche più organizzati, si spera). Ma vediamola così: dal punto di vista strettamente interpretativo Taliesin non avrebbe fatto una cosa del genere. Quindi ok! :v:
 
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view post Posted on 12/9/2014, 22:31
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La tempesta si intensificò in un attimo.
Non ci fu nemmeno il tempo di comprendere cosa stesse avvenendo, che la carovana fu investita dall'impeto del deserto. Un'onda quasi immateriale, mutevole e dissonante, si scaraventò con furia sull'intera fila di creature, invadendone certezze, frustrazioni ed imprecazioni. Si dipinse d'inferno, ma con sfumature tanto calde, ardenti e soffocanti che - invero - nemmeno lo stesso Baathos sarebbe parso più inospitale.
La massa di sabbia scivolava nelle correnti, ascendendo e riscendendo con ritmica furia: una velocità impetuosa ed incalcolabile, che smosse le paure anche dei più coraggiosi. Le correnti afferravano a mani aperte qualunque cosa fosse abbastanza leggera, o incosciente, da andarle incontro. Si sollevarono corpi, animali e merci con una violenza inaudita; si levavano in un cielo giallastro, ricoperto da una coltre altrettanto spessa di sabbia e terra che li faceva sparire oltre l'orizzonte. Poi, riscendevano poco dopo, cadendo a peso morto in decine di frammenti sparsi, tra urla, riverberi e cadenzate invocazioni di perdono.
Oltre a quello, i turbinii della tempesta imperversavano con un rumore astioso ed altisonante, superando la maggior parte del vociare e finanche gran parte degli sguardi.
Niente poteva trapassare troppo quel muro informe che si giostrava con incessante patimento sul loro occluso panorama; nessun'ombra si scorgeva più al di là del velo di sabbia, che si ingrossava sempre più e con sempre più violenza. Ben presto, infatti, ciascun gruppo fu sufficientemente diviso dagli altri da considerarsi "solo" ed abbandonato, nella furia della terra.

« Cosa...? »
Nella tempesta, parole trapelavano appena. Frasi apparentemente sconnesse, in realtà trascinate oltre le dita di una mano posta sul viso, a protezione del vento.
Parlavano intensamente le due figure. Lambivano il velo di sabbia con forza, spaziando oltre di esso con prepotenza. Discutevano animatamente, benché il chiacchiericcio fitto si levasse con tono quasi urlato, nel tentativo di scavalcare il suono della tormenta o l'altrui ragione.
« Non capisco... » asserì il mezzosangue, pulendosi il viso « ...non capisco cosa tu voglia da me. »
L'uomo coi baffi sorrise con malizia, rivelando una certa malignità nello sguardo sornione. « Sono certo che tu abbia capito benissimo. »
« Maler, corretto? » Disse, rivolgendosi al mezzosangue. La sabbia gli si incastrava sotto il mento e nell'ambio giaccone, risuonando all'unisono con le decine di orpelli ed oggetti che doveva contenervi.
« Credo che tu sappia perfettamente di cosa io stia parlando, ma che tu non ne voglia - comprensibilmente - parlare. » Sogghignò, sembrando quasi in contrasto con l'ostilità del clima circostante.
« Eppure io sono un uomo d'affari e - come tale - fiuto le opportunità da lunga distanza. » Fece un altro passo oltre la tormenta, pulendosi la bocca dalla sabbia; poi riprese, avvicinandosi all'altro.
« ....la Falce dell'Oriente, giusto? » asserì, sornione « tu ne fai parte, immagino, ed io voglio entrare nell'affare... »
Maler rimase attonito, apparentemente perplesso. Fece altri passi, dubitando su come superare l'imbarazzo o l'ostilità in cui questo stava maturando. Fissò l'orizzonte, poi, soltanto per scoprire che la tormenta si intensificava e che quello era un pessimo luogo in cui litigare.
« Ascoltami damerino » aggiunse, digrignando i denti « non so di cosa parli, né cosa cazzo tu voglia da me. »
« Ma non azzardarti mai più a trattarmi come fossi uno dei tuoi sgherri, è chiaro? »

« Ser Blitzeran è il mio nome, ti ricordo » aggiunse l'altro, virando verso un tono più infastidito « ed è un peccato che tu non voglia fare affari. »
Poi rovistò nella giacca, solo per tirarne fuori una pistola. Aveva la canna molto arrotondata ed estesa sulla punta, con il manico in legno finemente lavorato. Una pistola con pochi colpi; mortali, però.
« Perché chi fa affari con me ne esce soltanto in due modi: soddisfatto... » Qualcosa attirò la sua attenzione: dalla coltre della tempesta di sabbia si percepì un'ombra. Aveva le fattezze di un orco, ma era di dimensioni ancor più grandi. Un colosso con una muscolatura innaturalmente sviluppata, sopratutto sulle braccia. Fissava i due litiganti con sguardo arcigno, come fissasse due mosche contendersi il pane.

« ...o morto. »
Blitzeran cambiò nuovamente espressione. Puntava la pistola contro il volto del mezzosangue, ma il suo sguardo ora era terrorizzato. Squadrava l'essere come fosse un fantasma e tremava visibilmente, lambendo poco la sabbia con un passo che indietreggiava lentamente. Invero, passò qualche secondo prima che potesse realizzare realmente il pericolo. Mikey era un passo dopo di loro; fissava incredulo la scena che - per i secondi successivi - parve evolvere fin troppo rapidamente.
Blitzeran cambiò bersaglio, puntando l'arma verso il colosso dinanzi a loro. L'essere, di tutta risposta, avvertì l'azione come un pericolo e non mancò di replicare adeguatamente. Allungò il braccio destro in direzione del petto del mercante e questo fu sbalzato via, facendo esplodere il colpo di pistola nel cielo. Immediatamente dopo, il mezzo sangue tirò fuori due lunghi coltelli arcuati, laminati in argento e venature di bronzo.
« Allora era vero... » commentò, digrignando i denti con ancor più rabbia « maledizione! »
Fece un balzo, saltando all'altezza del viso della creatura e lambendone le carni con due rapide coltellate. L'essere parò entrambe con una naturalezza disarmante, opponendo alle taglienti lame del mezzo sangue nient'altro che la dura pelle delle proprie braccia. In risposta, poi, afferrò Maler per il collo, nel tentativo di strangolarlo.
Poco distante Blitzeran fissò la scena, riguadagnando una certa lucidità. Afferrò nuovamente la pistola, puntandola tra i due. E mentre la mira pareva scivolare dal corpo del colossale orco a quello del mezzosangue, bloccato a mezz'aria dalla colluttazione, un sottile sorriso si dipanava sul volto dell'uomo, al di sotto dei fini baffi biondi.
Un sorriso malevolo.

In poco dalla tormenta era nata una tragedia. Invero, coperti dal velo di sabbia, la carovana pareva trascesa in un gorgo di orrore che non si sarebbe mai immaginata di vivere.
Non v'era stato nemmeno il tempo dei convenevoli. Non per troppi convenevoli, quantomeno.
« Io - beh » Calvi arrossì poco, quasi imbarazzato « lo capisco, non siamo sempre gentili con le altre razze. »
Il ragazzo mimava un certo imbarazzo, frapponendosi tra l'innata ritrosia di chi viene messo in mezzo in un discorso troppo tedioso o imbarazzante, e l'innata volontà di non contraddire compagni di viaggio, tutto sommato, gradevoli e gentili. Albrick ruggi un nuovo colpo di tosse, acuito dall'alzarsi del vento. Poi si sciolse in una risata breve, ma spontanea.
« L'hai sentito Ririchiyo » sottolineò, rivolgendosi alla nuova arrivata « lo capisce - lui... »
Poi lo fissò, con aria canzonatoria. « Certo che lo capisci » aggiunse, sornione « hai visto come ti ha voluto spaventare quel tipo prima, no? »
« A parte questa maledetta tempesta, andrà tutto ben- »
Uno sparo interruppe il nano. E, quasi contemporaneamente, una folata di vento si levò ancor più intensa, scostando una massa informe di sabbia mista a terriccio e, con essa, anche il corpo esile di Ririchiyo.
La mezzosangue si librò in volo contro ogni sua volontà, venendo trasportata dalla corrente come una foglia d'autunno abbandonata. Fragile nella sua indeterminata cognizione dello spazio, variava di traiettoria con intensità del tutto astratta e slegata da qualsivoglia volontà o intenzione, divenendo - per questo - ancor più spaventosa. La paura divenne terrore, man mano che le mani amiche degli altri due si allontanavano, scostandosi con violenza; strappata dalla compagnia, dal fato e dalla salvezza.
Come se non bastasse, una seconda figura apparve vicino al gruppo. Anch'essa colossale, imponente e dalle fattezze vagamente da orco, con zanne aguzze che sbucavano dal viso.
L'essere colossale fece un passo in avanti, cercando di superare Calvin ed Albrick; quasi contemporaneamente, tese il braccio, distendendolo dinanzi a se ed aprendo la grossa mano in direzione di Ririchiyo.
« Per la barba di Jarhir » esclamò il nano, esterrefatto « ...il mercante non mentiva! »
Non perse tempo. Schiarendosi con potenza il catarro dalla bocca, quasi incosciente del fiato che avrebbe perso, trattenne il respiro ed afferrò dalla sacca un'ascia bipenne di medie dimensioni.
« Calvin... pensa a lei » disse il nano, indicando la mezzo demone « io mi occuperò del nostro amico, qui. »
Invero, oltre alle fattezze, c'era qualcos'altro che attirava l'attenzione di Albrick sull'essere che aveva di fronte. Non solo gli occhi vacui, o le braccia robuste.
La pelle, sopratutto. Benché avessero evidenti richiami coi pelleverde, la loro cute era più scura ed opaca. Grigia, quasi.

Il nano lambì con l'ascia la cute del Pellegrigia, mentre questi vi oppose - quasi senza sforzo - il proprio avambraccio.
Nel mentre, Calvin si voltò, lasciandosi trasportar poco dalla corrente, ma preoccupandosi di non venirne sbalzato via anch'egli. Aveva paura, frustrazione e terrore.
Ma chiuse gli occhi piano, sperando di sentirle scivolar via; correndo oltre le ali della sua immaturità, per ricercar quell'attimo di coraggio che l'aveva spinto fin lì, nel posto peggiore del mondo, vicino a persone che, forse, non l'avrebbero mai abbandonato. E per le quali, lui doveva lottare. Che, a sua volta, non doveva abbandonare.
Seguì la traiettoria, tenendosi il sacco in spalla, la borsa al lato e gli stivali qualche centimetro fuori dalla sabbia. Trascinò un passo dopo l'altro, strappandoli con vigore dalla morsa del deserto e ricalcando un altro passo subito dopo, con ancor più vigore.
Quando vide la mezzo demone scivolar giù, verso la terra, capì che la tormenta la stava lasciando.
Allora si distese, saltò e la afferrò al volo, lasciando che la caduta si attutisse col suo corpo.
E salvandola da uno spuntone di roccia sottostante, che lo ferì.
Un rivolo di sangue scivolò dal suo torso, spargendosi da una profonda ferita che gli si aprì sul petto. Calvin rimase fermo, immobile; con la borsa e la sacca al suo fianco e Ririchiyo su di lui, sana e salva.
Viva e, forse, come sua unica speranza.

Poco distante, il Bedouin che teneva i due cavalli si arrestò. Un altro colosso dalla pellegrigia gli apparve poco distante; teneva in mano una grossa mazza e lo fissava con aria quasi annoiata, scuotendo il bastone come un fuscello. Non disse nulla il colosso, salvo imporre la sua stazza sull'esile Bedouin, che gli rispondeva con un grugnito misto di rabbia e paura.
Poi, vide Taliesin poco distante, che lo precedeva di un passo. Fischiò, richiamando la sua attenzione.
« Oğlan » disse, rivolgendosi a lui « ragazzo... »
« Uccidi bu yaratık » asserì « salva me da lui! »
Il colosso sbuffò, fissando i due. Parve rassegnato; indispettito.

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In coda al gruppo, dove nessuno degli altri poteva vederlo, c'era il mercante basso.
Trascinava la cassa con fatica, arrancando nella sabbia e proteggendosi dalla furia della tempesta.
Nessuno pensava più a lui; forse tutti davano per scontato che uno come lui il deserto se lo sarebbe portato via molto presto.
Con tutta la cassa.

Trascinava con talmente tanto vigore, da non rendersi conto nemmeno di dove camminava.
Senza pensare nemmeno a cosa stesse accadendo agli altri; o al perché sentisse i Bedouin urlare con tanta apprensione, da un momento all'altro.
Percepì la presenza di qualcosa soltanto quando la colossale ombra non lo sovrastò completamente.
Un grugnito, poi, gli diede la conferma che non era solo.
Dunque, si fermò, scoprendosi poco il volto; giusto quanto necessario a rivelare la bozza zannuta.
E contratta in un ghigno compiacente.
« Grysleer » disse, soddisfatto « finalmente vi ho trovati... »



CITAZIONE

QM Point ~
Dunque, la tempesta vi coglie. A seconda della posizione e delle situazioni, vi accadono cose diverse.
Ho provato a contestualizzare tutti gli avvenimenti in un unico scritto ed in un unico ordine temporale, confido che sappiate individuare la vostra "posizione" anche con l'ausilio di quanto scrivo di seguito.
Vi cito, dunque, in ordine di "apparizione" nel post.


Mikey Senti la discussione tra Blitzeran e Maler, finendo anche per essere "spettatore" della loro "scoperta". Di fatto ti accorgi che Blitzeran, quando si rialza, è in dubbio se sparare a Maler o alla creatura. Il suo sorriso non lascia trasparire nulla di buono; tu puoi decidere cosa fare. Puoi aiutare Maler contro la creatura, fermare Blizeran o fare altro, mentre i due sono "distratti". Di fatto non baderebbero a te, quindi potresti agire in qualunque modo, lasciando anche che gli eventi evolvano da se. Hai uno slot tecnica a disposizione e non puoi essere autoconclusivo.

Ririchiyo Vieni sbalzata via come previsto, ma Calvin si "sacrifica", quasi, per salvarti. Il suo aiuto ti evita conseguenze maggiori. Ora, però, devi scegliere cosa fare: lui è ferito e perderà molto sangue. Se non lo aiuti, presumibilmente morirà. Non hai molto tempo, però, perché la tormenta sta aumentando ancora e, presumibilmente, le creature vi raggiungeranno presto. Con Calvin svenuto, però, vedi la sua borsa e la sua sacca aperte. Nel prossimo post, ti concedo una azione soltanto: puoi curare / stabilizzare Calvin in qualunque modo tu ritenga opportuno; puoi rovistare nella sacca che gli hanno affidato i bedouins; puoi rovistare nella sua borsa; puoi fuggire. Hai uno slot tecnica anche tu. E puoi essere autoconclusiva con Calvin. Puoi anche ucciderlo, se ritieni (la cosa non significa che io ti stia suggerendo di farlo - beninteso - ti sto solo dicendo che ti puoi spingere fino a questo punto, ove tu volessi). Ma puoi fare solo una delle cose citate.

Scorch Tu hai trovato un riparo in un anfratto di roccia, nei pressi di dove sono Albrick, Calvin e Ririchiyo. Di fatto, vedi tutta la scena; vedi pure che Albrick inizia a lottare con la creatura e non ti è difficile capire che se nessuno lo aiuterà, la creatura ucciderà Albrick molto presto (è poco più che un fastidio, per lei). Sempre se il nano non viene colto da infarto prima. Hai l'occasione di salvargli la pelle. In alternativa, puoi raggiungere Albrick e Calvin. Di fatto, tu sei quello che è meno "visto" di tutti, perché nessuno sta pensando a te. In aggiunta alla tua prossima azione, quindi - ed a differenza degli altri, che ne hanno una sola - hai a disposizione una seconda azione che chiamerò "occulta". Ovvero una mossa semplice che puoi fare, senza che gli altri lo sappiano. Quando vorrai, infatti, sarai tu a comunicarla agli altri in futuro. Io mi limiterò a dire le conseguenze agli altri nel prossimo post. Tale azione, se la vorrai fare, me la comunicherai via mp ed io ti dirò cosa succede e se ci sono conseguenze o meno. Il punto è che tale azione non è autoconclusiva, sarò io a valutare le sue conseguenze.

Taliesin Molto semplice, il Bedouin ti chiede di aiutarlo. Hai a disposizione due slot, come fosse un duello normale. Puoi anche parlare e/o interpretare se vuoi; nel qual caso, procederemo in confronto come spesso accade. La creatura è armata con una pesante mazza; sembra abbastanza forte. Valuta tu cosa fare.


Domande o dubbi in confronto.
Vi comunico una piccola questione sui "tempi di risposta" di questo turno. Infatti, dal 17 al 19 io sarò via ed impossibilitato a rispondere. Quindi, diciamo che il limite è orientativamente il 16 pomeriggio (martedì pomeriggio); ma non è tassativo, per questa volta. Se riuscite a postare entro il 16 pomeriggio, bene, io vedrò di rispondervi la sera. Altrimenti il termine slitta al 19 sera.
Turni: liberi.

 
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view post Posted on 14/9/2014, 23:18
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥
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Rou ~ Grysleer - Uomo in pericolo -
Un senso di calore l’aveva avvolta durante la sua caduta, come se qualcuno avesse toccato la sa anima con un semplice gesto, gesto che Lilith aveva odiato fin dal profondo della sua anima. Forse un gesto bello se infastidiva così tanto un demone, però la giovane non era riuscito a vederlo, a percepirlo, sentiva solo che cadere, in quel momento, non era brutto come lo era di solito perché non si sentiva sola. C’era qualcuno con lei. E quel qualcuno non era Lilith.
Il suo urlo si era perso nel vento, ma non il suo sacco che teneva stretto a sè come se contenesse le cose più preziose del mondo. Gli occhi viola erano chiusi e cercava in tutti modi di non dare il permesso a quella sabbia capricciosa di poterle dare più fastidio di quello che già stava facendo. Quando finalmente sembrò calmarsi un po’, senza però lasciare quelle terre, Ririchiyo si alzò guardandosi in giro alla ricerca degli altri. Non aveva udito le parole del mezzosangue e dell’uomo. Forse se li avesse visti non la cosa non avrebbe nemmeno attirato la sua attenzione più di tanto. Adesso però, con il suo sguardo, stava cercando il nano e il ragazzo che erano con lei. Stavano bene?


”Ma si può sapere cosa te ne frega? A volte questa tua indole umana mi indispettisce davvero da morire!”



Sbuffò il demone ma la giovane la ignorò. Ormai stava imparando a capire cosa era il caso di ascoltare e cosa no dalle parole che uscivano senza sosta dalle labbra di Lilith. E quello non era proprio il caso. Si guardò intorno cercando di capire cosa fosse successo agli altri mentre il cappuccio continuava a svolazzarle sulle spalle e le corna rimanevano in bella vista. Alla fine i suoi occhi incrociarono qualcosa di orrendo: Calvin, il ragazzo che sembrava perennemente spaventato dalla sua stessa ombra, giaceva a terra, in una pozza di sangue e, accanto a lui, uno spuntone sporco di rosso. Non era difficile capire cosa fosse successo e perché aveva sentito una sensazione di calore durante la caduta. Quel ragazzo che non sapeva niente di lei, che non era minimamente vincolato alla cacciatrice, si era in qualche modo sacrificato per lei e adesso la sua stessa vita era nelle mani di Ririchiyo.


”C’è del buono negli uomini, io te l’ho sempre detto Lilith, lo sapevo che era così, lo sapevo!”



Il pensiero della giovane raggiunse il demone che se ne stava fermo e immobile nella sua anima e nella sua coscienza. Questa sbuffò nel sentire ancora tutta quell’ingenuità e infantilità nei pensieri del suo alter ego.


”Se lo dici tu!”



Si limitò il demone a far risuonare le sue parole nella coscienza della giovane che, presa da quel gesto così altruista verso di lei, si era lanciata verso il ragazzo, inginocchiandosi proprio vicino a lui. Portò una mano al cuore del giovane per controllare che fosse ancora vivo. Effettivamente era così ma probabilmente non sarebbe durato molto.
Intanto suoni provenienti da lontano le facevano capire che qualcosa di molto grave stava succedendo: una lotta. Aguzzò la vista, notando il nano che stava combattendo contro una creatura e non se la stava vedendo tanto bene. La giovane avrebbe voluto correre ad aiutarlo ma Calvin stava sempre peggio e probabilmente non sarebbe riuscito ad attendere il suo ritorno.


”Finchè respira c’è speranza!”



Iniziò a pensare la giovane ricordando quello che aveva imparato nel corso della sua vita: Lottare fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo battito del cuore. Quel giovane ragazzo aveva sfidato la sua stessa paura per salvarla e adesso lei sentiva di dover restituire un gesto così grande, un gesto che nessuno aveva mai fatto per lei. Soltanto una persona aveva sacrificato la propria vita. In quel momento, il corpo di Calvin, trasfigurò per qualche breve istante, lasciando il posto alla madre che Ririchiyo aveva tanto amato. Anche lei si era sacrificata per la vita e il futuro di sua figlia e gesti del genere vanno sempre ricambiati. La giovane non perse tempo, per una volta pensò che la sua vita non era poi così importante, doveva salvare il suo salvatore perché i debiti di vita sono più importante di qualsiasi orgoglio o di qualsiasi egoismo.
Aprì velocemente la sacca che si era tenuta stretta per tanto tempo e cercò di capire se ci fosse qualcosa che potesse fare al caso suo. Finalmente trovò qualcosa di utile, quindi tolse la maglia del giovane senza perdere alcun tempo, mettendola sotto di lui per tenerlo lontano dalla sabbia che stava a terra, anche se quella in aria dava decisamente il suo fastidio. Davanti al torso nudo di quello che era solo un giovane ragazzo, Ririchiyo ebbe però un attimo di imbarazzo e le sue guance si imporporarono lentamente. Non ci aveva pensato molto ma quella era al prima volta che vedeva qualcuno senza maglia e, soprattutto, non era molto educato svestire qualcuno senza il proprio consenso. Era male.


”Insomma, vuoi smetterla di pensare a queste cose? Come fai altrimenti a provare a salvargli la vita?”



Già, perché era quello che avrebbe provato a fare. Prese le garze che stavano in fondo al sacco, rompendone un pezzo e immergendolo appena appena nell’otre d’acqua così provò subito a pulire le ferite del giovane. Subito dopo prese un’erba medicinale che aveva sempre nel sacco magico e la applicò sulla ferità del giovane, fissò poi il tutto con le garze, cercando di stringerle il più possibile, ma dandogli però la possibilità di non trovare difficoltà nel respirare.


«Forza Calvin, non mollare, resta con me! Resta sveglio e usciremo tutti da questa brutta storia!»



Le parole uscirono dalle labbra della giovane senza che nemmeno se ne fosse resa conto a in quel momento era quella la cosa importante. Solo dopo avergli curato le ferite lo avrebbe rivestito e aiutato a rialzarsi, lentamente e avrebbe poi cercato di allontanarsi un po’ dalla linea del fuoco, per trovare un posto sicuro dove poterlo nascondere e impedire che gli venisse fatto altro male.



CITAZIONE

RIRICHIYO


Basso: 5% - Medio: 10% - Alto: 20% - Critico: 40%


»Stato fisico: medio da sollevamento
»Stato mentale: Indenne
»Sinossi: Egoista, indipendente e irascibile; coriacea, corna e occhi viola
»Energia: 100%-10% = 90%
»Cs: 2
»Equipaggiamento: Arco, 15 colpi a giocata
Specchietto riasuntivo
Cura le ferrite di Calvin usando le garze sufficienti per coprirgli la ferita, usa poca acqua per pulire la ferita e un’erba medicinale che aveva sempre nella sua sacca.

 
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DanT&
view post Posted on 15/9/2014, 10:06




Rou ~ Grysleer
Apparizioni






La tempesta si evolveva sempre più. Ogni cosa, attorno al Faccendiere, veniva assalita dai granelli impazziti che bersagliavano come schegge fuori controllo l'intera carovana.
Quello che doveva essere un viaggio tranquillo, che poteva continuare così com'era cominciato, si stava trasformando lentamente in un incubo e Mickey c'era finito dentro, come al solito.
Scongiurato il pericolo di esser sbalzato via dalle raffiche di vento, si preoccupava di rimanere accanto ai due uomini a lui più vicini che parevano intenti a discutere persino in maniera piuttosto animata, non prestando la dovuta attenzione a ciò che li circondava. Il vento gli portava alle orecchie le parole dei due compagni di viaggio, seppur smorzate dalle mani davanti alle bocche che impedivano alla sabbia di invaderne le cavità orali.
Si trattava di una discussione interessante, doveva ammetterlo.
Addirittura in mezzo alle turbinanti lame d'aria, il Tuttofare tese le orecchie interessandosi al battibecco che di lì a poco si sarebbe acceso.
Sorrise.
Era una classica chiaccherata tra chi propone un affare e chi non ne vuole sapere. Ne aveva udite fin troppe di quello stampo, ma la direzione in cui quella si stava evolvendo non si annoverava spesso tra le varie conclusioni.
Di solito o non se ne faceva nulla o si accettava e si diventava soci.
Qui la propensione di una delle due parti portava alla prima soluzione, ma l'altra non gradiva più di tanto.
Blitzeran, l'uomo strano col cappotto verde, era quel tipo.
Sbuffò.
Sì, quel genere di mercante che quando non riusciva ad ottenere quello che voleva dava di matto. Come un fottuto bambino. Ne aveva incontrati tanti a quel modo, e non era finita mai particolarmente bene.
L'espressione di Mickey assunse un cipiglio caparbio che non lasciava presagire nulla di buono.
Detestava, letteralmente, i tipi come lui.
Non vuole fare affari con te? Allora cazzo, lascialo stare, il mondo è pieno di occasioni, evidentemente non sei un tipo sufficientemente interessante! O non fai al caso suo...
E invece no.
Bisogna sempre ricorrere alla forza, imporsi con la violenza. E spesso si chiedeva: esisterà pure al mondo qualcuno abbastanza ragionevole da tentare una via diplomatica prima di tirare fuori una pistola?
Fino adesso non ne aveva incontrati e la dimostrazione ce l'aveva proprio davanti.
Mosse qualche passo verso il mercante e il mezzosangue, giusto in tempo per notare l'espressione di Blitzeran cambiare in una smorfia terrorizzata.
Mickey la seguì e ciò che vide lo lasciò di stucco.
Un g-g-gigante?
Rimase lì impalato scorgendo le fattezze di un essere bestiale emergere dalla tempesta simile ad un fantasma. Era...enorme.
Paralizzato, fece un rapido calcolo sulle sue possibilità.
Cazzo.
La più allettante, ossia la fuga, pareva alquanto limitata da un piccolo dettaglio, anzi due. Era in mezzo a una tempesta. Era in mezzo a una tempesta di sabbia in un deserto.
Imprecò sottovoce nell'istante stesso in cui la pistola dell'uomo col cappotto verde si spostava verso il colosso e impallidì quando questo, con uno scatto fulmineo, abbatté una delle sue braccia, grosse come tronchi, verso il petto del suo attentatore spedendolo più in là.
Anche Maler, così si chiamava il mezzosangue, reagì tirando fuori due coltellacci di pregevole fattura.
Dei tre, evidentemente, il Tuttofare era quello meno reattivo dato che non aveva ancora mosso un muscolo anche se attribuiva tra sé e sé questa mancanza di iniziativa più alla paura che alla poca prontezza perché
di fatto, osservare il mezzosangue lanciarsi contro quella sottospecie di orco e vederlo appeso per il collo a gambe all'aria, in procinto di essere strozzato come una gallina, non lo incoraggiava di certo a prendere in mano la situazione.
Forse scappare non è poi così pessima come idea. Pensò velocemente.
Ma che poteva fare?
Il mercante si rialzò puntando nuovamente la pistola tra i due, tuttavia il Faccendiere notò l'indugio e scorse la direzione a cui mirava cambiare leggermente. Non più il gigante, ma Maler, il mezzosangue inerme che pareva destinato a finire all'altro mondo, in un modo o nell'altro.
Non è così che si conducono gli affari.
Mickey sbottò, irato, lasciando perdere tutto ciò che lo circondava e seguendo il suo istinto, leggermente offuscato dalla vena chiusa che gli impediva di pensare razionalmente.
Cominciava a detestare quel tizio e i suoi ridicoli baffetti. Non perché senza scrupoli, ma perché pareva non avesse alcuna specie di codice, o di etica, da seguire.
Due rapidi passi e la mano alla falce, l'arma fendette l'aria sfruttando il turbine generato da una stretta piroetta dell'Aggiustatutto.
La lama usata, stavolta non per recidere, ma per sgambettare, mirava alle caviglie del mercante con abbastanza forza da mandarlo a gambe all'aria.
Non voleva certo mozzargli i piedi, ma un brutto taglio avrebbe giovato a quella testa di cazzo e salvato Maler da una pallottola in culo a tradimento.
Non ebbe, però, il tempo di badare totalmente e preoccuparsi di ciò che aveva fatto.
Un altro piccolo inconveniente era da risolvere e gli si trovava proprio affianco.
Il colosso non sembrava avere intenzioni ostili ed aveva semplicemente reagito alla violenza con la violenza. A cosa pensava poco prima?
Ah sì, diplomazia!
Fu così che sfoderò il suo miglior sorriso e con forza piantò la falce nella sabbia lasciandola però a portata delle mani che andarono verso il cielo, in segno di resa.
Ehi amico -fece usando la lingua comune, sperando lo capisse, ed il suo tono più allegro- che ne dici di lasciarlo andare?
Sarà un po' avventato, ma non è mica pericoloso.

Senza smettere di sorridere, pregava.
Pregava che quel mostro, si decidesse ad ascoltarlo.





q8qu


CITAZIONE

Narrato
Pensato
Parlato

• Energia: [90% - 5] = 85% Rimanente
• Stato fisico: Medio [Da lacerazione, sparso]
• Stato psichico: Illeso - Nervoso
• Capacità Straordinarie: 1 [Intelligenza] 1 [Determinazione]
• Abilità Passive:
Sopravvivo alla faccia tua! [Razziale umana; Mickey non sviene al 10% di energie]
Tranquilli, tranquilli. Mickey è qui. [Talento Ammaliatore I; Malia psionica di Fiducia nei confronti di Mickey]
Il marchio del disertore. [Tatuaggio di maschera spezzata nell'incavo del gomito destro; qualsiasi abitante di Dortan diffiderà del portatore del marchio, sottovalutandolo e disprezzandolo innatamente, anche se non è a conoscenza del tatuaggio]
Red - Rivers - Reverie [Passiva della Spaccaculi che fa ignorare il dolore fisico e psionico nel turno in cui una tecnica della falce viene attivata; Raggiunti i tre utilizzi delle tecniche concesse dalla falce il portatore cade in berserk perdendo la capacità di ragionare ed attaccando amici e nemici indifferentemente]
Furia [0/3]
Lust [Tramite il Sinistro Peccatore Mickey intuisce la abilità di un personaggio od un oggetto che entrano a contatto con il suo tocco]
Envy [Una volta usato un consumo Alto delle tecniche dell'artefatto, il braccio si animerà per pochi secondi di vita propria, assorbendo, divorando o distruggendo un'altra arma in possesso di Mickey e causandogli un danno Medio al corpo. Nel caso in cui il tuttofare non disponesse di altre armi il braccio si sfogherà sul corpo del suo possessore, causandogli un danno Alto al corpo.][1/2]
Mente impenetrabile [resistenza ad auree di potenza passiva]

• Abilità Attive:

Colpo basso
Il mentalista colpisce le gambe dell'avversario, facendogli perdere rovinosamente l'equilibrio.
La tecnica ha natura fisica. Tramite l'uso delle proprie gambe, di un arma, o di un qualunque strumento adatto allo scopo, il caster colpirà le gambe del proprio avversario infliggendo un danno Basso al fisico e facendolo cadere a terra, ponendosi quindi in vantaggio per una qualunque azione successiva.
Consumo di energia: Basso


• Riassunto:
Mickey assiste alla scena e poi decide di agire. Usa Colpo Basso sul Blitzeran per mandarlo a gambe all'aria e far andare a vuoto il suo colpo contro Maler. Poi posa la falce e rivolge qualche parola al colosso sperando di fargli seppellire l'ascia di guerra.
• Note:
Le ultime parole del Tuttofare sono supportate (oltre che dall'enfasi gestuale di lasciare la propria arma) dalla passiva di Fiducia nei suoi confronti conferitagli dal primo livello del talento Mentalista.



Edited by DanT& - 16/9/2014, 11:17
 
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Vermilion
view post Posted on 16/9/2014, 09:55




ROU
Grysleer
L'ira di Madre natura, la sua straordinaria capacità di trasformare anche la più bella delle sue creazioni in arma. La sabbia del deserto pareva una distesa d'oro liquido, splendente e perfettamente levigata, sinuosa, che accompagnava le dolci forme di una landa senza confini. La mia scelta di eludere le correnti d'aria si stava ritorcendo lentamente contro di me, impedendomi di far schermo col mio stesso corpo alle parti vitali. Rimasi basso, cercando nella foschia della tempesta un riparo che non si allontanasse troppo dalla carovana, e fortuna volle che una roccia abbastanza alta da deflettere la sabbia si mostrò poco più avanti. Mi ci gettai a capofitto, entrando nella bolla d'aria che si era andata a creare e tirando aria a rinvigorire la fiamma, gettando ampie volute di fumo fuori dalla bocca. Mi sistemai comodo schiena alla roccia, e incerto sul quale sarebbe stata la condizione della carovana mi concessi di guardare alle uniche merci sulle quali potevo fare affidamento. Aprii il sacco, esaminando attentamente ogni suo contenuto ipotizzando solo in fine che potesse essere il materiale per la costruzione di un ordigno esplosivo. Stesi la pergamena con ambo le mani, fissai le rune che vi erano impresse sopra ma purtroppo non conoscevo quella lingua, la lingua dei nani. Sbuffai fumo nero di disappunto e rimettendo ogni cosa nel sacco attesi la fine della tempesta. Uno scoppio squarciò l'ululare del vento, voci distinte si misero a gridare frasi nelle rispettive lingue, e d'istinto mi sporsi dal mio riparo giusto un istante prima di vedere la ragazzina che accompagnava il nano volare letteralmente via. La seguii con lo sguardo, perdendola poco dopo tra la furia della sabbia, portando nuovamente il mio sguardo ai due rimanenti. Dalla sabbia, quasi generato da essa, una figura dalla pelle grigiastra e la stazza ben superiore all'umano medio allungò un braccio seguito dal resto del corpo, nudo e insofferente. Il ragazzo, caduto di spalle, corse verso la bambina mentre il nano -ascia in mano- tentava di vender cara la pelle. Sbuffai irritato del fumo nero, detestavo l'idea di sacrificare il mio riparo, ma quella tempesta e il successivo attacco lasciava ben poche speranze alla carovana di riprendere il suo viaggio e rimanere con un piccolo gruppo di persone sembrava la scelta migliore. Guardai il nano mentre approntava qualche attacco scomposto, e nel mentre l'occhio mi cadde sul sacco. Forse quel nano era l'unico che poteva realmente comprendere quelle scritte, e in futuro salvarmi la pelle. Afferrai la juta con rassegnato senso di rabbia, stringendo attorno alla stoffa un laccio che tenevo a livello della vita, poggiai la mano al margine della roccia che mi aveva accolto, e con l'altra estrassi l'ampia falce. Contai tra me e me, dandomi lo slancio, e al tre mi gettai nuovamente tra le raffiche di vento sfruttando l'equilibrio per non venir scaraventato altrove. Passai l'asta dalla mancina alla destra, e con un colpo secco feci scattare la lama in posizione. Usai la presa contraria, lasciando la testa dell'arma a sfiorare il manto dorato del deserto con la punta diritta verso il nemico e la mancina a rafforzare la leva sul pomolo terminale dell'asta. Colmai la distanza in qualche passo, le venature sul mio corpo presero ad accendersi di un arancione ardente e con rapidità eccezionale sferrai il colpo diretto al costato della creatura, tagliando a mezzaluna la tempesta stessa.
SWIFT■■■■
Tenere il puntatore sulle tecniche per visualizzarle

FISICO
M.tagli superficiali sparsi
2/16
MENTE
Illesa
0/16
ENERGIA
80% (90-10)
PASSIVE
Ashes

ATTIVE
Lunge, 10%

RIASSUNTO
Sfrutto l'azione occulta per guardare per bene il contenuto della sacca senza che nessuno lo veda di rimando. Dopo il trambusto, e vedendo che il nano è in difficoltà, decido più per istinto di sopravvivenza che per altruismo di aiutarlo, afferrando la falce e usando la pergamena Attacco Furtivo per piantare la falce nel costato all'orco -che dovrebbe darmi le spalle, ma nell'incertezza non ho specificato-.
NOTE
None.
 
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view post Posted on 16/9/2014, 14:11
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Cardine
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R   O   U
Grysleer



Un fischio. Un semplice fischio. Bastò quel suono perché Taliesin comprendesse la gravità della situazione. Aveva paura prima ancora di voltarsi e scorgere, nella tempesta, la sagoma massiccia del pellegrigia. Procedeva con calma agghiacciante, brandendo al suo fianco una mazza che a Taliesin parve grande quanto il Bedouin stesso.
   «Uccidi bu yaratık. Salva me da lui!» lo scongiurò quello, al colmo della disperazione.
   Taliesin rimase impietrito per alcuni istanti. Provò a calmarsi e concentrarsi, liberandosi della scarica di terrore che lo aveva investito. Un istante dopo riuscì a udire un lontano e disperato vociare, anche se distorto dal vento tanto da renderlo incomprensibile - era abbastanza inquietante, ad ogni modo, da fargli pensare al peggio. Taliesin, quando c'era di mezzo la sua vita, tendeva ad essere parecchio pessimista. Cominciò a realizzare che quanto successo a lui e al Bedouin non poteva essere una sfortunata coincidenza, e che quella doveva essere un'imboscata, o qualcosa del genere.
   La situazione, però, non parve poi così disperata, seppur sul punto di degenerare. Se il pelleverde avesse voluto schiacciare il viaggiatore del deserto, lo avrebbe fatto con il minimo sforzo e senza pensarci due volte. Si era invece fermato, e Taliesin intuì che le sue intenzioni non erano violente. Non nell'immediato, perlomeno. Poteva scappare, approfittare di quell'istante e confondersi tra i turbinii di sabbia. Le sue gambe erano quasi sul punto di muoversi da sole e portarlo via da lì.
   D'altro canto era evidente che il Bedouin non sarebbe mai riuscito a considerare la situazione dallo stesso punto di vista di Taliesin, con il bestione a due passi da lui, in grado forse di staccargli la testa con una semplice manata. La sua era una situazione disperata. Ucciderlo?, pensò, domandandosi come avrebbe mai potuto sperare di mandare al tappeto una bestia del genere. Non aveva intenzione nemmeno di provarci. Le conseguenze di un gesto così sconsiderato potevano essere, anzi, sarebbero state tragiche.
   Ma nonostante questo non poteva semplicemente rifiutarsi di aiutarlo. Per la seconda volta nel giro di poco tempo era impossibilitato a tirarsi indietro. Non aveva mai avuto un senso morale particolarmente spiccato, ma era in grado di immaginare il mondo attraverso gli occhi del nomade, e quella visione non gli piaceva affatto. Cosa poteva fare oltre porvare ad aiutarlo, in fondo? Alzare le mani, agitarle per bene, fingere una faccia compassionevole e rispondergli che no, lo avrebbe lasciato lì e se la sarebbe svignata? Doveva dargli una mano, rassicurarlo e portarlo in salvo: la disperazione nei suoi occhi era un peso troppo grande persino per un essere egoista come lui.
   «Io salvo te. Tu resta fermo!» puntualizzò il bardo, sussurrando in modo che l'uomo potesse udirlo appena.
   Si schiarì la voce e prese un bel respiro.
   «Chiediamo perdono, Grysleer» tuonò, sfidando il rombo della tempesta. Non c'era nulla che potesse fermare un diaframma ben allenato - o quasi, si intende. Le sue parole erano sorprendentemente calme e decise, per niente sguaiate, bensì scandite nel modo che aveva appreso come il più efficace per convincere il prossimo. Tentare la diplomazia con tribù selvagge non era una scelta poi tanto astuta, certo, ma prima di scavarsi la fossa voleva accertarsi di aver giocato tutte le sue carte. E a parte questo Taliesin non dimenticò l'importanza nella scelta delle parole da usare: i pelleverde - tutti o quasi, per quanto ne sapeva lui - davano un'importanza enorme alla lotta, all'onore e - ma questo poté solo sperarlo - al non infierire su un nemico inerme. Non poteva dichiarare una resa, e non poteva nemmeno tentare di dissuaderli. Doveva pensare a qualcosa di differente.
   Nel frattempo si avvicinò cautamente al Bedouin, tendendo le mani e facendogli segno di calmarsi. Taliesin era in genere molto abile a ispirare una certa fiducia, ma immaginò quanto dovesse essere ridicolo quel suo tentativo in una situazione del genere.
   «Siamo umili viaggiatori, lottiamo col deserto. Non volevamo creare disturbo» dichiarò rivolto al pellegrigia davanti a sé, ma parlando a nome di tutti e facendo in modo che tutti quanti potessero sentirlo con una certa chiarezza.
   «Possiamo darvi ciò che volete. Lasciateci andare per la nostra strada» concluse.
   Anche ammesso che le bestie credesserp nelle parole di Taliesin, restava un problema cruciale: aiutare il povero Bedouin. Non poteva di certo tradire quel che aveva appena detto, vanificando i suoi sforzi con un gesto aggressivo nei confronti del colosso. Quanto vorrei che tu non fossi qui, amico mio pensò, avvicinandosi nervosamente alla sagoma scura e chinando il capo. Quando parlò di nuovo le sue parole erano sommesse e il tono ben più cordiale.
   «Grazie, grazie di averci lasciati andare» farfugliò, cercando di infondere nelle parole la stessa persuasione di prima. Voleva ingannarlo, facendogli credere di aver già preso una decisione - quella giusta. Raggiunse l'uomo e lo afferrò bruscamente per la tunica.
   «Il tuo gesto è stato onorevole» ribadì, cercando di trascinare via il Bedouin e allontanarsi da lì. Nel mentre premette nelle mani del nomade una piccola biglia grigia, sussurrandogli anche qualcos'altro.
   «Se sei in pericolo, rompila e scappa. Fuggi controvento, poi cambia direzione e non fermarti». Se necessario, Taliesin gli avrebbe coperto le spalle.
   Per un po' di tempo.




Condizioni generali
Stato fisico - 14/16
• danno medio da contusione
Stato mentale - llleso
CS - 6 (2 intelligenza, 1 astuzia, 2 destrezza, 1 determinazione)
Energia - 75/100

Equipaggiamento
Itinerante, artefatto/arma difensiva, mantello di panno rinforzato.
Fabula, arma bianca, acciaio, 48 cm di lama, 15 cm di impugnatura.
Pistola ad avancarica, arma da fuoco piccola, cinque colpi per giocata.
Pugnale celato, arma bianca, acciaio, 15 cm di lama, legata all'avambraccio sx.
Vene di Pietra, artefatto/set di armi da lancio, materiale sconosciuto, venti unità per giocata.
Liuto di Luke Mannersworth, oggetto generico, strumento musicale.
Il Flauto di Cenere, artefatto/oggetto generico, strumento musicale.
Amuleto dell'auspex, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Tomo magico, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Tomo furtivo, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Cristallo del talento, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Diamante, oggetto dell'erboristeria (due unità), conferisce un potere passivo.
Biglia fumogena, oggetto dell'erboristeria, un uso per giocata (consegnata al Bedouin)
Erba rigenerante, oggetto dell'erboristeria, funziona come una cura dell'equipaggiamento.
Erba rinvigorente, oggetto dell'erboristeria, rigenera il 5% della riserva energetica.
Miscela logorante, oggetto dell'erboristeria, applicabile a un'arma per danneggiare l'Energià nemica del 5% a turno, per due turni di gioco.
Corallo, oggetto dell'erboristeria, conferisce un CS ai riflessi e un CS alla concentrazione per due turni di gioco.
Rubino, oggetto dell'erboristeria, conferisce due CS al vigore e due CS all'agilità per un solo turno di gioco.

Poteri passivi
Audacia, passiva razziale umana, non sviene sotto il 10% delle energie.
Amuleto dell'auspex, auspex passivo basato sull'udito.
Tomo magico, accesso alle pergamene della classe Mago.
Tomo furtivo, accesso alle pergamene della classe Ladro.
Cristallo del talento, accesso al livello successivo del Talento.
Diamanti, 2 CS aggiuntive in Destrezza (due unità).
Illusionista, passiva di primo livello, le illusioni non necessitano di vincoli fisici, come il movimento e la voce, per essere castate.
Illusionista, passiva di secondo livello, possibilità di modulare tono, volume e punto di provenienza della propria voce a piacimento.
Illusionista, passiva di terzo livello, fintanto che un’altra illusione è attiva, come effetto aggiuntivo anche l'aspetto del caster può essere modificato a proprio piacimento, nonostante rimanga una semplice illusione.
Mente Impenetrabile, pergamena comune, classe mentalista. Difesa psionica passiva.
Seconda abilità personale, aura psionica passiva di fascino.
Quinta abilità personale, utilizzo della polvere in combattimento per avantaggiarsi infastidendo gli avversari.
Sesta abilità personale, cure di potenza pari al consumo.
Itinerante, "Nessuno farà domande a chi si nasconde allo sguardo della gente", passiva: qualora lo desiderasse, il mantello potrà celare sotto di esso le aure, proteggendole da auspex passivi.
Vene di Pietra, il possessore di una delle Vene sarà noto in tutte le terre come uno dei cacciatori che più ha abbattuto nemici del Sorya, e che più è sopravvissuto all'Edhel infido, rimanendo anonimo e irriconoscibile sino a che non paleserà la Vena.
Il Flauto di Cenere, razza selezionata: umana; razza scartata: progenie dei demoni. La razza selezionata subirà danni aggiuntivi dalle tecniche dell'artefatto, come specificato in esse; quella scartata sarà immune ai poteri del flauto.

Tecniche attive
Menzogna.Raccontar fandonie è forse la più basilare delle capacità di un bravo ammaliatore come Taliesin. Egli, grazie alla sua autorevolezza, al suo linguaggio del corpo e alla decisione con cui pronuncia le parole, è in grado di renderle indiscutibilmente verosimili e credibili, che i malcapitati siano creduloni di natura o meno. [Menzogna, pergamena iniziale, classe mentalista. Natura psionica, consumo medio. Danno basso da confusione ad area, le parole del caster risultano incredibilmente veritiere]
Terza abilità personale, Ricordi. Come quella volta che... Le storie nascono e rimangono dentro di noi, e non è sempre facile destreggiarsi nel racconto della propria vita. Taliesin può ingannare il nemico, facendogli ricordare accadimenti mai avvenuti. Una menzogna destinata a durare poco, ma incredibilmente infida e pericolosa. [abilità personale, illusione di natura psionica, consumo basso. Il caster ricrea un ricordo illusorio nella mente della vittima, che verrà considerato al pari di un proprio ricordo. Dura un turno intero, e la tecnica può essere evitata con normali difese psioniche]

Riassunto
Ho optato per la strategia più ingannevole che potessi immaginare. Il bardo si accorge che ci sono altri pellegrigia grazie all'auspex uditivo passivo, che nel post ho descritto più come una deduzione che un vero e proprio potere. Dopo l'uso ad area di Menzogna (ho pensato che potrebbero essere in grado udirla tutti, grazie alla passiva che mi permette di modulare la voce a mio piacimento) utilizzo un'altra tecnica psionica, questa volta un'illusione, per far credere al pellegrigia di aver deciso di farci andare in modo onorevole. Il ricordo instillato, a meno che non si difenda, dovrebbe essere una cosa del genere. Poi trascina via Bedouin (e cavalli annessi, a meno che lui non se li lasci dietro) e gli da una Biglia fumogena (vedi la voce Equipaggiamento qui sopra), nel caso gli servisse per scappare.
 
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view post Posted on 21/9/2014, 15:47
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« Groenleer... ? »
Il colosso rimase immobile, fissando il piccolo mercante con uno sguardo a metà tra il perplesso ed il divertito. La sabbia scivolava rapida attorno a lui, passandogli attraverso quasi senza scalfirlo; non sentiva il dolore del vento, né il lamento della tempesta. Non sembrava, però, attirato nient'altro che da quel piccolo essere che lo affrontava col sorriso sul volto. Che lo scrutava con aria soddisfatta.
Il mercante sorrise ampiamente, restituendo alla perplessità del pellegrigia un gesto tanto naturale, quanto ovvio. Si tirò giù i lembi del cappuccio, rivelando le fattezze del suo volto orchesco.
Aveva il muso schiacciato, occhi grandi e zanne aguzze che spuntavano dal labbro pronunciato. Aveva, sopratutto, un corpo tozzo e verde, ma robusto e roccioso, nella sua esiguità.
« Mi chiamo Geeste » disse, seguitando a sorridere all'altro « e sono qui proprio per voi. »
Il colosso dalla pelle grigia si guardò intorno, fissando stranito tutta la carovana di mercanti, che pativa la furia del deserto intorno a loro. « Quindi tutto questo era solo un modo per... »
« Per incontrarvi, certo » annuì Geeste, soddisfatto « sapevo non avreste perso occasione per approvvigionarvi da una carovana come questa. »
« Ed avevo ragione, a quanto pare. »
Nel mentre, il vento spirava ancor più forte. Dai lati si alzavano raffiche poderose e, con esse, urla soffocate nella sabbia; urla di sofferenza e paura.
« Il vento spazzerà via qualunque cosa che noi decideremo di lasciare in vita » asserì il pellegrigia, quasi con indifferenza « perché dovremmo salvarvi? »
« Non tutti, in verità » aggiunse l'orco, scuotendo il dito indice a poca distanza dal suo volto « gli altri Bedouins puoi anche lasciarli al loro destino. »
Perché loro non si sarebbero mai convinti, parve aggiungere.
« Non hai risposto alla mia domanda, piccolo Groenleer » aggiunse, il colosso « perché dovremmo farlo...? »
« Perché ho un'offerta che non potrete rifiutare » concluse l'orco, strozzando una risata tra i denti.
Dalla cassa al suo fianco provenne un rumore sordo, come se qualcosa sbattesse violentemente contro le pareti, dall'interno.
Alascura sembrava approvare.

• • •

I ricordi della tempesta apparivano confusi e distorti, come il vento del deserto.
Invero, i sopravvissuti rammentavano molto poco. Scorch ricordava il rumore sordo della falce che si conficcava nella schiena del Pellegrigia. Un rimbombo secco, strozzato sul nascere, che si ferma giusto un istante prima di trapassare le carni nella bestia. La lama era rimasta così, immobile: ferma sul filo della cute, appena slabbrata dal passaggio indomito dell'acciaio lavorato col fuoco. Niente sangue, né urla di dolore: soltanto lo sguardo perplesso del pellegrigia che, voltandosi, fissava divertito l'autore di quel gesto.
I pochi che avevano assistito a quella scena, pensavano di aver visto la propria morte negli occhi divertiti del mostro.
E, invece, poco dopo era accaduto l'inaspettato. Un suono si era levato tra le raffiche della tempesta. Un grugnito impronunciabile ed incomprensibile, professato nel rimbombo stridente delle zanne dei pellegrigia. Apparentemente un verso inumano; probabilmente, un qualche richiamo preciso. Un ordine, più probabilmente, al quale era seguito un rapido ripiegamento di truppe.
E, col levarsi imperioso della tempesta, tutto sembrava perduto.

Ed invece, si risvegliarono nel centro di una stanza.
Era un dormitorio ricavato tra grosse pietre ammassate tra loro, che si reggeva con pesanti colonne piazzate al centro e si addobbava di tende e materiali rudimentali. Nei pertugi creati dai massi affioravano tenui raggi di luce dall'esterno, ma la stanza era per lo più illuminata da un grosso fuoco posto nel centro. Tutt'intorno, invece, c'erano stuole di panno ripiene di foglie essiccate, quasi a ricavare dei rozzi materassi. Erano di dimensioni colossali, fatti evidentemente per reggere dei Grysleer. Ma, al momento, però, reggevano esseri di tutt'altre dimensioni.
Reggevano loro.

« Ahi -- che male » si lamentava Calvin, tenendosi le bende con le mani.
« Per la barba di Jarhir » gli disse Albrick, di risposta « piantala di frignare ragazzo. »
I due erano sdraiati su materassi vicino al fuoco, rattoppati e curati con erbe medicinali ed unguenti primitivi. Ancora feriti - ma vivi.
« Grazie Ririchiyo » aggiunse Calvin, subito dopo « se non fossi rimasta lì con me... »
« Ahr Ahr Ahr » Albrick rise di gusto all'udire di quelle parole, alternando ogni risata con un colpo di tosse ripiena di catarro « salvato... da una donna »
« Questa è da raccontare - Ahr ahr ahr...! »
Poco distante c'erano altri due giacigli vuoti, ma ancora caldi. Maler e Ser Blitzeran erano stati visti sgattaiolare dal dormitorio poco prima, frastornati ma fermi in un silenzio reciproco che lasciava intendere quanto ciò che era accaduto durante la tempesta non si fosse placato con essa. Non dissero nulla, salvo scambiarsi occhiate poco gentili, prima di lasciare la tenda per guadagnare spazi sufficientemente grandi per ignorarsi a vicenda.
D'altronde, fuori c'era molto di più da esplorare. La tribù dei Grysleer era accampata sotto la pancia di una gigantesca montagna di granito. Il monte torreggiava su tutta la zona come un trono imperioso che fissa il proprio dominio, lasciando che il sole vi picchiasse soltanto per poche ore del mattino.
Invero, più che un accampamento, il campo dei Grysleer era quasi una vera città. Nel lato più interno v'era il dormitorio. Le strutture circolari ricavate con monoliti interi di roccia si ponevano nel lato più interno della montagna, dov'erano più facili da difendere e dove donne e bambini potessero rifugiarsi, in caso di pericolo. Poco distante, poi, c'era la parte chiamata "l'alvoca", ove i Grysleer si rifugiavano per procreare e dove le femmine ritornavano, nei mesi successivi, per portare avanti la fase della gestazione, che era quasi un evento per i Grysleer.
Poco distante, muovendosi verso l'esterno, c'erano le arene, le zone ricreative e le armerie, dove i guerrieri si armavano e si addestravano ogni giorno, prima di partire. Le arene erano nient'altro che campi di battaglia circolari, scavati nella terra e che apparivano - all'esterno - quasi come delle "depressioni" nella terra. Tutti potevano fissare i contendenti combattersi ed inneggiare ad una parte, piuttosto che ad un'altra. Le armerie, invece, erano rozze come il resto dell'equipaggiamento dei Grysleer: ruvide mazze di dimensioni enormi, frombole ricavate con pelli di animali e massi di granito, oltre che primitive corazze fatte di pelle imbottita ed elmi decorati con corna e zanne pronunciate.

Intorno c'erano torri di guardia e mura di roccia, sollevate fino ad alzarsi per circa quattro - cinque metri nelle parti finali dell'accampamento.
Sul fianco destro, invece, c'erano le stanze dei saggi, ove i più "esperti" Grysleer prestavano consiglio ai giovani e li addestravano per il loro futuro. La più grande di essa, invero, era la stanza di Gurghanosh, il capo tribù dei Grysleer.
Era qui che si era rifugiato Geeste, con al seguito Alascura.

« Il nostro popolo ci ha abbandonato, Groenleer ».
Gurghanosh era un pellegrigia di dimensioni colossali, alto due metri da seduto. Aveva grosse braccia ed un viso decorato con tatuaggi tribali, spesso disegnati sopra ferite di guerra e grosse cicatrici che gli partivano dalle guance, fino ad arrivare sulla fronte. Aveva una massa folta di capelli neri, legata in una grossa treccia, che gli scendeva sulla spalla fino a toccargli il torso. Vestiva con un panciotto di pelle scura imbottita, insieme a guanti e sandali dello stesso materiale, rinforzati con corde e lacci di vario genere. Tutti erano decorati con metalli preziosi ed altri oggetti probabilmente rubati dalle carovane dei mercanti.
« Ci hanno cacciato per decenni » aggiunse, con tono accusatorio « fino a costringerci a vivere in questo arido angolo di deserto. »
« Rubiamo i carichi delle carovane e scaviamo profondi pozzi per ricavare un poco di acqua potabile » aggiunse ancora, nervoso « stentiamo giorno per giorno, rafforzandosi all'ombra della montagna, ma patendo la sua aridità. »
Sbuffò, non placando la propria frustrazione. « I nostri uomini muoiono giovani ed i nostri figli spesso non superano i primi mesi di vita »
« e tutto questo soltanto per il colore della nostra pelle e la diversità dei nostri corpi... »
Attese un altro istante, dunque, poi riprese. « Dunque dimmi - Geeste - perché dovrei prestarti ascolto? »
« Voi avete ragione eccellenza » rispose a tono Geeste, senza abbandonare il sorriso sornione dal volto « il Consiglio vi ha emarginati e cacciati, perché non vi ritiene puri. »
« Ma altrettanto ha fatto con me e con i miei compagni » aggiunse poi, accarezzando il capo di Alascura - che rispose con sonoro sbuffo « ...e chi mi manda qui ha subito il vostro stesso trattamento. »
« E chi vi manda? » chiese Gurghanosh, adesso più pacato.
« Bara - katal, eccellenza »

Dal fondo della sala si levò un brusio. Gurghanosh era primo tra gli anziani e, solitamente, non decideva da solo le sorti del suo popolo. Invero, i Grysleer avevano imparato a sviluppare una forma di governo più collegiale possibile, vista la breve durata della loro vita. Secondo il loro pensiero, infatti, solo il gruppo poteva sopravvivere all'esiguità del singolo.
Anche in quell'occasione era circondato da altri "anziani". Invero, molti di loro non superavano i venticinque anni, ma erano già abbastanza esperti da essere considerati "anziani", appunto.
La maggior parte di loro era cresciuta col mito di Bara-katal e delle sue imprese durante la guerra del crepuscolo. La sua sconfitta in battaglia, però, ne aveva scardinato quell'alone di divinismo di cui si era soliti attorniarlo, molto più di quanto non avesse fatto il suo allontanamento dal Consiglio. Dunque, il nome del vecchio Hoepriester significava qualcosa anche per loro, benché il suo nome fosse rinchiuso in un ambiguo giudizio di perseveranza, passione ed - anche - fallimento.
« Abbiamo conosciuto la sorte ingiusta del vecchio Hoepriester » aggiunse Gurghanosh « e, per quanto possiamo non condividere il trattamento che gli è stato riservato, non comprendiamo ancora. »
« Cosa vorrebbe da noi Bara-katal...? »
« Bara katal sta organizzando un grosso esercito, per dimostrare al Consiglio il valore dei popoli rinnegati dal loro giudizio » aggiunse Geeste, con tono più serio « questa è la vostra occasione per riscattarvi ai loro occhi. »
« E chi ti dice che potremo fidarci di voi... » aggiunse Gurghanosh, sospettoso « o anche soltanto volerlo fare...? »
Geeste sorrise, quasi aspettandosi quell'affermazione. « Perché - come detto - non potete rifiutarvi di farlo. »
« Per sopravvivere razziate tutte le carovane di passaggio nel deserto; questo, però, ha attirato le ire delle compagnie dei mercanti dell'Akeran. »
« I mercanti hanno assoldato dei mercenari chiamati "la falce d'Oriente" di sterminarvi » aggiunse ancora, continuando « ed il piano è far crollare Turrumpluviae, l'antica diga Maegon che si erge sulla sommità dei monti di granito. »
« Se la diga crollasse, tutto il vostro accampamento sarebbe spazzato via in un giorno. »

Le parole di Geeste sollevarono un nuovo brusio, che si intensificò esponenzialmente fino a divenire quasi un lamento.
Gurghanosh batté la terra con una mano, provocando un rumore breve, ma roboante. Quasi un tuono, che fece saltare sulla sedia molti dei Grysleer presenti.
« Prosegui » disse l'orco, rivolgendosi a Geeste, rifiutandosi di interromperlo.
« Dicevo » aggiunse l'orco, alquanto scosso dall'interruzione « Turrumpluviae si erge sulla cima del monte e ad esso conducono una serie di cunicoli scavati dai Maegon »
« troppo stretti per dei Grysleer, ma abbastanza grandi per umani o nani. »

« Credo sappiate che la falce d'ombra è stata assoldata per sterminarvi » disse ancora Geeste « quello che non sapete - temo - è che assolda in gran segreto mercenari per infiltrarsi nelle carovane. »
Poi abbozzò un sorriso, quasi fosse cosciente di aver centrato il punto del discorso. « Le vostre razzie non vi salveranno: presto o tardi, qualcuno farà saltare quella diga. »
« Se così fosse, il vostro campo verrebbe totalmente devastato. »
Gurghanosh rimase in silenzio, fissando Geeste con un misto di orrore e di frustrazione. Ma non lo interruppe più, evidentemente disarmato di argomentazioni.
« Lasciate che conduca il mio piccolo gruppo di mercenari su per la montagna, fino a Turrumpluviae » aggiunse, sicuro « ho un piano per risolvere il problema. »
« In cambio, voi mi darete la vostra fedeltà. »

Gurghanosh sorrise amaro, sbuffando con veemenza. Alascura parve sentirsi chiamato in causa da quel rumore, replicando a sua volta con uno sbuffo più profondo.
« Siete arrogante quanto furbo, Geeste » disse il pellegrigia, fissando i due « e credi che la ragione mi costringerà a cedere al tuo ricatto. »
« E lo farò, se sarà necessario a salvare il mio popolo » disse ancora, sicuro « ma il nostro onore vale tanto quanto la nostra vita. »
Allorché, il pellegrigia si mise eretto. La sua levatura suscitò l'ennesimo brusio tra gli altri anziani, che si affrettarono a seguirne l'esempio, prima ancora che a comprenderne la ragione.
Geeste vide l'ombra di Gurghanosh sovrastarlo totalmente; una goccia di sudore bagnò il suo viso, mentre Alascura emise un sibilo sottile - indietreggiando qualche passo e nascondendosi dietro il tozzo corpo del padrone.
« Vi sottoporrete alle quattro prove dei Grysleer » disse Gurghanosh, perentorio « solo allora vi riterremo degni di decidere il nostro futuro. »



CITAZIONE

QM Point ~
Le vostre azioni hanno successo.
Ririchiyo salva Calvin; Scorch colpisce il Grysleer - che, però, non sembra risentirne, grazie anche all'aiuto di Mickey. Taliesin, infine, salva il Bedouin.
Eppure, la tempesta di alza repentina e tutto sembra perduto. I Grysleer, però, vi salvano e vi portano nella loro "città". Quando vi risvegliate, assistete ai dialoghi descritti sopra. Da questo momento in poi, avete facoltà di girare per il campo liberamente, onde informarvi su chi siano i Grysleer o altro. Ditemi in confronto dove "andate", dopo essere usciti dalla tenda, ed io vi risponderò su ciò che accade. Il limite è solo il buon senso.

Il villaggio è composto sostanzialmente da quattro zone:
• I Dormitori; qui i Grysleer dormono e mangiano, in quanto racchiude tutta la zona "residenziale";
• L'alcova; questa è un'area particolare dedicata alla "procreazione" che per i Grysleer è - evidentemente - molto importante, viste le condizioni proibitive nelle quali vivono;
• Le arene; qui ci sono armerie, arene di addestramento ed altri luoghi dediti all'allenamento;
• Le sale dei saggi; qui sono riuniti gli "anziani" dei Grysleer, benché il più vecchio non superi i 30 anni circa; qui ci sono tende ed altre abitazioni dedite alla preghiera ed al raccoglimento.

Infine, il vostro girovagare dovrà necessariamente terminare nella grossa tenda di Gurghanosh, dove assistete al dialogo con Geeste.
Gurghanosh, sostanzialmente, accetta la proposta di Geeste a patto che tutti voi vi sottoponiate ad alcune "prove". A conclusione del post, quindi, avrete modo di parlare con Geeste, interrogandolo su quanto è accaduto / dovete fare. Sappiate già da ora, però, che Geeste - per quanto scaltro - vi ha praticamente messo nei guai. L'alternativa ad affrontare le prove, infatti, sarebbe probabilmente quella di venire uccisi dai pellegrigia.
Insomma, è un turno di libera interpretazione, questo.

 
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view post Posted on 26/9/2014, 15:13
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♥ Non piangere Nishimiya sai poco fa ti ho parlato in un sogno, mi sembrava di aver rinunciato a molte cose, ma non è così. Ho sempre pensato come te Nishimiya...♥
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Rou ~ Grysleer - Gurganosh -
Era riuscita a curare Calvin e a salvarlo sperava. Purtroppo per loro, però, la tempesta continuava a infuriare mostrando lentamente tutta la sua potenza. Fino a quel momento sembrò quasi che li avesse accarezzati nell'indecisione del loro destino, mentre ora sembrava aver preso la sua decisione. La giovane stava provando a mettere in salvo il ragazzo per evitare che si facesse ulteriormente male ma le raffiche diventano sempre più forte e alla fine caddero entrambi di nuovo sulla sabbia calda. Non c’era più speranza, non c’era più modo per poter fare quello che andava fatto per mettere al riparo le loro vite. Sopirò Ririchiyo mentre la sabbia la infastidiva cercando di diventare una cosa sola insieme a lei; anche il mantello le svolazzava sulle spalle, così come i lunghi capelli corvini, soltanto le corna rimanevano sul suo capo ferme e in bella vista.


«Resisti Calvin, adesso ci tiro fuori da questa brutta faccenda!»



Cercava di essere rassicurante però era la prima ad avere paura e ad aver preso della consapevolezza che lei non sarebbe stata in grado di fare nulla. Provò a chiudere gli occhi cercando il demone che stava dentro di lei e lo trovò. Stava ridendo divertita di quel goffo tentativo di salvare la vita ad un essere umano. La derideva e non aveva alcuna intenzione di darle nessun tipo di consiglio.


”Proprio tu che sei stata tradita da questa razza adesso stai aiutando un essere umano? Per quanto tu possa condividere con loro metà della tua indole non hai nulla da spartire con certe creature che abitano questa terra, per quanto tu voglia farti accettare nessuno lo farà mai. Sei un mostro come me, chi potrà mai accettare una come te?”



Quello sembrava essere l’ultimo tentativo del demone di far capire alla ragazza che era meglio abbandonare tutto quello e di fuggire perché non c’era nulla di più importante della sua vita, ma l verità era un’altra: il demone aveva paura perché la fine di Ririchiyo avrebbe segnato anche la sua. La ragazza questo lo sapeva bene, ormai aveva iniziato a capire la sua situazione e quindi decise di non dargli retta. Per una volta non si sarebbe comportata in maniera egoistica, non con chi aveva provato a salvarle la vita. Aveva un debito d’onore e intendeva ripagarlo perché voleva vivere senza mai avere debiti con nessuno, senza doversi trovare restituire favori che non aveva voglia di dare indietro.
Cercò nuovamente di pensare ad un modo per potersene andare ma la tempesta infuriava sempre più forte: aveva deciso la sua sorte. Raffiche più forte iniziarono a colpirle il viso e, alla fine, chiuse gli occhi e tutti si fece buio. Non ce la faceva più, anche respirare stava diventando troppo difficile in una situazione come quella. Sentiva la sabbia sotto la lingua e i granelli che cercavano di infilarsi nel naso, nelle orecchie o sotto i suoi vestiti. Era troppo per lei e s lasciò andare all’oblio, troppo stanca per resistere, troppo stanca per poter continuare a combattere.
Immagini strane si susseguirono poi quando lentamente stava riprendendo coscienza di quello che accadeva intorno a lei: pelle grigia che li trasportavano e, probabilmente, li portavano in salvo. Il suo pensiero andò subito a Calvin, avrebbe voluto alzarsi e cercarlo ma non ne aveva le forze, l’unica cosa che poteva fare era chiudere di nuovo gli occhi e lasciarsi trasportare. Pensava che la paura l’avrebbe presa davanti a quelle creature invece anche lei sembrava troppo esausta per farsi viva.
Lentamente le forze tornarono così come il terrore di dove poteva essere finita e, quando riaprì gli occhi, si trovò in una specie di dormitorio ricavato dalla pietra e con strani addobbi, quasi tribali, molto semplici che spiccavano sulle pareti; davanti a lei notò stuoie di panno ripiene di foglie secche. Letti forse? Probabilmente erano dei giacigli ed erano anche per creature enorme, probabilmente appartenevano ai loro ospiti ma, in quel momento reggevano loro, i superstiti della carovana. Si voltò in fretta mettendosi sedere e ascoltando le foglie scricchiolare sotto il suo leggero peso. Sia il ragazzo che il nano erano accanto a lei, rattrappiti e pieni di bende e mediazioni ma vivi almeno. Tirò un leggero sospiro di sollievo, almeno in qualcosa era riuscita. Evidentemente anche loro si accorsero che si era svegliata perché le risposero con un leggero sorriso e il ragazzo la ringraziò dopo una lamentela per tutto quel dolore che provava. Ririchiyo scosse la testa prima di fissare i suoi occhi ametista su di lui.


«Non dirlo nemmeno per scherzo: tu mi hai salvato da quello spuntone. Una vita per una vita, direi che adesso siamo pari, quindi non ascoltare Albrick, sei stato molto coraggioso ad aiutarmi!»



Già, probabilmente era stato solo il suo gesto iniziale a indurre la ragazza ad aiutarlo perché non pensava che qualcuno potesse mettere a repentaglio la propria vita per salvare qualcuno di diverso, per salvare lei. Lasciò scivolare il suo sguardo su entrambi prima di ridacchiare.


«Comunque vedo che siete entrambi vivi, mi fa molto piacere la cosa! Quindi adesso possiamo prenderci il meritato riposo!»



Si ributtò giù stringendo un attimo i denti per le ossa che le dolevano da morire, in fondo non era uscita proprio incolume, certo stava meglio degli altri due ma non era al pieno delle sue forze. Rimase per un attimo ferma a fissare il soffitto di pietra prima di chiedersi dove si trovasse. Svegliarsi con quei due al suo fianco l’aveva fatta sentire al sicuro ma in realtà non era così. Il demone era agitato e questo non era mai un bene. Si rimise a sedere guardandosi in giro e cercando di capire che posto era quello. Si alzò poi dal letto appoggiando i piedi a terra e provando a stiracchiarsi per cercare di capire come potersi muovere senza provare continuamente dolore. Alla fine si mise anche tracolla l’arco e si appoggiò la faretra sulle spalle. Era il momento di andare a scoprire cosa stava succedendo.


«Credo che voi abbiate bisogno di riposo, vado a vedere cosa sta succedendo e dove sono gli altri! Non preoccupatevi torno presto voi aspettatemi qui!»



Disse sorridendo con dolcezza prima di voltare loro le spalle e uscire da quei dormitori. Continuava a guardarsi intorno camminando con il naso all’insù e con gli occhi sempre pieni di stupore. Lei ancora non sapeva cosa era in grado di fare quindi la lasciava sempre meravigliata cosa le altre creatura sapevano costruire. Non era un accampamento ma una vera e propria città costruita a ridosso di una montagna, facile da difendere da possibili attacchi ma in fondo chi avrebbe potuto farlo? Si guardò sempre più intorno, attenta però a non fissare nessuno dei passanti per più di due secondi e facendo di tutto per non attirare l’attenzione. Stranamente non si sentiva poi così tanto a disagio a camminare a capo scoperto, chissà perché. Intanto cercava anche un posto dove poter chiedere informazioni sul luogo dove si trovava o almeno sul perché erano stati salvati, nella sua vita sapeva che nessuno faceva qualcosa senza volere niente in cambio o almeno lei era così; soltanto Calvini aveva stravolto il suo modo di vedere le cose, lasciandola basita e spiazzata. Possibile che esistesse anche solo un’altra creatura altruista come lui?
Non sapeva bene dove dirigersi ma la sua attenzione fu attirata da un’immensa struttura che fece capolino davanti ai suoi occhi quasi all’esterno di quella grandissima città di granito. Sembrava un’enorme arena e quasi poteva percepire il clangore delle armi. Fece qualche passo avanti con molta decisione, entrando nell’arena e trovandosi proprio sugli enormi gradoni dove molte strane creature erano sedute a guardare uno spettacolo raccapricciante: un bedouin stava combattendo contro un Grysleer enorme che brandiva una grande ascia. Quell’uomo sembrava davvero essere un prigioniero ed era quasi sicura che, in un modo o nell’altro, lo erano anche loro. Senza nemmeno accorgersene era finita proprio accanto a tre Grysleer maschi che si stavano godendo lo spettacolo. Come potevano divertirsi così tanto davanti a uno spettacolo del genere dove era in palio le loro vite?


”Non sono solo gli umani ad essere spietati e senza cuore!”



Ormai era così abituata a classificare tutte le razze che incontrava da dimenticare che in un solo cesto non necessariamente tutte le mele dovevano essere marce. Bastava soltanto ripensare a quel soldato che aveva incontrato a Basiledra oppure lo stesso Calvin che in quel momento stava cercando di riprendere le forze in quegli strani dormitori.
I suoi occhi ametista fissarono per un attimo il bedouin che stava combattendo per proteggere la sua vita e ne ebbe pena.


”Hai per caso intenzione di buttarti nell’arena per salvarlo? Mi stai stupendo Ririchiyo Shirakiin, da quando sei così buona verso gli altri? Che fine ha fatto tutto il tuo egoismo e il tuo senso di preservazione?”



Il volto della giovane rimase fermo e impassibile mentre le parole del demone rimbombavano nella sua mente. No, non aveva alcuna intenzione di aiutarlo, perché poi avrebbe dovuto farlo? Provava pena perché questi Grysleer stavano facendo con lui le medesime cose che gli umani avevano sempre fatto con lei ma non aveva alcuna intenzione di buttarsi per proteggere quella vita che per lei non contava nulla. La priorità, in quel momento, era scoprire in che situazione si erano cacciati. Era anche così assorta nei suoi pensieri che non si era accorta degli sguardi perplessi e interdetti dei tre Grysleer che le stavano rivolgendo in maniera insistente. Certo, lei era una sconosciuta e sicuramente si stavano chiedendo cosa ci faceva lì, cosa poteva dire? Beh cosa se non la verità? Non riuscì a capire i grugniti che le rivolsero quindi rimase un attimo ferma a chiedersi se sarebbero riusciti a capire. Beh non ci poteva fare altro che provarci!


«Ehm…beh, salve! Io sono Ririchiyo! Credo che siate voi ad averci salvato giusto? Però non ho ben capito dove ci troviamo, magari voi potreste essere così gentili da spiegarmelo!»



Iniziò a sudare freddo la giovane, mentre i tre Grysleer iniziarono a confabulare con quegli strani grugniti. Sembravano quasi non aver voglia di rispondere o forse non avevano semplicemente capito, quindi tentò un approccio diverso. Alzò la mano destra indicando il bedouin che stava lottando, forse così le cose sarebbero state un po’ più chiare.


«Come mai quel bedouin sta lottando in quella maniera? L’avete forse fatto prigioniero?»



Se la risposta fosse stata positiva sarebbero aumentate le sue supposizioni sul fatto che anche loro non fossero proprio ospiti di quella gente ma prigionieri, o forse peggio!
Attese un attimo e, alla fine, uno dei tre sembrò illuminarsi improvvisamente, smettendo di grugnire e aprendo la bocca per cercare di far uscire parole facilmente comprensibili alla giovane anche se il suo lavoro fu molto difficile, sembrava quasi doversi concentrare rivelando di essere poco pratico con la lingue comune che lei conosceva invece piuttosto bene!


«Tu sei ospite Grysleer; piccolo uomo coperto da stracci è fatto prigioniero mentre fuggiva: farà splat e noi ci si diverte»



Scoppiarono in quella che probabilmente doveva essere una grassa e grossa risata, peccato che alla giovane il sorriso moriva continuamente sulle labbra, quel genere di crudeltà l’aveva sempre fatta soffrire, chiunque fosse a subirla. Adesso si che le stava venendo voglia di buttarsi in quell’arena perché era il bedouin ad essere in grave pericolo ma perché si rivedeva lei. Improvvisamente quegli stracci si trasformarono nelle sue vesti e le corna spuntavano mentre i capelli si allungavano diventando di un nero simile a quello della notte, simile a quello dell’oscurità che lei si portava sempre dentro. Doveva però stringere i denti e fare buon viso a cattivo gioco, volse anche le spalle al centro dell’arena per non vedere quale tragica sorte si sarebbe accanita sull’uomo e continuò a guardare le tre creature che invece si stavano divertendo un mondo. Il loro linguaggio era molto stentato, quasi come se non avessero molte occasioni per sfoggiarlo, la giovane iniziò quasi a ritenerle simili a creature primitive ma non poteva negare che uno solo di quelli avrebbe potuto ucciderla soltanto stritolandola fra le braccia. Il pensiero la fece rabbrividire ma andò comunque avanti cercando quasi di fare amicizia con loro.


«Bene, ma chi è Grysleer?»



Iniziò a chiedere un po’ perplessa. Per caso doveva saperlo? In caso avrebbe fatto una figura da ignorante ma in certi casi è sempre meglio fare la babbea piuttosto che dire cose che avrebbero potuto metterla ulteriormente in pericolo, come se parlare con loro non fosse già una cosa non proprio sicura.
A quella domanda il suo interlocutore la fissò con aria ebete iniziando a far scivolare il suo sguardo tra la ragazza e i suoi due compagni.


«Chiè Grysleer? Noi è Grysleer!»



E certo, potevano mai essere? E dire che lei già si aspettava che fosse qualcuno con grande potere e influenza. E invece no, era proprio il nome di quello strano popolo che abitava quella strana città di granito, rozza proprio come il loro aspetto. Lo stesso alzò poi una mano, forse per darle una pacca, forse per altro ma, in maniera preventiva, fece qualche passo indietro cercando di essere leggermente fuori tiro o almeno per avere una fuga facile.


«E mi sembra anche ovvio, scusatemi per una domanda così ovvia! Quindi voi siete Grysleer ma sono sicura che avete anche un capo o comunque qualcun oche vi da ordini! E sicuramente questa persona vi ha dato gli ordini riguardo me e il gruppo che è giunto qui vero?»



Chiese speranzosa, forse il suo viaggio della speranza era terminato e l’ avrebbe potuto capire se le sue supposizione erano reali oppure no. Purtroppo per lei i termini usati dovevano risultare troppo difficili per loro che non avevano dimestichezza con quel linguaggio, quindi continuarono a fissarla come se le sue parole non avessero avuto alcun senso per loro.


«Comanda? Cos’è comanda?»



Era sempre lo stesso Grysleer a parlare, probabilmente il più sveglio ma sembrava essere perplesso almeno quanto gli altri. Ririchiyo si grattò la nuca cercando di capire in che maniera potesse spiegarlo, doveva essere facile, così facile che anche un bambino che aveva appena iniziato a parlare avrebbe potuto capire. Di nuovo il suo sguardo scivolò sul bedouin che non se la stava vedendo particolarmente bene e quindi lo indicò in maniera molto infantile, quasi come le sue parole.


«Chi ha deciso che lui è un prigioniero? E noi siamo liberi di andarcene via quando vogliamo oppure anche noi siamo come il bedouin?»



Sicuramente non poteva essere più chiara e diretta di così e forse poteva anche farlo prima data la difficoltà che si era creata in quel dialogo assurdo. Tante parole inutili e solo per capire se erano prigionieri o no, avrebbe fatto meglio a porre questa domanda subito liberandosi di inutili preamboli.
Stavolta sembrò aver fatto centro perché il Grysleer sembrò proprio aver capito.


«Ordine…?»



Di nuovo fissarono la giovane Ririchiyo spostando lo sguardo tra lei e il bedouin prima di scoppiare in una fragorosa risata.


«Gurghanosh chiesto noi di tenervi qui, senza farvi giochini…per ora!»



L’ultima parola la pronunciò con un tono così sornione e divertito che fece accapponare la pelle alla giovane. Quello era uno di quegli sguardi che non prometteva nulla di buono. Anche Lilith se ne accorse, risvegliandosi per bene e rimanendo ferma a capire quanto loro fossero realmente in pericolo. Quella cosa non piaceva a nessuna delle due entità che condividevano quell’unico corpo ma purtroppo per il demone non c’era modo di farsi capire, di farsi vedere e di esprimersi.


”Sei ancora qui? Vattene, vattene immediatamente. Questa storia non mi piace per niente! Inoltre smettila di cercare di fare l’amicona con creature che ti possono mangiare a colazione!”



Quello del demone era quasi un urlo per cercare di svegliare la giovane che, nonostante avesse già fiutato il pericolo da tempo, era troppo curiosa per cedere il passo e andarsene, inoltre dove poteva andare? Come aveva detto Lilith quei così potevano mangiarsela tranquillamente per colazione, se erano prigionieri non avrebbero loro permesso di andarsene tanto tranquillamente. Tirò solo un sospiro al pensiero che, almeno per ora, non ci sarebbe stato il rischio di trovarsi al posto di quel povero bedouin. Le domande però erano tante e forse poteva ancora farne qualcuna!


«Scusate la domanda ma chi è Gurganosh? Per caso si trova qui in questa città attualmente? E come mai non potete…ehm….”giocare” con noi? Vi serviamo forse per qualche altro scopo?»



Chiese alla fine, deglutendo rumorosamente a metà domanda. Forse la risposta non le sarebbe piaciuta ma era meglio sapere piuttosto che morire nell’ignoranza dell’ignoto. Subito il Grysleer si preparò a rispondere con tono molto rispettoso, lo stesso che si tiene quando si parla di un capo magnanimo.


«Gurganosh è grande guerriero anziano, lui molto rispettato qui. Ci ha detto che voi state con piccolo Groensleer e che - per ora - voi non pericolosi.»



Ririchiyo alzò un sopracciglio perplessa, molte cose di nuovo non le tornavano e i tasselli del puzzle che sembrava crearsi, improvvisamente, si era spezzato disperdendo nuovamente tutti i suoi pezzi e obbligandola quasi a ricominciare da capo. Nel frattempo si avvicinò, quasi come se quel gesto potesse aiutare quelle creature a dirle ancora qualcosa di più ma aveva osato troppo o forse, semplicemente, quelle creature non sapevano come altro spiegarsi. Il Grysleer con cui stava parlando le afferrò improvvisamente il braccio e lei potè accorgersi realmente quanto una sua mano potesse essere grande come quasi tutto il suo arto. Era davvero incredibile e la paura che provava in quel momento continuò a salire fino a quasi stringerle la bocca dello stomaco. Deglutì rumorosamente mentre il suo corpo si coprì di sudore freddo, come la morte che pensava di raggiungere presto.


«Voi vedere meglio?»



Il tono di voce si era abbassato leggermente, quasi come se quello fosse un segreto. Vedere? Vedere cosa? Forse volevano portarli da questo grande capo saggio? Ma cosa avrebbe potuto fare una volta giunto davanti a lui? Combatterlo per la sua libertà o per quella degli altri?


”Non osare dire di si! Non osare andare con loro! Ti ricordo che tu non hai sulle tue spalle solo la tua esistenza ma anche la mia! Non osare farti uccidere in modo così stupido!”



Ecco la parte di lei che avrebbe voluto abbandonare tutto e fuggire ma quello che Lilith non riusciva a capire era che stare al loro gioco era l’unico modo per provare ad uscire vivi da quella situazione. Aveva paura ma, suo malgrado, si trovò obbligata ad alzare lo sguardo per guardare il Grysleer negli occhi. Si, doveva guardare negli occhi la sua paura ed affrontarla, doveva dimostrare di avere il coraggio di un guerriero alla loro pari anche se in realtà le gambe le tremavano e il suo cuore pulsava a mille.


«Dipende dove volete portarmi! Come mi avete detto con me non potete giocare mi spiace, vi seguirò se mi portate dal vostro grande capo Gurganosh!»



Cercò di tenere la sua voce il più ferma possibile ma, senza volere, si lasciò sfuggire un’increspatura di paura nel tono, in fondo non sapeva a cosa stava andando incontro e l’ignoto era tremendo.
Uno dei tre si propose per portarla dal loro grande capo.


«Così tu no fare male»



A parlare era stato uno dei due che era rimasto in silenzio. Con queste parole la intimò di seguirlo fuori dall’arena e Ririchiyo obbedì mentre Lilith iniziò a dimenarsi dentro quel corpo che sembrava quasi averla tradita ignorando le sue parole. Mentre la giovane usciva dall’arena si voltò per un’ultima volta verso il bedouin che, urlando, si stava lanciando contro il Grysleer decretando, probabilmente, la sua morte.
Un sospiro le fuggì dalle labbra mentre ripresero ad attraversare quella città di granito. Lentamente si accorse che stavano andando verso una tenda dall’aria particolarmente imponente rispetto alle altre che invece erano nettamente più piccole. Afine entrò, sempre guidata dal suo secondino rimanendo poi ferma perché una discussione era iniziata, una discussione che non era il caso di interrompere. A parlare era quella che, con tutta probabilità era il loro grande capo. Lo capì più che altro dal fatto che era seduto sul posto d’onore e poi anche da tutti i segni tribali che si era fatto disegnare sulla pelle bianca e tirata tipica di una cicatrice: un vero guerriero, era l’unico modo per definirlo. Stava dicendo che il loro popolo li avevano abbandonati ma com’era possibile? Non era quei Grysleer il loro popolo? Non era tutto lì? A quanto pareva non era così anzi, non si erano nemmeno scelti il posto dove vivere, dalle sue parole si era quasi fatta l’idea che erano stati cacciati dal loro posto originario per poi nascondersi lì dove avevano infine cercato di renderlo adatto alla loro vita. Il capo guerriero sputò in faccia al mercante tutta la sua rabbia e il suo rancore verso quelli che li ritenevano diversi e che li additavano soltanto per il colore della loro pelle. Queste parole arrivarono dritte al cuore della giovane che, senza farci nemmeno caso, si toccò le piccole corna che spuntavano sulla sua testa. Lo capiva, lo capiva perfettamente e, per un momento, provò per lui una compassione e un’empatia difficile da sentire. Quasi si rivedeva in lui e si stupì di quanto questo fosse un circolo vizioso. Proprio loro che soffrivano perché venivano trattati secondo il colore della loro pelle allo stesso modo trattavano secondo la razza che si trovavano di fronte, proprio come il bedouin che probabilmente a quell’ora era ormai morto. Senza accorgersi stavano proiettando sugli altri ciò che veniva fatto a loro.


”Lo sto per caso facendo anche io?”



Pensò spaventata, forse si, forse no, quello che sapeva era che diffidava di chiunque, probabilmente non si sarebbe fidata nemmeno di un altro mezzodemone. Lei giudicava gli altri dalle azioni proprio come aveva fatto con Calvin. No, lei non era così e si appuntò mentalmente di non diventarlo mai.
Intanto la discussione procedeva tranquillamente la sua presenza. Sembrava che qualcuno avesse mandato quel mercante per liberare tutti loro dai soprusi che stavano vivendo e quando spuntò il nome di Bara - Katal Ririchiyo si fece ancora più attenta. Forse era in grado di capire soltanto la metà delle parole così come non riusciva bene a capire come mai loro morivano così giovane e, di conseguenza, l’iniziale stupore di vedere tanta giovane gente di potere sfumò fino a lasciare soltanto il vuoto di quelle diversità che nel mondo si continuavano a fare ingiustamente.
Li si stava discutendo la battaglia per la conquista dei propri diritti a vivere esattamente come facevano le “razze predilette”, almeno questa era un po’ la sua visone della cosa. Il suo volto però si trasfigurò quando sentì parlare de “la falce D’Oriente” che avevano il compito di sterminarli. Quanta cattiveria: troppa.
La discussione stava lentamente morendo quando, finalmente, il motivo per cui erano stati trattenuti lì colpì la ragazza come uno schiaffo a mano aperta. Il suo compito era finalmente diventato più chiaro e la cosa iniziò a non piacerle tanto. Era contenta che quel popolo avesse finalmente l’occasione di alzarsi in piedi e proteggere la propria vita, quella che non trovava gusto era che loro dovessero rimetterci. Alla fine lei era molto brava a fare discorsi su quanto sia ingiusto marcare la diversità ma non aveva alcuna voglia di mettere a rischio la propria vita per il diritto di vivere di qualcun altro.
Rimase per un attimo in silenzio, prima di farsi avanti e rivolgersi al mercante senza cercare di attirare la situazione.


«Aspetta, non hai alcun diritto di coinvolgerci, questa non è la nostra guerra e non ho alcuna intenzione di mettere a repentaglio la mia vita per i loro scopi e la loro redenzione!»



Adesso si che stava uscendo il suo vero carattere, lato di lei che non avrebbe rischiato la pellaccia per nessuno a meno che non si parlasse di debiti d’onore come nel caso di Calvin. Parlò piano, in modo tale che soltanto l’uomo potesse sentirla e, alla fine, lui parlo tenendo il suo sguardo fermo su di lei. Le ricordò che tirarsi fuori da quella storia sarebbe significata morte certa per loro. Ririchiyo deglutì rumorosamente, adesso si che era ne guai. Non poteva fare altro che accettare però non lo trovava giusto, per niente.


”Ancora a cercare giustizia in questo mondo? È tutto inutile, avresti dovuto fuggire quando te lo avevo suggerito.”



Il demone ormai si era rassegnato e la ragazza si trovò a pensare che aveva proprio ragione, doveva darle retta prima che fosse stato troppo tardi.
Ormai però era lì, non si era tirata indietro nel momento giusto quindi doveva andare avanti e cerare di rimanere viva. Attese in silenzio che venissero proclamate loro le prove in cui si sarebbero dovuti cimentare.


 
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view post Posted on 27/9/2014, 16:17
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Cardine
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R   O   U
Grysleer



Si risvegliò al coperto. Enormi rocce tenevano insieme lembi di tessuto scuro, e la struttura formava una stanza abbastanza ampia da ospitare più di una dozzina di letti, se essi fossero stati di dimensioni almeno consuete. Quelli disposti nel tendone erano più dei giacigli di sacco e fogliame, grandi come zattere, che materassi veri e propri. Taliesin si ritrovò in uno di essi, infossato al centro come se un gigante vi avesse dormito sopra così spesso da lasciare stampata la sua sagoma. Il bardo, confronto ad essa, pareva un neonato in mezzo a un letto - di sicuro si sentiva ugualmente inerme.
   Si alzò in fretta, in preda a un'improvvisa claustrofobia, cercando un'apertura abbastanza ampia: la luce filtrava da più punti, ed il fuoco posto al centro rischiarava le zone anche più ombrose. Ci mise un po' a trovare il punto in cui la tenda poteva essere discostata per passare, ed uscì in tutta fretta.
   Attorno a lui c'era, di nuovo il deserto. Ma questa volta era diverso.


Il suo occhio era in grado di spingersi verso dune enormi e lontanissime, e poteva ammirare la terra riarsa dal sole in tutta la sua vastità. Questo era possibile perché si trovava su di un promontorio, in mezzo ad una città. La città dei Grysleer.
   Essa era arroccata su di un massiccio monte, e si sviluppava giù per un pendio. Le abitazioni erano disposte in modo funzionale ed ordinato, sorprendentemente razionale, e l'insieme di strutture era racchiuso da delle palizzate che si affacciavano sul deserto. Non pareva una città antica, poco ma sicuro.
   Riusciva a ricordare poco di quanto era successo durante la tempesta. Doveva essersi intensificata fino a diventare insopportabile, per uomini normali. Non lo era stata per i pellegrigia, che li avevano generosamente e inspiegabilmente salvati da una fine certa. Buon per loro, ma perché lo avevano fatto? Lasciarli soli, armati e con tutti i loro averi...un comportamento a dir poco imprudente. Ora era lì, nel mezzo di un villaggio di bestie (a cui doveva la vita), ignaro del motivo per cui non era ancora stato abbandonato nel deserto, o peggio, ucciso.
   Mickey non c'era, e nemmeno il Bedouin. Gli sembrava di aver visto qualcun altro all'interno della tenda, ma decise di non ricontrollare. Aveva bisogno di respirare e calmarsi, e per farlo avrebbe volentieri vagato, almeno per un po'. Alzò il cappuccio di Itinerante, per proteggersi dal sole cocente, e si fece guidare soltanto dal suo istinto. Camminò rapidamente, irriconoscibile sotto il mantello, senza mai fermarsi. Aveva bisogno di pensare, pensare e basta.

Fu una voce famigliare quella che lo spinse a entrare in una sorta di anfiteatro, una di molte strutture simili tra loro che proliferavano in una certa zona della città. Le sue poche speranze che fosse davvero un luogo d'arte vennero subito disilluse. Quella era un'arena, ai lati della quale alcuni pellegrigia osservavano lo scontro che si consumava all'interno di essa. Una forma di intrattenimento non molto affine al bardo.
   Taliesin si avvicinò alla balaustra, osservando di soppiatto la ragazzina - giunta lì con lui - che conversava con tre Grysleer. Questi, pur sovrastandola in tutta la loro mole, non sembravano avere cattive intenzioni nei suoi confronti. Taliesin non si preoccupò per lei, ma rimase perplesso più che altro dalla notevole confidenza che la donna si era presa con loro. Non sono affari miei,, pensò. Forse ha già avuto a che fare con...
   Il Bedouin.
   ...e una bestia enorme e feroce pronta a sbranarlo. Ma, soprattutto, il Bedouin! Quell'idiota era proprio lì, in mezzo all'arena, e Taliesin non seppe se mettersi a ridere o a piangere. I Grysleer propendevano per la prima, evidentemente, ma lui era ancora indeciso.
   Si ritrasse quasi automaticamente, temendo di incrociare lo stesso guardo disperato che lo aveva convinto la volta prima, e cominciò a ragionare razionalmente sul da farsi. Aveva già salvato la vita a quell'uomo, portandolo lontano dalle grinfie del pellegrigia incontrato nella tempesta, ma quello si era cacciato nei guai un'altra volta. Che ci posso fare, io? Taliesin stava quasi per farsene una ragione, era davvero sul punto di voltarsi e lasciare il nomade al suo crudele destino, ma proprio non ci riuscì. A trattenerlo era stato un insieme di pietà e coerenza: lasciarlo lì significava rendere vani tutti gli sforzi fatti per salvarlo. Complice anche il fatto che tutto quanto assomigliava a un gioco, per gli scatenati spettatori, si decise una volta per tutte che doveva e poteva tirarlo fuori.
   Impugnò saldamente il liuto e si guardò attorno, determinato a trovare una soluzione. Se in un primo istante si era sentito ispirato per un salvataggio eroico, ad una seconda occhiata non gli sembrò l'idea migliore. Si avvicinò al punto in cui la scala portava fuori dall'arena. L'apertura era presidiata da due guardie. Prima di parlare Taliesin si assicurò di utilizzare parole comprensibili e frasi semplici: l'Aardens non era una lingua complicata, e pochi pelleverde in genere conoscevano il comune abbastanza bene da sostenere una conversazione decente.
   «Lui è mio amico. Tiralo fuori» supplicò l'energumeno, agitando lo strumento musicale. «Io farò uno spettacolo per voi. Il migliore di sempre» gli disse, muovendo l'ampio mantello e facendo sì che la polvere sotto i suoi piedi su muovesse, assumendo forme strampalate.
   I Grysleer si rivelarono maldisposti, ma furono proprio le sagome di polvere a distrarli per un attimo. Sembravano affascinarli. Il bardo osservò di nuovo il nomade, entrambi all'apice della disperazione. Doveva muoversi, e non gli venne idea migliore: diede un calcio alla polvere, che si sollevò verso l'arena, e pensò alla prima bestia minacciosa che potesse venirgli in mente. Si concentrò, e la polvere prese forma.
   Un enorme cobra dalle squame rossastra si materializzò nell'arena, e il trambusto scatenato da questa improvvisa apparizione fu appena sufficiente da permettere al Bedouin di trarsi in salvo. «Sali le scale, subito!» gli aveva ordinato il bardo. Se non altro gli aveva obbedito senza far storie.
   Fuggirono dai Grysleer in modo a dir poco rocambolesco. Fortunatamente l'uomo non aveva ancora utilizzato la piccola biglia fumogena donatagli dal bardo, e l'uso di essa fu provvidenziale. I due si misero a scappare per l'accampamento, con una mandria di pellegrigia adirati alle calcagna. Lo stato d'animo di Taliesin, che si trascinava dietro l'uomo e bestemmiava tutti gli dei di cui aveva memoria, è davvero difficile da immaginare.

Ascoltò in silenzio la conclusione del discorso di Geeste, dando frequenti occhiate a Mickey, al pelleverde che parlava e soprattutto al Bedouin. I due non erano stati linciati solo grazie all'intervento di alcuni Grysleer guardiani che, apprese le ragioni di Taliesin, avevano risparmiato entrambi. Il bardo era stato incaricato di badare all'uomo, e subito lo aveva preso da parte e gli aveva spiegato con chiarezza come stavano le cose. Aveva detto di chiamarsi Juan, e aveva evidentemente deciso di non mostrare al bardo nemmeno un briciolo di gratitudine.
   Se era vero ciò che dicevano i pelleverde, cioè che i Bedouin sono fedeli soltanto al denaro, Taliesin non avrebbe esitato a liberarsi di lui prima che creasse altri problemi, mettendolo magari nei guai. Non conosceva la sua cultura, ma dopo avergli salvato la vita due volte quello avrebbe dovuto come minimo baciare la terra dove il musicista camminava.
   Si mise a masticare le erbe che portava con sé, Era una distrazione in più a cui pensare, soprattutto poiché tra le parole del pelleverde qualcosa aveva turbato il bardo ancor più del fatto che presto avrebbe dovuto dimostrare il suo valore. Doveva parlarne con Mickey, l'unico di cui si fidava. Immaginava già Turrumpluviae, la minaccia incombente. Non poteva restarsene con le mani in mano.




Condizioni generali
Stato fisico - 14/16
• danno medio da contusione
Stato mentale - llleso
CS - 6 (2 intelligenza, 1 astuzia, 2 destrezza, 1 determinazione)
Energia - 75/100

Equipaggiamento
Itinerante, artefatto/arma difensiva, mantello di panno rinforzato.
Fabula, arma bianca, acciaio, 48 cm di lama, 15 cm di impugnatura.
Pistola ad avancarica, arma da fuoco piccola, cinque colpi per giocata.
Pugnale celato, arma bianca, acciaio, 15 cm di lama, legata all'avambraccio sx.
Vene di Pietra, artefatto/set di armi da lancio, materiale sconosciuto, venti unità per giocata.
Liuto di Luke Mannersworth, oggetto generico, strumento musicale.
Il Flauto di Cenere, artefatto/oggetto generico, strumento musicale.
Amuleto dell'auspex, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Tomo magico, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Tomo furtivo, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Cristallo del talento, oggetto dell'erboristeria, conferisce un potere passivo.
Diamante, oggetto dell'erboristeria (due unità), conferisce un potere passivo.
Biglia fumogena, oggetto dell'erboristeria, un uso per giocata (utilizzata)
Erba rigenerante, oggetto dell'erboristeria, funziona come una cura dell'equipaggiamento.
Erba rinvigorente, oggetto dell'erboristeria, rigenera il 5% della riserva energetica. (utilizzata)
Miscela logorante, oggetto dell'erboristeria, applicabile a un'arma per danneggiare l'Energià nemica del 5% a turno, per due turni di gioco.
Corallo, oggetto dell'erboristeria, conferisce un CS ai riflessi e un CS alla concentrazione per due turni di gioco.
Rubino, oggetto dell'erboristeria, conferisce due CS al vigore e due CS all'agilità per un solo turno di gioco.

Poteri passivi
Audacia, passiva razziale umana, non sviene sotto il 10% delle energie.
Amuleto dell'auspex, auspex passivo basato sull'udito.
Tomo magico, accesso alle pergamene della classe Mago.
Tomo furtivo, accesso alle pergamene della classe Ladro.
Cristallo del talento, accesso al livello successivo del Talento.
Diamanti, 2 CS aggiuntive in Destrezza (due unità).
Illusionista, passiva di primo livello, le illusioni non necessitano di vincoli fisici, come il movimento e la voce, per essere castate.
Illusionista, passiva di secondo livello, possibilità di modulare tono, volume e punto di provenienza della propria voce a piacimento.
Illusionista, passiva di terzo livello, fintanto che un’altra illusione è attiva, come effetto aggiuntivo anche l'aspetto del caster può essere modificato a proprio piacimento, nonostante rimanga una semplice illusione.
Mente Impenetrabile, pergamena comune, classe mentalista. Difesa psionica passiva.
Seconda abilità personale, aura psionica passiva di fascino.
Quinta abilità personale, utilizzo della polvere in combattimento per avantaggiarsi infastidendo gli avversari.
Sesta abilità personale, cure di potenza pari al consumo.
Itinerante, "Nessuno farà domande a chi si nasconde allo sguardo della gente", passiva: qualora lo desiderasse, il mantello potrà celare sotto di esso le aure, proteggendole da auspex passivi.
Vene di Pietra, il possessore di una delle Vene sarà noto in tutte le terre come uno dei cacciatori che più ha abbattuto nemici del Sorya, e che più è sopravvissuto all'Edhel infido, rimanendo anonimo e irriconoscibile sino a che non paleserà la Vena.
Il Flauto di Cenere, razza selezionata: umana; razza scartata: progenie dei demoni. La razza selezionata subirà danni aggiuntivi dalle tecniche dell'artefatto, come specificato in esse; quella scartata sarà immune ai poteri del flauto.

Tecniche attive
Illusionista, attiva di primo e secondo livello. Scaglie di storie o di sogni infranti: da essi nascono le illusioni di Taliesin, abile nel richiamare a sé tutto quello che è racconto, tutto quello che è finzione. Esse sono in grado assumere qualsiasi aspetto, persino muoversi, tutto, a parte arrecare danno o modificare quel che appartiene al mondo reale. Ingannano tutte le percezioni delle persone che assistono ad esse, eventuali sensi anomali, ma richiamarle significa pagare un prezzo, talvolta salato: tendono a disgregarsi con facilità, e per evitare che succeda è necessario consumare la forza d'animo. [talento illusionista, abilità attive di primo e secondo livello. Natura magica, consumo basso per un turno, medio per due turni. Possibilità di richiamare illusioni di qualsiasi fattezza]

Riassunto
Nulla da dire, come da confronto. Mi sono trattenuto dallo scrivere troppo, in alcuni punti, descrivendoli in modo rapido oppure tramite flashback. Il senso non cambia, e ho preferito migliorare la leggibilità del testo piuttosto che ripetere quanto già detto. Taliesin consuma un'erba rigenerante, mentre Geeste fa il suo discorso: è per questo motivo che ha la stessa energia del turno prima pur avendo utilizzato un'abilità bassa.
 
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Vermilion
view post Posted on 27/9/2014, 16:55




ROU
Grysleer
La lama nera tagliò le raffiche di vento che imperversavano sul deserto dei See, il filo di nero rovente divise la sabbia trasportata dall'aria lasciando una ferita nella tempesta che si richiuse in un istante. Un suono secco, duro, eppure potei giurare di aver sentito la punta conficcarsi nelle carni del pellegrigia. La tormenta offuscava la vista, strinsi gli occhi roventi per constatare che non un singolo centimetro d'acciaio era affondato nelle carni di quell'essere che pareva avere solo roccia sotto la pelle. Ritrassi la lama, ricevendo uno sguardo carico di divertito e depravato godimento. Occhi gialli parvero illuminarsi dal cranio massiccio le quali forme si confondevano con la sabbia tagliente che veniva sferzata dall'irrefrenabile mano della natura. Miliardi di piccoli aghi che nemmeno scalfivano il grigio malato di quello che era più simile a cuoio che a pelle mi fecero effettivamente dubitare dell'efficacia che avrebbero avuto le mie lame contro un colosso simile. Digrignò i denti, poi aprì l'espressione in un sorriso divertito scomparendo lentamente nella tormenta. Mi sentii strano, perso, confuso. Più volte girai lo sguardo da una parte e dall'altra, ma ovunque mi voltassi solo sabbia, altra sabbia smossa dal vento. I suoni si fecero rimbombanti, non si riusciva ormai più a capire la direzione dal quale provenissero e ogni secondo che passava si intensificavano sempre più in un assordate rumore che mi costrinse a tenermi la testa tra le mani. Gli occhi avvamparono e piccole fiamme scaturirono dalla cute andando a mischiarsi col fumo grigio e irrequieto. Caddi in ginocchio in un impercettibile tonfo, e come ormai l'udito era del tutto distorto presto mi abbandonarono anche gli altri sensi.

Un crepitio ruppe il silenzio, le due braci si accesero in un batter d'occhio e la destra guizzò fulminea alla daga. Rimasi immobile, sondando l'area con lo sguardo. Espirai lentamente osservando una stanza scavata nella roccia e illuminata dalla debole fiamma di un falò centrale. Panni e fogliame creavano i giacigli che, viste le dimensioni, non potevano che essere di quelle colossali creature pellegrigia. Il dormitorio appariva vuoto, silenzioso, e proprio questo suo aspetto mi convinse a muovere qualche passo fuori dal rudimentale letto. L'eco dei passi rimbalzava tra una parete e l'altra mentre mi avvicinavo al fuoco per infine chinarmi e afferrare un piccolo tizzone di brace e portarlo vicino al volto. Gli sussurrai qualche parola nell'antica lingua del fuoco, ma non ottenni risposte da quel piccolo legno carbonizzato. Lo strinsi nel pugno, voltandomi rassegnato e sconfortato verso l'uscita da quel dormitorio. Il fuoco aveva perso il suo antico potere in questo mondo, non tutto ciò che ardeva possedeva un legame con l'antica fiamma e questo non poteva voler dire altro che una profonda debolezza del legame che il padre aveva coi figli. In principio, ogni fiamma che veniva generata era collegata a livello energetico con le altre, e tutte assieme rispondevano alla prima fiamma. Su questo piano e tempo il fuoco era morto e schiavizzato a pura fonte di calore. Ridussi il legno in polvere nera stringendolo nel pugno per la rabbia, per la frustrazione di quel che era accaduto all'antico potere. La mia missione era dunque sempre più chiara: capire cosa ne era stato di quel legame, ma prima dovevo uscire da quel posto. Gettai una fumata nera da sotto la maschera e presi a camminare con passo sicuro per i cunicoli; se ero ancora vivo con ogni probabilità non mi avrebbero attaccato se mai avessi incontrato qualcuno.

Un accampamento tribale, quasi primitivo avrei osato dire se non fosse stato per gli accenni di architettura complessa in pietra. Un'età mista, altamente militarizzata che aveva evoluto le costruzioni in quell'unica direzione riducendo al minimo ciò che non serviva. Ecco come grosse e spesse mura e immense torri potevano fondersi con letti di foglie e tende rette bastoni incrociati. Passai lo sguardo sull'orizzonte dell'accampamento deducendo semplicemente che la tenda più grossa appartenesse al capo. Avevo ragione. Entrai, riconoscendo subito qualche volto noto. Mercenari e membri della carovana erano presenti, e qualcuno stava parlando ad un colossale pellegrigia che avrei dovuto guardare dal basso all'alto anche da seduto. Parlarono a lungo di cose che non colsi appieno, probabilmente popoli e guerre interne ai territori o ai pellegrigia stessi, ma non ci voleva certamente uno storico per capire che noi non eravamo li per caso, e che eravamo seriamente nei guai. Se il pezzo di discorso inerente ad una diga e ad esponenti di altre fazioni lo compresi solo dal lato meramente tecnico, le ultime parole del colosso che riguardavano delle prove la capii fin troppo bene. Squadrai clinico la zona, abbandonando fin da subito l'idea di una fuga. Eravamo dunque posti innanzi ad una scelta a quanto si poteva evincere dalle parole dell'orco: superare le loro prove o morire.
SWIFT■■■■
Tenere il puntatore sulle tecniche per visualizzarle

FISICO
M.tagli superficiali sparsi
2/16
MENTE
Illesa
0/16
ENERGIA
90%
PASSIVE
Ashes

ATTIVE
-
RIASSUNTO
Scorch si sveglia per ultimo nel dormitorio, dirigendosi subito verso la tenda e ascoltando il tutto.
NOTE
Scusate i problemi, cercherò di sistemare il tutto il prima possibile e di non far ripetere tale situazione.
 
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DanT&
view post Posted on 27/9/2014, 19:02




Rou ~ Grysleer
Visioni






La sabbia sbiadisce tutto, consuma.
Ogni singolo granello si accumula e copre, per poi scivolare via ed, impercettibilmente, erodere ogni cosa. Tutto è soggetto allo scorrere del tempo, anche i ricordi, che mano mano sfumano, si mischiano, si confondono, per poi sparire non si sa bene perché. Forse, questa volta, per colpa della sabbia.
Mickey si risvegliò al centro di un enorme materasso scricchiolante. Le foglie secche dell'imbottitura si permettevano di produrre un suono fastidioso ad ogni suo movimento, il ché andava ad intaccare il dolore pressante che già si faceva largo nella mente del Tuttofare.
Un ennesimo mal di testa si prospettava all'orizzonte, uno dei soliti che non lo lasciavano in pace per ore, a volte anche giorni, impedendogli di pensare lucidamente.
Il Tuttofare inspirò, tirandosi a sedere e portando due dita alla fronte per massaggiarla lievemente. Si trovava in una sorta di rozzo dormitorio, ma non ricordava affatto come fosse finito proprio lì. I suoi ricordi si interrompevano all'apparizione mostruosa in mezzo al deserto e si riaccendevano solo a pochi istanti fa. Poco male.
Afferrò la falce poggiata ad una parete vicina al letto e con lei, istintivamente, anche la sacca che i Bedouin gli avevano affidato. Ci aveva giusto sbirciato dentro ed una parte di sé si interrogava ancora sul contenuto e sul significato del biglietto che lo accompagnava.
No, non era il caso di lasciarla incustodita, decisamente.
Gli stivaletti dell'Aggiustatutto rimbombarono tra le mura di quella specie di dormitorio mentre decideva di andare a prendere un po' d'aria. Notare che anche gli altri membri della carovana, quasi tutti, riposavano ancora lo tranquillizzò anche se, ad una prima occhiata, non riuscì a scorgere né Maler né Blitzeran.
Scostò la tenda in pelle che fungeva da porta e riguadagnò la luce del sole che per un attimo lo accecò. Imprecando ad alta voce, le mani corsero veloci alla tasca della giacca in cui sentiva fossero gli occhialetti che indossò meccanicamente e che gli regalarono immediatamente un po' di sollievo.
Guardandosi intorno, vide un mondo nuovo, un luogo sconosciuto, che gli sarebbe piaciuto esplorare. Si trattenne quando già aveva compiuto mezzo passo, dominando per un istante con grandissimo sforzo la propria curiosità. Prima il dovere. Doveva cercare Maler.
Perché sì, il mezzosangue gli doveva la vita, ed ogni debito va ripagato, specialmente a Mickey il Tuttofare.


Inspirò l'aria fresca, solleticando la gola con un gorgòglio che permise l'accumulo in bocca.
Lo sputo che partì non arrivò lontano e il Faccendiere lo superò guardando il misto giallinoverde diluito che si amalgamava compatto per un ancora qualche attimo e lottava contro i raggi di un sole impietoso, irrimediabilmente destinato a sciogliersi per poi estinguersi e non lasciare alcuna traccia di sé. Un po' la metafora della sua vita, insomma. Ed è bello pensarci appena svegli perché di un po' d'ottimismo c'è sempre bisogno, dai.
La ricerca, blanda a dir la verità, si era rivelata infruttuosa. Di Maler nemmeno l'ombra, tanto che si era già rassegnato a doversene tornare da dove era venuto -e stava per farlo!- se non fosse che mentre passava vicino ad una grossa tenda ne vide un'altra poco lontano, ben sorvegliata da due guardi a dir poco enormi.
La curiosità, sua eterna dannazione, gli stuzzicò la nuca facendogliela prudere tanto da doversi grattare mentre a passo svelto si avvicinava sotto lo sguardo indagatore dei due guerrieri. La sua espressione cambiò immediatamente nella più innocente possibile. Lui lì? C'era arrivato per caso -ed era pure vero, oh- e salutava per educazione mentre con altrettanta educazione sbirciava l'interno e poi, sempre per essere garbato, si informava sul contenuto di un luogo cotanto pesantemente sorvegliato. Ci sono dentro mica tesori, lorsignori? Oro, argento, o qualche ninnolo prezioso?
« Riposano gli anziani »
Mai una gioia. In effetti riuscì a scorgere dallo spiraglio aperto della tenda giusto una specie di altare e qualche altro oggettino da cui però, da lì, non se ne intendeva la fattura. Però non si sa mai, no? Anziani, altari, religioni poi, uguale tesori. Ricorda che a Basiledra i Corvi muovono un impero e se qui ci si trova ben lontani dal fascino della Cattedrale in ogni caso spiritualità spesso coincide con ricchezza, dunque vale la pena di fermarsi ché il buon mercante, quello savio, non perde occasione per cogliere al volo il buon frutto d'un affare.
Fece un passo avanti, la mano tesa in un gesto di saluto che, di certo, non verrà ricambiato.
Mi chiamo Mickey, sono un Tuttofare.
Dice rivolto alla guardia.
Grazie per averci salvato dalla tempesta e per l'ospitalità.
Sorride, piegando leggermente la testa. Pare grato questo minuscolo omuncolo, ma poi sul viso gli si dipinge un'espressione interrogativa, sinceramente curiosa. Come quella che assume ogni bambino, di ogni razza o specie, di fronte a una qualsiasi cosa nuova.
Insieme agli anziani c'è anche il vostro Dio? E pare ingenuo in ogni suo dire anche se poi, tanto sprovveduto, non lo è.
« Il nostro dio è sempre con noi » il Pellegrigia, ha l'aria infastidita « ma è qualcosa che uno come te non potrebbe capire. » Del resto, perché dare conto ad una mosca? Fosse stato nella posizione inversa avrebbe reagito allo stesso modo. Forse, addirittura, avrebbe fatto scappare pure qualche pedata alle chiappe di quell'impiccione.
« Gli anziani interpretano il suo pensiero e ci dettano la via » aggiunge, con tono orgoglioso « per questo loro plasmano il nostro futuro. » E prova a liquidarlo così, come si fa con un randagio che viene ad elemosinare un osso dal tuo piatto.
Un futuro non troppo radioso a quanto pare.
Ribatte risentito il Tuttofare, seppur con un lieve sorriso.
Non mi pare che lo stiano plasmando al meglio, ma è una cosa che uno come me non può capire. Constata con una strana espressione sul volto.
Forse dovreste barricarvi meno nella vostra cultura, e smetterla di giudicare a priori. Continua implacabile senza smettere di fissare gli occhi del Pellegrigia da dietro le sue lenti.
Poi si volta, il Faccendiere. Si scusa, accenna ad avviarsi et voilà, il gioco è fatto, il pranzo è servito e il proprio scopo, in un modo o nell'altro, raggiunto.
« Piccolo uomo » E il guerriero viene interrotto da un grugnito proprio sul punto di esplodere. Qualcosa, o forse qualcuno, lo trattiene.
« A quanto pare la tua arroganza ha attirato l'attenzione dell'anziano » profferisce, a metà tra il perplesso ed il divertito « ti chiede di entrare. »
Il suo sorriso di risposta, vale più di mille parole.


La grande tenda getta tutt'intorno una fitta penombra in cui è difficile scorgere lontano. Sull'altare -ma quale altare?- non vi è altro che un moribondo. Quella sorta di lettiga, con il busto inclinato, sorregge il peso di un anziano Pellegrigia dall'aspetto stanco e visibilmente pallido. Eppure pare robusto, alto, tonico e forte come gli altri che ha già incontrato, ma pare non sia poi troppo lontano dalla fine dei suoi giorni.
« Stringerci nell'angolo di questa montagna non è stata una nostra idea umano » dice sottovoce, piano, il tono è provato « e prenderti gioco di noi in questo modo non ci ringrazia per averti salvato dalla tormenta. » Sospira, prima di continuare, prendendo tempo ed aria.
« Il rispetto è quello che è mancato nei nostri simili che ci hanno ridotto così » aggiunge « che ci hanno cacciato come mostri soltanto perché diversi. »
« E che ci hanno maledetti a questa condizione. »
« Credi che non vorremmo fuggire altrove? »
Mickey scuote la testa. Sinceramente, non comprende. Nella sua breve vita, nei suoi viaggi attraverso Theras, in tutto il continente, si è spesso trovato di fronte all'appellativo umano che gli è stato sputato addosso, sibilato contro o pronunciato in faccia con gli intenti più disparati. In questo momento gli pare che indichi la sua condizione non in quanto uomo in sé, ma in quanto estraneo ad una natura ed a una cultura talmente tanto lontana che lo fa apparire agli occhi di Pellegrigia una sorta di essere proveniente da un altro mondo, forse dal cielo stesso.
Maledetti? Non capisco? Scuote la testa, storcendo la bocca dubbiosa.
Non sarò un umano saggio, ma so solo che non permetterei a nessuno di decidere per me.
Il tono è brusco, ma sincero. Il suo modo di pensare, la sua coscienza, non può fare altro che portarlo a portare ad un livello per lui comprensibile problemi di natura più elevata e provarli ad affrontare con gli unici mezzi che possiede e conosce.
E se decido di fare qualcosa niente può fermarmi, neppure una maledizione. Stringe i pugni, sdegnato.
Troppo facile piangersi addosso senza fare nulla per cambiare!
« E sia, umano arrogante, vedrai coi tuoi occhi la sofferenza che osi giudicare. »
Un battito di ciglia e in un attimo un palmo enorme si chiude attorno alla testa del Faccendiere come quella di una persona che stringe il pugno su una noce.
Gli occhialetti cadono in terra, tintinnando, ma Mickey non può sentirli perché negli occhi di Arghantares vede quello che ogni Grysleer ha dovuto subire in un vortice di voci, colori, suoni, immagini ed emozioni. La visione di un passato sconvolgente, di un esodo senza fine che però ad una fine avvicina sempre più un popolo squassato dall'interno e dall'esterno. Non solo la convivenza con le altre razze, ma persino quella con i loro simili è stata controversa. Pelleverde e Pellegrigia gli uni contro gli altri schierati in sanguinose faide interne conclusesi con l'esilio dei secondi che, seppur più sviluppati, vengono debilitati da un male assurdo ed inspiegabile che piega i loro giovani e li uccide quando ancora potrebbero avere un'intera vita innanzi. Costretti a fuggire, scacciati negli angoli più remoti del mondo solo perché diversi. Per niente.
Mickey cade carponi, ansimando. Con l'occhio appannato vede a malapena il pavimento della tenda costellato da miriadi di luci che continuano ad esplodergli davanti agli occhi. Il mal di testa impazza furioso annebbiando per qualche istante ogni pensiero, prima di placarsi e permettere di riuscire a mettere a fuoco tutto.
Gli ci vuole qualche istante per rimettersi in piedi e per mettere in fila il fiume di parole che vorrebbe scorrere fuori in un impeto a stento trattenuto.
Mi muove a compassione ciò che tu ed il tuo popolo avete dovuto subire, Arghantares. Dice in tono angosciato.
Per questo, Grysleer, ti offro il mio aiuto per aiutare la tua gente a rimanere in vita.
Poi si sforza, cerca un sorriso ed a fatica un tono per sdrammatizzare.
Per te, prezzi modici.
Il Pellegrigia lo fissa con occhi sbarrati.
« Qualcuno vuole sterminarci, ragazzo » dice, con un filo di voce « trovalo e rendici giustizia. »
« Trovalo... vendicaci » sospira, lentamente « e la mia anima ti renderà lode da qualunque mondo esista dopo questo »
Gli occhi sbarrati, la testa immobile. Arghantares, muore. Lascia questo mondo ed un'ultima, grande, volontà. Un'ultima, grande, responsabilità sulle spalle di un piccolo uomo.
Sulle spalle di Mickey, il Tuttofare, che non conosce onore né vergogna, ma che per questa volta, lo giura a sé stesso, farà di tutto per tenere fede alla parola e donare pace all'anima di colui che lo ha iniziato alla causa dei Grysleer.


Tornato al dormitorio non trovò nessuno. Solamente un Grysleer che lo informò, con tono annoiato, che erano tutti in riunione in una grossa tenda che, a giudicare dalle indicazioni, era vicina al punto da cui era andato via esattamente poco prima.
E che cazzo.
Con il cuore greve il Tuttofare si avviò, raggiungendo la tenda e superando le guardie armate che questa volta non gli sbarrarono il passo.
Prese posto a gambe incrociate in terra, accomodandosi su un enorme cuscino piatto e si apprestò ad ascoltare i discorsi di Gurghanosh e Geeste. La scoperta dei mercenari appartenenti al gruppo della Falce d'Oriente fece correre il suo pensiero al contenuto della sua sacca e gli fece benedire, in un attimo, l'attimo in cui aveva deciso per un volta di tenere la bocca chiusa e di non spifferarne a tutti il contenuto. Con gli occhi cercò Taliesin, che aveva perso di vista durante il suo errare in cerca del mezzosangue. Uno di cui potersi fidare, nel gruppo, ce l'aveva. Anche se non riusciva a farlo ancora del tutto, in ogni caso, aveva qualcuno a cui potersi rivolgere in caso di bisogno.
Geeste portava avanti la sua trattativa col capo dei Grysleer e lì, nella tenda, il mormorio della folla che ascoltava si levò tanto alto da costringere Gurghanosh ad invocare il silenzio con un tonante pugno sul pavimento. La scena di lui e degli altri Pellegrigia che si sollevavano eretti per cedere al ricatto di Geeste, ma erti a difesa del proprio onore lasciò il Faccendiere senza parole. Erano mostruosi, enormi, così come le loro ombre che sovrastavano tutto e tutti, inghiottendo l'intero padiglione.
Quattro prove, chiedevano.
Quattro prove per dimostrare che la spedizione di Geeste era in grado di sopportare l'onore di decidere per il futuro dei Grysleer.
Mickey si alzò, tremando.
Non sapeva dove trovava la forza, né il coraggio, ma non poteva permettere a Geeste di decidere per lui. Se non avesse acconsentito a farle, lui le avrebbe affrontate. E mentre lo pensava, mentre si implorava, si supplicava, di restare in silenzio, sentì la sua voce dapprima tremante, poi perentoria.
Acconsento.
Mi sottoporrò alle vostre prove, ma badate bene.
Prese un grosso respiro, prima di ammonire.
Non costretto da voi perché uomo libero, né per il vostro onore perché vostro, e non il mio.
Ma perché tengo fede al giuramento fatto al mio amico, Arghantares, a cui ho promesso sul letto di morte di aiutare, come posso, il suo popolo.

E ora, il cuore tremante, pregava tra sé e sé che non decidessero di schiacciarlo come una noce.





q8qu


CITAZIONE

Narrato
Pensato
Parlato
Parlato guardia
Parlato Arghantares

• Energia: [85%]
• Stato fisico: Medio [Da lacerazione, sparso]
• Stato psichico: Illeso - Incerto
• Capacità Straordinarie: 1 [Intelligenza] 1 [Determinazione]
• Abilità Passive:
Sopravvivo alla faccia tua! [Razziale umana; Mickey non sviene al 10% di energie]
Tranquilli, tranquilli. Mickey è qui. [Talento Ammaliatore I; Malia psionica di Fiducia nei confronti di Mickey]
Il marchio del disertore. [Tatuaggio di maschera spezzata nell'incavo del gomito destro; qualsiasi abitante di Dortan diffiderà del portatore del marchio, sottovalutandolo e disprezzandolo innatamente, anche se non è a conoscenza del tatuaggio]
Red - Rivers - Reverie [Passiva della Spaccaculi che fa ignorare il dolore fisico e psionico nel turno in cui una tecnica della falce viene attivata; Raggiunti i tre utilizzi delle tecniche concesse dalla falce il portatore cade in berserk perdendo la capacità di ragionare ed attaccando amici e nemici indifferentemente]
Furia [0/3]
Lust [Tramite il Sinistro Peccatore Mickey intuisce la abilità di un personaggio od un oggetto che entrano a contatto con il suo tocco]
Envy [Una volta usato un consumo Alto delle tecniche dell'artefatto, il braccio si animerà per pochi secondi di vita propria, assorbendo, divorando o distruggendo un'altra arma in possesso di Mickey e causandogli un danno Medio al corpo. Nel caso in cui il tuttofare non disponesse di altre armi il braccio si sfogherà sul corpo del suo possessore, causandogli un danno Alto al corpo.][1/2]
Mente impenetrabile [resistenza ad auree di potenza passiva]

• Abilità Attive: //

• Riassunto: Beh, mi pare abbastanza chiaro come post, alla fin fine interpretativo.

• Note: Mi riserverei l'edit per eventuali errori di battitura, ma non di contenuto data la fretta con cui ho dovuto postare :v:



Edited by DanT& - 27/9/2014, 20:20
 
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50 replies since 7/9/2014, 21:53   909 views
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